Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Una 30ina di persone ha partecipato ieri al presidio indetto dal Comitato NOTAV di Trieste e del Carso e dal Comitato NODEBITO in occasione della visita a Trieste del ministro dell’Ambiente Corrado Clini nell’ambito di Triestenext.

Il ministro doveva parlare a numerose conferenze nel corso della giornata, ma una ha attirato la nostra attenzione “Filiera corta ed ecosostenibilità”. E’ chiaro che non potevamo non essere presenti a denunciare l’ipocrisia di chi parla di questi argomenti e contemporaneamente porta avanti progetti devastanti come la TAV, i rigassificatori, nuove autostrade ecc ecc.
Il ministro doveva parlare alle 15.00 e già dalla 14.30 iniziava il presidio con bandiere, volantinaggio e un chiaro striscione “Tav, autostrade, rigassificatori STOP AI DEVASTATORI”.
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Marzo 17th, 2017 — General, Loro
dal Piccolo del 02/10/12
L’Est Europa “tifa” per il Corridoio V Summit a Budapest
di Giulio Garau wINVIATO A BUDAPEST Le grandi infrastrutture dei corridoi multimodali Paneuropei – e in particolare il Corridoio V, il Corridoio Mediterraneo (rinominato 3 dalla Commissione europea nell’elenco delle priorità) – come misura anti-crisi, per dare sviluppo e occupazione delle regioni dell’Europa centrale. Mentre in Italia non si sono sopite le proteste contro la Tav in Val di Susa, oggi a Budapest si riuniscono in un vertice i paesi del Centroeuropa attraversati da questo asse intermodale per fare il punto con il Coordinatore europeo dei corridoi, Laurens Jan Brinkhorst, della direzione generale mobilità e trasporti Ue. Rappresentanti del governo ungherese, sloveno, ucraino, assieme ai vertici delle rispettive aziende ferroviarie (ma ci saranno pure quelli delle ferrovie italiane e tedesche), chiederanno un rilancio del Corridoio V, che interseca tutti gli altri corridoi, l’accelerazione dei tempi e degli investimenti per l’apertura dei cantieri. Mai finora era giunta così forte la richiesta delle regioni del centro Est Europa di passare alla fase attuativa delle opere che potrebbero dare un impulso vitale alle economie provate dalla crisi mondiale. Fra queste l’Ungheria, crocevia dei corridoi paneuropei, cerniera tra Europa centrale ed orientale e l’Europa del Sud, canale naturale di transito da e per la Russia. Budapest si trova a combattere con più fatica il deficit che deve essere mantenuto sotto la soglia comunitaria, fissata al 3% e negli ultimi mesi, come ha confermato il ministro dell’Economia Gyorgy Matolcsy, ha rivisto al ribasso le stime del pil, che nel secondo trimestre del 2012 è passato dal -1,2% al -1,3%. Colpiti il settore agricolo (-10,4%) e quello industriale (-0,7%). Ma se anche oggi a Budapest non è prevista alcuna presenza dei vertici del governo italiano sarà comunque l’Italia con la Camera di commercio italo-ungherese a fare da protagonista (è guidata da un triestino, Maurizio Sauli, con un passato all’Ansaldo) come organizzatore dell’evento internazionale. E ci saranno anche l’Ince (Iniziativa centro Europea), Unioncamere, la Transpadana e Unicredit. A tener banco l’attraversamento in regioni come quelle del centro Est Europa caratterizzate ancora da uno straordinario potenziale di sviluppo economico che suscita interesse per gli investitori. Uno sviluppo del corridoio, sottolineano gli economisti, permetterebbe all’Italia di recuperare buona parte del gap commerciale (tempi e costi di trasporto) che ne ha limitato la capacità competitiva oltre a dare vantaggi a un paese fortemente penalizzato dalle carenze infrastrutturali specie a Nordest. Lo dimostra la “soverchiante” presenza tedesca dovuta alla maggiore capacità di penetrazione di quei mercati grazie alle infrastrutture consolidate. Ma il summit di oggi introdurrà anche una focalizzazione sulla Russia: senza la destinazione finale Kiev, gli investimenti non avranno ritorni significativi. Quello di oggi potrebbe rivelarsi un giorno cruciale, ne è convinta anche Debora Serracchiani, componente della Commissione trasporti Ue. «Il Corridoio 5, così come lo abbiamo inteso finora – spiega -, è a una svolta. Occorre dunque cominciare a guardare con occhi diversi e maggiore realismo al senso strategico di quest’opera, alla luce dei problemi finanziari soprattutto della Slovenia e dell’Ungheria, e alla luce degli interventi che l’Austria sta facendo sul Semmering. Bisogna ad esempio considerare che l’ingresso pieno della Croazia nella Ue il prossimo anno produrrà l’apertura di un vero mercato e nuove opportunità trasportistiche, nella direzione dell’Ungheria e del Danubio, della Serbia e della Russia, e tenere conto di ciò nel tracciare i nuovi collegamenti, come ad esempio quello passante da Fiume, Zagabria e Budapest». In finale una costatazione amara: «Il governo italiano – conclude la Serracchiani – avrebbe dovuto cogliere l’opportunità di questo incontro a Budapest per indirizzare e rimarcare le nostre priorità nazionali, che in questo caso poi sono anche le priorità del Friuli Venezia Giulia».
Marzo 17th, 2017 — Fascisti carogne, General
Antonella Fiore, questa volta, aveva un motivo in più per starsene zitta e cioè che porta lo stesso cognome del famigerato capo fascista di Forza Nuova, Roberto Fiore. In sé la cosa ovviamente non significa assolutamente nulla, e potrebbe anche suonare offensiva, ma, Antonella, essendo nota per le sue posizioni pateticamente e pesantemente legalitarie, (ne ho esperienza diretta per quanto riguarda la lotta No Tav) poteva lasciare, almeno in questa occasione, a qualcun altro, diciamolo pure, l’ingrato e forcaiolo compito di dissociarsi da violenze che in realtà non ci sono mai state. Antonella non può far finta di non sapere come sono andate le cose, poteva quindi eventualmente limitarsi a protestare per essersi trovata cooptata a firmare un volantino che non le piaceva e non aveva letto, ma aprire la porta alla repressione, questa decisamente è una cosa gravissima; infatti non può non rendersi conto che questa sua posizione, legittima eventuali denunce, non tanto per gli organizzatori del presidio di Piazzale della Repubblica, ma per tutto il resto delle contestazioni che sono avvenute prima in Piazzale D’Annunzio e soprattutto, poi, in Piazza Libertà. E pensare che questa risposta antifascista, così decisa, colorita e soprattutto spontanea, che ha politicamente scavalcato gli organizzatori del presidio, ha in realtà salvato le sorti di una iniziativa che altrimenti sarebbe stata semplicemente fallimentare sia per partecipazione che per organizzazione e contenuti. Quello che è successo ad Udine venerdì 28 settembre dimostra invece una cosa molto positiva e cioè che nel territorio friulano esiste una capacità di antifascismo reale che va assolutamente coltivata e difesa dalla repressione, ma questo ad Antonella Fiore e, a molti altri, probabilmente non va bene.
Cespuglio (Paolo De Toni)
MV MARTEDÌ, 02 OTTOBRE 2012 Pagina 20 – Cronache

L’Arci condanna le violenze in piazza
La presidente Fiore sul presidio anti Forza Nuova: «Questi metodi non ci appartengono, discutibile anche il volantino»
di Maurizio Cescon «Meglio correre il rischio di una spaccatura all’interno del movimento antifascista piuttosto che dare spazio alla violenza in piazza. Non è così che si fa politica, questi metodi non ci appartengono. E ho trovato discutibili anche i contenuti del volantino distribuito alla gente durante il corteo». Fa rumore la decisa presa di posizione della presidente del Comitato territoriale dell’Arci Antonella Fiore dopo i tafferugli che, venerdì pomeriggio, hanno visto protagonisti proprio diversi manifestanti che gravitano nel mondo della sinistra, durante la contro manifestazione di protesta per il corteo degli estremisti di destra di Forza Nuova. E le parole della presidente Arci mettono in imbarazzo il fronte antifascista, con un ulteriore motivo di polemica. «Quella mail che abbiamo letto – puntualizza Kristian Franzil di Rifondazione comunista – crea un problema al nostro interno, ne dovremo discutere. Non ci sono state violenze, alla Fiore evidentemente sono state riferite cose non veritiere, visto che lei è andata via prima della fine della manifestazione. La sua dichiarazione la ritengo sbagliata, non tutela tanti militanti dell’Arci, che erano lì con noi e possono testimoniare che non ci sono stati scontri tra fazioni». Ma andiamo con ordine. «Il dissenso in democrazia non può mai trasformarsi nella costrizione del silenzio». E’ questo il titolo del comunicato firmato da Antonella Fiore, presidente Arci, sigla che ha partecipato, assieme ad Anpi, Unione sindacale italiana, Federazione della sinistra, Unione delle Comunità e associazioni degli immigrati, Giovani comunisti, Falce e martello, al presidio contro Forza Nuova. «Nei confronti della nostra base associativa e per rispetto allo statuto della nostra associazione – scrive Antonella Fiore – l’Arci non condivide il modo in cui si è svolto il presidio e la conseguente manifestazione, nè condivide il comunicato “unitario” distribuito durante il presidio e di cui non era a conoscenza. Siamo convinti che il diritto di critica non debba mai trasformarsi in occasione per impedire a chiunque, con la violenza verbale e fisica, di manifestare. Riteniamo fosse doveroso dimostrare la nostra contrarietà per l’esistenza stessa di certi partiti evidentemente neo-fascisti-nazisti. Ma siamo convinti che le canzoni partigiane, la nostra presenza numerosa, i comunicati sui giornali e la presa di posizione dell’Anpi come di altre forze politiche, fossero già un chiaro segno di dissenso. Insulti e slogan violenti, desiderare di raggiungere il corteo di Forza Nuova sono un errore che si continua a ripetere, ma di cui non vogliamo più essere complici. Parlare di polizia che ha difeso il corteo di Forza Nuova è un errore. La polizia era lì per impedire problemi di ordine pubblico. Non avrebbe dovuto essere presente? E cosa sarebbe accaduto? Ma da sempre su questo ci sono visioni diverse ed è facile raccontare e girare le ragioni da una parte o dall’altra». A sottolineare ancora la presa di distanza dell’Arci dai fatti avvenuti in piazza venerdì pomeriggio, la presidente Fiore sostiene anche che «l’Arci è un’associazione che lavora sul territorio attraverso i propri circoli che sono l’espressione di un altro modo di fare politica che non è quella della violenza e della provocazione, ma della costruzione, dell’accoglienza, della cultura, della socialità, della condivisione». A stretto giro di posta arriva la presa di distanza, questa volta dalle parole della presidente Arci, di Kristian Franzil, segretario regionale di Rc. «La Fiore è stata irrituale – osserva Franzil – avalla la tesi che ci siano state delle violenze. Ma non è vero: non ci sono stati nè scontri, nè feriti. Tutto si è risolto con un lancio di un paio di lattine di birra, peraltro vuote, e qualche contatto tra i manifestanti della sinistra e le forze dell’ordine. Io stesso, con altri militanti, ho fatto da “cuscinetto” proprio per evitare gli scontri tra polizia e manifestanti. E siamo riusciti a mantenere l’ordine. Pure noi, come la presidente Arci, siamo contro la violenza, se ci fosse stata l’avremmo decisamente e fermamente condannata. Era necessario fare il presidio? Io sono convinto di sì: non dobbiamo sottovalutare l’estrema destra, anche se effettivamente erano in pochissimi a Udine. Ma dobbiamo fargli capire che la loro presenza, in città, non è gradita. Le loro iniziative sono violente, nel nostro dossier, che un paio di anni fa avevamo consegnato alla Questura, avevamo elencato 40 episodi, solo a Udine, di discriminazioni, insulti e intimidazioni a giovani, immigrati e studenti. Ecco perchè abbiamo deciso di andare anche noi in piazza».

Marzo 17th, 2017 — General, Loro
Dal Piccolo del 04/10/12
Tav, Mainardi gela il summit a Budapest con la linea “slow”
di Giulio Garau INVIATO A BUDAPEST Non ci sono i soldi per realizzare la Tav da Venezia a Trieste, meglio una “soluzione soft”, non più un tratto ad alta capacità per merci-passeggeri, ma risolvere i colli di bottiglia della linea fino a Monfalcone e Trieste e poi instradare i treni attraverso Tarvisio e l’Austria che fra alcuni anni realizzerà l’ampliamento dei tunnel verso Nord. Una spesa di 750 milioni di euro contro i 3 miliardi previsti: la proposta è stata lanciata dal Commissario straordinario per l’asse Venezia-Trieste Bortolo Mainardi ai due presidenti di Confindustria del Veneto, Andrea Tomat e del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Calligaris. Addio Corridoio V e sbocco nei mercati del Centro Est Europa, un clamoroso abbandono la cui eco giunge fino a Budapest in dove si è appena concluso un vertice con il coordinatore del Corridoio V, Laurens Jan Brinkhorst. Proprio ieri mattina, al termine del summit con ungheresi, italiani, ucraini e sloveni, organizzato della Camera di commercio italiana per l’Ungheria, Brinkhorst dopo aver lanciato un ultimatum a tutti i paesi, in particolare Italia e Slovenia («Se non si parte con i progetti della Trieste-Lubiana-Budapest trasferirò i finanziamenti su altri corridoi») ha incontrato i ministri del governo ungherese, quello allo Sviluppo Janòs Fònagy e quello ai Trasporti Pal Vollner. Ma il nuovo summit per spingere sull’infrastruttura che va fino a Kiev, è stato gelato dalle notizie dall’Italia. «Con questa soluzione passiamo dai 3 miliardi ai 750 milioni di euro di spesa – spiega lo stesso Calligaris raggiunto da Budapest – so bene che il progetto del Corriodio V è un disegno di prospettiva, ma i tempi in cui è nato il progetto non sono più quelli, non c’è più la capacità finanziaria». Mainardi ha annunciato che Tomat e Calligaris chiederanno al governo un accelerazione. La soluzione è banale: inutile quadruplicare la linea ferroviaria fino a quando non si arriverà a sfruttare completamente le potenzialità oggi al 40%. Bisognerà agire sui colli di bottiglia. Quello di Mestre, raddoppiare il binario a Cervignano, eliminare 30 passaggi a livello tra Venezia e Ronchi dei Legionari. Niente più 250 all’ora, al massimo 200 per i passeggeri. Una Tav lenta. Nel documento di Mainardi è scritto in maniera esplicita: il Nordest ha un interesse prioritario verso il Corridoio 1 Baltico Adriatico «più avanzato rispetto agli altri all’interno del quale la Verona-Venezia-Trieste è fondamentale». Nessun riferimento sulla Ronchi-Trieste e i colli di bottiglia verso il porto. Il summit di Mainardi con Calligaris e Tomat si è tenuto martedì scorso ed ora è chiara l’assenza del governo italiano a Budapest, ma anche quella slovena che ha fatto sapere che investirà prima sul rinforzo di strade e ferrovie esistenti. Caduti nel vuoto i moniti del coordinatore europeo: «Non è questione di soldi ma di volontà politica, le infrastrutture sono state pensate per unire fisicamente l’Europa, superare i confini creando un mercato unico». Fuori tempo massimo l’appoggio dell’assessore regionale del Fvg Riccardo Riccardi a Brinkhorst: «Condivisibile, va rilanciato con forza a tutti i paesi, in primis la Slovenia». Inutili anche gli appelli lanciati dall’Ince attraverso il segretario generale, Giorgio Rosso Cicogna, presente a Budapest anche perchè proprio l’Ungheria ha assunto la presidenza Ince, che ha espresso il timore che l’Italia sia tagliata fuori dalle strategie trasportistiche (il coordinamento è della Slovenia). Carta straccia anche lo studio commissionato alla Bocconi da Transpadana che evidenzia come su 33 miliardi di euro previsti di investimento sulla Tav il moltiplicatore socio economico sarebbe di 70 miliardi con 44 mila occupati.
Corriere del Veneto del 3 ottobre
ALTA VELOCITA’
Tav azzoppata da Venezia a Trieste
Spunta un progetto da 750 milioni
Mancano i soldi, avanza un piano alternativo. Tomat e Calligaris: «Opera irrinunciabile». Il commissario Mainardi: meglio potenziare la linea esistente
VENEZIA — Niente più visioni di treni lanciati a 400 chilometri all’ora su linee dedicate, la Tav qui da noi diventa soft. Ha detto proprio così, il commissario straordinario per l’asse Venezia-Trieste, Bortolo Mainardi, incontrando a pranzo, a Mogliano Veneto, i presidenti di Confindustria di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Andrea Tomat e Alessandro Calligaris. Sotto i loro occhi ha posto l’unica proposta di progetto ritenuta realistica per i soldi che ci sono. Soft per i costi, dunque, e soft anche perché senza sprechi di nuovo suolo. «Tomat e Calligaris – ha spiegato Mainardi alla fine – hanno approvato ed assieme chiederanno al governo un’accelerazione procedurale per andare avanti. Il costo è di 750 milioni, compresa la bretella di raccordo con l’aeroporto di Tessera». La filosofia di fondo è molto semplice. Inutile quadruplicare i binari fino a quando, in una prima fase, non si arriverà a sfruttare completamente le potenzialità della linea esistente, oggi utilizzata al 40%.
Per farlo occorre sostanzialmente agire su alcuni colli di bottiglia, il più pesante dei quali è quello di Mestre. Poi bisogna raddoppiare il binario a Cervignano del Friuli ed eliminare una trentina di passaggi a livello fra Venezia e Ronchi dei Legionari. Tutto questo nell’ambito di una prospettiva ampia che vede un interesse prioritario del Nordest verso il Corridoio Europeo n.1, più avanzato rispetto agli altri che interessano l’area (il n.3 ed il n.5), all’interno del quale la ferrovia Verona-Venezia-Trieste è opera fondamentale. Il quadruplicamento dei binari non è però del tutto accantonato. «Procediamo per fasi. Mentre portiamo al massimo le capacità della linea esistente – prosegue il commissario – progettiamo con calma il suo raddoppio. Potremmo realizzarlo in un orizzonte di una decina d’anni ma lo faremo nel momento in cui la Venezia-Trieste si avvierà a saturazione». Quando, esattamente, non è prevedibile. Molto dipenderà dal contemporaneo sviluppo del traffico merci nel sistema portuale dell’Alto Adriatico, partner prioritario di dialogo con la strada ferrata. Ad ogni buon conto, è certo che è abbandonata definitivamente l’idea di tracciato litoraneo avanzata «prima che iniziasse la crisi» per l’attraversamento del basso Veneto. «Intendiamoci, quel progetto aveva pure un senso – puntualizza Mainardi – ma i costi che avrebbe richiesto con le penurie finanziarie degli anni seguenti sarebbero stati insostenibili. Dunque è ovvio che al momento giusto si procederà in affiancamento».
Rimane da capire se, così concepita, la linea nel frattempo modernizzata possa essere chiamata Tav. «Certo che sì. I passeggeri andranno a 200 chilometri l’ora invece che a 250 ma intanto quintuplichiamoli. Le merci, in ogni caso, più veloci di 160 all’ora non potrebbero andare». L’impatto della soluzione di Mainardi sugli interlocutori confindustriali è descritto da una nota formale congiunta in cui Tomat e Calligaris sostengono di concordare «sulla irrinunciabilità dell’AC Verona-Trieste» e di aver «stabilito un percorso di approfondimento e di condivisione con i soggetti istituzionali ed economici interessati, chiedendo immediatamente al governo di stanziare le risorse necessarie alla progettazione dell’opera inserendola fra le priorità non solo per il Nord est ma anche per l’Italia». I presidenti ritengono infine necessaria «una progettazione e gestione unitaria dell’intera opera pur cadenzando la sua realizzazione secondo un piano finanziario da definire».
Gianni Favero
02 ottobre 2012 (modifica il 03 ottobre 2012)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
L’infinita e tragica telenovela del lager isontino continua….
Dal Piccolo del 04/10/12
GRADISCA Ancora incertezza per i dipendenti di Cie e Cara di Gradisca. Nonostante i passaggi giudiziari che sembrano avere rimesso definitivamente in sella la cooperativa siciliana Connecting People (bocciato il ricorso del colosso francese Gepsa che inizialmente si era visto classificare al primo posto nella gara d’appalto per la gestione 2011-2014, si attende la firma del nuovo contratto con l’attuale gestore in prorogatio) la situazione di precarietà denunciata dagli operatori ancora non sembra risolversi. I ritardi nel pagamento degli stipendi sembrano tornati d’attualità. «C’è un palleggio di responsabilità fra la cooperativa e la Prefettura», fanno sapere in via ufficiosa alcuni operatori. In sostanza Connecting People asserisce di non avere ottenuto le liquidità dall’ente governativo per girare poi le spettanze ai dipendenti e ai fornitori. «Situazione verosimile – ammettono gli operatori – ma ad ogni modo inaccettabile. Fra le garanzie che l’impresa deve fornire da contratto c’è anche la solidità finanziaria: non possiamo pensare che la cooperativa debba per forza attendere i trasferimenti dalla Prefettura per saldare ai dipendenti quanto spetta per il loro lavoro che, ricordiamo, rimane altamente pericoloso e logorante». Intanto la struttura gradiscana è stata visitata dal consigliere regionale del Sel, Stefano Pustetto. Che lo definisce «una vergogna per un Paese che si dice civile». «Ho voluto visitare nuovamente il Cie – afferma Pustetto – per verificare, una volta di più, se le notizie che faticosamente filtrano dall’interno corrispondessero al vero. E all’interno ho trovato un popolo dolente, arrabbiato, deluso da una nazione che credevano civile e che, invece, si dimostra ingiusta e vendicativa”. Pustetto ricorda come Cie sia l’acronimo di “Centro d’Identificazione ed Espulsione”, “eppure la quasi totalità degli internati è stata identificata da anni e prima di essere espulsi possono essere trattenuti in quella struttura, che per certi versi è peggiore del carcere, per 18 mesi. Quelli che vengono dal carcere – prosegue l’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà – hanno già scontato per intero la pena; e gli altri possono essere lì semplicemente perchè il loro datore di lavoro (il più delle volte italiano) non li ha messi in regola o perchè il loro permesso di soggiorno è scaduto” Pustetto conferma quanto più volte raccontato dal Piccolo: molti migranti dormono per terra perchè i materassi, danneggiati nell’ultima rivolta, sono stati rimpiazzati solo in minima in parte. (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni
In questi giorni la questura e la procura di Trieste stanno presentando il conto per le mobilitazioni dell’autunno-inverno scorso. In quei mesi infatti la normalità della vita cittadina fu in parte incrinata grazie a vari movimenti e mobilitazioni. In particolare fra ottobre e dicembre fu movimento di “Occupy trieste” a calcare le scene: prima con la tendopoli in piazza Unità e poi piazza Borsa e poi con alcuni tentativi di occupazione. Fra la fine di febbraio e inizi marzo furono invece le mobilitazioni NOTAV e contro l’amministratore delle Ferrovie Moretti a movimentare le piazze.
Adesso stanno arrivando decine e decine di denunce per i reati di occupazione abusiva (tentativo di occupazione dell’ex banco di napoli in novembre e occupazione per sei giorni dell’ex hera in dicembre) e per manifestazione non autorizzata (contestazione a Moretti il 29 febbraio e corteo notav in solidarietà alla Valsusa e a Luca Abbà il 1 marzo). Vari dei denunciati sono compagn* e simpatizzanti del Gruppo Anarchico Germinal.
La repressione non fermerà le nostre lotte!
uno degli inquisiti
Di seguito il volantino che verrà diffuso al corteo studentesco di venerdì 12.

Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da Il Piccolo del 9 ottobre 2012 Pagina 23 – Gorizia-Monfalcone
Pugni a un iraniano, poliziotto a processo
I fatti sono avvenuti al Cara, centro che ospita i richiedenti asilo politico. Prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio
Un poliziotto in servizio al Cara, il centro di assistenza ai richiedenti asilo politico, che si trova a Gradisca d’Isonzo nell’ex caserma Polonio, è stato rinviato a giudizio per percosse e violenza privata nei confronti di un giovane iraniano ospite del centro. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Paola Santangelo, che ha accolto solo parzialmente le richieste avanzate dalla Procura della Repubblica. L’agente di Ps, infatti, è stato prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio. Il processo è stato fissato per il prossimo 13 giugno dinanzi al giudice monocratico del tribunale goriziano. La vicenda, che ha portato all’apertura di un’indagine da parte della magistratura sfociata con la richiesta di rinvio a giudizio, risale al maggio dello scorso anno ed è avvenuta durante i controlli che puntualmente vengono eseguiti dagli agenti in servizio nel momento che gli ospiti fanno ritorno al centro. Come è noto i richiedenti asilo politico, al contrario di chi si trova nel vicino Cie, può uscire nell’arco della giornata e rientrare alla sera entro le 20. Nel caso specifico l’iraniano era stato invitato a passare attraverso il metal detector per un controllo che non avesse con sè materiale atto a offendere. In particolare i controlli vengono effettuati per evitare la detenzione di coltelli come era già accaduto nel passato. Un modo preventivo per evitare che in caso di litigi tra gli ospiti non spunti qualche pericolosa lama. Quella sera tra l’iraniano e il poliziotto addetto al controllo c’era stato uno scambio vivace di battute. Sono volate parole grosse; poi, secondo il capo di accusa, l’iraniano sarebbe stato trascinato con forza in una stanza e colpito con dei pugni dal poliziotto che lo avrebbe anche insultato. Il difensore dell’agente, l’avvocato Massimo Bruno, minimizza su quanto accaduto. «Va detto che l’accusa più grave, quella dell’abuso d’ufficio, è caduta – sottolinea il legale -; sui fatti incriminati ci sono poi versioni contrastanti, il mio cliente nega di aver usato violenza e sono convinto che sarà fatta piena luce durante il processo». L’iraniano, che da tempo ha lasciato il centro di Gradisca, si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Paolo Marchiori che ha pure citato il ministero dell’Interno quale responsabile civile. Il giudice delle udienze preliminare ha accolto tale richiesta. Non si è invece costituita parte civile, come sembrava in un primo momento, un’associazione di studi giuridici sull’immigrazione. Il Cara è stato aperto a Gradisca d’Isonzo nel 2008, due anni dopo il Cie, ed ha una capacità ricettiva di 138 posti. Attualmente gli ospiti si aggirano intorno alle 110 unità di varie nazionalità, anche se prevalgono gli africani. Mediamente solamente il 10 per cento ottiene il permesso di asilo politico.
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
Marzo 17th, 2017 — General, Studenti
Udine. Circa 200 studenti hanno partecipato al corteo. Superate le 600 visite a questa pagina
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
Messaggero Veneto SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Cronache

Studenti, blitz davanti al Palazzo
Cento manifestanti lanciano un appello a Honsell: vogliamo uno spazio libero dedicato ai giovani
LA PROTESTA »CORTEO IN CENTRO
Corteo e slogan ieri in città per dire no ai tagli alla scuola. Gli studenti, circa un centinaio, hanno chiesto l’appoggio del sindaco. Davanti a palazzo D’Aronco cori e sit in: “Vieni anche tu a manifestare con noi” (Honsell, però, è in India per lavoro, ndr). Poi il serpentone si è rimesso in marcia, c’erano anche No Tav e qualche insegnate, dietro allo striscione “studenti sempre antifascisti”. Chiaro il riferimento agli scontri di dieci giorni fa. Classi pollaio, una scuola 2.0 fatta soltanto di proclami e insegnanti sotto pagati. C’è un’origine unica secondo i ragazzi: il sottofinanziamento. «È ora di dire basta. Se questa situazione non cambia è sciopero a oltranza», ha detto un giovane. Il corteo ha sfilato per le vie della città senza creare problemi, soltanto qualche rallentamento al traffico. A scortare i giovani c’erano carabinieri, polizia e vigili urbani. Partenza da piazza Primo Maggio per raggiungere attraverso via Vittorio Veneto, piazza Venerio dove è iniziata l’autocritica dei giovani. «Perché siamo così pochi? Questo è un numero ridicolo, tutti assieme non facciamo neanche un istituto superiore. Come pensiamo di cambiare le cose?», ha chiesto Shaban Zanelli del Movimento studentesco alla piazza. «Stiamo ancora tutti bene. Quando non avremo più da mangiare allora le cose cambieranno», ha aggiunto Shaban. Ma i racconti dei ragazzi hanno descritto un popolo friulano già in difficoltà. Famiglie costrette a vivere con 700 euro al mese, genitori senza lavoro e nuove emigrazioni. Molti vanno in Brasile. «I vestiti che ho addosso sono tutto quello che ho», ha detto una ragazza. «Papà ha perso il lavoro e già da un anno non paghiamo il mutuo. È una situazione destinata a peggiorare. Ma se ci toglieranno la casa come potremo riprenderci la vita?». Un vicolo cieco. L’unica via d’uscita che i giovani intravedono è l’istruzione. «La scuola insegna la storia, ma non è tollerabile che ignori le conquiste del ’68. Le nostre lezioni si stanno impoverendo – secondo Andrea Di Lenardo –. Capisco le difficoltà di un insegnante precario, ma questa è la nostra unica occasione». E Udine non aiuta. Mancano spazi per incontri e confronti. «Siamo stati cacciati dal centro sociale autogestito di via Scalo nuovo – ha sottolineato Shaban –, ma non vogliamo essere costretti a ordinare un “tajut” per scambiare le nostre idee. La sordità delleistituzioni sembra essere ispirata a quello stesso spirito che ha suggerito agli studenti di rifugiarsi in un bar piuttosto invece di manifestare per i propri diritti. Non crediamo più ai proclami del sindaco Honsell. Vogliamo uno spazio libero dedicato ai giovani». Michela Zanutto




SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Cronache
SCIOPERO
Cgil: tante le astensioni e qualche scuola chiusa
Un lavoratore della scuola su 4, ieri, ha scioperato. L’astensione indetta dall’Flc Cgil in provincia di Udine ha toccato punte del 98% (l’Istituto comprensivo di San Giovanni al Natisone), con picchi anche in città dove sono rimaste chiuse la primaria Alberti e la scuola dell’infanzia di Paparotti. «Un’adesione altissima per essere uno sciopero indetto da una sola sigla sindacale – commenta il segretario regionale dell’Flc Cgil, Natalino Giacomini –. Normalmente si parla del 10%, mentre in questo caso le nostre proiezioni arrivano al 25. È il segno del malcontento diffuso che c’è nel mondo della scuola». La legge di stabilità, approvata in questi giorni dal consiglio dei ministri, interviene anche sui contratti degli insegnanti da anni al palo. «Il blocco continuerà fino al 2017 e questo è inaccettabile», dice Giacomini. Ma non è tutto. Perché stando a una prima bozza, pare che saranno toccati gli orari. Dalle attuali 18 ore settimanali a 24. Un terzo di lavoro in più e a titolo gratuito. In questo caso la Cgil ha calcolato che si perderebbero circa 30mila posti di lavoro: 25mila fra gli insegnanti e 5mila al sostegno. «La scuola non può più tagliare – protesta Giacomini – a perderne sarà il servizio. La pubblica amministrazione è sotto attacco e sembra che nel settore dell’istruzione si possa tagliare all’infinito. Se proseguirà questa politica saranno le famiglie a dovere intervenire». La scelta della Cgil di dichiarare uno sciopero di categoria è stata criticata dalle altre sigle sindacali. Una fuga in avanti, hanno detto. E, a quanto pare, lunedì i coordinamenti nazionali di Cisl, Uil, Snals e Gilda si incontreranno per discutere la questione. «Serve una seria riflessione unitaria – secondo Giacomini –: la Cgil non vuole nessuna primogenitura, ma è fondamentale dare una risposta al malcontento del mondo della scuola». (m.z.)
TRIESTE

Da Il Piccolo on line
Anche a Trieste (questa foto è stata pubblicata ieri su Twitter) gli studenti hanno manifestato davanti ai palazzi del potere. Qui si trovano davanti alla sede della Regione Friuli Venezia Giulia.
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Corteo con circa mille ragazzi delle superiori mischiati a un nutrito gruppo di no global – Occupy. I più “duri” fermano il traffico sulle Rive: nessun incidente o tafferuglio con la polizia
Messaggero Veneto SABATO, 13 OTTOBRE 2012
Pagina 15 – Cronache
A Trieste tensione sotto la Regione
lo scatto

PORDENONE

MV SABATO, 13 OTTOBRE 2012 Pagina 15 – Pordenone
Gli studenti si riprendono la piazza
In duecento per dire no ai tagli e chiedere un’istruzione di qualità. Sit-in e slogan contro i politici
LA PROTESTA »CORI E STRISCIONI TRA LE VIE DEL CENTRO
“Profumo d’ignoranza”. E’ lo striscione che ha aperto il corteo con cui ieri è partito l’autunno caldo, a Pordenone. Dietro, 200 studenti a ritmare “Profumo in miniera – Monti in fonderia – questa è la nostra democrazia”. Sono stati Babu, del liceo Grigoletti, con Felice, del Leopardi, a rilanciare l’onda di protesta al megafono: “Tutti gli studenti in prefettura – contro questa dittatura”. Concentrati nella protesta, i ragazzi di Isis Zanussi, Flora, Isa Galvani, Isis di Spilimbergo e Maniago, Sarpi di San Vito e tanti liceali. Dopo anni di letargo, i giovani si sono si ripresi la piazza. “Siamo incaz…ti: vogliamo un’alternativa ai tagli”. Il neonato Collettivo Arrigoni ha unito le forze delle superiori con gli universitari Marco Zava e Federico Busetti per difendere l’istruzione statale. I ragazzi sono partiti alle 9.30 dall’auditorium Concordia in via Interna tra cori, dopo una brevissima assemblea su bolle economiche e crisi. “La crisi? Un’alibi del governo Monti e, prima, di quello di Berlusconi per scipparci la scuola e il futuro” non hanno fatto sconti. La sfilata per le vie del centro città ha raggiunto il Bronx. Sit-in sotto le finestre della Prefettura con sindacalisti Flcgil e Cgil, maestre, professori, bidelli e precari d’annata che, per lo sciopero della scuola statale e non, hanno incrociato le braccia. «Contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell’Università – è stato il fronte comune – chiediamo un contratto di lavoro e lo stop alla violenza sui precari, perché 24 ore di lezione settimanali distruggono una cattedra ogni tre. Vogliamo risorse, tecnologia, futuro e meno tasse». Chiara Benotti
SABATO, 13 OTTOBRE 2012
Pagina 15 – Pordenone
CERCASI SICUREZZA
I ragazzi in coro: «Veniamo da istituti che cadono a pezzi»
«Piove dentro l’ingresso dell’Isis di Spilimbergo: i bidelli mettono i secchi a ogni acquazzone». Sara era al sit-in nel Bronx, ieri a Pordenone. «Abbiamo preso il pullman dalla Pedemontana per portare una testimonianza – ha detto l’amica Francesca dell’Isis Torricelli di Maniago -. Nel liceo e Ipsia il problema del radon, quello dei professori precari che cambiano ogni anno e la decimazione degli studenti». Altra scuola e problemi fotocopia. «Nell’Isis Flora di via Ferraris a Pordenone i professori dell’indirizzo enogastronomico portano i coltelli da casa – hanno raccontato Ilenia e Sara –. Le cucine promesse dalla Provincia non ci sono. Ci hanno tolto un laboratorio di informatica per fare aule: siamo oltre 700 studenti. L’edificio è stato costruito tre anni con i piedi, poi i soldi sono quelli pubblici». E poi l’inagibilità dell’Isis Galvani. «A Cordenons balordi hanno inondato i sotterranei un mese fa – hanno testimoniato i ragazzi -. Risultato: non abbiano il laboratorio di grafica né di fotografia». (c.b.)