Entries Tagged 'Repressione diffusa' ↓

Repressione in piemonte contro attivisti solidali con il Kurdistan in lotta

Alle sei di questa mattina, 21 luglio 2016, decine di poliziotti della Questura di Torino sono piombati nelle case di una decina di compagni/e piemontesi per notificare l’ennesima ordinanza di misure cautelari disposta dal GIP Silvia G. Carosio su richiesta del PM Antonio Rinaudo.

Le misure notificate impongono a tutti/e l’obbligo di firma quotidiana, due volte al giorno.
I compagni/e sono indagati per diversi reati (resistenza, violenza privata, violazione di domicilio…) commessi il 25 settembre 2015 all’aeroporto di Caselle (To) quando un gruppo di solidali aveva fatto irruzione negli uffici della Turkish Airlines, la compagnia di bandiera turca, occupandolo per leggere un comunicato di condanna della politica turca e di sostegno alla resistenza in Kurdistan, poi pubblicato sul web (vedi sotto il testo e il link al video). Il gruppo aveva poi improvvisato un corteo nell’aeroporto con slogan e striscioni contro il terrorismo di Erdogan.

Mentre in Turchia dilagano purghe e repressione, in Italia si cerca di zittire chi da tempo denuncia il terrorismo di Stato in Turchia, con un tempismo di cui dovrebbero vergognarsi, non conoscessimo la faccia da culo di Rinaudo e soci.

Da parte nostra, ci riserviamo di elaborare collettivamente le forme che più riterremo adeguate non soltanto per continuare a esprimere il sostegno alla resistenza del PKK e alla lotta rivoluzionaria in Kurdistan, ma anche per contrastare questo ennesimo maldestro tentativo di soffocare le lotte attraverso misure di polizia.
A presto.

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=2221

Come Infoaction diamo massima solidarietà ai compas inquisiti.

 

UDINE/ Solidarietà ad Ospiti in Arrivo

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/06/12/news/affare-profughi-sette-indagati-1.13649451 

 

https://docs.google.com/forms/d/15apzZZRaGFs5P5csMs3AX_wqLKDyNHNSyM4NblW_E9A/viewform?c=0&w=1&edit_requested=true

 

 

Solidarietà ad Ospiti in Arrivo: arrestateci tutti!

 

PER ADERIRE ALLA PETIZIONE CLICCARE SUL SEGUENTE LINK:

 

https://www.change.org/p/governo-italiano-solidariet%C3%A0-ad-ospiti-in-arrivo-arrestateci-tutti/share_for_starters?just_created=true

 

SOLIDARIETÀ A OSPITI IN ARRIVO: ARRESTATECI TUTTI! Siamo singoli cittadini, attivisti, associazioni e realtà che sostengono la lotta per l’ accoglienza dignitosa dei richiedenti asilo a Udine, in Friuli Venezia Giulia, a Ventimiglia, a Roma e in tutta Italia.
 Nelle nostre città vediamo decine di persone, e tra loro molti minori, vivere per mesi accampate nei parchi, in edifici abbandonati e fatiscenti, nelle stazioni, sulle pericolose rive dei fiumi, in attesa di poter accedere all’accoglienza cui hanno diritto. A Udine, il nutrito gruppo di volontari che ogni sera assiste gratuitamente i richiedenti asilo fuori accoglienza, rende la città un luogo più umano da quasi due anni. Laddove le istituzioni -seppure sollecitate a più riprese – latitano, tentennano o fingono di non vedere, Ospiti in Arrivo è presente, tamponando la cronica inefficienza di un sistema che pare incapace di pianificare a lungo termine.
 Leggiamo con sgomento e preoccupazione la notizia della chiusura delle indagini nei confronti di alcuni volontari dell’associazione, con accuse molto gravi che sembrano mirare a stravolgere il senso ultimo dell’attività dell’associazione: provvedere ad aiutare gratuitamente coloro che le istituzioni hanno lasciato soli.
 Riteniamo che in questa operazione di criminalizzazione del volontariato e della società civile vi sia un chiaro disegno politico che a Udine – come in molte altre parti d’Italia – mira ad attaccare le attività di coloro che, con la propria quotidiana, volontaria e gratuita attività, mettono in risalto le inefficienze delle istituzioni. Le pesantissime accuse nei confronti dei volontari udinesi, cosi come i fogli di via agli attivisti di Ventimiglia, i continui sgomberi ai danni dei migranti fuori accoglienza in tutto il Paese e la militarizzazione dei luoghi di transito, sono il sintomo di una gestione perennemente emergenziale e apertamente ostile da parte delle istituzioni, che riduce il fenomeno migratorio ad una mera questione di ordine pubblico. L’atteggiamento persecutorio nei confronti di chi, gratuitamente, sopperisce quotidianamente alle mancanze delle istituzioni, è un attacco diretto al cuore pulsante della società civile. Esprimiamo massima solidarietà e sostegno a tutta l’associazione e ai suoi soci: come persone e organizzazioni coinvolte nell’accoglienza e nella tutela dei diritti fondamentali di quanti approdano nel nostro Paese ci sentiamo colpiti e coinvolti direttamente da questa indagine. Se donare soccorso, vestiti, scarpe, coperte e cibo a persone abbandonate per strada dalle istituzioni -che sembrano ricordarsi di loro solo quando viene il momento di sgomberarle dai luoghi in cui hanno trovato rifugio- è un reato, allora noi tutti ci dichiariamo pubblicamente colpevoli . Arrestateci tutti! Se accogliere e accompagnare alla Caritas i richiedenti asilo è un reato, allora siamo tutti complici. Arrestateci tutti! Se fornire “precise indicazioni sulla procedura di riconoscimento dello status di rifugiato” è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina allora tutti noi avvocati, mediatori, giuristi, attivisti, giornalisti, operatori delle varie organizzazioni e associazioni di volontariato siamo colpevoli. Arrestateci tutti! Se la solidarietà, dovere inderogabile imposto dall’art. 2 della nostra Costituzione, è da considerarsi un crimine, allora arrestateci tutti, noi che a quel precetto costituzionale abbiamo obbedito consapevoli che “la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato”. Arrestateci, arrestateci tutti! 

Solidarietà ai compagni di Torino

Aggiornamento 15 giugno
il tribunale del riesame ha annullato il provvedimento
http://www.autistici.org/macerie/?p=32137

 

10 giugno

Solidarietà ai banditi a Torino che hanno
deciso di violare i divieti di dimora nella loro città.
La questione è quella dei 12 compagn* che hanno ricevuto il divieto di
dimora a Torino in seguito ad una manifestazione alla Ladisa,
cooperativa che fornisce pasti con i vermi ai detenuti del CIE
torinese, manifestazione nella quale era stato scaricato un certo
quantitativo di letame…
Tra l’altro, a fronte di questa pesante misura repressiva nei
confronti degli attivisti, non ha fatto seguito nessuna inchiesta sul
cibo avariato distribuito che pure è stato anche fotografato dai
reclusi. 

 

qui i fatti

 

http://www.autistici.org/macerie/?p=32101

VENEZIA/ Fascismo di Stato

Accade a Venezia

 

https://questacasanoneunalbergo.noblogs.org/post/2016/06/10/654/

 

Sorveglianza Speciale

Ieri mattina, 9 giugno, la polizia anticrimine ha bussato alle porte di una casa nel quartiere S.Marta, per notificare a un compagno una richiesta di sorveglianza speciale  per due anni.

Un plico di  16 pagine che, oltre a citare gli ultimi episodi relativi al sostegno alle mobilitazioni dei detenuti, prende in esame praticamente l’intera vita dell’interessato, mettendo in mezzo anche tutta una serie di fatti non penalmente rilevanti ma che, secondo la Questura, possiedono un alto “valore sintomatico” per delineare la pericolosità sociale del soggetto. Come l’aver frequentato lo stadio o il fatto di essere stato più volte identificato in Val di Susa e in altri contesti di lotta.

La sorveglianza è inoltre aggravata dalla richiesta dell’obbligo di soggiorno nel comune di Venezia per due anni, motivato dal fatto che “una totale libertà di movimento, in assenza di un lavoro fissoporta con tutta evidenza alla prosecuzione di comportamenti illeciti”. Per condire il tutto con ulteriore cupezza l’udienza che deciderà in merito alla richiesta è stato fissata nell’Aula Bunker di Mestre, giovedì 30 giugno prossimo.

Seguiranno aggiornamenti sul da farsi.

UDINE/ Kabu libero! Ovvero la kuestura spinge sulla criminalizzazione

ditomedio

Lo avevamo definito “il metodo Kabu” cioè lo sbirro prima ti prende per il collo e poi ti chiede i documenti. Adesso questo metodo si sta perfezionando.

continua

 

Continue reading →

Creiamo reti di solidarietà contro la repressione!

CREIAMO RETI DI SOLIDARIETA’ INTORNO ALLE/AI COMPAGN* COLPIT* DALLA REPRESSIONE !

A Udine dopo le perquisizioni “in assetto di guerra” per una bandiera bruciata e gli “avvisi orali” ad alcun* compagn* ora è la volta del foglio di via per tre anni inflitto ad un compagno che, da anni ormai, è vittima di una lunga serie di provocazioni poliziesche che si sono portate dietro un carico inverosimile di denunce per fatti ridicoli o insussistenti.
Negli ultimi mesi avvisi orali, misure di sorveglianza speciale e fogli di via stanno diventando sempre più spesso il mezzo preferito dalle Questure per controllare l’ordine pubblico e reprimere il dissenso.
norepressioneLe cosiddette “misure preventive” sono un’eredità del regime fascista entusiasticamente fatto proprio dallo Stato democratico e possono essere adottate dal questore sulla base del generico concetto di “pericolosità sociale” inteso in modo ancor più generico come “abitualità alla dedizione a traffici delittuosi” /L. 1423/1956)

Citiamo dall’opuscolo “Difesa legale” realizzato dall’Associazione di Mutuo soccorso per il diritto di espressione: “Un precedente di polizia, una denuncia, o una mole ingente di segnalazioni sono condizioni che spianano la via ad un foglio di via o a un avviso orale”

Non è raro (come nel caso del compagno udinese a cui è stato imposto il foglio di via) che militanti vengano sottopost* a vere e proprie persecuzioni con denunce a catena per fatti marginali, inventati o inesistenti. Le denunce il più delle volte cadono (ma a prezzo di notevoli spese e stress per le persone perseguitate) ma comunque costituiscono il pretesto per affibbiare l’etichetta di “pericolosità sociale” alla persona perseguitata a cui si potrà poi infliggere una misura preventiva.

L‘AVVISO ORALE è “un provvedimento propedeutico alla emanazione del decreto di sorveglianza speciale”, atto estremamente discrezionale viene notificato direttamente dalla Questura ed è impugnabile al TAR (con le spese conseguenti) e consiste semplicemente nell’ordine di “conformare a legge” immediatamente la propria condotta, che sarà quindi costantemente tenuta sotto controllo.

ley-mordaza

non abbiamo paura ! Basta con la criminalizzazione della protesta sociale ! NO alla legge antiprotesta !

La SORVEGLIANZA SPECIALE viene emanata a seguito di un “avviso orale” non rispettato; richiede una udienza davanti al tribunale di sorveglianza e può prevedere obblighi molto diversi come quello di firma a scadenze prefissate, il divieto di uscire di casa in certi orari, il divieto di partecipare ad eventi pubblici ecc. ecc. E’ una misura che ultimamente spesso si è cercato di utilizzare contro militanti NO TAV.

Il FOGLIO DI VIA consiste nell’ordine di abbandonare il territorio comunale per un periodo da uno a tre anni e di non rientravi senza specifica autorizzazione. Anche questo è un atto discrezionale del questore, impugnabile davanti al TAR. Il mancato rispetto del foglio di via comporta sanzioni di tipo penale.

Al di là dei ricorsi giurisdizionali (sempre incerti) la migliore difesa contro le “misure preventive” è LA SOLIDARIETA’ DIFFUSA.
“Evitare di generare consenso intorno ai fenomeni di dissenso è uno degli obiettivi cardine della polizia politica e della questura: un radicamento nel territorio o una vasta rete di solidarietà attiva costituiranno la prima e fondamentale linea di difesa nei confronti della repressione. Più un gruppo o un soggetto è marginale e isolato e più facilmente sarà perseguitato; più apparirà sconnesso dal tessuto sociale in cui vive e più sarà considerato ‘pericoloso’ e dunque neutralizzabile” (p. 17)

Quindi una sola parola: SOLIDARIETA’ !

Affinità Libertarie

UDINE: avviso orale a un anarchico

Udine, avviso orale a un anarchico

Il 19 maggio 2015 è stata verbalizzata convocazione in questura a un anarchico di Udine, per notificargli lì il giorno dopo, il 20, un avviso orale, procedimento propedeutico all’emenazione del decreto di sorveglianza speciale, in caso di ulteriore/ulteriori denuncia/denunce, in quanto soggetto pericoloso socialmente (pericoloso per la sicurezza e la tranquillità pubblica, art. 1 D. lgs 159/2011)

UDINE/ Fogli di via, denunce, prescrizioni sempre più limitative, e via di questo passo

Udine: denunce, processi, sequestri, diffide verbali, fogli di via, continua limitazione del diritto di manifestare, …

5 giugno: nuove prescrizioni provocatorie per un presidio davanti al tribunale: “niente davanti … e niente impianto di amplificazione …” 
nota. Il processo a Maurizio Alfieri è stato sospeso su richiesta della difesa.

 alfieri-01

Continue reading →

Aggressione digossina a udine

AGGRESSIONE DIGOSSINA A UDINE

Udine, 10.02.2015
Alle 20.00 in piazza Venerio, in centro città, un’accozzaglia di neofascisti di CasaPound si raduna oggi per commemorare i loro camerati infoibati settant’anni fa in un corteo autorizzato dal questore Claudio Cracovia, un curriculum che “vanta” il G8 di Genova e la Val di Susa, lo stesso questore che vieta i cortei antifascisti in centro. I fascisti si presentano con tanto di spranghe e fumogeni autorizzati (vietati però alle/ai compagn*, due dei quali hanno infatti un procedimento in piedi per utilizzo di fumogeni in corteo), difesi da decine di celerini, digossini, carabinieri e vigili urbani.
Un anarchica e due anarchici passano in parte. Un fascista viene fatto passare dagli sbirri verso di loro. Mette le mani addosso a un compagno, minacciando, senza avere evidentemente il coraggio di fare altro, per alcuni minuti di spaccare faccia e culo all’«infoibatore». Così almeno lo chiama. DIGOS e sbirraglia varia sono al suo fianco a godersi la scena.
Alla fine tre digossini intervengono, ovviamente senza identificare il fascista, ma aggredendo invece le/i tre anarchici, fino a spingerl* lungo una strada e alla fine sbattendol* contro un muro. Ritirati i documenti (e in seguito uno striscione recitante «Emilio resisti! (A)», aperto dopo l’aggressione degli sbirri), se ne vanno con fasci e colleghi, lasciando le/i tre bloccati dalla celere.
Passano i minuti e le/i tre continuano a chiedere i documenti e di potersene andare, ricevendo risposte del tipo «vi fracasso di botte», «non ci avete ancora visti nervosi», eccetera.
Il sequestro si prolunga per un ora finché non giunge il legale di uno delle/dei compagn*, il quale viene fermato e identificato e si cerca di intimidirlo. Solo a questo punto un digossino, tornato evidentemente perché avvisato dell’imminente arrivo dell’avvocato, restituisce i documenti (tra l’altro inventando che il passaporto di un compagno non fosse valido e dicendo, mentre lo chiamava per nome e cognome, che non sapeva se quello fosse il suo vero documento) e la pantomima repressiva termina. Almeno per ora.

Anarchiche/anarchici

TRIESTE: presidio solidale con Davide Zotti

«Crocifisso tolto, caso da archiviare»

Davide Zotti sentito dagli organi disciplinari della scuola. In 60 per il presidio dell’Arcigaydi Giulia Basso

Erano almeno una sessantina le persone che ieri, sotto la pioggia battente, si sono riunite davanti all’Ufficio Scolastico Regionale per manifestare la propria solidarietà a Davide Zotti, l’insegnante di filosofia che per aver rimosso il crocefisso dall’aula in cui insegnava è stato convocato dall’Usr e rischia ora un procedimento disciplinare. C’erano i rappresentanti dei Cobas Scuola, dell’Arcigay, dell’Uaar, dell’associazione studentesca Iris e della Rete degli Studenti Medi, di Jotassassina. Ma c’erano anche colleghi e studenti della scuola dove il docente insegna. «Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza al professor Zotti e per chiedere che il caso venga archiviato – spiega Michele Lotta, rappresentante degli studenti -: abbiamo avviato a tale proposito una raccolta firme, che solo nella sede di via Corsi è stata sottoscritta da 200 ragazzi. Ma proseguiremo con la raccolta anche nelle altre sedi e scuole della città, perché vogliamo ribadire il diritto a una scuola laica».

 

E anche i colleghi sono scesi in strada per esprimere solidarietà, perché, dicono, il diritto ad esprimere le proprie opinioni dovrebbe essere garantito. «In questo caso nessuno ha criticato l’amministrazione – dice anche Daniela Antoni, dei Cobas Scuola – e quello della libera manifestazione del pensiero è un diritto sancito dalla Costituzione. A favore della rimozione del crocefisso, in questo caso da un’aula di tribunale, si è già espressa la Corte di Appello dell’Aquila nel 2012. E d’altra parte anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ritenuto che a proposito di questioni religiose sia meglio non entrare nel merito delle legislazioni nazionali. Il bello è che in Italia non c’è nemmeno una legge in proposito, come ha ricordato la stessa Corte Costituzionale».

 

Continua Antoni: «Scalda il cuore vedere che docenti e ragazzi hanno raccolto firme a sostegno di Zotti: fa capire come il tema della laicità della scuola sia davvero molto sentito. Il gesto di Davide – ribadisce anche Daniel Saiani, presidente dell’Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia – è il simbolo di una lotta che ha come obiettivo quella laicità che è parte integrante dei nostri valori associativi».

 

«E’ incredibile che nel 2014 ci si trovi ancora in questa situazione”, rincara la dose Flavio Romani, presidente dell’Arcigay nazionale.

 

«Oggi era importantissimo esserci – dice Antonio Parisi, di Jotassassina -: sono convinto che il gesto di Davide sia il risultato di una lunga riflessione, e non un modo per fare polemica».

«Invece di guardare ai crocefissi sarebbe il caso di guardare alle nostre scuole, che hanno i muri che crollano», dicono dalla Rete degli Studenti Medi. E alla fine, dopo un’ora buona di colloquio, dalla porta dell’Usr esce Davide Zotti, accolto da abbracci e applausi. «Senza entrare nel merito del procedimento – dichiara – ho ribadito le ragioni del mio gesto: credo che la scuola debba essere un luogo neutrale, in cui i simboli religiosi non debbano essere presenti. Il crocefisso incide sulla dignità delle persone, perché il catechismo della chiesa cattolica lede la dignità degli omosessuali. Ed è giusto che la scuola, per un vero confronto educativo, parli anche di questi temi». Zotti e il suo legale hanno chiesto l’archiviazione del caso: «Si tratta di una triste pagina per la scuola – dice il docente -, perché la laicità è il valore di ogni democrazia liberale».

dal piccolo on line del 02/12/14