Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni
La lettera del poliziotto Cudicio Maurizio ai No Tav
LA PROTESTA
Val di Susa, oggi nuove azioni
un poliziotto scrive ai manifestanti
Gli attivisti e i simpatizzanti si sono dati appuntamento a Giaglione per una “polentata”. Nel pomeriggio comincerà una “passeggiata” verso la vicina Valle Clarea. Su Facebook: “Ciao manifestante, chi ti parla è quello ‘sbirro’ che odi e che vorresti vedere morto”
ROMA – è stata una notte tranquilla quella della Valle di Susa, che oggi ospiterà una nuova iniziativa del movimento No Tav. Gli attivisti e i simpatizzanti si sono dati appuntamento a Giaglione per una “polentata”: un’iniziativa a sfondo gastronomico che promette di essere pacifica. Nel pomeriggio dal paese di Giaglione comincerà una “passeggiata” – per usare la definizione dei No Tav – verso la vicina Valle Clarea, dove sorgono le recinzioni che delimitano l’area in cui è previsto lo scavo di un tunnel preparatorio della ferrovia ad alta velocità.
Nel frattempo il Viminale promette arrivando ad ipotizzare il reato di associazione a delinquere. Il tutto mentre un poliziotto affida a Facebook il suo personale tentativo di dialogo con chi protesta. “Ciao manifestante, chi ti parla è quello ‘sbirro’ che odi e che vorresti vedere morto” scrive Maurizio Cudicio, sovrintendente della Polizia, in servizio alla Questura di Trieste, rappresentante del sindacato di Polizia Consap. Molte le risposte che, alla riflessione di fondo del poliziotto (“Un’unica barriera fra di noi: il pregiudizio!), replicano in modi, contenuti
e colori diversi, fino all’amarezza di Marco: “Questa è una guerra fra poveri. Va a finire – scrive Marco a Maurizio – che presto verrò anch’io sull’autostrada, per accompagnare i miei figli. Tre persone in più da prendere di peso. Non esagerare…”.
Infine il fratello di Peppino Impastato racconta la telefonata . “A Marco Bruno l’ho detto con molta chiarezza: mio fratello Peppino non avrebbe mai fatto una cosa del genere, pur avendo avuto anche lui rapporti difficili con le forze dell’ordine” dice Giovanni Impastato intervistato dalla Stampa. “Mi ha chiamato venerdì per dirmi che gli dispiaceva di aver tirato in mezzo al casino il nome di Peppino. Mi ha chiesto scusa e ha giustificato il suo gesto come uno sbaglio per eccesso d’ammirazione verso la figura di mio fratello”, afferma Impastato. “Io ho cercato di spiegargli chi era veramente Peppino, un ragazzo vissuto in tempi certamente non facili ma capace di non perdere mai il senso della correttezza, della democrazia e della lotta giusta. Altro che provocare le forze dell’ordine. Anche quando si arrivò allo scontro fisico scelse la via della resistenza passiva”.
(04 marzo 2012)
su goolgle cudicio maurizio
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blog.panorama.it/…/il-poliziotto-scrive-agli-studenti-non-siamo-contr…
21 dic 2010 – Maurizio Cudicio, poliziotto in servizio alla questura di Trieste e fondatore del gruppo su facebook “Movimento poliziotti”, punto d’incontro fra …
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www.senzasoste.it/…/risposta-alla-lettera-di-maurizio–cudicio-questur…
21 dic 2010 – Caro Cudicio può capitare nel nostro paese di andare ad un corteo, scendere da un treno ed essere offeso e ricevere sputi dalla Guardia di …
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domani.arcoiris.tv/author/maurizio–cudicio/
Articoli di Maurizio Cudicio, poliziotto in serivizio alla Questura di Trieste: Cari studenti, io poliziotto sto dalla vostra parte del 22-12-2010 in C’è posta per noi …
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it-it.facebook.com/note.php?note_id=176217435733129
Studenti del Pareto ha scritto una nota intitolata La lettera del poliziotto Maurizio Cudicio…Leggete.. Leggi il testo intero qui.
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Venezia, Italia – Team Leader impianti presso Ditta personale
Visualizza il profilo professionale di Maurizio Cudicio (Italia) su LinkedIn. LinkedIn è la rete professionale più grande al mondo utilizzata dai professionisti come …
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www.posd.it/organigramma/53-friuli…/147-maurizio–cudicio.html
Il dott. Cudicio ricopre anche la carica ad interim di Capo dipartimento regionale per la Polizia di Stato. Spot PSD. miniatura-clip. SpreadFirefox. Menu Principale …
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eltel.elenchitelefonici.it/…/mappe.asp?…CUDICIO%20MAURIZIO
CUDICIO MAURIZIO 3, V. UGO FOSCOLO 35010 BORGORICCO (PD) Tel. 0499336470. Utenti connessi: 4405 I contenuti dei servizi sono copyright Elenchi …
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www.lavallecheresiste.info/?p=3530
In risposta a Maurizio Cudicio, del Movimento Poliziotti. marzo 04, 2012 Tony. polizia_vsnotav. Nel rispondere a Maurizio Cudicio del Movimento Poliziotti …
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it-it.facebook.com/people/Maurizio–Cudicio/100001277045166
Iscriviti a Facebook per connetterti con Maurizio Cudicio e altre persone che potresti conoscere. Grazie a Facebook puoi mantenere i contatti col mondo e avere …
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20 lug 2011 – cudicio-piccolo Roma, 20 lug – (di Maurizio Cudicio) Sono un poliziotto e mi è veramente difficile, anche a dieci anni di distanza, scrivere in …
it-it.facebook.com/pages/Movimento-Poliziotti/146865372025455?…
CUDICIO MAURIZIO – Description: Lottiamo insieme per dare sicurezza serenita’ e tranquillita’ alla gente! siamo e vogliamo restare poliziotti degli Italiani!.
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www.youreporter.it/foto_Lettera_del_poliziotto_Cudicio_di_Trieste_1
14 dic 2010 – È la «lettera aperta» del poliziotto Maurizio Cudicio della questura di Trieste agli studenti che andranno in piazza. L’ha scritta aprendo il grup…
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argomenti.ilsole24ore.com/maurizio–cudicio.html
20 dic 2010 – La lettera del poliziotto agli studenti Rimbalza su blog e social network la «lettera aperta» che un poliziotto, Maurizio Cudicio, della questura di …
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it.wordpress.com/tag/maurizio–cudicio/
DI SEGUITO, LA LETTERA APERTA SCRITTA DA UN POLIZIOTTO DI TRIESTE, MAURIZIO CUDICIO, RIVOLTA A TUTTI GLI STUDENTI IN LOTTA. Sento il …
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni
Repubblica 4 marzo
IL RETROSCENA
Nei dossier del ministero la paura per gli anarcoinsurrezionalisti Il governo teme un patto tra centri sociali e autonomi per limitare la parte pacifista di LIANA MILELLA
ROMA – Quando sono le otto di sera il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il capo della polizia Antonio Manganelli possono tirare il fiato. Proteste in tutt’Italia sì, ma contenute sia nei numeri che nelle forme. Lo spauracchio di chi ipotizzava, dopo le parole di Monti a palazzo Chigi, una risposta volutamente violenta si è dissolto. Un sabato che però non fa calare di un grado il livello di allarme ai massimi livelli che c’è sulla Tav e sul rischio di “reazioni violente a sorpresa”. Una preoccupazione che resta in capo all’agenda di Monti e Cancellieri.
Dalle manifestazioni esce confermata la documentata fotografia scattata in questi mesi dalla task force anti-terrorismo del Viminale e raccolta nei numerosi dossier sul movimento No-Tav, via via aggiornati, che in queste ore fanno bella mostra sulla scrivania dell’ex prefetto oggi al vertice dell’Interno che è una divoratrice di “carte”. Fogli in cui si spiega come gli avvenimenti in Val di Susa siano “uno snodo fondamentale” per il futuro dei nemici giurati dell’alta velocità e come le mosse dello Stato vadano calibrate “con grande attenzione per evitare che la componente più aggressiva del movimento possa prendere il definitivo sopravvento”. Rapporti in cui si ipotizzano nuove misure legislative: una lettura estensiva dell’associazione a delinquere, per poterla applicare anche agli anarchici, l’arresto differito, il reato di blocco stradale ferroviario.
VINCONO I DURI
In quei fogli è documentato un fatto. Il seguente: “Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 la componente più aggressiva della galassia No-Tav ha preso il sopravvento, ma il pericolo è che essa, con i suoi exploit, possa far perdere più ampi consensi alla causa”. Nasce da qui la strategia di contrasto dello Stato decisa venerdì a palazzo Chigi e illustrata dal premier Monti. Consiste in un mix tra dissuasione e repressione che non assecondi la definitiva vittoria delle frange più barricadiere del movimento.
LE ANIME
È molto composita, ma numericamente contenuta, la galassia No-Tav. Dopo gli scontri del 27 giugno e del 3 luglio 2001 nel cantiere di Chiomonte la polizia ha lavorato per mesi. Ci sono stati i 26 arresti di Torino e ci sono i dossier destinati alla politica. Raccontano di un anima “politica e non violenta” del movimento in cui si ritrovano partiti come Rifondazione, Sel (Vendola), Idv e Verdi, la Fiom, il sindacalismo di base, Grillo e il popolo viola. Poi ecco l’anima locale e valligiana, quella dei sindaci e degli amministratori, che per motivi atavici rifiutano l’impatto, considerato violento, della Tav. Poi c’è la terza anima, quanto mai composita, in cui c’è una dinamica forte sulle modalità di lotta. È l’area che nei dossier viene definita “obiettivamente la più pericolosa”. Si divide tra gli autonomi e gli anarcoinsurrezionalisti che “hanno stipulato un’alleanza tattica con momenti di fortissima contrapposizione interna”. Da una parte Askatasuna, il famoso centro sociale torinese, cui fanno capo analoghi gruppi, dalla Panetteria di Milano ad Acrobax di Roma, da Gramigna di Padova a Crash di Bologna. Dall’altra gli anarchici torinesi che, in una scala di pericolosità, si collocano al livello più alto.
I NUMERI
È la terza anima, autonomi ed anarchici, quella che “ha conquistato la leadership della protesta con una grande capacità di attrazione e con solidi contatti anche all’estero”. Collegamenti stabili con gruppi analoghi in Francia, in Germania, in Spagna e tra i baschi. Ma i numeri restano bassi. A Torino la polizia stima che la cosiddetta “capacità di mobilitazione” oscilli tra le 300 e le 500 persone, con notevoli variazioni tra manifestazioni tenute nei giorni feriali oppure nei fine settimana. A livello nazionale la sfera di influenza del movimento va da 1.500 a 2mila persone.
LA DIALETTICA
Tutto si gioca adesso, con la riapertura del cantiere. Ora si vedrà il comportamento di chi, per ostacolare gli espropri, ha comprato anche uno o due metri di terra. Ma il futuro dipende anche dall’abilità dello Stato nel “dialogare” con il movimento. “Dividere i buoni dai cattivi” hanno detto a palazzo Chigi. In proposito, viene letto come “un segnale positivo” quello del caso Abbà, il No-Tav precipitato dal traliccio dell’alta tensione, dove la polizia ribadisce di “non avere alcuna responsabilità”, ma che avrebbe potuto essere utilizzato dal movimento come una sorta di vessillo, mentre non così non è stato.
LE NORME
L’eventualità di nuove norme penali è all’ultimo posto nei dossier. Per il rischio che ciò accentui una lettura solo in chiave di ordine pubblico della Tav. Però le richieste delle forze di polizia sono ben precise. Innanzitutto un’interpretazione più ampia del 416, l’associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, applicabile anche agli anarchici che pure rifiutano l’etichetta di gruppo associativo. Poi l’arresto differito per chi commette reati in piazza. Infine un ritorno al reato di blocco stradale e ferroviario. Un capitolo sul quale, almeno per adesso, s’è deciso di soprassedere.
(04 marzo 2012)
Marzo 17th, 2017 — General, Noi

Sabato 3 marzo un corteo di circa 200 persone ha attraversato le zone pedonali della città distribuendo volantini di solidarietà con i valsusini in lotta. Numerosi anche gli interventi al megafono. Dopo aver attraversato tutto il centro il corteo è terminato di fronte alla sede della RAI, per denunciare il ruolo mistificatorio e terroristico dei media nella vicenda TAV. Sia i giornali che le televisioni tacciono sulle ragioni contarie al TAV, mentre esaltano il ruolo del governo e della polizia in valle. Ma è impossibile nascondere il fatto che la lotta in Val di Susa sia un patrimonio di gran parte della popolazione e che la solidarietà in tutt’Italia è forte ed estesa. Lo dimostrano le manifestazioni che in questi giorni si sono svolte in moltissime città. A Trieste quella di sabato è stata la quarta iniziativa no tav in sei giorni…
La resistenza continua!
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Marzo 17th, 2017 — General, Gruppo Anarchico Germinal
E’ uscito il numero invernale del giornale Germinal…
il numero 116…
C’è una novità. Questo numero sarà online sul sito web del Germinal www.germinalonline.org
Dalla prima pagina lo potete scaricare e poi stampare in formato A3 (due facciate per pagina).
Oppure lo potete leggere dal vostro computer sin da subito.
Diffondete, grazie!
Per qualsiasi info: germinal@germinalonline.org

Marzo 17th, 2017 — General, Treni
Di fronte a questa situazione scandalosa continuano a blaterare le cazzate sulla TAV…vergognoso!
Da Il Piccolo del 06/03/12
Riccardi a Moretti: 537 treni cancellati
L’assessore in una lettera chiede un confronto e dà le cifre sui convogli soppressi nel 2012 nel Fvg. I disagi dell’utenza
di Roberto Urizio
TRIESTE
Oltre cinquecento treni soppressi nei primi due mesi del 2012 e disservizi di vario genere nelle stazioni. La Regione non ci sta e, attraverso una lettera inviata dall’assessore Riccardo Riccardi all’ad di Trenitalia Mauro Moretti, chiede un incontro urgente per valutare i problemi e arrivare a una soluzione. «Da molti mesi ormai i servizi ferroviari svolti da Trenitalia sul territorio regionale presentano, come noto, una situazione di estrema criticità. – inizia la nota di Riccardi – Numerosi treni soppressi ed altri in correlato ritardo, a cui si aggiunge, in particolare nei momenti di maggiore criticità, un’informazione ai viaggiatori estremamente carente quando non del tutto assente».
L’assessore regionale sciorina i numeri, che sono impressionanti. Nei soli mesi di gennaio e febbraio 2012 il totale delle soppressioni di treni per cause attribuibili a Trenitalia (esclusi quindi scioperi e cause esterne) è risultato essere, in termini di ore di servizio, superiore al 35% delle intere soppressioni dell’anno passato, in cui peraltro è stato superato di ben 3 volte il limite per l’applicazione delle penali previste dal contratto di servizio. Il numero di treni parzialmente o totalmente soppressi, nel 2011 è risultato pari a 1.552 mentre nei primi due mesi del 2012 si sono avute già 537 soppressioni (dovute perlopiù a carenze di personale e allo stato del materiale rotabile), delle quali circa la metà in fascia pendolari. La linea Casarsa – Portogruaro la fa da padrone, con 282 treni soppressi tra gennaio e febbraio contro gli 806 dell’intero 2011. Ma quello dei treni non è l’unico problema. « ciò si assommano puntuali situazioni di criticità determinate da scelte unilaterali di codesto Gruppo, – prosegue Riccardi – come ad esempio la chiusura dei servizi igienici in alcune stazioni (peraltro giustificata sulla base di inesistenti normative europee), l’eliminazione delle sedute nelle aree di attesa della stazione di Trieste, il significativo prolungarsi dei lavori di riqualificazione delle pensiline nella stazione di Udine e le citate carenze informative a bordo treno ed in stazione che hanno determinato ulteriori disagi per i viaggiatori». i sono poi ritardi «nella consegna del nuovo materiale rotabile (4 complessi Vivalto) la cui messa in esercizio risulta contrattualmente prevista già per il dicembre del 2011». Riccardi, rivolgendosi a Moretti, definisce «inaccettabile l’ulteriore protrarsi di tale situazione in quanto sostanzialmente lesiva del diritto alla mobilità dei cittadini del Friuli Venezia Giulia e reputo pertanto necessaria una tempestiva ed adeguata azione da parte Sua, del gruppo FS e di Trenitalia in particolare per la risoluzione di tali criticità».
E se Trenitalia non fosse in grado di fornire risposte adeguate, «la Regione si riserva di avviare una ridiscussione delle prestazioni inserite nel vigente contratto di servizio». In quali termini? «Non sono ancora in grado di dirlo. Aspettiamo prima le risposte da parte di Trenitalia» afferma Riccardi che nella lettera richiama anche le regole per quanto riguarda i viaggiatori: «L’articolo 17 , comma 1 del Regolamento (CE) 1371 del 23 ottobre 2007 prevede tra l’altro che ‘…i passeggeri titolari di un titolo di viaggio o di un abbonamento che siano costretti a subire un susseguirsi di ritardi o soppressioni di servizio durante il periodo di validità dello stesso possono richiedere un indennizzo adeguato secondo le modalità di indennizzo delle imprese ferroviarie…’». A buon intenditor…
Da Il Piccolo del 05/03/12
Fino a Trieste ma non prima del 2020
di Gigi Furini MILANO Per ora, a parte qualche tratto già realizzato, il tracciato è solo segnato con un pennarello su una cartina d’Europa. Il “Corridoio V” è la ferrovia che dovrà (o dovrebbe) collegare in futuro le città di Lisbona (estremo ovest dell’Europa) con Kiev, capitale dell’Ucraina. In Val di Susa si discute e si manifesta, ma le altre tratte a che punto sono? Le tratte. L’unico percorso completato è quello tra Torino e Milano. Nel capoluogo lombardo c’è il collegamento con Roma e Napoli e questo è un po’ il fiore all’occhiello delle nostre Ferrovie che possono collegare Torino a Salerno. Da Milano per arrivare a Trieste bisogna però deviare per Brescia e Verona. Ad oggi, sul tratto Milano-Venezia sono attivi solo i tratti Milano-Treviglio (27 chilometri) e Padova-Mestre. Il resto è tutto da fare. E’ in fase di costruzione il tratto Treviglio-Brescia (39 chilometri) e anche il tratto (12 chilometri) che dovrà collegare la linea TAV con la stazione di Brescia, sul vecchio tracciato della Milano-Venezia. Infatti, come già realizzato sulla Torino-Milano, e come è facilmente intuibile, i nuovi treni ad alta velocità non utilizzeranno i vecchi binari e i vecchi tracciati. Si tratta di convogli che, arrivando anche a 300 chilometri orari, non possono trovare “ostacoli” come i passaggi a livello, i vecchi scambi e le vecchie stazioni. Sul percorso Torino-Milano si è scelto, per un lungo tratto, di affiancare l’attuale autostrada. Invece, il tratto Milano-Brescia correrà parallelo all’attuale linea delle Fs, ma solo spostato più a sud. Il tratto Brescia-Verona sarà lungo 73 chilometri e avrà due interconnessioni con la linea esistente. Altri 10 km di attraversamento urbano collegheranno la nuova ferrovia all’attuale stazione di Verona. Da Verona a Padova ci sono altri 75 chilometri che correranno paralleli all’attuale ferrovia (invece il tratto Padova-Mestre è in funzione dal 2007. Secondo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, l’intera tratta Milano-Venezia sarà pronta entro il 2020. «Ma per farlo — ha aggiunto — bisognerà tenere il ritmo di realizzazione tenuto sulla tratta Milano-Treviglio». Invece il tracciato Venezia-Trieste è ancora da decidere. C’è chi vorrebbe semplicemente raddoppiare l’attuale linea, chi vorrebbe che la TAV si avvicinasse un po’ a Jesolo, vera capitale del turismo estivo in Veneto e chi vorrebbe una mega-stazione in corrispondenza dell’aeroporto Marco Polo. I soldi. Difficile fare previsioni sui costi, anche perché in Italia siamo abituati a vedere le cifre lievitare a vista d’occhio. Parte dell’impegno finanziario arriverà dall’Europa, ma dovranno far la loro parte anche lo Stato e le Regioni. «I privati — dice Moretti — sono benvenuti, ma se si impegnano anche nella progettazione e gestione della linea. Se devono solo prestare soldi non servono, sul mercato mondiale troviamo capitali più a buon mercato». E, naturalmente, i problemi non sono finiti una volta arrivati a Trieste. «Fra Trieste e Lubiana — dice ancora Moretti — non c’è un bacino di passeggeri sufficiente a ripagare l’opera. Ci sono problemi finanziari da noi e ancora maggiori in Slovenia. Il progetto, comunque, rimane». Dalla Slovenia si deve andare in Ungheria e qui i problemi aumentano: in alcune tratte la linea ferroviaria non è elettrificata. I dubbi. Mentre l’Europa sembra voler tirare dritta, i dubbi aumentano con il passare del tempo. «La nozione di corridoio — spiega ad esempio Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano — è ragionevole per garantire le scelte di Paesi limitrofi, per evitare insomma che uno faccia un’autostrada verso il confine e l’altro vi progetti una ferrovia. Detto questo, i “corrodoi” non hanno un senso funzionale, perché i traffici che li interessano sono per il 95% interni ai singoli Paesi, non sono traffici transfrontalieri». Insomma, sembra dire il professor Ponti, ma quante merci avranno da scambiarsi, in futuro, la capitale del Portogallo con la capitale dell’Ucraina, per giustificare una ferrovia che trasporti le merci da un capo all’altro dell’Europa? Senza contare che, fra i due Paesi, è fortemente competitivo il trasporto via mare. E poi c’è il traffico passeggeri, che già si muove e si muoverà in aereo. «Oltre i 500 chilometri — dice Ponti — neppure le ferrovie ad alta velocità sono competitive con l’aereo»
Marzo 17th, 2017 — General, Val Susa
Diamo voce a Tobia!
Tobia Imperato, uno degli arrestati per la resistenza No Tav allo sgombero
della Maddalena, è ormai al quarto giorno di sciopero della fame.
In carcere aveva già perso cinque dei suoi 89 chili, in tre giorni di
digiuno ne ha persi altri quattro. Il giudice gli impone il divieto di
comunicare all’esterno in qualsiasi modo: non può scrivere lettere o mail,
non può telefonare.
Un’imposizione odiosa che rende i suoi domiciliari quasi peggiori del
carcere, dove poteva scrivere e ricevere visite.
Chi lo costringe a scegliere tra il silenzio e il carcere sarà obbligato a
sentire la risacca profonda della sua protesta.
Ha fatto richiesta di poter essere visitato da un medico ma sinora il
giudice non ha risposto.
Alcuni amici e compagni hanno pensato di proporre a tutti un’azione di
sostegno alla sua lotta di libertà.
Diamo voce a Tobia!
Tutti sono invitati a scrivergli, inviando ovunque copia della lettera.
Potete scrivere ad anarres@inventati.org. Tutte le lettere gli saranno
inoltrate.
http://anarresinfo.noblogs.org
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Marzo 17th, 2017 — General, Mare
Dal Piccolo del 08/03/12
Diffida di Gas natural in Regione: «Processo avviato, nessun rinvio»
Il 14 prima riunione per l’Autorizzazione ambientale. La Provincia chiede e ottiene una proroga per vedere i documenti nuovi. Poi la marcia indietro. Oggi la Giunta dà il parere, il 12 lo porta in aula
di Gabriella Ziani
Gas Natural ha diffidato la Regione. Non dilati i tempi della macchina autorizzativa per il rigassificatore di Zaule già in piena corsa. Per il 14 marzo era stata fissata alla Direzione ambiente della Regione una riunione di Comune, Provincia, Arpa, Azienda sanitaria e altri enti, nell’ambito del sottoprocedimento per la concessione, o meno, dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. Avendo notizia che la Regione stessa aveva domandato alla multinazionale, a gennaio, ma forse un’altra volta anche successivamente, ancora nuovi documenti integrativi, la Provincia ha chiesto che la data del 14 fosse posticipata. Anche per prendere visione delle carte in arrivo. Come decidere su documentazione incompleta o sorpassata? Proposta accolta. Riunione rinviata.
Ma ecco che Gas natural ha reagito duramente. Ha spedito una diffida alla Regione non concedendo margini di manovra. E così la Regione è tornata sui propri passi, e il 14 tutti si troveranno attorno al tavolo, a discutere di aria, scarichi a mare, rifiuti, temperature dell’acqua, rischi per la salute, di quanto l’impatto del rigassificatore si presenta compatibile o meno, e in che modo, con l’ambiente.
Se la conferenza dei servizi, dopo questa o successive riunioni, non trovasse un accordo, la parola (come fu per l’Aia della Ferriera) uscirà dall’ambito tecnico, e passerà alla decisione politica della Regione.
Lo stesso schema, entro il termine di aprile, si ripresenterà per l’autorizzazione definitiva, ultimo atto del procedimento gestito dal servizio Energia della Direzione regionale ambiente. Il ministero ha già oltre due anni fa approvato la Valutazione d’impatto ambientale (Via), con molte prescrizioni, Gas natural ha risposto con molte modifiche al progetto: tecniche, di sicurezza e di impatto sul paesaggio. Tutte depositate in Regione. I passi ministeriali sono finiti. Ora tocca al territorio. Se gli enti riuniti dicessero per esempio “sì al rigassificatore”, l’autorizzazione avrebbe valore definitivo, dal giorno dopo potrebbero cominciare i lavori.
Alla conferenza dei servizi decisiva parteciperanno numerosissimi enti (il Comune di Muggia, escluso, ha fatto ricorso al Tar per essere riammesso). Secondo la legge regionale 7 del 2000, il processo decisorio della conferenza dei servizi ha questi termini: tranne che per le materie di ordine sanitario, esiste il “silenzio-assenso” (chi non partecipa è come se votasse “sì”); il dissenso subisce una classificazione, se è “qualificato” vale di per sè, in caso contrario si passa a ulteriori consultazioni per studiare una migliorìa convincente. Se da quella sede non esce invece un valido voto definitivo, è di nuovo la Regione a deliberare in sede politica. Tenendo conto o meno dei pareri tecnici. Partita all’ultimo respiro. Enti locali per il “no” (e pesa anche il “no” sloveno, appoggiato da un ricorso al Tar), Confindustria per il “sì”. Regione favorevole. Pdl però spaccato a metà.
Dopo il compatto voto negativo “bipartisan” del consiglio comunale di Trieste, dopo le prudenti virgole del ministro dell’Ambiente Corrado Clini durante la sua audizione a Trieste, ora tocca alla Provincia. La Giunta Poropat decide oggi il proprio orientamento. Porterà la delibera in consiglio il giorno 12. Riflessioni fino all’ultimo: «È un passo difficile – secondo l’assessore all’Ambiente Vittorio Zollia -, non si tratta solo un’opinione di natura politica». A tutt’oggi la Provincia non sa se nuovi documenti siano arrivati o meno.
Ma c’è di più: la Regione stessa ha dubbi procedurali. Si sta accertando se l’imminente conferenza dei servizi decisoria debba tenersi a Trieste o a Roma. Mentre British Gas Italia scappa da Brindisi perché in 11 anni non ha chiuso la sua partita col rigassificatore, mentre Gas natural diffida per fretta, i dubbi in campo sono più d’uno, e l’esito dunque sarà tutto da vedere.
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Dal Piccolo del 08/03/12
Furti, linea dura delle Coop Anche per due arance
Ha scelto di costituirsi parte civile in ogni processo per le “spese gratis” chiedendo 500 euro. Ogni anno 3 milioni di merce rubata, il 3% del fatturato
di Claudio Ernè
Cinquecento euro di risarcimento per due arance e un paio di bistecche sottratte dal bancone di vendita del supermercato che le Cooperative operaie gestiscono in Largo Barriera.
Questa somma, quasi identica a quanto tanti anziani percepiscono ogni mese per sopravvivere, è stata chiesta come risarcimento a una pensionata di 77 anni che aveva infilato nella borsetta la frutta e la carne e si era presentata alla cassa con altri generi alimentari.
Un altro cliente l’aveva vista rubacchiare e aveva segnalato alla cassiera il tentato furto. In breve V.F., per la prima volta nella sua lunga vita è stata rinviata a giudizio per furto e due giorni fa è stata convocata davanti al giudice Marco Casavecchia per essere processata pubblicamente. Rischia in astratto da uno a sei anni.
In aula le Cooperative operaie si sono costituite parte civile e hanno chiesto 500 euro di risarcimento per le arance e le bistecche, peraltro regolarmente pagate dall’imputata dopo essere stata colta con la merce nella borsetta. Il valore totale della merce sottratta era di 19,88 euro e a molti è apparsa sproporzionata la richiesta di risarcimento di 500 euro.
Il processo – il primo in cui le Coop si sono costituite parte civile chiedendo di essere risarcite per il danno “morale” patito in conseguenza del furto – è slittato a nuova data ma la severa linea di condotta delle coop ha suscitato reazioni opposte.
«Pietà l’è morta» ha affermato un legale che ritiene che alla base del “prelievo” effettuato dalla pensionata vi sia l’indigenza che accomuna l’imputata a tanti anziani costretti a sopravvivere con la pensione “minima”.
«Il furto è furto e non può essere giustificato nemmeno dalla fame» ha ribattuto, severo, un collega. «E’ un segno preciso della crisi economica che si sta estendendo e penalizza i più poveri» ha aggiunto un terzo. Certo è che le Coop subiscono ogni anno a Trieste “prelievi” ingiustificati di merce dai propri supermercati per un valore complessivo di tre milioni di euro. Il tre per cento del fatturato, una cifra enorme che si riflette sul bilancio e, necessariamente, anche sui prezzi praticati al dettaglio.
«I furti nei supermercati sono in costante aumento», ha affermato ieri il presidente delle Cooperative operaie Livio Marchetti. «Abbiamo dovuto assumere adeguate contromisure, potenziando la sorveglianza ma anche scegliendo di denunciare alla magistratura tutti i furti che vengono scoperti, indipendentemente dalla loro entità, consistenza e valore. Spesso ci vengono rubati superalcolici, profumi, creme per il corpo, non solo arance o mele. Allo stesso tempo abbiamo deciso di costituirci parte civile in ogni procedimento proprio a tutela dei nostri soci e dei nostri clienti».
Secondo il presidente Livio Marchetti «chi si rende responsabile di un furto commette un atto punito dalla legge, indipendentemente dall’entità di quanto ha prelevato e dal tipo di prodotto sottrattoci. I furti ci danneggiano e danneggiano anche i nostri soci e i nostri clienti. A tutela di queste persone le Cooperative operaie hanno scelto la strada più complessa, ma anche quella che tutela i propri consumatori e lancia pubblicamente un segnale concreto della propria responsabilità e del proprio impegno». In sintesi tutti sono avvisati.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 08/03/12
Casi di scabbia al Cie Tre medici sotto inchiesta
Grazie agli impegni e agli investimenti della Regione, nel 2011 gli incentivi hanno permesso a circa 5.500 famiglie di ottenere un contributo per l’acquisto di una automobile a basso consumo energetico. Lo ha annunciato il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, a margine della predisposizione della delibera di Giunta che sintetizza i risultati del provvedimento e rendiconta i risultati dell’investimento effettuato dall’Amministrazione regionale. «Il provvedimento attivato nel 2011 – ha spiegato Ciriani – ha permesso di rinnovare parte del parco macchine regionale, immettendo sulle strade circa 5.500 nuovi veicoli Euro 5 a basso consumo o ecologici. Si tratta di un importante risultato, in quanto le famiglie hanno potuto usufruire di un contributo per abbassare il costo dell’acquisto e al tempo stesso si è favorito il ricambio di automezzi vecchi e inquinanti». La Regione ha investito oltre 5,4 milioni di euro per sostenere con il contributo pubblico l’acquisto di 5.426 veicoli Euro 5 e 63 auto ecologiche. di Luigi Murciano wGRADISCA Tre medici indagati per la mancata segnalazione di casi di scabbia fra gli ospiti del Cie e del Cara. Nuovo colpo di scena con protagonista la doppia struttura per migranti di Gradisca d’Isonzo: è di ieri la notizia che tre sanitari alle dipendenze della Connecting People, il consorzio siciliano che dal 2008 gestisce il centro immigrati di via Udine, sarebbero finiti sotto la lente della magistratura per avere omesso di segnalare alle autorità la presenza di alcuni casi di dermatosi contagiosa all’interno della struttura isontina per migranti. Uomini delle Fiamme Gialle e della Digos avrebbero acquisito nei locali del presidio sanitario del centro immigrati una folta documentazione, a partire dalle cartelle cliniche. Il fatto contestato risalirebbe allo scorso inverno. A fine novembre, dopo l’individuazione di un caso sospetto di dermatite, una dozzina di richiedenti asilo del Cara erano stati infatti posti in isolamento per evitare che la presunta epidemia dilagasse. Questione peraltro delicata dal momento che gli asilanti sono liberi di circolare in orario diurno sul territorio isontino. La Prefettura goriziana, al tempo interpellata, dichiarò che successive analisi svolte presso l’azienda sanitaria isontina avevano fatto rientrare l’allarme. L’indagine sull’omessa diagnosi segue di poche settimane quella sulle presunte false fatturazioni per le forniture di materiali nell’assistenza alla persona che la stessa Connecting People di Trapani avrebbe emesso nei confronti della Prefettura goriziana (e quindi dello Stato), gonfiando la reale presenza di ospiti all’ex caserma Polonio. Lo scopo: incrementare le entrate derivanti dal forfettario di 42 euro al giorno ad immigrato previsto dal contratto. In quel caso il reato ipotizzato sarebbe di truffa allo Stato. Proprio come qualche settimana fa, la notizia del caso-scabbia trapela a poche ore da un decisivo appuntamento al Tar di Trieste: oggi, secondo indiscrezioni, potrebbe infatti essere depositata la sentenza sul ricorso che la Connecting People ha presentato contro la Prefettura di Gorizia per la revoca dell’affidamento triennale della nuova gestione di Cie e Cara al colosso francese Gepsa a causa di “gravi carenze formali” nella presentazione dell’offerta. Secondo indiscrezioni, anche questo bando di gara sarebbe finito al vaglio degli inquirenti. Interpellato sul nuovo fronte di indagine aperto nei confronti della coop siciliana, il componente del comitato esecutivo della Connecting People Mauro Maurino esprime al tempo stesso tranquillità e sconcerto: «C’è un atmosfera strana. Non abbiamo alcuna notizia di avvisi di garanzia né per questa vicenda né per quella relativa alle fatturazioni. Solo acquisizioni di documenti. Ma fa piacere che la notizia trapeli, così tutti possono capire cosa sta accadendo. Prima di denunciare un caso di scabbia, bisognerebbe averlo diagnosticato. Ma né il personale sanitario del Cara, né i successivi accertamenti specifici nelle strutture ospedaliere hanno condotto a una diagnosi. Ci sarà pure un motivo… Piuttosto è quantomeno curioso che Finanza o Digos si occupino di dermatiti».
Messaggero veneto del 08/03/12
Scabbia al Cie, indagati tre medici
La lettera porta la data del 2 novembre 2009 e fu inviata dalla Prefettura di Gorizia alla Questura dello stesso capoluogo isontino, per chiedere il riscontro giornaliero della rispondenza tra quanto indicato nei mattinali di “Connecting people” e quanto rilevato dalla polizia, ai fini della correttezza e della congruità dei pagamenti effettuati, a fronte delle fatture emesse dal consorzio trapanese. È attorno a quella nota, acquisita già nel corso degli accessi effettuati da Gdf e Digos nel palazzo di Governo a metà febbraio, che gli inquirenti hanno costruito buona parte delle indagini, volte a verificare la regolarità delle forniture eseguite dall’ente gestore (“Connecting people”, appunto), all’ente pagante (la Prefettura, in quanto emanazione del Viminale). L’ipotesi al vaglio è che, nell’ambito di quelle operazioni, siano stati commessi reati di peculato e frode in pubbliche forniture. Ed è in quella medesima direzione che stanno muovendo le ulteriori acquisizioni disposte dai pm nella stessa Prefettura. Ordini di servizio, direttive interne e qualsiasi altra disposizione volta a disciplinare le procedure di pagamento delle fatture, ma anche le modalità dei controlli a monte dei mandati di pagamento e le competenze e relative responsabilità in capo alla Prefettura. (l.d.f.) di Luana de Francisco wGORIZIA Continuano a ritmo serrato gli accessi della speciale task-force formata da militari della Guardia di finanza e agenti della Digos negli uffici della Prefettura di Gorizia, nei quali la Procura del capoluogo isontino ritiene siano conservati documenti di massimo interesse per la maxi-inchiesta avviata poco più di sei mesi fa sulle modalità di gestione e di fornitura di servizi alla persona del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo, ma anche sulle stesse procedure della gara d’appalto che, lo scorso giugno, portò all’affidamento dell’attuale gestione (2011-2014) a un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa. Due le ipotesi di reato formulate dai magistrati, i pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, nel procedimento che ha già portato gli inquirenti ad acquisire una notevole mole di materiale cartaceo nel palazzo del Governo e, almeno in un’occasione, anche nella Questura di Gorizia: non soltanto la frode nelle pubbliche forniture, come già anticipato nei giorni scorsi, ma pure il peculato. E molti di più – oltre una dozzina -, a quanto appreso, i filoni d’indagine ai quali la Procura starebbe lavorando. Compreso quello che vede già iscritti sul registro degli indagati tre medici. Tutti coinvolti in qualità di sanitari operanti all’interno delle due strutture per conto dell’ente gestore, il consorzio “Connecting people” di Trapani, tutt’ora alla guida dei centri in “prorogatio”. Per effetto, cioè, della decisione del Tar del Fvg di sospendere l’aggiudicazione dell’appalto al gruppo Gepsa, in attesa di discutere nel merito il ricorso promosso dal consorzio siciliano contro la Prefettura. Al centro del fascicolo, i casi di scabbia accertati al Cie e al Cara il 30 novembre scorso. L’accusa contestata ai tre professionisti è di avere omesso di denunciare alle competenti autorità il manifestarsi di episodi o di sospetti episodi tra gli ospiti del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Omissioni e ritardi di segnalazione, dunque, ma anche di intervento, per non aver posto in essere le misure igieniche, atte a impedirne la diffusione. Da qui, il decreto di perquisizione disposto dai magistrati e notificato dai Cc del Nas di Udine ai tre indagati: il 69enne Salvatore Cutrupi, residente a Cormons, il 59enne Carlo Snidero, a Dolegna del Collio, e il 38enne Walter Ziani, a Gorizia. Obiettivo: acquisire tutta la documentazione medica relativa ai casi di scabbia e le comunicazioni intercorse tra i gestori dei due Centri, l’Azienda sanitaria e la Prefettura. L’allarme era scattato già all’indomani dell’accertamento dei primi casi e a lanciarlo era stato il Sap, preoccupato per i rischi di eventuale contagio corsi dal personale di Polizia. Tanto più in assenza di dati certi sul numero e sull’identità stessa delle persone infette. A gettare acqua sul fuoco, tuttavia, era stata la stessa Prefettura, precisando come l’immigrato del Cie cui era stata diagnosticata la scabbia fosse stato messo in isolamento e come le analisi dell’Ass sugli ospiti del Cara fossero risultate tutte negative. Quanto al filone relativo alle forniture, finora risulta indagato soltanto Giuseppe Scozzari, legale rappresentante di “Connecting people”, sottoposta a perquisizione già nelle prime fasi dell’inchiesta. Nel mirino, le fatturazioni delle forniture: dalla mensa, all’acqua, alle schede telefoniche. Tutti beni finanziati dal ministero degli Interni, in base alla quota forfettaria fissata per ciascun ospite. Gli investigatori intendono verificare la regolarità delle fatture emesse dall’ente gestore. Capire, cioè, se siano state conformi rispetto al numero degli immigrati presenti nel Cie-Cara e rispetto a quanto poi erogato dal Viminale attraverso la Prefettura. Ma anche se il denaro erogato sia stato poi effettivamente utilizzato per realizzare i servizi indicati e se non vi sia dunque stata truffa ai danni dello Stato. Nel fascicolo sulle presunte responsabilità penali (l’ipotesi è il peculato) in relazione alla gara bandita dalla Prefettura per l’affidamento della gestione 2011-2014, intanto, è o starebbe per confluire un nuovo importante elemento d’indagine: i pareri a suo tempo chiesti dalla Prefettura all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Trieste sulla procedura di gara.
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Abbiamo pensato di dare vita a una campagna di pressione sul Piccolo affinchè pubblichi l’appello a Monti dei 360 professori universitari per ridiscutere l’utilità della linea Torino-Lione.
Questo documento sta venendo sistematicamente censurato dai media proprio perchè scomodo.
Chiediamo a tutt* di inviare mail e lettere al Piccolo chiedendo che venga pubblicato.
Qui sotto i recapiti del piccolo e sotto e in allegato il testo dell’appello con le firme.
Giovedì della prossima settimana -se non sarà pubblicato- andremo in tanti al piccolo a chiederne di persona la pubblicazione.
Spargete questo messaggio e tempestate il piccolo!
Comitato NOTAV di Trieste e del Carso
ps mettete la nostra mail notavtriestecarso@gmail.com in cc così sappiamo quanta gente ha mandato il documento.
Per mandare email:
Per spedire lettere:
Redazione de “Il Piccolo”
Via Guido Reni, 1 34123 Trieste
Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti
Gennaio 2012
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
Gennaio 2012
Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
e altri 356 docenti
Note
1 L‘accordo del 2001 tra Italia e Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede all’art. 1 che “I Governi italiano e francese si impegnano (…) a costruire (…) le opere (…) necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario merci-viaggiatori tra Torino e Lione la cui entrata in servizio dovrebbe avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti.” Non ostante la prudenza contenuta in questo articolo, i Governi italiani succedutisi hanno fatto a gara per dimostrare che la data di saturazione della linea storica era dietro l’angolo. I fatti hanno dimostrato il contrario, ma – inspiegabilmente – non vi sono segnali di ripensamento da parte dei decisori politici.
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