CIE DI GRADISCA: sempre in cattive acque

Dal Piccolo del 15/10/13

Cie, sbloccate le paghe ai dipendenti

GRADISCA Inizia a sbloccarsi la vertenza per l’erogazione dei salari ai dipendenti di Cie e Cara. Come denunciato dal Piccolo nei giorni scorsi, una settantina di lavoratori delle due strutture per migranti non riceveva lo stipendio da ormai 4 mesi. Nel caso di alcuni liberi professionisti (a esempio il personale sanitario) le mensilità arretrate erano addirittura sei. Alla fine della scorsa settimana, a quanto risulta al nostro giornale, da parte dell’ente gestore – il consorzio siciliano Connecting People – sono stati sbloccati alcuni pagamenti. Seppure a scaglioni, i dipendenti hanno ricevuto la paga di giugno, mentre alcuni infermieri si sono visti erogare le spettanze dello scorso aprile. Questo dovrebbe consentire a breve alla Prefettura di scongelare ulteriori somme provenienti dal Viminale per il servizio di gestione interno all’ex caserma Polonio, garantendo dunque a Connecting la liquidità necessaria per procedere con gli altri arretrati. La situazione rimane comunque molto delicata e i lavoratori non intendono abbassare la guardia, seppure la loro agitazione non sia stata tecnicamente formalizzata nè ufficialmente sostenuta dai sindacati. Intanto ci sono dei cambiamenti in vista nell’assetto di Connecting People. L’assemblea dei soci del consorzio cooperativistico trapanese, svoltasi a Roma, ha portato alla formazione di un nuovo consiglio di amministrazione e a un nuovo presidente. Nuovo legale rappresentante è Orazio Micalizzi, già alla guida del consorzio e attualmente al vertice di Luoghi Comuni, una coop legata a Connecting People. Succede a Giuseppe Scozzari. Scozzari e Micalizzi figurano fra le 13 persone rinviate a giudizio con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e inadempienza in pubbliche forniture al termine dell’inchiesta sugli appalti al Cie e al Cara. L’udienza è in programma il prossimo 22 ottobre. Secondo l’accusa i vertici di Connecting avrebbero truffato allo Stato 1 milione e 800 mila euro riferiti alla gestione del Cie nel periodo 2008-2011; 500mila euro invece riguardano il Cara. Una truffa che, secondo la Procura, sarebbe avvenuta gonfiando i numeri delle presenze degli ospiti all’interno dei centri immigrati. Indagati di falso anche il viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati. Luigi Murciano

 

 

 Dal Piccolo del 11/10/13

I dipendenti di Cie e Cara: «Senza stipendio da 4 mesi»

GRADISCA Senza stipendi da quattro mesi. Le bollette da pagare, i figli da vestire e mandare a scuola. I mutui, il bollo auto, le spese di ogni giorno. Tutto diventa estremamente complicato. Ma una certezza c’è e ben fotografa la situazione: «Facciamo pena anche agli immigrati. Molti di noi stanno come e peggio di loro». Loro sono i dipendenti del Cie e Cda-Cara, una settantina in tutto fra la struttura di trattenimento per clandestini e quella riservata ai richiedenti asilo e ai profughi che sbarcano in Sicilia. Un anno dopo i pesanti ritardi nell’erogazione dei salari, l’incubo si sta ripetendo. Ancora una volta. Gli operatori – inquadrati nelle cooperative collegate all’ente gestore Connecting People – non vedono gli stipendi da luglio. Ma nel caso dei liberi professionisti che prestano la propria opera nei centri i ritardi arriverebbero anche a sei mesi. «Siamo allo stremo – fanno sapere alcuni lavoratori -. Solo i sindacati di polizia, che ringraziamo, hanno denunciato pubblicamente le nostre condizioni di lavoro. Siamo stanchi di questo continuo palleggio di responsabilità, come tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa». Connecting People, consorzio cooperativistico siciliano che gestisce il Cie dal 2008 (il Cara dal 2009) ha sempre motivato la mancata erogazione degli stipendi con la carenza di liquidità dovuta ai ritardi nei trasferimenti dallo Stato centrale alla Prefettura per i servizi erogati. Per contro, l’ente governativo ha asserito di avere sbloccato le somme destinate ai salari, scaricando la responsabilità sull’azienda. Da che parte stia la verità agli operatori sembra interessare poco. Le persone che abbiamo incontrato hanno lo sguardo stanco, perso nel vuoto. Non si fanno illusioni. Neppure sull’operato dei sindacati: «Non hanno mai saputo o voluto compiere azioni incisive, ci sentiamo lasciati soli». Uno sciopero pare eventualità praticamente impossibile. «Primo, perchè in molti hanno paura di ritorsioni e di perdere il posto. Secondo, perchè si configurerebbe un’interruzione di servizio. Non lavoriamo su macchinari, ma con le persone». Un lavoro logorante, sempre in prima linea per mille euro al mese. E delicato, pure: al Cie si lavora in un clima spesso ostile, fra minacce e a volte aggressioni; al Cara si tocca con mano il dramma di chi scappa dalla guerra e dalla fame. Come mantenere la lucidità sapendo di non potere sbarcare il lunario? A due operatori è stato riscontrato l’esaurimento nervoso. «Continuiamo a lavorare per senso di responsabilità, ma è dura. Indennità di rischio non ve ne sono. I turni sono sempre più ravvicinati e massacranti». Ed emergono le storie più disparate. Chi non ha più i soldi per la benzina, chi rischia il sequestro del mezzo perché non può permettersi la rata dell’assicuazione. Nelle ultime ore un’altra operatrice si è vista staccare la corrente domestica perchè inadempiente con le bollette. «Una richiedente asilo sa delle nostre difficoltà e paga le merendine per mio figlio e voleva darmi i soldi per un paio di pantaloni. Mi ha detto: tu stai peggio di me in questo momento» è il paradossale racconto di una donna. «Io vivo da sola e per mangiare sono costretta a chiedere i soldi a mio padre che è molto anziano. È umiliante». (l.m.)