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ENERGIA/ La Lega vuole il Nucleare e TERNA vuole l’elettrodotto aereo

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NO ALL’ELETTRODOTTO, NO AL NUCLEARE

ed infatti… la Confindustria rilancia!

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ENERGIA/ Monfalcone: Città (de)nuclearizzata???

Al di là delle recenti sparate di Ballaman sul nucleare in regione, a Monfalcone (dove tanti paventano ci sarà una futura centrale nucleare come se non bastassero la centrale a carbone, l’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia, il possibile centro a biomasse a Bistrigna oltre al paventato rigassificatore in golfo) il nucleare sta già sbarcando con la ditta Mangiarotti Nuclear che nel capoluogo bisiaco farà produzione di grandi componenti per impianti a energia nucleare.

Il tutto sembra senza riassorbire nella produzione come novelli Homer Simpson gli operai ex-Ineos che probabilmente verranno trombati a favore dei colleghi lombardi della Mangiarotti o di italiani d’Argentina rientrati e formati con i fondi regioanali (mentre per loro pare i fondi siano esauriti).

Alla faccia del comune “denuclearizzato”…

 


Il Piccolo, 04 maggio 2010

TRASFERIMENTO DELLA PRODUZIONE DA MILANO IN REGIONE 
Protesta contro la Mangiarotti

È protesta contro la Mangiarotti, la società che ha acquistato i terreni ex Ineos a Monfalcone. Ma non da parte dei lavoratori monfalconesi, che sperano di essere riassorbiti. Bensì da quelli della Mangiarotti Nuclear di Milano che domani saranno a Trieste per manifestare contro il temuto trasferimento della produzione nella nostra regione. Una protesta che potrebbe incidere sul riassorbimento degli ex Ineos che hanno perso il lavoro. E non solo perchè la professionalità richiesta è molto elevata e specifica, visto il prodotto che sarà realizzato nel sito, cioè grandi componenti per centrali nucleari. Una parte della manodopera dello stabilimento in fase di completamento al Lisert potrebbe arrivare quindi da Milano, cioè dall’ex fabbrica Ansaldo Nucleare e poi Camozzi, che ha ceduto l’attività (ma non il terreno) a Mangiarotti nel 2008. Da mesi le Rsu del sito milanese sono in lotta contro la società accusata di non aver mantenuto i patti, dirottando un’importante commessa di Westinghouse per una centrale cinese verso lo stabilimento di Pannellia di Sedegliano in provincia di Udine. I 136 lavoratori della Mangiarotti Nuclear sono convinti che l’obiettivo sia trasferire tutta la produzione tra il Friuli e Monfalcone, chiudendo Milano la cui area sarebbe oggetto di una speculazione edilizia. Di certo c’è che le Rsu e i lavoratori della fabbrica saranno domani a Trieste per protestare sotto la sede della Regione e in Friuli davanti alla sede della Mangiarotti. Secondo i rappresentanti sindacali milanesi, una parte dei lavoratori sarà costretta ad accettare il trasferimento a Monfalcone, riducendo il numero di manodopera locale riassorbibile nella nuova attività industriale del Lisert. Mangiarotti ha comunque mantenuto l’impegno di utilizzare ex dipendenti Ineos e lavoratori locali negli interventi di ripristino del sito, realizzazione dei nuovi impianti e poi nell’avvio degli stessi. (la.bl.)

 

Il Piccolo, 06 maggio 2010

Mangiarotti fra due fuochi, ex Ineos e Nuclear di Sesto si contendono i posti di lavoro
Protesta a Trieste delle maestranze della fabbrica lombarda

Siamo alla ”guerra dei poveri” tra i lavoratori della Mangiarotti. Di fronte le maestranze della Mangiarotti Nuclear di Sesto San Giovanni e quelli dell’ex Ineos di Monfalcone. Tutti rischiano di restare senza lavoro e rivendicano la tutela dei loro posti. Una guerra che ha visto ieri i lavoratori lombardi manifestare a Trieste. La Regione, che li ha ricevuti in delegazione, si è detta disponibile a avviare un confronto con l’azienda e con le istituzioni sul riassetto della Mangiarotti Nuclear, che ha sede in Friuli Venezia Giulia e un’unità produttiva anche in Lombardia.
È quanto almeno emerso nell’incontro che l’assessore alle Attività produttive Luca Ciriani ha avuto ieri con i lavoratori dello stabilimento di Sesto che hanno espresso la preoccupazione per un progressivo ridimensionamento del ”loro” stabilimento a rischio di chiusura, soprattutto dopo che la Mangiarotti Nuclear, che produce componenti per centrali nucleari, ha rilevato il sito della ex Ineos di Monfalcone, scelto per il suo diretto collegamento con le banchine portuali. L’azienda ha recentemente chiesto di prolungare la cassa integrazione per l’80% degli addetti di Sesto, un centinaio. I rappresentanti di Sesto si pongono l’obiettivo di mantenere in Lombardia la progettazione e la produzione dei componenti meccanici, che verrebbero poi assemblati a Monfalcone, secondo gli impegni a suo tempo sottoscritti con l’ex proprietà dello stabilimento lombardo, il Gruppo Camozzi. È stata sottolineata l’alta professionalità delle maestranze di Sesto, non riproducibile facilmente altrove. Ciriani ha assicurato che saranno condotti alcuni approfondimenti sui programmi della Mangiarotti Nuclear, coinvolgendo il Comune e il Consorzio industriale di Monfalcone, assieme alla Provincia di Gorizia.

ENERGIA/ Confindustria «Sì all’ellettrodotto aereo E sì anche al nucleare»

Non stupisce questa posizione di Confindustria (del resto a chi giovano elettrodotto e nucleare?) e solo con una stolida ingenuità si poteva pensare il contrario.

Noi siamo per un diverso modello di sviluppo: Né elettrodotto, Né nucleare: Non servono!


Messaggero Veneto DOMENICA, 9 MAGGIO 2010

 

Non si placano le polemiche sull’elettrodotto ad alta tensione Redipuglia-Udine Ovest. Questa volta a ribadire la necessità dell’impianto e la sua realizzazione aerea è il presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci, il quale interviene in risposta a interpretazioni di parte su dichiarazioni rese nel corso di un recente dibattito televisivo che sono state diffuse alla stampa da Aldevis Tibaldi, del Comitato per la vita del Friuli rurale.

«Non mi dispiace affatto contraddire Tibaldi – afferma Luci – ma il supposto “compiacimento per la non contrarietà di Confindustria alle tesi del Comitato”, come è stato riportato, è strumentale. E non ho espresso mai “prudenza” nei confronti dell’elettrodotto».

«La nostra Regione – aggiunge Luci – possiede una rete ad alta tensione vecchie e insufficiente. Viene ora utilizzata al limite della capacità e della sicurezza con rischi oggettivi per la continuità delle forniture. La realizzazione dell’elettrodotto, potenziando la magliatura della rete, costituisce garanzia di approvvigionamento delle famiglie e delle imprese (in particolare delle Province di Udine e Pordenone), riduce i rischi di disservizi, assicura stabilità e migliora la qualità del servizio elettrico. Quindi è una necessità».

Secondo il presidente di Confindustria Udine, la soluzione interrata risulta presentare un impatto ambientale superiore, pone maggiori interferenze nella gestione di esercizio, è meno affidabile e meno sicura, viene ad asservire aree superiori in termini di superficie di 40 volte rispetto all’opzione aerea. «Oltre a costare molto di più – precisa Luci –, soluzione tedesca o meno. E le famiglie e le imprese si aspettano che l’energia elettrica sia disponibile e che costi meno. Per questo l’“aereo” rappresenta la soluzione più coerente».

Luci chiarisce poi la sua posizione sul nucleare. «Premesso che stiamo pagando con un’energia più cara il peso delle non scelte del passato, va rilevato come le tecnologie per la produzione di energia nucleare sono molto più avanzate di 30 anni fa. Su questi temi bisogna stare attenti, ma le scelte vanno compiute e le tecnologie lo consentono. Quindi il nucleare è un’opzione cui il nostro Paese in un quadro di integrazione delle fonti di energia non può rinunciare. Sosteniamo la giunta regionale nel perseguire l’obiettivo della partecipazione all’ampliamento della centrale di Krsko. Se non sarà percorribile, andranno valutate soluzioni locali di cui non si deve temere a priori».

PETROLIO/ Golfo del Messico/ Le immagini della falla

L’energia padrona e i padroni dell’energia. E’ proprio una catastrofe. «Perdita greggio 12 volte superiore alle ammissioni»

L'onda nera, ecco la falla sottomarina

Rigassificatore / L’Authority spinge; il metanodotto si farà

L’Authority spinge il rigassificatore di Zaule

di MARCO BALLICO UDINE «Auspico almeno un rigassificatore nell’Alto Adriatico. Italiano». Anche la Slovenia vuole un impianto? Una sfida con Trieste o ci sarà spazio per la convivenza? Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ”tifa” per tutte le infrastrutture «utili» ma, nello specifico, non ha dubbi: «Serve un rigassificatore italiano». La preferenza, anche della giunta regionale conferma Luca Ciriani, è per il terminal a terra di Zaule. A Udine, dopo un incontro con Renzo Tondo, gli assessori Ciriani e Federica Seganti, il direttore del settore tariffe dell’Autorità Egidio Fedele Dell’Oste, il friulano Ortis incontra i giornalisti sui vari temi dell’energia annunciando anche, con la Seganti, che l’Agenzia per la cooperazione dei regolatori europei, operativa a Lubiana dal prossimo anno, sarà diretta dal triestino Alberto Pototschnig, «candidatura sostenuto con successo dall’Autorità assieme al governo, al vicepresidente della Commissione Tajani e ai nostri parlamentari europei». Tra i compiti dell’Agenzia «promuovere l’armonizzazione delle regole a livello di Ue e facilitare gli investimenti, anche per meglio integrare i mercati dell’energia elettrica e del gas, per ampliare e rendere più efficienti gli scambi transfrontalieri, a beneficio dei consumatori finali». L’Agenzia potrebbe anche aiutare le imprese regionali a pagare di meno l’energia. Problema chiave in un Friuli Venezia Giulia «per cui si prevede un aumento dei consumi che imporrà la necessità d’importazione». In una regione strategica per posizione geografica due sono le conseguenti priorità, rimarca quindi Ortis, «il rafforzamento delle linee, per scongiurare qualsiasi rischio di blackout, e la convenienza economica, che si ottiene attraverso lo sviluppo delle reti sia dell’energia elettrica che del gas. Lo stesso sviluppo delle energie rinnovabili dipende dall’avere reti adeguate che devono guardare non solo al trasporto dell’energia, ma anche alla capacità di ricevere e distribuire quella prodotta pure da piccole fonti». Un deciso appoggio, dunque, a rigassificatori, potenziamento dei metanodotti e degli stoccaggi: «In regione ci sono progetti che mi auguro trovino rapida attuazione – afferma Ortis – dato che Friuli Venezia Giulia e l’intero Paese hanno bisogno di aumentare le capacità di importazione per approfittare di quello che sta succedendo sui mercati internazionali del gas dove è comparso il gas cosiddetto non convenzionale a prezzi interessanti». Di qui l’importanza delle opere infrastrutturali. Il rigassificatore italiano nell’Alto Adriatico ma anche gli elettrodotti: si attendono i via libera statali per l’impianto Udine Ovest-Redipuglia e regionali – con Ciriani che assicura che «quello energetico è un tema centrale per lo sviluppo del territorio» – per la linea Somplago-Würmlach, «collegamenti elettrici sicuramente importanti», dice Ortis. Meglio l’elettrodotto interrato o quello aereo? «La soluzione interrata costa di più e pone problematiche di sicurezza maggiori». «Come presidente dell’Autorità – conclude – posso d ire che sul mercato e sulla borsa elettrica abbiamo inserito prodotti interessanti, che riguardano i contratti a lungo termine per l’energia elettrica, per favorire qualsiasi iniziativa industriale dal lato della produzione».

Villesse, il metanodotto frena il rigassificatore

di PIERO RAUBER Da quali labbra deve pendere Gas Natural se vuole la benedizione per fare il rigassificatore a Zaule? Da quelle dello Stato, della Regione o del Comunedi Trieste? Sostanzialmente da tutte e tre, se si considera ciò che è uscito ieri dall’audizione dell’attuale assessore regionale all’Ambiente, Elio De Anna, e del suo direttore centrale Roberto Della Torre, promossa dal presidente della Quarta commissione del Consiglio regionale competente in materia, Alessandro Colautti, su proposta di Sergio Lupieri del Pd. Il consigliere triestino di piazza Oberdan aveva infatti chiesto di sapere a che punto fosse l’iter autorizzativo. Ma le risposte, a quanto si è sentito, non si sono limitate a tale quesito, che si è rivelato forse, a conti fatti, il meno soddisfatto. Vaga, molto vaga, è stata anzitutto la risposta numero uno, quella sui tempi. «Alla Regione – così De Anna – una volta arrivato il parere di Via dal ministero dell’Ambiente compete l’attività di autorizzazione. Il ministero dello Sviluppo economico ci ha comunicato che la Regione non avrebbe potuto procedere finché non fosse arrivato dal ministero dell’Ambiente l’altro parere di Via sul metanodotto della Snam per lo snodo di Villesse». Ebbene, la seconda Via sarebbe sì vicina, ma di quanto gli uffici regionali non lo sanno proprio. «L’iter – la puntualizzazione di Della Torre – sembrerebbe a buon punto. Se la Via si fosse già conclusa, ma di questo non abbiamo ancora avuto notizia, a breve potremmo riprendere il percorso autorizzativo come Regione». Una Regione che, però, più per indirizzo politico che istituzionale, ora sarebbe pronta ad alzare la voce con il Governo amico, interfacciato oltretutto da un sottosegretario all’Ambiente che è triestino: Roberto Menia. «Ieri (mercoledì scorso , ndr ) – l’ammissione dello stesso De Anna – in giunta si è aperta una discussione. Quando lo Stato ci dice ”non potete autorizzare niente fino a quando non vi diamo la seconda Via sul metanodotto”, a me suona come un ”l’autorizzazione finale ve la diamo noi”. Per questo faremo azioni concrete, nelle sedi giuridiche e istituzionali, per rivendicare questa competenza che, formalmente, peraltro ci viene già riconosciuta». Ma a rivendicare non è mica solamente la Regione. Pure il Comune di Trieste reclama un ruolo decisivo. Lo fa con il consigliere comunale e soprattutto regionale, del Pdl, Piero Camber, ieri presente alla parte finale dell’audizione. Pesante il suo ammonimento: «Ricordo che il Consiglio comunale ha già votato contro il rigassificatore due volte. La Regione potrà dare certo la sua autorizzazione, ma poi servono altre cose, a partire dalle concessioni edilizie». Che spettano a chi? Al Comune, ovviamente. «E allo stato attuale – rincara la dose l’esponente berlusconiano – queste sono cose che non si intendono dare dal momento che non si capisce quali possano essere i benefici per la nostra città. Avevamo chiesto una quota di partecipazione del 30% per AcegasAps, ci hanno offerto un misero 8%. E le royalties? Non hanno mai voluto rispondere. Finora abbiamo avuto a che fare con un soggetto che non conosciamo affatto». E qui Camber ha incrociato l’approvazione di Lupieri, che era stato precedentemente contestato, invece, dall’altro consigliere triestino d’area forzista, Maurizio Bucci, secondo cui «la richiesta di audizione di oggi (ieri ndr ) è sostanzialmente inutile e dettata da opportunità partitiche in vista della campagna elettorale del 2011». Lupieri però ha incassato e rilanciato, proponendo a De Anna una giornata d’approfondimento con tutti gli assessori coinvolti, alla presenza delle associazioni ambientaliste e civiche: «La Regione – ha detto il rapppresentante del Pd – deve riconoscere una determinata competenza al territorio. È giusto che questo possa dare il proprio assenso, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà».

Rigassificatore, via libera al metanodotto

di PIERO RAUBER Da quali labbra deve pendere Gas Natural se vuole la benedizione per fare il rigassificatore a Zaule? Da quelle dello Stato, della Regione o del Comune? Sostanzialmente da tutte e tre, se si considera ciò che è uscito ieri dall’audizione dell’attuale assessore regionale all’Ambiente Elio De Anna, e del suo direttore centrale Roberto Della Torre, promossa dal presidente della Quarta commissione del Consiglio regionale competente in materia, Alessandro Colautti, su proposta di Sergio Lupieri del Pd. Il consigliere triestino di piazza Oberdan aveva infatti chiesto di sapere a che punto fosse l’iter autorizzativo. Ma le risposte, a quanto si è sentito, non si sono limitate a tale quesito, che si è rivelato forse, a conti fatti, il meno soddisfatto. Vaga, molto vaga, è stata anzitutto la risposta numero uno, quella sui tempi. «Alla Regione – così De Anna – una volta arrivato il parere di Via dal ministero dell’Ambiente compete l’attività di autorizzazione. Il ministero dello Sviluppo economico ci ha comunicato che la Regione non avrebbe potuto procedere finché non fosse arrivato dal ministero dell’Ambiente l’altro parere di Via sul metanodotto della Snam per lo snodo di Villesse». Ebbene, la seconda Via sarebbe sì vicina, ma di quanto gli uffici regionali non lo sanno proprio. «L’iter – la puntualizzazione di Della Torre – sembrerebbe a buon punto. Se la Via si fosse già conclusa, ma di questo non abbiamo ancora avuto notizia, a breve potremmo riprendere il percorso autorizzativo come Regione». Una Regione che, però, più per indirizzo politico che istituzionale, ora sarebbe pronta ad alzare la voce con il Governo amico, interfacciato oltretutto da un sottosegretario all’Ambiente che è triestino: Roberto Menia. «Ieri (mercoledì scorso , ndr ) – l’ammissione dello stesso De Anna – in giunta si è aperta una discussione. Quando lo Stato ci dice ”non potete autorizzare niente fino a quando non vi diamo la seconda Via sul metanodotto”, a me suona come un ”l’autorizzazione finale ve la diamo noi”. Per questo faremo azioni concrete, nelle sedi giuridiche e istituzionali, per rivendicare questa competenza che, formalmente, peraltro ci viene già riconosciuta». Ma a rivendicare non è mica solamente la Regione. Pure il Comune reclama un ruolo decisivo. Lo fa con il consigliere comunale e soprattutto regionale, del Pdl, Piero Camber, ieri presente alla parte finale dell’audizione. Pesante il suo ammonimento: «Ricordo che il Consiglio comunale ha già votato contro il rigassificatore. La Regione potrà dare certo la sua autorizzazione, ma poi servono altre cose, a partire dalle concessioni edilizie». Che spettano a chi? Al Comune, ovviamente. «E allo stato attuale – rincara la dose l’esponente berlusconiano – queste sono cose che non si intendono dare dal momento che non si capisce quali possano essere i benefici per la nostra città. Avevamo chiesto una quota di partecipazione del 30% per AcegasAps, ci hanno offerto un misero 8%. E le royalties? Non hanno mai voluto rispondere. Finora abbiamo avuto a che fare con un soggetto che non conosciamo affatto». E qui Camber ha incrociato l’approvazione di Lupieri, che era stato precedentemente contestato, invece, dall’altro consigliere triestino d’area forzista, Maurizio Bucci, secondo cui «la richiesta di audizione di oggi (ieri ndr ) è sostanzialmente inutile e dettata da opportunità partitiche in vista della campagna elettorale del 2011». Lupieri però ha incassato e rilanciato, proponendo a De Anna una giornata d’approfondimento con tutti gli assessori coinvolti, alla presenza delle associazioni ambientaliste e civiche: «La Regione – ha detto il rapppresentante del Pd – deve riconoscere una determinata competenza al territorio. È giusto che questo possa dare il proprio assenso, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà».

RIGASSIFICATORI: un secco no da Koper

Da Il Piccolo prima pagina

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MERCOLEDÌ, 28 LUGLIO 2010

Pagina 11 – Trieste

Popovic: «Mai un rigassificatore a Capodistria»

Il sindaco sloveno si ribella: «A Lubiana sono tutti matti, vanno contro la gente»

di GABRIELLA ZIANI

 

«Sono malati in testa tutti quanti. Non lascerò mai che questi cretini di Lubiana si comportino così». Un rigassificatore dietro il porto di Capodistria? Usato come merce di scambio tra Slovenia e Italia per acconsentire a quello di Gas natural nella baia di Zaule? Il sindaco di Capodistria, Boris Popovic, è scandalizzato per l’idea in se stessa, che vuol combattere con ogni mezzo, dai tribunali in su e in giù. Ma si dimostra anche indignato per il comportamento della politica, dei partiti, del suo governo.

Così cade anche sulla sua testa come una pietra aguzza la notizia che ci sarebbe un accordo scritto, ma non firmato e dunque ancora informale, fatto arrivare da Lubiana a Roma. Nel quale Lubiana detta nuove condizioni per cambiar parere rispetto al pervicace «no» fin qui espreso in ogni sede, anche europea, al rigassificatore triestino. Chiede il nulla osta italiano a un pari impianto, da posizionare appunto a Capodistria, dietro il porto. Chiede che il gasdotto verso Villesse passi non per mare, ma per terra. Promette e chiede in cambio «non belligeranza» sull’ampliamento dei rispettivi porti. Fa intendere che da qui nasceranno fruttuose collaborazioni future in campo energetico.

Il sindaco di Capodistria trasecola. «Io ho sempre sospettato che dietro quelle proteste si nascondesse qualcosa. Ma non avrei mai pensato che qualcuno avrebbe parlato, che sarebbe venuto allo scoperto. L’ex sindaco di Capodistria e l’ex ministro dell’Ambiente, oggi presidente del Parlamento – afferma Popovic – erano da sempre favorevoli a un rigassificatore a Capodistria, ben prima che ci pensasse l’Italia. Ma finché sindaco sono io, questo non accadrà. Naturalmente faranno di tutto perché io non resti sindaco, tutti i partiti vogliono farmi fuori, perché non mi controllano. Io sono onesto».

Popovic ancora non ha digerito quello che considera il voltafaccia del presidente della Regione Renzo Tondo, appoggiato in campagna elettorale contro Illy solo perché aveva promesso «niente rigassificatori in golfo». Il precedentemente favorito Illy aveva perso il sostegno proprio per la sua politica in questo senso. Ma l’indignazione va oltre, assume un aspetto morale: «Non puoi – afferma accalorato il primo cittadino di Capodistria – batterti contro l’Italia parlando di pericoli per l’ambiente, e poi dire che il rigassificatore lo fai tu. I cittadini in Slovenia saranno contrari, su una cosa come questa può anche cadere il governo. E sarebbe quasi ora. Non gioca contro gli altri Stati, ma contro la propria gente. E questo è davvero troppo».

Popovic, eletto per due volte con una sua lista indipendente, non digerisce. «Mai, mai e poi mai i nostri politici hanno parlato bene di Berlusconi, adesso si fanno fotografare con lui, amici qui e amici là». Cavolate a non finire, dice Popovic, e in realtà lo dice peggio.

Quanto agli amici, Popovic mette una linea retta anche tra sè e l’«amico Dipiazza». «Su questo argomento non sono amico neanche un po’, glielo dico sempre ma non serve. Anche a Tondo ho rinfacciato le mancate promesse, mi ha risposto: ”Devi capirmi, tu hai gli elettori in Slovenia, e io li ho qui”».

I conti son dunque tutti aperti, e anzi comincia una battaglia nuova. Mentre sull’intenzione di costruire a Capodistria il Parco del mare che Trieste ha cassato, Popovic conclude: «Lascio passare ancora agosto, poi chiedo un appuntamento al presidente della Camera di commercio, Paoletti. E vediamo che cosa fare. Dò tempo. Così che nessuno possa dire ”Capodistria ci ha portato via questo e quello”».

NUCLEARE/ Inghilterra «non ci sono soldi» per nuove centrali nucleari.

Impegnarsi sull’eolico, questo è l’ordine

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Alta 130 metri, con apertura alare di 270

La nuova pala si ispira al seme del sicomoro

Il rivoluzionario generatore da 10 megawatt è stato pensato per essere posizionato in alto mare

Alta 130 metri, con apertura alare di 270

Eolico: nuova turbina disegnata
ispirandosi al seme del sicomoro

Il rivoluzionario generatore da 10 megawatt è stato pensato per essere posizionato in alto mare

La turbina eolica ispirata al seme del sicomoro (da Wind Power)
La turbina eolica ispirata al seme del sicomoro (da Wind Power)

– Un’enorme turbina eolica di nuova concezione disegnata ispirandosi al seme del sicomoro. L’ha ideata la Wind Power, una compagnia britannica, che ha pensato a un rivoluzionario aerogeneratore prendendo spunto dalla natura. Il primo di questi giganti (130 metri di altezza, 270 di apertura alare) potrebbe vedere la luce nel 2013-2014. L’ancoraggio sarebbe assicurato da cavi su fondali non superiori a 150 metri.LONDRA

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10 MEGAWATT – Il nuovo generatore, pensato per essere posizionato in alto mare, potrebbe produrre fino 10 megawatt di energia, sufficienti per 3 mila abitazioni. Il design è ispirato al seme del sicomoro, che cade a terra a spirale grazie ad «ali» a V. Al progetto stanno lavorando la Cranfield University, olter a Rolls Royce, Arup, Bp e Shell, nel tentativo di arrivare a una produzione di 20 megawatt. Recentemente il segretario per l’Energia britannico, Chris Huhne, ha chiesto la costruzione di più centrali eoliche in Gran Bretagna, affermando che «non ci sono soldi» per nuove centrali nucleari.

Redazione online
30 luglio 2010

RIGASSIFICATORE/ Squallido scambio tra Roma e Lubiana?

AMBIENTE

di GABRIELLA ZIANI Da un lato crea imbarazzo, e manda su ogni furia il sindaco di Capodistria, Boris Popovic. Dall’altro non trova conferme ufficiali nel governo sloveno il messaggio (non firmato) che alza la posta nel condizionare l’assenso di Lubiana al rigassificatore di Zaule, proponendo una sorta di patto leonino: Lubiana, suggerisce il documento, non si oppone più all’impianto di Gas natural a Trieste, e «il Governo della Repubblica italiana non si opporrà alla costruzione dei rigassificatore a Capodistria se la Slovenia decidesse di farlo costruire». Quel «se» mostra tuttavia che la decisione non è presa.
NO AI VETI. «Due rigassificatori nel Golfo? La logica dice che sono troppi. Come uscire da questa situazione? Le diplomazie servono a trovare soluzioni condivise. E gli incontri ci sono stati e ci saranno. Ma, se non si trova l’accordo, nessuno può avere il diritto di veto, non la Slovenia, e nemmeno l’Italia». È il commento di Roberto Menia, sottosegretario all’Ambiente, che ne ha parlato ieri a margine delle novità sui voli di linea a Ronchi. «La Slovenia vuole fare un rigassificatore a Capodistria? Lo faccia, anche se ho visto che non tutti sono d’accordo – ha aggiunto Menia -, il sindaco di Capodistria mi pare aver espresso con chiarezza il suo pensiero. Ma sono problemi loro, non mi intrometto».
UN MILIARDO. Popovic in effetti ha dato un giudizio sferzante sul governo sloveno nell’ipotesi che abbia davvero, e a sorpresa, deciso di avviare l’iter per il contestato rigassificatore, con annessa centrale elettrica, nell’area della Bonifica di Ancarano, 30 ettari nella zona del Porto, già individuati in base al progetto del valore di un miliardo di euro presentato dalla tedesca Tge Gas Engineering. Che proprio un mese fa ha vinto un ricorso al Tribunale amministrativo contro una delibera del ministero dell’Ambiente che nel 2009 le aveva negato il «permesso energetico». La pratica va rivista. INTERESSI. Dopo aver ribadito che le obiezioni slovene di natura ambientale sono «strumentali» e «nascondono altri interessi», Menia infine difende la soluzione del gasdotto sottomarino (che la Slovenia, in quel documento, chiede sia spostato a terra): «La Slovenia si è impegnata a far avere all’Italia le sue osservazioni ufficiali sul progetto entro la fine di luglio. Lo vuole interrato? Se così fosse, sarebbe un’altra osservazione pretestuosa – afferma il sottosegretario -, il gasdotto passa in acque interamente italiane, lontano dalle coste slovene, e costa meno della soluzione interrata. Comunque, a esprimersi e a decidere, sarà la commissione Via: dunque una commissione tecnica».
SCETTICI. Ma che cosa dice chi si era molto appoggiato al «no» sloveno per la propria battaglia antirigassificatore, in nome dell’ambiente, e cioé l’associazione Alpe Adria Green? Il suo presidente, Roberto Giurastante, assicura: «Siamo in costante contatto, anche a livello europeo, con ambienti governativi sloveni e non ci risulta affatto che l’opinione su Zaule sia cambiata in senso favorevole, anzi: pare sempre in lavoro il ricorso alla Corte di giustizia europea. Né che ci siano progetti su Capodistria. Se poi que sto risultasse vero, e vera questa nuova trattativa – prosegue Giurastante – io credo che le reazioni nel mondo politico sloveno e nella società civile sarebbero forti, il Governo di Lubiana dovrebbe dare molte spiegazioni a tutti, rendendo chiare le cose. Ma spesso abbiamo ascoltato voci fatte girare ad arte, e non corrispondenti al vero». Alpe Adria Green promette una conferenza stampa a Lubiana per fine agosto, per fare il punto sul dialogo italo-sloveno a livello europeo.
LE CARTE. «Chi ce l’ha tiri fuori la ”no paper”, cioé il documento sloveno» è invece la richiesta di Dario Predonzan, responsabile regionale energia e trasporti per il Wwf, che spinge perché si dia finalmente avvio a una procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica) transfrontaliera.
SCAMBIO. Predonzan peraltro aggiunge: «Che la lunga e tormentata vicenda dei rigassificatori in Alto Adriatico potesse risolversi in uno scambio, un ”do ut des” fra Governi, il Wwf lo aveva ipotizzato e paventato già da anni. Del resto già nel 2007 il ministero degli Esteri D’Alema aveva formulato la proposta: ammorbidimento sloveno sul rigassificatore di Trieste-Zaule in cambio di un accordo che comprendesse il sostegno italiano al raddoppio della centrale di Krsko e la collaborazione per la costruzione di un oleodotto tra Costanza e Trieste. Proposta sostanzialmente ribadita dal ministro Frattini meno di due anni dopo. Che la presunta intransigenza slovena sugli impianti di Gas Natural potesse prima o poi convertirsi in un atteggiamento ”mercantile” – conclude Predonzan – non deve quindi sorprendere».

La guerra dei rigassificatori: ora Juri chiede a Lubiana la verità sul «no paper»

di FRANCO BABICH CAPODISTRIA Dopo il “no comment” del gabinetto della presidenza del governo e le traballanti spiegazioni del ministero dell’Ambiente sloveno, anche dal ministero dell’Economia di Lubiana – competente in materia di impianti energetici – arriva un «non ne sappiamo nulla» sui presunti contatti diplomatici tra Slovenia e Italia per trovare un’intesa sui rigassificatori nel golfo di Trieste ma anche sui piani di ampliamento dei porti di Trieste e Capodistria. Sul “no paper” sloveno, nel quale Lubiana si dichiarerebbe disposta ad avallare la costruzione del rigassificatore di Zaule a patto che Roma si impegni a non intralciare eventuali progetti analoghi nell’area del porto capodistriano (di fatto Lubiana alza la posta nel condizionare il proprio assenso, ndr), nella capitale slovena continua a non trapelare nulla. «Non sappiamo a quali informazioni si riferisce il sottosegretario italiano. Non ci risulta che la Slovenia abbia mai inviato simili documenti all’Italia» è la breve risposta del Ministero dell’economia riportata ieri sulle pagine del quotidiano capodistriano Primorske Novice , che aveva chiesto spiegazioni su quanto Il Piccolo sta scrivendo ormai da diversi giorni, e sulle dichiarazioni del sottosegretario italiano all’Ambiente Roberto Menia. Sulla vicenda è intervenuto ieri anche il deputato capodistriano Juri, che, esattamente come ha fatto il Wwf triestino per bocca del responsabile regionale per l’energia e i trasporti Dario Predonzan, vuole spiegazioni sul “no paper”. In una interrogazione parlamentare rivolta ai ministri dell’ambiente Roko Zarnic e degli Esteri Samuel Zbogar, Juri chiede se esiste una proposta slovena all’Italia formulata sotto forma di “no paper”. Se esiste, continua Juri, quale organo lo ha preparato e su quali basi? Nel contempo, il deputato socialdemocratico capodistriano chiede ai due ministri se è’ ancora immutata la posizione del governo sloveno, che si è detto a sua volta contrario alla costruzione del terminal rigassificatore di Zaule. Ad ogni modo, dopo diversi giorni di silenzio, della cosa hanno cominciato ad occuparsi, anche se ancora abbastanza timidamente, pure i media sloveni. Le “Primorske Novice”, nel trattare l’argomento, rilevano comunque che la Tge Gas Engineering, la società che ha lanciato l’idea di un rigassificatore a Capodistria – che a giudicare dal “no paper” potrebbe essere una specie di “risposta” al terminal di Zaule – non dispone neanche della minima parte dei documenti necessari per avviare il progetto. Contro il rigassificatore a Capodistria, e contro quelli nel golfo di Trieste, si sono schierate inoltre ripetutamente le autorità locali con in testa il sindaco di Capodistria Boris Popovic.

TRIESTE: contro il Rigassificatore

Da il Piccolo

MARTEDÌ, 18 MAGGIO 2010

 

18maggio10trieste_14SIT-IN DI PROTESTA IN PIAZZA UNITÀ

«Soltanto elementi negativi per il territorio e i cittadini»

Nesladek: «Oggi qui in pochi perché ci hanno avvisati tardi, la prossima volta saremo almeno in duemila a dire no»

«Stavolta non siamo tanti perché ci hanno avvisato all’ultimo momento. La prossima, prometto che saremo almeno 2mila a dire di no al rigassificatore a Trieste». Ha avuto il tono di un proclama questa frase pronunciata ieri sera dal sindaco di Muggia, Nerio Nesladek, sotto le volte del palazzo della Camera di commercio, mentre all’interno si stava svolgendo il primo incontro, a porte rigorosamente chiuse, di Gas Natural Fenosa con le imprese della Provincia.

Nell’ambito della manifestazione di protesta – organizzata da Associazione nazionale assistenza pensionati, Lista Cittadini, Comitato salvaguardia del golfo, Comune di Muggia, Comune di San Dorligo della Valle-Dolina, Gruppo Beppe Grillo Trieste, Greenaction Transnational, Italia dei Valori, Legambiente, NoSmog, Partito dei Verdi, Uil Vigili del Fuoco, Wwf – Nesladek ha parlato di «mandato della gente ai rappresentanti istituzionali, a cominciare da noi sindaci di Muggia e Dolina, a combattere con tutte le nostre forze contro un progetto che presenta solo elementi negativi per il nostro territorio e la popolazione che ci vive». Accanto a lui Fulvia Premolin, sindaco di Dolina. «Assieme – ha proseguito Nesladek – portiamo il no al progetto di decine di migliaia di persone».

Si sono alternati in tanti a parlare, con la gente stretta attorno ai rapidi relatori, sotto le bandiere del Wwf, mentre una leggera pioggia ha avvolto il gruppo. Alfredo Racovelli, capogruppo in consiglio comunale a Trieste dei Verdi per la pace, ha severamente criticato «la scelta del presidente della Camera di commercio, Antonio Paoletti, di far svolgere l’incontro con i rappresentanti di Gas Natural a porte chiuse, lasciando così fuori i cittadini che sono i primi interessati dall’evolversi della situazione».

A dare maggiore evidenza alla volontà di opporsi al progetto, davanti alla piccola folla di persone, si sono schierati alcuni esponenti dei vari movimenti presenti, creando un cordone umano a formare la scritta “No gas”. Continuando a denunciare «l’assoluta inadeguatezza» delle valutazioni sui grandi rischi ambientali che l’impianto potrebbe avere, Adriano Bevilacqua, coordinatore regionale della Uil dei Vigili del fuoco, ha ricordato che «gli enti preposti alla sicurezza non sono attrezzati per i necessari controlli. In questa occasione – ha proseguito – abbiamo voluto dare spazio alle forti preoccupazioni legate alle conseguenze per lo sviluppo economico locale, rispetto al quale non sembra emergere alcuna prospettiva vantaggiosa per la comunità».

Per Paolo Bassi, coordinatore regionale dell’Italia dei Valori, «con questo progetto si vuole privilegiare l’interesse di pochi a scapito della sicurezza di tutti». «Non assisteremo da esclusi – si è letto su un comunicato diffuso nel corso della manifestazione dai Verdi – alle speculazioni che hanno già prodotto decenni di disastri ambientali, perché qui ci va di mezzo la salute dell’intera collettività».

Ugo Salvini

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IL PROGETTO PRESENTATO DAGLI SPAGNOLI ALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

«Rigassificatore, nessun intralcio al traffico portuale»

Gas Natural: minimo il raffreddamento dell’acqua. Confartigianato: restano i dubbi

 

di SILVIO MARANZANA

 

 

«Si tratta di un impianto all’avanguardia dal punto di vista tecnologico che garantisce la piena compatibilità con il traffico portuale esistente». Lo ha affermato ieri Ciro Garcia Amesto, project manager del rigassificatore progettato per il sito di Zaule da Gas Natural Fenosa a una platea composta da una trentina di rappresentanti di imprese triestine e di associazioni di categoria. «Il raffreddamento dell’acqua della baia di Zaule – ha precisato – sarà minimo e le immissioni di cloro saranno dieci volte sotto il limite di legge».

L’incontro si è svolto a porte sprangate nella Sala maggiore della Camera di commercio interdetta anche ai fotografi già prima dell’inizio della riunione, il che un’altra volta non ha favorito la comunicazione con la città, già considerata da molti versanti carente. Tutto ciò mentre davanti al portone di piazza della Borsa il gruppo dei contestatori, di cui riferiamo a parte, aveva un vivace scambio di battute con il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia casualmente di passaggio. Con gli incontri divulgativi ristretti si replicherà lunedì prossimo sempre in Camera di commercio, mentre una terza riunione si terrà poi in Assindustria.

Un’esposizione che ha comunque soddisfatto Vittorio Pedicchio, vicepresidente di Assindustria: «Per Trieste il rigassificatore è un’opportunità da non perdere – ha affermato – nella prospettiva dello sviluppo economico del territorio anche se il progetto, ancora alla fase iniziale, va ora portato avanti nella massima chiarezza per quanto riguarda la sicurezza dell’impianto, i rischi per la popolazione e la salvaguardia dell’ambiente». Anche sotto questi aspetti secondo Pedicchio, Gas Natural Fenosa è partita in modo corretto. «E poi – spiega – mi hanno impressionato alcuni numeri che sono stati ribaditi da Garcia Amesto. Il rigassificatore infatti costerà 550 milioni di euro di cui 400 milioni andranno a vantaggio delle imprese di costruzione e di servizi locali. Durante i tre-quattro anni in cui si portrarranno i lavori è stato detto che opereranno 1.500 persone e inoltre Gas Natural impegnerà 30-40 milioni di euro per la bonifica del sito».

Quasi diametralmente opposto invece il parere di Sergio Burlin del direttivo della Confartigianato: «Un’esposizione molto lacunosa che non ha chiarito i dubbi né dal punto di vista della sicurezza, né da quello delle ricadute economiche. Oltretutto è stato riferito che il primo rigassificatore costruito in Italia, quello in provincia di La Spezia, chiuderà nel 2013 dopo che la popolazione si è opposta al suo raddoppio». Gli ultimi dubbi fatti affiorare inoltre riguardano la possibilità di convivenza con un traffico portuale rinforzato dal progetto Unicredit e con l’incognita della cosiddettà overcapacity, cioé un surplus di produzione che sarebbe indotto dal compimento dei vari progetti in fase di realizzazione.

Garcia Amesto non ha inteso fare dichiarazioni affidandosi a un comunicato stilato congiuntamente con la Camera di commercio che ha reso noto di aver accolto la richiesta della multinazionale spagnola per la realizzazione di alcuni incontri nei quali far emergere e spiegare all’economia del territorio i contenuti del progetto con un approfondimento sulle sue caratteristiche tecniche e del suo inserimento nel contesto produttivo del territorio. «Una richiesta – ha commentato il presidente camerale Antonio Paoletti – che l’ente quale casa dell’economia non poteva che accogliere ben volentieri per consentire alle imprese di conoscere meglio i contenuti di un progetto che nella sua completezza non è mai stato presentato fin nei particolari».

Gas Natural, gruppo multinazionale nel settore del gas che ha recentemente acquisito Union Fenosa, altro colosso spagnolo dell’energia, è il secondo operatore mondiale di gas naturale liquefatto con oltre 30 miliardi di metri cubi di gnl movimentati ogni anno da 13 navi metaniere. Propone a Zaule un impianto della capacità di 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno con un investimento pari a 550 milioni di euro che prevede anche l’intervento di bonifica di un’area attualmente contaminata. Ciro Garcia Amesto ha sottolineato che «la priorità del rigassificatore è la sicurezza».

REGIONE/ Allarme centrali nucleari. Il FVG dice di si poi dice di no a livello locale e pensa a Krsko. Cosa c’è dietro?

News.  Attenzione, attenzione, si è saputo che c’è stata una visita dei francesi a Fossalon di Grado, il sito in cui era prevista la centrale nucleare oltre trent’anni fa.

Evidentemente si intende fare quello che abbiamo sempre denunciato cioè trasformare il Friuli in un Polo Energetico e per esempio è in questo programma che trova giustificazione anche il mega elettrodotto Ronchi-Udine Ovest. Gli Industriali hanno in testa l’affare dell’energia perché pensano che è lì che si fanno i soldi (tanto poi il nucleare si paga con le finanze pubbliche). La questione è molto, molto losca e va capita fino in fondo.

nucleare

Le Regioni italiane dicono no al piano nucleare del governo. Soltanto tre, il Friuli Venezia Giulia, assieme a Veneto e Lombardia, si smarcano: vota sì e rilancia la collaborazione con la Slovenia per la centrale di Krsko (foto), ma coinvolgendo pure la Croazia.

Il Piccolo  28 gennaio La partita nucleare di Regione e AcegasAps

AcegasAps, Pillon, nucleare

La Conferenza delle Regioni ha dato parere negativo al decreto legislativo del Governo che elenca i criteri per l’individuazione dei siti dove potrebbero sorgere centrali nucleari. Intanto, AcegasAps non nasconde il suo interesse per il business del nucleare.

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