Entries from Marzo 2017 ↓

CSA Udine/ Tutte/i assolte/i

10 aprile. Eccoli di nuovo, “giustizialisti” quando gli fa comodo …

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09 aprile. Rassegna stampa Messaggero Veneto e Gazzettino

 

08 aprile. Oggi è stata pronunciata la sentenza per l’occupazione  di via Scalo Nuovo ad Udine, del 2 giugno 2006. Due compagni sono stati assolti per non aver commesso il fatto conseguentemente ad errori di identificazione, tutte/tutti le/gli altre/i perché il fatto non costituisce reato.

 

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Sempre sullo sciopero del 15 aprile/ Volantino e comunicato della CUB

da cubscuolaudine

MOBILITARSI PER LA DIFESA DELLA SCUOLA E DEI SERVIZI PUBBLICI, PER LA DIGNITA’ DEL LAVORO, CONTRO LA LOGICA DI GUERRA

Mentre somme ingentissime vengono investite nelle missioni di guerra (dall’Afghanistan ai “bombardamenti umanitari” sulla Libia) Il sistema dell’istruzione pubblica è al collasso. Con la “riforma” Gelmini la scuola ha fin qui perso quasi 100.000 posti di lavoro, ha subito tagli per otto miliardi di euro e, col prossimo anno scolastico, perderà altri 40.000 posti di lavoro. Il contratto nazionale (i nostri stipendi) è bloccato per 3 anni, gli scatti d’anzianità sono lasciati alla mercè dei risparmi derivanti dalla riduzione dei posti di lavoro. Intanto si tagliano ulteriormente ore nel tempo pieno, nei tecnici e professionali, nel sostegno e le condizioni di lavoro sono sempre più gravose e logoranti.

La stessa politica di tagli indiscriminati investe tutti i servizi pubblici di base: dalla sanità ai trasporti.

LA LOGICA E’ ORMAI QUELLA DI CREARE UNA SOCIETA’ A DOPPIA VELOCITA’ IN CUI SOLO I RICCHI POTRANNO PERMETTERSI SCUOLA, SANITA’ E SERVIZI DI BUON LIVELLO.

Così nel settore privato prevale l’arroganza del datore di lavoro. I dipendenti (lo insegna il modello Marchionne alla FIAT) vengono messi sotto ricatto e si pretende di “modernizzare” la fabbrica (cioè di regredire ad una situazione di sfruttamento ottocentesco). L’azienda impone il proprio potere dispotico sulle vite dei lavoratori, sfrutta in modo intensivo la forza lavoro, considerata una merce da retribuire il meno possibile.

In questa società profondamente ingiusta che si va preparando l’ultimo posto è riservato ai lavoratori meno tutelati, gli immigrati. Così necessari all’economia ma ridotti dalla legge a una condizione di perenne irregolarità, continuamente ricattati rischiano di perdere in ogni momento il permesso di soggiorno (o di non ottenerlo affatto), di essere rinchiusi senza aver commesso alcun reato in un Centro di Identificazione ed Espulsione ed espulsi. Vergognoso è lo spettacolo offerto dalla politica italiana: prima fervidi sostenitori del sanguinario dittatore Gheddafi (che tratteneva gli immigrati nei suoi lager), ora partecipi ai «bombardamenti umanitari» per difendere la “democrazia” in Libia. Disposti ad «accogliere» i profughi ed alla ricerca del modo migliore per cacciarli elegantemente quando effettivamente si presentano alle nostre porte…

UNA SOLA E’ LA LOGICA CHE PORTA ALLA DISTRUZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI, ALLO SVILIMENTO DELLA DIGNITA’ DI CHI LAVORA, ALLA CREAZIONE DI UNA SOCIETA’ PROFONDAMENTE STRATIFICATA, ALLA “GUERRA UMANITARIA” AL DI FUORI DELLE NOSTRE FRONTIERE. UNA SOLA DEVE ESSERE LA RISPOSTA.

ORGANIZZIAMOCI NEL SINDACATO DI BASE,

PARTECIPIAMO ALLO SCIOPERO GENERALE INDETTO DALLA CUB PER IL 15 APRILE 2011

Il nostro tempo è adesso

Corri, ragazzo corri …

"Non vogliamo più aspettare" Il grido dei precari in tutta Italia

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CSA Udine/ Eccoli di nuovo …

E te pareva se gli avvoltoi della politica non si facevano sentire …

 

DOMENICA, 10 APRILE 2011 Pagina 24 – Cronache

leonarduzzi (Pdl)

«Centro sociale occupato assoluzione preoccupante»

«Appare preoccupante la sentenza di assoluzione emessa dal giudice del tribunale di Udine relativamente all’occupazione del Centro autogestito. Ma ancora più pregiudiziale la proposta della pubblica accusa che ha sostenuto e proposto l’assoluzione delle 35 persone che hanno violato deliberatamente un principio costituzionale come quello del diritto di proprietà». Così Gianfranco Leonarduzzi del Pdl di Udine, all’indomani dell’assoluzione delle 35 persone accusate di invasione arbitraria del Centro sociale di via Scalo nuovo. «La giustificazione ispirata alla bonifica del luogo e circoscritta all’azione dimostrativa – continua Leonarduzzi – equivale a una forzatura della legge che la parte civile ha sostenuto. Oltre al danno anche la beffa per la proprietà di vedersi negato pure il giusto riconoscimento economico per l’occupazione abusiva e per i disagi di natura amministrativa provocati alla proprietà». Secondo il rappresentante del Pdl, «con questa sentenza qualsiasi gruppo di persone potrà occupare ogni edificio ritenuto abbandonato».

FUKUSHIMA/ La situazione al 9 aprile + video tsunami

IAEA Home

Latest IAEA updates on the Fukushima nuclear accident.

 

Corriere

 

Fukushima, come l’onda ha travolto la centrale

Video

14:02 ESTERI «Muro» d’acqua
di 15 metri nel video amatoriale girato il giorno dello tsunami

SPECIALELa diretta

 

Repubblica

Fukushima: la situazione reattore per reattore

(9 aprile 2011)

Ecco lo scenario della centrale al centro dell’emergenza nucleare in Giappone
(fonte: Aiea; aggiornamento del 9 aprile, ore 17)

fai visualizza immagine pef ingrandire

fukushima-9aprile-2011

 

 

 

INFOACTION A GONFIE VELE: statistiche dal 13 marzo all’11 aprile

Partiamo dal 13 marzo cioè dal giorno dopo  la manifestazione antirazzista, svoltasi il 12 marzo a Gradisca d’Isonzo contro il CIE, promossa dal Coordinamento Libertario che supporta questo sito.

In quella data si è realizzato il massimo delle viste (236) raggiunte da questo sito sotto la nuova denominazione di www.info-action.net (precedentemente si chiamava info-action.info).

Oggi, 11 aprile il secondo massimo (185) conseguentemente alla diffusione della notizia dell’assoluzione per l’occupazione del CSA di Udine.

Si tenga presente che mentre per i “visitatori unici” il dato è molto attendibile, invece per le “pagine viste” spesso il dato può essere alterato in eccesso. Si noti inoltre che solo in 3 giornate si è andati sotto i  100 “visitatori unici”.

Crediamo che esibire le statistiche sia non solo una auto-valorizzazione del sito, ma anche un metodo improntato alla correttezza e trasparenza che tutti i siti di controinformazione dovrebbero periodicamente praticare.

Questi dati potrebbero sembrare anche deboli, ma si deve pensare che, oggi come oggi, soprattutto con l’avvento di facebook e dei blog, c’è oramai una pesante saturazione del web, per cui i siti specifici, di controinformazione politica, soffrono molto di questa “concorrenza”.

 

Visitatori Unici Pagine viste
Lunedì 11-4-2011 185 586
Domenica 10-4-2011 106 391
Sabato 9-4-2011 111 321
Venerdì 8-4-2011 125 344
Giovedì 7-4-2011 99 338
Mercoledì 6-4-2011 121 301
Martedì 5-4-2011 115 581
Lunedì 4-4-2011 125 430
Domenica 3-4-2011 112 424
Sabato 2-4-2011 107 202
Venerdì 1-4-2011 103 356
Giovedì 31-3-2011 88 303
Mercoledì 30-3-2011 112 301
Martedì 29-3-2011 111 403
Lunedì 28-3-2011 130 523
Domenica 27-3-2011 83 469
Sabato 26-3-2011 107 394
Venerdì 25-3-2011 166 755
Giovedì 24-3-2011 131 665
Mercoledì 23-3-2011 128 523
Martedì 22-3-2011 110 525
Lunedì 21-3-2011 109 470
Domenica 20-3-2011 108 516
Sabato 19-3-2011 155 474
Venerdì 18-3-2011 134 506
Giovedì 17-3-2011 171 692
Mercoledì 16-3-2011 133 503
Martedì 15-3-2011 160 598
Lunedì 14-3-2011 181 640
Domenica 13-3-2011 236 969

 

 

FUKUSHIMA/ Un mese dopo. Pericolo al livello 7

Un mese dopo: livello 7

Fukushima come Chernobyl

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ACQUA/ No si vent le aghe cal bêf un popul

USA

Gli indiani d'America  sono scesi sul piede di guerra per «l'oro blu»

Acqua, indiani d’America sul sentiero di guerra

13:38 ESTERI Nell’Oklahoma lottano per il Lago Sardis. Città del Missouri contro le acque del Colorado ai Navajos di E. Caretto

 

Le oltre 500 nazioni indiane stanno combattendo nelle aule dei tribunali.

Gli indiani d’Amererica sono scesi sul piede di guerra per «l’oro blu»

Nell’Oklahoma i Choctaw e i Chiakasaw lottano per il Lago Sardis. Mentre comuni del Missouri sono contro l’assegnazione delle acque del Colorado ai Navajos

le oltre 500 nazioni indiane stanno combattendo nelle aule dei tribunali.

Gli indiani d’Amererica sono scesi sul piede di guerra per «l’oro blu»

Nell’Oklahoma i Choctaw e i Chiakasaw lottano per il Lago Sardis. Mentre comuni del Missouri sono contro l’assegnazione delle acque del Colorado ai Navajos

– Nell’età dell’effetto serra i pellerossa americani hanno scoperto di possedere un nuovo tesoro, anzi il tesoro del futuro: l’acqua dei fiumi e dei laghi delle loro riserve, un bene preziosissimo. Ma come accadde nell’Ottocento alle loro terre, i bianchi – questa volta delle metropoli, non i coloni e le giubbe blu – tentano d’impossessarsene. Dopo più di un secolo è un’altra guerra tra il potere bianco e le oltre 500 nazioni indiane riconosciute legalmente in America, per fortuna mediata dal Ministero degli interni o combattuta nelle aule dei tribunali. Da cui però i pellerossa, attualmente vincenti, rischiano alla fine di uscire sconfitti. WASHINGTON

RISERVE – Un caso esemplare è quello delle tribù Choctaw e Chiakasaw della regione di Tuskahoma nell’Oklahoma, lo stato che a cavallo del 1900 fu un paradiso del petrolio. Le due tribù, che vi furono trasportate 175 anni dalle giubbe blu, di fatto in esilio, rivendicano la proprietà del grande Lago Sardis, famoso per la pesca. Ma tre città, Oklahoma city, la capitale dello stato, Edmond, e la lontana Fort Worth nel Texas chiedono di usarne l’acqua. Il comune di Edmond, in particolare, ha già deciso di emettere obbligazioni di cento milioni di dollari complessivi per costruire un acquedotto dal lago Sardis alla città. Le tre città obbiettano che le due tribù non risiedono in una riserva perché nel 1900 il territorio fu diviso in tanti piccoli appezzamenti per le loro famiglie, e quindi non hanno il monopolio del lago. Gregory Pile, il capo della tribù Choctaw, ribatte che non fa alcuna differenza, che una sentenza della Corte suprema americana del 1903 sancisce l’uso esclusivo delle loro acque da parte degli indiani. Aggiunge che da quando un fiume del posto, il Jarford, fu bloccato da una diga, il lago è essenziale al sostentamento delle due tribù.

COLORADO – Il Ministero degli interni sta mediando, ma sinora senza molto successo. Secondo Daniel McCool, un giurista dell’Utah, un altro stato dove sono in corso dispute del genere, più la terra su surriscalderà e meno i tribunali daranno ragione ai pellerossa. Sino ad ora, ha spiegato McCool, l’America ha riconosciuto a 36 tribù il controllo delle acque delle loro riserve, e sta promuovendo un compromesso tra 18 altre tribù e numerose città. «Ma questa tendenza si invertirà», ha ammonito «se si rischierà la siccità nelle metropoli come è già successo a Los Angeles». McCool ha citato il ricorso di due comuni, Bloomfield e Aztec, contro l’assegnazione di parte delle acque del fiume Colorado alla grande nazione dei Navajos.

MINIERA – L’esito del braccio di ferro dell’Oklahoma influirà sugli altri in atto nell’Utah appunto, nel Nuovo Messico, nel Nevada, in California e in altri stati del sud ovest americano, resi famosi in tutto il mondo dai film western del regista John Ford con l’attore John Wayne. Per le riserve pellerossa dove oggi è particolarmente abbondante, l’acqua potrebbe diventare una miniera d’oro, come lo è per qualcuna il petrolio e per qualcun’altra il gioco d’azzardo nei loro casinò. Ma per le riserve dove l’acqua è appena sufficiente, doverla condividere con una città che ne ha urgente bisogno sarebbe un dramma.

Ennio Caretto

Corriere della Sera 12 aprile 2011

Disastri in Friuli: brucia la Val Tramontina

12 aprile 2011 Messaggero Veneto

 

Brucia la montagna in Val Tramontina

incendi

Brucia la montagna. Dopo la Val Cosa tocca alla Val Tramontina dove l’ipotesi che il rogo scoppiato ieri pomeriggio sia di natura dolosa è molto più concreta. La prima chiamata ai vigili del fuoco è giunta poco dopo le 14 quando i passanti hanno notato le fiamme sul versante montano all’altezza del ponte di Campone, a Tramonti di Sotto.

 

ACQUA/ Buja (Ud): sequestrato il depuratore Cipaf

Messaggero Veneto

 

udine_26

MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2011 Pagina 26 – Provincia

Sequestrato il depuratore del Cipaf

Sostanze inquinanti oltre i limiti nelle acque dopo il trattamento. Un custode giudiziario dovrà far funzionare l’impianto

I TEMPI

Subito i lavori, altrimenti stop alle imprese

La nuova normativa ha fatto da ancora di salvataggio per le aziende insediate al Cipaf, roba da 5 mila posti di lavoro tra diretti e indotto, ma il rischio di una crisi tipo Caffaro o Burgo (anche lì c’entrava un depuratore) non è affatto scongiurato. La Regione infatti una decina di giorni fa ha ricevuto dalla Procura la comunicazione dell’intenzione di operare un sequestro e ha indicato il nome di un custode (la legge prevede anche un albo cui attingere, peccato che l’albo non è stato istituito). Che ora in tre settimane dovrà fornire al procuratore Buonocore un cronoprogramma preciso di intervento per la segregazione delle acque di raffreddamento e il corretto funzionamento dell’impianto. Poi la Procura, compatibilmente con i tempi tecnici, concederà qualche mese di tempo affinchè cromo, zinco e gli altri metalli pericolosi la finiscano di inquinare le acque. Mesi non anni, perchè altre perdite di tempo non saranno tollerate. Ecco che allora il lavoro del dottor Chiarelli sarà tutt’altro che semplice perchè il professionista dovrà chiedere al Cipaf i fondi per i lavori. E il Cda del Cipaf, Consorzio ora con capacità di spesa pressochè nulla, dovrà consultare i soci che in tutta fretta dovranno cercare la via maestra per completare il budget (almeno un milione) o trovare i finanziamenti necessari. Non sarà facile. Per questo la Regione aveva tentato di intraprendere la strada del commissariamento del Cipaf. Il commissario infatti sarebbe stato anche il custode e avrebbe quindi avuto una via diretta per aprire i cordoni della borsa. E se alla fine per aggiustare un depuratore non funzionante e definito inutile realizzato con 3,2 milioni di soldi pubblici si utilizzassero altri soldi pubblici?
di Antonio Simeoli

 

BUJA La bomba è scoppiata. Un provvedimento del Gip del Tribunale di Tolmezzo ha certificato l’inquinamento delle acque che escono dal depuratore del Cipaf. L’impianto da 3,2 milioni di euro realizzato con soldi pubblici dunque non funziona e non impedisce a sostanze nocive come zinco rame, piombo e pure cromo di finire nelle acque circostanti e forse nella falda. La svolta. Sostanze che da anni e anni finiscono indisturbate persino nelle “Sorgive di Bars” uno dei paradisi naturalistici del Friuli e naturalmente nel Tagliamento. È la svolta, anticipata ieri dal Messaggero Veneto, di un inchiesta aperta un anno e mezzo fa dalla Procura di Tolmezzo e che vede dodici persone indagate per il reato di abuso d’ufficio e una serie di illeciti ambientali. Si tratta dell’ex Cda del Cipaf, degli industriali Pittini e Fantoni, dei progettisti dell’impianto Gentilli e De Cecco) nonchè dall’ex presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo, tutti raggiunti ieri dalla notifica del provvedimento di sequestro. Già un anno fa la Procura aveva chiesto invano al Gip lo stop del depuratore. Ora però le cose sono cambiate. Il procuratore Buonocore e il pm Alessandra Burra sono tornati alla carica con una corposa perizia affidata all’ingegner Marforio, che ha dimostrato come le acque che escono dal depuratore non sono trattate adeguatamente e portano con sè una serie di sostanze dalla notevole capacità inquinante. Il sequestro. Il Gip a questo punto ha firmato il decreto di sequestro preventivo. Che ieri è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo investigativo guidati dal capitano Fabio Pasquariello. I militari dell’Arma hanno prima consegnato il provvedimento al presidente del Cipaf Ivano Benvenuti, poi si sono recati nella sede dell’impianto a Saletti di Buja per affidare a un custode giudiziario, che il giorno prima stato indicato dalla Regione (il dottor Lucio Chiarelli vice direttore dell’assessorato alle attività produttive), la gestione dell’impianto. Che dunque continuerà a funzionare consentendo alle aziende insediate, in primis i colossi Fantoni e Pittini, di non interrompere la produzione. Nuova legge. Non ci saranno quindi altri caso Burgo (cartiera di Tolmezzo, 2001) o Caffaro (Torviscosa, 2008), ma solo grazie a un anuova legge. Perizia alla mano, l’inquinamento registrato nelle acque intorno alla zona industriale è preoccupante. Per questo il tecnico indicato dalla Regione avrà 21 giorni di tempo per interfacciarsi con il Consorzio e presentare poi alla Procura un cronoprogramma di lavori per mettere in sicurezza il depuratore e farlo funzionare. E le opere, stimate in un milione di euro, dovranno innanzi tutto “segregare” le acque di raffreddamento degli impianti di Fantoni e Pittini impedendo che partecipino al processo di depurazione, come già peraltro indicato dalla legge. Peccato che di quella legge, secondo l’accusa, tutti se ne sarebbero infischiati per anni (Provincia di Udine compresa, quella che ha sempre autorizzato gli scarichi). Perchè? L’accusa. Semplicemente perchè con le acque di raffreddamento l’inquinamento veniva diluito e quindi non captato dai frequenti controlli effettuati sulle acque in  primis dall’Arpa. Tutto questo, ecco il reato ipotizzato di abuso d’ufficio, per evitare ai grandi industriali le spese di costruzione degli impianti. Che ora dovranno esserci, altrimenti stavolta le fabbriche chiuderanno davvero.

 

MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2011 Pagina 26 – Provincia

LA PERIZIA

Zinco, cromo, piombo fino alle Sorgive di Bars

BUJA Il vecchio depuratore non funzionava a dovere, il nuovo, da 3,2 milioni di soldi pubblici, fa addirittura peggio. E il malfunzionamento è stato “mascherato” solo per la presenza delle acque di raffreddamento dei grandi impianti di Ferriere Nord e Fantoni, liquidi che la legge vieta entrino nel processo di depurazione e che diluiscono i materiali inquinanti nascondendoli ai controlli di legge. Un meccanismo semplice che è continuato per anni. E secondo la Procura di Tolmezzo la realizzazione del nuovo costosissimo impianto decisa dall’ex Cda del Cipaf (tutto indagato) e spinta dagli ex Presidente della Provincia, Marzio Strassoldo e assessore Adriano Piuzzi (anche ex vice di Burello al Cipaf) si inseriva proprio in una seri di favori decisi da politici e amministratori per i grandi industriali. Della serie, secondo l’accusa ovviamente: non vi preoccupate, non serve che spendiate soldi per segregare le acque di raffreddamento, buttiamo tutto nel depuratore che paghiamo con i soldi pubblici. Questo per il dottor Buonocore e il pm Burra è il reato di abuso d’ufficio, illecito che gli inquirenti hanno cercato di provare anche con una lunga serie di intercettazioni telefoniche. E l’inquinamento per il Procuratore, che ieri a Tolmezzo ha fatto il punto sull’inchiesta, è la conseguenza dell’abuso d’ufficio. Una catena, dunque, lineare per l’accusa che adesso dovrà forse fare i conti con la possibile impugnazione del provvedimento di sequestro da parte dei 12 indagati o dello stesso Cipaf al Tribunale del Riesame. Il sequestro, di fatto, ha segnato una tappa importante nell’inchiesta, che non è ancora arrivata al traguardo, ma vi si sta avvicinando. «Con la perizia del dottor Marforio però – ha detto Buonocore – crediamo di avere cristallizzato una situazione di inquinamento che anche in servizi giornalistici era già stata ipotizzata già una ventina d’anni fa». Metalli pesanti che attraverso il Rio Molin del Cucco finiscono nelle Sorgive di Bars, nel Tagliamento, probabilmente nei vicini terreni coltivati. (a.s.)

 

MERCOLEDÌ, 13 APRILE 2011 Pagina 26 – Provincia

Il Consorzio: pieno appoggio alle indagini

Benvenuti: ereditata una situazione pesante. Ma il Gip alla Procura: indagate anche il nuovo Cda

GEMONA Piena fiducia nell’attività della magistratura, piena disponibilità a collaborare, ma un paletto ben chiaro da parte del Cda del Cipaf guidato dal presidente Ivano Benvenuti: niente a che fare con la vecchia gestione, quella degli indagati per abuso d’ufficio. I vertici del Cipaf, ricevuta dai Cc copia del decreto di sequestro preventivo, hanno reagito così alla decisione della magistratura. «La Regione ci ha formalmente trasmesso la nota della Procura, in relazione alle indagini in corso che, come è noto, non toccano la nostra gestione, e noi abbiamo prontamente risposto che se la Procura, anche in concerto con la Regione, ritenesse opportuno, al fine di una celere conclusione delle indagini, affidare a un “amministratore”, in sostanza ad acta, la gestione dell’impianto e del sistema di depurazione, per favorire una celere conclusione dell’attività investigativa, contemperando la necessità dell’esercizio dell’azione penale con quella di non penalizzare né il lavoro né la produzione, ebbene questa scelta avrebbe avuto la nostra piena condivisione e la nostra massima collaborazione». Poi il Consorzio, che vede tra i soci i comuni di Buja, Osoppo, Gemona e Majano, la Camera di Commercio, la Provincia, la Cisl, i grandi e piccoli industriali (tutti preoccupati per l’escaletion che sta avendo l’indagine), ha ribadito che «prendere in carico la responsabilità del processo di depurazione con l’indagine in corso sul “nuovo depuratore”, sotto la completa responsabilità e gestione dell’impresa costruttrice e non del Cipaf, non è stato molto facile, ma l’abbiamo fatto con estremo rigore e serietà. Abbiamo attivato subito le procedure per indire la nuova gara d’appalto per la gestione del depuratore nella parte di nostra competenza, imponendo maggiori controlli e responsabilità al gestore». E poi altre azioni, tra cui l’incarico per una serie di analisi e rilevazioni, concordate con l’Arpa e l’Ufficio provinciale all’ambiente, per la verifica delle condizioni ambientali del sito industriale «studio che si sta concludendo e di cui comunicheremo, certamente anche alla Procura, i risultati». Insomma, il Cda si chiama fuori dall’inchiesta, anche se il Gip ha invitato la Procura ad attribuire il reato ambientale anche a tutti coloro che non hanno adempiuto alla prescrizione imposta con l’autorizzazione nel novembre 2010. E nel 2010 il nuovo Cda era già insediato. (a.s.)