UDINE/ Processi, il 2016 molto probabilmente sarà un anno di condanne

11 gennaio 2016

Processo in rito abbreviato con condanna a 5 mesi al compagno kabu per violazione foglio di via, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

 

GORIZIA/ Presidio Contro la Xa Mas …

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striscione

Gorizia 16 gennaio mattina. Circa 40 persone hanno partecipato al presidio, con interventi al microfono, musica e slogans, contro i fascisti della Xa MAS, davanti al Municipio; … e “ci scappa” il saluto romano sotto gli occhi protettivi e compiaciuti di polizia e carabinieri.

Ottimo, quindi, il risultato politico del presidio, peraltro ottenuto senza molto sforzo; i/le fascistoni/e ci sono cascati/e come pere mature.

Nota. Infine quei fessacchiotti di casapound parlano di “corteo che si è rivelato un flop”, ma quale corteo!? Non era stato indetto alcun corteo, ma solo un presidio; alle 9.30 di mattina poi ….

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TRIESTE liberi dalla paura: per una città aperta e solidale

Trieste. Presidio

Martedì 26 gennaio ore 17.00

in Piazza della Borsa

 

triesteantifa

Il 26 gennaio, in occasione della visita-lampo di Salvini a Trieste, scenderemo in piazza per affermare l’esistenza di una città aperta, solidale ed antirazzista che si oppone a chi aizza guerre tra poveri per cavalcare l’onda della crisi a fini elettorali; chi semina diffidenza, avversione ed intolleranza verso chi è percepito come il diverso, “l’altro da noi”. A tutto ciò, agli slogan populisti e razzisti di partiti come la lega, noi proponiamo e vogliamo costruire altro, esaltare la bellezza che può essere generata dalla costruzione dal basso di una realtà meticcia ed inclusiva, praticata da chi in questa città vuole creare qualcosa di diverso: momenti e situazioni in cui conoscere il mondo che ci circonda, lasciando la libertà a tutti di vivere la propria vita liberamente.  

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Cariche contro gli antirazzisti a Trieste

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salvinitriesteupim

COMUNICATO DI TRIESTE ANTIFASCISTA-ANTIRAZZISTA

 

Martedì 26 gennaio si è tenuta la prima visita ufficiale di Matteo Salvini a Trieste , una visita lampo in città e sul confine per saggiare il terreno in vista delle vicine elezioni comunali.

E’ così per l’occasione si è riattivata “Trieste Antifascista-Antirazzista”, assemblea cittadina nata per promuovere la manifestazione a Gorizia dello scorso 23 maggio contro Casa Pound e che al suo interno vede coinvolte numerose realtà e singole persone (anarchici, centri sociali, collettivi di studenti medi e universitari…). Dopo un’ assemblea cittadina si è deciso di creare una giornata di mobilitazione che, oltre a trovare forme di contestazione diretta alla Lega, promuovesse un momento di piazza informativo e centrato sui contenuti che ogni giorno le diverse realtà portano avanti, cercando di costruire una città aperta e solidale. Si voleva portare in piazza non solo il rifiuto delle politiche razziste e xenofobe, ma anche di quelle omofobe e sessiste che da sempre hanno nella Lega una delle forze politiche promotrici. L’appuntamento pubblico di Salvini era alla 15 in un bar in una via pedonale del centro cittadino. Già da ore numerosi cellulari della celere di Padova, assieme a Carabinieri e Guardia di finanza, blindavano il tratto di strada in questione.

 

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NO TTIP/ Bagnaria Arsa 29 gennaio ore 20.30

Conferenza No TTIP Bagnaria Arsa

 

no ttip

 

 

Comunicato di Trieste Antifascista-Antirazzista sulla giornata contro la Lega

Martedì 26 gennaio 2016, “Trieste Antifascista-Antirazzista” è scesa in piazza per contestare la rapida visita pre-elettorale del leader della Lega Salvini, uno dei principali seminatori d’odio e paure connesse alla propaganda retrograda e violenta di politiche razziste, xenofobe, omofobe, sessiste e generalmente discriminatorie.

Alle ore 15 – all’iniziare dell’adunata leghista – alcune decine di attivisti si sono dati appuntamento in prossimità della via San Nicolò, armati di pericolose trombette e di un temibile striscione, con l’intento di contestare l’evento e di sostenere il flash-mob inscenato da un piccolo gruppo di teatranti; poco prima, un altro lungo striscione con il messaggio “Salvini is not welcome” era stato srotolato dalle finestre di un esercizio commerciale, nei pressi del ritrovo fascio-leghista.

La pacifica contestazione ha tuttavia dovuto quasi immediatamente fronteggiare il duro attacco da parte dei reparti della celere, schierati in tenuta antisommossa e provenienti da diverse parti d’Italia per tutelare l’odio e il razzismo della piazza del Carroccio. L’attacco è stato ripetuto a tre ondate violente, repressive, gratuite; nello stesso momento, un esponente del SAP (sindacato di polizia tristemente noto per i suoi attacchi alla madre di Federico Aldrovandi) denunciava a Salvini e alla stampa l’assenza di mezzi a disposizione della polizia.

Pochissimo tempo dopo l’inizio della contestazione cominciava la prima carica, che rischiava di spingere i manifestanti sotto le automobili ancora in transito. Nessun contatto, nessuna provocazione fisica, nessun oggetto d’offesa nella disponibilità dei partecipanti, soltanto alcune decine di manifestanti a volto scoperto, privi di caschi o di qualunque altro strumento di difesa: l’uso della violenza da parte della celere è stato evidentemente premeditato con finalità squisitamente politiche. A breve distanza, poi, la seconda carica e infine la terza, la più violenta e folle fra tutte, giunta nel momento in cui si preparava lo spostamento in piazza Borsa. La polizia ha rincorso i manifestanti per più di un centinaio di metri e gli si è scagliata contro rabbiosamente facendoli cadere a terra e rimanere bloccati fra gli arredi dei bar e in mezzo ai motorini parcheggiati, accerchiandoli in tre o quattro alla volta, menando pesanti manganellate volontariamente dirette alle parti del corpo maggiormente esposte e sensibili, come la nuca e i genitali. I video che girano in rete documentano anche questo accanimento gratuito in maniera inequivocabile.
Alla fine dell’aggressione si registrano tra i manifestanti diversi feriti. Dai referti del Pronto Soccorso risultano 5 persone contuse con prognosi rispettivamente di 7 (più altri 7 giorni di riposo per contusioni ad una gamba), 6 e tre persone con 5 giorni ciascuna, di cui due minorenni.

Successivamente la manifestazione si è spostata a pochi metri di distanza, dove numerose persone hanno cominciato a confluire e a riempire piazza della Borsa.
Il presidio di contestazione, previsto per le ore 17, è stato così animato da circa 300 persone che hanno dato vita a contributi politici e momenti di riflessione, in un clima di grande apertura e solidarietà.
Alla partecipazione di tutte le componenti della nostra Assemblea, nata in occasione della manifestazione antifascista goriziana del 23 maggio scorso, si è anche affiancata la presenza di un gruppo di curdi residenti a Trieste, che hanno esposto le bandiere del Pkk e delle Ypg.

Si è trattato di un momento significativo, tanto per la capacità di organizzare una mobilitazione importante in appena 6 giorni quanto per la profondità dimostrata nel rispondere alla rabbia, alla paura e all’odio, fomentati dai leghisti salviniani.
La piazza di martedì è stata infatti in grado di proporre una visione alternativa all’ondata di razzismo e discriminazione fascioleghista e di opporre alla dinamica della “guerra fra poveri” – cavalcata strumentalmente da Lega e non solo – la lotta alle logiche del profitto e dello sfruttamento, l’idea di una società differente, meticcia, per l’affermazione di frammenti di realtà nei quali siano garantite l’uguaglianza, il rispetto della diversità e l’inclusione sociale di tutte e tutti, al di là del genere, della nazionalità o dell’identità sessuale.
Superando la retorica contrapposizione fra “buonisti” e “cattivisti”, il presidio è stato occasione per condensare persone ed esperienze in maniera differente da quella imposta dalle etichette, diffuse dal pensiero dominante (siano esse quelle di “gay”, “immigrato”, “no global”, “antagonista”).

A sera ormai inoltrata, la piazza ha cominciato a svuotarsi, lasciando tutte le antirazziste e gli antirazzisti con la consapevolezza di aver risposto a chi diffonde l’odio e a chi, dalle tastiere di casa, stigmatizza la contestazione in nome di una presunta “libertà di espressione”, difendendo il “diritto” a diffondere disprezzo, ideali di diseguaglianza, discriminazione e di negazione della dignità delle persone.

La violenza, l’aggressione e le molte contusioni riportate dai manifestanti nel corso del primo pomeriggio – con il già annunciato seguito di repressione giudiziaria – non hanno dunque fermato quella parte di città che ancora una volta si dimostra nei fatti aperta, solidale e libera dalla paura.

Trieste Antifascista-Antirazzista

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RISPOSTA ALLE INESATTEZZE E FALSITA’

Alla luce dell’aggressione senza precedenti subita da alcuni militanti di Trieste Antifascista-Antirazzista ad opera degli agenti in divisa, e alla luce delle falsità diffuse dalla questura e dalla destra cittadina, utilizzando alcuni organi di stampa locali, crediamo necessario rispondere alle più gravi bugie diffuse in queste ore:

• “Le prime cariche sono state alleggerimenti per impedire lo sfondamento del cordone di polizia”

FALSO. Nelle immagini diffuse dai media si può notare la totale assenza di caschi, oggetti d’offesa, protezioni o volti coperti – a testimonianza delle intenzioni pacifiche dei manifestanti; l’evidente e massiccia militarizzazione della via non avrebbe inoltre mai permesso velleità di sfondamento a nessuna persona con un minimo di esperienza di piazza. Gli “alleggerimenti”, infine, sono consistiti nello spingere i manifestanti in mezzo alla strada, mentre le automobili continuavano a passare, senza che ci fosse stato alcun tipo di contatto con la celere.

• “La maggiore violenza della terza carica era giustificata dalla necessità di mantenere l’ordine pubblico”

FALSO. La terza carica è arrivata quando i manifestanti stavano preparando il trasferimento in piazza della Borsa: molte botte sono infatti arrivate a nuche o schiene e lo striscione era appena stato arrotolato. I video diffusi dalla stampa mostrano chiaramente la rincorsa dei celerini per l’intera lunghezza della via (più di 100 metri) contro i manifestanti disarmati e l’accanimento verso alcuni compagni inermi, bloccati dai tavolini del bar o rimasti a terra, circondati da tre o quattro aggressori in divisa e raggiunti da innumerevoli manganellate, dirette anche alla testa e ai genitali.

• “La terza carica è partita a causa del tentato lancio di un fumogeno e dell’aggressione a un agente”

FALSO. La carica è partita al tentativo (fallito) del questore vicario di strappare di mano un fumogeno ad un manifestante, senza alcun tipo di aggressione da parte dei nostri. Lo stesso funzionario è stato poi travolto dal violentissimo attacco della celere. Non esiste nella maniera più assoluta alcuna prova del fatto che il suddetto manifestante stesse per lanciare il fumogeno in mezzo alla folla di Salvini né alla polizia. I processi alle intenzioni ci sembrano completamente fuori luogo.

• “I manifestanti erano armati e violenti, ecco perché hanno danneggiato il bar retrostante”

FALSO. Come sopra: la riconoscibilità dei presenti coincide con la totale assenza di armi, fra le file dei manifestanti; la maggioranza degli arredi del bar ribaltati è infatti causata dalla precipitosa ritirata conseguente all’aggressione indiscriminata della celere. Il tentativo di difesa, con mezzi di fortuna quali le aste delle bandiere, ci pare ampiamente giustificato di fronte alle bestie in scudo, casco e manganello, pronte a tutto pur di menare il colpo. Chi non crede alla dinamica dell’aggressione può, ancora una volta, prendere visione dei video ufficiali. In ogni caso anche “Il Piccolo” di oggi scrive nell’articolo che non è stato registrato alcun danno ai locali della zona.

• “I poliziotti, bravi ragazzi, rischiano la propria incolumità in assenza di mezzi adeguati, per tutelare l’ordine pubblico e la libertà di tutti”

FALSO. Aggredire, armi alla mano, manifestanti disarmati non richiede un grosso investimento di mezzi, specie quando ciò avviene sotto l’ala protettiva dei media e nella sicurezza della perenne impunità. Che dichiarazioni del genere siano diffuse dal sindacato conosciuto per le offese alla madre di Aldrovandi, è fatto ancora più grave.

Pordenone: Mai con Salvini!

26 gennaio 2016 Il benvenuto di Pordenone a Salvini e il ringraziamento al Messaggero Veneto.

‪#‎MAICONSALVINI‬ Pordenone non ti vuole!

 

 

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COMUNICATO DI PN REBEL

Vogliamo sinceramente ringraziare Tommaso Cerno per la lezione di democrazia che ci ha impartito sulle poche righe dedicate alla nostra contestazione sul Messaggero Veneto di mercoledì 27 gennaio 2016.
Senza riportare le immagini dei nostri striscioni e le parole del nostro comunicato, ci ammonisce con serio paternalismo e, pur definendo legittima la nostra azione, si autodefinisce come vero democratico perché “pratica il confronto con chi ha idee diverse dalle sue”.
Non vogliamo mettere il becco nelle frequentazioni di Cerno, né sulla sua figura di vero e sincero democratico, ma c’è qualcosa che non ci torna in questa sua lezioncina.

Durante il becero tour elettorale leghista la democrazia è stata più volte sospesa:
A Trieste un gruppo di manifestanti, che stava portando liberamente e pacificamente il proprio dissenso, è stato più volte caricato a freddo dalla polizia in antisommossa presente in gran numero per difendere la pagliacciata di Salvini.
Questo mentre i democratici leghisti, dietro il nutrito cordone di polizia, invitavano a picchiare ancora più forte i manifestanti.
A Pordenone, la polizia e i carabinieri erano presenti in gran numero davanti al Teatro Verdi, presidiando tutte le entrate e limitando l’ingresso alla piazza a tutta la cittadinanza.
Queste sono scene ormai diventate normali al passaggio di Salvini in tutta Italia.
Città blindate, polizia in gran numero e botte da orbi senza alcun motivo; il tutto pagato con soldi e risorse pubbliche, per garantire ad un fannullone assenteista (al 628esimo posto su 765 per presenze all’europarlamento… e saremmo noi gli “sfaccendati”!), di seminare odio in giro per le città.

Senza dimenticare che, il giorno antecedente alla Giornata della Memoria, in sala con lei c’erano i rappresentanti di un partito,la lega nord, che ogni giorno vomita bile razzista contro immigrati, meridionali, omosessuali ecc;Invocano ruspe e la distruzione delle popolazioni rom e sinte presenti in Italia e proteggono picchiatori fieramente fascisti, come gli esponenti di Casapound, non a caso presenti anch’essi al Teatro Verdi.
Belle frequentazioni democratiche le sue!

Sappiamo che stava facendo solo il suo lavoro, ovvero promuovere il suo libro e mettere alle strette Salvini con domande incalzanti e di interesse nazionale, come chi preferisce tra Napoli e Juventus nella volata scudetto , ma rigettiamo la sua lezione di democrazia.
Pratichiamo da sempre il confronto come metodo politico, in quanto è la base del nostro agire autogestito, di democrazia diretta e dal basso, ma è impossibile discutere con chi, parafrasando Gramsci, ha i panni e la coscienza sudicia.
Siamo fieramente antifascisti e antirazzisti e per questo siamo pronti a ribadire il nostro ‪#‎MAICONSALVINI‬. A tal proposito vogliamo dare la nostra totale solidarietà e complicità ai compagn* aggrediti a Napoli, a colpi di mazze e martellii, da parte dei fascisti di Blocco Studentesco/Casapound.

Noi per un mondo senza confini, Voi messaggeri di Salvini

TRIESTE: Riflessioni e cronaca sul corteo contro la Ferriera

DownloaderNote a margine e cronaca del corteo del 31 gennaio contro la Ferriera (nella foto lo striscione del comitato assieme per il tagliamento).

 

 

Una premessa: chi scrive ha partecipato a una parte della manifestazione del 31 gennaio assieme ad altr*, a titolo individuale e in veste più che altro di osservatore. Le riflessioni che seguono sono esclusivamente personali e spero fungano da stimolo al dibattito.

 

Partiamo da un dato certo e incontrovertibile: la manifestazione del 31 gennaio è stata un grande successo per gli organizzatori e ha visto una sentita partecipazione popolare; con circa 4000 persone in piazza, è stato uno dei più grossi cortei degli ultimi anni in città. L’iniziativa è stata promossa dal “Comitato 5 dicembre”, nato nel dicembre scorso dopo un’assemblea pubblica al caffè San Marco. E’ animato da singoli cittadini, alcuni con alle spalle percorsi di attivismo in varie formazioni, che non si ritrovavano nei due storici soggetti, da sempre divisi quando non contrapposti, che da anni si battono su questo tema: il Circolo Miani e il Comitato Nosmog, giudicandone forse insufficiente l’azione.

L’idea di proporre un corteo cittadino è stata rischiosa ma il battage pubblicitario, la scelta del periodo (nell’ultimo anno l’argomento ha tenuto banco quasi ogni settimana sui media locali) e il fatto che fosse aperta a chiunque (singoli, associazioni, partiti), ha fatto si che questo neo-nato comitato abbia ottenuto in due mesi un risultato mai raggiunto nei 15-20 anni precedenti: portare in piazza la parte di città favorevole alla chiusura dello stabilimento.

Questo risultato non sarebbe stato possibile senza il testardo lavoro quotidiano di denuncia e controinformazione portato avanti, con tutti i loro limiti e contraddizioni, dal Circolo Miani e dal Comitato Nosmog.

Rispetto alla manifestazione, è chiaro che entrambi si siano sentiti “scippati” del loro lavoro; il Comitato Nosmog inizialmente aveva scelto di non aderire, cambiando poi idea in itinere e intervenendo poi tra i primi nei comizi finali, mentre il Circolo Miani non aderito, pur partecipando al corteo con un proprio spezzone, salvo poi emettere un comunicato velenosetto a fine giornata.

Al corteo hanno aderito, oltre a varie associazioni ambientaliste e non, tutti i partiti di centro-destra, vari gruppi dichiaratamente fascisti e razzisti, tutte le varie fazioni dell’indipendentismo triestino e i 5 stelle. Del resto siamo già in piena campagna elettorale per le comunali che si terranno in primavera. Questo è stato possibile anche per la scelta fatta dagli organizzatori di non porre nessun vincolo alle adesioni e alle bandiere in piazza.

Per i partiti di centro-destra in particolare, la strumentalità dell’adesione è lampante: si tratta degli stessi soggetti che erano al governo in città fino a pochi anni fa – alcuni al massimo con sigle diverse – durante i due mandati consecutivi della giunta Di Piazza. Nonostante i proclami elettorali, nulla era stato concretamente messo in campo per chiudere la ferriera. Il centro-sinistra, al potere in città, provincia e regione, non ha aderito in nessuna sua componente, avendo da sempre tenuto una linea opportunista ma almeno tristemente coerente: non si può chiudere lo stabilimento ma va limitato l’inquinamento. Peccato che questa giunta, così come le precedenti, nulla abbia fatto di reale in tal senso.

Per quanto riguarda la composizione del corteo, la grande maggioranza dei partecipanti, stimabile nel 70%, si è collocata dietro lo striscione di testa, senza bandiere o altri segni identificativi. A seguire vi erano poi gli spezzoni di associazioni e comitati (fra cui Circolo Miani, Nosmog, Comitato per il Friuli rurale, singoli di Legambiente con le bandiere). Venivano poi le formazioni politiche: Fratelli d’Italia e Destra Sociale, poche decine in tutto, i quattro gatti del gruppo facebook antimmigrati “Stop-prima Trieste”, i 5 stelle e a chiudere le varie correnti indipendentiste del TLT, poche centinaia fra tutti, ben lontani dai numeri di un paio d’anni fa. Gli altri gruppi fascisti non avevano aderito, ma i loro militanti sono stati comunque presenti in piazza. Pdl e Lega hanno deciso di partecipare senza bandiere, avendo probabilmente capito che fare altrimenti sarebbe stato loro controproducente.

In piazza Unità, i pochi esponenti politici intervenuti al microfono sono stati subissati dai fischi dei manifestanti. Inoltre il gruppetto di Fratelli d’Italia e Destra Sociale, giunto con le proprie bandiere davanti al camion con l’amplificazione, ha dovuto ammainarle subito per le molte proteste, volte a rifiutare qualunque cappello partitico.

La sensazione è stata di una piazza in larga parte ostile verso la politica tradizionale, ma che non ha sviluppato forme di critica più radicale all’assetto sociale, nè volontà di passare all’azione diretta sull’obiettivo contingente, al di là delle forme di mobilitazione tradizionali.

Ma la cosa più grave è che, come del resto è sempre stato finora, manca completamente ogni forma di dialogo, per non parlare di un fronte comune tra chi guarda alla salute e all’ambiente e chi invece si concentra esclusivamente sulla salvaguardia dei posti di lavoro. Nessuna delle due “fazioni”, al di là delle parole di circostanza, ha capito che senza un’unione di tutti coloro che subiscono i danni della ferriera (abitanti e lavoratori respirano le medesime sostanze tossiche e polveri sottili) non si andrà da nessuna parte.

L’altro grosso elemento negativo è l’assenza su questo tema delle componenti di movimento.

Questo nonostante in piazza vi fossero parecchie persone che spesso vediamo anche nelle nostre mobilitazioni, segno ulteriore che il problema è sentito anche nei nostri ambienti. Conoscendo le posizioni “apolitiche” degli organizzatori, sono convinto che, anche se fin dall’inizio vi fosse stata una partecipazione a questa mobilitazione delle aree dell’opposizione sociale, non si sarebbe riusciti a porre dei paletti che permettessero di escludere quantomeno la presenza ufficiale dei partiti e dei gruppuscoli di destra. Si sarebbe però potuto ragionare almeno su un intervento controinformativo dentro il corteo, o una presenza solidale ma critica ai lati: la nostra totale assenza ha agevolato la presenza di opportunisti e fascisti, che non hanno certo la lotta per l’ambiente nel loro Dna.

Il problema non sono tanto i singoli fascisti presenti durante una mobilitazione popolare (anche il bel giorno della cacciata di Clini dal Porto Vecchio nel 2012 per via del rigassificatore vi era un gruppetto di fascisti ma erano senza bandiere, senza nessuna visibilità e soprattutto senza legittimità politica, mentre erano i compagni e le compagne che aizzavano la rabbia popolare) ma la loro presenza come forza organizzata e accettata.

Credo che su questo occorra ragionare.

 

Info-action reporter

GORIZIA/ 10 febbraio Convegno storico antifascista

locandinaa

Accade a Gorizia:

si legittima il fascismo e si censura l’antifascismo

Gravissimo!

E’ stato revocato il permesso di utilizzo di una sala della Provincia (Presidente Enrico Gherghetta PD) per una conferenza antifascista sulle foibe.

 

L’iniziativa si svolgerà

al Bar Aenigma

mercoledì 10 febbraio

alle ore 16.00

 

 

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LUBIANA: report, foto e video dalla manifestazione “stop the war”

lubiana10122015-5 1

Lubiana.

Giovedì‭ ‬10‭

‬dicembre

una nuova

grande

manifestazione

indetta dal

Fronte

antirazzista

ha percorso

 le vie della

capitale

slovena.‭

 

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