RIGASSIFICATORE: scandaloso ok dalla regione

Dal Piccolo

VENERDÌ, 23 NOVEMBRE 2012

Conferenza dei servizi, ok al rigassificatore

I dirigenti della Regione giudicano inconferenti i no ribaditi da Comune e Provincia e decretano il via libera «all’unanimità»

PROGETTO»IL PARERE

L’ALLARME del municipio Laureni: c’è il rischio che in due mesi si decida tutto. Oggi legali al lavoro per valutare il da farsi. Il sindaco: grossa forzatura, ci si rivede al Tar

L’INCREDULITÀ DI ZOLLIA Mai visto nulla di simile in 35 anni di pubblica amministrazione: pareri negativi trasformati in positivi con un colpo di bacchetta magica

di Silvio Maranzana Due contrari su tre eppure l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per il rigassificatore di Zaule è passata ieri alla Conferenza dei servizi, dopo una riunione protrattasi per sei ore, «all’unanimità». Le opposizioni chiaramente manifestate dall’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni e dal dirigente dell’area Ambiente e mobilità della Provincia Fabio Cella sono state giudicate inconferenti o comunque ipotizzanti rischi non comprovati. A decidere in questo senso è stato Pietro Giust, vicedirettore centrale e direttore del servizio Energia della Regione che ha condotto la seduta assieme a Pierpaolo Gubertini, il dirigente responsabile del settore Tutela dall’inquinamento. L’assenso all’unanimità era l’unico modo per non far ricadere la responsabilità dell’Aia sulla giunta regionale che sarebbe stata chiamata a decidere in caso di pareri discordanti. «Abbiamo chiesto che si votasse per rendere palese la maggioranza di voti contrari, ma i tecnici della Regione hanno ribattuto che non si poteva farlo perché la contrarietà risultava immotivata», ha riferito Laureni. «Ci vorrebbe una bella faccia tosta da parte della giunta regionale ad approvare l’Aia sapendo che tutto il territorio è contrario – aveva affermato nei giorni scorsi l’assessore alla Programmazione Sandra Savino – ma allora chi non vuole il rigassificatore proponga da subito delle alternative». Ma tutto questo dopo il “colpo di mano” di ieri non sarà necessario. «È accaduto qualcosa di sconvolgente che in 35 anni che mi occupo di pubblica amministrazione non ho mai visto – ha commentato l’assessore provinciale Vittorio Zollia – la Regione con un colpo di bacchetta magica ha trasformato due pareri negativi in positivi». «È stato lo stratagemma per far sì che sui politici della Regione non possa ricadere alcuna responsabilità – ha aggiunto Laureni – a questo punto potranno dire: noi non abbiamo alcuna colpa, sono stati i tecnici a decidere». E ora l’iter per il rigassificatore di Gas Natural sta assumendo un’accelerazione innaturale. «C’è il rischio che prima di due mesi tutto sia già stato fatto e deciso», lancia l’allarme Laureni. Perché le amministrazioni locali sono state chiamate al ministero delle Attività produttive per l’Autorizzazione unica, atto finale prima del via ai lavori, già per mercoledì prossimo, 28 novembre. «Siamo riusciti a ottenere che quella non sia la seduta finale – rivela Laureni – perché noi abbiamo bisogno di un altro passaggio in Consiglio comunale per un altro pronunciamento dopo le ultime modifiche al progetto, ma comunque il governo è fortemente intenzionato a chiudere tutto entro due mesi». Prima delle elezioni dunque. «Ci rivedremo non a Filippi, ma al Tar», il commento rilasciato dal sindaco Roberto Cosolini. Che più tardi ha aggiunto: «È stata una grossa forzatura. Non vorrei essere nei panni del dirigente regionale che dovrà firmare quell’atto». E già oggi alle 16 l’assessore Laureni vedrà gli esperti dell’Ufficio legale del Comune per valutare i risvolti giuridici della decisione presa. «Anche la dottoressa Marina Brana dell’Azienda sanitaria – fa rilevare ancora Laureni – ha sostenuto che le preoccupazioni sanitarie espresse dal Comune si basano su motivati sospetti». Ma in particolare sul sostantivo “sospetti” i tecnici della Regione avrebbero trovato un appiglio per destrutturare i timori. All’interno della Conferenza dei servizi di ieri gli unici ad avere il diritto di voto, in realtà mai espresso, erano la Regione, il Comune di Trieste e la Provincia. Va rilevato però anche che nel corso dell’ultima seduta del Comitato tecnico regionale che doveva esprimersi sui rischi rilevanti in base al rapporto di sicurezza presentato da Gas Natural per la prima volta si era espresso contro il progetto dell’impianto, oltre a Comune e Provincia anche l’Autorità portuale attraverso il dirigente alla Sicurezza, Fabio Rizzi che aveva espresso forti perplessità.

 

«Un assurdo, norme applicate in modo errato»

«Il verbale redatto dai funzionari regionali contiene un’errata ricostruzione della volontà della Provincia e un’errata applicazione della norma riguardante le Conferenze di Servizi». Lo ha affermato il dirigente della Provincia Fabio Cella al termine della seduta sul mrigassificatore. «La Provincia – ha aggiunto – ha espresso il proprio parere per le competenze attribuitele dalla legge: gestione dei rifiuti, emissioni in atmosfera e scarichi idrici sulla base di ampie relazioni tecniche istruttorie che interessavano sia gli aspetti tecnici che procedurali. Dette relazioni avevano supportato la decisione del Consiglio provinciale che all’unanimità ha espresso parere negativo. Le ragioni sono state condivise dal Comune e hanno destato la preoccupazione dell’Azienda Sanitaria che le ha ritenute condivisibili. Nonostante tutto ciò il responsabile del procedimento ha ritenuto le osservazioni tecniche “inconferenti” e quindi è giunto alla assurda conclusione che il parere in via definitiva non fosse stato espresso e quindi fosse da considerarsi un parere positivo».

GNL, saponette e dentifrici

Tratto da Umanità Nova n.35

http://www.umanitanova.org/n-35-anno-92/gnl-saponette-e-dentifrici

GNL, saponette e dentifrici

Trieste, ultime notizie dal fronte rigassificatori

La storia dei progetti degli impianti di rigassificazione a Trieste è costellata di forzature e omissioni.
La vicenda inizia ufficialmente nel marzo 2006, quando la società committente Gas Natural presenta alla commissione per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) il progetto per la costruzione di un rigassificatore nella frazione di Zaule (golfo di Trieste). Quasi in contemporanea   viene presentato il progetto di un secondo rigassificatore. Quest’ultimo, previsto off-shore nel mezzo del golfo, fu inizialmente proposto dalla spagnola ENDESA, ma il progetto è stato poi portato avanti dalla tedesca E.On.
Nel corso delle procedure di VIA, sono emerse preoccupanti questioni riguardanti la sicurezza e l’impatto sull’ambiente. Tutte queste questioni sono rimaste irrisolte, e sono state messe in piedi operazioni di propaganda, mistificazioni e vere e proprie falsificazioni volte a far accettare alla popolazione dei progetti tanti inutili quanto dannosi per la salute e la sicurezza degli abitanti nelle zone limitrofe. Nonostante le palesi irregolarità nelle procedure, nel giugno del 2008 la Commissione VIA del ministero dell’ambiente ha espresso parere favorevole alla costruzione del rigassificatore di Zaule. Il 17 luglio 2009, dopo ulteriori pareri e integrazioni che non hanno modificato nulla di sostanziale, è arrivato il decreto finale dei ministri dell’ambiente e dei beni culturali che autorizzava la costruzione dell’impianto. La partita sembrava quindi conclusa. Ora a più di tre anni di distanza, a Trieste spuntano come funghi gazebo della Gas Natural, attraverso i quali la società continua a vendere fumo, senza affrontare i problemi cruciali che comporterebbe la costruzione di questo impianto. Ma andiamo con ordine e analizziamo la vicenda più in dettaglio.
Cattedrali nel deserto: i rigassificatori in Italia.
I rigassificatori sono la parte finale della filiera del GNL (Gas Naturale Liquefatto). Si tratta di strutture di grandi dimensioni, utilizzate per riportare allo stato gassoso il gas ridotto allo stato liquido (circa -161°C) al fine di consentirne il trasporto per mezzo delle navi gasiere. Riportato allo stato gassoso il gas viene quindi immesso nelle reti dei paesi consumatori.
Attualmente nel mondo ci sono una cinquantina di rigassificatori, la maggior parte dei quali situata in Giappone. In Italia sono attualmente in funzione due impianti di rigassificazione, uno a Panigaglia (La Spezia) e uno a Rovigo, uno dovrebbe entrare in funzione nel 2013 a Livorno nonostante la contrarietà degli abitanti (vedi Umanità Nova, n. 11 del 28 marzo 2010, anno 90 e n. 16 del 9 maggio 2010, anno 90) e altri sono in progettazione o in fase di approvazione a Rosignano (LI), Gioia Tauro (RC), Taranto, Porto Empedocle (SR), Rada di Augusta (AG), Ravenna (RA) e Porto Recanati (MC).
Rimando a UN n.16 anno 90 per un resoconto più dettagliato sul business collegato ai rigassificatori. In sintesi si può dire che questi tipi di impianti rimangono in genere sottoutilizzati (lavorano dal 30 al 60% della propria potenzialità) perché nel mondo la capacità di liquefazione è molto inferiore a quella di rigassificazione (meno di 20 impianti di liquefazione funzionanti nel mondo). Inoltre la rete dei gasdotti che porta il gas in Europa si sta ampliando e a causa della crisi i consumi risultano inferiori rispetto alle previsioni.
Allora chi ci guadagna?
Ma allora come mai il mondo politico considera i rigassificatori così essenziali?
In Italia non esiste un vero e proprio piano energetico nazionale, ma si tende a lasciar decidere al mercato, cioè alle multinazionali del settore. Industriali e imprenditori che promettono gas a prezzi agevolati sono indubbiamente consapevoli dell’attuale situazione economica. Per quale motivo quindi stanno spingendo per la costruzione di questi impianti? Senza ombra di dubbio i costruttori dei rigassificatori in Italia non ci rimetterebbero mai. Infatti, in seguito ad una Delibera dell’ Autorità per l’ Energia Elettrica ed il Gas (AEEG) e a successivi aggiornamenti, è previsto che anche in caso di mancato utilizzo dell’impianto più della metà dei ricavi sia coperta, a carico delle società che trasportano il gas all’utenza finale attraverso i metanodotti. Questi ovviamente si rivarranno sulle bollette degli utenti. In questo modo le società si sono assicurate gli introiti a scapito dei cittadini.
I rischi per la sicurezza
La pericolosità degli impianti di stoccaggio del gas dovrebbe essere tristemente nota a tutti (o forse in molti hanno già dimenticato la tragedia di Viareggio). Nel caso del rigassificatore i volumi coinvolti sarebbero enormi, e di conseguenza anche gli effetti di un eventuale incidente sarebbero devastanti. Motivo per il quale si tende a non costruire più terminali di GNL vicini ai centri abitati. Il rigassificatore di Zaule non solo sarebbe pericolosamente vicino al centro città ma si andrebbe ad inserire in un’area in cui vi è già una elevata concentrazione di impianti che trattano e immagazzinano sostanze inquinanti e pericolose. C’è quindi il rischio che gli effetti di un eventuale incidente risultino ancora più catastrofici.
L’impatto sull’ambiente
L’impatto di questi impianti sull’ambiente sarebbe devastante. Nel processo di rigassificazione verrebbe impiegato un gran volume di acqua di mare che, transitando attraverso l’impianto, con la combinazione di cloro, choc termico e stress meccanico verrebbe completamente sterilizzata. L’impatto risulta acuito dalla conformazione della baia di Muggia, un bacino semi-chiuso, poco profondo e con scarso ricambio idrico, dove l’acqua fredda e clorata ristagnerebbe a lungo, con effetti devastanti per l’ecosistema marino. A ciò si aggiunge il fatto che durante i lavori verrebbero rimessi in sospensione i metalli pesanti depositati nei sedimenti. Questi, entrando nella la catena alimentale, finirebbero in elevate concentrazioni nei pesci venduti nelle pescherie. Va ricordato che questo problema si verificherebbe soprattutto durante le fasi di costruzione, quindi rimarrebbe sostanziale anche se il progetto non venisse portato a termine o il rigassificatore rimanesse inutilizzato.
La realizzazione del progetto di rigassificatore off-shore comporterebbe analoghi problemi ambientali, e se i rischi per la popolazione risulterebbero minori, data la maggiore distanza dai centri abitati, i problemi per il traffico marittimo risulterebbero peggiori. I problemi ovviamente si moltiplicherebbero se venisse dato il via libera ad entrambi i progetti, con la costruzione di due rigassificatori nel Golfo di Trieste, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro.
L’impatto transfrontaliero
Dato l’impatto transfrontaliero che avrebbe il rigassificatore, l’opinione del governo della confinate Slovenia dovrebbe essere vincolante. Non si può certo dire che il governo sloveno abbia brillato in quanto paladino dell’ambiente negli ultimi anni, ma per quanto riguarda i progetti dei rigassificatori, il Ministero per l’ambiente ha redatto un documento serio, sulla base anche di lavori pubblicati su accreditate riviste scientifiche. Sulla base di questo rapporto le autorità slovene hanno confermato il loro parere negativo, dichiarando che i dati forniti dall’Italia non forniscono adeguate garanzie riguardo alla sicurezza e all’impatto ambientale. Quel che è certo è che questi impianti andrebbero a danneggiare gli abitanti di entrambi i paesi, a prescindere da quali decisioni definitive prenderanno i politici.
Pressioni e falsificazioni
Non ci vuole molto a capire che un tale progetto abbia potuto ricevere pareri favorevoli solo attraverso un mix di pressioni e falsificazioni. Del resto nella documentazione presentata dalla proponente Gas Natural si riscontravano parecchie anomalie. Anomalie che sono state oggetto di una perizia giudiziaria della Guardia di Finanza. Con tale perizia è stato accertato che i dati forniti sulle temperature nella zona di Trieste sono stati falsificati in modo da far credere che l’impatto dello scarico di acque fredde non risulti rilevante (le temperature medie dell’intero alto Adriatico sono state utilizzate al posto di quelle del golfo di Trieste, che sono invece più basse). Inoltre tale relazione in spagnolo è stata tradotta trascurando intenzionalmente alcuni punti e aggiungendone arbitrariamente altri, al fine di nascondere le anomalie e ottenere un parere favorevole. Il procedimento è stato poi archiviato in quanto il Giudice per le indagini preliminari, su proposta del P.M., ha liquidato la questioni scrivendo che, nei reati contestati, persona offesa è soltanto lo Stato, con conseguente impossibilità di considerare il privato denunciante come parte danneggiata dalle false attestazioni. Credo che ogni commenti risulti superfluo.
Le associazioni ambientaliste hanno portato la questione anche al governo sloveno e a livello europeo, denunciando queste ed altre falsificazioni (tra le quali quelle volte a minimizzare il rischio in caso di incidente), lacune nella documentazione e violazioni delle leggi internazionali in materia di sicurezza e impatto ambientale. Finora i responsi sono stati inconsistenti.
Novembre 2012: niente di nuovo sul fronte orientale.
In queste settimane la Gas Natural sta tentando di rifarsi l’immagine, riproponendo le stesse false promesse con cui hanno cercato di convincere la popolazione in questi anni e senza minimamente accennare alle questioni riguardanti la salute e la sicurezza. Con i suoi gazebo sparsi in città (che a detta di alcuni sono più adatti a vendere saponette e dentifrici) Gas Natural si limita a promettere posti di lavoro e bollette meno care. Per quanto riguarda i posti di lavoro, a costruzione terminata sarebbero in realtà pochi, ma forse sufficienti a sedurre gli abitanti di una zona profondamente colpita dalla crisi. Si riproporrà anche qui il ricatto occupazionale, con il quale gli industriali tentano di far passare i progetti più inquinanti e pericolosi per la popolazione e i lavoratori stessi?
Una delle tante cose che la Gas Natural non dice è che il progetto per la costruzione del gasdotto di collegamento tra il terminal e la rete locale non è ancora stato approvato. Senza questo collegamento l’impianto risulterebbe perfettamente inutilizzabile.
E infine rimane il progetto per il secondo rigassificatore off-shore, a 30km da Trieste, approvato dalla commissione VIA nel 2010, e del quale nessuno parla più. Eppure questo progetto comprendeva anche il gasdotto SNAM, che collegherebbe l’impianto alla rete nazionale. A differenza del progetto della Gas Natural, in questo caso il rigassificatore una volta costruito potrebbe entrare in funzione. Come mai nessuno ne parla più? Ci ritroveremo con due rigassificatori nel Golfo di Trieste, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro?
Per quanto riguarda il progetto della Gas Natural al momento il comune di Trieste e quello di Muggia hanno presentato ricorso al Tar del Lazio rispetto alle carenze nelle procedure di autorizzazione, mentre il governo sta accelerando i tempi per arrivare nel più breve tempo possibile all’autorizzazione definitiva.
Valentina
Fonti:
Konrad in pdf: http://www.konradnews.it/pdf_riviste/7_2009.pdf
Sito del comitato per la salvaguardia del golfo: http://amici.golfo.ts.googlepages.com/

STUDENTI UDINE/ 24 novembre 400/500 in Piazza

Foto studenti presidio-assemblea in Piazza Venerio | Superate le 300 visite | Rassegna stampa

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(foto infoaction-CSA)

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STUDENTI/ 24 novembre: semo venuti già menati

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STUDENTI UDINE/ Rassegna stampa 25 novembre, (la solita Zanutto)

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NOTA: La solita Michela Zanutto non si è certo fatta mancare l’occasione per manipolare l’informazione contro il Movimento Studentesco, che ha organizzato la presenza in piazza, dopo le manifestazioni del 12 ottobre e del 14 novembre, anche per quella di sabato 24, peraltro mettendo a disposizione il sound system, vista la disorganizzazione cronica di tutti, CGIL compresa. La Zanutto ha dato voce ad  una posizione assolutamente minoritaria di uno studente mai visto prima, che ha detto di abbassare le bandiere No Tav, al quale è stato puntualmente risposto,  ma la Zanutto si è ben guardata dal riportare la posizione del Movimento Studentesco. Ovviamente né le bandiere No Tav, né quelle Rosso-Nere, sono state abbassate. La TAV è l’altra faccia della medaglia dei tagli alla scuola pubblica, ai servizi, alla sanità, ai trasporti per i pendolari, ma la Zanutto, al servizio di un giornalaccio pro Tav, deve fare l’informazione che meglio aggrada al suo padrone.

 

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Messaggero online

 

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Gli studenti in piazza

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di Michela Zanutto

In 500 alla manifestazione di Cgil e Cub. Forti adesioni allo sciopero (primato allo Stellini) e polemica con le altre sigle

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DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012

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Pagina 17 – Cronache

L’urlo della piazza: salviamo la scuola

In 500 alla manifestazione di Cgil e Cub. Forti adesioni allo sciopero (primato allo Stellini) e polemica con le altre sigle

Il passo indietro di Cisl, Uil, Snals e Gilda non ferma il popolo dello sciopero. La mobilitazione contro l’austerity indetta da Cgil e Cub ha portato in piazza oltre 500 persone «per salvare il destino dell’istruzione pubblica». Slogan, bandiere e striscioni, ma soprattutto studenti, insegnanti, collaboratori e tecnici si sono uniti al grido di «Occupy Venerio». Da record le adesioni nelle scuole: in media il 40% degli insegnanti non si è presentato in classe, con la punta del 90% al liceo Stellini. E una delegazione friulana di lavoratori, guidata dal segretario regionale dell’Flc Cgil, Natalino Giacomini, ha partecipato al sit in di Roma. La manifestazione di ieri mattina a piazza Venerio si è trasformata in un’assemblea democratica e partecipata. A vigilare sui manifestanti erano schierate le forze dell’ordine. C’era anche una pattuglia dei carabinieri pronta a bloccare l’accesso al tribunale. Ma non è servito. Nessuna scaramuccia e neppure i soliti cori. Anzi, l’invito ad abbassare le bandiere dei No Tav è arrivato dagli studenti stessi. «Siamo qui a manifestare per la scuola – ha detto Andrea, sedicenne dello Stellini –. Possiamo essere contrari alla linea ad alta velocità, ma non è questo il momento di parlarne». La nuova consapevolezza dei ragazzi si traduce nel Comitato centrale degli studenti di Udine. «Una realtà che si pone a fianco del Movimento studentesco e non è alternativa rispetto alla Consulta provinciale – spiega Alberto Gouthier dell’Educandato Uccellis –. Nel Comitato saranno riuniti tutti i rappresentati delle scuole della città per gestire in rete le informazioni. Vogliamo dare voce a tutti i pensieri, a tutte le visioni e a tutte le ideologie degli studenti di Udine. In modo politico, ma apartitico». Gli studenti hanno già in mano un documento condiviso da Uccellis, Stellini, Sello, Marinelli e Percoto a Udine, cui si aggiungono pure il Marinelli di Codroipo e l’istituto agrario di Cividale. Quattro punti che vogliono essere un balsamo «contro le politiche di austerità per la scuola varate dagli ultimi due governi». No al degrado della scuola pubblica, considerata un «valore fondamentale». Deve anche essere restituito «il ruolo di centralità democratica alle assemblee di istituto». E per la rinascita della scuola servono i questionari di valutazione degli insegnanti e l’atto di nascita del Comitato centrale degli studenti. A finire sul banco degli imputati, oltre al governo Monti, sono stati Cisl, Uil, Snals e Gilda. «Si sono accontentati di una promessa, ma l’unica promessa è che i fondi per le 18 ore e gli scatti di anzianità saranno trovati all’interno del mondo della scuola. E questo è inaccettabile», ha detto Franca Gallo, segretario provinciale dell’Flc Cgil. Più duro il commento dell’insegnante precario Gabriele Donato: «Fra i docenti non prevale l’atteggiamento arrendevole che alcune organizzazioni sindacali vorrebbero inculcarci – ha detto rivolto alla piazza –. Queste pseudo organizzazioni ci vorrebbero obbedienti e i loro iscritti dovrebbero riflettere su questo fatto. Lasciate perdere Cisl, Uil, Snals e Gilda perché non hanno capito che la questione vera non sono gli scatti di anzianità e neppure l’orario. I problemi sono il bene comune, l’istruzione pubblica, la cultura». In piazza per il Cub c’era Mauro De Agostini: «La revoca dello sciopero è soltanto l’epilogo di anni di cedimenti, persone che barattano i diritti per piccoli bagni di celebrità». Michela Zanutto

 

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DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012

Pagina 17 – Cronache

E i ragazzi valutano i prof

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L’Educandato Uccellis sarà la prima scuola a valutare i “prof”. Manca solo l’ufficialità, ma ragazzi e insegnanti sono già d’accordo. «Una rigida regolamentazione della diffusione e della gestione dei dati dovrà garantire l’ufficialità e la serietà della valutazione – spiega Alberto Gouthier, studente dell’Uccellis –. Sarà necessario che l’indagine si basi su un profondo e maturo senso di responsabilità, in primis degli studenti e poi dei professori». La valutazione degli insegnanti è un metodo introdotto una decina d’anni fa all’università. I dati descrivono la qualità dell’offerta formativa, ma sono pure un utile strumento per calibrare la didattica. (m.z.)

 

DOMENICA, 25 NOVEMBRE 2012

Pagina 17 – Cronache

LETTERA DEI DOCENTI

«Siamo la linea del Piave e lo Stato non ci ripaga»

Il prefetto Ivo Salemme riceve una delegazione di insegnanti. Alberto Travain, insieme ai colleghi Patrizia Baraldi, Franco Fallilone e Barbara Picco, ha consegnato ieri nelle mani del rappresentante del governo una lettera di rammarico per il trattamento riservato ai “prof”. Un documento indirizzato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma anche ai presidenti di Camera e Senato e pure al premier Mario Monti, che Salemme si è riservato di recapitare di persona. «Siamo i rappresentanti del corpo docenti dell’ultimo ciclo d’istruzione pubblica obbligatoria di una regione italiana i cui studenti risultano, in base a rapporti internazionali Ocse, tra i più preparati d’Europa – si legge nella lettera –. Non siamo quindi evidentemente troppo digiuni di spirito europeo, di senso dello Stato e dell’istruzione pubblica, di qualità della didattica, d’impegno e di dedizione. Ebbene, siamo offesi: siamo offesi dal fatto che un governo italiano possa anche soltanto ipotizzare e un Parlamento possa recepire un incremento dell’orario d’insegnamento senza prevedere automaticamente un pur anche irrisorio aumento di stipendio». Ma non è una mera questione economica. Gli insegnanti temono che l’aumento dell’orario settimanale sia soltanto un cavallo di Troia per svuotare di diritti i contratti degli insegnanti e al tempo stesso ridurre la scuola italiana a un servizio di baby sitting. Ecco perché i “prof” si sentono offesi: «Noi siamo la prima linea, la linea del Piave, della dignità, della credibilità dello Stato nella società – prosegue la missiva –. E così lo Stato ora ci ripaga? Se lo Stato ci volterà le spalle a chi ci appelleremo? Come disse al termine del suo discorso il deputato friulano intervenuto, nel 1918, all’ultima riunione del parlamento dell’Europa asburgica a Vienna: “Se ducj nus bandonin, si judarìn bessôi” (Se tutti ci abbandonano, faremo da soli)». (m.z.)

 

 

 

 

 

La capodistria-Divaccia minaccia la Val Rosandra

Dal Piccolo del 24/11/12

Linea Capodistria-Divaccia minaccia la Val Rosandra

 

Impatto ambientale per il raddoppio della tratta, l’Italia può inviare osservazioni. Anche San Dorligo e Muggia sfiorate dai cantieri

di Gabriella Ziani

 

Sarà un’invasione in una delle più “protette” riserve naturali del territorio il cantiere per il raddoppio del binario sulla linea Capodistria-Divaccia che in ben 7 anni di lavori progetta di costruire 27 chilometri di nuova ferrovia di cui 20,3 da creare in galleria, e due viadotti, per un tratto costeggiando il confine italiano e andando a sfiorare a poche centinaia di metri le frazioni di Grozzana, Pese, Draga Sant’Elia, Bottazzo, Bagnoli della Rosandra, Dolina, Prebenico, Crociata e Caresana nel Comune di San Dorligo della Valle, e Aquilinia e Noghere nonché Rabuiese e Vignano in Comune di Muggia. L’impatto più preoccupante, e ben segnalato dagli esperti sloveni, sarà naturalmente sulla Val Rosandra.

 

Il governo sloveno, rispettoso delle norme Ue, ha inviato anche a noi la enorme relazione relativa all’impatto ambientale “transfrontaliero”, e le oltre 700 pagine di analisi sul terreno e il suo verde, sulla fauna (ampiamente protetta o nella lista “rossa” delle specie a rischio), sull’inquinamento delle acque e da rumore, sui beni architettonici e archeologici che si trovano sul tracciato sono ora disponibili sul sito della Regione. Entro il 23 gennaio chi ne ha titolo potrà esprimere le sue osservazioni.

 

L’infrastruttura, pensata per raddoppiare il percorso delle merci da e per il porto di Capodistria, entrerà coi suoi escavatori e caterpillar in 2 Zone Natura 2000, oltre che nella Riserva naturale protetta della Val Rosandra dove vivono fino a 20 specie animali protette e 89 specie di farfalle, “effimere” a rischio estinzione, anfibi e rettili rari, 41 specie di uccelli nidificanti di cui 11 a rischio di estinzione come il picchio verde, lo zigolo nero e il gufo reale (ma tra Rosandra e Ospo le specie sono 130 di cui 79 nidificanti e in più ci sono pipistrelli, caprioli, camosci, conigli, scoiattoli, ghiri, lince, toporagno etrusco). Poi ci sono appunto le Aree carsiche della Venezia Giulia (161 specie animali qualificative della zona) e il Carso triestino e goriziano (7 specie di anfibi, 12 di invertebrati, 7 di mammiferi e così via per un totale di 23 diversi tipi di habitat).

 

Lungo l’intero tracciato verranno rimossi 3 milioni e mezzo di metri cubi di materiali di scavo, saranno necessari 2,5 milioni di metri cubi di materiale edilizio più 58 chilometri di binari e scambi, e ovviamente è la parte slovena quella a maggiore impatto su foreste, vigneti, frutteti, artigianato, paesi antichi, chiese, grotte, foibe, con pericolo per caprioli, cinghiali, cervi, e se capitano da quelle parti (come accade) anche orsi.

 

In Italia a rischio pure i torrenti. Nell’Ospo è certificata l’esistenza di 5 specie di pesci tra cui il codirosso e l’anguilla, 12 specie di rettili, tutti animali a rischio estinzione. Ma è il Rosandra più di tutti quello in pericolo. Gli esperti di Lubiana certificano che ogni interferenza perfino sui suoi affluenti «comporta conseguenze negative alla popolazione dell’intera valle».

 

Per mitigare i danni vengono consigliate misure eccezionali. Una strada di servizio (di cui già si parlava come necessaria variante), la costruzione di due ponti in materiale naturale sopra il corso d’acqua fatti in modo da lasciar passare (sotto) la fauna selvatica e da non creare pericolo (sopra) per gli uccelli che migrano e nidificano, affidandosi a esperti per la salvaguardia del gufo reale. Si consiglia di non lavorare nella stagione riproduttiva, di non abbattere boschi e foreste nella stagione delle nidificazioni, e poi è suggerita una misura eccezionale: trovare un esperto di gamberi. Nel Rosandra vivono colonie di gamberi di acqua dolce, assoluta rarità. Prima che il cantiere dissesti, gli sloveni consigliano di metterne in salvo altrove, via dall’ambiente naturale minacciato, la maggior parte possibile.

 

Tre i cantieri previsti nella gola della Val Rosandra, 2 nell’ecosistema del Rosandra e 2 sul ciglione carsico, con rischio di incontrare non solo piante rare come il Garofano di Montpellier, il Garofano tergestino e l’Iris siberiano, ma anche reperti archeologici, «chiese, monumenti, borghi e paesi», nella Rosandra ci sono reperti del Paleolitico, l’acquedotto romano, e la ex ferrovia ora pista ciclopedonale. Per finire: quando passeranno i treni (fra molti anni) Vignano avrà inquinamento acustico e «serviranno barriere antirumore».

RIGASSIFICATORE: partiti gli avvisi di pre-esproprio

Dal Piccolo

MARTEDÌ, 27 NOVEMBRE 2012

Rigassificatore, da Roma i preavvisi di esproprio

Il ministero ha pubblicato l’avvio della procedura per le aree demaniali di Zaule ma anche per altre 311 lungo cui passerà, da Padriciano, l’elettrodotto interrato

La concessione dell’Aia, presentato un esposto alla Procura

IL PROGETTO»L’ITER

Un esposto in relazione alla concessione dell’Autorizzazione integrata ambientale per il rigassificatore a Gas Natural è stato presentato ieri mattina alla Procura della repubblica dall’avvocato Peter Mocnik. «Nel caso in cui i fatti di cui il sottoscritto è giunto a conoscenza fossero veri – sostiene Mocnik nell’esposto – sarebbero fatti molto gravi in cui si potrebbero rilevare a carico dei funzionari regionali le ipotesi di reato di cui all’articolo 323 (abuso d’ufficio) e 479-480 (falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale)». Mocnik che rappresenta anche Greenaction transnational, il comune di Capodistria e la Repubblica di Slovenia nei ricorsi contro il rigassificatore al Tar, si riferisce alla Conferenza dei servizi in cui i dirigenti regionali Pierpaolo Gubertini e Pietro Giust hanno decretato il via libera all’unanimità nonostante l’opposizione di Comune e Provincia. (s.m.)

di Silvio Maranzana Il rigassificatore avanza a passi da gigante. Ieri il ministero dello Sviluppo economico (Mise), che fa capo a Corrado Passera, ha pubblicato l’avvio della procedura di esproprio non solo delle aree di Zaule, suddivise in 113 particelle catastali all’interno del Demanio portuale dove sarà collocato il terminal di rigassificazione, ma anche di altre 311 aree, in gran parte di cittadini e ditte private come l’Italcementi, ma anche della stessa Autorità portuale, dell’Ezit, del Comune, della Regione, che si trovano sul tracciato dove sarà realizzato il futuro elettrodotto interrato tra Padriciano e Zaule che dovrà portare l’energia all’impianto. Nell’avviso emesso dalla “Direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche” si rileva che il 7 novembre il Mise ha comunicato l’avvio del procedimento autorizzativo del progetto del terminal di rigassificazione e lo ha definito opera urgente volta a consentire l’accesso in Italia di una nuova fonte di gas. All’Autorizzazione unica che deve essere data a Gas Natural dal Ministero d’intesa con la Regione, il governo sarebbe voluto arrivare già domani, data in cui è stata convocata a Roma la Conferenza dei servizi; ma, come riferisce l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni, a seguito della pressione da parte delle amministrazioni triestine che hanno detto di aver bisogno di un ulteriore passaggio nei Consigli comunale e provinciale, l’ok definitivo è stato posticipato di 60 giorni. Arriverà a gennaio dunque con i governi Monti e Tondo ancora in sella. E del resto il ministro Passera lo aveva dichiarato al Piccolo già a luglio: «Bisogna puntare a incominciare i lavori al più presto.» Hanno invece un mese di tempo i cittadini che intendono contrapporre all’Avviso osservazioni che vanno corredate da memorie scritte e documenti e presentate all’autorità espropriante, cioé al Mise. L’”Avviso di avvio del procedimento di apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, all’asservimento e all’occupazione temporanea e di dichiarazione di pubblica utilità del terminale di rigassificazione e delle relative opere di interconnessione elettrica” (questa la denominazione tecnica dell’atto), è stato affisso all’Albo pretorio del Comune, pubblicato sul sito informatico della Regione e curiosamente, su indicazione di Gas Natural – a quanto riferisce ancora Laureni – sui quotidiani Messaggero Veneto e La Stampa, che non sono giornali del territorio. Sono riportati gli elenchi dei privati e delle ditte con nome e cognome, ragione sociale, riferimenti catastali e tavolari delle aree da espropriare e/o asservare, e/o occupare temporaneamente, tutte ubicate all’interno del territorio del comune di Trieste. «Nessuno probabilmente a Trieste sa ancora se si tratti esclusivamente di terreni e mi auguro sia effettivamente così – afferma Laureni – o se sul tracciato c’è anche qualche fabbricato. Resta pacifico che, se mai il progetto sarà realizzato, l’elettrodotto sarà interrato, per cui le aree saranno espropriate temporaneamente per essere, dopo i lavori, restituite ai proprietari». Gli atti del progetto del rigassificatore e dell’elettrodotto, con relazioni tecniche e elaborati grafici potranno essere visionati nei prossimi venti giorni al servizio Ambiente ed energia del Comune, passo Costanzi 2, stanza 535, il lunedì e il mercoledì dalle 14.30 alle 15.30 e il martedì, il giovedì e il venerdì dalle 12 alle 13. Le opere del terminal vero e proprio saranno invece realizzate a Zaule su terreni oggi tutti di competenza esclusiva dell’Autorità portuale

 

IN PIAZZA UNITà

Domani la protesta contro la Regione

Una manifestazione di protesta per dire ancora “no” al rigassificatore a Zaule è stata indetta per domani dalle 16.30 sotto il municipio in concomitanza con una seduta del Consiglio comunale sulla crisi occupazionale triestina con la prevista audizione del governatore Renzo Tondo. Il Comitato per la salvaguardia del golfo di Trieste invita a parteciparvi i cittadini, i partiti e le associazioni. Hanno garantito la propria presenza i Verdi, «per salutare – sottolinea Rossano Bibalo – l’autore della vergognosa Aia che gli uffici regionali hanno voluto garantire a Gas Natural». Ma anche una seconda iniziativa di protesta è annunciata da “cittadini in rete” e dai frequentatori del Multicultura center di via Valdirivo 30 che sabato alle 17 si raduneranno in piazza Unità per manifestare dinanzi al palazzo della Regione e a quello della Prefettura. E i consiglieri regionali della Sinistra Arcobaleno Igor Kocijancic e Stefano Pustetto informano di aver richiesto la convocazione della Quarta commissione del Consiglio regionale per un’audizione dei dirigenti competenti per il rilascio dell’Aia. Secondo Kocijancic e Pustetto il ministero ha sostanzialmente dato il via libera anche all’elettrodotto Redipuglia-Trieste, «opera almeno altrettanto controversa quanto il rigassificatore». E «in prima fila contro questo disegno perverso», sostiene di essere anche l’Idv tramite Mario Marin, perché «la Regione, il presidente Tondo e questo Stato sconquassato non hanno a cuore la salute e la sicurezza dei triestini.» Infine un altolà al Mise arriva anche dal segretario provinciale della Lega Nord Pierpaolo Roberti: «Il governo rispetti la volontà degli enti locali» perché l’imposizione del rigassificatore sarebbe «un colpo di mano inaccettabile.» (s.m.)

 

 

Dal Piccolo online

Rigassificatore Gas Natural a Zaule Partiti gli avvisi di pre-esprorio

 

Decisa accelerazione dell’iter per realizzazione dell’impianto. Il ministero dello Sviluppo economico lo classifica “opera urgente”

 

Non bastava il contestato via libera al progetto, dato dai tecnici della Regione nonostante la netta contrarierà degli enti locali. Ora l’iter del rigassificatore di Zaule “targato” Gas Natural subisce un’altra, decisa accelerazione. Il ministero dello Sviluppo economico, che definisce l’impianto “opera urgente e necessaria”, ha pubblicato l’avviso di avvio dei procedimenti di vincolo preordinati agli espropri per la realizzazione del terminal gnl.

 

Roma, insomma, è sempre più decisa ad accorciare i tempi. Singolari, però, le modalità scelte per dare concreta attuazione a questo disegno. Gli avvisi di pre-esproprio, infatti, sono stati pubblicati oggi sulle pagine de La Stampa e del Messaggero Veneto (oltre che su sul sito della Regione Fvg e all’albo pretorio del Comune di Trieste). Due quotidiani, cioè, che non raggiungono in maniera capillare la popolazione triestina. La comunicazione, insomma, rischia di non raggiungere tutti i cittadini coinvolti e interessati.

 

L’avviso del Ministero dello Sviluppo economico, che è l’autorità espropriante, riguarda anche la dichiarazione di pubblica utilità del terminale di rigassificazione e delle relative opere di interconnessione elettrica. Il 7 novembre scorso – si legge nell’avviso – il ministero ha comunicato l’avvio del procedimento autorizzativo a tutte le amministrazioni competenti e ha qualificato il terminale «opera urgente volta a consentire l’accesso all’Italia di una nuova fonte di gas, anche ai fini e per gli effetti della relativa procedura espropriativa».

È stata convocata la conferenza dei servizi. Le eventuali osservazioni del pubblico sul progetto dovranno essere inoltrate al ministero entro 30 giorni.

 

Dal piccolo del 24/11/12

Rigassificatore, Comune in guerra

di Silvio Maranzana «Si è trattato di una forzatura molto grave fatta con lo scopo di togliere alla giunta regionale l’obbligo di esprimersi sul rigassificatore a pochi mesi dalle elezioni.» Il giorno dopo il “colpo di mano” con l’Autorizzazione integrale ambientale considerata data all’unanimità dai tenici della Regione nonostante due pareri su tre e cioé quelli di Comune e Provincia fossero esplicitamente negativi, il sindaco Roberto Cosolini è ancora più imbufalito. «È un vulnus pesante sulla pelle delle istituzioni locali – continua Cosolini – oltretutto inferto, a quanto mi è stato riferito, da un dirigente che non era nemmeno il responsabile del procedimento. Ciò non ha fatto che aumentare il malessere, lo sconcerto e anche l’opposizione della città nei confronti di un progetto di cui si è sempre continuato a sapere troppo poco. Eppure la Regione non si è mai sognata di fare spinte e forzature di questo tipo quando si trattava invece di progetti realmente utili per Trieste. Quindi al di là del ricorso al Tar già fatto in appoggio al Comune di Muggia e della lettera che le istituzioni locali hanno inviato al Presidento Monti, stiamo per intraprendere nuove azioni per manifestare appieno l’umore della città». E già ieri pomeriggio l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni ha avuto un dettagliato confronto con i responsabili dell’Ufficio legale del Comune che stanno valutando ora le azioni praticabili in opposizione a quella che è stato definito un golpe. «Non solo l’esito stravolto della Conferenza dei servizi, ma la sua stessa conduzione è sotto la lente dei nostri legali e nel giro di qualche giorno prenderemo iniziative», ha affermato Laureni. È possibile che venga impugnata dinanzi al Tar anche la concessione dell’Aia, mentre il ricorso con cui il Comune di Trieste si è affiancato a quello di Muggia riguarda in particolare l’attraversamento di aree di pregio da parte dell’elettrodotto che da Padriciano dovrebbe collegare l’impianto di Zaule. Suona quasi beffarda invece la nota con cui ieri Gas Natural, la società catalana che dovrebbe realizzare l’impianto, ha dato notizia della conclusione del procedimento di Autorizzazione integrata ambientale. «La Conferenza dei servizi coordinata dalla Regione Friuli Venezia Giulia – si legge – in assenza di argomentazioni pertinenti negative rispetto alle condizioni che devono garantire la conformità e il rispetto dei requisiti previsti in un’istruttoria di questo tipo, si è conclusa con esito positivo». E il presidente di Gas Natural rigassificazione Italia, Javier Hernandez Sinde ha dichiarato: «Il progetto ha superato un’ulteriore tappa fondamentale, la Conferenza dei servizi che non è un luogo dove esprimere opinioni di convenienza ma la sede in cui, sulla base di pareri congrui e pertinenti, si assumono decisioni responsabili su dati di fatto di natura tecnica, circoscritti ad aspetti definiti per legge.» Per Gas Natural si è trattato dunque «dopo l’approvazione del Rapporto di sicurezza, di un altro riscontro positivo a conferma della bontà del progetto.»

 

E ora si chiedano le dimissioni della giunta regionale

di PAOLO RUMIZ E adesso che la maggioranza civica – non politica – di questa provincia gabbata chieda le dimissioni della giunta regionale. La giunta che, con il “Sì” al rigassificatore, ha consentito a un organo tecnico di calpestare con stupefacente disinvoltura il “No” democratico espresso dagli enti locali, dell’autorità portuale, dalla gente che ci ha scritto su questo giornale, e persino dai vicini di casa, con cui condividiamo questo pezzo di Adriatico. Lo dico, per ora a titolo personale, perché ritengo che mai parere di ente locale sia stato più fondato espresso e più soffertamente costruito con la mobilitazione delle realtà scientifiche – note in tutto il mondo – di questa frontiera. Ne consegue che quel “Sì”, espresso dalla conferenza dei servizi, significa non solo che non contiamo niente in questa regione, ma anche che siamo dei perfetti imbecilli, abbiamo le traveggole quando esprimiamo scientificamente le nostre ragioni. I motivi del mio “No” li ho espressi più volte in articoli che non hanno mai visto alcuna obiezione da parte di Gas Natural, e già questo dovrebbe far pensare. Ora mi limito a suggerire che se il rigassificatore è davvero così innocuo e vantaggioso, noi lo regaliamo volentieri a Portonogaro o ne suggeriamo l’ubicazione davanti alle spiagge di Lignano. E mi chiedo quale sarebbe stato il parere della commissione se il colosso energetico fosse stato ipotizzato in Friuli. Questo atto spacca la regione, segna una frattura insanabile tra chi comanda e chi non conta niente. Mi rifiuto di fare ipotesi su cosa abbia convinto i funzionari seduti a discutere all’ombra di un colosso dell’energia. Ma so con certezza che questo pronunciamento toglie la castagne dal fuoco a tanti. Alla giunta, che si lava le mani come Pilato; a una sinistra ipocrita, ipersensibile ai poteri forti, che per motivi elettorali non si è mai esposta; e soprattutto le toglie al partito trasversale dei tremebondi che, davanti al gas, dicono “tengo famiglia”. Concludo dicendo che, quando eravamo il gioiello di un impero, mai Vienna avrebbe consentito a ciò cui oggi Roma e la Regione acconsentono con un atto notarile e antidemocratico: una macchina energetica che dimezzerebbe il nostro mare, inibirebbe il traffico portuale, renderebbe semi-sterile il golfo, diverrebbe un pericolo mortale nella stagione del terrorismo, e con i rischi che comporta dimezzerebbe il valore degli immobili da Sant’Andrea a Punta Sottile e oltre. Lo dico, ripeto, a titolo personale. Non è mia abitudine fare appelli. Ora penso sia venuto il tempo. Tempo che la gente su questo pezzo di Adriatico si faccia sentire. Tempo che gli utenti del mare, pescatori, marinai, velisti, operatori del turismo e infinite altre categorie prendano atto di cosa significa questa imposizione non solo a livello ecologico, portuale e della sicurezza, ma anche a livello politico. Politico, ripeto: non partitico. E sappiano distinguere tra chi ha taciuto e chi ha avuto il coraggio della verità.

 

«Un golpe dopo il no di Comune e Provincia»

Dopo che l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per il rigassificatore di Zaule è passata alla Conferenza dei servizi non sono mancate le reazioni molto polemiche della politica triestina. «Ieri c’è stato un vero e proprio golpe politico – afferma il candidato Presidente di Un’Altra Regione e consigliere comunale, Franco Bandelli – vista la contrarietà di Comune e Provincia al progetto del rigassificatore. Con questo ennesimo scempio politico, targato Tondo e Savino, Trieste rischia di avere il rigassificatore, imposto dall’alto e non voluto dall’intero territorio. La Regione, di fatto, calpesta Trieste e i suoi cittadini, ignorando il parere di inequivocabile contrarietà espresso dalle sue istituzioni; lo fa in maniera pilatesca, cercando di nascondere le proprie responsabilità politiche dietro le decisioni degli uffici regionali. L’appello di Un’Altra Regione è rivolto a tutte le forze politiche, ai movimenti e alle associazioni a promuovere la mobilitazione di tutta Trieste per una grande manifestazione, senza colore politico, per dire ancora una volta no al rigassificatore di Zaule. «Semplicemente scandaloso» definiscono il sì al rigassificatore Giovanni Maria Coloni, capogruppo Pd, e Mario Ravalico, presidente Commissione urbanistica/ambiente, in Consiglio comunale. «Con un’audace interpretazione, più da prestigiatore che da burocrate, – sottolineano i due esponenti del Pd – si è trasformato in parere positivo un circostanziato pronunciamento negativo espresso all’unanimità dal Consiglio comunale di Trieste; al massimo, gli uffici regionali avrebbero potuto, per assurdo, considerare il parere comunale come “non reso”, ma non era sufficiente: per togliere il disturbo di decidere alla giunta regionale servivano i pareri positivi e, voilà, così è stato!» «Il Pd di Trieste – aggiungono -, si è sempre dichiarato contrario al rigassificatore di Zaule proposto da GasNatural perché dai relativi elaborati progettuali si evidenziano lacune gravi in riferimento alla mancanza di garanzie per la sicurezza della vita umana, per la tutela dell’ambiente marino nonché per le forti interferenze con l’attività portuale». «L’Aia al rigassificatore mi ricorda quella alla Ferriera. – sottolinea Maurizio Ferrara, capogruppo della Lega Nord in Consiglio -. Ma di fronte a questa schifezza tutti gli assessori regionali contrari al rigassificatore dovrebbero dimettersi dalla Giunta. Non solo, i parlamentari triestini del Pd e del Pdl che sostengono il Governo nazionale, farebbero bene, se realmente contrari, a inviare una nota al presidente Monti per informarlo che, in caso di ok al rigassificatore faranno mancare il sostegno al Governo stesso».

PORDENONE: un saluto a pugno chiuso per Mario

Un saluto a pugno chiuso per Mario

 

Se n’è andato Mario Bettoli, partigiano, compagno e amico. Per chi a Pordenone fa attivismo politico a difesa dei più deboli per un futuro di libertà ed eguaglianza è stato inevitabile incrociare Mario che, fin da giovanissimo, si è speso contro gli orrori del fascismo e ha cercato poi per vie istituzionali, come deputato, consigliere e sindaco, di cambiare in meglio le cose.

Da anarchici e libertari pur non condividendo parte delle sue scelte politiche il rispetto, la stima e la simpatia non sono mai venute meno. Dotato di un carattere forte e deciso ricordiamo la sua generosità e onestà proprio nei confronti di chi aveva altre idee, sempre disponibile a mettere a disposizione la “casa del popolo” di Torre di Pordenone, simbolo di quel quartiere antifascista che dalle barricate ha saputo regalarci l’orgoglio di appartenere a questa storia collettiva che è anche la nostra storia.

 

Ed è proprio da presidente della Casa del Popolo, negli ultimi anni screditata come “baracca” dagli eredi di quel ventennio infausto, che vogliamo ricordarlo: presente, attento, disponibile, sincero e antifascista fino alla fine. Un abbraccio alla sua famiglia.

 

Ciao Mario, ci mancherai!

 


 

Circolo Libertario E. Zapata, Iniziativa Libertaria Pordenone

LIBRO DA SCARICARE

 

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