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Marzo 19th, 2017 — General, Internazionale
Aggiornamento del 14/06: dopo giorni e notti dietro le barricate 24 ore su 24 gli occupanti e solidali hanno ottenuto una nuova vittoria: il tribunale ha riconosciuto il diritto al Rog di continuare a svolgere le proprie attività. In attesa di maggiori particolari questa svolta da sicuramente almeno alcune settimane di tregua agli occupanti e rende le cose sempre più complicate al sindaco che vuole procedere allo sgombero. Questo risultato ovviamente non si sarebbe ottenuto senza la strenua resistenza dei compagni e delle compagne non solo sloveni ma anche dai paesi vicini. La solidarietà è un arma. Il rog vive!
Aggiornamento del 11/16:ieri notte verso le 11.30 circa una trentina di nazisti ha pesantemente attaccato il Rog. Sono arrivati all’improvviso davanti all’entrata centrale coi volti coperti, con bastoni e petardi e lanciando pietre all’interno. Gli occupanti, inizialmente presi alla sprovvista, sono riusciti ad allontanarli dopo uno scontro fisico che è costato alcuni feriti, in particolare un compagno con il braccio rotto che è dovuto andare via in ambulanza. La polizia, giunta sul posto successivamente ha arrestato sei degli aggressori, pare tutti giovanissimi. Dopo questo attacco sono state ulteriormente rafforzate le difese del Rog. Nessun passo indietro!
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Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
Diffondiamo con gioia la notizia dell’occupazione di uno spazio sociale a Koper:
Piattaforma Creativa INDE!
Qui sotto il sito con la mappa, foto e il calendario delle iniziative!
http://www.indeplatforma.org/
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ DEL GRUPPO ANARCHICO GERMINAL
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Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
CAMPAGNA RACCOLTA FONDI E SOSTEGNO ALLE LOTTE IN BRASILE
Documento sulla campagna di appoggio alle/ai perseguitate/i politiche/i per reati sociali in Brasile in particolare riguardo alle mobilitazioni di giugno 2013 contro l’aumento del prezzo del biglietto dell’autobus, poi continuate con le mobilitazioni contro la Fifa World Cup 2014 e con varie lotte sindacali e nelle favelas. Il documento si basa sulla rielaborazione di alcuni comunicati della campagna #EuApoioOs23 redatti dalla Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici – Rio de Janeiro.
A Rio de Janeiro la lotta iniziata nelle giornate di giugno 2013 non è finita: il 2014 è stato caratterizzato da una persecuzione politica comparabile a quella sperimentata durante il regime militare iniziato nel 1964. Il 2013 verrà ricordato per le manifestazioni oceaniche iniziate in protesta dell’aumento dei biglietti dei mezzi di trasporto, poi amplificatesi in risposta alla violenza poliziesca, alle dure condizioni di vita nelle favelas e ai megaprogetti di cui beneficiano i pochi soliti noti. Durante le manifestazioni ci sono stati numerosi arresti arbitrari di cui il più eclatante è avvenuto ad ottobre 2014 quando centinaia di persone sono state arrestate colpevoli di essersi sedute sui gradini del municipio di Rio de Janeiro al termine di una manifestazione in seguito ad uno sciopero degli insegnanti.
A giugno 2014, un anno dopo le storiche mobilitazioni che hanno coinvolto tutto il Brasile, è iniziata una persecuzione assurda attuata tramite intercettazioni, indagini e pedinamenti, rottura del segreto bancario per avere accesso a informazioni sensibili, uso coercitivo della forza da parte delle forze dell’ordine per ottenere testimonianze, sequestro di apparecchiature elettroniche e, alla vigilia della finale della coppa del mondo, l’arresto di 30 attivisti.
Gli arresti del 12 luglio 2014 (poco prima della finale dei mondiali della FIFA) hanno segnato l’inizio di un processo pesantissimo. La Procura di Rio de Janeiro ha accusato 23 persone di aver costituito di banda armata quando alcune/i di loro neanche si conoscevano e altre non hanno preso parte alle manifestazioni iniziate l’anno precedente. E’ chiaro che questo processo non è un processo qualunque ma mira alla criminalizzazione del movimento e alla persecuzione politica. Il processo è così assurdo che tra gli imputati figura Mikhail Bakunin.
In 23 sono perseguitati per le loro idee, opinioni e desideri per il futuro del paese e del mondo. Tra intercettazioni di decine di persone miste a pettegolezzi e dettagli della vita personale dei 23 imputati, i fascicoli del processo raggiungono già le 7000 pagine. In sintesi questo processo rappresenta uno spreco smisurato di soldi pubblici al fine di mettere a tacere tutte le forme di protesta. La persecuzione contro i 23 non minaccia solo loro ma l’intera società civile: tra le carte vi è un elenco di 70 organizzazioni sociali tra media alternativi, pagine facebook di satira politica e perfino pagine web dei quartieri. In questo scenario, la lotta dei 23 si estende, così com’è stato fin dall’inizio e come sempre sarà, in una lotta per i diritti di tutti i cittadini.
In risposta a tale persecuzione e criminalizzazione degli attivisti è nata la Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici di Rio de Janeiro.
Anche se i 23 sono assistiti da avvocati volontari, l’intero processo genera una serie di costi materiali per la copia e la scansione di tutto il materiale processuale, che conta più di 7000 pagine, le copie dei DVD con le intercettazioni e per le spese di viaggio degli avvocati degli attivisti tra le varie città dove si terranno i processi. Tutto questo ha richiesto molti costi materiali immediati e le famiglie da sole non possono permettersi di sopportare tali costi, oltretutto ingigantiti apposta per renderli insostenibili. Oltre a questi, altre spese riguardano la Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici, la Commissione ci sarà sempre quando sarà chiamata per discutere delle persecuzioni. Infine, non meno importanti, vi sono i costi per le azioni e mobilitazioni in appooggio ai 23.
Solo le spese procedurali di copie e scansioni ammontano a più di R$ 13,000.00 (4.400 euro circa) e questa cifra continua a crescere. Alla fine del processo questo costo sarà molto più alto, ogni aiuto sarà benvenuto.
Per sostenere molti costi la Commissione si basa su vendite nel mercatino delle pulci e donazioni; contiamo sull’aiuto di tutti coloro che credono nel diritto del popolo di lottare per i propri diritti, di tutti quelli che credono nella necessità di cambiamento della nostra società. Inoltre, la difesa dei 23 significa impedire alla magistratura di Rio de Janeiro di continuare a violare le proprie leggi, significa appoggiare la libertà di espressione, la libertà di manifestazione, la libertà di stampa, la libertà di associazione. La campagna non è limitata ai 23 accusati in questo assurdo processo di criminalizzazione. Si estende alla criminalizzazione di tutte le lotte per i diritti del popolo. Per questo è di fondamentale importanza. Per difendere i diritti dei nostri figli, figlie e familiari e per difendere il diritto ad avere diritti, chiediamo l’aiuto e la collaborazione di tutte/i.
Come aiutare la campagna #EuApoioOs23? Ci sono differenti forme, tutte molto semplici.
Potete aiutare scattando una foto con la scritta della campagna #EuApoioOs23, stampando l’immagine o anche scrivendo voi un messaggio.
Potete anche partecipare nella nostra campagna di autofinanziamento, che è estremamente importante per divulgare le violazioni dei diritti subite dai movimenti sociali e aiutare a sostenere i costi di questo enorme processo di persecuzione politica.
Per far questo potete depositare qualsiasi importo direttamente nel conto corrente della Commissione. Qualsiasi importo sarà molto gradito e sarà di grande aiuto!
Lutar nao è crime! Lottare non è un crimine!
Deixa pasar a revolta popular! Lascia passare la rivolta popolare!
Commissione dei Genitori e Familiari dei Prigionieri e Perseguitati Politici – Rio de Janeiro
https://campanhapresxspoliticxs.wordpress.com/
# EuApoioOs23
Coordinate dei conti correnti per depositi internazionali:
Banca: Bradesco
SWIFT: BBDEBRSPSPO
IBAN: BR18 6074 6948 0317 6001 0075 475P 1
Agenzia: 03176
Numero di Conto: 001007547
CPF/CNPJ: 648130707-44
Per maggiori informazioni: euapoioos23-ita@inventati.org
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
Nella scorsa notte alcunx compagnx hanno voluto portare un po’ di
solidarietà ax compagnx brasiliani pesantemente colpiti dalla
repressione. Su di un grigio muro a Udine ora si può leggere
“Libertà
per Fabio, Caio, Rafael e Igor. Liberdade!”
Fabio, Caio, Rafael e Igor sono gli unici compagni incarcerati in
seguito alle grandi mobilitazioni del biennio 2013-2014, nate
dall’aumento del prezzo del bigliette. Esigiamo la liberazione di
tutti
i compagni, la fine delle persecuzioni politiche e la chiusura dei
processi!
Per maggiori informazioni sulla campagna in sostegno ax compagnx:
https://campanhapresxspoliticxs.wordpress.com/
#EuApoioOs23
Lutar não é crime!
Lottare non è un crimine!
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
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Varie centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione promossa dall’Arcigay-Arcilesbica e gruppi affini.
L’iniziativa era stata indetta in primis per protestare contro le politiche repressive del governo russo contro le minoranze e i diritti umani ma in piazza sono confluite tante anime che hanno arricchito la giornata con altre riflessioni a partire dai crimini ambientali del governo russo.
continua
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Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
mv 7 gennaio 2014
di Alessandra Ceschia
Enzo Del Medico e Ivan Marin (Ism Italia) sono nella Striscia da giovedì. Gli attivisti: chiuso il valico di Rafah, sentiamo i colpi di mitra vicino al porto
UDINE. Bloccati nella Striscia di Gaza, in un lembo di terra larga dieci chilometri e lunga quaranta, dove vivono più di 1,4 milioni di palestinesi, fra incursioni aeree dal cielo e colpi di mitragliatrici dal mare. Sono ore di apprensione per Enzo Del Medico, udinese di 48 anni, coordinatore di International solidarity movement Udine e Ivan Marin, attivista della Val D’Arzino di 42 anni. Giovedì sono entrati nella Striscia attraverso il valico di Rafah come delegazione di Ism Italia per il “Diritto al ritorno” dei profughi palestinesi, assieme a loro altri 27 attivisti facenti capo a vari gruppi Pro Palestina. Questi ultimi portavano con sè anche i proventi di una raccolta di fondi destinati all’Ospedale di Al Awda a Gaza City.
Missione Rafah
La spedizione era stata programmata da tempo e i volontari avevano tutti i permessi necessari, dopo un rocambolesco viaggio avevano superato il valico giovedì scorso. Ma quando, due giorni dopo, hanno tentato di ripartire, il valico era chiuso. «Siamo bloccati a Gaza – racconta Enzo Del Medico – anche stanotte ci sono state incursioni aeree. Noi per fortuna ci troviamo in una zona abbastanza sicura. Continuiamo ad abbracciare i gazawi (la gente del posto ndr) che ogni giorno vivono, anzi, sopravvivono all’odore del sangue che si respira su ogni porta di casa. Un giorno risponderemo ai nostri figli di tutto questo con parole che non troveremo e il silenzio sarà di lacrime» commenta Del Medico.
Sinai in fiamme
Per tre giorni si sono presentati al valico tentando di passare. Ma è stato tutto inutile. «Gaza è sotto blocco israeliano – spiega l’attivista Udinese di Ism – e l’Egitto, dopo Morsi, apre il valico raramente, noi abbiamo tutti i permessi necessari, e infatti ci hanno fatti entrare. Perché non lo aprano in questo momento non è molto chiaro, probabilmente per la situazione nel Sinai». Per rientrare in Egitto, infatti, il gruppo dovrebbe attraversare il Sinai. Ma quella zona è una polveriera.
È di pochi giorni fa la sparatoria in cui sono stati uccisi due militari egiziani e feriti altri otto durante un’operazione in cui l’esercito egiziano, nei pressi del villaggio di el-Mahdiya, si è mosso per arrestare Shadi al-Menei, ritenuto il leader del gruppo quaedista di Ansar Beit al-Maqdis. Insomma, la situazione nel Sinai è sempre più esplosiva, ma lo era anche prima che i volontari friulani entrassero. E anche per questo sui loro documenti era chiaramente indicata la data di arrivo e quella del rientro, ma dopo il primo via libera è arrivata l’inspiegabile chiusura.
Scorta armata
«A causa del blocco israeliano l’energia elettrica è discontinua, manca per diverse ore, così è difficile anche comunicare, ma stiamo bene – tranquillizza Del Medico –. Abbiamo trovato una sistemazione in un albergo di fronte alla casa di Vittorio Arrigoni». Nelle parole di Del Medico il continuo rimando al giornalista italiano rapito e ucciso a Gaza il 15 aprile del 2011. Poche e allarmanti le parole di Ivan Marin che ritrae una situazione di quotidiana paura nella Striscia. «Il problema ora – aggiorna Marin – sono gli egiziani, in questo momento l’Egitto è sull’orlo di una guerra civile, ad Arish si combatte per le strade, e tutto il Nord del Sinai è considerato zona off limits. Per venire fino a qui abbiamo attraversato l’inferno – aggiunge – qui a Gaza siamo relativamente tranquilli, anche se andiamo in giro con la scorta armata.
Sia in Egitto sia a Gaza si temono attentati anche nei nostri confronti da parte di chi vuole destabilizzare ulteriormente la situazione. Ieri sera – riferisce – siamo stati nella zona di confine, probabilmente era uno dei luoghi più cari a Vittorio Arrigoni, c’erano gli ulivi, i campi coltivati, poco lontano le postazioni israeliane e un sacco di bimbi con gli occhi felici. Già, occhi felici in mezzo a tutto quel casino, ma che stranezza, eh? Se torno – commenta – penso che questo sarà uno dei ricordi più cari che mi porterò nel cuore».
I colpi di mitra
L’estenuante attesa è scandita da annunci in tempo reale e il racconto dei due friulani si fa drammatico. «Gli israeliani stanno attaccando le barche dei pescatori – scrive Marin –. Si sentono forti i colpi delle mitragliatrici, proprio qui, nel braccio di mare di fronte a noi». Com’è noto l’attività principale nella Striscia, la pesca, ha subito pesanti limitazioni: negli accordi stabiliti con Morsi dopo Pillar of cloud il limite nautico per la pesca era stato portato a tre miglia. «Ma le violazioni sono continue – assicura Del Medico – ho visto una lancia sparare su un peschereccio di fronte al porto, abbiamo avuto notizia di una decina di barche attaccate» assicura. «Condizioni drammatiche, se si pensa che almeno 35 mila persone residenti lungo la costa vivevano grazie alla pesca».
L’angoscia
Poche parole che, appena prendono a correre in rete, vengono falciate dai continui stacchi di corrente. Dai messaggi degli attivisti bloccati in un lembo di terra dove si stima che dopo la seconda intifada siano state uccise oltre 7 mila persone trapelano parole di profonda angoscia, e di rabbia per una tragedia che sembra non aver fine.
Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
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News. Cambio di programma
Malaka Mohammad non ha ricevuto il visto necessario per entrare in Italia per cui non sarà presente all’inconto di sabato nel contesto delle iniziative dell’ “ASSEMBLEA PALESTINA LIBERA UDINE”.
Sabato ci troveremo comunqe, 1 Marzo ore 21:00, sempre presso sala B dell’ex Erdisu di viale Ungheria 45/A Udine
per la proiezione dell’interessantissimo film / documentario “This is my Land… Hebron”, una commovente e splendida descrizione della terribile occupazione sionista nella città palestinese di Hebron dalla voce della popolazione civile e delle pochissime voci di dissidenza israeliane.
Gaza “Student Sotto Assedio”
Sabato 1 Marzo ore 21.00
presso la sala B dell’ ex-Erdisu
di Viale Ungheria 45/A Udine
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Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
Venerdì 7 marzo si conclude il ciclo di iniziative sulla Palestina
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Marzo 18th, 2017 — General, Internazionale
A come austerity?
A come autogestione!
DUE INCONTRI SULLA
GRECIA
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Marzo 18th, 2017 — Internazionale
Video
Arresto giornalista
Proteste a Lubiana
Foto su facebook
questo link foto della manifestazione aLjubljana e anche una dello spezzone organizzato dai compagni
http://www.delo.si/zgodbe/fotozgodbe/preminula-je-drzava-pokopljimo-jo.html
da Il Piccolo
Proteste di piazza, alta tensione a Lubiana
La Rivolta dei fiori non si ferma. Arrestati tre manifestanti. La gente assedia il comando di polizia e ne chiede la liberazione
La protesta in piazza a Lubiana (foto da rtvslo.si)
TRIESTE. È finita a tarda sera, con la folla urlante davanti alla centrale di polizia di Lubiana che chiedeva il rilascio di tre manifestanti arrestati, la imponente protesta di piazza di ieri pomeriggio nella capitale della Slovenia. La Rivolta dei fiori, dunque, non si ferma. Neppure dopo la caduta del governo Janša. Così anche ieri sono stati in 15mila a protestare contro il sistema, contro il potere, contro i taycoon della finanza. Una protesta tranquilla, ordinata, fino all’arresto dei tre. Uno, secondo fonti della polizia, è stato arrestato con l’accusa di turbativa dell’ordine pubblico per aver lanciato durante la sfilata dei palloncini pieni di vernice contro edifici pubblici. Gli altri due sono finiti in manette, invece, per aver cercato di ostacolare gli agenti durante le operazioni di arresto del primo. Immediatamente gli “arrabbiati” iniziano a chiamare il 113 intasando il centralino. Subito dopo scatta la marcia sulla stazione di polizia. Gli agenti formano un cordone di protezione. La folla urla: «Liberateli!». La tensione è alle stelle. Scoppia qualche petardo. Gli agenti sono nervosi, le mani toccano gli sfollagente. Dietro l’angolo sono pronti a intervenire gli agenti a cavallo. Un crescendo rossiniano di urla e provocazioni. Poi una donna si fa largo e viene lasciata passare dai poliziotti. Entra nel comando e parla con i responsabili. Torna fuori dopo 10 minuti. «Li rilasceranno quando finirà la portesta», racconta l’improvvista mediatrice. Ma, allo stesso momento, trapela la notizia che i tre sono già stati trasferiti in periferia nella stazione di polizia di Moste. Altre grida: «Liberateli!». Si intonano canzoni popolari e le “kombinatke”. I cavalli si agitano. Gli agenti impugnano le redini. Col passare del tempo le urla però si affievoliscono. Nessuno vuole lo scontro. Nessun “bloody saturday” a Lubiana.
Tutto inizia alle 16 sotto una pioggia battente. E chi pensava che dopo il cambio di governo la Rivolta dei fiori sarebbe appassita deve subito ricredersi. Migliaia di ombrelli aperti invadono la Slovenska cesta. In testa al corteo il solito camioncino con una band e un gigantesco striscione con su scritto: «Con la rivolta popolare fino alla fine». Davanti alla sede della Banca di Slovenia parte una bordata di insulti.Dopo una decina di metri il corteo svolta a destra in direzione della sede del tribunale. E qui la protesta diventa happening. Spunta una bara di cartone che quattro becchini trasportano sulle spalle e depongono proprio davanti al portone del tribunale. È la bara per i taycoon, per i politici. E inizia una sorta di processo popolare sommario. L’inquisitore da un microfono grida il nome dei colpevoli, la folla urla, fischia. Non ci sono avvocati difensori, il tribunale del popolo ha deciso: tutti colpevoli. La bara è lì, gotica icona di un desiderio che freme tra migliaia di corpi inzuppati dalla pioggia, mentre un improvvisato coro (età media 60 anni) intona una canzone contro «i maiali e le scrofe del potere». Finito il processo sommario il corteo riprende il suo corso e punta sul municipio. La gente parla fitto e discute. E il nuovo governo? «È una ressa dei soliti volti davanti a un mal mescolato trogolo», risponde uno dei leader degli arrabbiati e sguscia via per attestarsi sui gradini del municipio. «Gotovi» e «Lopovi», ossia «Siete finiti» e «Ladri», gridano gli “arrabbiati”. Alla fine il corteo confluisce nel Kongresni trg dove sul palco va in scena un concerto rock-folk. Chitarre elettriche urlano dagli amplificatori assieme alle fisarmoniche. Alcune donne hanno ancora tra le mani mazzetti di mimose, feticci un po’ appassiti della festa della donna del giorno prima. C’è anche uno striscione con su scritto «Yankee go home», slogan che è un po’come il grigio, va bene in ogni occasione.
http://www.a-federacija.org/2013/03/01/antikablok-vsi-na-ulice/