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Marzo 17th, 2017 — 25 Aprile, General
Anche quest’anno il presidente della Provincia di Pordenone A. Ciriani, ex Fronte della Gioventù (MSI), poi Alleanza Nazionale e ora PDL, ha parlato dal palco ufficiale delle celebrazioni per il 25 aprile.
Anche quest’anno il suo discorso era pregno di revisionismo e offese a chi morì per la libertà e, non pago, ha incluso offese anche a chi da anni lo contesta, dando dei “facinorosi, patetici e ammuffiti” agli anarchici.
Anche quest’anno abbiamo sovrastato di canti partigiani e di fischi la sua indegna orazione.
Dalle 10.30 circa ci siamo trasferiti come consuetudine presso l’ex Caserma Martelli dove abbiamo allestito il presidio antifascista con musiche, cibo e interventi al microfono sulla storia della resistenza e sulla sua attualità. Oltre una sessantina di presenza hanno accompagnato il presidio.
Una delegazione ha deposto una corona di fiori sul muro, ancora crivellato di colpi, dove vennero fucilati dai fascisti i 10 partigiani del pordenonese.
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Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Comunicato stampa
Il Comitato No Tav Udine dopo aver appreso con soddisfazione, dal Messaggero Veneto, di giovedì 26 aprile, di essere stato fra i protagonisti e promotori della contestazione del sindaco di Cividale, Stefano Balloch (notoriamente di destra e persona che è impossibile da qualificare come antifascista), durante la prima fase della manifestazione del 25 aprile svoltasi in Piazza Libertà, deve però correggere tale interpretazione poiché la contestazione è sembrata a tutti sostanzialmente diffusa e spontanea oltre che giusta e necessaria. Anzi sarebbe stato altrettanto giusto e necessario contestare, nella seconda fase della manifestazione, in Piazzale 26 luglio, anche il rappresentante dell’APO (Associazione Partigiani Osoppo), il quale stando al riscontro di chi l’ha ascoltato, (l’intervento è avvenuto mentre era ancora in corso il corteo ripartito da Piazza Libertà), ha proferito parole in netto contrasto con i valori partigiani della resistenza e con la stessa verità storica acquisita. Anche in previsione della data nella quale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà in Friuli, a sancire quell’opera di revisionismo storico in atto da decenni sulla vicenda di Porzus, il Comitato No Tav vuole, in questo frangente, porre la questione della degenerazione in atto non solo per quanto riguarda i rigurgiti neofascisti, ma anche e soprattutto per l’ondata di degrado politico, morale ed istituzionale, oggettivamente riscontrabile oggi in Italia. Il Comitato deve anche affermare che, ai cronisti al lavoro il 25 aprile, durante la manifestazione udinese, è stato dato il volantino distribuito in 500 copie dal Comitato stesso, dove si testimoniava questa degenerazione, praticamente e visibilmente realizzata in particolar modo in Valsusa, con tanto dell’indicazione delle affermazioni esplicite della Sezione ANPI Bussoleno-Foresto-Chionocco. Tale importantissima e oggettiva situazione è stata invece totalmente ignorata nonostante lo spazio dedicato dal Messaggero Veneto alla manifestazione del 25 aprile, con numerosi articoli di stampa pieni di dettagli assolutamente insignificanti e anche mistificatori, sullo svolgimento della manifestazione stessa.
La presenza No Tav contava un centinaio di adesioni pertanto avrebbe avuto diritto di essere caratterizzata dal punto di vista della cronaca giornalistica con i contenuti che il Comitato stesso indicava alla stampa. In particolare, al giornalista Renato Schinko, proprio in Piazza Libertà, sono state espressamente indicate quali erano le priorità politiche del Comitato.
Chiediamo quindi che a caratterizzazione della posizione del comitato No Tav Udine, per quanto riguarda il senso della sua partecipazione al 25 aprile, rappresentato dallo striscione “Resistenza No Tav”, si riportino le parole espresse dalla suddetta sezione ANPI della Valsusa che in sintesi sono le seguenti:
• All’A.N.P.I. invece è stato richiesto, e non avrebbe dovuto esimersi, di prendere posizioni in merito all’emergenza democratica che si vive in Valle di Susa ed in generale su tutto il suolo nazionale, dove, ogni contestazione legittima, dagli operai che difendono il posto di lavoro, a chi si oppone ad un opera costosa ed illegale, agli studenti che difendono i loro diritti allo studio, viene subito sedata utilizzando la forza pubblica con modi che ricordano sempre più quelli cileni. Oppure sulla militarizzazione di interi territori. Militarizzazione e militari che con i loro atteggiamenti e il loro fare ricordano molto lugubremente e sempre più frequentemente le truppe di occupazione di sessant’anni or sono.
• All’A.N.P.I. nazionale chiediamo se si può ritenere legittimo che cittadini e cittadine italiani vengano insultati, inseguiti sino nelle abitazioni, venga loro usata violenza, siano sfondate le porte delle abitazioni o dei locali pubblici, siano “gasati” da gas vietati addirittura nei conflitti militari. Stiamo parlando di episodi reali di cui siamo stati e siamo tuttora testimoni e vittime.
• Chiediamo all’A.N.P.I. nazionale perché la nostra Associazione abbia espresso un silenzio assordante su temi quali, le scandalose leggi sull’immigrazione, sui respingimenti dei migranti in mare (condannati anche dalla U.E.), sulle operazioni di guerra in nazioni sovrane, sulle leggi elettorali “porcata”, sulle posizioni omofobe, xenofobe e razziste di taluni parlamentari della Repubblica, sulla demolizione sistematica e pianificata della scuola pubblica, del lavoro, dello stato sociale.
F.to De Toni Paolo addetto stampa del Comitato No Tav Udine
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Questo il testo del volantino distribuito a Monfalcone alle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.
25 APRILE
TRA VECCHI E NUOVI PARTIGIANI
A 67 anni dalla Liberazione dai nazi-fascisti una nuova minaccia colpisce il nostro territorio: l’Alta Velocità Ferroviaria.
Simbolicamente come Collettivo Difesa Litorale Carsico partecipiamo alla commemorazione del 25 aprile a Monfalcone in quanto il Collettivo come assemblea popolare di resistenza, fa propria l’eredità della Resistenza storica contro il nazifascismo, che fu lotta per la libertà dei popoli e dei territori e per la rivoluzione sociale, alla quale ci sentiamo accomunati nell’attuale lotta al fascismo di stato che sfrutta e militarizza il territorio e che reprime ogni forma di dissenso e di opposizione che gli impedisca di imporre gli interessi dei poteri forti.
Liberazione è un esercizio quotidiano di Resistenza sui territori
Liberazione vuol dire rifiutare ogni razzismo e fascismo, ogni retorica che promuova guerre tra poveri
Liberazione si esprime nell’essere Partigiani, dalla parte del 99% contro le speculazioni dell’1%
Liberazione significa difendere la Rete come potente strumento di cooperazione sociale, contro ogni censura
Liberazione non ha senso senza solidarietà reciproca e produzione comune di spazi di vita
Liberazione consiste nella conquista di diritti, case, reddito, scuola, soddisfazione dei bisogni oltre la miseria che ci vogliono imporre
Liberazione implica porsi la domanda ‘chi decide’ e rispondersi: noi, assieme
Liberazione non è difendere un potere costituito, ma trasformare il presente e rendere il futuro possibile
La battaglia NoTav è una lotta per i beni comuni: per la difesa dei territori, della salute e dell’ambiente, per i diritti e l’autodeterminazione.
http://collettivodifesalitoralecarsico.noblogs.org
collettivodifesalitoralecarsico@distruzione.org
Scarica il pdf del volantino

Buona la partecipazione (un quarto del corteo era nostro simpatizzanti inclusi) e buona pure la visibilità (con qualche malumore di militanti PDinni o SPI Cgil).
Breve filmato
Onesto il discorso di Cristian Zuliani dell‘ANPI Giovani di Monfalcone da cui sono tratte le seguenti righe:
In questi ultimi tempi, molto spesso, mi è capitato di sentir dire che la democrazia è un ostacolo, una palla al piede, mentre proprio in questi ultimi tempi, dovrebbe essere ben chiaro cosa significhi mancanza di democrazia.
Perché un conto è dire che il sistema organizzativo del nostro paese, pensato dai padri costituenti, è un sistema che va snellito e riformato per essere adeguato al mondo di oggi, ma d’altra parte vanno assolutamente e strenuamente difesi quei principi di equilibrio fra i poteri e di equità fra i cittadini che sono le basi di un paese civile e democratico.
Mancanza di democrazia invece significa vedere uno stato presuntuoso e autarchico che spara lacrimogeni su popolazioni che semplicemente vogliono preservare il luogo dove vivono e dove soprattutto vivranno i loro figli;parlo ad esempio di Acerra,ma in particolar modo della Val Susa;
e non facciamo gli ipocriti, certo la violenza è da evitare, ma da una parte, e chi era a Genova al G8 lo ricorda bene, sappiamo come la violenza può essere pilotata e giostrata proprio per svilire legittime rivendicazioni, e d’altra parte, ha certo ragione la Camusso a dire che l’Italia ha bisogno come l’acqua di nuovi investimenti, ma sappiamo anche che gli investimenti più utili e sicuri da fare siano altri; il recupero del dissesto idrogeologico, la riqualificazione dei centri storici e degli edifici pubblici, in particolar modo le scuole, il nostro patrimonio artistico che si sta sfasciando, e perchè no, un piano energetico nazionale che preveda finalmente un progressivo allontanamento dalle fonti energetiche fossili.In Germania hanno investito moltissimo sulle alternative ed i frutti si vedono già in termini occupazionali e si vedranno in futuro in termini di risparmio e di preservazione del territorio.
Nel pomeriggio volantinaggio alla festa ANPI a Turriaco.
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Cumò vonde: I pendolari disertano il tavolo con la Regione e il gestore

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Marzo 17th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo del 26 aprile 2012
«Capodistria-Divaccia, mazzata anche per Trieste» COLLEGAMENTI
Il sindaco Cosolini: «I finanziamenti europei persi una sconfitta per la nostra città»
«I finanziamenti europei persi per la realizzazione del secondo binario della Capodistria-Divaccia rappresentano una sconfitta non solo per la Slovenia ma anche per l’Italia e per Trieste, in particolare». Ne è convinto il sindaco Roberto Cosolini che esce dalla logica della concorrenza tra «due porti piccoli e vicini» e ribadisce l’importanza della collaborazione. Dice: «È l’unico modo per attrarre i traffici dall’estremo oriente verso l’Adriatico del Nord». Ripete: «In realtà Trieste e Capodistria sono due piccoli porti che messi assieme ne fanno uno anche piccolo ma che ha qualche possibilità. Se Trieste e Capodistria si presentassero funzionalmente e operativamente assieme sarebbero in grado di produrre sviluppo». L’Unione europea aveva messo a disposizione della Slovenia, per lo sviluppo della rete ferroviaria, 450 milioni di euro, di cui Lubiana contava di destinare circa la metà – 230 milioni – per il cofinanziamento del secondo binario della Capodistria – Divaccia. Ma i ritardi nella progettazione della nuova tratta e il mancato rilascio, nell’autunno del 2011, del permesso ambientale per la Capodistria – Divaccia da parte dell’Agenzia della Repubblica di Slovenia per l’ambiente (Arso) hanno fatto sì che Lubiana non sia più in grado di inviare a Bruxelles per tempo la documentazione necessaria per ottenere i fondi previsti. L’analisi di Cosolini va oltre: «C’è interesse da parte degli operatori internazionali. La prova provata è rappresentata, per esempio, dall’attenzione verso il superporto di Monfalcone che per ora è solo un progetto peraltro abbandonato. A Trieste e a Capodistria ci sono i terminal che funzionano. E qui da noi ci sono i fondali necessari per certe navi. Quello che è necessario ora sono i collegamenti. Per questo motivo la perdita dei finanziamenti europei per il secondo binario del tratto ferroviario Capodistria Divaccia è una sconfitta, una brutta notizia anche per Trieste che di quei collegamenti in quest’ottica di collaborazione, ha bisogno assoluto per il suo sviluppo».
(c.b.)
«Che fine ha fatto il corridoio V?» Un dibattito transfrontaliero – OGGI A OPICINA
La necessità di superare le attuali misure basate esclusivamente sull’austerità a favore di politiche a sostegno della e crescita e dell’occupazione. È questo il tema che sarà affrontato oggi pomeriggio nell’incontro transfrontaliero promosso dal Consiglio sindacale interregionale Nord Est Fvg-Slovenia, cui aderiscono Cgil, Cisl, Uil, Zsss e Ks 90, che si terrà alla stazione ferroviaria di Opicina. Parteciperanno i presidenti dello Zsss Dušan Semolic e del Ks 90 Peter Majcen, i segretari regionali di Cgil-Cisl-Uil Franco Belci, Giovanni Fania e Giacinto Menis. «Constatiamo – dice il presidente del Csi Roberto Treu – che importanti progetti di cooperazione transfrontaliera sono stati accantonati, rischiando di mandare in fumo anni di lavoro e di progetti. Il Corridoio V, in particolare, doveva e deve continuare a rappresentare una priorità strategica. A 20 anni dalla prima proposta europea sul Corridoio, di chi è la responsabilità di tali enormi ritardi? E quali sono le possibilità di realizzare il progetto, tenuto conto della scadenza del 30 giugno».
dal Messaggero Veneto del 29 aprile 2012
È pressing dei sindacati sul Corridoio 5
29 aprile 2012 — pagina 12 sezione: Regione
TRIESTE «Definire con urgenza un tracciato sostenibile, con il coinvolgimento democratico di tutti i soggetti interessati, per garantire una soluzione condivisa, in grado di accelerare la realizzazione del tratto italo-sloveno del Corridoio 5, per collegare il sistema portuale dell’Alto Adriatico ai mercati del Centro-Est Europa». Questo l’appello congiunto presentato ieri a Opicina dal Consiglio sindacale interregionale Nord Est Fvg-Slovenia, l’organismo transfrontaliero costituito da Cgil-Cisl-Uil del Fvg con i sindacati sloveni Zsss e Ks 90. A firmarlo, con il presidente del Csi Roberto Treu, i segretari regionali Franco Belci (Cgil), Giovanni Fania (Cisl), Giacinto Menis (Uil) e i presidenti di Zsss e del Ks 90, Dušan Semolic( e Peter Majcen. «Il Csi – si legge ancora nel documento – rivolge un forte appello ai Governi di Italia e Slovenia per un intervento di assoluta rapidità che recuperi almeno in parte i gravi ritardi fin qui accumulati e consenta di evitare la perdita dei finanziamenti europei. Perdita che segnerebbe la rinuncia, intollerabile e colpevole, al Corridoio V e alle sue potenziali ricadute economiche ed occupazionali».
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
IL PICCOLO – GIOVEDI’, 26 aprile 2012
Mainardi: Tav, basta una velocità media
Il commissario dell’opera: i 300 km/h non servono, le Frecce vanno a 250. Riccardi: il problema non è se ma come farla
TRIESTE «La Tav? Acronimo un po’ esagerato». Bortolo Mainardi spiazza tutti. Secondo il commissario dell’Alta velocità, «è più sufficiente» la media. Insomma, la Tav non serve? «E’ una battuta rivolta agli anti-Tav, ma…». Il «ma» serve a spiegare che nel Nordest ci si può anche accontentare al momento di andare sotto i 300 chilometri all’ora, anche non di poco: «Le varie Frecce di Trenitalia vanno al massimo a 250 km/h, le merci viaggiano a non più di 140 km/h, rimango convinto che l’aspetto più importante del Corridoio paneuropeo che ci riguarda sia legato alla filosofia europea di spostare quanto possibile il traffico pesante da gomma a rotaia». Il vertice Osservazioni a margine del vertice che ha visto Mainardi illustrare ai sindaci veneti interessati al progetto Tav il tracciato alternativo a quello costiero. Una novità per la quale il commissario attende una risposta entro il 30 giugno: «A quel punto porterò ogni documentazione raccolta al ministero. Non c’è tempo da perdere». Quel che è certo è che Mainardi, preso atto dei costi (2,6 miliardi di euro) di una Mestre-Portogruaro disegnata direzione spiagge, ha evidenziato agli enti locali il risparmio (costerebbe non più di 1 miliardo) di un tracciato che fa perno sulla linea esistente, da modernizzare e ampliare. Progetto per gradi Ma, ecco la novità, il commissario ha pure rilevato che si parla di una linea nel presente sottoutilizzata: «Addirittura meno del 50%». E dunque «cerchiamo prima di portarne lo sfruttamento al 100%, saliamo dagli attuali 140 a 200 km/h e solo dopo, eventualmente, penseremo a quadruplicare i binari». Avanti per gradi ma senza farsi trovare impreparati «quando la richiesta di passeggeri e merci imponesse il quadruplicamento», ha insistito Mainardi facendo l’esempio della Torino-Lione «che dopo 11 anni non ha ancora un progetto pronto» e quello della Svizzera «dove invece si sta realizzando il tunnel di base del Gottardo». La contrarieta’ di Chisso Alla riunione di Venezia, quando per la prima volta i sindaci si sono visti descrivere la soluzione alternativa, Mainardi si è trovato davanti anche la contrarietà di chi si attendeva una linea in galleria, sotto i centri abitati. Lo ha detto a chiare lettere il primo cittadino di Marcon Pier Antonio Tomasi. Lo ha ribadito l’assessore ai Trasporti del Veneto Renato Chisso, lo stesso che ha sempre sostenuto la via balneare prima di cedere alla contrarietà di 13 dei 14 comuni coinvolti. Secondo Chisso l’ipotesi quadruplicamento avrebbe un forte impatto sociale oltre che su Marcon anche su Quarto d’Altino, Meolo, Musile, San Donà, Ceggia e San Stino. La replica di Mainardi Ma il commissario non ci sta: «Voci isolate. Il tracciato affiancato all’autostrada presenta impatti ambientali sostanzialmente annullabili». E assicura: «Sono disposto ad andare comune per comune a spiegare tecnicamente la questione. Sono pronto ad affrontare ogni dibattito pubblico. La scelta sarà del territorio ma, entro due mesi, dovrò avere una risposta». Mainardi intende infatti inserire nel progetto preliminare della Tav il potenziamento della ferrovia e la realizzazione del tracciato dei Bivi, la cintura di Mestre. Riccardi con il commissario Che ne pensa la nostra Regione? Riccardo Riccardi, dopo aver precisato che le scelte del Veneto, in un senso o nell’altro, non modificano quelle del Friuli Venezia Giulia, pare assecondare la posizione di Mainardi quando afferma: «Quello verso le grandi opere è un cammino impegnativo e faticoso e va dunque necessariamente costruito un consenso per realizzare un’infrastruttura indispensabile per il futuro. Eventualmente, si proceda anche per parti». Al primo punto dell’agenda dovrebbero entrare «i nodi più critici che, per il nostro territorio, sono i sistemi di allacciamento ai tre nodi portuali, il quadruplicamento di San Polo e il raddoppio della Udine-Cervignano. Se non lavoriamo a un adeguamento delle nostre reti, c’è un oggettivo rischio di marginalizzazione. E ciò vale per tutti i sistemi modali». Partita cruciale Perché il problema, insiste Riccardi, non è «se» fare la Tav (o la media velocità come vorrebbe Mainardi) ma «come» farla. «L’arco Sud Europeo sotto le Alpi – afferma l’assessore ai Trasporti – rischia grosso in termini di capacità attrattiva del sistema produttivo se non crea condizioni di efficiente mobilità dei traffici. E’ una partita cruciale per il Nordest e la risposta può arrivare solo dal Corridoio V Est-Ovest e dall’Adriatico Baltico Nord-Sud».
Marco Ballico
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo del 27 aprile 2012
Il Comune fa lobby per l’Adriatico-Baltico
Incontro tra il sindaco Altran e l’eurodeputata Serracchiani. A fine maggio un vertice internazionale
Monfalcone punta per il rilancio economico allo sviluppo delle reti logistiche, lavora per mantenere la sua posizione baricentrica nel collegamento prioritario dell’asse Adriatico Baltico. Ma soprattutto sta coltivando tutta una serie di relazioni altamente qualificate con aree, regioni e soggetti europei, e portando avanti anche alcune proposte progettuali, con l’obiettivo di acquisire oltre che un ruolo anche fondi comunitari nel campo della logistica e dei trasporti.
Lo ha spiegato ieri la stessa sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, all’onorevole europea, Debora Serracchiani in veste di componente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, in un incontro nella sede comunale. Ma è stata anche l’occasione, si tratta appunto di una delle iniziative portate avanti, per annunciare un appuntamento di grande rilievo che si terrà a Monfalcone a fine maggio. Sarà una tre giorni (dal 30 maggio al primo giugno) dedicata a incontri e dibattiti a Monfalcone sul tema dello sviluppo delle reti transeuropee e ci saranno pure vertici a porte chiuse tra esperti e rappresentanti di governi europei, durante i quali verranno illustrati nuovi studi di prospettiva.
Tra gli appuntamenti quello del 31 maggio (a cui parteciperà anche la Serracchiani) in collaborazione con l’Ince su questioni attuali legate alla revisione delle reti trans-europee alla luce dell’attuale momento di crisi.
L’altro momento “pubblico” quello di venerdì primo maggio che vedrà un convegno sulla “Nuova dimensione centroeuropea dei traffici intermodali fra Adriatico, Danubio, Baltico e Mar Nero, a cui parteciperanno anche rappresentanti della Commissione trasporti del parlamento europeo. Sarà l’occasione per il lancio di due iniziative, da una parte l’attivazione della Piattaforma delle Regioni per una cooperazione progettuale trans-europea e la presentazione della proposta progettuale Adb nel programma strategico South East Europe di cui è capofila il Fvg che si propone di promuovere la penetrazione dei traffici verso Danubio e Mar Nero. «È importantissimo che Monfalcone sia presente in questi incontri e si faccia promotore» ha sottolineato la Serracchiani che ha anche dato gli ultimi aggiornamenti sullo sviluppo delle reti ferroviarie trans-europee con una fotografia abbastanza cruda della situazione in Italia. Un Paese assolutamente indietro su questo fronte, ha confermato e che vede ora anche un rallentamento (viste le tensioni in Italia) dello sviluppo del corridoio 5 (rinominato numero 3) mentre resta ancora l’interesse per lo sviluppo dell’asse Adriatico Baltico che vedrebbe Monfalcone rivestire una posizione baricentrica. (g.g.)
Marzo 17th, 2017 — Energia, General
Nuove tenologie “verdi” ispirate a processi naturali potrebbero spianare la strada a un futuro di maggiore efficienza energetica e sostenibilità
I segreti delle alghe
Fotografia di Mauricio Handler, National Geographic
Alghe kelp della famiglia delle Lessoniaceae si agitano sotto la superficie delle acque costiere, attingendo energia dal sole e – forse – indicandoci una strada migliore per immagazzinare e utilizzare l’energia.
Le alghe offrono una delle tante “tecnologie” naturali alle quali si ispirano i ricercatori nella progettazione di sistemi energetici più puliti ed efficienti. È proprio nelle piante – motori della fotosintesi – e in animali di ogni dimensione (dagli insetti alle balene) che i sostenitori della biomimetica cercano sistemi per aiutare l’umanità ad affrontare la grande sfida della produzione di energia sostenibile.
La biomimetica consiste nel trarre ispirazione dai processi biologici e biomeccanici della natura per risolvere problemi umani. Il concetto è che – nel corso di oltre 3,8 miliardi di anni di evoluzione – la natura sia stata in grado di risolvere da sola molti dei problemi che l’umanità si trova ad affrontare oggi. E poiché quello dell’energia è tra i maggiori problemi che l’umanità si trova ad affrontare oggi, non è sorprendente che la scienza si rivolga alla natura per risolvere il dilemma dell’energia sostenibile.
Le alghe kelp della famiglia delle Lessoniaceae sono tra le piante marine più resistenti e flessibili al mondo, e possono crescere fino a 30 metri di altezza dal fondo marino. Il movimento delle foglie dell’alga mentre trasformano la luce del sole in energia attraverso la fotosintesi ha ispirato almeno un’azienda australiana, che vorrebbe commercializzare un sistema che genera energia attraverso il movimento di galleggianti che si muovono con le onde.
– Rachel Kaufman
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime

CERVIGNANO: notav al corteo
TRIESTE: banchetto e diffusione di Germinal
GRADISCA: diffusione di stampa anarchica e volantinaggio notav
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero Veneto del 03/05/12
«Inaccettabile la censura al Cie di Gradisca»
GRADISCA L’Assostampa del Friuli Venezia Giulia giudica inaccettabile e non più tollerabile la censura sul Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e sul Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca «che colpisce esclusivamente gli operatori dell’informazione». L’Assostampa precisa che «a sei giornalisti che hanno presentato formale richiesta alla Prefettura di Gorizia l’ingresso è stato negato. Finora tutte le richieste dei giornalisti – individuali e collettive – sono state regolarmente respinte».
Dal Piccolo del 29/04/12
Blitz nel Cie di Gradisca: «È come una prigione»
di Luigi Murciano GRADISCA È visitabile da parlamentari, sindaci e consiglieri regionali. Persino da privati cittadini che siano accompagnatori delle pubbliche autorità. Ma per i giornalisti il Cie di Gradisca rimane tabù. È di fatto fallito sul nascere, perlomeno per quanto concerne la struttura isontina, il tentativo della campagna “LasciateCientrare” di consentire alla stampa di visitare il Centro immigrati. Nonostante gli appelli della Fnsi e dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia i cancelli sono rimasti chiusi per gli operatori dell’informazione. È andata meglio agli onorevoli Monai (Idv) e Strizzolo (Pd) e al consigliere regionale Antonaz, più il sindaco di Romans Davide Furlan, che però – specifica – è entrato a titolo personale quale accompagnatore di Monai. La Prefettura di Gorizia ha applicato alla lettera la circolare ministeriale che dispone il divieto d’ingresso ai media a quei Cie ancora interessati da lavori di ristrutturazione. E dire che in questo momento sul Cie di Gradisca c’è assai poco di compromettente da raccontare. Lontani i tempi di rivolte e incendi, rientrata almeno per ora l’emergenza degli sbarchi, la struttura è ai minimi storici di presenze: appena 22 ospiti, su una capienza reale di 248. Sembrano essere più numerosi gli agenti di polizia e i militari del Genio guastatori di Cremona che fanno i doppi turni per presidiare questo gigante dai piedi d’argilla, finito sotto i riflettori della magistratura per presunte irregolarità nelle fatturazioni dell’ente gestore alla Prefettura. Unanime il parere negativo di Monai, Strizzolo e Antonaz. «Questo è un carcere – afferma Monai – non è pensabile che una persona che non ha commesso illeciti trascorra 10 mesi qui dentro per essere identificato». Per Antonaz «servono soluzioni alternative». Secondo Strizzolo «vanno ridotti i tempi di permanenza e rafforzate le procedure di identificazione. Chiederò questo al governo, e di spiegare come mai a Gradisca i giornalisti non possano raccontare questa struttura». Ed è giallo su un presunto pestaggio ai danni di un ospite del Cie. Al termine della loro visita, Strizzolo, Monai e Antonaz hanno riferito di avere ascoltato la storia di un ospite tunisino, tossicodipendente, che riferiva di essere stato malmenato dai poliziotti tanto da mostrare loro alcune ferite sulla schiena. Immediatamente Monai ha chiesto di poter visionare con i suoi colleghi i filmati delle telecamere di sorveglianza. «Le immagini non danno alcuna evidenza di quanto accaduto – si è affrettato a precisare Monai – nè che vi siano responsabilità degli agenti». Ma i sindacati di Polizia non l’hanno presa affatto bene. «Le autorità in visita si sono recate direttamente dai trattenuti senza minimamente accertarsi delle condizioni di lavoro degli operatori di polizia e dell’esercito – il duro commento di Angelo Obit, segretario del Sap. Anche l’on Fedriga si è dissociato dall’iniziativa di Monai e si è schierato dalla parte dei poliziotti. «Tra l’altro, mentre la delegazione era intenta a visionare il filmato – rivela Obit – il tunisino ha aggredito e ferito un addetto alle pulizie». Successivamente alla visita della delegazione lo stesso ha lanciato calcinacci e pietre all’indirizzo degli operatori di vigilanza. «Per gli accertamenti dei fatti ci affidiamo serenamente alla magistratura» conclude amaro il segretario del Sap.
dal Messaggero Veneto del 29/04/12
Aggredito un operatore durante la visita al Cie
di Ilaria Purassanta GRADISCA Voci, poi smentite dai nastri della videosorveglianza, di un pestaggio che sarebbe stato perpetrato dalla polizia, poi l’aggressione di un addetto alle pulizie dello Sri Lanka. È stata una visita ricca di colpi di scena, quella che ha visto protagonisti, ieri mattina al Cie di Gradisca, i deputati Ivano Strizzolo (Pd) e Carlo Monai (Idv) e il consigliere regionale Roberto Antonaz (Rc). I tre esponenti politici hanno aderito alla campagna di mobilitazione nazionale “LasciateCIEntrare” e denunciato le condizioni di vita all’interno del centro. Nel corso della visita, un tunisino ha raccontato a Monai di essere stato preso a calci dalla polizia e ha esibito le escoriazioni sulla schiena. Altri ospiti hanno confermato tale versione. Monai, insieme con Antonaz e Strizzolo, ha preteso allora di visionare i nastri di videosorveglianza, per verificare cosa fosse successo, giovedì 22 aprile, alle 22. C’è stata una trattativa con la Questura di venti minuti («Prima ci hanno detto no, poi nì, infine abbiamo detto loro: non ce ne andiamo da qui finché non ce li fate vedere»). Nessun riscontro dai nastri per la versione dell’immigrato, ma soltanto, per dirla con Monai, «un legittimo uso della forza da parte di otto poliziotti e un militare che hanno riportato di peso l’immigrato dall’infermeria alla sua stanza mentre questo opponeva resistenza». Intanto, però, denuncia il Sap, mentre le telecamere erano spente per consentire ai tre esponenti di vedere i filmati, – proprio per tale ragione era stato opposto un iniziale rifiuto – lo stesso tunisino ha picchiato e steso con un pugno al mento un addetto alle pulizie dello Sri Lanka. Prognosi di tre giorni per il ragazzo, che è stato ritrovato in lacrime dai poliziotti che, come afferma il Sap, «non potendo visionare le immagini non sono riusciti a interrompere l’aggressione». Tra l’altro, racconta il segretario provinciale del Sap, Angelo Obit, proprio quell’immigrato, ieri mattina, ha lanciato calcinacci e pietre sugli operatori di vigilanza e venerdì, invece, ha tirato arance contro le telecamere e i militari e li ha insultati. «Nessuno ha ritenuto di fare le proprie scuse alla polizia», osserva Obit. I tre politici denunciano: i materassi sono arrivati soltanto due mesi fa, prima i 22 ospiti dormivano su brande d’acciaio, per dieci mesi non hanno avuto l’ora d’aria in cortile, possibilità offerta da appena un mese, gli ospiti lamentano cibi freddi e poco appetibili. Un immigrato ha definito gli spazi «gabbie per animali»; non è, infine, rispettato il capitolato d’appalto al Cara: mancano barberia e lavanderia. Le proposte dei tre politici? Accorciare i tempi di permanenza, migliorare le condizioni di vita e rimuovere la censura per la stampa, sul cui ingresso al Cie il ministero, anche ieri, ha posto il veto.
dal messaggero Veneto del 28/04/12
Al Cie i politici oggi potranno entrare, i giornalisti no
di Ilaria Purassanta GRADISCA La svolta, sulla carta, risale a dicembre dell’anno scorso, quando il nuovo ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri sospese il divieto di informazione nei Cie e nei Cara, fissato nella circolare 1305 del 1° aprile 2011, che portava la firma di Roberto Maroni. De facto, però, denunciano i firmatari della campagna nazionale “LasciateCIEntrare”, non è cambiato nulla. «Capire e raccontare – scrivono nell’appello giornalisti e politici di spicco, scrittori, associazioni umanitarie e Assostampa – cosa accade in questi luoghi è estremamemnte difficile, a causa della discrezionalità con la quale le richieste di accesso vengono gestite e trattate». Oggi la campagna approda al Cie di Gradisca e i giornalisti, che pure hanno presentato richiesta d’accesso, non potranno entrare. Come mai?Spiegano dalla Prefettura di Gorizia: «La visita è stata differita perché i lavori di ristrutturazione sono ancora in corso. Così ci ha comunicato il ministero. Quando saranno ultimati, forse sarà disposto d a Roma diversamente». Allora porte chiuse anche per i politici del Fvg che hanno aderito, oggi, alla mobilitazione? Niente affatto. Carlo Monai (Idv), Ivano Strizzolo (Pd) e Roberto Antonaz (Rc) potranno entrare al Cie e al Cara. Perché il cantiere non vale come clausola ostativa per tutti, ma solo per i giornalisti? Risposta della Prefettura: «Lo chieda alla Cancellieri, così ha disposto il ministero». Attualmente all’interno del Centro di identificazione e espulsione sono ospitati appena una ventina di immigrati, tutti concentrati nella zona rossa. L’intervento di ristrutturazione, infatti, interessa sia la zona verde che la zona blu. Sono stati installati i nuovi impianti di allarme, rimesse a nuovo le camerate e rifatte le vasche di contenimento parcellizzate. Ovvero si è ritornati indietro rispetto alle prescrizioni della Commissione De Mistura che, come spiega il Sap, Sindacato autonomo di polizia, aveva chiesto di rimuovere gli sbarramenti negli spazi esterni alle camerate, creando un unico spazio comune. Il collaudo delle opere è imminente e, questione di settimane, il Cie potrà entrare a pieno regime (249 unità la capienza massima). Visto che le altre strutture della penisola stanno traboccando immigrati, è assai probabile che Roma decida di sfruttare subito il Cie di Gradisca. Si prevedono, dunque, arrivi in massa. Si riproporrà, così, il problema del potenziamento della vigilanza.