Bravo compagno Urtubia: “Che Guevara non è un eroe!”

NEWS Risposta alle falsità e alle fregnacce di Matteo Pizzolante

 

Non ci facciamo certo insegnare l’anarchismo da inziative organizzate dai Circoli Arci con il patrocinio del Comune e con l’adesione opportunista degli pseudo-anarchici accasati a Casaupa. In ogni caso ci sembra divertente che la “sinistra” più o meno rifondarola o quel che ne resta, si trovi sbeffeggiata in casa in quella che è l’ultima icona che gli è rimasta cioè il “Comandante Che Guevara”. Divertente, veramente divertente!

Il volantino del “CSA in esilio” distribuito all’iniziativa

 

 

Rasegna stampa

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GIOVEDÌ, 23 SETTEMBRE 2010 Pagina 10 – Cultura e spettacoli

Commovente incontro fra memorie, un documentario e tante accuse ai sistemi politici

«Il Che comandante e poi ministro: per me non è stato un eroe»

Urtubia: «Ho beffato le banche americane per servire la libertà»

CONTRO I MITI

Il combattente spagnolo icona dell’anarchismo protagonista ieri in sala Aiace

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di NICOLA COSSAR

Cosa fa un ragazzo quando suo padre, che sta morendo fra mille tormenti, gli chiede di liberarlo uccidendolo? Cosa fa un ragazzo pieno di fame e senza un soldo per comprare la medicina che almeno allievi le sofferenze dell’uomo cui deve tutto? Cerca i soldi là dove ci sono: in una banca. Non fa l’ultimo passo per diventare rapinatore, ma quella situazione e quei momenti segneranno per sempre la sua vita, la lunga e – a tratti – travolgente vita del muratore anarchico più popolare del mondo: Lucio Urtubia.
Un anarchico fino in fondo, che crede soltanto nella libertà, un operaio che non ha studiato e non filosofeggia, un uomo contro ogni sistema poltico, perché «tutti i governi sono ladri e criminali, distruggono senza costruire niente: me l’ha insegnato un professore anarchico italiano» (Oreste Scalzone; ndr); contro le banche (diventò il signore della truffa con i travellers-chéques falsi al gigante City Bank); critico anche nei confronti di Castro («sulla Sierra Maestra sventolava la bandiera anarchica, poi Fidel le cambiò opinione; e dire che avrei dato la vita per Cuba!») e di Che Guevara («un comandante e ministro non può essere un eroe!»).
Qello di ieri in sala Aiace – grazie all’impegno del Pàbitelé, in collaborazione con il Comune e diverse associazioni – è stato sì l’incontro con un’icona bella quanto solitaria dell’anarchismo più… anarchico, ma è stato soprattutto l’incontro commovente con un uomo sempre fedele a se stesso, che ha seguito fino in fondo, fino ai suoi splendidi 80 anni, la strada dell’ideale, senza cercare ricchezze (e avrebbe potuto…), sempre impegnato invece ad aiutare chi è oppresso, chi soffre, chi combatte per un mondo migliore: dalla resistenza francese ed europea all’antifranchismo, dalla rivoluzione cubana all’epico assalto all’eterno impero delle banche, lui Davide con la cazzuola contro lo zio Sam Golia del denaro.
Dobbiamo aspettare un po’ troppo per ascoltare (senza traduzione) Lucio Urtubia, ma ne vale la pena. Introduce Andrea Trangoni per il Pàbitelé, saluta con affettuosa partecipazione il sindaco Honsell, Danilo Di Marco inquadra il personaggio, lo storico Marco Puppini approfondisce la dolorosissima pagina del franchismo, Luciano Rapotez, dell’Anpi, ricorda l’epopea della resistenza friulana ed europea, poi assaggiamo il bel documentario su Urtubia presentato poi integralmente al circolo Casaupa.
Gli spezzoni ne ricostruiscono le vite: gli stenti nella sua Navarra, il mestiere di contrabbandiere, il Lucio soldato che ruba in magazzino per sfamare la madre e poi diserta, ripara in Francia, dove trova un mestiere (che fa ancora) e incontra gli anarchici, dove comincia l’avveventura di una singolare banda degli onesti, di tipografi falsari che interpretano un percorso creativo e politico al servizio dei combattenti libertari di tutto il mondo con l’uso delle carte d’identità e delle buste paga di gente morta in ospedale, con la stampa di dollari americani («i più facili da falsificare»), fino alla madre di tutte le truffe per demolire il danaroso gigante: i travellers-chéques che arrecheranno un danno stramiliardario alla City Bank.
Fu arrestato per questo, Lucio, ma il suo potere contrattuale era tale che, per smettere, ottenne il ritiro delle denunce e persino un bel gruzzoletto, che poi girò, come tutto quello che ricavò dalle sue attività creative, ai resistenti nel mondo.
Per chiudere, la chiccha sul Che: «Lo incontrai a Parigi. Gli dissi che avremmo potuto mettere in ginocchio gli americani stampando i miei i dollari, magari a Cuba. Mi rispose che doveva parlarne a Castro, prese le due valigie piene di soldi falsi che gli avevo portato e se ne andò. Non se ne fece nulla. Con tutto il rispetto per il personaggio, non sono eroi questi, i contadini sono eroi!».

 

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