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CIE DI GRADISCA: tentativo di fuga

Dal Piccolo del 07/05/12

Monai (Idv): la polizia al Cie fa pienamente il suo dovere

GRADISCA Pace fatta tra i poliziotti in servizio al Cie e l’onorevole Monai. Il parlamentare dell’Idv ha improvvisato una visita al centro immigrati per confrontarsi (e scusarsi) con le forze dell’ordine e le loro rappresentanze sindacali dopo il “caso-pestaggio” della scorsa settimana. Come si ricorderà Monai, in visita al Cie, aveva raccolto lo sfogo di un cittadino tunisino (il 23enne Marwen Toujani) che dichiarava di essere stato malmenato dalle forze dell’ordine. Monai e la delegazione presente avevano preteso di visionare il filmato registrato dalle telecamere a circuito chiuso del Cie, ma per fare questo gli operatori avevano dovuto sospendere il servizio di videosorveglianza. Morale della favola: proprio durante il temporaneo “blackout” il nordafricano avrebbe aggredito un addetto alle pulizie del centro, mandandolo all’ospedale. Monai ha voluto tornare al Cie per fare chiarezza alla presenza del personale e del Questore Piovesana. Nell’analizzare le criticità dei poliziotti in servizio al centro, il parlamentare ha ribadito che la sua intenzione non era mettere in dubbio l’operato delle Forze dell’ordine, ma unicamente quella di dare voce ai rappresentanti di associazioni che si occupano delle condizioni di trattenimento degli immigrati. Da parte loro il Questore e il Sap, Sindacato autonomo di polizia, hanno ribadito che la situazione al Cie può essere migliorata unicamente potenziando gli appalti all’ente gestore. «La Polizia infatti non svolge funzioni di assistenza alla persona ma è a tutela della sicurezza generale e, piaccia o no, della volontà dello Stato di trattenere gli immigrati. Gli agenti intervengono all’interno solo in caso di necessità». (l.m.)

05/05/12

Tenta la fuga dal Cie Aveva denunciato presunti pestagg

GRADISCA Nuova aggressione ai danni degli agenti con (velleitario) tentativo di fuga al Cie di Gradisca. Protagonista del duplice episodio, lo si apprende dalle forze dell’ordine, è stato lo stesso ospite tunisino che una settimana fa, nel corso della visita dei parlamentari Monai e Strizzolo e del consigliere regionale Antonaz, aveva dichiarato di essere stato vittima di un pestaggio ad opera dei poloziotti che alla struttura effettuano il servizio di vigilanza esterna. Appena pochi istanti dopo la visita, però, l’uomo aveva aggredito un operatore mandandolo all’ospedale. L’uomo ieri ha dato nuovamente in escandescenze. Nel corso della mattinata è riuscito a issarsi sul tetto del Cie per tentare di scavalcare il muro di cinta. Ben presto circondato dai poliziotti, ha iniziato ad inveire contro di loro e cercato di colpirli lanciando delle assi in legno e dei tubi che ha reperito manomettendo le impalcature presenti per gli interminabili lavori di ristrutturazione del Cie. Solo dopo un bel po’ il nordafricano è stato ricondotto a miti consigli. Per lui ora il trasferimento in carcere e una denuncia per aggressione. Nei giorni scorsi i sindacati di polizia avevano criticato il comportamento dei politici in visita al Cie nell’ambito della campagna LasciateCientrare, che peraltro oggi alle 11 a Gradisca (sede del Cisi) prosegue con un seminario sui centri di identificazione. A detta degli agenti i parlamentari avevano preso con troppo facilmente per buona la versione del tunisino sul presunto pestaggio, pretendendo di analizzare sul posto le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. Per fare questo si era resa necessaria la temporanea sospensione del servizio di videosorveglianza. Clamorosa ironia della sorte, proprio in quei momenti il tunisino ha dato in escandescenze aggredendo un addetto alle pulizie. Amareggiato Giovanni Sammito, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp. «Quanto riferito dallo straniero ai parlamentari è stato sufficiente per ingenerare gravi sospetti sulle forze dell’ordine. E poco consola che la delegazione non abbia potuto fare altro che constatare come poliziotti e militari abbiano svolto il loro dovere nel rispetto delle regole».(l.m.)

CIE DI GRADISCA: “Siamo come schiavi”

Servizio del TG3 nazionale 13 Maggio 2012

 

 

Galleria fotografica del CIE (dal Messaggero Veneto)

 

 

Da Il Piccolo del 13/05/12

Ma al Cie di Gradisca non c’è nessuna allerta

 

di Luigi Murciano GORIZIA A partire da questa settimana il Cie di Gradisca vedrà aumentare la sua capienza di 136 posti. Ma almeno per ora non vi è alcuna evidenza che la struttura isontina possa rientrare in un piano d’emergenza per i temuti sbarchi di clandestini sulle coste siciliane, ipotizzati nelle ultime ore dai ministri Terzi e Cancellieri. Attualmente il centro immigrati isontino conta su una capienza di appena 68 posti, quelli della cosiddetta “zona rossa”, peraltro attualmente occupata per meno di un terzo. Ancora fuori gioco la “zona verde” da 44 posti, nei prossimi giorni arriverà invece l’agibilità della sezione più capiente, la “zona blu” da altri 136 posti letto. I funzionari della Prefettura e della Questura goriziane, che venerdì hanno guidato i giornalisti all’interno del centro immigrati, lo hanno lasciato intendere in maniera piuttosto chiara: il Cie tornerà a regime. Ma al momento non esiste alcuno stato di allerta legato ai previsti flussi di immigrati nordafricani. Il carcere per migranti di Gradisca tornerà semplicemente al suo ruolo di routine da macchina da espulsioni per gli irregolari intercettati nel Nord Italia, o per stranieri in attesa di rimpatrio dopo avere scontato una pena in carcere. Difficile che cambi tipologia di ospiti. A sostenerlo è Angelo Obit, responsabile provinciale del sindacato di polizia Sap. «Mi sembra difficile che il Cie possa essere interessato direttamente dalle emergenze – afferma – per il semplice fatto che si tratta di un centro di espulsione. I disperati che giungono sulle coste siciliane richiederanno in massima parte asilo politico». Migranti che vengono dunque ospitati nei Cara o in strutture residenziali in attesa dello status di rifugiati. «Questo a meno che il governo non addotti una politica decisamente diversa» specifica Obit. Ovvero: il Cie gradiscano rientrerebbe nell’emergenza sbarchi solo in due casi: se il governo Monti dovesse decidere di fronteggiare i flussi col pugno di ferro ed espulsioni sistematiche dei clandestini approdati sulle coste, oppure riformando temporaneamente i Cie come avvenne nel 2007, quando i centri vennero eccezionalmente sdoppiati in strutture di accoglienza oltre che d’ espulsione.

 

Da Il Piccolo del 12/05/2012

Il Cie tornerà a ospitare oltre duecento stranieri

di Luigi Murciano GRADISCA D’ISONZO Dopo un anno in cui è stato poco più che un presidio (oggi appena 24 presenze su 248 posti) il Cie di Gradisca rientrerà a regime. Se repentinamente o progressivamente, sarà il Viminale a deciderlo. É emerso nel corso del pluri-invocato sopralluogo degli organi di informazione alla struttura per migranti isontina. Dopo un black-out informativo durato quasi 4 anni, infatti, ieri grazie alla campagna LasciateCientrare le porte dell’ex Polonio si sono spalancate. «Questo posto non è degno di un Paese civile», «Liberateci», «Siamo trattati come cani per un documento scaduto», le grida con cui hanno accolto i visitatori e cercato di scavalcare idealmente il dedalo di sbarre e protezioni in plexiglass. Gli “ospiti” sono costretti a dormire in una stanza in 8 (e fino a poco tempo fa senza materassi per il timore venissero incendiati) e a vedere il sole solo due volte al giorno da una “gabbia” di 25 metri quadrati, perchè già l’accesso al campetto da calcio è ritenuto pericoloso per eventuali evasioni. La calma è apparente anche per l’annus horribilis vissuto dal Cie sotto il profilo gestionale, fatto di indagini della Procura su presunti falsi nelle fatturazioni e di sentenze del Tar che costringono la Prefettura a prorogare di 10 in 10 giorni l’appalto alla cooperativa siciliana Connecting People. In mezzo anche due casi di patologie sospette: una di Tbc e una di scabbia, ma dall’infermeria assicurano: «Le persone sono in isolamento soltanto a titolo precauzionale, le analisi hanno già dato esito rassicurante”. I sindacati di polizia sono pessimisti: con appena 8 uomini a turno il Cie a regime tornerà ad essere un inferno. La ristrutturazione delle due sezioni messe a ferro e fuoco dai migranti fra il 2007 e il febbraio dello scorso anno sono pressoché ultimate (la zona blu da ben 136 posti) o comunque in dirittura d’arrivo (altri 44). Giusto in tempo per fare fronte alle nuove ondate di sbarchi estivi sulle coste siciliane. Il Cie tornerà presto ad essere quella macchina da espulsioni (1.500 dal 2006 ad oggi) voluta da governi di centrosinistra – che queste strutture le ha istituite – e centrodestra, che i Cpt li ha trasformati in quello che sono oggi. Nè carne, nè pesce. Così Juri, malinconico operaio ucraino 49enne appena arrivato al Cie e ancora stranito dal ritrovarsi dietro le sbarre, si chiede a che serva Schengen e divide la cella con i marocchini Muhammed, ex spacciatore, e Afidh, pasticcere a Palermo fino a un mese fa. E ancora Fathi, 32enne libico che affida le proprie speranze alla richiesta di asilo politico, torna dietro le sbarre come un delinquente: «In Libia mi hanno ammazzato tutta la famiglia, tornare là mi fa male». Ma quanto è costato sino ad oggi il Cie? Oltre il centinaio di milioni di euro: 17 per realizzarlo, 90 per sei anni di gestione, 2 milioni per le ristrutturazioni, attorno a un milione per i rimpatri.

 

 

Dal Messaggero Veneto del 13/05/2012

Pronta per nuovi arrivi la zona blu: altri 136 posti

GRADISCA D’ISONZO La zona blu è pronta. Dalla prossima settimana potrà riaprire i cancelli a nuovi arrivi. Lo annuncia la Prefettura di Gorizia. Sarà il ministero, però, a decidere quanti immigrati trasferire. La capienza massima della zona blu è di 136 posti. Altri 44 saranno ricavati nella zona verde, dove a giorni partirà il cantiere per la ristrutturazione. I sindacati di polizia. In vista dell’aumento di trattenuti, i segretari provinciali del Sap Angelo Obit e del Siulp Giovanni Sammito chiedono un potenziamento del personale di vigilanza. Obit, inoltre, si augura «che l’operatore in servizio al Cie non venga più considerato come un jolly da giocare per altri servizi, visto che attualmente la Questura lo dirotta sulle volanti». I costi. Per ogni immigrato al Cie, lo Stato sborsa 42 euro al giorno. Che ci sia, o che non ci sia. Già, perché attualmente gli ospiti sono 24, ma lo Stato paga come se fossero 123. «In realtà anche se non siamo a pieno regime – svela l’arcano il generale Vittorio Isoldi della Connecting people, la cooperativa che gestisce la struttura – l’accordo prevede un pagamento a scaglioni. A meno del 50% della capienza il rimborso erogato è calcolato su 123 persone. Del resto dobbiamo pagare il personale (circa 70 addetti, una decina gli stranieri) e le spese vive». Facendo un rapido calcolo, al mese per ogni ospite al Cie si spendono 1.260 euro. Moltiplicato per 24 (gli immigrati che si trovano attualmente nella ex caserma Polonio) dà come risultato 30.240 euro. Invece, ogni mese lo Stato spende 154.980 euro al mese, ovvero 124.740 euro in più per i 99 immigrati-fantasma. Il Cara. Al Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati) di Gradisca vivono nove donne e otto bambini (sei maschi e due femmine. Alcuni di loro vanno anche a scuola nella città della fortezza. In totale il Cara ospita 138 persone. Anche in questo caso l’appalto prevede un costo per lo Stato di 42 euro a persona. Al mese fa 173.880 euro. La vita al Cara è molto diversa; gli ospiti possono, infatti, uscire liberamente dalle 8 alle 20, lavorare all’esterno e così via. I rimpatri. «Dalla sua apertura, nel 2006, ad oggi – comunica l’Ufficio immigrazione della Questura – dal Cie sono stati rimpatriati circa 1.500 immigrati». Da quando è cambiata la legge, che allunga il periodo di permanenza nella struttura fino a 18 mesi – anche se solitamente ci vogliono dai 60 ai 90 giorni –, tutti chiedono il rimpatrio, pur di non rimanere rinchiusi nel Cie. Commissione Ue. Arriverà a sorpresa nei prossimi giorni la visita della Commissione Ue contro la tortura, che sta facendo il giro dei Cie di tutta Italia. Condizioni di vita. La Polizia specifica che i cellulari vengono sequestrati all’arrivo per evitare che i trattenuti coordinino azioni di rivolta. Connecting people e Prefettura sottolineano che i familiari degli ospiti possono entrare quando vogliono perché hanno un’autorizzazione permanente, che i contatti con l’esterno e con i legali di fiducia sono frequenti. «Cerchiamo – conclude il generale Vittorio Isoldi della Connecting people– di migliorare le loro condizioni di vita qui». Conferma anche un agente: «Con il dialogo si riesce a risolvere tutto. Noi parliamo moltocon loro. Certo, il lavoro qui è stressante». (i.p.)

 

12/05/2012

«Siamo come schiavi» la vita dentro la gabbia”

di Ilaria Purassanta GRADISCA D’ISONZO Sessanta metri quadrati di cielo in una gabbia di ferro e cemento che la calura estiva rende ancora più soffocante. È tutto ciò che gli immigrati trattenuti nella struttura gradiscana riescono a vedere del mondo che sta fuori dal Cie, oltre le sbarre serrate con grossi lucchetti, i labirinti di inferriate e plexiglass e il pesante cancello automatico che ha chiuso la porta in faccia alla libertà e alle loro speranze. Quando, ieri mattina, dopo quattro anni, i giornalisti hanno potuto rimettere nuovamente piede dentro il Centro di identificazione ed espulsione, dagli immigrati si è levato un urlo: «Vogliamo libertà e diritti, aiutateci»! Hanno preso d’assalto le sbarre che dividono il cortile delle camerate dal corridoio dove passavano i visitatori, sporgendo le mani per attirare l’attenzione, un coro di grida sovrapposte e di tante lingue diverse, l’urgenza di denunciare le condizioni di vita dentro al Cie, la rabbia e lo sconcerto di ritrovarsi rinchiusi in gabbia. «Questo non è un paese civile se siamo qui» l’ira fa tremare la voce a un ragazzo. Nella zona rossa, attualmente l’unica agibile, vivono 24 uomini: persiani, senegalesi, marocchini, tunisini, libici, algerini. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, attendono il decreto di espulsione e il rimpatrio. Vengono rispediti nelle loro terre d’origine con un volo di linea o un charter. Fra loro c’è Omar, un muratore marocchino che ha lavorato prima per un’impresa edile poi come badante per una disabile. Peccato che la sua ultima datrice di lavoro non gli abbia versato i contributi: così, di punto in bianco, si è ritrovato senza la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno ed è finito al centro di Gradisca. Un altro marocchino, il 48enne Hassam si è ritrovato senza un impiego all’improvviso: l’azienda di Treviso per la quale lavorava si è trasferita a Ferrara: tutti i lavoratori sono finiti sulla strada. Lui, invece, al Cie. «Sono in Italia dal 1988 – Hassam mostra i documenti – e ho pagato sempre i contributi, mai commesso un reato. Ora sono clandestino». Altri, come il persiano Reza provengono invece dal circuito carcerario e scontano qui la fine della pena. «Qui si sta peggio che in galera – raccontano – almeno in prigione hai dei pasti buoni, lenzuola pulite, puoi comprare le sigarette, se stai male vai subito in infermeria, qui invece l’altra sera uno di noi stava male e per un’ora e mezza non è venuto nessuno, abbiamo dovuto chiedere aiuto ai militari, che hanno a loro volta avvisato l’infermeria». Il tempo scorre fra le camerate e il cortile, un acquario di plexiglass e grate metalliche che d’estate si trasforma in un forno. Ha le inferriate persino la televisione. Non possono nemmeno leggere libri: i materiali infiammabili, dopo gli incendi del febbraio dello scorso anno, che hanno devastato la zona blu, non sono ammessi al Cie. Le sigarette sono razionate: ogni “ospite” ha cinque buoni di colore rosa, ciascuno vale una bionda. Per chiamare la famiglia si fa la fila all’unico telefono disponibile. «Hai una scheda da 5 euro, ma dopo due minuti di una chiamata internazionale hai già esaurito il credito» racconta un immigrato. «C’è un solo rasoio elettrico per tutti noi» segnala un altro. Fino a due mesi fa in alcune camerate non avevano nemmeno i materassi: dormivano direttamente sul letto di metallo. Ora, gridano alcuni «non ci cambiano nemmeno le lenzuola, con tutto questo caldo abbiamo due coperte di lana» e trascinano fuori in cortile un materasso con le coperte per dimostrare che stanno dicendo il vero. In una camerata non si lavano da due settimane perché le docce sono state rotte da un precedente “inquilino”. «Per forza che ci viene la scabbia» tuona il trentenne marocchino Mohammed e mostra alcune eruzioni cutanee a suo dire sospette: «Queste non c’erano quando sono entrato, ma uno che dormiva con noi ha preso la scabbia e non hanno cambiato i materassi». «Nel Cie non c’è nessuna attività, non c’è niente – sospira Mohammad, laureato in legge, che in Senegal ha lasciato moglie e figlio per cercare fortuna in Italia – . Qui mi sento come uno schiavo, perché un cane è trattato meglio, se ha un padrone buono. L’effetto che mi fa questo posto? Mi fa venire voglia di suicidarmi o di prendermela con persone che non centrano niente. Viviamo in condizioni indecorose. Il mio unico sbaglio è stato quello di non rinnovare in tempo il mio permesso di soggiorno. Dopo 15 anni di contributi pagati allo stato italiano, sono finito qua. È una cosa vergognosa. Io voglio giustizia e più umanità: noi siamo esseri umani. Io sono orgoglioso di essere senegalese e vorrei ritornare a casa, riabbracciare mia moglie e mio figlio». Gli vengono i lucciconi agli occhi, ma riesce a trattenere le lacrime: «Una volta li sentivo ogni giorno, tramite facebook e internet, da un giorno all’altro, non ho più potuto farlo: qui a Gradisca ti tolgono il cellulare. Una volta ogni tanto ti danno una scheda»

 

 

dal Messaggero Veneto del 11/05/2012

Viaggio nel Cie di Gradisca
Le foto in esclusiva

Dopo quattro anni i cancelli del Cie di Gradisca d’Isonzo si aprono nuovamente ai giornalisti. “Vogliamo libertà, questo non è un paese civile, aiutateci!”: è il grido con il quale gli immigrati trattenuti dentro alla struttura di identificazione ed esplusione accolgono la stampa e le troupe televisive

di Ilaria Purassanta

GRADISCA. Dopo quattro anni i cancelli del Cie di Gradisca d’Isonzo si aprono nuovamente ai giornalisti. “Vogliamo libertà, questo non è un paese civile, aiutateci!”: è il grido con il quale gli immigrati trattenuti dentro alla struttura di identificazione ed esplusione accolgono la stampa e le troupe televisive. In ventiquattro condividono le camerate nella zona rossa. Vengono dalla Persia, dal Marocco, dal Senegal e dalla Libia. C’è chi ha pagato i contributi per quindici anni allo Stato e poi ha perso il lavoro perché la ditta è fallita, ritrovandosi nella condizione di non poter più rinnovare il permesso di soggiorno.

C’è un laureato in legge del Senegal che vorrebbe leggersi un libro per passare il tempo, ma i libri sono materiale infiammabile, non possono entrare nel Cie. C’è anche chi proviene dal circuito carcerario e sconta qui la fine della pena: “In galera, però, si sta meglio”.La vita scorre in venticinque metri quadrati di cemento circondati dalle sbarre e negli stanzoni.

Dalla prossima settimana, la zona blu è pronta a riaprire i battenti e ad accogliere i nuovi arrivi dagli altri centri d’Italia, che sono sovraccarichi. La sua capienza è di altri 236 posti. Per ogni trattenuto Connecting people riceve dallo Stato 42 euro al giorno. In realtà, però, il conteggio va a scaglioni. Anche se ora gli immigrati al Cie sono solo 24, la Cooperativa che ha in gestione il Cie e il Cara viene pagata come se nella struttura ci fossero 123 trattenuti. Stessa cifra a persona anche per gli ospiti del Cara, rifugiati e richiedenti asilo: attualmente sono 138. Fra questi, nove donne e otto bambini.

 

CIE DI GRADISCA: aumentano i reclusi

Dal Piccolo del 18/05/12

Al Cie in arrivo una settantina di immigrati

GRADISCA Cie di Gradisca verso il graduale ritorno a pieno regime. Anche se intanto rimane apertissima la partita riguardante la gestione della struttura: di conferme ufficiali non ve ne sono, ma ambienti vicini alla Prefettura confermano infatti che l’ente starebbe preparando il ricorso contro la sentenza del Tar di Trieste che, nel marzo scorso, aveva dichiarato non legittimo l’affidamento dei servizi interni al consorzio temporaneo d’impresa capeggiato dal colosso francese Gepsa. La decisione del tribunale di fatto ha rimesso in pista il gestore uscente, il consorzio siciliano Connecting People: la cooperativa trapanese ormai da un anno opera in regime di prorogatio e anzi, dopo la sentenza del Tar, si vede prolungare l’appalto di 10 giorni in 10 giorni. Una situazione di estrema incertezza, dunque, proprio mentre il Viminale ha dato il via libera al progressivo ritorno del Cie alla – se così si può chiamare – normalità. Dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione della “zona blu”, la più capiente delle tre che compongono la struttura, il provvedimento ufficiale del ministero dell’Interno ha infatti aumentato la capienza potenziale a 118 posti rispetto ai 68 peraltro virtuali avuti negli ultimi mesi grazie all’unica sezione effettivamente agibile, la “zona rossa”. E già entro domani è previsto l’arrivo di 70 immigrati in attesa di espulsione, il che porterà a 96 l’effettivo numero di ospiti. In pratica il centro ha recuperato metà della sua ricezione potenziale di 248 posti e potrà tornare definiticamente a regime una volta ultimati anche gli ultimi collaudi su parte della “zona blu” e della “zona verde” ancora interessate dalla ristrutturazione. A ogni modo la struttura isontina non sembra destinata a rientrare, come anticipato dal Piccolo, nel piano d’emergenza per i nuovi sbarchi di immigrati. I 70 clandestini in arrivo a Gradisca provengono infatti da altre strutture italiane ormai sature e le forze di polizia si attendono che il Cie gradiscano continui ad ospitare stranieri irregolari intercettati nel Nord Italia, o provenienti da altri centri, oppure infine in attesa di espulsione dopo avere scontato una pena in carcere. (l.m.)

Sommossa al CIE di Gradisca

MV 21 maggio 2012

 

 

Sommossa al Cie, due agenti in ospedale

 

 

Gradisca, il Sap denuncia gli sprechi di denaro pubblico per il “giro dell’oca” degli immigrati: Sicilia-Friuli-Sicilia in aereo

di Ilaria Purassanta

 

GRADISCA. Clandestini “globetrotter”, anzi, “Italytrotter”, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia: tanto paga Pantalone. E nuovi disordini al Cie di Gradisca d’Isonzo. Inizia sotto i migliori auspici il ripopolamento dell’ex caserma Polonio, dopo mesi di calma piatta. Dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta sono arrivati venerdì mattina con un charter altri 47 immigrati, in prevalenza provenienti dal Maghreb, che hanno rimpolpato lo sparuto manipolo di trattenuti (26 in tutto nella zona rossa fino a giovedì).

I sindacati di polizia lanciano l’allarme: urgono rinforzi per la vigilanza, per scongiurare altre sommosse e danneggiamenti della struttura, come già successe nel febbraio del 2011. «Serve – puntualizza il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – una squadra aggiuntiva della mobile di dieci uomini per turno. Gli operatori della Connecting people a contatto con gli immigrati sono, oltretutto, solo due».

Giornata di fuoco al Cie, quella di giovedì scorso. Il clima si è infiammato già di primo mattino. Un trattenuto ha tentato la fuga arrampicandosi sul tetto, inseguito da un poliziotto. L’evasione è stata sventata, ma l’agente, mentre cercava di acchiappare il fuggitivo, è scivolato, facendosi male a un ginocchio e finendo, così al pronto soccorso: cinque giorni di prognosi.

Nel pomeriggio, sit in di protesta nella zona rossa. Dopo l’ora d’aria gli immigrati si sono rifiutati di ritornare nelle celle, pardon, nelle camerate. Si sono denudati, hanno cominciato ad orinare nel cortile e a staccare con le mani i cavi dell’allarme, disattivandolo temporaneamente. Nel parapiglia, un altro poliziotto ha avuto la peggio, finendo all’ospedale con una caviglia slogata e 15 giorni di prognosi. I nuovi arrivi non sono destinati, secondo il Sap, a mitigare il clima.

«Ovviamente – scuote la testa il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – vengono scelti fra i più facinorosi. Non accade mai che arrivino persone tranquille, cercano di liberarsi dei soggetti indesiderati». Senonché, fra le new entry di venerdì, sono stati catapultati al Cie di Gradisca d’Isonzo anche tre tossicodipendenti. «Forse – ironizza Obit – si sono dimenticati che la struttura gradiscana non è attrezzata per ospitarli».

Così, in serata, i tre hanno già dovuto fare le valigie. Tre poliziotti e tre finanzieri sono stati distolti da altri servizi e li hanno scortati fino a Bari. Nove voli di linea dell’Alitalia, sei dei quali andata e ritorno, partenza dall’aeroporto di Ronchi, scalo a Fiumicino e coincidenza per il capoluogo pugliese. Il tutto, a spese dei contribuenti. Per la modica cifra di 1.240,95 euro. Speriamo che ulteriori dimenticanze non facciano lievitare i conti dello Stato.

Ci pensano già, infatti, a incrementare lo spreco di denaro pubblico i viaggi notturni fino a Milano e i successivi trasferimenti a Palermo, all’inseguimento del decreto d’espulsione. Tre immigrati tunisini, transitati già a suo tempo nella ex caserma Polonio, vi hanno fatto ritorno. Il rimpatrio via celere non è evidentemente andato a buon fine. Ecco la loro peripezia. Sono sbarcati in Sicilia e finiti al Cie di Trapani. Quindi sono stati trasferiti al Cie gradiscano. Poi, a bordo di un pullman della polizia sono stati scortati da quattro operatori fino a Milano, dove sono stati imbarcati su un charter diretto al Cie Trapani.

Soltanto a Palermo c’è, infatti, il consolato tunisino deputato ad accertare la loro volontà di rimpatrio e a emettere il necessario lasciapassare provvisorio. In questo caso, nulla di fatto. Così, sempre con la scorta di due agenti ciascuno, i tre tunisini hanno rimesso piede a Gradisca. Una triangolazione Sicilia-Friuli-Sicilia che, afferma il Sap «è ragionevole sospettare che interessi anche altri immigrati ospitati al Cie. E poi si parla di tagliare le spese»!

 

Dal Piccolo del 20/05/12

Il Cie di Gradisca ritorna zona a rischio

di Luigi Murciano wGRADISCA E’ di nuovo alta tensione al Cie di Gradisca fra nuove rivolte, poliziotti mandati all’ospedale e il progressivo ritorno a regime della struttura. Nel centro di trattenimento ed espulsione isontino la situazione è tornata improvvisamente ad essere caldissima con l’arrivo, nella giornata di venerdì, di 50 immigrati maghrebini, provenienti dalle analoghe strutture di Trapani e Caltanissetta. Come previsto non si tratta dunque di migranti sbarcati sulle coste siciliane – nè a Gradisca sono previsti arrivi di questo tipo in futuro – ma di clandestini in attesa di rimpatrio, trasferiti all’ex Polonio da altri centri ormai al collasso. Ma anche a Gradisca è subito il caos. Già ventiquattro ore prima del maxi-trasferimento, infatti, si sono verificati due diversi momenti di rivolta da parte degli ospiti, uno sul tetto del Cie e uno al suo interno. Nel tentativo di sedare i focolai di rivolta, due poliziotti hanno rimediato contusioni guaribili rispettivamente in 15 e 5 giorni. Il programmato ritorno alla piena operatività del Cie di Gradisca era ormai nell’aria da qualche settimana. Non a caso la Prefettura ha aumentato la capienza ufficiale a 118 posti rispetto ai 68 (peraltro raramente riempiti) degli ultimi mesi. In pratica il centro ha recuperato metà della sua ricezione potenziale di 248 posti e andrà del tutto a regime una volta ultimati gli ultimi collaudi su parte della “zona blu” e della “zona verde” ancora interessate da lavori di ristrutturazione e potenziamento dei sistemi di sicurezza. Ma secondo il Sap, il sindacato autonomo di polizia, ci vorranno poche settimane per vedere nuovamente distrutto quanto è stato ripristinato in oltre un anno di cantieri. «Ormai è una costante, a Gradisca vengono mandati i soggetti più facinorosi» denuncia il segretario provinciale Angelo Obit. Ed emergono anche particolari grotteschi sul recente trasferimento dei 50 immigrati provenienti dalla Sicilia. Nel gruppo infatti vi sarebbero stati anche tre soggetti con acclarati problemi di tossicodipendenza. Ospiti che la struttura non è idonea ad ospitare. Il risultato? Kafkiano: già in serata, accompagnati da sei fra poliziotti e finanzieri distolti da altri servizi, i tre stranieri sono stati scortati in fretta e furia a Bari per un totale di 15 biglietti aerei acquistati. «Uno sbaglio, pagato però dai cittadini» accusa Obit. Finita qui? Niente affatto. Molti viaggi notturni che vengono fatti a Milano per l’espulsione degli immigrati tunisini sono, secondo i sindacati di polizia, un altro spreco. Apparentemente del tutto inutili. Infatti è in Sicilia che il console tunisino accerta la disponibilità al rimpatrio degli stranieri, e solo in quel caso rilascia il necessario lasciapassare provvisorio. Gli immigrati che non completano questo iter celere non vengono affatto rimpatriati, ma ricondotti nei Cie. La prova, altrettanto grottesca, la si è avuta proprio col maxi-trasferimento a Gradisca di venerdì: con somma sorpresa, gli operatori si sono trovati davanti tre tunisini che dalla struttura isontina erano clamorosamente già transitati. In sostanza i contribuenti hanno pagato a loro spese un percorso Gradisca – Milano (in pullman con due operatori di scorta per immigrato) e un trasferimento aereo a Trapani – con altri due agenti – per ottenere il risultato che i tre sono stati semplicemente ricondotti a Gradisca. «Ed è ragionevole pensare non siano gli unici – allarga le braccia Obit – altro che la spending review proposta dal governo. Piuttosto – conclude – sarebbe stato necessario che l’aumento della capienza di Gradisca avesse fatto il paio con un rafforzamento del contingente di vigilanza, per l’incolumità stessa degli operatori che lavorano all’interno del Cie. Se queste sono le premesse il futuro si prefigura nerissimo».

CIE DI GRADISCA: nuove fughe evvai!

Messaggero Veneto del 29/05/12

Evasi dal Cie due marocchini E ieri fuga sventata dal diluvio

Nuovi disordini al Cie di Gradisca d’Isonzo, due immigrati sono scappati. Le forze dell’ordine sono sulle loro tracce. Anche ieri altri sei trattenuti sono saliti sui tetti, ma l’improvviso temporale li ha fatti desistere. Sabato pomeriggio, invece, altri sei immigrati nella zona blu hanno dato il via a una sommossa. Arrampicandosi sui cancelli che dividono le camerate dal cortile, sono saliti sul tetto. Poi, come un sol uomo, sono scesi, ma ognuno da un punto diverso, per dividere gli agenti accorsi sul posto per bloccare il tentativo di fuga. Così i due marocchini sono riusciti a balzare su una camionetta dell’esercito e dal tetto del mezzo si sono lanciati oltre il muro di recinzione, prendendo poi la via dei campi che circondano il Cie. Fino a ieri sera non erano stati ancora acciuffati. «Dopo i lavori da oltre 1 milione e mezzo di euro – commenta il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – che avrebbero dovuto impedire ulteriori fughe, ci ritroviamo daccapo: come è possibile che gli immigrati riescano a salire sui tetti? La ristrutturazione non avrebbe dovuto scrivere la parola fine sulle evasioni? Puntualmente si è verificato quello che avevamo previsto: i lavori progettati e realizzati non sono risolutori. Andavano pensati sistemi più efficaci». Attualmente la capienza del Cie è arrivata a 104 immigrati. (i.p.)

CIE DI GRADISCA: una polveriera…speriamo che esploda!

Dal Messaggero Veneto del 31/05/12

Silp: il Cie è una polveriera, va chiuso o ridimensionato

GRADISCA Il Cie inizia a tornare a regime e puntualmente torna al centro delle cronache, fra fughe (già tre dopo i nuovi arrivi) e atti di autolesionismo, come quello dei sei immigrati che hanno ingoiato dei bulloni, finendo al pronto soccorso di Gorizia. Addio tranquillità per la cittadina della fortezza, che si stava abituando a un certo clima e, soprattutto, super-lavoro per le forze dell’ordine. Il clima si fa pesante e la segreteria provinciale del Silp, il sindacato dei lavoratori di Polizia per la Cgil, denuncia in una nota tutto il proprio malcontento, chiedendo una chiusura del Cie oppure un ridimensionamento, nonostante i recenti lavori di ristrutturazione. «Il Cie non può essere considerato l’unica risposta al fenomeno immigrazione che interessa ormai in modo sempre più massiccio la nostra penisola. All’indomani degli ennesimi scontri tra forze dell’ordine e clandestini presso il Cie di Gradisca – si legge nel testo firmato dal segretario, Patrik Sione – il Silp chiede pubblicamente ai rappresentanti delle istituzioni e della politica di chiudere il centro fino a data da destinarsi o l’eventuale ridimensionamento dello stesso, visto e considerato che la struttura gradiscana, inserita “a forza” dal governo in carica nel 2006, ha subito notevoli danni alle strutture e ad oggi non si intravvedono miglioramenti sotto il profilo della sicurezza per gli operatori di polizia e i militari ivi in servizio». Il sindacato, inoltre, coglie la palla al balzo per ribadire tutta la propria contrarietà in merito alla mancata redazione, a sei anni dall’istituzione di quello che inizialmente si chiamava Cpt, di un documento di valutazione del rischio (Dvr) per il personale che effettua servizio presso la struttura governativa. Si tratta di uno degli obblighi non delegabili del datore di lavoro ed è fondamentale per garantire la sicurezza degli operatori che effettuano il servizio di vigilanza nella struttura di via Udine. Non finisce qui, perché nel proprio intervento il Silp sottolinea «l’inopportunità attuale di accorpamento dei servizi essenziali attuata dal questore Piovesana da quest’anno, rivolto essenzialmente a garantire la copertura del territorio da parte degli equipaggi della squadra Volanti, ormai ridotti al minimo storico» e chiede pubblicamente, nel caso in cui non si dovesse arrivare alla chiusura o al ridimensionamento del Cie «un rinforzo per la Questura di Gorizia di almeno cinquanta unità», ricordando come la pianta organica risalga ormai al lontano 1989. Giuseppe Pisano

 

Dal Piccolo del 30/05/12

La rivolta dei bulloni, sette feriti al Cie di Gradisca

Gli immigrati li hanno ingoiati per farsi ricoverare e tentare la fuga. Un’evasione riuscita. Tre ore di scontro con la polizia

 

di Luigi Murciano

 

GRADISCA. Sette immigrati ricoverati all’ospedale per episodi autolesionismo. Tre evasioni riuscite anche se in due casi i protagonisti sono stati riacciuffati. Ingenti danni al sistema anti-fuga appena ripristinato. E uno stato di massima allerta 24 su 24. È il bilancio dell’ultima rivolta al Cie di Gradisca. La struttura isontina di espulsione per stranieri non ha fatto neanche in tempo a vedere nuovamente incrementata la sua capienza che già è ripiombata nel caos.

Polveriera Polonio

La miccia che ha innescato nuove tensioni sono i recenti trasferimenti all’ex Polonio di immigrati provenienti da altre strutture italiane, stracolme, e in particolare da Trapani. Le presenze sono aumentate da 24 a 104, complice l’avvenuto restauro della “zona blu”, l’ala più capiente rimasta inagibile per oltre un anno. I nuovi arrivati, in massima parte maghrebini, si sono dimostrati subito inclini alla rivolta. E un contingente di altri 19 nordafricani è atteso per le prossime ore.

Il precedente

Una prima avvisaglia si è avuta nel weekend quando diversi ospiti si erano arrampicati sul tetto delle camerate. Divisisi in sei gruppetti nel tentativo di spezzettare il contingente di forze dell’ordine deputato alla sorveglianza esterna, gli immigrati hanno tentato la fuga. Quattro hanno utilizzato una camionetta dell’esercito come trampolino per scavalcare l’alto muro di cinta e dileguarsi nella campagna. Due sono stati intercettati dopo poche ore.

L’autolesionismo e la rivolta

Meglio è andata a un compagno che, ingeriti alcuni bulloni reperiti nel cantiere esterno, ha ottenuto il ricovero all’ospedale di Gorizia. Dà lì sarebbe fuggito nella notte. Già l’altroieri gli immigrati avevano preparato un altro tentativo di evasione, ma la pioggia li aveva scoraggiati. Ieri, attorno alle 13, ci hanno riprovato in 15. Arrampicatisi sul tetto hanno fatto bersaglio gli agenti di insulti e bulloni. Oppure hanno ingoiati questi ultimi per cercare il ricovero ospedaliero. La situazione è ritornata alla normalità solo dopo tre ore ma per una dozzina di nordafricani si è reso necessario il trasferimento in ospedale, dove sono piantonati: si temono nuovi tentativi di fuga. Nessun ferito fra le forze dell’ordine. Ma un primo bilancio parla di danni «ingenti» alla struttura, dal tetto al sistema anti-fuga appena ripristinato.

I sindacati di polizia

Giovanni Sammito, del direttivo nazionale Siulp, è convinto sia appena l’inizio: «Questa è la struttura più grande e pericolosa d’Italia ma il contingente di forze dell’ordine impiegato è ridicolo. Senza contare che il territorio rimane sguarnito. Ieri tutte le volanti della provincia sono state impegnate al Cie, più gli agenti distolti per i piantonamenti in ospedale». Sammito chiede pertanto «un protocollo nazionale che dia uniformità di regole ai Cie: sicurezza, gestione, servizi agli ospiti. Non è possibile che a Trapani non vi siano restrizioni sull’ora d’aria, le sigarette o i telefonini mentre qui vigono disposizioni molto più rigide». Una miscela micidiale anche per il fatto che il tempo di permanenza degli “ospiti” è salito a 6 mesi. «Se questa è la situazione ora che la capienza è dimezzata, figuriamoci quando il Cie tornerà a regime con 248 posti – commenta Angelo Obit, segretario provinciale Sap – . Agli agenti servono sistemi efficaci per la sicurezza di tutti. E nel rispetto delle leggi».

 

 

Dal Messaggero Veneto del 30/05/12

Cie, sei immigrati ingoiano bulloni Evasi a quota tre

 

GRADISCA Il Cie, complici i nuovi arrivi, è una polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro. I trattenuti sono 101. Alla lista dei fuggitivi (due marocchini sono riusciti a evadere sabato pomeriggio durante una sommossa) si aggiunge, infatti, un terzo immigrato che è scappato dall’ospedale di Gorizia, dove era stato ricoverato per accertamenti perché si era fatto male cadendo dal tetto. Altri sei immigrati sono arrivati ieri al pronto soccorso del capoluogo isontino: avevano ingoiato bulloni e altro materiale raccolto nel cantiere in corso per la ristrutturazione della zona verde. Alcuni hanno sputato i bulloni, altri sono riusciti a inghiottirli. Potrebbe trattarsi di un espediente per tentare la fuga dal nosocomio. Le scorte al seguito sono state rinforzate: ieri sette poliziotti hanno dovuto stazionare all’ospedale di Gorizia per arginare eventuali evasioni. Anche ieri, ancora disordini all’ex caserma Polonio: i trattenuti nel centro stanno ripetutamente danneggiando i cavi del sistema d’allarme. La situazione preoccupa i sindacati di polizia. «Resta l’amarezza – dichiara il segretario provinciale del Sap Angelo Obit – di una struttura riempita per meno della metà (la capienza a pieno regime è di 248 immigrati, ndr) e già in difficoltà. Ai poliziotti servono soluzioni definitive e non palliativi. Non dico che si debba usare il filo spinato, ma adottare sistemi più efficaci, a garanzia di tutti e del rispetto delle leggi. Sono necessari interventi concreti e non chiacchere». (i.p.)

SUICIDI DI STATO: «Alina andava trasferita al Cie di Bologna»

Insomma Alina Bonar andava rinchiusa -ma a norma di legge- in un CIE e non in quel maledetto commissariato di Opicina. Ora che lo sappiamo continueremo a chiedere il rispetto della legge?

un compagno triestino

 

Dal PIccolo del 01/06/12

«Alina andava trasferita al Cie di Bologna»

di Corrado Barbacini «Il cittadino straniero destinatario di un provvedimento di espulsione deve, in attesa del perfezionamento dell’iter amministrativo, essere condotto in un Centro di identificazione ed espulsione. Ogni altro posto ove il cittadino straniero venisse condotto sarebbe illegittimo. Questo principio va ribadito con forza». Le parole di principio sono quelle dei giudici del Tribunale del riesame presideduto da Filippo Gulotta e composto da Massimo Tomassini e Marco Casavecchia. Si leggono nel provvedimento in cui è stata confermata la legittimità del decreto di perquisizione disposto dal pm Massimo De Bortoli a carico dell’ex responsabile dell’Ufficio stranieri della Questura, Carlo Baffi. Per i giudici – che di fatto confermano le accuse di sequestro di persona e omicidio colposo a carico di Baffi – Alina Bonar Diaciuk, la donna ucraina che si è suicidata all’interno di una stanza-prigione del commissariato, non doveva essere lì. Doveva essere portata al Cie di Bologna Non si tratta di un’interpretazione della norma, ma scrivono i giudici «si dovrebbe ipotizzare in gravissimo contrasto con la Costituzione la possibilità per le forze di polizia, di condurre e trattenere, se del caso con l’uso della forza, in luoghi e tempi non preventivamente identificati, soggetti che non sono accusati di alcun reato particolare, ma sono solo persone la cui presenza in Italia è considerata sgradita». E poi ancora riferendosi specificatamente ad Alina Bonar Diaciuk: «persona diffficile» per la quale la polizia «preposta al controllo era a conoscenza delle sue condizioni». Tant’è che avrebbe «meritato una sorveglianza più attenta di quella che le è stata riservata». Insomma si è trattato di un arresto illegale in tutti i sensi. Ma non è stato l’unico, così è emerso. Dice in propostito il procuratore capo Michele Dalla Costa che si riferisce alla memoria presentata dal pm De Bortoli ai giudici del Riesame: «Sono emersi altri 26 episodi relativi a extracomunitari trattenuti a Opicina anche per giorni prima del decreto di espulsione e l’ordine del questore». Poi cita anche alcuni episodi sui quali la procura sta effettuando ulteriori accertamenti. «In un caso c’è stato un ospite che è stato trattenuto più volte. In un’altra circostanza un extracomunitario dopo aver ricevuto un ordine di presentazione è strato trattenuto nella stanza fino al giorno dopo», riferisce Dalla Costa. Dagli atti infine emerge pure la vicenda di un altro “ospite” che era stato detenuto per un giorno e mezzo ma poi il provvedimento è stato revocato dal questore in autotutela.

CIE DI GRADISCA: nuove sommosse (agg.al 06/06)

 

Il Piccolo del 06/06/12

«Al Cie siamo in emergenza Il prefetto apra il confronto»

di Luigi Murciano GRADISCA Creare un immediato tavolo di confronto sul Cie di Gradisca. Altrimenti rimarrà una bomba perennemente innescata con il rischio che prima o poi “ci scappi” il morto. A 48 ore dalla pesante rivolta che ha rimesso in ginocchio la struttura isontina per immigrati, l’appello viene dall’ente gestore del centro. Mauro Maurino, membro del cda di Connecting People non ha dubbi: solo ripristinando il dialogo la tensione potrà calare. E quando dice dialogo si riferisce sia al rapporto con gli immigrati che alla collaborazione con le istituzioni: Prefettura e Questura. Qual è il clima in cui lavorano gli operatori di Connecting People? Hanno paura? La situazione è di vera emergenza. I lavoratori sono in prima linea. Ma il personale è sufficientemente esperto per affrontare situazioni molto difficili. Più che la paura prevale lo scoramento, perchè di fatto sono bastati pochi giorni per ripiombare indietro di un anno. Perchè si è ritornati a una tensione alta? Non ci è stato dato il tempo di costruire un rapporto con i nuovi arrivati, che poi hanno generato le sommosse. La decisione di prevedere 80 nuovi arrivi in poche ore credo si commenti da sola per una struttura che fino al giorno prima era a un decimo del suo regime potenziale. Come si costruisce un rapporto coi trattenuti? La questione è molto complessa. Senza volere giustificare le violenze, va detto che spesso gli ospiti nemmeno sanno perchè sono al Cie. Se provengono dal carcere hanno già scontato la pena e potrebbero essere rimpatriati: invece si trovano a fare i conti con una reclusione supplementare. Altri finiscono nel centro per un documento scaduto. Questa coesistenza fra tipologie diverse crea una miscela pericolosissima. E il clima a volte diventa torrido anche fra operatori e agenti. Così non può andare. La tensione andrebbe depotenziata occupando meglio il tempo libero degli ospiti. Ma non dipende solo da noi. I sindacati di polizia continuano a criticare la difformità di regole nei diversi Cie… Sono d’accordo con i poliziotti. La rigidità fine a sè stessa non conduce a niente di buono. Si fissino regole omogenee e le si facciano rispettare. Bisogna punire chi sbaglia ma anche premiare chi si comporta bene. Le restrizioni sul fumo o l’ora d’aria, a esempio, non possono valere per tutti. Pensi poi che il campo da calcio è inutilizzato da tempo. Potrebbe invece svolgere una funzione importantissima. Perchè non è stato fatto? Non sta a me dirlo, nè mi permetto di criticare chi ha la delicata responsabilità di gestire queste strutture. Ma sarebbe già determinante se Prefettura e Questura prendessero atto che l’ente gestore e gli operatori di polizia su questo la pensano alla stessa maniera. Sia aperto un tavolo di confronto sul Cie di Gradisca. Ci ascoltino tutti assieme: ancora non è stato fatto.

 

Dal Piccolo del 05/06/12

Cie di Gradisca Convalidato l’arresto di un tunisino

 

GRADISCA Il bilancio delle sommosse al Cie di Gradisca sarà al centro di un vertice convocato per domani alla Questura si Gorizia e al quale parteciperanno, oltre a rappresentanti della Prefettura, anche le forze dell’ordine. Un bilancio comunque pesante. Una tragedia sfiorata. Il Centro per immigrati è nuovamente al collasso (ospita 118 immigrati a fronte di una capienza ridotta a 74), nonostante il centinaio di milioni di euro spesi per renderla un carcere di massima sicurezza. La furia di 60 immigrati ha vanificato un anno di lavori. L’ennesima giornata di follia vissuta all’interno del Cie di Gradisca, con la violenta sommossa di domenica, avrebbe potuto avere conseguenze ben più pesanti. Basta pensare alla cancellata da 5 quintali che i rivoltosi sono riusciti a scardinare e lanciare come un’arma che fortunatamente non ha investito gli agenti. Da tempo al Cie non si rendeva necessario l’utilizzo dei lacrimogeni per sedare una rivolta. Ma non sono un mistero i gravi danneggiamenti alla struttura, alcune camerate appena restaurate al costo di milioni di euro sono già nuovamente inagibili. Un 23enne tunisino si trova in carcere dopo essere stato arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il giudice ieri ha convalidato l’arresto. Ma non sono esclusi ulteriori arresti nelle prossime ore. Per tutta la giornata di ieri, inoltre, sono continuate le operazioni di perquisizione e bonifica delle stanze: il timore degli agenti è che nel marasma di domenica i più facinorosi fra gli ospiti, per buona parte di etnia maghrebina, possa essere riuscito ad appropriarsi di altri corpi contundenti. Le forze di polizia sono allo stremo delle forze. Ed è polemica. «Non si può continuare a confidare sulla professionalità degli agenti e sulla buona sorte – così Giovanni Sammito del Siulp – perchè qui prima o poi ci scappa il morto». Luigi Marciano

 

 

Messaggero Veneto del 05/06/12

Cie, un arresto e capienza ridotta

 

GRADISCA Rivolta al Cie, un 23enne tunisino è stato arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale ed è stato condannato nel processo per direttissima. Intanto sono ancora in corso le operazioni di identificazione degli immigrati coinvolti nelle due sommosse che hanno infiammato la giornata di domenica alla ex caserma Polonio di Gradisca. Potrebbero scattare, dunque, altre denunce. Per sedare la rivolta sono arrivati uomini e mezzi delle volanti, della polizia di frontiera, dei carabinieri. Alcuni agenti sono rimasti contusi negli scontri, ma sono stati medicati unicamente sul posto. Nel frattempo si fa la conta dei danni: tre camerate nella zona blu, fresca di ristrutturazione, sono inagibili. I trattenuti hanno distrutto il sistema anti-intrusione, divelto una grata, spaccato vetrate. La capienza del Cie è stata, pertanto, ridotta, da 118 a 74 unità. Al momento, però, a Gradisca ci sono 110 trattenuti, 36 in più, che dovranno quindi essere trasferiti in altre strutture. Il Sindacato autonomo di polizia (Sap) insorge, chiedendo di «attrezzare i Cie per la loro funzione», ovvero il trattenimento coatto. «I fatti di domenica e degli ultimi giorni – osserva il segretario provinciale del Sap, Angelo Obit – dimostrano il fallimento della cosiddetta detenzione amministrativa, priva di regole. È possibile fare i rivoltosi la mattina e nel pomeriggio giocare con i compagni all’esterno della camerata, per poi ritornare a fare i rivoltosi in serata. Si può prendere aria sul tetto o tentare la fuga e poi riposarsi dalla fatica guardando la televisione e magari raccontando ai compagni le imprese della giornata. Si parte con tutti i diritti senza rischiare di perderne nessuno. Così non va bene. Perché a pagare sono lo Stato e quindi i cittadini. Non è pensabile che una struttura di colpo annulli la presenza sul territorio delle forze dell’ordine o che si affrontino “battaglie” come quella di domenica. O ancora che si permetta ai trattenuti di continuare a causare danni che tanto non pagano». Il Sap invita le autorità competenti a prendere provvedimenti per chi viola il regolamento. «In carcere – conclude Obit – la pena ha una funzione rieducativa. Nei Cie, i trattenuti sono all’ultima spiaggia, in attesa del decreto di espulsione, ma dovrebbero essere previste misure per scoraggiarne “l’intraprendenza” e per tutelare gli altri ospiti. Non sta a noi indicarli. Di due cose siamo certi: l’avevamo previsto e così non si può andare avanti». (i.p.)

 

 

Il Piccolo del 04/06/12

Al Cie di Gradisca scoppiano due nuove sommosse

 

di Luigi Murciano GRADISCA Vetri spaccati, lavandini divelti, atti di autolesionismo e lacrimogeni: è allarme costante al Cie di Gradisca. Dopo la “rivolta dei bulloni” di pochi giorni fa, quella di ieri nella struttura isontina di espulsione per immigrati è stata l’ennesima, interminabile giornata di passione Due sommosse in poche ore, una delle quali molto violenta: tanto che per sedarla si è reso necessario l’utilizzo dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine, che hanno realizzato un numero imprecisato di arresti. Un paio di agenti negli scontri hanno riportato lievi contusioni. Medicati sul posto invece alcuni ospiti che di proposito si erano procurati dei tagli. I danni all’ex Polonio sono ingenti e già vanificano un anno di lavori di restauro: diverse camerate della zona blu appena ristrutturata sono state rese inagibili dalla furia dei rivoltosi, principalmente soggetti “a rischio” di etnia maghrebina di recente trasferiti da altri Cie. Il primo allarme poco prima delle 13, quando 8 ospiti si sono arrampicati sul tetto. Il pronto intervento degli agenti ha fatto rientrare la situazione piuttosto rapidamente. Ma la tregua è durata poche ore: attorno alle 16 la tensione è tornata a salire, questa volta in maniera drammatica. Gli immigrati sono riusciti a sradicare con una spranga una grata in acciaio. Se la sono poi presa con quel che rimane del sistema anti-fuga. Hanno reperito con facilità bulloni e pezzi di vetro con cui hanno minacciato gli agenti e si sono procurati delle ferite, in maniera da ottenere il ricovero ospedaliero e una chance di fuga. La sommossa è stata sedata alle 19, ma fino a tarda ora gli agenti hanno dovuto perquisire le camerate nel timore che gli stranieri siano riusciti a procurarsi corpi contundenti da utilizzare nelle prossime ore. I sindacati di polizia puntano il dito: anche ieri tutte le volanti del territorio sono state distolte dai servizi per accorrere al Cie.

 

Messaggero Veneto del 04/06/12

Sommossa al Cie arresti e contusi

 

di Flavio Nanut GRADISCA Ancora una volta il Cie di Gradisca è stato al centro di un episodio di violenza. Nel tardo pomeriggio di ieri è andata in scena l’ennesima protesta di un gruppo di extracomunitari. Non ne volevano sapere di rimanere nella struttura di via Udine e per manifestare il proprio dissenso sono saliti sul tetto da dove, secondo un piano ripetuto già in precedenti occasioni da altri ospiti, avrebbero tentato di scappare. Ma la protesta non ha fatto altro che provocare l’intervento delle forze dell’ordine: agenti di Polizia e carabinieri sono intervenuti per placare quella che, con il trascorrere dei minuti, ha assunto i contorni di una vera e propria sommossa. Poliziotti e militari hanno cercato di fermare i rivoltosi anche, da quanto si è appreso, facendo uso di lacrimogeni. E, alla fine, le due fazioni sono venute allo scontro: due agenti sono rimasti feriti, per fortuna in maniera lieve. Gli extracomunitari si sono visti costretti a ritornare sui loro propositi, ma alcuni non si sono arresi e, per disperazione, si sono resi protagonisti di gesti di autolesionismo. Il personale sanitario è accorso per medicare ospiti che si sono tagliati le vene. Dopo la confusione iniziale, le forze dell’ordine sono riuscite a prendere in mano la situazione e a sedare la rivolta. Alcuni immigrati sono finiti in manette. Già nei primi giorni della settimana scorsa, tre stranieri erano riusciti a fuggire dal Cie e altri sei avevano ingerito dei bulloni in maniera da poter essere trasferiti in ospedale. E questi sono soltanto gli ultimi di una lunga serie di fatti che si sono accavallati negli ultimi mesi, tutti con lo stesso canovaccio: il tentativo di ribellarsi alla permanenza nella struttura, da cui gli extracomunitari hanno tentato di evadere. Nel bene o nel male. E, in quest’ultimo caso, ricorrendo anche a gesti estremi. Anche sul tentativo di evasione di ieri va registrata la presa di posizione del Sap, il sindacato di Polizia che più volte è intervenuto su episodi analoghi. «Se a Gradisca – ha sottolineato il sindacato – contuinuano a essere dirottati i soggetti più pericolosi di altri Cie disseminati nella Penisola, da questa situazione sarà molto difficile uscire»

CIE DI GRADISCA: anche gli sbirri dicono di chiuderlo

Dal Messeggero Veneto del 12/06/12

Sicurezza a rischio nel Cie la Polizia: meglio chiudere

 

GRADISCA La mancanza cronica di personale, il protrarsi dei lavori di ristrutturazione, le scarse condizioni di sicurezza per gli ospiti e per chi vigila su di essi, la mancanza di collaborazione tra le forze di polizia: è quanto denuncia la segreteria regionale del Consap (Confederazione sindacale autonoma di polizia) in una nota in cui vengono ribadite con forza tutte le problematiche legate alla sorveglianza del Cie-Cara di via Udine, a Gradisca. «Da quando è stato istituito il Cie più grande d’Italia – si legge nel testo firmato dal segretario regionale, Pietro Di Stasio – la Questura di Gorizia ha iniziato a sopperire a una mancanza cronica di personale. Il deficit organico per gestire questa struttura è di circa 55 unità e ad oggi il ministero dell’Interno non ha mai rinforzato le fila degli operatori della sicurezza». Secondo il Consap, l’avvicinarsi della stagione estiva è foriero di ulteriori problematiche, dato che «l’emergenza aumenta a causa delle invasioni di persone in fuga dal terzo mondo, in cerca di condizioni di vita migliori». A far salire ulteriormente la tensione ci sono anche i ritardi nell’ultimazione dei lavori di adeguamento e ristrutturazione. «L’opera si protrae oltre i tempi previsti – denuncia il Consap – con gli stanziati un milione e 600mila euro. Tali lavori sono affidati a ditte esterne che, a quanto pare, ben poco tengono in considerazione la sicurezza degli occupanti: trattenuti e personale della Polizia di Stato, dato che già ora traspaiono gravi falle sulla sicurezza passiva e attiva». In merito ai lavori, la Consap chiede ai responsabili della gestione dei lavori «la messa a norma della struttura e, in caso di mancata agibilità, la chiusura della stessa». Non solo problemi oggettivi, ma anche una sinergia tutt’altro che adeguata fra le forze dell’ordine. Nella nota, il Consap non adopera giri di parole per denunciare «la totale mancanza di collaborazione tra le tre forze di polizia impegnate in tali compiti di accompagnamento per l’espulsione, nonostante le continue sollecitazioni del questore di Gorizia (Pier Riccardo Piovesan,a ndr), ciò ne comporta che tale impegno lo deve comunque assolvere la Polizia di Stato». L’effetto che ne consegue, secondo il Consap, è «la messa in discussione i servizi fondamentali, come il controllo del territorio tramite le Volanti e la vigilanza Cie». La struttura realizzata all’ex caserma Ugo Polonio è ancora lontana dal ritorno al pieno regime, eppure le polemiche già divampano. Giuseppe Pisano

CIE DI GRADISCA: detenuti sul tetto

Da Il Piccolo del 19/06/12

 

Gradisca , ancora tensione al Cie I detenuti salgono sul tetto

 

di Luigi Murciano GRADISCA Ancora tensione al Cie di Gradisca. Proprio nel corso della visita di una delegazione di parlamentari del Pd alcuni ospiti della struttura di identificazione hanno inscenato una azione di protesta, salendo sul tetto dell’ex Polonio e minacciando nuovi episodi di autolesionismo (tagli alle braccia o l’ingestione di bulloni) che peraltro si stanno facendo sempre più frequenti nelle ultime giornate tanto, da costringere il Pronto Soccorso di Gorizia a una attività continua. E’ giallo, inoltre, sullo sciopero della fame di un immigrato di nazionalità marocchina. L’uomo, che avrebbe intrapreso la protesta da alcuni giorni, sarebbe caduto a terra dopo avere accusato un malore. Smentisce questa versione dei fatti l’ente gestore, la coop siciliana Connecting People, che parla di uno sciopero della fame solamente annunciato ma non confermato dalle analisi cui il maghrebino sarebbe stato sottoposto. Sia come sia, la situazione al Cie rimane bollente. «Una polveriera molto più pericolosa di altri centri che abbiamo visitato» ha affermato senza mezze misure Rosa Villecco Calipari, che ha guidato una delegazione di parlamentari Pd composta anche da Delia Murer, Tamara Blazina, Carlo Pegorer ed Ivano Strizzolo. Un’iniziativa svolta in sintonia con la campagna nazionale LasciateCientrare per la trasparenza sulle strutture di identificazione ed espulsione della penisola. La visita isontina al Cie e al vicino Cara è durata oltre tre ore. La struttura isontina ospita oggi 82 immigrati a fronte di una capienza reale ridotta ad appena 74 posti dopo i recenti danni alla “zona blu”. Ma presto potrà contare su 44 nuovi posti letto, quelli della ristrutturata “zona verde”. «Nei Cie vi sono meno diritti che in un carcere – ha spiegato Calipari -. Basti pensare che a Gradisca gli ospiti non possono utilizzare nè la mensa (i pasti si consumano in cella ndr) nè il campo da calcio. Chiaro che questa situazione crea alienazione e paranoie. E se questo governo intende razionalizzare le spese – conclude – dovrebbe accorciare i tempi di trattenimento e razionalizzare questo contorto meccanismo. I continui travasi da un Cie all’altro certo non risolvono i problemi dell’immigrazione». Conclude Blazina: «E’ pericolosa la promiscuità di casi così diversi fra gli ospiti. Non possono essere rinchiusi per 6 mesi nella stessa cella immigrati cui sono scaduti i documenti e stranieri che usciti dal carcere si vedono affibbiare un supplemento di pena».