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Umberto Tommasini: tanta gente, molti interventi a 30 anni dalla sua morte

Oltre un centinaio di persone, la sala stracolma per ricordare, raccontare e conoscere Umberto Tommasini l’anarchico di Vivaro, triestino d’adozione che per tutta la vita non è mai indietreggiato di un solo passo nella strada verso l’anarchia.

Compagni e compagne da Pordenone, Trieste, Udine, dal vicino Veneto, poi la gente di quel territorio d’origine a cui Umberto è sempre rimasto legato profondamente ed ancora messaggi di vicinanza da parte di chi lo ha conosciuto e non è potuto esserci sono arrivati da Carrara, Roma, Milano nei giorni precedenti.l1050938a

Una giornata ricca d’interventi che in più occasioni han suscitato entusiasmo, commozione ma soprattutto ascolto, attenzione, in una sala gremita che per alcuni momenti sembrava non poter accogliere tutti costringendo più di qualcuno ad assieparsi sul ballatoio d’entrata.

 

 

Un programma che è cominciato con la proiezione di una parte delle interviste a Umberto sulla sua partecipazione alla rivoluzione sociale in Spagna, volontario della prima ora in soccorso ai compagni della CNT-FAI a Barcellona. Si è poi proseguito con la parte dedicata al lascito di libri, opuscoli e documenti della famiglia Tommasini (di cui parte dello stesso Umberto) e curata da Gianluigi Bettoli, storico locale, che si è soffermato sugli aspetti più importanti di questo fondo, ora parte della biblioteca civica di Vivaro come patrimonio culturale di assoluto valore. Continue reading →

MEMORIA STORICA: Spunta dopo 70 anni l’elenco dei sovversivi a Gorizia

Da Il piccolo del 29/10/10

 

Spunta dopo 70 anni l elenco dei sovversivi

 

di GIOVANNI TOMASIN «Giovanni Lango, classe 1890, operaio. Colore politico: antifascista. Denunciato al Tribunale speciale». Oppure: «Ferdinando Alberini, classe 1867, esercente caffè. Colore politico: antifascista. Radiato». Sono soltanto due degli oltre 3mila isontini perseguitati dal governo durante il Ventennio. I loro nomi compaiono nel Casellario politico centrale, una lista di oltre 150mila ”sovversivi” stilata dalle forze dell’ordine tra gli inizi del ’900 e gli anni ’40, pubblicato recentemente sul sito del ministero ai Beni culturali (www.archivi.beniculturali.it). Per ovvie ragioni, la gran parte dell’archivio fu compilata nel periodo fascista. LA PROVINCIA. Scorrendo la lista degli schedati della provincia di Gorizia (che ai tempi includeva anche i comuni poi passati alla Iugoslavia al termine del Secondo conflitto mondiale) si ottiene un quadro affascinante dell’opposizione al fascismo negli anni ’20 e 30’: avvocati, sacerdoti, camerieri, contadini e tanti operai. «Nella nostra zona era radicato uno degli antifascismi più forti d’Italia – spiega la storica Alessandra Kersevan -. Il numero di processati dal Tribunale speciale, rapportato alla popolazione di allora, è enormente più alto che nel resto del paese». Le ragioni di tanta avversione al regime sono molteplici: «Nell’Isontino coincidevano due fattori d’opposizione dirompenti – dice Kersevan -: la questione nazionale e una forte classe operaia». Non a caso nel Casellario compaiono numerosissimi i nomi dei cittadini italiani di lingua slovena, soggetti a un controllo ossessivo da parte delle autorità fasciste in quanto ”allogeni”. A questi si aggiungono gli operai, una qualifica professionale tra le più ricorrenti nella lista (190 voci): «Tra i lavoratori del cantiere di Monfalcone era molto radicata una tradizione socialista prima, e comunista poi – aggiunge Kersevan -. L’opposizione al fascismo non si estinse neanche durante il periodo di massimo consenso del regime, nella seconda metà degli anni ’30. Non è un caso se da noi la Resistenza è cominciata prima dell’8 settembre. Basti pensare che, dopo l’armistizio, nel giro di pochi giorni nacque la Brigata proletaria, una formazione partigiana composta da circa un migliaio di operai del cantiere. Un caso praticamente unico». Il cantiere era un bacino in cui questione nazionale e di classe s’incontravano: «La presenza di lavoratori del Carso goriziano favorì tra gli operai la nascita di uno spirito internazionalista che non poteva non entrare in conflitto con lo sfrenato nazionalismo fascista». Uno spirito che il regime contrastò con ogni mezzo: tra le note delle schede del Casellario si contano a non finire i ”confinato”, ”diffidato”, ”denunciato al Tribunale speciale”. GLI IDEALI. Tra i ”sovversivi” della provincia di Gorizia si contano 921 comunisti, 58 socialisti, 23 repubblicani e 21 anarchici. Tutti gli altri sono etichettati sbrigativamente come antifascisti, termine che comprendeva oppositori liberali, cattolici e moltissimi membri di minoranze come gli sloveni e gli ebrei. Nel casellario mancano i nomi di molti dei più noti personaggi della Resistenza isontina: dal ’43 in poi la guerra rese impossibile il controllo capillare della popolazione, e il più delle volte gli oppositori dell’Asse venivano direttamente mandati al muro. LE PERSONALITÀ. Spulciando il database a livello nazionale, però, si incontrano molti nomi noti. Ad esempio a Errico Malatesta, padre degli anarchici italiani, è riservata una scheda che nella sua versione cartacea era composta da 13 fascicoli. Per rimanere nello stesso ambito ideologico, Camillo Berneri è seguito in ogni sua mossa, tanto che la scheda segna tutte le sue destinazioni d’esilio ”Belgio, Germania, Spagna”. Da quando il Casellario online è diventato un caso pubblico, grazie a una segnalazione del sito letterario www.wumingfoundation.com, sono sempre più numerosi gli italiani che lo consultano alla ricerca del ”bisnonno antifascista”.

 

MEMORIA STORICA: l’elenco dei sovversivi schedati a Trieste

Da Il Piccolo del 02/11/10

 

di CLAUDIO ERNÈ Sovversivi, comunisti, anarchici, socialisti repubblicani. Tutti schedati, diffidati, confinati, incarcerati, processati, costretti all’esilio o a una lunga detenzione. I nomi di 3395 triestini e triestine perseguitati dal regime fascista perché considerati «pericolosi» assieme ad altri 150mila altri italiani che si opponevano alla dittatura, sono stati estratti dal casellario della direzione generale della Pubblica sicurezza e pubblicati sul sito internet del Ministero dei Beni culturali. La lista non appare a un primo esame completa perché, ad esempio, risulta assente il nome di Pinko Tomazic, il giovane antifascista sloveno fucilato il 15 dicembre 1941 con altri quattro compagni all’interno del poligono di Opicina. Altri nomi al contrario sono registrati con grande precisione. Compare quello di Vittorio Vidali, alias Enea Sormenti, ragioniere nato a Muggia nel 1900 con svariati luoghi di «residenza»: Spagna, Parigi, Chicago, Mosca. Poi nel dopoguerra segretario del Partito comunista della Venezia Giulia nonché parlamentare della Repubblica. C’è il medico pediatra, poi consigliere comunale del Psiup Bruno Pincherle, e c’è il professor Eugenio Colorni, ebreo, per cinque anni al ”Carducci”, poi confinato a Ventotene. Alla sua figura di recente la ricercatrice Diana De Rosa ha dedicato un approfondito studio. Ci sono Eugenio Curiel, Luigi Frausin, ma anche Aurelia Gruber, parlamentare della Repubblica e fondatrice negli anni Settanta della Lista per Trieste. C’è Giusto Pietro Jacchia, ebreo e massone, fondatore nel 1919 dei fasci di combattimento triestini, camicia nera della Marcia su Roma, ma espulso dal Pnf nel 1927 per non aver voluto giurare fedeltà al Regime e morto nel 1937 nella guerra di Spagna sul fronte di Madrid dove combatteva nelle file dei repubblicani con Carlo Rosselli. Per ogni «sovversivo», la scheda offre anche qualche informazione estremamente sintetica sulla professione, sul «colore» politico, sull’età e sull’eventuale percorso giudiziario. Accanto a molti nomi compare infatti l’informazione «denunciato al Tribunale speciale» o «processato per offese al capo del Governo», ovvero a Benito Mussolini. Accanto alle schede di questi «sovversivi», passati comunque alla Storia non solo cittadini, compaiono nel sito anche quelle di persone di cui negli anni si è persa progressivamente la memoria. Tra essi Mario Berce, nato nel 1899, comunista. Aveva il torto agli occhi del Regime di essere un redattore del quotidiano ”Il lavoratore”, più volte devastato dagli squadristi e sequestrato dalle autorità del Regno. C’è Eugenio Parovel, nato a Muggia nel 1890, anche lui «comunista»: era un giornalaio e la polizia politica, come si legge nella scheda, lo aveva ”diffidato” più volte. Era stato anche ”radiato”, impedendogli di lavorare. Secondo il figlio Paolo la data di nascita è errata perché suo padre Eugenio era nato nel 1900. Gli altri dati sono verosimili, ma inesatti. «Mio padre era mazziniano e non comunista. Nel 1931, dopo aver lavorato alternativamente tra Trieste e Istanbul, ha acquisito l’agenzia di distribuzione di giornali e la libreria che per tanti anni hanno portato il nostro cognome. Di altri Parovel, giornalai a Muggia, non ho mai sentito parlare». Al contrario, non sembrano al momento consultabili via web le 120mila fotografie scattate ai ”sovversivi” al momento del fermo, dell’arresto, della perquisizione o ricavate da altre fonti. Ad esempio, da immagini di gruppi aziendali, album di famiglia, richieste di documenti come la carta di identità o il passaporto. In effetti l’istituzione di uno schedario biografico degli iscritti ai partiti ritenuti pericolosi, risale al lontano maggio del 1894. Il capo del Governo Giovanni Giolitti introdusse nelle questure poco dopo l’apparecchio messo a punto da Salvatore Ottolenghi e Umberto Ellero, oggi ancora presente negli uffici di polizia. La macchina si chiama ”Le gemelle di Ellero” e consente di ricavare nello stesso istante attraverso due fotocamere altrettante foto dell’arrestato: una di profilo, l’altra di fronte che finiscono entrambe nel fascicolo d’indagine. La svolta nell’ambito del fotosegnalamento avviene nel 1926 quando Mussolini vara le leggi ”fascistissime” che prevedono l’impiego massiccio del fotosegnalamento. L’avversario politico diventa un ”sovversivo” e gli inquirenti devono acquisire al fascicolo il maggior numero di ritratti possibile dell’antifascista. Tutte le fotografie, anche quelle non scattate dalla polizia, vengono prelevate dai cassetti delle anagrafi comunali, da enti, associazioni, studi. In sintesi ogni archivio, ogni album anche familiare perde per sempre la propria innocenza perché le immagini di chi si oppone al Regime, o manifesta idee diverse da quelle dominanti, finiscono inevitabilmente alla Sezione Prima Divisione Polizia della Direzione generale della Pubblica sicurezza del ministero degli Interni. Esemplari per dimostrare l’effetto della repressione sono le immagini dei leader politici antifascisti fotografati al momento dell’ingresso in questura o in carcere e poi ripresi qualche anno più tardi quando le loro schede segnaletiche devono essere aggiornate. I ritratti Antonio Gramsci, Camilla Ravera, Altiero Spinelli, Ferruccio Parri, rappresentanto altrettanti atti d’accusa perché dimostrano quali fossero le loro condizioni di detenzione. Dovevano incastrare i ”sovversivi”, sono diventate le prove dell’ingiustizia e della violenza.

ANARCHISMO/ Ricordo di Umberto Tommasini

Umberto Tommasini: l’anarchico di Vivaro

30 anni fa, il 22 agosto 1980, moriva, all’età di 84 anni, l’anarchico Umberto Tommasini, friulano di nascita, triestino d’adozione e sepolto a Vivaro, il suo paese d’origine, il 24 agosto, con un corteo funebre anarchico e, ovviamente, anticlericale.

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Strana coincidenza oggi che, proprio a Vivaro, si consumano due orribili vicende; una quella della semina del mais OGM e l’altra quella dell’affacciarsi sulla scena di uno squallido gruppetto di furbacchioni che si autodefinisce “movimento libertario”, ma che in realtà è al servizio delle multinazionali della manipolazione genetica e della logica di profitto del terzo millennio, sempre più cinica e devastante.

A cura di Paolo De Toni. Continua…

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Bravo compagno Urtubia: “Che Guevara non è un eroe!”

NEWS Risposta alle falsità e alle fregnacce di Matteo Pizzolante

 

Non ci facciamo certo insegnare l’anarchismo da inziative organizzate dai Circoli Arci con il patrocinio del Comune e con l’adesione opportunista degli pseudo-anarchici accasati a Casaupa. In ogni caso ci sembra divertente che la “sinistra” più o meno rifondarola o quel che ne resta, si trovi sbeffeggiata in casa in quella che è l’ultima icona che gli è rimasta cioè il “Comandante Che Guevara”. Divertente, veramente divertente!

Il volantino del “CSA in esilio” distribuito all’iniziativa

 

 

Rasegna stampa

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GIOVEDÌ, 23 SETTEMBRE 2010 Pagina 10 – Cultura e spettacoli

Commovente incontro fra memorie, un documentario e tante accuse ai sistemi politici

«Il Che comandante e poi ministro: per me non è stato un eroe»

Urtubia: «Ho beffato le banche americane per servire la libertà»

CONTRO I MITI

Il combattente spagnolo icona dell’anarchismo protagonista ieri in sala Aiace

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di NICOLA COSSAR

Cosa fa un ragazzo quando suo padre, che sta morendo fra mille tormenti, gli chiede di liberarlo uccidendolo? Cosa fa un ragazzo pieno di fame e senza un soldo per comprare la medicina che almeno allievi le sofferenze dell’uomo cui deve tutto? Cerca i soldi là dove ci sono: in una banca. Non fa l’ultimo passo per diventare rapinatore, ma quella situazione e quei momenti segneranno per sempre la sua vita, la lunga e – a tratti – travolgente vita del muratore anarchico più popolare del mondo: Lucio Urtubia.
Un anarchico fino in fondo, che crede soltanto nella libertà, un operaio che non ha studiato e non filosofeggia, un uomo contro ogni sistema poltico, perché «tutti i governi sono ladri e criminali, distruggono senza costruire niente: me l’ha insegnato un professore anarchico italiano» (Oreste Scalzone; ndr); contro le banche (diventò il signore della truffa con i travellers-chéques falsi al gigante City Bank); critico anche nei confronti di Castro («sulla Sierra Maestra sventolava la bandiera anarchica, poi Fidel le cambiò opinione; e dire che avrei dato la vita per Cuba!») e di Che Guevara («un comandante e ministro non può essere un eroe!»).
Qello di ieri in sala Aiace – grazie all’impegno del Pàbitelé, in collaborazione con il Comune e diverse associazioni – è stato sì l’incontro con un’icona bella quanto solitaria dell’anarchismo più… anarchico, ma è stato soprattutto l’incontro commovente con un uomo sempre fedele a se stesso, che ha seguito fino in fondo, fino ai suoi splendidi 80 anni, la strada dell’ideale, senza cercare ricchezze (e avrebbe potuto…), sempre impegnato invece ad aiutare chi è oppresso, chi soffre, chi combatte per un mondo migliore: dalla resistenza francese ed europea all’antifranchismo, dalla rivoluzione cubana all’epico assalto all’eterno impero delle banche, lui Davide con la cazzuola contro lo zio Sam Golia del denaro.
Dobbiamo aspettare un po’ troppo per ascoltare (senza traduzione) Lucio Urtubia, ma ne vale la pena. Introduce Andrea Trangoni per il Pàbitelé, saluta con affettuosa partecipazione il sindaco Honsell, Danilo Di Marco inquadra il personaggio, lo storico Marco Puppini approfondisce la dolorosissima pagina del franchismo, Luciano Rapotez, dell’Anpi, ricorda l’epopea della resistenza friulana ed europea, poi assaggiamo il bel documentario su Urtubia presentato poi integralmente al circolo Casaupa.
Gli spezzoni ne ricostruiscono le vite: gli stenti nella sua Navarra, il mestiere di contrabbandiere, il Lucio soldato che ruba in magazzino per sfamare la madre e poi diserta, ripara in Francia, dove trova un mestiere (che fa ancora) e incontra gli anarchici, dove comincia l’avveventura di una singolare banda degli onesti, di tipografi falsari che interpretano un percorso creativo e politico al servizio dei combattenti libertari di tutto il mondo con l’uso delle carte d’identità e delle buste paga di gente morta in ospedale, con la stampa di dollari americani («i più facili da falsificare»), fino alla madre di tutte le truffe per demolire il danaroso gigante: i travellers-chéques che arrecheranno un danno stramiliardario alla City Bank.
Fu arrestato per questo, Lucio, ma il suo potere contrattuale era tale che, per smettere, ottenne il ritiro delle denunce e persino un bel gruzzoletto, che poi girò, come tutto quello che ricavò dalle sue attività creative, ai resistenti nel mondo.
Per chiudere, la chiccha sul Che: «Lo incontrai a Parigi. Gli dissi che avremmo potuto mettere in ginocchio gli americani stampando i miei i dollari, magari a Cuba. Mi rispose che doveva parlarne a Castro, prese le due valigie piene di soldi falsi che gli avevo portato e se ne andò. Non se ne fece nulla. Con tutto il rispetto per il personaggio, non sono eroi questi, i contadini sono eroi!».

 

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ANARCHISMO/ «Siamo contrari a tutte le religioni»

> Volantino < distribuito all’iniziativa ai Colonos

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Messaggero Veneto GIOVEDÌ, 18 FEBBRAIO 2010

In una lettera agli organizzatori di “In file” annuncia il ritiro dall’appuntamento di domani. «Siamo contrari a tutte le religioni»
Omaggio alla Carnia anarchica, ma De Toni diserta
L’esponente di Ecologia sociale rifiuta «per coerenza» il confronto con don Di Piazza ai Colonos

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Anarchici in Carnia: prima parte

Tolmezzo: una camera del lavoro dell’USI (1919-1920)
PRIMA PARTE vai alla seconda parte
di Mauro De Agostini
(tratto da: Collegamenti-Wobbly: per una teoria critica libertaria.

– nuova serie: – a. II, n. 4, luglio-dicembre 2003)

1919: la rinascita dell’organizzazione operaia
La Carnia è una regione montuosa che occupa la parte settentrionale dell’attuale provincia di Udine, al confine con l’Austria. Territorio povero e privo di risorse economiche alla fine dell’Ottocento viveva essenzialmente dei proventi dell’emigrazione e i suoi figli si disperdevano ogni anno nei cantieri di mezza Europa. Proprio questi contatti internazionali avevano favorito una nascita precoce ed uno sviluppo duraturo del movimento anarchico e socialista.
Durante la prima guerra mondiale la Carnia aveva subito le devastazioni della prima linea e, dopo Caporetto, aveva conosciuto l’occupazione austriaca.
Finita la guerra i problemi che si pongono sono enormi, accanto alle gravi distruzioni belliche, la mancanza pressoché totale di lavoro.
Un allarmato rapporto di polizia del 25 Agosto 1919 fotografa la gravità della situazione:
“è noto che la provincia [di Udine] in tempi normali offriva largo contributo alla emigrazione temporanea di braccianti che specialmente nell’inverno dirigenvansi in Austria in Germania e anche in Romania. Si calcola che in media il numero di tali emigranti ascendeva a circa 60 mila all’anno, massa che ora, non essendo consentita tale emigrazione, resta senza lavoro nei propri Comuni. Deve inoltre tenersi conto che a tale numero debbono aggiungersi altri 4 o 5 mila operai già occupati negli stabilimenti industriali distrutti e che la smobilitazione è qui, come nelle altre provincie già invase, quasi completa essendosi rinviate in licenza temporanea in attesa di congedo tutte le classi sino al 1895.
Finora si è potuto occupare gran parte dei braccianti in opere intraprese dall’autorità militare, per riparare ai danni di guerra, come riparazione di strade, ricostruzioni di ponti e simili; ma con la cessazione dei poteri speciali del Genio militare e l’assunzione dei servizi da parte dell’autorità civile, molti lavori andranno a cessare quanto prima, determinando così il licenziamento di circa 30 mila operai.” (1)
Questa è la situazione, se possibile ancora più grave, che si presenta in Carnia.
Come scrive Marco Puppini “in zona è […] presente quella massa di lavoratori che prima l’emigrazione disperdeva in tutta Europa: lavoratori incerti, inquieti, attenti alle notizie provenienti da quei paesi che molti di loro avevano conosciuto anni prima come emigranti. Ricordiamo che la Repubblica austriaca è proclamata nel novembre del ’18, e nello stesso periodo Berlino e molte altre città tedesche sono attraversate dai moti spartachisti. Nel marzo del ’19 è proclamata la Repubblica dei Consigli di Ungheria, mentre quella di Baviera è dei primi di aprile. Si tratta di alcuni dei paesi più ‘battuti’ dall’emigrazione carnica dell’anteguerra”(2)

Il vento infuocato del biennio rosso incomincia a spirare anche qui.
Nell’Aprile 1919 il Genio Militare decide di ridurre le paghe ai lavoratori impiegati nei suoi cantieri carnici, ne segue un grande sciopero di protesta, durato diversi giorni, che obbliga l’amministrazione militare ad aumentare nuovamente le paghe. Le tariffe tuttavia sono diverse di luogo in luogo e da questa agitazione iniziale si sviluppa la lega operaia carnica, che arriva a riunire oltre cinquemila soci. Le organizzazioni del movimento operaio vanno intanto ricostituendosi, e in maggio viene costituita la camera del lavoro della Carnia e del Canal del Ferro.
La rinascita del movimento operaio sembra all’inizio saldamente nelle mani del Partito Socialista, grazie anche alla fitta trama di cooperative di consumo e di lavoro create nell’anteguerra.
La leadership riformista è però ormai apertamente contestata dalla base e dai massimalisti, mentre rilievo sempre maggiore assume l’attività di un nutrito gruppo di operai anarchici.
Per ricordare qualche nome:
il meccanico Umberto Candoni, schedato dalla polizia fin dal 1907 per la sua attività di propaganda, Lodovico Vergendo un muratore originario del basso Friuli “fervente sovversivo”, Giuseppe Pillinini, Leonardo De Campo e Gaetano Beorchia di Lauco (Beorchia infaticabile “organizzatore di scioperi” rappresenterà poi la Carnia al congresso anarchico di Bologna), Italo e Modesto Machin, Giuseppe e Luigi D’Agaro della roccaforte proletaria di Prato Carnico (secondo la polizia l’attivissimo Luigi D’Agaro è chiamato dai compagni “Lenin per le idee avanzate e il carattere violento”), Adamo Delli Zuani di Comeglians, Rodolfo Colosetti, Cornelio Linda e Giacomo Diana di Enemonzo.(3)

L’8 Giugno si tengono due grandi comizi a Tolmezzo e a Villa Santina, con la presenza rispettivamente di quattromila e cinquemila persone.
Vi prendono la parola i futuri deputati socialisti Cosattini e Piemonte, diversi esponenti socialisti locali e “il libertario Candoni Umberto di Tolmezzo” (4).
Nel lamentare il grave stato di disoccupazione aggravato dall’impossibilità di emigrare si chiede la liquidazione dei danni di guerra e il sollecito avvio dei necessari lavori pubblici. Il consorzio carnico delle cooperative viene invitato ad iniziare autonomamente i lavori qualora i Comuni latitassero.

Il problema del caroviveri
Nell’estate esplode in tutta Italia il gravissimo problema del caroviveri che suscita veri e propri moti in diverse località, la folla assalta i negozi, saccheggiandoli e imponendo il ribasso dei prezzi.
Secondo Armando Borghi quello fu “il momento in cui i rapporti delle forze erano più favorevoli ad una rivoluzione”
“Noi non divenimmo mai più forti, in seguito. I questori e i prefetti telefonavano alle Camere del lavoro, invocando proposte per una soluzione “disposti a non creare ostacoli alle giuste proteste del popolo” la paura faceva novanta. Ma fra due che hanno paura perde chi ha paura di più. Le alte sfere socialiste tremavano di più […] l’occasione fu perduta” (5).

A Tolmezzo il 13 luglio si tiene un convegno su questo tema indetto dalla Camera del Lavoro, d’intesa col Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Carnica di Consumo.
Il direttore della cooperativa Cella evidenzia che “allo stato delle cose le cooperative non sono che semplici organismi di distribuzione che gli approvvigionamenti sono fatti dallo Stato e dai consorzi provinciali di approvvigionamenti e che le merci vengano [sic] loro assegnate attraverso i Comuni che fissano anche i prezzi di vendita. Nel campo degli alimentari quindi non siamo in grado di dare assicurazioni di lusinghieri ribassi. Purtroppo non è il caso di pensare a ribassi del 25 o 50 percento inquantochè i prezzi di vendita attualmente hanno margini ben inferiori e che non raggiungono nemmeno il 10 per cento […] oggi l’azienda non è in grado di fare notevoli sacrifici inquantochè tutta l’agiatezza che fu il frutto di oltre un decennio di lavoro è stata distrutta dalla invasione […] spiega il funzionamento irrazionale e costoso degli organi cui ora è demandato l’incarico della ripartizione distribuzione [sic] dei viveri […]” e si scaglia contro il consorzio provinciale di approvvigionamento.

Candoni “illustra un suo ordine del giorno col quale si sostiene la opportunità di requisire tutte le merci e generi di comune consumo e distribuirle a prezzo di costo attraverso le filiali col mezzo di spacci comunali. Vorrebbe che la cooperativa facesse un sacrificio e non avesse scrupolo ad intaccare il capitale sociale in questa contingenza. Lamenta che tale ordine del giorno sia stato respinto a voti unanimi del consiglio direttivo della camera del lavoro”
Già da qui si vede quello che sarà uno dei punti fondamentali della polemica anarchica contro il potente complesso delle cooperative socialiste, il fatto cioè di inserirsi supinamente nei meccanismi di mercato capitalistici anziché costituire (come pretendevano i riformisti) una via per l’edificazione del Socialismo.
La posizione di Candoni non è comunque isolata; nel seguito del dibattito Missana propone che “presso le varie filiali della cooperativa ci sia un incaricato delle organizzazioni operaie a controllare i prezzi” e la sezione di Amaro della Lega Operaia propone “venga affidato alla Camera del lavoro il controllo sui calmieri di tutti i generi […] che vengano soppressi i commissari annonari, che solo le cooperative siano incaricate della distribuzione dei generi alimentari, che la Camera del Lavoro fissi i prezzi in collaborazione colla cooperativa, che con comizi e pubbliche proteste si ottenga adeguati approvvigionamenti”

La posizione riformista viene ben rappresentata da Cosattini, che fa ricadere sulla “cieca e folle politica del governo” le cause del rincaro “ritiene sia un grave errore chiedere i lusinghieri ma folli ribassi praticati in alcune città” raccomanda “ di non indebolire ma di irrobustire le cooperative che sono gli organismi economici attorno ai quali il popolo gitta le basi della civiltà futura”

“dopo lunga e animata discussione” viene infine approvato (con due soli voti contrari) un ordine del giorno che ricalca in larga misura le posizioni riformiste.
Il documento denuncia “l’opera di inutile e onerosa mediazione esplicata dal consorzio provinciale degli approvvigionamenti” deplora “la mancanza o insufficienza di generi contingentati” e “ne reclama equa ripartizione” sotto il controllo di una commissione di consumatori “affida alla cooperativa carnica di consumo l’incarico di studiare ogni mezzo e porre in atto ogni adeguato provvedimento atto a risolvere il problema gravissimo dell’alimentazione […] incontrando ogni possibile sacrificio per ridurre i prezzi. […] dà mandato alla Camera del Lavoro di sorvegliare l’applicazione del presente o.d.g” (6)

Elezioni alla camera del lavoro
Il 27 Luglio 1919 si tengono infine le elezioni alla Camera del Lavoro “per la nomina del consiglio direttivo e del comitato esecutivo” “in sostituzione del consiglio centrale provvisorio nominato nel maggio scorso” e il Consiglio ne esce “nella quasi totalità […] composto di libertari ed anarchici”, come registra con malcelata preoccupazione Il Lavoratore Friulano, organo socialista locale. Gli eletti: “Graighero Osualdo, Delli Zuani Adamo, Pellegrina Pietro, Colosetti Rodolfo, Benedetti Silvio, Vergendo Lodovico, Pillinin Giuseppe, Candoni Umberto, Beorchia Gaetano, Machin Italo, Cacitti Leonardo”. La presidenza dell’organismo viene assunta dallo stesso Candoni. (7)

Mentre la tensione sociale continua a salire le polemiche interne non si fanno attendere. Ai primi di Agosto il socialista Silvio Benedetti comunica le proprie dimissioni “non condividendo le idee della maggioranza del consiglio”
ne segue una sgradevole polemica personale, con Candoni che lo accusa di assenteismo e Benedetti che risponde per le rime ricordando i 20 anni di militanza “nel partito socialista e nelle organizzazioni operaie” e giustificando le assenze con motivi di salute (8).

Nel numero del 23 Agosto l’organo socialista parte all’attacco della maggioranza camerale. In una corrispondenza da Enemonzo gli anarchici vengono accusati di intolleranza durante l ’assemblea per l’elezione del Direttivo locale
“la discussione procedette confusamente causa lo spirito di intolleranza di certuni i quali non vedono negli avversari che dei turlupinatori delle masse operaie. Ed è con questi sistemi, caro Candoni, che i vostri amici cercano di portare l’organizzazione in Carnia a quella forma combattiva che è nelle vostre e nostre aspirazioni”
costoro (ed ecco il colpo basso) “pretendono l’impossibile dalla cooperativa di lavoro, mentre sono agnelli con il Genio Militare, col quale sono attualmente occupati”
L’articolista deve però parzialmente smentirsi ammettendo che le elezioni finali si sono svolte “senza combattività”.
Più pericoloso un articolo di “essepi” che lamenta un “lavoro di sgretolazione e di… disfattismo” in Carnia
“Pare che lassù una frazione delle organizzazioni operaie e degli operai non organizzati, stieno per orientarsi verso una somma oscura di mete non precise né definite […] abbiamo assistito a mutamenti radicali nella Camera del lavoro della Carnia, né ancora, se non andiamo errati, si è potuto conoscere alcun nuovo programma di quella frazione che i mutamenti ha provocato […] si grida si incita […] non siamo riusciti a comprendere comunque che cosa si voglia” (9).

Agli attacchi risponde nel numero successivo L.V. (probabilmente Lodovico Vergendo) respingendoli come pretestuosi. Il programma della Camera del Lavoro non è in nulla mutato dalla data della sua fondazione quattro mesi prima e gli attuali dirigenti sono tra le persone che più si sono spese per la sua nascita. Certo, non si può pretendere di continuare coi sistemi dell’anteguerra “i nostri programmi sono ammuffiti, disse giorni or sono il compagno Rigola”. Quanto alle cooperative è ovvio che gli organismi proletari devono dare l’esempio di quelle condizioni di lavoro che si pretendono dai datori di lavoro privati.
“In Carnia – conclude L.V. – non vi è nessuna scissione fra partiti e meno ancora in seno della Camera del lavoro”
la redazione chiosa mostrando perplessità “di queste lotte intestine non beneficano [sic] le nostre forze, ma i nostri nemici. Nessuno ha il diritto di ritenersi e proclamarsi il solo depositario dell’ideale” (10)

I comizi contro la disoccupazione
Le preoccupazioni dei socialisti sono pienamente giustificate visto che la maggioranza camerale si sta decisamente orientando verso l’uscita dalla CGdL per aderire all’Unione Sindacale Italiana, diretta dall’anarchico Armando Borghi.
L’USI è in piena espansione, in marzo ha ottenuto l’adesione dell’ importante camera del lavoro di Verona e l’influenza sindacalista incomincia ad estendersi anche nel basso Vicentino (11)

A settembre vediamo arrivare in Carnia Virgilio Elia, uno dei migliori organizzatori che l’USI potesse mettere in campo in quel momento.
Elia, segretario della camera del lavoro di Cerignola, allo scoppio del conflitto era stato chiamato alle armi, alternando la vita di trincea a periodi di carcere militare. Alla fine della guerra, grazie alle proprie doti di organizzatore e ad un innato talento oratorio, aveva rapidamente riannodato le file del movimento pugliese.
Quando in Agosto Giuseppe Di Vittorio (internato durante il conflitto in Cirenaica) torna in licenza di convalescenza a Cerignola per essere di lì a poco congedato, Elia può passare la mano trasferendosi al Nord. (12).

In Carnia, dove mancano quasi del tutto aziende private e l’unica alternativa all’emigrazione (ora preclusa) è data dai lavori pubblici, le principali forme di lotta del movimento operaio consistono in grandi manifestazioni di piazza per premere sull’amministrazione locale e centrale e nell’inizio “arbitrario” di lavori pubblici da parte delle cooperative.
Domenica 21 Settembre si tiene a Tolmezzo un comizio contro la disoccupazione indetto dalla camera del lavoro, dopo l’introduzione di Candoni prende la parola Borgesio della Confederazione Generale del lavoro che incentra il suo intervento sulle promesse non mantenute del Governo, segue Elia che il quotidiano locale La Patria del Friuli, in un velenoso reportage, descrive come “un giovanottino smilzo, dal volto emaciato ed ossuto, sotto una chioma bruna impomatata” (13).

L’oratore “esordisce ricordando gli otto mesi di carcere militare sofferto in Tolmezzo durante la guerra, durante i quali ha avuto modo di affezionarsi fortemente a questa superba ed indomabile regione.
Illustra il fallimento della borghesia incapace a risolvere i numerosi ed improrogabili problemi scaturiti dalla guerra ed inneggia alla rivoluzione violenta delle masse contro l’attuale stato di cose”
I continui riferimenti alla rivoluzione russa inducono il delegato di polizia a toglierli la parola, tra le urla e i fischi della folla che acclama “viva Lenin !”

Il socialista riformista avv. Turco stempera il clima rilevando come “in Carnia c’è la possibilità di dar tosto mano a grandi lavori stradali, giacchè quattro o cinque delle grandi strade costruite durante la guerra non sono ancora finite […]” non servono “approvazioni o revisioni di progetti, che sono già pronti ed approvati da anni”, ma i lavori devono essere affidati alle cooperative.
Conclude il massimalista Giovanni D’Orlando, uno dei militanti più popolari e apprezzati, “la guerra ha [..] aperto gli occhi alle masse operaie […] ed ha loro insegnato che dall’unione nasce la forza in potenza e misura tale da sgretolare ogni ostacolo […] la borghesia dunque o sparisca – e questa è la sua fine logica – oppure risolva immediatamente il problema [della disoccupazione] !” (14).
Domenica 5 Ottobre si tiene a Comeglians un nuovo comizio con duemila presenti; gli oratori sono Candoni e D’Orlando. Questa volta è proprio l’oratoria rivoluzionaria dell’esponente socialista a provocare l’intervento del delegato di polizia che gli toglie la parola. Ne seguono vivaci proteste e un rischio di tumulto sedato, mentre già un carabiniere si appresta a sparare, dal sangue freddo dei dirigenti della camera del lavoro. Al termine della giornata vengono comunque arrestati Vergendo, Giovanni Pellegrina ed Emanuele Lepre “ritenuti provocatori dello scompiglio”(15)

Verso la scissione
Nel frattempo si avvicina la data delle elezioni politiche. In un convegno delle organizzazioni operaie e delle sezioni socialiste del Friuli viene chiesto il massimo impegno da parte delle organizzazioni collaterali. Un ordine del giorno impegna i sindacati a sostenere esplicitamente il PSI nelle elezioni.
Non è un caso che l’unico ad esprimere perplessità in questa sede sia proprio il carnico D’Orlando (che già aveva fatto approvare al convegno “un vibratissimo ordine del giorno” a favore degli arrestati di Comeglians).
“D’Orlando rileva che se gli operai organizzati individualmente parteciparono alle lotte politiche le organizzazioni come tali si sono sempre astenute”
evidente la volontà di non creare ulteriori elementi di attrito con la maggioranza anarchica della Camera del lavoro.
Cosattini chiede però un impegno esplicito da parte delle organizzazione economiche rilevando che “in provincia vi è qualche organizzazione che si è pronunciata per l’astensionismo” (anche se non abbiamo riscontri possiamo supporre che si riferisca proprio a Tolmezzo).
alla fine viene approvato all’unanimità l’o.d.g. Livotti che impegna le organizzazioni operaie “a dare incondizionato ed entusiastico appoggio alla battaglia elettorale” del PSI. (16)

Intanto cresce l’attivismo degli anarchici. Il 19 ottobre Elia tiene al Teatro De Marchi di Tolmezzo una commemorazione di Francisco Ferrer “illustrandone la vita e l’opera da lui svolta per la scuola moderna” (17).
Per l’1 e 2 Novembre la “federazione libertaria carnica” organizza a Tolmezzo un “convegno libertario provinciale” (18)
L’avvicinarsi del congresso nazionale dell’USI convocato a Parma per il 20,21,22 Dicembre 1919 induce la maggioranza camerale a stringere i tempi.
Gli organi statutari della camera del lavoro vengono convocati per il 23 Novembre per deliberare “1° distacco della camera del lavoro dalla Confederazione Generale del Lavoro e partecipare [sic] all’Unione Sindacale Italiana”, la nomina di alcuni consiglieri e la relazione morale e finanziaria.(19)
Le proteste dei socialisti obbligano a rinviare il convegno “fino a nuovo ordine”.
Nel frattempo però la carica di segretario della Cdl viene affidata, a partire dal 1 Dicembre, allo stesso Elia (20).

Al congresso che si apre a Parma il 20 dicembre nessun delegato carnico è tuttavia presente, in un telegramma al congresso Candoni scrive “Elia gravemente ammalato io impegnato grave agitazione mandiamo congresso completa adesione camera lavoro Tolmezzo”

in Elia incominciano infatti ad evidenziarsi i segni di quella malattia contratta durante la guerra (forse tubercolosi) che lo porterà nel giro di pochi mesi a morte prematura.
Egli stesso, che avrebbe dovuto relazionare al congresso insieme a Riccardo Sacconi sul tema “la nuova internazionale” invia il seguente saluto “Al dolore di essere rimasto assente grande adunata concedetemi il conforto di inviare almeno un saluto” e il congresso accoglie “con vivo dolore” le notizie della malattia sua e dell’assenza di Negro da Sestri (bloccato da una grave malattia di un figlio) deliberando di inviare “un telegramma di augurio”ad entrambi.
L’assenza di Candoni è dovuta probabilmente, oltre alle agitazioni sindacali in corso (tra le altre lo sciopero dei minatori di Claudinico di Ovaro) alle fortissime resistenze dei socialisti.
Il congresso comunque non ha motivo di dubitare della “completa adesione” della Carnia assicurata da Candoni.
Nella “relazione morale” lo stesso Borghi “apre una parentesi per ricordare le forze nuove che sono nell’Unione: Brescia, Verona, Tolmezzo, Arezzo, le numerose località limitrofi a Sestri Ponente […]” (21).

Nasce la sezione carnica dell’USI
A Tolmezzo è però iniziata la resa dei conti (sulla quale disponiamo solo di scarne informazioni di parte socialista). la Lega di Resistenza di Amaro (sez. edile) vota la sfiducia alla commissione esecutiva della CdL e riafferma l’adesione alla CGdl, analoga decisione viene assunta dalla lega di resistenza di Verzegnis (22).

Il 28 Dicembre il Consiglio generale della Cdl, riunito a Villa Santina, deve prendere atto che le posizioni sono sempre più distanti “udite le diverse tendenze dei vari delegati, delucidata l’opinione varia e stridente che anima la maggioranza dei convenuti”, in un estremo tentativo di evitare la scissione “considerando che sarebbe un passo malfermo e pericoloso dividere la massa proletaria carnica” delibera di far convocare le assemblee delle singole sezioni e che siano i soci a vagliare e ponderare “l’indirizzo economico-morale che potrebbe eventualmente prendere la camera del lavoro carnica” riconvocandosi per deliberare il 25 gennaio. La mozione contiene comunque anche un richiamo al Consiglio Generale della Cdl “onde svolga un’opera più proficua e più fattiva di organizzazione e propaganda”
in ogni caso l’intero “consiglio camerale” decide di dimettersi “per lasciare più libertà d’azione ai delegati delle sezioni che si riuniranno” (23).

Gli echi dello scontro giungono fino a Bologna e al Comitato Centrale dell’USI, nella prima riunione postcongressuale “si delibera pure per Tolmezzo, di invitare i compagni Elia e Candoni a precisare la loro situazione locale” (24).

Sugli eventi che portano alla scissione non abbiamo praticamente notizie. Il Lavoratore friulano si limita a riportare una presa di posizione della sezione edile di Lauco che stigmatizza la proposta di uscire dalla CGdL per aderire all’USI e rileva che “tale tendenza si era manifestata unicamente nella maggioranza del consiglio camerale che approfittava del malcontento nella massa organizzata cagionato da qualche dissidio con la coop. Carnica”. La mozione, in chiave antiriformista, prende anche posizione per una netta incompatibilità tra le cariche camerali e quelle cooperativistiche (25).
Nessuna relazione viene pubblicata del convegno tenutosi il 25 gennaio a Villa Santina. Qui sicuramente si consuma la scissione, gli anarchici, messi in minoranza, escono costituendo la sezione carnica dell’USI mentre la Cdl nomina un nuovo consiglio.
La scissione avviene secondo chiare linee ideologiche, i militanti anarchici scelgono in blocco di abbandonare la CGdL considerata irrecuperabile e, come vedremo, i punti di maggior radicamento dell’Unione Sindacale corrispondono a quelli di maggior radicamento libertario.

La Camera del lavoro entra in una fase di difficoltà e sulle pagine del Lavoratore friulano, precedentemente abbastanza prodigo di informazioni dalla Carnia, non compaiono più notizie sulle sue attività prima della fine di marzo.
Unica spia di queste difficoltà è una lettera con cui Leonardo Valle, eletto nel nuovo consiglio camerale, dichiara “di non accettare tale carica essendo essa in stridente contrasto con le sue idee politiche-economiche”. Valle si dichiara “completamente solidale” col precedente consiglio che aveva indirizzato il proletariato carnico verso la propria emancipazione attraverso l’azione diretta “anziché abbindolarlo con la burocratico-statale-riformistica via della C.G.d.L.” (26).

La nascita della nuova organizzazione non passa inosservata e il 2 marzo il Prefetto di Udine telegrafa preoccupato a Roma “che invitati dalla sezione carnica dell’Unione Sindacale Italiana, verranno nel corrente mese in Carnia, per un ciclo di conferenze sulla disoccupazione, i propagandisti A. Borghi ed Errico Malatesta” (27).
Non sappiamo se il viaggio di Borghi e Malatesta sia stato realmente progettato, certo è che i due agitatori non verranno mai in Carnia.


Quale seguito ha la nuova organizzazione ? Sappiamo che una sede viene aperta a Tolmezzo e, nel mese di Giugno una seconda sezione viene aperta a Prato Carnico, storico punto di forza del movimento anarchico locale; agli inizi del 1921 le sezioni operanti risulteranno quattro: Tolmezzo, Prato Carnico, Trava (Lauco) ed Enemonzo (28).

Una presenza sicuramente minoritaria rispetto alla Camera del lavoro confederale che, secondo una testimonianza di parte socialista, riunisce “un sindacato edile con 36 sezioni e 4000 soci […] una sezione del sindacato ferrovieri [secondari …] tre leghe lavoranti in legno, la lega cantonieri delle strade nazionali, la lega fabbri, la associazione impiegati e commessi di negozio e una lega mista.” (29).

La presenza è comunque diversificata anche secondo le categorie; per quanto riguarda Prato Carnico una testimonianza ci informa che l’USI raccoglie “soprattutto i lavoranti del legno, i boscaioli […] mentre la CGdL [raggruppa] piuttosto i lavoratori edili” (30).

Un dato non casuale se si considera che il maggior datore di lavoro è costituito dalle cooperative socialiste. La maggioranza del proletariato carnico, di sentimenti fortemente unitari, preferisce comunque rimanere nelle organizzazioni confederali dominate dai massimalisti, il cui linguaggio rivoluzionario appare difficilmente distinguibile da quello degli anarchici.

Sull’azione dell’USI carnica nei primi mesi del 1920 abbiamo scarsissime informazioni. La Patria del Friuli ci informa di un duro scontro verbale a Tolmezzo il 28 febbraio tra Candoni e il socialista Piemonte in occasione di una riunione contro la disoccupazione promossa dalla federazione socialista carnica. L’anarchico interrompe l’oratore gridando che “le azioni parlamentari a nulla servono, che occorre scendere in piazza”, è necessaria l’azione diretta, e il ripetersi di fatti come a Pieve di Soligo e a Farra” accusa i socialisti di aver ingannato il popolo servendosi alle elezioni “dello stemma dei soviet per giungere al potere. Ed ora come prima il popolo soffre la fame” ne segue un violento alterco tra i due (31).

Nel frattempo il problema della disoccupazione si va aggravando sempre più. Domenica 7 marzo 1920 a seguito dell’eccidio proletario di Aviano si tengono 18 comizi in provincia di Udine.

A Udine gli oratori sono il carnico Giovanni D’Orlando ed Enzo Trapani, segretario dell’USI di Vicenza, di passaggio nel capoluogo friulano per recarsi a Tolmezzo. Il discorso pronunziato da Trapani risulta talmente infuocato da apparire irriferibile al cronista della Patria.

Tra i duemila partecipanti spicca “un cartello con la scritta i “cinquecento disoccupati di Martignacco”” accompagnato da “una bandiera nera, con la falce e la scura [sic], il cui filo ha una tinta rossa” sulla stessa bandiera (o su di un’altra portata dal “gruppetto di Torreano”) è impressa la scritta “Senza padrone” (32).

Il giorno successivo grande manifestazione dei disoccupati carnici che calano a Udine chiedendo lavoro “puntate [sic] dei nostri, discesi dalla Carnia e dal Canal del Ferro, [invadono] l’ufficio del Genio Civile a Udine con lo scopo di cacciarvi i burocratici piagnoni, ma le promesse di costoro per i lavori della strada Carnica e Pontebbana [fanno] desistere i nostri dal lodevole proposito.” (33)

Mentre ai primi di Aprile inizia lo sciopero dei minatori di Fusea, che il 21 occuperanno le miniere, abbiamo ampie informazioni su di un giro di conferenze tenuto dal 5 al 27 aprile da Arturo Celentano.

Secondo la polizia Celentano “dapprima socialista, poscia sindacalista e infine anarchico” appartenente alla corrente organizzatrice malatestiana, da Napoli era passato a Milano e da qui si era trasferito a Venezia nel mese di marzo “incaricato, pare, della propaganda nella Zona veneta”

Così lo descrive la Prefettura di Venezia “ è di animo mite, alieno dalla violenza e a tali sentimenti informa i suoi discorsi, ripudiando sempre la violenza fine a sé stessa. Esalta invece la violenza come stato d’animo e come prodotto dell’odio che il proletariato deve sentire per le istituzioni vigenti […]” come oratore sa parlare “con molta spigliatezza, passione ed efficacia” (34).

Celentano “per invito […della] sezione carnica”

“La sera del 5 […parla] nella sala del Circolo di Coltura Popolare – dove – presentato dal compagno Candoni – [intrattiene] per circa due ore il numeroso uditorio sul tema “L’avvenire del proletariato”. [chiudono] i compagni Pillinini e Vergendo.

A Lauco […parla] la sera del 6.

Il 7 [parla] a Prato Carnico nel salone della casa del popolo e quindi [prosegue] per Rigolato e Comeglians. Il 10 Aprile [è] ad Ovaro, dove [parla]sul metodo e sulle finalità dell’Unione Sindacale Italiana e l’11 ad Enemonzo presentato da Lindi Cornelio. [Contribuiscono] al successo della manifestazione i compagni Diana e Colosetti. Il 14 [parla] a Preone nei locali del Circolo di Coltura e Ricreazione popolare e poscia [prosegue] per Rovio, [Raveo ?]dove [riunisce] i capilega con i quali [ha] uno scambio utile di idee.

Il 16 Aprile […è] ad Ampezzo e [parla]sul tema “L’avvenire del proletariato” e [ripete] la riuscita conferenza il 18 a Sutrio e quindi a Piano d’Arta. Ad Ileggio [parla]sui consigli di fabbrica. [chiude] il suo giro a Cavazzo carnico dove [parla]sui metodi dell’U.S.I. ed a Tarcento dove [porta] il nostro saluto all’inaugurazione della sezione socialista.(35)

Argomento centrale delle conferenze è il ruolo rivoluzionario dei consigli, poiché la liberazione del proletariato “potrà poggiarsi su basi saldissime solo quando i lavoratori sappiano sperimentare congegni politici e sindacali arditi e novissimi, come i soviet e i consigli di fabbrica a struttura libertaria” (36).

In contemporanea alla visita di Celentano l’11 Aprile 1920 si tiene a Tolmezzo un convegno anarchico provinciale lungamente preparato. Gli organismi presenti sono quasi tutti carnici: la Federazione libertaria carnica e i gruppi anarchici di Prato Carnico, Sutrio, Trava, Illegio: sono presenti inoltre i gruppi “Germinal” di Udine e “Germinal” di Martignacco-Torreano, animati, tra gli altri da Massimo De Pascal, dall’ormai anziano Carlo Petrozzi e dai suoi figli Girano [sic] e Delfina.

Questo convegno sembra radiografare una presenza anarchica limitata alla Carnia ed al Friuli centrale (un altro gruppo risulta successivamente costituito a Pradamano). Del tutto assenti presenze organizzate nella Bassa, nel Friuli collinare e nel Pordenonese (allora appartenente alla provincia di Udine).

dopo la relazione introduttiva tenuta da Candoni si delibera di “costituire la federazione provinciale friulana con sede da stabilirsi in Udine”; in polemica con PSI e CGdL che “con la loro opera di incoscienza e tradimento danno tempo e modo alla reazione di farsi ognor più forte” si decide di rafforzare l’opera di propaganda. Quanto al campo sindacale “considerato che l’unica organizzazione attuale di lavoratori che più risponde agli ideali libertari è la U.S.I. si dà incarico ai singoli gruppi di portare forti adesioni alla già esistente sez. carnica della U.S.I.”. Infine si invia un telegramma al Consolato Americano per protestare contro le persecuzioni a cui erano soggetti i compagni del I.W.W. (37)

I soviet della Carnia

Il 1 maggio vede grandi manifestazioni in tutta la provincia. A Udine in Piazza XX settembre “dove convennero Leghe socialiste e gruppi anarchici della città e di vari paesi del mandamento […] Le bandiere, tra rosse e nere, (socialiste ed anarchiche) erano circa una ventina” (38).

Intanto il problema della disoccupazione in Carnia è ormai sull’orlo dell’esplosione.

Il Ministero delle Terre Liberate competente per la ricostruzione delle opere pubbliche centellina sempre di più i pagamenti alle cooperative fino a lasciarle senza fondi.

Il 7 Maggio il consorzio delle cooperative carniche, si vede costretto a proclamare la serrata, gettando così “sul lastrico oltre seimila operai, perché il governo non [paga] i lavori eseguiti, nonché collaudati” la Camera del Lavoro confederale con un manifesto cerca “di fare l’interesse delle cooperative, predicando la calma […] si pretende che i seimila operai scendano in piazza per costringere il governo a dare i milioni, pei suaccennati lavori, e i dirigenti dell’una e dell’altra istituzione se ne stanno al sicuro” invece gli Anarchici e l’USI “indignati per tale contegno” con un altro manifesto invitano gli operai “ad essere uniti, forti e pronti per scendere in piazza non per speculazioni altruistiche ma per difendere i suoi [sic] sacrosanti diritti.” (39) In altre parole: la mobilitazione proletaria avrebbe dovuto essere finalizzata alla rivoluzione, non alla soluzione del problema meramente transitorio dei pagamenti alle cooperative.

Come scriverà più tardi Candoni “La serrata proclamata dal Consiglio Carnico Cooperativo del Lavoro […] non trovò l’appoggio dei sindacalisti e degli anarchici per due motivi: primo perché questi pur essendo quasi tutti soci delle Cooperative di Lavoro non furono mai chiamati nè prima, né poi a dare il loro parere in merito; secondariamente perché essa serrata tendeva solo a fini particolaristici delle Cooperative senza tener conto dei bisogni di tutta la massa proletaria Carnica”(40).

In quei giorni di Maggio, mentre in Parlamento si consumano gli stanchi riti della crisi di Governo che porterà Nitti a rassegnare definitivamente le dimissioni il 9 Giugno, il clima è incandescente in tutta Italia e la rivoluzione sembra realmente alle porte.

Nel Bolognese i contadini occupano le terre, a Parma lo sciopero dei contadini procede ad oltranza, a Verona lo sciopero generale blocca l’intera provincia con conflitti con le forze dell’ordine, il sindacato dei ferrovieri secondari e dei tranvieri si appresta a proclamare lo sciopero, a Genova i metallurgici del porto entrano in agitazione.

In tutto il paese si verificano scontri e carabinieri e guardie regie aprono il fuoco con un pesante bilancio di vittime a Canosa, a Roma, ad Ortona, a Palermo…

A Modena la presunta sparizione di alcune mitragliatrici da una caserma produce un’ondata di arresti negli ambienti sovversivi…

In Carnia, dopo dieci giorni di attesa snervante, nella notte tra il 19 e il 20 Maggio “una voce si [fa] sentire: la dinamite, interrompendo la linea [ferroviaria] Pontebbana, quella di Paluzza, la Udine-Gemona e la Udine-San Daniele […]” in alcuni punti viene interrotta anche la linea del telegrafo.

La mattina “non ostante l’arrivo di centinaia di carabinieri […], quasi tutti gli edifici comunali della regione [carnica], [sono] conquistati dai ribelli che vi [inalberano] la bandiera rossa cacciando via sindaci e commissari regi. Le guardie rosse [incominciano] a funzionare e in qualche centro [è] anche formato il consiglio degli operai”

Le autorità intervengono prontamente: la sera del 20 Maggio viene arrestato Antonio De Cecco, segretario della Federazione Socialista Carnica , ed il mattino del 21 gli anarchici Candoni e Vergendo

“In seguito a questi tre arresti e a copiosi mandati di cattura [viene] proclamato lo sciopero generale in tutta la Carnia.

La vita [è] paralizzata completamente ed anche i ferrovieri della Società Veneta e dell’Alto But [aderiscono] entusiasticamente al movimento, rifiutandosi i primi a trasportare i carabinieri qui destinati”

Ma ecco l’intervento dei socialisti, il deputato Cosattini si precipita in Carnia e “dopo aver confabulato colle autorità locali” riesce a convincere gli occupanti ad abbandonare i municipi.

“i vari consigli operai e le guardie rosse credendo che quest’ordine fosse partito di comune accordo con il comitato d’agitazione, in perfetta buona fede, ma con le lacrime agli occhi, cedono il posto”

Dopo trattative tra autorità, comitato d’agitazione e l’on. Cosattini gli arrestati vengono liberati la sera del 22 e Vergendo “subito chiamato a far parte del comitato d’agitazione”.

In Carnia l’unità d’azione è perfetta e, secondo le parole di Candoni, la stessa Camera del Lavoro “confederalista”dà “un magnifico esempio di azione diretta” Udine invece, sotto l’influsso riformista, aderisce allo sciopero solo lunedì 24 Maggio dopo le fiere proteste dei carnici per la mancata solidarietà da parte del resto della provincia.

La mattina di lunedì 24 infatti Vergendo ed il socialista D’Orlando, in rappresentanza del comitato d’agitazione carnico, scendono a Udine, “ove la sera stessa [viene] proclamato lo sciopero generale provinciale con l’adesione compatta ed incondizionata dei ferrovieri dello Stato. “

Alla Camera del lavoro si decide di proseguire la lotta e di “chiamare il popolo friulano a comizi mandamentali, metterlo al corrente della situazione e che esso decida sul da farsi” (41).

A Udine la partecipazione è imponente, trentamila persone. Poiché le ferrovie sono bloccate “vi sono cortei che hanno percorso più di trenta chilometri” a piedi. Data l’enorme partecipazione il comizio si suddivide in quattro con tribune improvvisate su carri. Il corteo che segue vede momenti di altissima tensione per un colpo di moschetto sparato da un ardito (42).

Le colonne dei dimostranti sono precedute “da bandiere rosse e taluna [colonna] più corta dalla nera insegna anarchia [sic]” (43).

“il mercoledì [26] hanno luogo comizi a Tolmezzo, Pordenone, Spilimbergo, Gemona […]. Ovunque si grida: siamo pronti per la Repubblica Soviettistica.

Nello stesso giorno [viene] bruciato il ponte di legno sul Tagliamento; un attentato alla dinamite sulla ferrovia Udine-Casarsa; a San Vito a Pordenone, a Cividale e a Gemona [viene] proclamata la repubblica dei Soviet”.

Ma ecco che contemporaneamente il comitato d’agitazione udinese (controllato dai deputati socialisti Cosattini e Piemonte) delibera la fine dello sciopero.

Ma al comizio di chiusura in piazza Vittorio Emanuele (ora piazza Libertà) gli arditi provocatoriamente raccolti sulla salita del Castello, dopo alcuni tafferugli, fanno fuoco sulla folla: un morto: il diciottenne Ferruccio Cargnelutti e diversi feriti.

“La folla si esaspera e si getta in un negozio di armi per rispondere con la violenza a quella governativa. il deputato Cosattini chiama questo atto “passibile del codice penale” (testuali parole) persuadendo la folla alla calma. In seguito a questo eccidio si protrae la cessazione dello sciopero” (44).

Il 27 si tengono gli imponenti funerali dello sfortunato giovane. Per i discorsi commemorativi parlano “Brovelli segretario della Camera del Lavoro, un anarchico e un amico della famiglia, il signor Adolfo De Natali” (45).

L’attività dei riformisti si fa frenetica per dividere e sopire il movimento e lo stesso “Giovedì, 27, da Udine si telegrafa alle varie Camere del Lavoro di sospendere i movimenti “per raggiunti accordi” (46).

Lo sconcerto è enorme e nei comizi di chiusura tenuti il venerdì in tutta la Carnia il popolo esprime nuovamente la propria volontà rivoluzionaria.

A Prato Carnico la sezione edile confederale e la sezione USI riunite nella Casa del popolo votano il seguente ordine del giorno. “Il proletariato di Prato Carnico, constatato che lo sciopero generale terminava per l’opera svolta dal pompierismo riformista, che paventava il carattere insurrezionale che il movimento aveva assunto, mentre depreca l’opera dei sullodati signori, eleva indignata protesta contro la sanguinaria repressione nittiana che anche in questa martoriata regione volle le sue vittime. Delibera di la ripresa del lavoro, pronto però a scendere in lotta non appena suonerà l’ora delle rivendicazioni proletarie.” (47)

Le agitazioni di Maggio costituiscono l’apice della mobilitazione rivoluzionaria in Carnia e Friuli durante il biennio rosso. Il clima rivoluzionario in Italia raggiungerà poi il culmine con la rivolta di Ancona (26-29 Luglio) e l’occupazione delle fabbriche (fine Agosto-Settembre) ma l’incapacità di dare uno sbocco rivoluzionario alle agitazioni di massa lascerà ben presto spazio alla “controrivoluzione preventiva” fascista.

abbreviazioni

CPC = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico centrale

PS = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati,

GC = “Guerra di Classe : organo dell’Unione Sindacale Italiana” (Bologna poi Milano)

LF = “Il Lavoratore Friulano : periodico settimanale socialista” (Udine)

PF= “La Patria del Friuli” (Udine)

UN = “Umanità Nova : quotidiano anarchico” (Milano)


Note

PS 1919 cat. C 1, b. 77 fasc. Udine.

(2) nell’ampio ed articolato Sindacati, Cooperative, Soviet nella montagna friulana (Aprile 1919- Aprile 1921) / Marco Puppini in “Qualestoria”, Settembre 1987. p. 42-43.

Sul movimento anarchico in Carnia “Compagno tante cose vorrei dirti…” il funerale di Giovanni Casali anarchico : Prato carnico 1933 /Claudio Venza, Marco Puppini, Dianella Gagliani. – Udine : centro editoriale friulano, [1983 ?]; Mezzo secolo di anarchismo in Carnia nei ricordi di Ido Petris / a cura di Elis Fraccaro in “Bollettino Archivio G. Pinelli” (Milano) n. 14, Dicembre 1999.

(3) le frasi virgolettate sono tratte dai rispettivi fascicoli del CPC. Su Candoni si veda la biografia scritta da Marco Puppini in Così vicina, così lontana. La Carnia degli anni sessanta nelle fotografie di Umberto Candoni. – Tolmezzo, 1995. Sul Dizionario biografico degli anarchici italiani in corso di pubblicazione comparirà il profilo (curato da Puppini) di alcuni dei militanti citati. Sulla partecipazione di Beorchia al congresso anarchico di Bologna, cfr. UN 24 Giugno 1920 e 26 Agosto 1920, Movimento anarchico

(4) LF, 12 Luglio 1919, dalla Carnia.

(5) mezzo secolo di anarchia / Armando Borghi. – Napoli : ESI, 1954, p.193

(6) LF 20 Luglio 1919, Dalla Carnia.

(7) LF 4 Agosto 1919.

(8) LF 9 Agosto,19 Agosto, 23 Agosto 1919

(9) LF 23 Agosto 1919, Da Enemonzo: camera del lavoro; Essepi, Da Moggio considerazioni e presentimenti.

(10) LF 6 Settembre 1919 L.V., Da Tolmezzo. Nuovi orizzonti alla camera del lavoro.

(11) a questi contatti probabilmente si riferisce Borghi quando parla di adesioni “nell’alto Veneto […] dove nuove forze vengono a noi” cfr. U.S.I. comunicazioni di segreteria GC, 14 Agosto 1919. Sull’adesione della camera del lavoro di Verona cfr. GC 8 marzo 1919

(12) “Elia quassù farà molto bene” scrive Borghi a Di Vittorio, cfr. posta raccomandata, GC, 13 settembre 1919

(13) PF, 22 settembre 1919, Un comizio di operai carnici.

(14) Da Tolmezzo il comizio contro la disoccupazione, LF 27 Settembre 1919 dove il cognome Elia è storpiato in “Fior”; cfr. C. [Candoni ?], L’unione sindacale in Carnia, GC 27 settembre 1919 e il telegramma del prefetto di Udine del 26.9.1919, PS 1919 cit.

(15) Da Comeglians. Imponente comizio sciolto dal delegato di P.S. LF 11 Ottobre 1919. Secondo PF 8 ottobre 1919 (Comeglians comizio tumulti arresti) “successe un parapilia [sic] indiavolato fra i comizianti e la forza pubblica. Volarono cazzotti e legnate da ambo le parti;”giudicati pochi giorni dopo Vergendo viene condannato a sei mesi di reclusione, Lepre a tre mesi e dieci giorni e Pellegrina a un mese e quindici giorni cfr. Tolmezzo dopo i disordini di Comeglians tre condannati, PF,10 ottobre 1919.

(16) Il convegno delle organizzazioni operaie e delle sezioni socialiste del Friuli, LF 18 Ottobre 1919.

(17) PF, 20 ottobre 1919.

(18) LF 26 Ottobre 1919.

(19) LF 23 Novembre 1919 Convocazione straordinaria; firma Candoni come “segretario”.

(20) LF 30 Novembre 1919; per il posto di segretario era stato bandito un concorso “con lo stipendio di L. 500 mensili” (LF 23 Novembre 1919, GC 15 Novembre 1919). Il posto viene affidato al “compagno Elia Virgilio di Milano. Egli entrò in carica il 1 Dicembre” (LF 14 Dicembre 1919).

(21) il resoconto del congresso è in GC, 7 Gennaio 1920.

(22) LF 28 Dicembre 1919.

(23) LF 18 gennaio 1920.

(24) GC 18 gennaio 1920, l’adunanza del Comitato Centrale a Bologna alla voce “località varie”

(manca la data dell’adunanza) nella “seduta del Comitato esecutivo” tenutasi a Milano l’11 marzo “il segretario Borghi […] chiarisce la situazione di Tolmezzo giustificando quei compagni” GC 20 marzo 1920.

(25) LF 25 Gennaio 1920.

(26) LF 8 Febbraio 1920.

(27) PS, 1920, cat. C 2 b. 89, fasc. Udine.

(28) Da Prato Carnico una nuova sezione, GC 12 Giugno 1920

“Abbiamo costituito una sezione dell’U.S.I. ed abbiamo ritirato tessere e marchette dalla Sezione Carnica di Tolmezzo. Il pacco settimanale di cinquanta copie di “Guerra di Classe” è ormai insufficiente ne abbiamo chieste all’Amministrazione un minimo di centocinquanta copie alla settimana.”; Villa santina convegno sindacale carnico, LF 20 febbraio 1921.

(29) Lo scolaro ed il pastore ,Carnia rossa ?, LF 31 Luglio 1920, UN 30 Luglio 1920, dietro allo pseudonimo si nascondono i socialisti Pietro Pascoli e Giovanni Boria cfr: Tolmezzo Carnia rossa ? PF, 21 Luglio 1920.

(30) Mezzo secolo di Anarchismo in Carnia cit.

(31) le riunioni di ieri contro la disoccupazione a Tolmezzo, PF, 1 marzo 1920.

(32) I diciotto comizi la parola di un anarchico a Udine, PF, 8 marzo 1920

Così, con la consueta malevolenza, il cronista della Patria descrive Trapani “gambe larghe, ben pintellate [sic], pancia in fuori, testa arrovesciata all’indietro con la “cappellina nera al vento” braccia allargate in alto verso il cielo… Sulla pancia brilla la catena d’oro”.Cfr. anche Martignacco ancora dei “cinquecento (!) disoccupati”, PF, 12 marzo 1920; su Trapani: CPC b. 5195 Trapani Vincenzo; sulle polemiche seguite alla sua presenza ad Udine: E.Trapani, una sfida – le cose a posto, “Unità proletaria organo del proletariato libero e cosciente” (Verona), 31 maggio 1920.

(33) UN 28 Marzo 1920 E. Ribul, Note venete – dopo i comunicati di guerra; cfr LF 21 Marzo 1920 Dalla Carnia lo sfratto al Genio Civile e PF, 10 marzo 1920.

(34) CPC b. 1231, Celentano Arturo, cenno biografico del 28 agosto 1920.

(35) GC 22 Maggio 1920, Da Tolmezzo la nostra propaganda in Carnia.

(36) UN 9 Maggio 1920 Dalla Carnia.

(37) LF 25 Aprile 1920, Convegno libertario; cfr. UN 16 Aprile 1920, Movimento Anarchico, le convocazioni, a firma Lodovico Vergendo erano apparse sul primo numero di UN,26/27 febbraio 1920 e poi il 6 Marzo 1920. Sul gruppo di Pradamano cfr. UN 2 Luglio 1920, Movimento anarchico; di Girano Petrozzi e Massimilano De Pascal esistono fascicoli al CPC).

(38) Il primo maggio a Udine, PF, 3 Maggio 1920.

(39) UN 15 Maggio 1920 V.L. [prob. L.Vergendo], Grave situazione in Carnia; cfr. LF 9 Maggio 1920, La serrata cooperativa in Carnia per la lotta contro il Governo.

(40) UN 6 Giugno 1920 U.C., Perché morirono i soviet carnici; ci atteniamo essenzialmente alla ricostruzione di Candoni, ampliandola e correggendola, ove necessario, con l’ampia ricostruzione di PF; cfr. anche LF 6 Giugno 1920.

(41) U.C., Perché morirono…, cit.

(42) UN 27 Maggio 1920, Lo sciopero generale nel Friuli.

(43) PF 24,25,26 maggio 1921.

(44) U.C., Perché morirono…, cit.

(45) PF 28 Maggio 1920.

(46) U.C., Perché morirono…, cit.

(47) Il comunicato, a firma Italo Machin, è in LF 13 Giugno 1920; cfr. UN 5 Giugno 1920 Macchio, dopo lo sciopero generale.


Anarchici in Carnia: seconda parte


Tolmezzo:
una camera del lavoro dell’USI
(1920-1922)
SECONDA PARTE vai alla prima parte
di Mauro De Agostini
(tratto da: Collegamenti-Wobbly: per una teoria critica libertaria. – nuova serie: – a. IV, n. 7, gennaio-giugno 2005)

 

In un precedente articolo (1) si è cercato di delineare le vicende strettamente intrecciate dell’Unione Sindacale Italiana e del movimento anarchico in Carnia tra l’aprile del 1919 e il maggio del 1920.
In una regione povera e montuosa come la Carnia, che alimentava una vasta emigrazione, le gravi distruzioni belliche accompagnate dall’impossibilità di emigrare avevano creato nell’immediato dopoguerra una situazione sociale esplosiva. Nel luglio 1919 il controllo della neocostituita Camera del lavoro della Carnia e del Canal del Ferro era stato assunto da un gruppo di operai anarchici tra i quali spiccavano il meccanico Umberto Candoni, il muratore Lodovico Vergendo, Giuseppe Pillinini, Leonardo De Campo e Gaetano Beorchia di Lauco, Italo e Modesto Machin, Giuseppe e Luigi D’Agaro della roccaforte proletaria di Prato Carnico, Adamo Delli Zuani di Comeglians, Rodolfo Colosetti, Cornelio Linda e Giacomo Diana di Enemonzo.
Il tentativo di traghettare la Camera del lavoro nell’USI aveva però prodotto nel gennaio 1920 una scissione. I socialisti avevano riconquistato il controllo dell’organismo proletario, che era così rimasto nella CGdL, mentre gli anarchici avevano dato vita ad una, minoritaria ma attiva, sezione carnica dell’Unione Sindacale Italiana. Il momento culminante della mobilitazione proletaria si era avuto alla fine di maggio con la pacifica occupazione dei municipi carnici ed uno sciopero generale che si era esteso all’intera provincia di Udine.
Questo articolo si propone di delineare la storia successiva dell’USI carnica, fino alla definitiva distruzione da parte del fascismo, ampliando la prospettiva anche al resto del territorio che costituiva allora la provincia di Udine.

Le agitazioni del Maggio 1920 costituiscono l’apice della mobilitazione rivoluzionaria in Carnia e Friuli durante il biennio rosso. Il clima rivoluzionario in Italia raggiungerà poi il culmine con la rivolta di Ancona (26-29 Luglio) e l’occupazione delle fabbriche (fine Agosto-Settembre) ma l’incapacità di dare uno sbocco rivoluzionario alle agitazioni di massa lascerà ben presto spazio alla “controrivoluzione preventiva” fascista.

Dal congresso di Bologna e quello di Udine
Dopo le grandi agitazioni di Maggio l’attività libertaria continua a fervere in Carnia, è all’orizzonte il congresso anarchico di Bologna e a Tolmezzo “nella ultima riunione avvenuta fra i libertari della Carnia e del Friuli, [è] incaricato il compagno Berchia [recte Beorchia] Gaetano di rappresentare l’Unione anarchica friulana al congresso nazionale” (2).
In occasione dell’inaugurazione del monumento ai caduti a Fusea cercano di prendere polemicamente la parola “l’anarchico Candoni ed il segretario della Camera del lavoro di Tolmezzo [Pascoli]” ma viene loro impedito (3).

Il 1 Luglio si inaugura a Bologna il congresso della UAI, che si protrarrà fino al 4, tra le 182 località rappresentate troviamo Monfalcone, Trieste, Udine e Tolmezzo (4).

A Tolmezzo, domenica 7 agosto si tiene un convegno libertario carnico. “Dopo ampia relazione del compagno Berchia [recte Beorchia] sul congresso nazionale [… viene ] deliberato di intensificare la nostra propaganda […] di fare una campagna a fondo contro la legge truffa per l’invalidità e vecchiaia ed agire contro la disoccupazione che minaccia seriamente queste plaghe” si decide anche di indire il primo congresso provinciale dell’Unione Anarchica Friulana aperto anche i compagni della Venezia Giulia e del Cadore. (5)

Il 5 settembre 1920, nei locali della Camera del lavoro di Udine, si tiene il congresso dell’Unione Anarchica Friulana, per il quale disponiamo solo di uno scarno resoconto pubblicato da “Umanità Nova” (6). Manca un elenco dei partecipanti ma (come abbiamo visto nel precedente articolo) il movimento, presente in modo abbastanza capillare in Carnia, nel resto della provincia vanta probabilmente presenze organizzate solo a Udine, Martignacco e Pradamano; sono presenti anche delegati della Venezia Giulia e del Cadore.

Il congresso risulta importante per diversi motivi; in primo luogo segna l’estromissione di Umberto Candoni, un militante che aveva svolto un ruolo di primissimo piano nella fase precedente, ricoprendo anche l’incarico di presidente della Camera del lavoro della Carnia. “Il caso Candoni lo abbiamo risolto così: essendosi costui messo da solo fuori del nostro campo per aver agito in modo incompatibile con le nostre direttive, dichiariamo che esso non fa più parte della nostra famiglia”. Allo stato attuale delle ricerche non risulta possibile determinare i motivi di questa espulsione.
La segreteria della UAF viene affidata “per desiderio di tutti” a Massimo De Pascal, un militante udinese attivo fin dal periodo prebellico.
Sul piano sindacale si nota un’inversione di toni, mentre il convegno provinciale di Tolmezzo dell’11 aprile aveva invitato con decisione gli anarchici a confluire nell’USI, seguendo l’esempio carnico, ora invece “in linea di massima si [conviene] che gli anarchici non debbano far propaganda organizzatrice nè per le une nè per le altre organizzazioni economiche e politiche, pur convenendo essere utile e necessaria l’entrata nelle leghe per ragioni locali”. Una posizione in linea con i deliberati di Bologna e che, probabilmente rispecchia le posizioni dei gruppi del Friuli centrale.
Oltre a chiedere alla UAI l’invio di un propagandista per un giro di conferenze, si discute della pubblicazione di un settimanale, di cui si sono fatti promotori i compagni triestini, “vi ci siamo associati pienamente ritenendola utilissima” anzi, si propone di farlo uscire a Udine visto che nella Venezia Giulia vige ancora “la legge austriaca sulla stampa”, molto più restrittiva.

Il progetto del periodico non trova però per il momento attuazione. Di un settimanale anarchico, intitolato “Germinal”, usciranno poi a Trieste cinque numeri, dall’8 settembre al 14 ottobre 1921. Il periodico, in un clima politico ormai profondamente mutato per il dilagare della violenza fascista, vivrà di vita stentata, scarsamente sostenuto dagli stessi gruppi giuliani; anche a causa di un costante boicottaggio attuato dalle poste il giornale non avrà praticamente nessuna diffusione in provincia di Udine (7)

Imperversa la repressione
Martedì 14 settembre è la data stabilita a livello nazionale da PSI, UAI, CGdL, USI per organizzare in tutta Italia comizi a sostegno della Russia rivoluzionaria e a difesa delle vittime politiche. In Carnia un manifesto datato 6 settembre e firmato dalla Federazione socialista, dall’Unione anarchica friulana, dalla Camera del lavoro e dalla sezione carnica dell’USI ricordando “la battaglia gigantesca dei metallurgici d’Italia” indice comizi a Tolmezzo, Ampezzo, Comeglians e Chiusaforte, “per i vostri fratelli condannati; per i fratelli nostri soldati che languono nelle galere per aver difeso la nostra causa; per la causa russa che è la nostra causa; contro la reazione interna ed internazionale accorrete in massa ai comizi al grido: giù le mani dalla Russia ! Aprite le galere !” per consentire la partecipazione alle manifestazione si delibera la sospensione del lavoro “dalle ore 12 solari per tutto il pomeriggio” (8).
A Tolmezzo in piazza XX Settembre prendono la parola il segretario della Cdl Pascoli e dopo di lui “il compagno Michelangelo di Trieste a nome dell’U.S.I. e dell’Unione Comunista [Anarchica] Friulana”; ad Ampezzo parlano D’Orlando, Annibale e Valentino Pascoli per i socialisti e Vergendo per l’USI e per l’Unione anarchica friulana; a Chiusaforte il comizio è tenuto dai socialisti Boria e Strobili; a Comeglians parlano Pittin, Russello e Cleva per i socialisti “e Beorchia per gli anarchici”.

Non sembra che nel resto della provincia, dove forte è l’influenza dei riformisti, si tengano in questa data altri comizi (9).
Anche l’occupazione delle fabbriche ha scarsa incidenza in Friuli, dove modesta è la presenza di industrie metallurgiche (forte invece il polo tessile di Pordenone, di cui avremo modo di parlare). Solo abbiamo notizia dell’occupazione delle Ferriere di Udine il 7 settembre “il lavoro continua ininterrotto; i cancelli sono chiusi e vigilati dagli operai come pure è vigilato il telefono e l’ufficio cassa. Fuori dello stabilimento vi sono carabinieri acciocché nessun materiale sia asportato” non si segnalano incidenti, anzi “d’ordine del Prefetto , la rossa bandiera della FIOM è stata ammainata” e gli operai non si sono opposti alla richiesta trasmessa loro tramite il segretario della Camera del lavoro Brovelli (10)

Il 7 ottobre si tiene a Tolmezzo un’improvvisata dimostrazione antimilitarista; un gruppo di coscritti del 1901 proveniente da Prato Carnico si reca al consiglio di leva “ con un gran bandierone rosso e uno nero” intonando canti sovversivi. I carabinieri intervengono sequestrando le bandiere ed arrestando l’anarchico Luigi D’Agaro che “capitanava” il gruppo. D’Agaro, denunciato per violenza e resistenza alla forza pubblica sarà poi condannato in appello a tre mesi di detenzione. (11)

Terminata con l’accordo del 19 settembre l’occupazione delle fabbriche, la repressione si abbatte sull’USI e sugli anarchici, il 12 ottobre viene arrestato Armando Borghi, segretario dell’USI, il 15 segue l’arresto di quasi tutta la redazione di Umanità Nova, il 17 di Malatesta, il 21 l’USI viene decapitata con l’arresto in massa del Consiglio Generale riunito a Bologna, il 13 novembre la segreteria dell’organizzazione viene provvisoriamente assunta da Angelo Faggi, mentre Sacconi viene nominato segretario propagandista. (12) I calcoli di Giolitti si rivelano corretti, gli anarchici appaiono isolati e la reazione socialista all’ondata di arresti è tiepidissima.

Anche negli ambienti anarchici sia udinesi che carnici la polizia esegue una vasta serie di perquisizioni; a Tolmezzo , come scrive il Commissario di PS. viene “anche perquisita infruttuosamente la sede della sezione sindacalista-anarchica, mentre nel gabinetto fotografico del noto anarchico Umberto Candoni attiguo ai locali della sezione stessa” si rinvengono “nascoste nel solaio numero milletrecentottantotto (1388) cartucce nuovissime per pistola mitragliatrice”, Il 24 ottobre Candoni viene arrestato e il Prefetto segnala a Roma che le indagini “per conoscere la provenienza delle cartucce hanno dato esito negativo; ma si ritiene che esse siano state consegnate al Candoni o ai suoi compagni dai pochi soldati sovversivi che frequentavano la sezione anarchica. Tali soldati, a suo tempo identificati, furono segnalati ai rispettivi Comandi e allontanati da Tolmezzo” (13). Candoni viene condannato a dieci mesi di detenzione

Nella sostanziale indifferenza socialista all’ondata repressiva il movimento appare debole ed isolato. In Carnia, come nel resto del paese, non si riesce ad andare oltre a limitate dimostrazioni di protesta, all’approvazione di ordini del giorno, all’invio di telegrammi che chiedono il rilascio degli arrestati.
A Lauco, in occasione di un comizio elettorale tenuto dal segretario della Cdl Pascoli gli anarchici Beorchia e De Campo intervengono biasimando l’oratore per non aver parlato delle vittime della reazione e propongono un ordine del giorno per la liberazione di Malatesta e compagni che viene approvato all’unanimità.
Gli “anarchici e sindacalisti” di Trava, la sezione socialista, la lega di resistenza, la sez. d’arte edili di Lauco, il gruppo comunista anarchico e la sezione USI di Enemonzo inviano telegrammi contro gli arresti arbitrari (14)
A Prato Carnico “il gruppo anarchico e il consiglio direttivo dell’Unione Sindacale Italiana […] riuniti nella casa del popolo [votano] un ordine del giorno dichiarandosi pronti con tutti i mezzi possibili per il ‘basta’ a questo governo coronato e al volpone Giolitti per questa infame reazione ” viene fatta una sottoscrizione a favore delle vittime politiche, incluse quelle locali tra cui Luigi D’Agaro, un telegramma di protesta viene inviato al Ministero degli interni. I gruppi di Prato Carnico invieranno poi la loro adesione alla manifestazione di solidarietà di Milano (15)
A Villa Santina (ma siamo ormai a marzo 1921) l’infaticabile Beorchia, con l’ausilio di un compagno di cui non conosciamo il nome, riesce ad organizzare uno sciopero contro la detenzione di Malatesta che coinvolge “duecento operai addetti alla costruzione del nuovo ponte sul Degano”. I due agitatori vengono arrestati dai carabinieri (16)

Le prime avvisaglie della violenza fascista
Nell’ottobre 1920, durante la campagna per le elezioni amministrative, si hanno anche in provincia di Udine le prime provocazioni fasciste.
L’episodio più grave è sicuramente quello avvenuto a Udine giovedì 28 ottobre. Quella sera si tiene il comizio elettorale socialista nella Palestra di ginnastica di via della Posta. In centro sono presenti anche gli anarchici che distribuiscono “pacchi di fogli volanti che incitano all’astensione” “mentre tutto il mondo capitalistico e statale vacilla sulle sue basi […]” scrive il volantino proveniente da Milano “anche in Italia i fati maturano con celerità rapidissima. L’occupazione di molte centinaia di stabilimenti e officine da parte degli operai, è stata la vera e propria apertura delle ostilità rivoluzionarie […] “ inutile quindi perdere tempo “a rafforzare tutti cotesti larvati presidi del privilegio economico e politico, che sono i poteri comunali e provinciale […] Non votate ! Boicottate le urne ! Fate lo sciopero elettorale ! E preparate, nelle Comuni libere, coi vostri mezzi, le vostre forze e i vostri uomini, l’amministrazione libera e diretta della ricchezza da voi prodotta e ritornata patrimonio comune”. (17)
Tra i presenti si mette in luce Girani Petrozzi (Il cenno biografico del CPC lo definisce “Segretario e porta bandiera del gruppo anarchico di Udine” rilevando che “fa attiva propaganda e prende parte a tutte le manifestazioni del partito”) .
Terminato il comizio, “un nucleo di circa duecento socialisti” si dirige verso piazza Vittorio Emanuele (ora piazza Libertà) intonando inni sovversivi, qui è presente un gruppo di fascisti, agli scambi verbali segue “una violenta colluttazione ed i fascisti si [slanciano] sul gruppo avversario che si [sbanda], riversandosi per le vie che si dipartono dalla Piazza”. l’intervento di un plotone di carabinieri sembra riportare l’ordine. (18)
Petrozzi, notato in antecedenza quale vessillifero e per la sua caratteristica barba nera, viene circondato da un gruppo di fascisti armati di bastone che cercano di isolarlo dal gruppo. Percosso, in “ virtù della sua destrezza e forza come cultore di lotte e di boxe [… riesce] malconcio ad aprirsi un varco e fuggire” (19).
Nella colluttazione (che ben presto si trasforma in una mischia generale) hanno la peggio i fascisti, che lamentano due feriti gravi: Alfredo Avogadro ferito da una pugnalata e Manlio Tamburlini, ridotto in gravissime condizioni da un colpo alla fronte.
Secondo un copione che poi diverrà normale, solo i rivoluzionari vengono perseguiti. Petrozzi, immediatamente fermato e poi rilasciato, viene arrestato la mattina del 30 e dopo quasi sette mesi di carcere preventivo sarà condannato a sei mesi e 25 giorni di reclusione “per lesioni e porto di pugnale” (20).

Pochi mesi dopo la violenza fascista esploderà incontenibile anche in provincia di Udine, con l’occupazione militare di Pordenone da parte di centinaia di squadristi armati accorsi dal Veneto (10-11 maggio 1921), con l’omicidio a Palazzolo del vice capostazione Zerbini (15 maggio), con l’assalto e l’incendio a Udine della tipografia del giornale popolare “Il Friuli” (16 maggio).

Prosegue la mobilitazione
Nonostante il clima di repressione sempre più forte a livello nazionale l’inizio del 1921 vede un accentuarsi in Carnia dell’attività dell’Unione Sindacale.
Del resto, in una zona in cui ancora forte è l’egemonia delle organizzazioni proletarie, passano quasi inosservati i primi embrionali tentativi di organizzazione fascista a Tolmezzo (21)

Ai primi di febbraio “ in seguito alle reiterate richieste” il comitato centrale dell’USI invia da Milano come “organizzatore e propagandista” Sante Brinati
Il 6 febbraio si tiene “in Villa Santina un convegno fra tutte le sezioni della Carnia aderenti all’U.S.I.
[…] tra le deliberazioni prese, due specialmente sono di una importanza grandissima […] la prima consiste nell’aver formato la Camera del lavoro sindacale della Carnia e del Canal del ferro perché possa far ritornare il forte lavoratore carnico sulle direttive dell’azione diretta. Direttive perdute dal momento in cui l’attuale camera del lavoro confederale di Tolmezzo si è asservita al mastodontico e burocratico organismo cooperativo locale.”
L’occasione di riappropriarsi dell’antica denominazione di “Camera del lavoro” viene offerta dalla decisione delle Cdl di Udine, Tolmezzo, Pordenone (in crisi e dilaniate dallo scontro tra socialisti e comunisti) di fondersi in una sola, con sede a Udine.
“ La seconda deliberazione consiste nell’aver indetto […] una grande manifestazione con corteo e comizio da tenersi a Tolmezzo per protestare contro la disoccupazione e contro la reazione” .
Nel frattempo a Prato Carnico Sante Brinati tiene una conferenza (indetta dalla locale sezione USI) sul tema “sindacalismo rivoluzionario e sindacalismo riformista”.
Nella Casa del Popolo di Enemonzo la filodrammatica di Prato Carnico mette in scena “senza patria” e “ribellione” di P. Gori (matinée) e lo “sciopero dei risaiuoli” di Concordia (serata).
Prima della rappresentazione mattutina Brinati illustra brevemente “ la vita e l’opera del grande idealista nostro Pietro Gori” (22)
Secondo quanto riporta “il Lavoratore friulano” gli organi direttivi del nuovo organismo camerale risultano così composti: ““Brinati Sante segretario camerale, Pillinini Giuseppe, Contardo Valentino, Zamolo Leandro, Vergendo Lodovico, Paronitti Giuseppe della commissione esecutiva – Beorchia Gaetano di Trava – Colosetti Rodolfo e Diana Giacomo di Enemonzo – D’Agaro Giuseppe e Modesto Machin di Prato Carnico del Consiglio Generale” (23)

Mentre in Carnia il problema della disoccupazione si aggrava sempre di più (oltre 12.000 operai disoccupati secondo “Il Lavoratore friulano”) si giunge domenica 13 marzo al grande comizio organizzato dall’USI e dalla Cdl confederale (appena conquistata dai comunisti). Oratore d’eccezione è Nicola Vecchi, uno dei pochi dirigenti nazionali dell’USI ancora in libertà.
Secondo la ricostruzione dell’organo socialista locale apre il comizio il comunista D’Orlando, interrotto a volte dal commissario irritato per i riferimenti alle “prodezze delle regie guardie”, segue Polacco per la Cdl provinciale che, dopo una lunga disamina sulle cause della crisi, conclude che solo il comunismo potrà definitivamente risolvere il problema della disoccupazione. Cleva porta l’adesione dei socialisti e del consorzio carnico delle cooperative.
“Brinati sindacalista ha parole violente contro lo stato borghese che dice moralmente già morto e sepolto. sostiene che al moschetto della guardia regia bisognerà opporre il fucile dell’operaio, alla bomba del fascista la bomba dell’individuo, alla reazione la rivoluzione.
Vecchi, segretario della Camera del lavoro sindacalista di Verona, continuamente applaudito, confuta il contegno delle autorità di fronte alle continue violenze dei fascisti e dice che le questure si sono messe così fuori dell’ambito legale e che di conseguenza all’operaio non resta che fare altrettanto, infrangendo esso pure, nelle sue manifestazioni, le forme legali” (24)
Più pacata la ricostruzione di “Umanità Nova” secondo cui Brinati “analizzando gli ultimi fatti della Toscana [si riferisce all’imponente sciopero generale seguito alle violenze fasciste commesse a Firenze alla fine di gennaio] , facendone vedere le cause e gli effetti si intrattiene lungamente a parlare delle vittime politiche e termina augurandosi che la manifestazione odierna non sia fine a se stessa, non si fermi alla parata coreografica”.
Quanto a Vecchi per l’USI “è stato l’oratore della giornata, è impossibile riassumere il suo lungo discorso […]ha destato un vero entusiasmo”
prende poi la parola,tra gli applausi, Mario Bruni della Federazione operai edili e D’Orlando conclude il comizio informando che “fra le organizzazioni politiche ed economiche della Carnia è stato creato un comitato d’agitazione”. (25)
In linea anche il resoconto della “Patria del Friuli” (solitamente ostile), che accredita in 1500 le persone accorse “per udire la parola dei tribuni, che furono moderati nei loro discorsi, di modo che non si ebbe a verificare nessunissimo incidente […]Reinati [sic], della Unione Sindacale, tesse l’orazione funebre alla già sepolta borghesia. Vecchi di Verona, con la sua oratoria, risolleva alquanto lo spirito dell’uditorio che dava segni di stanchezza. Anche Bruni è ascoltato con deferenza” (26)

Pochi giorni dopo, il 23 marzo, scoppia la bomba al teatro Diana. L’eccidio infligge un ulteriore, devastante colpo al movimento libertario. A Milano i fascisti invadono e distruggono la redazione di “Umanità Nova” che deve sospendere le pubblicazioni. Segue un’ondata di arresti, incluso quello di Faggi. Il comitato esecutivo dell’USI riunito a Parma deve affidare provvisoriamente la segreteria e la compilazione del giornale allo stesso Vecchi (27).

Anche la presenza di Brinati in Carnia volge al termine. Secondo il cenno biografico del CPC sarebbe stato segretario della Cdl di Tolmezzo solo “dal febbraio al marzo 1921”. Non sappiamo se il suo ritorno a Milano sia dovuto alla repressione, alla mancanza di lavoro (come più tardi dichiarerà lui stesso alla polizia fascista) o ad entrambi i fattori (28)

Dopo questa data le informazioni in nostro possesso si fanno sempre più sporadiche. Alla fine di marzo si svolge a Villa Santina lo sciopero (di cui già abbiamo parlato) a favore di Malatesta. L’agitazione si conclude con l’arresto dell’ “anarchico Beorchia di Trava e di un suo compagno”.

Se l’USI carnica versa in gravi difficoltà le condizioni della Cdl confederale non sono rosee. Alla fine di aprile i comunisti sono costretti ad abbandonare la guida dell’organismo provinciale a causa della insostenibile crisi finanziaria provocata dalla disoccupazione (50.000 disoccupati in provincia), che rende difficile assicurare lo stipendio agli impiegati, mentre i socialisti vengono accusati di aver orchestrato una “lenta, subdola campagna denigratrice contro i nostri compagni” accompagnata “dal disinteressamento assoluto delle cooperative al movimento camerale” (29)

La situazione si fa sempre più dura anche per i pochi che un lavoro ce l’hanno ancora, in aprile l’amministrazione delle miniere di Fusea decide di ridurre i salari per far fronte alla diminuzione dei prezzi, di fronte alla “viva agitazione” dei minatori le miniere “vengono chiuse ed occupate militarmente” (30)

A Prato Carnico il 24 aprile si tiene un comizio contro la disoccupazione davanti al Municipio “per iniziativa della […] sezione dell’Unione Sindacale Italiana” e con l’adesione di tutte le organizzazioni proletarie. Dopo l’intervento di Clemente Martini prende la parola per l’USI Luigi D’Agaro “portando a conoscenza del pubblico i lavori che potrebbero e dovrebbero venire eseguiti. [chiude] inneggiando ad una società ugualitaria nella quale non vi sarebbero più fannulloni parassiti e lavoratori disoccupati, ma tutti produttori utili a sè e alla società” Per i comunisti parla Boria, segretario della Cdl confederale di Tolmezzo.
il comizio è chiuso da D’Agaro che legge un ordine del giorno approvato per acclamazione in cui si chiede un articolato programma di lavori pubblici:
“Taglio Bosco Valon – Predibosco – Ongiara – sistemazione bacini montani – restauro malghe – riatto strade ponti e frane.
Insiste onde il ricavato del taglio boschi sia adoperato totalmente nell’esecuzione di lavori, al fine di lenire la fame di questa martoriata popolazione”
parla dei 500 disoccupati del comune e minaccia che se le autorità non provvederanno “il proletariato inizierà i lavori citati per proprio conto” (31)
A Prato Carnico il Primo maggio viene celebrato con solennità inaugurando il vessillo comunista e quello dell’USI.
A Udine invece la celebrazione si svolge mestamente. L’anno precedente le piazze erano gremite di manifestanti. Ora bisogna piegarsi ad un accordo coi fascisti in base a cui non si terranno cortei “né degli uni né degli altri” e ci si impegna a non esporre bandiere rosse. L’unica manifestazione è un comizio alla Casa del popolo alla presenza di 5-600 persone. Forte il contrasto tra oratori comunisti e socialisti. (32)

Il mese di Maggio è denso di eventi; il 14 “L’Umanità Nova” riprende le pubblicazioni a Roma, il giorno successivo si tengono le nuove elezioni generali: Mussolini e altri 34 fascisti vengono eletti alla Camera nell’ambito del Blocco. La violenza fascista dilaga, come abbiamo visto, anche in Friuli.
“i rioni operai di Udine –scrive l’organo comunista locale- ogni sera sono deliziati da squadre di fascisti che non si limitano a schiamazzare ed a cantare, ma bastonano, sparano colpi di rivoltella e lanciano bombe” (33).
Spesso si verificano tafferugli tra fascisti ed elementi sovversivi.
A fine mese vengono a poco a poco scarcerati i redattori di “Umanità Nova” e i dirigenti dell’USI arrestati.
A partire dall’8 giugno cominciano a comparire sul quotidiano anarchico corrispondenze da Udine firmate Ribelle, verosimilmente dovute alla penna di Ottorino Pattumi (34).


Anche a Udine l’offensiva padronale è scatenata per imporre il ribasso dei salari, così prima i fiammiferai poi le filandiere sono costretti a subire, nonostante le agitazioni, ribassi medi del 10 %, gli edili e i falegnami riescono faticosamente a mantenere le condizioni precedenti. Anche i minatori di Fusea, dopo oltre un mese di sciopero, sono costretti a riprendere il lavoro “accettando una riduzione di lire 3 al giorno sulla paga che percepivano prima dell’agitazione” (35).

Continuano intanto gli assalti ai circoli proletari in tutta la provincia. Pordenone viene occupata dai fascisti con l’aperta connivenza delle autorità militari e sottoposta ad ogni sorta di violenze.
A Udine il 24 giugno “tre camions carichi di fascisti [vengono] da Trieste e Monfalcone per una spedizione punitiva contro un’assemblea convocata per la formazione degli ‘arditi del popolo’” socialisti e comunisti intimoriti fanno “andare l’adunanza a monte” ma questo non impedisce ai fascisti di sfogare la loro violenza sui passanti (36).
Quando si reagisce alla violenza e scoppiano tafferugli ecco la polizia intervenire per arrestare i sovversivi. Alcuni deputati socialisti di Udine chiedono al Presidente del Consiglio provvedimenti contro il Questore che “sarebbe l’animatore del Fascismo in quella provincia” (37).


il sindacato veneto operai tessili (SVOT)
Nel generale arretramento proletario un’eccezione è rappresentata dai tessili. Il nuovo concordato sottoscritto dalla FIOT che prevede una riduzione delle paghe del 20 % suscita generale opposizione ed il polo tessile di Pordenone è uno degli epicentri della protesta. L’11 agosto scendono in sciopero gli stabilimenti di Torre, Rorai, Fiume Veneto e Pordenone (38).
il 14 si tiene a Pordenone una riunione a cui partecipano anche le sezioni di Venezia e Verona. Viene approvato un documento che “constatata la ribellione delle masse tessili Pordenonesi” condanna un accordo che segna “il tracollo di una Federazione Nazionale di mestiere e conseguentemente [è] il più nero tradimento che ogni singolo potesse aspettarsi” invita i lavoratori a riprendere il lavoro e la dirigenza FIOT a dimettersi “caso contrario il suddetto Segretariato [di Pordenone] e le sezioni di Venezia e Verona si scinderanno da essa facendosi iniziatori di un Sindacato Tessile Veneto” (39).
Il 15 in un comizio con duemila operai prendono la parola il segretario dei tessili, il comunista Ferruccio Bomben “e un operaio di Cordenons”. Bomben definisce il concordato “una imboscata tesa alle maestranze” propone la ripresa del lavoro, si impegna a recarsi a Milano per chiedere una revisione dell’accordo e “ove questa non avvenisse, sarebbe da sciogliersi dalla Federazione generale dei tessili per costituire un sindacato tessili veneto” l’ordine del giorno viene approvato “dopo molte incertezze e tentennamenti”(40).
Il malcontento dilaga e nel giro di pochi giorni buona parte dei tessili delle province orientali abbandona la FIOT per aderire al neocostituito Sindacato Veneto Operai Tessili, collegato all’USI. La Cdl sindacalista di Verona gioca un ruolo di primo piano nella vicenda e lo stesso Nicola Vecchi, stabilmente insediato a Pordenone, assume la segreteria del nuovo sindacato (41).
L’agitazione, condotta energicamente dal nuovo organismo, si rivela vittoriosa e i tessili dello SVOT ottengono il ripristino delle condizioni salariali precedenti.
Sarà però una vittoria effimera, l’USI è ormai dilaniata dalle lotte interne tra la maggioranza guidata da Armando Borghi e la frazione filocomunista capitanata da Vecchi (che da dicembre pubblica a Verona un proprio periodico “L’Internazionale” e ha dato vita alla Frazione sindacalista rivoluzionaria). Nel IV congresso nazionale del marzo 1922 la FSR viene messa in minoranza e si consuma la scissione definitiva (42).

In Aprile lo SVOT celebra a Pordenone il suo primo congresso, ma la repressione e le violenze fasciste si fanno ormai insostenibili. Nel giugno 1922 una dura lotta dei cotonieri si conclude con la sconfitta, la forza pubblica presidia gli stabilimenti, le operaie di Rorai vengono licenziate ed i fascisti impongono la loro mediazione nella soluzione della vertenza. Nicola Vecchi e Cirillo Lanziani Biondi (che si era stabilito in città a marzo“quale segretario di quel sindacato ‘tessile’”) vengono espulsi da Pordenone e lo SVOT finisce per dissolversi (43)

Di lì a poco la stessa Cdl sindacale di Verona verrà occupata militarmente dai fascisti con la connivenza delle autorità (44).

Lotte a Prato Carnico
Dalla seconda metà del 1921 le notizie in nostro possesso sull’USI carnica si fanno sempre più rare e riguardano quasi esclusivamente Prato Carnico.
In agosto si ha una manifestazione di disoccupati, che in corteo marciano sul Municipio, dopo aver conferito col sindaco “il ‘piccolo’ Giolitti” il Municipio viene invaso “e sul balcone [vengono] issate le rosse e nere insegne del lavoro”.
Terminata la protesta la Commissione operaia intima al sindaco che se entro il 20 agosto “non sarà provveduto contro la disoccupazione verranno imposte le dimissioni all’intiera amministrazione comunale”
Grazie alla totale assenza di forze dell’ordine la manifestazione si svolge senza incidenti (45).


Ai primi di ottobre i disoccupati di Prato Carnico passano nuovamente all’azione; come ci informa un ampio articolo (dovuto probabilmente a Luigi D’Agaro) il paese “conta poco più di quattromila abitanti, 500 dei quali sono disoccupati da diversi mesi” e data la crisi mondiale è inutile emigrare come si faceva nell’anteguerra; “da dopo l’armistizio a tutt’oggi, ogni operaio ha lavorato in media 14 mesi !”
Scarse le possibilità di lavoro locale: a Verzegnis l’azienda Boschi (che aveva molti dipendenti) sta licenziando gli ultimi operai, la cooperativa di lavoro “non occupa più che alcune decine di operai”.
Nei lavori per l’acquedotto comunale non si può sperare (non c’è ancora neppure il progetto). le autorità nonostante comizi e proteste non intendono avviare lavori pubblici.
“Giorni addietro, ad iniziativa dell’Unione Sindacale italiana, si è riunito il Consiglio direttivo degli organi proletari, e cioè la sezione dell’U.S.I., la sezione edile, la sezione lavoranti in legno. Si deliberò di occupare parte dei lavori in muratura e taglio boschi. il giorno dopo il proletariato di Prato Carnico si mise a lavorare per proprio conto.”
Solo tre giorni dopo intervengono i carabinieri per imporre la cessazione del lavoro.
Purtroppo la miseria rischia di provocare una vera e propria lotta tra poveri. I boschi dove sono iniziati i lavori arbitrari sono oggetto di una causa trentennale tra la frazione di Pesariis (che ne rivendica la proprietà esclusiva) ed il resto del Comune.
Così sono gli stessi abitanti della frazione, armati di bastoni (e tra questi – nota sdegnato l’articolista – anche alcuni anarchici) a impedire la prosecuzione del lavoro.
“la sottoprefettura di Tolmezzo ha dato assicurazioni alla Commissione che entro otto giorni farà iniziare parti dei lavori accennati nel memoriale” per occupare circa 300 operai, impegnandosi a chiedere per gli altri l’intervento del Ministero delle terre liberate (46).

Si estende nel frattempo l’agitazione pro Sacco e Vanzetti. A Udine “per iniziativa della Camera del lavoro, della Federazione provinciale socialista, dei comunisti e del gruppo anarchico” viene indetto un pubblico comizio per il 23 ottobre nel giardino della casa del popolo.
Nel corso della manifestazione prendono la parola il segretario della Cdl Brovelli, il socialista Feruglio, il comunista Bosatta, l’anarchico Ottorino Pattumi ed il repubblicano Fiore (47)
Un comizio di protesta si tiene anche alla Casa del popolo di Prato Carnico, oratori Luigi D’Agaro e Giovanni D’Orlando (48)

La disoccupazione obbliga ormai molti tra i militanti più validi ad emigrare, disarticolando quanto rimane dell’organizzazione. Tra questi Lodovico Vergendo che, emigrato da mesi, viene arrestato in agosto a Verona con l’accusa di aver scontato delle cambiali false e Luigi D’Agaro che si risolve ad emigrare in Francia nel gennaio 1922, dove pochi mesi dopo si farà raggiungere da tutta la famiglia (49)

Il 13 novembre 1921 si tiene a Villa Santina un comizio contro la disoccupazione, ottocento forse mille i partecipanti secondo “La Patria del Friuli” , tra le adesioni notiamo anche quelle dell’ “Unione sindacale, sezioni di Prato Carnico, Trava, Tolmezzo, Enemonzo, Invillino” e dei “gruppi anarchici di Prato Carnico, Trava, Tolmezzo”, “dieci le bandiere, tutte rosse, ad eccezione di una nera con nastro rosso, del Circolo comunista [?] di Tolmezzo ‘Lucifero’” tuttavia gli oratori risultano essere tutti di parte socialista e comunista a parte un “rappresentante delle Cooperative di lavoro fra combattenti” (50).

Su “Umanità Nova” a partire dall’8 gennaio 1922 compaiono corrispondenze da Udine a firma Dejosè, dovute probabilmente a Girani Petrozzi (51), la situazione si degrada sempre di più e le uniche agitazioni operaie di cui si ha notizia consistono in tentativi, spesso vani, di resistere al ribasso dei salari

Sempre a gennaio abbiamo notizie di una “assemblea di protesta” tenuta a Trava “dagli operai della cooperativa di lavoro da quelli del circolo ricreativo e dagli organizzati della sezione U.S.I. in favore di Sacco e Vanzetti” (52).

A marzo il gruppo anarchico di Prato Carnico organizza alla casa del popolo una festa a sostegno delle numerose vittime politiche locali e della stampa anarchica. Nell’ elenco dei perseguitati troviamo Luigi D’Agaro “che va in esilio”, Italo Cristofoli, Lodovico Vergendo, Paolo Garetini, Galisto Concina di Leonardo e Galisto Concina di Daniele, Gio Batta Concina, Pietro Zantoni, Vittorio Agostini, Pietro Rabassi, (53)

Il lungo inverno della dittatura
Nel corso del 1922 la situazione si fa insostenibile. In Agosto “Umanità Nova” è costretta a trasformarsi in settimanale: la diffusione in quasi tutte le regioni è resa impossibile dalla violenza fascista, moltissimi rivenditori si rifiutano di distribuirla per paura, i pacchi postali vengono distrutti per via, molti diffusori sono in carcere o latitanti (54.)
Il 30 ottobre (pochi giorni dopo la marcia su Roma) la redazione viene invasa e devastata e trovare una tipografia disposta a stampare il periodico risulta sempre più difficile. Il 2 dicembre, dopo una nuova incursione, il giornale è costretto a cessare le pubblicazioni.
L’USI in un esposto del novembre 1922 al Ministero dell’Interno parla di “quasi tutte le… organizzazioni sindacali e camere del lavoro distrutte o poste in condizione di non poter funzionare regolarmente, specie in seguito all’occupazione delle proprie sedi da parte dell’autorità e col tacito consenso di queste” (55)

“Guerra di classe”, organo dell’Unione, continua le pubblicazioni fino al novembre 1923, ma ne escono pochi numeri, in formato ridotto e sottoposti a continui sequestri. L’USI viene disciolta il 7 gennaio 1925 in quanto “organizzazione politica sovvertitrice e antinazionale” (56) anche se riuscirà a proseguire ancora per qualche tempo la sua attività nella clandestinità (CGdL e CIL finiranno per autosciogliersi tra la fine del 1926 e l’inizio del 1927).

Molti militanti sono stati costretti ad espatriare ed il 5 e 6 settembre 1925 si tiene a Parigi un convegno di profughi a cui prendono parte rappresentanti delle Camere del lavoro di Piacenza, Bologna, Sestri Ponente, dell’Unione sindacale di Livorno e “[Luigi] D’Agaro “della sezione […] di Prato Carnico” (57).

È significativo che (allo stato attuale delle ricerche) ci manchi ogni riferimento all’USI carnica nella fase “legalitaria” della dittatura. Dobbiamo quindi presumere che quanto rimane dell’organizzazione sia ormai disarticolato dalla repressione e dall’emigrazione.
L’unico indizio in nostro possesso sono le sottoscrizioni che dalla Carnia continuano pervicacemente a giungere al periodico malatestiano “Pensiero e volontà” (che si pubblicherà fino al 10 Ottobre 1926) (58)

Non molto migliore è la situazione dei socialisti. Nel giugno 1923 il potente complesso delle cooperative carniche è costretto ad una resa umiliante “convenendo nella necessità che il movimento cooperativistico francandosi da ogni dipendenza politica, si ispiri lealmente alle finalità nazionali e si inquadri in organismi economici che ne siano sicura garanzia” accetta di aderire “al sindacato italiano delle cooperative” controllato dai fascisti (59)
la scelta, dovuta alla necessità di preservare il lavoro e i risparmi dei soci, finisce tuttavia per giustificare a posteriori le critiche anarchiche al movimento cooperativistico, inevitabilmente destinato a sacrificare gli ideali all’interesse economico.
A Udine il settimanale socialista riformista “Il Lavoratore friulano” continuerà coraggiosamente la sua opera di opposizione legale fra numerosi sequestri (otto tra gennaio e settembre 1925) fino alla definitiva soppressione ai primi di novembre 1925.
La morsa ormai si sta stringendo e il 25 maggio 1925 il sottoprefetto di Tolmezzo può scrivere a Udine che “le condizioni dell’ordine pubblico in questo circondario sono assai soddisfacenti, anche in rapporto a taluni elementi sovversivi, i quali non sono pericolosi e non compiono, nella quasi totalità, alcuna propaganda. Le perquisizioni domiciliari e personali, nei loro confronti, sono state continue, e, tranne pochi casi positivi per possesso armi non denunziate, hanno dato esito negativo pel resto.
Sono state frequenti ed assidue le perquisizioni e la vigilanza nei pubblici locali, e così pure lo scioglimento di circoli abusivi o sospetti” (60)

Cala ormai il lungo inverno della dittatura e i molti che non si sono arresi proseguiranno la loro lotta nell’esilio, nelle carceri, al confino e nella solitudine della clandestinità (61).

abbreviazioni
ASU = Archivio di Stato di Udine
CPC = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico centrale
PS = Archivio Centrale dello Stato , Ministero dell’Interno, Direzione Generale della P.S., Divisione affari generali e riservati,
CF = “il Comunista friulano : organo del Partito Comunista d’Italia” (Udine Gorizia) poi: “Spartaco”
GC = “Guerra di Classe : organo dell’Unione Sindacale Italiana” (Milano)
LF = “Il Lavoratore Friulano : periodico settimanale socialista” (Udine)
PF= “La Patria del Friuli” (Udine)
SP = “Spartaco : settimanale del Partito Comunista d’Italia” (Gorizia Udine Belluno)
UN = “Umanità Nova : quotidiano anarchico” (Milano poi Roma)

Note
(1) Tolmezzo, una Camera del lavoro dell’USI (1919-1920), Collegamenti-Wobbly, luglio-dicembre 2003
(2) UCAF, Movimento anarchico, UN 25 Giugno 1920
(3) L’inauguraz. Del monumento ai caduti in guerra a Fusea, PF 1 luglio 1920; cfr Tolmezzo… dove sono ?, LF 8 Agosto 1920.
(4) UN 7 Luglio 1920
(5) VL [prob. Vergendo Lodovico], Tolmezzo, UN 26 Agosto 1920; per l’indizione del congresso provinciale cfr. Unione Anar. friulana, Tolmezzo, UN 24 agosto 1920, LF 22 agosto 1920.
(6) De Pascal Massimo, convegno anarchico friulano, UN 23 settembre 1920. Per Massimiliano [Massimo] De Pascal cfr. CPC ad nomen, la sua prima segnalazione risale al 2 novembre 1908, quando viene arrestato per propaganda antimilitarista davanti alla caserma di cavalleria di Udine.
(7) “Germinal settimanale anarchico della Venezia Giulia” cfr piccola posta, 7 ottobre 1921 “Udine. [De]Pascal. Tanto a te quanto a Ottorino [Pattumi] abbiamo spedito ogni qual volta. reclamate alla posta” “Udine. De Pascal abbiamo ricevuto i tre vaglia […] I giornali te li abbiamo sempre spediti reclama alla posta.”
(8) LF 5 [recte 12] settembre 1920, cfr. PF 11 settembre 1920
(9) Pro vittime politiche, UN 19 settembre 1920; cfr. PF 17 settembre 1920, secondo cui al comizio di Tolmezzo parlarono il “segretario della Camera del Lavoro” e il “triestino dell’Unione Sindacale”; su Ampezzo Ampezzo comizio socialista, PF 17 settembre 1920 ; su Comeglians Comeglians uno dei soliti comizi per seminare… la pacificazione, PF 16 settembre 1920. Comizi pro Russia si erano svolti domenica 29 agosto a Pordenone e Sacile cfr. LF 5 settembre 1920.
(10) L’occupazione delle Ferriere la bandiera ammainata d’ordine del Prefetto, PF 8 settembre 1920; cfr. La occupazione della ferriera, LF 12 settembre 1920; Nella ferriera occupata, LF 19 settembre 1920.
(11) bandiere sovversive sequestrate, PF 8 ottobre 1920 che storpia in Degano il cognome dell’arrestato; cfr. D., Compagno condannato, UN 23 Agosto 1921 secondo cui D’Agaro, presente al fatto, si sarebbe intromesso solo “ per porre in salvo le bandiere”; cfr. Tolmezzo reazione all’impazzata, LF 17 ottobre 1920 secondo cui i carabinieri avrebbero poi aggredito i coscritti a “pugni, calci, bastonate” eseguendo arresti “a casaccio”.
(12) M. Antonioli, Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, Manduria, Lacaita, 1990 p. 98-104.
(13) CPC ad nomen, Telegrammi ed Espressi Prefettura di Udine, 18, 26 e 28 ottobre 1920; cfr. Tolmezzo, l’arresto dell’anarchico Candoni, PF 27 Ottobre 1920 “in seguito ad una perquisizione operata nello studio fotografico dell’anarchico Umberto Candoni, sito accanto alla sede della sezione anarchica di qui, furono trovate 2 mila cartuccie di rivoltella nascoste sotto il pavimento. Il Candoni fu arrestato”. L’ultimo articolo pubblicato da Candoni prima della rottura e dell’arresto è probabilmente: U.C. Note carniche – verso l’ignoto…, UN 24 Agosto 1920.
(14) Gli anarchici e le elezioni, UN 2 novembre 1920; Movimento anarchico, UN 10 novembre 1920; UN 21 novembre 1920; Contro la reazione, UN 2 dicembre 1920
(15) L.D’Agaro, Solidarietà, UN 25 novembre 1920; LF 28 Novembre 1920; GC 29 gennaio 1921.
(16) Villa Santina Malatesta non mangia ? Facciamo sciopero!, PF 26 marzo 1921.
(17) Il comizio socialista di ieri sera una zuffa in piazza Vittorio, PF 29 ottobre 1920 nell’articolo è riportato il testo del volantino. Per un quadro generale sul fascismo nascente cfr A. M. Preziosi,. Borghesia e fascismo in Friuli negli anni 1920-1922,Roma, Bonacci, 1980 e G.L. Bettoli, Una terra amara : il Friuli occidentale dalla fine Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003 v. 2, p. 324 ss. Per Petrozzi cfr. CPC ad nomen.
(18) Il tragico seguito del comizio di sabato, PF 1 Novembre 1920; Il comizio socialista cit. parla di “una gragnuola di bastonate [che] si [abbatte] sulle spalle dei socialisti”. La ricostruzione degli incidenti è estremamente controversa. Ci atteniamo qui a quanto riportato da PF e alla versione di Petrozzi ivi riportata. cfr. Tetrosky, conflitto elettorale a Udine, UN 3 novembre 1920; Le bravate del fascismo, LF 7 novembre 1920. Diverse fonti datano erroneamente gli scontri al 30 novembre.
(19) Strascici delle dimostrazioni di sabato, PF 4 novembre 1920.
(20) CPC ad nomen; Dopo un comizio elettorale, PF 28 maggio 1921.
(21) Tolmezzo per la costituzione dei fasci di combattimento, PF 3 marzo 1921.
(22) B., Dalla Carnia, UN 13 febbraio 1921; cfr. La fusione delle camere del lavoro, LF 9 gennaio 1921; CPC Brinati Sante.
(23) Villa Santina convegno sindacale carnico, LF 20 febbraio 1921; la sede della Cdl sindacale è in via Quintiliano Ermacora n. 8 a Tolmezzo.
(24) Tolmezzo comizio contro la disoccupazione, LF 20 marzo 1921; sulla lotta interna alla Cdl di Udine cfr Comunisti ed unitari !…, PF 25 febbraio 1921.
(25) Etnas (prob. S. Brinati), Contro la reazione e la disoccupazione in Carnia, UN 20 marzo 1921.
(26) Tolmezzo il comizio contro la disoccupazione, PF 15 marzo 1921.
(27) M. Antonioli, Armando Borghi cit. p. 109.
(28) CPC ad nomen, cfr. verbale di interrogatorio Questura di Ancona 20 Agosto 1940. Espatriato in Francia dopo il 1924 è molto attivo a Mentone nella LIDU, nel Partito Socialista ed in seguito in Giustizia e Libertà, esplicando una notevole attività antifascista. Internato allo scoppio della guerra, il 16 luglio 1940 viene rimpatriato e fa (almeno in apparenza) atto di sottomissione al regime. L’ultima annotazione al CPC è del 8.1.1942, vive a Foligno presso un cognato ed è costantemente vigilato.
(29) SP 16 giugno 1921; cfr La commissione comunista si dimette,PF 30 Aprile 1921.
(30) Tolmezzo miniere occupate militarmente, PF 14 Aprile 1921.
(31) Da Prato Carnico, Gc 14 Maggio 1921.
(32) Prato Carnico inaugurazione di vessilli , CF 8 maggio 1921; Il primo maggio, PF 2 Maggio 1921.
(33) Dove si vuol giungere ?…, SP 23 giugno 1921
(34) compariranno fino al 24 novembre 1921. Per l’identificazione di Ribelle con Pattumi cfr UN 26 Ottobre 1921in cui si scrive che al comizio pro Sacco e Vanzetti prese la parola “il vostro corrispondente per gli anarchici” e UN 29 Ottobre 1921 in cui l’ oratore per gli anarchici viene identificato in Pattumi. Cfr. comunicati, UN 24 Novembre 1921 in cui Pattumi risulta “traslocato da Udine” e invita a sospendere la corrispondenza a lui diretta.
(35) Lo sciopero di Fusea terminato, PF 3 giugno 1921; sette minatori saranno poi condannati a 2 anni 6 mesi di reclusione e 100 lire di multa per aver “tentato di violare la libertà di lavoro a due compagni” Tolmezzo: il processo ai minatori di Fusea, PF 13 agosto 1921.
(36) Ribelle, Come si ricostruisce …l’Italia, UN 28 Luglio 1921; cfr Arditi del popolo e fascisti gli incidenti di ieri, PF 25 Luglio 1921.
(37) C. Ingenuità ?…, UN 30 Luglio 1921.
(38) Pordenone sciopero, PF 12 agosto 1921; cfr. PF 10 agosto 1921.
(39) Sindacato tessili, GC 3 Settembre 1921; cfr. Pordenone gli operai tessili del pordenonese si ribellano ai deliberati della loro federazione, SP n. 10.
(40) sciopero sospeso, PF 17 agosto 1921.
(41) C.l’E, FIOT, UN 31 Agosto 1921; Il movimento dei tessili, GC 17 Settembre 1921; A Pordenone, SP n. 13.
(42) Contro i traditori dei tessili: le nostre conquiste nel Veneto, GC 24 settembre 1921; Le conquiste dei tessili veneti, GC 5 Novembre 1921. sulle vicende che portano alla scissione dell’ala cominternista cfr. M. Antonioli, Armando Borghi cit. p. 132 ss.
(43) Libertas, congresso tessile, UN 12 aprile 1922; sulle vicende dello SVOT pordenonese cfr: T. Degan, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954, Udine, Del Bianco, 1981 p. 96-99, 108-111; G.L. Bettoli, Una terra amara cit. v. 2, p. 385-386, 467; sul ruolo di Lanziani Biondi cfr. CPC ad nomen.
(44) Ananke, Lo schiavismo trionfa a Verona, UN 11 Agosto 1922.
(45)Prato Carnico bandiere rosse sul Municipio,SP n. 11; A Prato carnico, LF 10 settembre 1921, Il gruppo anarchico e la sez. USI partecipano attivamente alla raccolta dei fondi pro Russia cfr. Prato Carnico pro Russia affamata, SP n. 13
(46) D.L, Nelle terre liberate dal… lavoro – disoccupazione e miseria – occupazione di boschi – l’opera nefanda delle autorità, UN 15 Ottobre 1921.
(47) Il comizio di domani contro due condanne a morte, PF 22 Ottobre 1921; il comizio di domenica, PF 25 Ottobre 1921; cfr nota 34.
(48) D.A., Prato Carnico, UN 20 Ottobre 1921.
(49) l’arresto di Vergendo, PF 16 agosto 1921; per D’Agaro, CPC ad nomen, Questura di Udine, verbale di interrogatorio 10 luglio 1932.
(50) il comizio di ieri a Villa Santina per la disoccupazione carnica, PF 14 novembre 1921.
(51) l’attribuzione viene fatta essenzialmente sulla base di elementi stilistici cfr. quaderno di poesie inedite 1926, CPC ad nomen; cfr. Piccola posta, UN 7 gennaio 1922 “Udine (G.P.) – Mandaci pure corrispondenze. Non ricevemmo quanto ci dici. […]”.
(52) B.G. [prob. Beorchia Gaetano], Pro Sacco e Vanzetti, UN 20 gennaio 1922.
(53) solidarietà pro vittime politiche, UN 29 marzo 1922, “I compagni componenti il gruppo rivolgono saluti e augurii al compagno D’Agaro Luigi che va in esilio.” I Concina, Garettini, Rabassi e Zantoni erano accusati di lancio di bombe in Avaglio (Lauco) cfr. Lauco un’altra bomba, PF 13 settembre 1921; Lauco altro arresto per gli esplosivi, PF 17 settembre 1921; il processo contro la “teppa” di Avaglio, PF 4 agosto 1922.
(54) UN 12 Agosto 1922.
(55) M.Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia, Manduria, Lacaita, 1990 p. 171.
(56) G. Careri, Il sindacalismo autogestionario, l’U.S.I. dalle origini ad oggi, Roma, Unione Sindacale Italiana, 1991, p. 91.
(57) CPC, D’Agaro Luigi telegramma nr. 42705, 21 novembre 1925.
(58) tra questi troviamo Giacomo D’Agaro e Luigi Gonano da Prato Carnico, Leonardo De Campo da Lauco, Lodovico Vergendo ormai stabilmente trasferito a Bologna.
(59) Nel movimento cooperativistico carnico, LF 2 giugno 1923.
(60) ASU prefettura busta 1 fasc. 3 “Ordine pubblico circolari”.
(61) a proposito del funerale “sovversivo” del 1933 a Prato carnico cfr. C. Venza, M. Puppini, D. Gagliani, “Compagno tante cose vorrei dirti…” il funerale di Giovanni Casali anarchico : Prato carnico 1933, Udine, Centro editoriale friulano, [1983 ?]

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