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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 28/06/12
Caso stipendi al Cie Indaga la Prefettura
di Luigi Murciano GRADISCA La Prefettura di Gorizia adotterà tutte le verifiche necessarie in merito ai ritardi nei pagamenti degli operatori del Cie e Cara denunciati dai sindacati. Questo l’esito di un incontro svoltosi ieri mattina fra il Viceprefetto vicario, Gloria Allegretto, e le rappresentanze di Cgil/Fp e Cisl/Fisascat. Queste nei giorni scorsi avevano posto l’accento sui «ripetuti ritardi» nel pagamento dei lavoratori da parte dell’ente gestore Connecting People, ma anche sulle difficoltà finanziarie -secondo i sindacati dovute alle miniproroghe della gestione di appena 10 giorni- che impedirebbero addirittura l’acquisto dei materiali essenziali, come quelli per la sanificazione degli ambienti e l’igiene personale degli ospiti. Il clima di incertezza è stato sviscerato alla dottoressa Allegretto, che a nome dell’ente ha assicurato «massima attenzione e l’adozione di verifiche consequenziali» sul problema degli stipendi. La Prefettura precisa che il regime delle brevi proroghe alla gestione rappresenta «un provvedimento straordinario e cautelare, in attesa dell’acquisizione dei pareri di rito richiesti al Viminale e ad organi di consulenza giudico-istituzionale». Come noto infatti il Cie è ancora “ostaggio” di una vertenza giudiziaria al Consiglio di Stato per l’aggiudicazione definitiva dell’appalto del 23 dicembre 2010, inizialmente vinto da una cordata guidata dalla francese Gepsa. «Nell’ipotesi in cui tali pareri venissero espressi favorevolmente, e ciò dovrebbe avvenire in tempi brevissimi – fa sapere la Prefettura – dovrà essere comunque adottato un nuovo decreto di aggiudicazione definitiva da notificare a tutti i partecipanti alla gara». Intanto Connecting People reagisce alle accuse. Il consiglio di amministrazione del consorzio trapanese ha dato mandato ai suoi legali di tutelare la società «considerate le troppe affermazioni prive di fondamento». A detta della coop siciliana risultano «non vere e lesive» le esternazioni sui gravi ritardi di pagamento: da gennaio ad oggi i ritardi «sono stati solo di pochi giorni, nonostante il grande arretrato di pagamenti da parte della Prefettura di Gorizia» si legge in una nota.«Non è mai esistita e non esiste la volontà di non concedere ferie ai dipendenti, e ancor di più è infondata la presunta assenza di materiali di protezione individuale, di pulizie o per l’igiene personale». Connecting People si dichiara «disponibile al dialogo, purchè corretto e veritiero»
Messaggero Veneto del 28/06/12
Gestione Cie, verso un contratto a tempo indeterminato
GRADISCA Nella prima decade di luglio potrebbe arrivare da Roma il via libera per il contratto d’appalto a tempo indeterminato per la gestione di Cie e Cara di Gradisca. La novità è stata resa nota ieri ai sindacalisti di Fisascat e funzione pubblica di Cgil e Cisl dal vicario del prefetto, Allegretto. I sindacati sono stati informati del fatto che l’ultima proroga del contratto concessa a Connecting people è stata di 20 giorni anziché i soliti 10. Lo riferisce Massimo Bevilacqua, Cisl fp. Nel frattempo, Connecting people intende adire alle vie legali per le «affermazioni prive di fondamento» sostenute nella conferenza stampa del 25 giugno di Cisl e Cgil a Gradisca. «Da gennaio a oggi precisiamo – ribadisce la società consortile, come già spiegato dal componente del cda Mauro Maurino su queste colonne – i ritardi di pagamento degli stipendi dei lavoratori sono solo di pochi giorni, nonostante il grande arretrato di pagamenti che si registra da parte della Prefettura di Gorizia. Non è mai esistita e non esiste volontà alcuna di non concedere ferie ai dipendenti e ancor di più risulta infondata la dichiarata assenza di materiali di protezione individuale, sempre regolarmente distribuiti. Così come risulta priva di ogni fondamento la mancanza di materiale per le pulizie e per l’igiene personale degli ospiti». Nessun blocco delle ferie e degli stipendi è stato ventilato da Connecting people, che si dichiara invece sempre pronta al dialogo e a un dibattito «teso a migliorare le condizioni di vita e lavoro all’interno di Cie e Cara, piuttosto che assistere a campagne pretestuose a danni di imprese e istituzioni che contribuiscono quotidianamente a dare prospettive economiche e di posti di lavoro al territorio». Ilaria Purassanta
26/06/12
Il Piccolo
Cie allo sbando, i sindacati “minacciano” la Prefettura
di Luigi Murciano GORIZIA «Dalla Prefettura di Gorizia sinora solo silenzi. Ma se i diritti dei lavoratori e le regole continueranno a non essere rispettati, potrebbe doverne rispondere in sede civile e penale». Clamorosa levata di scudi dei sindacati contro l’attuale gestione del Cie di Gradisca. Nel mirino l’Ufficio del governo e la cooperativa siciliana Connecting People, che opera nella struttura dal 2008 e il cui contratto è scaduto nel dicembre del 2010. Vengono denunciati i continui ritardi nei pagamenti degli operatori e nell’acquisto di forniture, l’inesistenza di ferie lunghe, le scarse condizioni di sicurezza. Una situazione figlia delle continue microproroghe della gestione – di appena dieci giorni – che la Prefettura concede a Connecting People. La coop continua ad operare in regime di prorogatio in attesa che i tribunali stabiliscano se le spetti continuare nella gestione o se questa vada affidata alla cordata capeggiata dalla francese Gepsa, che la gara d’appalto l’aveva vinta prima di vedersi revocare il provvedimento dal Tar. A fare le spese di questo bailamme sono i lavoratori, come denunciato da Cisl (Elisa Miani e Paolo Duriavig per la Fisascat, Massimo Bevilacqua per la Fp) e Cgil (Raffaella Martinello e Mafalda Ferletti per Fp). Disposti, se l’aria non cambierà, a fare rispondere la Prefettura in solido per i ritardi degli stipendi dovuti ai 46 operatori del Cie (più i 25 del Cara): «La situazione è inaccettabile. Le miniproroghe compromettono la qualità del lavoro e non danno continuità alla gestione: mancano persino i soldi per la pulizia degli ambienti e i prodotti per l’igiene personale degli ospiti. L’azienda si dice impossibilitata a rispettare le tempistiche perchè è lo Stato a pagare in ritardo. L’Ufficio del Governo dal canto suo minimizza. Ora basta. La Prefettura accerti se l’ente gestore sta rispettando il contratto e conceda proroghe più lunghe in modo da potere organizzare il lavoro e dare maggiori certezze ai lavoratori».
Messaggero Veneto
Cie, i sindacati: portiamo in tribunale la Prefettura
GRADISCA Sindacati sul piede di guerra e pronti a portare in tribunale la Prefettura di Gorizia per obbligarla in solido a rispondere della situazione dei 76 lavoratori di Connecting people impiegati al Cie e al Cara. Ieri al Monte di pietà di Gradisca i sindacalisti Massimo Bevilacqua (Cisl fp Gorizia), Paolo Duriavig (Fisascat Cisl Fvg), Elisa Miani (Fisascat Cisl Gorizia), Raffaella Martinello (Cgil fp Gorizia) e Mafalda Ferletti (Cgil fp Fvg) hanno denunciato i ritardi sistematici nell’accreditamento degli stipendi agli operatori causati dalle mini-proroghe del contratto di appalto stipulato tra Prefettura e Connecting people. «E’ notizia di oggi – ha detto Miani –, riferitaci da un rappresentante della rsu, che Connecting people ha congelato ferie e stipendi finché non otterrà dalla Prefettura la proroga a tempo indeterminato dell’appalto». La Prefettura proroga di 10 giorni in 10 giorni il contratto d’appalto del servizio a Connecting people, consorzio di cooperative di Trapani. Di conseguenza la cooperativa di gestione, navigando a vista, non eroga puntualmente gli stipendi. Sono puntuali invece le scadenze di mutui e bollette: le famiglie dei lavoratori sono in difficoltà. L’incertezza però causa, come segnalano i sindacati, anche carenze in termini di sicurezza: mancano materiali per la protezione individuale come guanti da lavoro, divise, detersivi e saponi. Tra le conseguenze anche il fatto che gli operatori non possono andare in ferie per periodi lunghi e che i turni sono diffusi a cadenza settimanale e all’ultimo momento. «Intendiamo attivare – ha spiegato Bevilacqua – la procedura per la richiesta del pagamento diretto del committente, che, lo ricordiamo, ha un vincolo di responsabilità in solido con l’appaltatore. Chiederemo pertanto alla Prefettura di pagare direttamente gli stipendi ai lavoratori». Gli operatori di Connecting people sono stati di frequente bersaglio di aggressioni da parte degli ospiti o di lanci di oggetti e c’è pure il rischio di contrarre la scabbia. I sindacati chiedono di garantire gli standard della normativa su salute e sicurezza nei posti di lavoro, offrendo spogliatoi dotati di docce, armadietti chiusi a chiave per gli effetti personali, un servizio di lavanderia per le divise e valutazioni dello stress lavoro-correlato. A Connecting people, invece, i sindacati chiedono pagamenti puntuali e di mettere gli operatori in condizione di lavorare bene, «oppure, se le proroghe brevi non lo consentono, di rinunciare all’incarico». Ilaria Purassanta
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Il Piccolo del 28/07/11
Avvocati in campo per aprire il Cie
GRADISCA E adesso si procede per tribunali. Dopo la mobilitazione di giornalisti e parlamentari, è arrivato il turno degli avvocati. L’Unione Forense per la tutela dei diritti umani, ha appena comunicato di avere impugnato dinanzi al Tar del Lazio la circolare 1305 del Ministro dell’Interno, che dal primo aprile vieta in modo assoluto e senza possibilità di deroghe, l’accesso da parte dei giornalisti ai centri di identificazione e espulsione, nonché ai centri di accoglienza per richiedenti asilo. Gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci difendono i giornalisti Raffaella Cosentino (free lance, collaboratrice di Repubblica e Redattore Sociale) e Stefano Liberti (Il Manifesto), che alla loro richiesta di visita ai centri si sono visti opporre un diniego da parte delle prefetture di Crotone, Roma e Catania. Tali limitazioni della libertà di stampa costituiscono, secondo i legali, «un’indebita restrizione all’esercizio della libertà di stampa ed informazione, garantita dalla Costituzione e dalle norme internazionali in materia di diritti umani. Una restrizione fondata su motivazioni del tutto arbitrarie e discriminatorie». Il tema è stato toccato anche a Gradisca, dove il solo onorevole Carlo Monai (Idv) ha potuto varcare la soglia del Cie mentre la delegazione di Assostampa è stata come previsto “rimbalzata” dalla Prefettura goriziana. I Cie sono «l’emblema del fallimento assoluto della politica in tema di immigrazione clandestina». Lo afferma Maurizio Iannarelli, Segretario Generale Regionale del Friuli Venezia Giulia del sindacato di Polizia Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia (Coisp) all’indomani dell’iniziativa nazionale ”LasciateCientrare” che ha anche interessato la struttura di accoglienza di Gradisca d’Isonzo. «Le condizioni delle carceri – ha affermato invece Monai – sono certamente migliori del trattamento riservato a queste persone, molte delle quali non hanno commesso reati. Agli operatori dell’informazione – ha concluso – deve assolutamente essere consentito di raccontare all’opinione pubblica cosa sono queste strutture». Luigi Murciano
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dopo il “caso-Mineo”, è in arrivo il secondo caso di privatizzazione spinta in fatto di reclusione dei migranti. Dal 1 giugno, infatti, in caso di rigetto del ricorso del Consorzio Connecting People (precedente gestore), il Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) e il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) saranno gestiti da una multinazionale francese della detenzione (di migranti e non) legata a filo doppio a Gdf-Suez.
Aggiudicataria della gara d’appalto indetta dalla locale prefettura è infatti l’associazione temporanea d’impresa (ATI) che vede capofila la società francese GEPSA, in associazione con l’altra società francese Cofely Italia, la cooperativa romana Synnergasia e l’associazione agrigentina Acuarinto.
La privatizzazione della carcerazione in Italia passa, quindi, attraverso la detenzione amministrativa delle persone straniere, vero e proprio “laboratorio” per la prossima estensione alle carceri del modello statunitense di gestione della pena detentiva.
Con l’aggravante, se così si può dire, che la struttura comprende anche la gestione dell’adiacente Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, che per legge non prevede (a differenza del CIE) il trattenimento coatto dei suoi occupanti. Ciononostante, la sua conduzione sarà tra breve affidata alle società che qui sotto esaminiamo.
Iniziamo da Gepsa: l’acronimo sta per Gestion Etablissements Penitenciers Services Auxiliares: una SpA francese con sede in rue Henri Sainte-Claire Deville a Rueil-Malmaison, che (sito ufficiale di Cofely-GDF Suez), che – traduciamo dal sito – è una “filale di Cofely” e “partecipa al funzionamento di stabilimenti penitenziari nel quadro dei mercati multitecnici e multiservizi”. Gepsa nasce nel 1990 e viene definita come “uno dei partner principali dell’Amministrazione Penitenziaria [francese, NdA]”, per cui “interviene in 15 stabilimenti a gestione mista”. Tra le sue finalità c’è quella di “riavvicinare le persone detenute al mercato del lavoro”. Inoltre Gepsa gestisce in Francia, “per conto del Ministero degli Interni, 4 centri di detenzione amministrativa, oltre alla base militare di Versailles Satory per conto del Ministero della Difesa”. Quanto al suo dimensionamento, conta su 270 collaboratori, 34 stabilimenti gestiti in Francia (tra cui i centri di detenzione amministrativa); inoltre forma 1500 persone detenute e propone 1600 proposte di avviamento al lavoro ogni anno, che diventano 182 inserimenti professionali effettivi.
Come si è detto, Gepsa è una filiale di Cofely, società del gruppo multinazionale GDF-Suez, in testa alle classifiche mondiali delle privatizzazioni dei servizi energetici: Cofely, in articolare, si occupa di energie alternative: la sua presenza all’interno del partenariato è la meno attinente al tema, ma è pur vero che Cofely rappresenta all’esterno il marchio GDF Suez.
Molto più attinenti al tema dell’immigrazione le realtà italiane coinvolte: della cooperativa Synergasia, sede a Roma, si sa che dal 21 luglio 2010 gestisce, in accordo con l’Ufficio della Commissione Nazionale Immigrazione, il sito WikiMigration: se ne può quindi prevedere un intervento nel campo della comunicazione interna ed esterna alle strutture. Piuttosto sorprendente, infine, la presenza nell’ATI dell’associazione Acuarinto di Agrigento, organizzazione fino ad oggi attiva nel campo della promozione sul proprio territorio di interventi a favore di migranti e rifugiati.
5 maggio 2011
Roberto Guaglianone – Attac Saronno
Pubblicato lunedì 9 Maggio 2011
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Il piccolo 08/12/12
Guerra di carte bollate per la gestione del Cie
Guerra a colpi di carte bollate per la gestione del Cie-Cara e il destino dei due centri rimane rinviato alla fine di febbraio. Il Consiglio di Stato ha infatti rigettato la richiesta di sospensiva della proroga all’attuale gestione, avanzata dall’associazione temporanea d’impresa guidata dalla francese Gepsa. Il colosso transalpino, come si ricorderà, aveva vinto in prima istanza la gara d’appalto per la gestione delle due strutture sino al 2014, salvo però vedersi congelare l’aggiudicazione definitiva per alcuni elementi di irregolarità emersi nelle credenziali delle imprese italiane a esso collegate (le romane Cofely Italia e Sinergasia e la siciliana Acquarinto). Il Consiglio di Stato ha dunque confermato la posizione del Tar, che aveva accolto il ricorso dell’attuale gestore, la coop siciliana Connecting People, contro l’aggiudicazione al consorzio guidato dall’azienda francese. La bocciatura nei confronti delle istanze di Gepsa, a ogni modo, non è nel merito, come spiegano dalla Prefettura. Semplicemente, il Consiglio di Stato non ha inteso dirimere ora la questione ed eventualmente ordinare stravolgimenti a due mesi dal pronunciamento definitivo da parte del Tar. Giova ricordare che sia il colosso francese dell’edilizia carceraria, sia Connecting People sono di fatto nella stessa situazione: entrambe erano state ammesse alla procedura di aggiudicazione con riserva. Rimane dunque alla finestra (e in gioco) anche il soggetto terzo classificato nella procedura di gara, la cooperativa goriziana Minerva, anch’essa pronta – secondo indiscrezioni – a entrare nella partita legale. Sul piatto vi sono 15 milioni di euro per una gestione di tre anni. Febbraio sarà un mese decisivo per il Cie anche per la conclusione dei lavori di ristrutturazione e il suo paventato ritorno a pieno regime. Attualmente gli ospiti del centro di identificazione sono appena una quarantina, a fronte dei 44 posti della zona verde e degli altri 68 della rossa, recentemente ripristinate. Con i 136 posti ancora mancanti e oggetto di intervento nella zona blu, al massimo entro marzo il Cie sarà riportato alla sua piena efficienza. Periodo che combacerà, dunque, con la nuova (o riconfermata) gestione. Se dal punto di vista delle evasioni o rivolte la doppia struttura per migranti viene da 8 mesi di relativa tranquillità, non altrettanto si può dire però su altri fronti. Gli operatori della Connecting People rimangono in stato di allarme per i ritardi nell’erogazione degli stipendi e alcuni incontri sindacali si sono svolti per analizzare le voci su presunti, possibili “tagli” al personale.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Mentre vi ricordiamo il corteo di oggi con ritrovo alle ore 16 da p.Oberdan sotto il volantino che in questi giorni gli universitari di Occupytrieste stanno distribuendo in università.
La mensa in cui state mangiando è gestita da una multinazionale francese di nome Sodexo, autodefinitasi “leader mondiale nel settore della Ristorazione collettiva e del Facilities management”. Sodexo è un’azienda molto potente, presente in 80 paesi del mondo e con un giro d’affari di 13,6 miliardi di euro annui.
Come molte delle multinazionali più note, Sodexo cerca di coprire le nefandezze che porta avanti nel nome del profitto con dichiarazioni vuote e ipocrite sui propri presunti principi etici e sul proprio impegno sociale.
Così come McDonald’s sostiene fantomatiche Fondazioni per i Bambini mentre nello stesso tempo distrugge il pianeta e la salute di quegli stessi bambini; così come Benetton porta avanti progetti di sostegno all’Africa, campagne antirazziste e per la pace mentre nello stesso tempo è tra le prime responsabili dell’esproprio dei terreni dei popoli nativi della Patagonia e dell’Argentina e della distruzione del loro habitat; così la Sodexo dice di sostenere programmi contro la fame nel mondo e allo stesso tempo vende il suo cibo scadente all’interno dei CIE, sostenendo di fatto le carceri in cui vengono rinchiusi i migranti arrivati in Italia proprio per scappare dalla fame e dalla guerra dei loro paesi d’origine.
Sodexo nella scelta dei propri clienti non si è mai fatta scrupoli etici, tutto è lecito se porta a un arricchimento economico: così oltre a fornire il cibo a scuole, ospedali, cliniche, aziende, Sodexo in tutto il mondo è il principale fornitore di cibo in carceri, agenzie governative, basi militari. Non è la prima volta che le nefandezze della Sodexo vengono a galla: nel mondo infatti ci sono già stati diversi boicottaggi nei confronti di questa multinazionale, legati alla sua collaborazione con l’esercito americano, ai suoi affari all’interno delle carceri e dei centri di detenzione per immigrati, alla violazione costante dei diritti dei suoi stessi lavoratori.
In Italia in particolare è Sodexo ad avere l’appalto per fornire il cibo ai CIE di Milano in via Corelli e al CIE di Ponte Galeria (Roma), dove i migranti detenuti denunciano di ricevere cibo scaduto, andato a male, contenente addirittura vermi e scarafaggi… un modo proficuo di svendere anche quello che finisce nella spazzatura dopo che i bravi lavoratori sono tornati nelle fabbriche e negli uffici. L’ennesima dimostrazione che per i dirigenti della Sodexo i migranti rinchiusi sono solo numeri, scarti di esseri umani, e che essere complici delle carceri e dei lager è perfettamente accettabile se può servire ad ingrassare i loro già straripanti portafogli.
Nei CIE non c’è solo cibo scadente o avariato, carenza di acqua, pessime condizioni igieniche, assenza di cure mediche. I migranti sono continuamente umiliati e pestati dalla polizia: sono tantissimi ormai i casi di autolesionismo, tentativi di suicidio, rivolte ed evasioni. Minacce e torture sono compiute anche dal personale degli enti gestori, quali la Croce Rossa, con la complicità o la copertura della polizia. Si tratta in ogni caso di una vera prigionia forzata, che può durare mesi, nei confronti di persone che hanno l’unica colpa di essere prive di un pezzo di carta… ma sappiamo benissimo che la reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno è un’abile mossa di propaganda del governo, che ha basato tutta la sua campagna sui temi della sicurezza e della criminalizzazione del diverso.
Aziende come Sodexo sono uno degli ingranaggi fondamentali che portano i CIE a funzionare, senza la complicità dei fornitori i centri di detenzione che noi preferiamo chiamare lager non potrebbero restare in piedi. Riserviamo solo disprezzo e disgusto verso questi sfruttatori… boicottiamo le loro mense e protestiamo per la loro complicità all’interno dei CIE!
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Il Piccolo del 30/08/11
Nuova proroga nella gestione del Cie e del Cara
Non si riesce a sciogliere il nodo-gestione, è ancora incertezza attorno al Cie e Cara di Gradisca. Ennesima proroga in vista per il consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, il cui contratto di gestione sarà esteso di altri 30 giorni dopo quelli avvenuti da dicembre a oggi. Ma come mai non si arriva al cambio della guardia sancito nei mesi scorsi dalla gara d’appalto? Pare vi siano degli intoppi nell’affidamento al consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e tre soggetti italiani (Cofely Italia e le coop Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma). Uno dei soggetti che compongono la cordata, infatti, sarebbe oggetto di indagini e potrebbe dunque non avere i requisiti per la gestione. Qualora saltasse l’affidamento, subentrerebbe la seconda in graduatoria, la stessa Connecting People, mentre la goriziana Minerva, terza classificata, sarebbe pronta a presentare ricorso. Una situazione di stallo e precarietà che fortunatamente non si è sommata a momenti di tensione all’interno delle due strutture. I centri non sono stati interessati da rivolte o tentativi di evasione. La ragione è semplice: a differenza di altre strutture, nè il Cara nè il Cie di Gradisca attualmente ospitano più gli stranieri sbarcati sulle coste di Lampedusa negli ultimi otto mesi. Nel Centro per richiedenti asilo la vita continua tutto sommato tranquilla e le presenze si attestano ancora sul centinaio di unità, ma la provenienza degli ospiti (anche famiglie e minori) fra cui molti mediorientali e asiatici: cittadini curdi, iraniani, afghani in attesa di responso sulla richiesta di ottenere lo status di rifugiati. Diverso invece è il discorso riguardante il Cie: la struttura detentiva attualmente è ben al di sotto del suo regime. Conta appena 55 clandestini in attesa di espulsione, per buona parte maghrebini, su 248 posti disponibili. Questo perchè per un lungo periodo è stata agibile la sola “zona verde”, una delle tre sezioni che compongono il centro. Con la conclusione dei lavori di ripristino della “zona rossa” devastata negli ultimi mesi da incendi e rivolte la capienza del Cie tornerebbe ad attestarsi sulle 100 unità. Ed entro la fine dell’anno potrebbe infine venire riconsegnata la “zona blu”, l’ala più capiente con i suoi quasi 150 posti letto. A quel punto l’ex Polonio potrebbe essere riportata definitivamente a pieno regime, con i sindacati delle forze di polizia che tengono alta l’attenzione: a loro dire, un Cie a 248 posti non potrebbe essere adeguatamente sorvegliato senza un adeguato rafforzamento del contingente di vigilanza. Luigi Murciano
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
dal Piccolo del 02/09/11
GRADISCA Il Tar di Trieste ha pronunciato un’ordinanze con cui «congela» l’aggiudicazione definitiva degli appalti per la gestione 2011-2014 del Cie e del Cara di Gradisca. Contestualmente ha fissato l’esame di merito del ricorsi al 22 febbraio 2012. Per la gestione di Cie e Cara, a ricorrere è stato il Consorzio Connecting People contro la Prefettura e l’aggiudicazione della gara al raggruppamento temporaneo d’impresa Gepsa. Il Tar ha sospeso la contestata aggiudicazione considerando «il ricorso tempestivo», che «appare assistito da sufficienti elementi di fumus boni juris». In attesa della decisione del Tar, che avverrà al prossimo febbraio, la Prefettura ha prorogato per altri sei mesi alla Connecting people la gestione dei due centri immigrati. E dal febbraio scorso che la gestione di Cie e Cara è in prorogatio. (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Stanno arrivando in questi giorni i decreti penali di condanna a 29 attivisti antirazzisti (di cui una decina di area anarchica) per i fatti del 12 marzo scorso, giornata di lotta contro il CIE di Gradisca promossa dal Coordinamento Libertario Regionale. La multa di 100 euro a testa è per il reato di “inottemperanza agli ordini del questore”.
Vedremo con calma le motivazioni delle condanne, in ogni caso già da subito si capisce che si tratta dell’ennesima intimidazione della questura goriziana contro i movimenti che da sempre lottano contro i CIE. Non a caso i condannati sono pescati a caso in tutte le aree politiche presenti quel giorno e fra i “cani sciolti”.
Rileggi qui la cronaca di quella giornata.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il messaggero veneto del 14/09/11
Il Codacons si allea con gli immigrati
GRADISCA Ingresso ai Cie blindato e riecco che sala la protesta. A far sentire il proprio dissenso, stavolta, è il Codacons del Friuli Venezia Giulia, che da un paio di mesi ha avviato un’azione per entrare nei Centri d’identificazione ed espulsione dello Stivale per verificare le condizioni degli stranieri e spiegare i loro diritti, salvo ottenere una serie di dinieghi. Il Codacons regionale ha inoltrato a tutti i Cie italiani una comunicazione, indirizzata anche alle relative Prefetture e al Ministero dell’interno, in cui si sollecita la possibilità di trascorrere un periodo in uno dei centri, e verificare così se il trattamento riservato agli ospiti sia appropriato e se vengono fornite adeguate informazioni sui propri diritti. «Dalle notizie emerse dalla stampa locale e nazionale – spiega in una nota il presidente regionale del Codacons Fvg Vitto Claut – risulta sempre più evidente l’emergenza immigrazione e l’insufficienza delle strutture esistenti. Oltre che di locali idonei c’è anche carenza di informazione: cosa sanno gli stranieri della loro permanenza in Italia e di cosa hanno diritto?». Ecco, quindi, che l’avvocato Claut, avvalendosi anche della conoscenza di ben sei lingue, ha chiesto al Cie di Gradisca e agli altri Centri d’Italia di poter alloggiare con gli ospiti per un arco di tempo minimo di una settimana «per illustrare i loro diritti con riferimento sia al soggiorno nel nostro paese, sia al loro trattenimento nei Cie, al fine di poter effettuare opportune osservazioni e istanze alle autorità competenti». Sono trascorsi due mesi dalla domanda inoltrata e i riscontri del Codacons sono tutti negativi: gli enti interpellati fanno riferimento a circolari ministeriali che limitano l’ingresso solo a determinati soggetti e associazioni accreditate. Il Codacons, però, non demorde e rilancia: il presidente regionale Vitto Claut intende fare ricorso a Strasburgo, ritenendo illegittime le circolari. Dell’ingresso blindato ai Cie presenti sul territorio italiano si era parlato anche a fine luglio in occasione di “LasciateCIEntrare”, manifestazione promossa contro il divieto di ingresso nei centri immigrati ai rappresentanti della stampa e delle associazioni. Nell’occasione il permesso di visitare la struttura governativa fu concessa solo al deputato Carlo Monai, che al termine della visita denunciò «condizioni di vita peggiori di un carcere». (g.p.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da Il Manifesto
Navi-Cie per immigrati
Li chiamano centri di raccolta galleggianti, ma non sono altro che prigioni in mezzo all’acqua. E’ l’ultima trovata del governo che piuttosto che smistare gli immigrati che si trovavano a Lampedusa nei varie Cie – con il rischio che qualcuno finisca magari anche al nord – preferisce ammassarli a bordo di tre navi nel porto di Palermo in attesa di rimpatriarli in Tunisia. Sorvegliati a vista da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, limitati nei movimenti e costretti dormire sulle sedie. «Vengono trattati come animali», racconta un uomo che ha il cognato a bordo di uno dei traghetti. Che ieri sera, per evitare possibili contestazioni da terra, sono stati addirittura fatti allontanare dalla banchina.
Spenti i riflettori su Lampedusa, l’ultimo atto della guerriglia che per due giorni ha sconvolto l’isola si gira in un porto di Palermo blindato per l’arrivo dei tunisini. Il molo di Santa Lucia è stato requisito dal Viminale per quindici giorni, e lì sono state fatte approdare la Moby Fantasy, l’Audacia e la Moby Vincent, le tre navi trasformate in Cie. Complessivamente a bordo ci sono 700 tunisini, ognuno dei quali è sorvegliato da due poliziotti. Vietato, per gli immigrati, anche solo mettere piede sul ponte. «Viste da fuori sembrano navi vuote», dice l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, uno dei legali che seguono gli immigrati, preoccupato per l’inconsueto stato di detenzione in cui si trovano i tunisini.
Le condizioni di vita a bordo sarebbero a dir poco pesanti. Ai tunisini sono stati sequestrati i cellulari per evitare ogni contatto con l’esterno, ma soprattutto per impedire che sappiano che verranno rimpatriati. Una preoccupazione inutile, visto che comunque quasi tutti hanno capito che non resteranno in Italia Ogni giorno, 100 di loro vengono presi e trasportarti all’aeroporto da dove vengono poi imbarcati sui voli per la Tunisia. «Di fatto si tratta di rimpatri di massa, esplicitamente vietati dall’articolo 4 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo», spiega Paleologo.
In attesa di essere rispediti nel loro paese, i tunisini restano prigionieri a bordo tenuti tutti insieme nei saloni delle navi, due bagni per 50 persone, le docce che non funzionano e costretti a dormire sulle sedie. Molti di loro porterebbero addosso ancora i segni della rivolta, ma a bordo non c’è nessuna assistenza medica. Il Viminale non permette infatti alle organizzazioni non governative o agli avvocati di salire sulle navi anche per parlare con gli immigrati.
Una situazione che preoccupa sotto molti aspetti: «Rinchiudere i migranti tunisini in una nave che è un ‘non luogo’. fuori da qualsiasi classificazione di legge e da ogni controllo giurisdizionale, significa tenerli prigionieri senza che un giudice ne abbia confermato la detenzione» accusa Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci. Dello stesso avviso anche Amnesty internatiornal, per la quale «siamo di fronte a un ulteriore esempio del ricorso alla detenzione con cui le autorità italiane trattano la gestione degli arrivi e dei flussi dei migranti». Protesta infine anche il sindacato di polizia Siulp, che individua nell’«assurdo, improduttivo e costoso trattenimento fino a 18 mesi nei Cie», una delle cause delle rivolte degli immigrati.
Intanto sempre ieri un’altra contestazione si è avuta a Linosa, dove un gruppo di 98 tunisini si è rifiutato di imbarcarsi su due motovedette per paura di essere rimpatriato chiedendo di poter salire sul traghetto diretto a Porto Empedocle. La protesta è andata avanti fino a sera, quando agli immigrati è stato consentito di salire sul traghetto.
da ansa.it
Lampedusa: ancora in porto a Palermo due navi con migranti
Provengono da centro accoglienza distrutto da incendio
(ANSA) – PALERMO, 26 SET – Sono ancora nel porto di Palermo nella zona della Fincantieri, le navi ‘Vincent’ e ‘Audacia’ con circa 340 tunisini a bordo. Duecento migranti sono nella Vincent, il resto nell’altra imbarcazione. Provengono tutti dal centro di accoglienza di Lampedusa distrutto nei giorni scorsi da un incendio. Nella tarda serata di sabato aveva invece tolto gli ormeggi la Moby Fantasy, con a bordo oltre 220 migranti da trasferire nel centro di prima accoglienza (Cpsa) di Elmas, vicino all’aeroporto di Cagliari. (ANSA).