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CIE DI GRADISCA: la regione dice la sua

Vedremo se alle parole seguono i fatti.

 

 

Da Il Piccolo del 26/09/13

La Regione spinge sulla chiusura del Cie

 

di Gianpaolo Sarti TRIESTE La Regione è pronta a chiedere la chiusura immediata del Cie di Gradisca. La presa di posizione, da attuare «qualora non si rendesse possibile modificare le condizioni di vita degli ospiti», è contenuta in una mozione preparata da Pd, Sel e Cittadini la cui discussione, programmata per la seduta di ieri, è slittata alla prossima settimana. Trattandosi di un atto espresso dalla maggioranza di centrosinistra, la norma sarà certamente accolta dall’aula. Ma già si prevede lo scontro con il centrodestra, pronto a presentare un contro-ordine del giorno sottoscritto da Pdl, Autonomia Responsabile, Gruppo Misto (incluso Renzo Tondo), e Lega. La coalizione guidata dall’ex presidente della Regione non intende opporsi al «rispetto dei diritti delle persone», che anzi promuove, ma pone una serie di accenti diversi. Intanto, in attesa del dibattito in piazza Oberdan, resta la mossa politica del centrosinistra che mira a risolvere la “grave situazione” in cui versa la struttura, al centro di varie sommosse scoppiate nelle scorse settimane. La norma dà mandato all’esecutivo Serracchiani ad agire nei confronti della Prefettura di Gorizia, dell’Ufficio Immigrazione della Questura e dei soggetti gestori del Cie. È il quadro sempre più problematico ad aver spinto gli esponenti della maggioranza a firmare la mozione. Perché a Gradisca i “trattenuti”, si legge nel testo, sono costretti a vivere «in camerate con spazio ingabbiato, senza cellulari, con attività ricreative inesistenti, divieto di libri e giornali, condizioni igieniche pessime». Ciò comporta «degradazione della dignità umana e spaesamento psicologico, per il cui controllo è stata considerata la somministrazione di psicofarmaci con il rischio di trasformare il dovere di cura in intervento di sedazione». Una realtà che provoca «episodi di autolesionismo, ribellione violenta e tentativi di fuga», per la quale anche le forze dell’ordine ritengono «scarsamente tutelante» la situazione sia per gli ospiti che per gli operatori delle Cooperative, sia per quanti sono tenuti a garantire il rispetto della legge. È inaccettabile, inoltre, «che i tempi di permanenza siano estremamente lunghi» (fino a 18 mesi), in contrasto con le direttive europee. Di qui il pressing sull’esecutivo affinché provveda a verificare il rispetto dei regolamenti e dei “diritti inviolabili”, compresa la possibilità di accesso libero alla comunicazione con l’esterno, al supporto legale e alla tutela della salute attraverso il Servizio Sanitario Regionale. Pd, Sel e Cittadini, inoltre, domandano «l’accesso al Cie in qualunque momento al fine di verificare le condizioni globali della permanenza» e si rivolgono al ministero degli Interni per chiedere sostegno ai Comuni, come Gradisca, che stanno affrontando «un problema umanitario di interesse internazionale». La giunta, infine, dovrà sollecitare il governo a riformare le norme sul sistema di espulsioni e ad abolire il reato di immigrazione clandestina. «Un atto di civiltà», commenta il capogruppo del Pd Cristiano Shaurli. Ma Roberto Novelli e Rodolfo Zibrena (Pdl), primi firmatari dell’odg, sbottano. «Solo ideologia, non dicono tutta la verità. Il centrosinistra – affermano – in quella mozione dimentica che lì gli immigrati hanno sfasciato tutto e che sono in quelle condizioni non a causa dell’assenza dello Stato. Anzi – ci tengono a sottolineare – alle forze dell’ordine, che ricevono continue violenze, va il nostro appoggio. Perché lì i disordini vengono organizzati scientificamente». Il centrodestra punta a far intervenire la giunta «presso i Consolati dei Paesi da cui provengono gli immigrati clandestini al fine del loro rimpatrio». Anche la coalizione di Tondo propone la chiusura del Cie, nel caso «non fosse possibile migliorare le condizioni di vita e vi sia la possibilità di ospitare i trattenuti in altri siti, al fine di non generare condizioni di pericolo per i cittadini». I costi sanitari degli ospiti, infine, «devono andare a carico del Sistema Sanitario Nazionale», non di quello regionale.

 

 

CIE DI GRADISCA: rassegna stampa del 30/09

Da Il Piccolo del 30 settembre 2013

«La Provincia si occupi del Cie»

GRADISCA «La prossima seduta del Consiglio provinciale si svolga a Gradisca». E l’appello che il consigliere Stefano Cosma (capogruppo Futuro e Libertà-Monti per l’Italia) rivolgerà al presidente del Consiglio provinciale Gennaro Falanga per chiedere che la prossima assise provinciale rientri in quelle itineranti prefissate all’inizio del mandato. «Considerato che l’argomento del Cie è da mesi tornato nuovamente all’attenzione dei media e dei politici regionali e nazionali – riflette Cosma – il consiglio si potrebbe riunire nella sala consiliare di Gradisca». In questi giorni in Consiglio regionale sono stati presentati una mozione di maggioranza (del centrosinistra) e un ordine del giorno dal centrodestra, entrambi sul Centro di identificazione e espulsione. Nella prima si impegna, fra l’altro, la giunta a verificare il rispetto delle norme e dei diritti delle persone, a consentire l’ingresso dei consiglieri regionali, nonché a richiedere al Ministero degli Interni la chiusura del centro, qualora non si rendesse possibile modificare in meglio le condizioni di vita degli stranieri lì trattenuti. La seconda, primo firmatario Rodolfo Ziberna – pur esprimendo apprezzamento nei confronti di Prefettura, Questura e forze dell’ordine e pur chiedendo l’impegno degli altri Paesi Ue e l’intervento nei confronti degli Stati di provenienza degli immigrati -, impegna la giunta regionale a richiedere eventualmente la chiusura immediata del Cie. Cosma: «Si potrebbe chiedere una forma di compensazione da parte dello Stato. La Provincia ha un proprio Garante dei diritti delle persone la cui libertà è limitata, perciò va previsto per questa figura l’accesso al Cie, come avviene per l’ingresso in carcere». (l.m.)

 

 

La chiusura del Cie approda in aula

TRIESTE Due sedute d’aula, quella di domani prevista dallo Statuto, Statuto, ma anche lavori delle commissioni. È il “menù” offerto dal Consiglio regionale nella settimana che si apre oggi. Si parte questa mattina con la riunione, in seduta congiunta, alle 10.00, della I e della IV commissione, alle quali la governatrice Debora Serracchiani riferirà sugli interventi strategici riguardanti le infrastrutture. E alle 11.45 la I commissione proseguirà da sola i lavori esaminando un disegno di legge che contiene norme urgenti in materia di enti locali (Imu e Tares). Domani, come detto, seduta di diritto del Consiglio, che dopo il “question time” discuterà la mozione sul Cie di Gradisca, affronterà la legge europea 2012 e il disegno di legge con le norme procedurali per l’approvazione del Piano paesaggistico. Provvedimento che, se non sarà esaurito, sarà al primo punto all’ordine del giorno della seduta di mercoledì, cui seguirà l’esame del disegno di legge che contiene norme urgenti in materia di Enti locali (Imu e Tares) e la discussione di una mozione sull’aeroporto. Mercoledì pomeriggio la III commissione completerà l’analisi delle criticità di funzionamento del Fondo per l’autonomia possibile e per l’assistenza a lungo termine. Giovedì mattina la II commissione farà il punto con le organizzazioni sindacali Fiom Cgil, Cisl Fim e Uilm di Trieste sulla situazione della cantieristica del capoluogo regionale e, al pomeriggio, incontrerà i referenti dei precari impiegati nei Servizi del lavoro e nei Centri per l’impiego. Sempre giovedì, infine, la VI commissione esprimerà un parere sul regolamento per la tenuta del registro generale del volontariato.

CIE DI GRADISCA: la regione si esprime sul CIE

Ovviamente staremo a vedere se le buone intenzioni rimarranno sulla carta o meno. C’è da ribadire che la regione avrebbe da subito gli strumenti normativi per chiudere – almeno temporaneamente – il lager per motivi sanitari ma che non lo fa per non andare allo scontro vero con il Ministero.
Da parte nostra ribadiamo che i CIE non possono essere riformati ma solo smantellati una volta e per sempre!

info-action reporter

 

 

Da Il Piccolo del 2 ottobre 2013

La Regione approva la chiusura del Cie

di Gianpaolo Sarti TRIESTE Il rispetto per i diritti umani degli ospiti e la chiusura «immediata» del Cie di Gradisca qualora non si riuscisse a migliorare le condizioni di vita degli stranieri, diventano un preciso impegno politico della giunta Serracchiani. E dalla presidente è già partita una lettera indirizzata al ministero dell’Interno con la richiesta di rivedere la legge Bossi-Fini sul reato di immigrazione clandestina. Ieri, tra polemiche (e urla), l’aula ha approvato la mozione del centrosinistra che assegna una serie di compiti all’esecutivo, chiamato ad agire nei confronti della Prefettura di Gorizia, dell’Ufficio Immigrazione della Questura e di chi gestisce la struttura. Sarà inoltre sotto la stretta responsabilità della Regione verificare l’osservanza della «costituzionalità delle norme e dei regolamenti imposti al Centro», teatro di numerose rivolte scoppiate per mano degli immigrati. La norma sottoscritta da Pd, Sel e Cittadini, che vede come primo firmatario Franco Codega, è a tutti gli effetti una svolta sulla vicenda: d’ora in avanti dovrà essere garantita la possibilità di accesso libero alla comunicazione con l’esterno – stampa compresa – al supporto legale, alla tutela della salute attraverso il Sistema Sanitario Regionale. Agli stessi consiglieri non potrà più essere impedito l’ingresso «in qualunque momento e a qualsiasi ora» al fine di verificare le condizioni. La giunta, inoltre, dovrà darsi da fare con il ministero degli Interni per garantire un «adeguato sostegno» al Comune di Gradisca che si trova nelle condizioni di rispondere a un problema considerato dal centrosinistra «umanitario, di interesse internazionale». E con il governo dovrà adoperarsi «per abrogare le norme non rispettose dei Diritti umani», oltre che sollecitare la riforma della normativa che regola il sistema delle espulsioni e dei trattenimenti, incluso il reato di immigrazione clandestina. In aula si è scatenata la bagarre. Gli interventi che via via si sono susseguiti dal fronte del centrosinistra – prima Codega (Pd), poi Pustetto e Lauri di Sel, poi ancora Cremaschi e Shaurli per i democratici – vengono interpretati dall’opposizione di centrodestra come un tentativo di «creare un fossato tra chi ha il cuore e l’anima per gli immigrati e chi invece li tratta come bestie», per usare le parole del capogruppo Pdl Colautti che, evidentemente, si è sentito sotto attacco. Anche perché l’ordine del giorno presentato dal centrodestra (Lega inclusa, ma curiosamente assente durante il dibattito), poi bocciato, diceva cose non troppo dissimili da quelle della mozione. «Conosciamo il dramma dello scafismo, dell’accoglienza e dell’inserimento», rilevava Colautti. Dell’odg dell’opposizione non sono andati giù i toni, lì dove – stando alle dichiarazioni dei proponenti Ziberna e Novelli (Pdl) – si ricordava che «le degradate condizioni delle strutture sono ascrivibili anche al comportamento dei trattenuti che fomentano le ribellioni, protetti da una certa parte politica». L’aula si è presto surriscaldata durante l’intervento di Pustetto (Sel) interrotto De Anna (Fi): «Vai ad abitare tu al Cie con la famiglia che è il tuo ambiente naturale», ha urlato. Ecco allora i tentativi di Lauri, ancora da Sel, di far capire che gli ospiti sono persone «che fuggono da una guerra o cercano condizioni di vita migliori». O di Codega che metteva in luce, come pure i grillini, le condizioni in cui i “trattenuti” sono costretti a vivere, i lunghi tempi di permanenza, la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie, la mancanza di attività e la somministrazione di psicofarmaci. Rispondeva di nuovo il Pdl, sempre con Ziberna e Novelli, rimarcando l’apprezzamento per il lavoro delle forze dell’ordine, oltre che la necessità “di garantire i diritti inviolabili delle persone, sostenere il Comune di Gradisca e assegnare i costi sanitari al Sistema nazionale” non regionale, pretendendo inoltre che tutti i Paesi dell’Ue si facciano carico degli oneri della lotta all’immigrazione clandestina. Approvati, in chiusura, gli emendamenti M5S sulla formazione del personale, la diffusione di materiale di svago e il recupero del campo di calcio della struttura.

 

Dal Messaggero Veneto

Pd: o al Cie le condizioni migliorano o lo chiuderemo

TRIESTE Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una mozione sul Cie di Gradisca d’Isonzo presentata dalle forze di maggioranza. La mozione impegna la giunta a una serie di iniziative nei confronti della Prefettura di Gorizia, dell’ufficio immigrazione della Questura e dei gestori del Cie. Prima del voto, che ha approvato la mozione a maggioranza, la presidente della Regione Debora Serracchiani aveva manifestato all’Aula il favore alla mozione, ma non all’ordine del giorno del centrodestra non condividendone le premesse. Il Consiglio ha accolto tre emendamenti del M5S che integrano la mozione prevedendo la fornitura di libri e altro materiale di lettura ai trattenuti, un’adeguata formazione al personale esterno addetto ai servizi e il recupero del campo di calcio interno del Centro, per fornire un’attività di svago. La mozione così emendata è stata approvata a maggioranza dal Consiglio che, sempre a maggioranza, ha respinto l’ordine del giorno. Il consigliere del Pd Franco Codega, primo firmatario della mozione, ha sostenuto «la completa mancanza di tutela dei diritti all’interno del Cie per i trattenuti». «O quel centro cambia – ha fatto eco il capogruppo del Pd Cristiano Shaurli –, oppure questa Regione lo chiude». La consigliera Silvana Cremaschi (Pd) ritiene sprecati i soldi spesi per un Centro che non garantisce nessuno, nè i trattenuti, nè le forze dell’ordine, nè i cittadini. «Il Cie di Gradisca d’Isonzo è da molti riconosciuto come il peggiore fra quelli presenti in Italia – ha sottolineato Giulio Lauri, capogruppo di Sel in Consiglio –. I Cie vanno chiusi, tutti, ma se c’è uno da cui bisogna cominciare, così come ha chiesto anche la presidente Serracchiani, è quello di Gradisca».

CIE: tentata fuga

da Macerie

Resistenze a Torino e Gradisca

Diario

Continua la resistenza dei reclusi nel Cie di Torino. Nella giornata di ieri erano in programma alcune espulsioni, ma non tutto è filato liscio come al solito.  Un recluso di origine cinese ha fatto così tanto casino sull’aereo da riuscire a non farsi deportare, e la polizia è stata costretta a riportarlo al Centro. Deportazione riuscita con non pochi problemi per un altro recluso di origine siriana, cui la polizia ha dovuto legare mani e piedi per fermare le proteste.

E intanto anche nel Cie di Gradisca la situazione resta calda. Ieri è stato arrestato S. un recluso di origine marocchina, accusato di resistenza e lesioni. Secondo alcune agenzie di stampa (scritte come al solito copiando le veline della Questura) avrebbe mandato al Pronto Soccorso due agenti che erano riusciti a bloccarlo durante un tentativo di evasione. Ma i racconti degli altri reclusi nel Centro friulano parlano chiaramente di ritorsione: S. in tutti questi mesi di proteste è stato tra i più caldi, e la polizia avrebbe deciso di arrestare proprio lui, sperando di sbarazzarsi di un ribelle e di spaventare gli altri reclusi.


 

I toni del Messaggero al solito sono triviali…

 

dal Messaggero Veneto del 2 ottobre 2013

Tenta la fuga dal Cie e ferisce due agenti

Un pregiudicato marocchino di 23 anni è stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale dopo che, al culmine di un tentativo di fuga, ha ferito un poliziotto e un finanziere intervenuti per bloccarlo

 

GRADISCA. Un pregiudicato marocchino di 23 anni, ospitato al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo, è stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale dopo che, al culmine di un tentativo di fuga, ha ferito un poliziotto e un finanziere intervenuti per bloccarlo.

Il giovane era riuscito a raggiungere i tetti della struttura. Brandendo un cavo d’acciaio di due metri, ha quindi tentato di fuggire.

All’arrivo degli operatori della sicurezza, ha ferito i due agenti con il cavo procurando loro lesioni per le quali sono state necessarie cure al Pronto soccorso.

CIE DI GRADISCA: colpirne uno per educarne cento

dalla tenda per la pace e i diritti

Colpirne uno per educarne cento

Un giovane che era trattenuto al CIE di Gradisca d’Isonzo si trova ora recluso nel carcere di Gorizia; su di lui le imputazioni di danneggiamento, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce.

I fatti che gli vengono contestati si riferiscono al 21 settembre giorno in cui i reclusi del CIE hanno, per la quinta volta dall’inizio delle proteste di agosto, rotto la rete che chiude le gabbie dall’alto, per raggiungere il tetto.

Il danneggiamento che lo ha portato in carcere è proprio quello della rete, che ricordiamo è stata montata non più di 10 mesi fa, la stessa rete che ha colpito e impressionato chi ha visitato il CIE nell’ultimo periodo dai consiglieri regionali, ai parlamentari, fino al senatore Manconi.

Quella che non permette più nemmeno guardare il cielo, quella che rende lo spazio che gestori, Prefettura e Questura chiamano “vasche”, delle gabbie e basta.

Tra pochi giorni, il 15 ottobre, ricorre il primo anniversario dell’arresto di tre persone che al CIE di Crotone erano state accusate di devastazione e resistenza aggravata per aver divelto, durante una rivolta, strutture di costrizione per raggiungere il tetto e da lì aver dato via ad una “battaglia”, durata quasi una settimana, con lancio di vari materiali staccati dalla struttura stessa.

Da quella accusa i tre erano stati assolti dal giudice del Tribunale di Crotone che aveva riconosciuto come la loro fosse stata una forma di resistenza e di difesa personale per la condizione di ingiusta compressione della libertà e dei diritti fondamentali. Nella sentenza che li ha assolti è stato inoltre sottolineato come, secondo la direttiva europea 115 del 2008, il ricorso alla detenzione amministrativa debba essere attuata in “estrema ratio”.

Dice un passaggio della sentenza:

“Né può ritenersi che gli imputati avrebbero potuto porre in essere forme di protesta passiva, come, ad esempio, lo sciopero della fame, dato che uno Stato laico di diritto non si può sostituire ad una scelta di valori (quali quelli da porre in conflitto rispetto alla condotta aggressiva subita) che compete esclusivamente all’agente. Si deve inoltre tenere in debita considerazione l’idea – che costituisce cultura dominante e che è stata ribadita all’odierna udienza dal rappresentante della Pubblica Accusa nella sua requisitoria – secondo cui il trattenimento presso un centro di identificazione è previsto dalla legge, per cui gli apparati burocratici (prefetture, questure, giudici di pace, altre magistrature, etc.), non possono fare altro che applicare la legge vigente. Nel caso specifico, tale idea avrebbe reso pressoché inutile ogni altra istanza orale o scritta alle autorità competenti: tant’è che gli imputati hanno riferito di aver provato a rivolgere richieste, senza sortire alcun effetto (“come acqua nella sabbia”).”

Come appare chiaro che l’azione di togliere una rete durante una rivolta non è certo atto di un’unica persona, così pare che l’arresto avvenuto al CIE di Gradisca d’Isonzo sia stata un’azione punitiva che vuol essere monito per gli altri. Se poi la persona in questione era in contatto con Tenda per la Pace e i Diritti e si faceva portavoce delle istanze di altri e faceva “uscire” quanto accadeva all’interno, la luce su quanto accaduto si fa ancora più fosca.

Da mesi i reclusi del CIE di Gradisca stanno portando all’attenzione pubblica la disumanità del luogo e la situazione di negazione dei diritti, ma nonostante molte prese di posizione netta per la sua chiusura, non da ultima la Regione FVG che si è espressa con una mozione pochi giorni fa, le loro richieste non hanno sortito effetto, anzi la situazione all’interno del CIE è peggiorata da quando è stata aggiunta una nuova rete anche al corridoio centrale che conduce alle gabbie e da giorni, i trattenuti possono raggiungere l’atrio interno, l’infermeria e gli uffici uscendo solo uno alla volta scortati da due poliziotti.

Qui di seguito l’intera sentenza del Tribunale di Crotone, per ricordare che ribellarsi all’ingiusta detenzione è legittima difesa!

 http://www.meltingpot.org/Sentenza-del-Tribunale-di-Crotone-n-1410-del-12-dicembre.html#.Uk7VO6dH6P8

CIE DI GRADISCA: sempre in cattive acque

Dal Piccolo del 15/10/13

Cie, sbloccate le paghe ai dipendenti

GRADISCA Inizia a sbloccarsi la vertenza per l’erogazione dei salari ai dipendenti di Cie e Cara. Come denunciato dal Piccolo nei giorni scorsi, una settantina di lavoratori delle due strutture per migranti non riceveva lo stipendio da ormai 4 mesi. Nel caso di alcuni liberi professionisti (a esempio il personale sanitario) le mensilità arretrate erano addirittura sei. Alla fine della scorsa settimana, a quanto risulta al nostro giornale, da parte dell’ente gestore – il consorzio siciliano Connecting People – sono stati sbloccati alcuni pagamenti. Seppure a scaglioni, i dipendenti hanno ricevuto la paga di giugno, mentre alcuni infermieri si sono visti erogare le spettanze dello scorso aprile. Questo dovrebbe consentire a breve alla Prefettura di scongelare ulteriori somme provenienti dal Viminale per il servizio di gestione interno all’ex caserma Polonio, garantendo dunque a Connecting la liquidità necessaria per procedere con gli altri arretrati. La situazione rimane comunque molto delicata e i lavoratori non intendono abbassare la guardia, seppure la loro agitazione non sia stata tecnicamente formalizzata nè ufficialmente sostenuta dai sindacati. Intanto ci sono dei cambiamenti in vista nell’assetto di Connecting People. L’assemblea dei soci del consorzio cooperativistico trapanese, svoltasi a Roma, ha portato alla formazione di un nuovo consiglio di amministrazione e a un nuovo presidente. Nuovo legale rappresentante è Orazio Micalizzi, già alla guida del consorzio e attualmente al vertice di Luoghi Comuni, una coop legata a Connecting People. Succede a Giuseppe Scozzari. Scozzari e Micalizzi figurano fra le 13 persone rinviate a giudizio con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e inadempienza in pubbliche forniture al termine dell’inchiesta sugli appalti al Cie e al Cara. L’udienza è in programma il prossimo 22 ottobre. Secondo l’accusa i vertici di Connecting avrebbero truffato allo Stato 1 milione e 800 mila euro riferiti alla gestione del Cie nel periodo 2008-2011; 500mila euro invece riguardano il Cara. Una truffa che, secondo la Procura, sarebbe avvenuta gonfiando i numeri delle presenze degli ospiti all’interno dei centri immigrati. Indagati di falso anche il viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati. Luigi Murciano

 

 

 Dal Piccolo del 11/10/13

I dipendenti di Cie e Cara: «Senza stipendio da 4 mesi»

GRADISCA Senza stipendi da quattro mesi. Le bollette da pagare, i figli da vestire e mandare a scuola. I mutui, il bollo auto, le spese di ogni giorno. Tutto diventa estremamente complicato. Ma una certezza c’è e ben fotografa la situazione: «Facciamo pena anche agli immigrati. Molti di noi stanno come e peggio di loro». Loro sono i dipendenti del Cie e Cda-Cara, una settantina in tutto fra la struttura di trattenimento per clandestini e quella riservata ai richiedenti asilo e ai profughi che sbarcano in Sicilia. Un anno dopo i pesanti ritardi nell’erogazione dei salari, l’incubo si sta ripetendo. Ancora una volta. Gli operatori – inquadrati nelle cooperative collegate all’ente gestore Connecting People – non vedono gli stipendi da luglio. Ma nel caso dei liberi professionisti che prestano la propria opera nei centri i ritardi arriverebbero anche a sei mesi. «Siamo allo stremo – fanno sapere alcuni lavoratori -. Solo i sindacati di polizia, che ringraziamo, hanno denunciato pubblicamente le nostre condizioni di lavoro. Siamo stanchi di questo continuo palleggio di responsabilità, come tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa». Connecting People, consorzio cooperativistico siciliano che gestisce il Cie dal 2008 (il Cara dal 2009) ha sempre motivato la mancata erogazione degli stipendi con la carenza di liquidità dovuta ai ritardi nei trasferimenti dallo Stato centrale alla Prefettura per i servizi erogati. Per contro, l’ente governativo ha asserito di avere sbloccato le somme destinate ai salari, scaricando la responsabilità sull’azienda. Da che parte stia la verità agli operatori sembra interessare poco. Le persone che abbiamo incontrato hanno lo sguardo stanco, perso nel vuoto. Non si fanno illusioni. Neppure sull’operato dei sindacati: «Non hanno mai saputo o voluto compiere azioni incisive, ci sentiamo lasciati soli». Uno sciopero pare eventualità praticamente impossibile. «Primo, perchè in molti hanno paura di ritorsioni e di perdere il posto. Secondo, perchè si configurerebbe un’interruzione di servizio. Non lavoriamo su macchinari, ma con le persone». Un lavoro logorante, sempre in prima linea per mille euro al mese. E delicato, pure: al Cie si lavora in un clima spesso ostile, fra minacce e a volte aggressioni; al Cara si tocca con mano il dramma di chi scappa dalla guerra e dalla fame. Come mantenere la lucidità sapendo di non potere sbarcare il lunario? A due operatori è stato riscontrato l’esaurimento nervoso. «Continuiamo a lavorare per senso di responsabilità, ma è dura. Indennità di rischio non ve ne sono. I turni sono sempre più ravvicinati e massacranti». Ed emergono le storie più disparate. Chi non ha più i soldi per la benzina, chi rischia il sequestro del mezzo perché non può permettersi la rata dell’assicuazione. Nelle ultime ore un’altra operatrice si è vista staccare la corrente domestica perchè inadempiente con le bollette. «Una richiedente asilo sa delle nostre difficoltà e paga le merendine per mio figlio e voleva darmi i soldi per un paio di pantaloni. Mi ha detto: tu stai peggio di me in questo momento» è il paradossale racconto di una donna. «Io vivo da sola e per mangiare sono costretta a chiedere i soldi a mio padre che è molto anziano. È umiliante». (l.m.)

 

 

CIE DI GRADISCA: tre arresti per le rivolte di agosto

Arrestati i “registi” della rivolta al Cie

di Luigi Murciano GRADISCA Erano stati fra i più facinorosi protagonisti della rivolta che a metà agosto aveva messo a ferro il fuoco il Cie di Gradisca. Tre stranieri irregolari di etnia maghrebina sono stati arrestati dagli agenti delle Squadre Mobili di Gorizia, Trento e Torino con l’accusa di danneggiamento, resistenza e violenze. Due di loro, tra l’altro, erano riusciti a scappare dal centro di identificazione ed espulsione proprio a seguito di quella rivolta, e sono stati intercettati solo dopo mesi di ricerche serrate. La polizia di Gorizia ha eseguito la misura di custodia cautelare a carico di Eddine Bahajou Salah, l’unico dei tre stranieri ad essere ancora trattenuto nel Cie della cittadina isontina. L’uomo aveva già diversi precedenti penali per reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi. Nella stessa giornata i colleghi della Mobile del capoluogo piemontese hanno eseguito invece l’arresto di Youssef Binshak che, dal centro isontino, era riuscito a fuggire proprio durante i disordini: il nordafricano è stato rintracciato a Ferrara e quindi trasferito al Cie di Torino. Anche in questo caso lo straniero aveva già alle sue spalle – spiega la Questura goriziana – alcuni precedenti penali per danneggiamento. La triplice operazione si è conclusa giovedì, quando i poliziotti di Trento hanno arrestato un terzo immigrato clandestino, sempre maghrebino, Imed Takochi: anch’egli era riuscito ad evadere dal Cie di Gradisca in quelle ore roventi, trovando rifugio a Trento dove aveva già dimorato in passato e dove era ben noto alle forze dell’ordine per alcuni reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti. I tre irregolari si trovavano al Cie di Gradisca in attesa di espulsione dopo avere scontato in carcere le pene connesse ai reati commessi sul suolo italiano. A loro, secondo le accuse, si deve la “regia” delle violente proteste scoppiate in agosto contro i tempi di trattenimento al Cie e le condizioni di vita all’interno dell’ex Polonio. Il nucleo più determinato dei manifestanti si era reso responsabile di gravi episodi di danneggiamento alla struttura, «evidentemente finalizzati alla realizzazione di fughe di massa» spiega la Questura di Gorizia. Durante quei giorni segnati da altissima tensione, alcuni dei trattenuti, una volta sfondata una porta delle camerate, erano saliti sul tetto dell’edificio: dapprima – era stato appurato in seguito – avevano staccato le parti metalliche di sostegno dell’impianto d’allarme e poi si erano adoperati per danneggiare la rete metallica di protezione per consentire ad altri trattenuti di raggiungerli nelle ore successive. L’azione violenta era continuata con lo sfondamento dei pannelli divisori in plexiglass e l’invasione di altri settori del Cie. Ai danneggiamenti erano poi seguite le fughe di diversi trattenuti, mentre il danno economico arrecato alla struttura era stato quantificato in diverse decine di migliaia di euro. Le indagini della Squadra Mobile di Gorizia, mirate all’individuazione degli autori, si erano concluse con il deferimento all’autorità giudiziaria di una ventina di ospiti del Cie, con l’accusa di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale nei confronti dei più facinorosi, quelli che – secondo le ricostruzioni – avevano promosso e persino coordinato i tentativi di fuga. I tre “capi-rivolta” sono stati identificati grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza e per loro la locale Procura della Repubblica aveva richiesto provvedimenti restrittivi.

 

 

 

Inaccettabile provocazione della Lega: la libertà non si cancella! (agg.31/10)

Dal Coordinamento Libertario Isontino

Dopo le minacce dei giorni scorsi della lega, oggi mani a noi ignote hanno imbiancato le scritte inneggianti alla libertà come se questo fermasse la nostra aspirazione ad un mondo di liberi ed uguali e quella dei migranti al diritto ad una vita dignitosa fuori da quelle mura in cui sono stati rinchiusi solo perchè senza dei documenti…

 

da Il Piccolo del 29 ottobre 2013

La Lega Nord ripulirà il muro di cinta del Cie di Gradisca

Una manifestazione del Carroccio è stata annunciata per domenica 17 novembre per togliere le scritte inneggianti alla libertà

La Lega Nord ha annunciato una manifestazione per domenica 17 novembre dinanzi al Cie di Gradisca d’Isonzo. L’obiettivo è quello di ripulire il muro di cinta del centro immigrati dalle scritte vergate un mese fa da un gruppo di manifestanti, scritte che riportano in varie lingua la parola “libertà”. Intanto prosegue la protesta dei dipendenti di Connecting People, la cooperativa che gestisce Cie e Cara, per il ritardo da 4 a 6 mesi nei pagamenti degli stipendi. Si è svolta un’assemblea sindacale durante la quale è emersa la denuncia dei lavoratori sul palleggio di responsabilità fra l’ente gestore e la Prefettura sul mancato sblocco della liquidità che garantirebbe il pagamento dei salari.

 

 

da Il Piccolo del 30 ottobre 2013

La Lega pulirà le scritte sul muro del Cie

La manifestazione si terrà il 17 novembre. Dipendenti in agitazione per il ritardo degli stipendi

Cie e Cara sempre nell’occhio del ciclone. La tensione cresce anche sul piano politico: per domenica 17 novembre la Lega Nord ha preannunciato una manifestazione di fronte al centro immigrati con l’intento di ripulire il muro di cinta dalle scritte vergate dai manifestanti (la parola “libertà” in diverse lingue) nel corso di una manifestazione tenutasi un mese fa. Intanto ieri i dipendenti di Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce le due strutture per migranti, si sono riuniti in un’assemblea per discutere eventuali azioni di protesta per gli stipendi non ancora erogati. I ritardi vanno dalle quattro alle sei mensilità. I lavoratori contestano il “palleggio” di responsabilità fra l’ente gestore e la Prefettura sul mancato sblocco della liquidità che garantirebbe il pagamento dei salari. E protesta anche il Sap , il Sindacato autonomo di polizia, per le riunioni della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale che invece di svolgersi al Cie si tengono alla Prefettura di Gorizia con dispendio di soldi e forze. Nei giorni scorsi tre tunisini sono stati ascoltati nel corso di un’audizione che si è tenuta in Prefettura, diversamente dalle udienze del Giudice di pace che invece continuano a svolgersi al Cie. Il Sap è critico verso la decisione del Prefetto di far riunire la Commissione territoriale nel Palazzo del Governo. «A nostro avviso – dice il segretario Obit – si tratta di una scelta antieconomica in un clima che dovrebbe essere di taglio delle spese. Invece per l’accompagnamento degli immigrati a Gorizia si sono dovuti impiegare tre agenti hanno dovuto fare la spola Gradisca-Gorizia percorrendo quasi 50 chilometri e protraendo il loro orario ben oltre le sei ore. Il tutto per evitare che sia la Commissione a riunirsi nei locali già predisposti al Cie».

 


 

Marco Barone: Diciamo no alla provocazione della Lega Nord al CIE di Gradisca il 17 novembre

CIE di Gradisca/ Rivolta continua

MV online 3 novembre 2013

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Incendio e proteste, nuova rivolta al Cie

di Christian Seu

Gradisca, fiamme nelle camerate rimaste ancora agibili. Disposto il rafforzamento della vigilanza dentro la struttura
 
 

GRADISCA D’ISONZO. Ancora tensioni al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Che, dopo i tumulti di mercoledì scorso, ha vissuto nella tarda serata di venerdì ulteriori episodi di intolleranza da parte di un gruppo di ospiti, che hanno dato fuoco a materassi e suppellettili, rendendo inagibili le ultime tre stanze ancora utilizzabili. Per arginare le proteste dei clandestini, che hanno intanto proclamato lo sciopero della fame per contestare le condizioni di detenzione all’interno del centro, la Prefettura ha disposto che gli operatori della struttura e gli agenti della Questura vengano affiancati da personale del Comando provinciale dei Carabinieri di Gorizia, in attesa di ulteriori rinforzi che dovrebbero giungere dal Veneto non prima di domani.

La rivolta

Venerdì il centro ha vissuto l’ennesima serata ad alta tensione. Dopo la cena, un gruppo di immigrati – anche con l’obiettivo (non andato a segno) di tentare la fuga – ha dato fuoco alle ultime quattro camerate ancora agibili all’interno della struttura dopo i roghi di mercoledì notte, costringendo gli operatori ad ammassare gli ospiti negli spazi all’aperto. Due immigrati, rimasti intossicati, sono stati condotti per accertamenti al Pronto soccorso dell’ospedale di Monfalcone. Gli altri, dopo le operazioni di bonifica, sono stati accompagnati nelle camere meno danneggiate.

Per domare le fiamme sono intervenuti i Vigili del Fuoco di Gorizia. Ieri, nel fare la conta dei danni, la Prefettura ha confermato che tutte le otto camerate a disposizione nell’area rossa (le zone blu e verde, già danneggiate nelle rivolte agostane, restano inservibili perché interessate dai lavori di ripristino) risultavano inagibili dopo l’ennesimo episodio di intolleranza. Nella notte tra mercoledì e giovedì tre clandestini avevano rotto i vetri e divelto le recinzioni, portandosi ancora una volta sul tetto della struttura di via Udine; un altro gruppo aveva dato alle fiamme alcuni materassi, rendendo inservibili quattro stanze.

Alloggi temporanei

Dopo l’ennesima azione di protesta, gli addetti incaricati dalla Prefettura hanno immediatamente avviato le opere per tentare di recuperare almeno una parte degli spazi, per consentire ai 66 immigrati attualmente detenuti nel centro di riposare in condizioni quantomeno decenti: gli immigrati sono al momento ospitati in alloggi temporanei sempre all’interno del perimetro dell’ex caserma Polonio. I motivi dell’ennesima rivolta sono gli stessi che hanno scatenato le precedenti sommosse.

Gli immigrati protestano per le condizioni di permanenza all’interno del Cie gradiscano, per le supposte precarie condizioni igienico-sanitarie e per l’asprezza delle leggi italiane in materia di immigrazione clandestina. Non solo. «La ragione del tentativo di fuga è sostanzialmente da attribuirsi alla volontà da parte degli stranieri di sottrarsi agli ineludibili provvedimenti di rimpatrio verso i rispettivi Paesi di origine», ha fatto sapere ieri pomeriggio la Questura, attraverso una nota, confermando che sono in corso indagini per risalire all’identità degli autori dei danneggiamenti.

I rinforzi

Dopo i reiterati episodi di protesta, anche violenta, andati in scena tra luglio e agosto, dunque, il Cie di Gradisca torna a preoccupare. Tanto che è stato disposto un rafforzamento della vigilanza all’interno del Centro, con gli operatori civili e gli agenti della Questura che sono da un paio di giorni affiancati dai Carabinieri del Comando provinciale di Gorizia. Non solo: da domani dovrebbero arrivare gli agenti del Reparto Mobile di Padova, impegnati in queste ore nei servizi di vigilanza negli stadi in cui si disputano le gare dei campionati professionistici.

 


ansa.it, 2 novembre 2013

Cie Gradisca, nuovo incendio stanze

Interpellanza Manconi ad Alfano, chiudere struttura

(ANSA) – GORIZIA, 2 NOV – Un nuovo episodio di protesta è avvenuto nella serata di ieri nel Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Gli immigrati hanno dato fuoco alle stanze risparmiate dal rogo di mercoledì, rendendo di fatto completamente inagibili gli spazi. Due immigrati sono rimasti lievemente intossicati. Il presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, ha presentato un’interpellanza urgente al ministro dell’Interno in cui chiede che la struttura venga chiusa al più presto.
 

Cie di Gradisca fuori uso. Distrutte tutte le camerate

da Radio BlackOut – 3 novembre 2013

Rivolta e repressione a Gradisca – parlano i reclusi

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In diretta su Radio Blackout i prigionieri del CIE di Gradisca d’Isonzo raccontano che dopo le due notti di rivolta e incendio del 30 e 31 ottobre il centro è pressochè totalmente inagibile. I reclusi ancora presenti, tra i 50 e i 70, sono sistemati in locali di fortuna, e dormono nei corridoi con i vestiti bagnati dalla pioggia.

Ieri sera la polizia è venuta per cercare di individuare chi avesse appiccato il fuoco ma non ottenendo ciò che voleva ha dato il via a un pestaggio indiscriminato; in particolare a un giovane senegalese è stato fratturato un braccio ma come cura ha ricevuto solo un sonnifero, e ora sta soffrendo molto, come anche altri detenuti, alcuni di età avanzata.

Sempre ieri due o tre reclusi sono stati liberati, mentre questa mattina cinque sono stati trasferiti, forse con destinazione Milano e Torino.

I reclusi chiedono che dall’esterno qualcuno venga a vedere la loro situazione e di far arrivare il più lontano possibile la loro voce.

Ascolta le due dirette effettuate nella mattinata:

http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2013/11/ciegradisca1.mp3
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da Il Piccolo del 4 novembre 2013 – Pagina 11 – Gorizia-Monfalcone

Cie di Gradisca fuori uso Distrutte tutte le camerate

Nuovi incendi nella notte. Immigrati accampati nei corridoi delle parti comuni La paura degli operatori: «Qui è una guerra, stanno incenerendo la struttura»

GRADISCA Al Cie di Gradisca non c’è più neppure una stanza agibile. Le violente proteste degli immigrati in attesa di espulsione hanno sostanzialmente distrutto anche le ultime due camerate ancora utilizzabili. Nuovi tumulti, infatti, si sono verificati nella notte fra sabato e domenica, con altri incendi appiccati dando fuoco ai materassi e alle coperte. La conseguenza è che gli ospiti trascorreranno la notte sul pavimento dei corridoi nella zona dei centralini, che di fatto risulta interamente occupata dai clandestini. Al momento non è stato ancora autorizzata dalla Prefettura la parziale riapertura della “zona blu”, mentre nelle prossime ore per alcuni stranieri potrebbero essere accelerate le operazioni di rimpatrio in modo da alleggerire la situazione. I disordini sono continuati anche nella mattinata di ieri («qui è una guerra», «stanno incenerendo il Cie», alcuni degli sms provenienti dall’interno) e la situazione è ritornata all’apparente normalità solamente nel primo pomeriggio. Le forze dell’ordine negano sia stata usata la forza per ricondurre a più miti consigli i rivoltosi dell’ex Polonio. Tensione e paura per gli operatori della Connecting People, già prostrati dai ritardi nel pagamento degli stipendi (martedi faranno conoscere la propria posizione): i dipendenti hanno lasciato la zona occupata dagli ospiti e lavorano in una sezione adiacente, pronti a stemperare eventuali tentativi di evasione di massa assieme a poliziotti, militari e carabinieri. Il contingente di vigilanza sarà rinforzato solamente oggi perchè molti uomini erano impegnati nell’ordine pubblico negli stadi. Intanto il dibattito politico attorno alla struttura di Gradisca rimane serrato. Secondo Giulio Lauri, capogruppo Sel in Consiglio regionale, «il governo non può continuare a ignorare l’escalation di tensione al Cie: si decida finalmente a chiuderlo: per quanto si pensa di potere continuare questo braccio di ferro sulle condizioni di vita e sui tempi di trattenimento senza che nessuno si faccia di nuovo male? Come si fa ad ignorare un appello come quello del Presidente della Commissione parlamentare Manconi secondo cui i diritti umani lì non sono garantiti? La Regione – ricorda Lauri – si è espressa chiaramente: se a Gradisca i diritti umani non vengono garantiti il centro va chiuso, anche a legislazione vigente». Di ben altro parere Massimiliano Fedriga (Lega Nord) che chiede «maggiore rigore» all’interno del Cie. «Il centro di Gradisca ha la funzione di una struttura detentiva, non è un resort – premette il parlamentare del Carroccio -: e se considerassimo anche che gli ospiti sono persone che hanno commesso dei reati, riusciremmo ad analizzare la questione con obiettività. Purtroppo però la sinistra, Serracchiani in testa, sta facendo di tutto per promuovere una visione assolutamente distorta secondo cui gli ospiti vivrebbero in condizioni disumane e subirebbero violenze da parte delle forze dell’ordine. Rinnovo l’invito a fornire prove a queste gravi affermazioni, lesive della dignità di uomini e donne che svolgono un compito delicatissimo e pericoloso. Altrimenti – attacca Fedriga – è solo propaganda che alimenta irresponsabilmente la tensione». Condivide il sindacato di polizia Sap. »L’azione politica per la chiusura dei Cie non dovrebbe essere una conseguenza delle azioni violente di pochi, ma una volontà democraticamente sviluppata e destinata ad individuare soluzioni diverse per rimpatriare i clandestini – argomenta il segretario provinciale Angelo Obit -. Affrancare chi ha avuto un passato carcerario a seguito di condanne per furti, rapine, violenze sessuali, reati di spaccio di stupefacenti è pericoloso per i cittadini onesti, quelli che non usano la violenza come metodo di discussione». Secondo i dati del Sap «il Cie di Gradisca ha di gran lunga i migliori risultati in termine rimpatri. Lo Stato dovrebbe essere forte e dettare regole chiare sulla detenzione più che sul trattenimento, ripristinando intanto le sezioni del Cie chiuse da tempo. La Polizia ha bisogno di certezze operative e non di soluzioni-tampone».

 

dal Messaggero Veneto del 4 novembre 2013

Pagina 1 – Prima Pagina

Cie, situazione fuori controllo

Tumulti a Gradisca: Centro devastato. Gli operatori: «Qui è una guerra»

Il Cie di Gradisca è completamente devastato: è il risultato di giorni e giorni di rivolte, incendi, vandalismi. Gli immigrati rinchiusi nel Centro si scatenano e accusano la polizia, gli agenti non sanno più come fermarli.

 

Pagina 11 – Regione

Cie di Gradisca fuori uso Distrutte tutte le camerate

Nuovi incendi nella notte. Immigrati accampati nei corridoi delle parti comuni La paura degli operatori: «Qui è una guerra, stanno incenerendo la struttura»

GRADISCA Al Cie di Gradisca non c’è più neppure una stanza agibile. Le violente proteste degli immigrati in attesa di espulsione hanno sostanzialmente distrutto anche le ultime due camerate ancora utilizzabili. Nuovi tumulti, infatti, si sono verificati nella notte fra sabato e domenica, con altri incendi appiccati dando fuoco ai materassi e alle coperte. La conseguenza è che gli ospiti trascorreranno la notte sul pavimento dei corridoi nella zona dei centralini, che di fatto risulta interamente occupata dai clandestini. Al momento non è stato ancora autorizzata dalla Prefettura la parziale riapertura della “zona blu”, mentre nelle prossime ore per alcuni stranieri potrebbero essere accelerate le operazioni di rimpatrio in modo da alleggerire la situazione. I disordini sono continuati anche nella mattinata di ieri («qui è una guerra», «stanno incenerendo il Cie», alcuni degli sms provenienti dall’interno) e la situazione è ritornata all’apparente normalità solamente nel primo pomeriggio. Le forze dell’ordine negano sia stata usata la forza per ricondurre a più miti consigli i rivoltosi dell’ex Polonio. Tensione e paura per gli operatori della Connecting People, già prostrati dai ritardi nel pagamento degli stipendi (martedi faranno conoscere la propria posizione): i dipendenti hanno lasciato la zona occupata dagli ospiti e lavorano in una sezione adiacente, pronti a stemperare eventuali tentativi di evasione di massa assieme a poliziotti, militari e carabinieri. Il contingente di vigilanza sarà rinforzato solamente oggi perchè molti uomini erano impegnati nell’ordine pubblico negli stadi. Intanto il dibattito politico attorno alla struttura di Gradisca rimane serrato. Secondo Giulio Lauri, capogruppo Sel in Consiglio regionale, «il governo non può continuare a ignorare l’escalation di tensione al Cie: si decida finalmente a chiuderlo: per quanto si pensa di potere continuare questo braccio di ferro sulle condizioni di vita e sui tempi di trattenimento senza che nessuno si faccia di nuovo male? Come si fa ad ignorare un appello come quello del Presidente della Commissione parlamentare Manconi secondo cui i diritti umani lì non sono garantiti? La Regione – ricorda Lauri – si è espressa chiaramente: se a Gradisca i diritti umani non vengono garantiti il centro va chiuso, anche a legislazione vigente». Di ben altro parere Massimiliano Fedriga (Lega Nord) che chiede «maggiore rigore» all’interno del Cie. «Il centro di Gradisca ha la funzione di una struttura detentiva, non è un resort – premette il parlamentare del Carroccio -: e se considerassimo anche che gli ospiti sono persone che hanno commesso dei reati, riusciremmo ad analizzare la questione con obiettività. Purtroppo però la sinistra, Serracchiani in testa, sta facendo di tutto per promuovere una visione assolutamente distorta secondo cui gli ospiti vivrebbero in condizioni disumane e subirebbero violenze da parte delle forze dell’ordine. Rinnovo l’invito a fornire prove a queste gravi affermazioni, lesive della dignità di uomini e donne che svolgono un compito delicatissimo e pericoloso. Altrimenti – attacca Fedriga – è solo propaganda che alimenta irresponsabilmente la tensione». Condivide il sindacato di polizia Sap. »L’azione politica per la chiusura dei Cie non dovrebbe essere una conseguenza delle azioni violente di pochi, ma una volontà democraticamente sviluppata e destinata ad individuare soluzioni diverse per rimpatriare i clandestini – argomenta il segretario provinciale Angelo Obit -. Affrancare chi ha avuto un passato carcerario a seguito di condanne per furti, rapine, violenze sessuali, reati di spaccio di stupefacenti è pericoloso per i cittadini onesti, quelli che non usano la violenza come metodo di discussione». Secondo i dati del Sap «il Cie di Gradisca ha di gran lunga i migliori risultati in termine rimpatri. Lo Stato dovrebbe essere forte e dettare regole chiare sulla detenzione più che sul trattenimento, ripristinando intanto le sezioni del Cie chiuse da tempo. La Polizia ha bisogno di certezze operative e non di soluzioni-tampone».