Trieste, 25 aprile. Grave provocazione della polizia

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Il 25 aprile un gruppo di solidali con i quattro compagni arrestati in Val Susa con l’accusa di terrorismo hanno esposto uno striscione di fronte alla Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio in Italia, e distribuito volantini alle persone dirette alle celebrazioni per la festa della liberazione.

 

Mentre dentro l’ex lager si svolgeva la cerimonia, fuori venivano spiegate le ragioni della nostra presenza a fianco di chi in Val Susa lotta contro la devastazione dell’ambiente e la speculazione del potere. A quel punto il vice questore si è avvicinato e ha intimato di interrompere il discorso al megafono perché, secondo lui, “creava disturbo a coloro che erano dentro la Risiera”. Visto che l’ingiunzione non veniva rispettata, ha ordinato a un suo sottoposto, che poi sarebbe rimasto in silenzio assoluto senza in alcun modo farsi riconoscere, di sequestrare il megafono. Alla fine della cerimonia ufficiale lo stesso vice questore si rifiutava di riconsegnare il megafono senza nemmeno notificare un verbale di sequestro.

Una provocazione e un abuso che si commentano da soli. Molte persone presenti all’interno della Risiera (che tra l’altro ha alti muri di cemento) affermano di non aver sentito nulla proveniente da fuori.

In ogni caso c’è stata ampia diffusione dei volantini e molte persone ci hanno dimostrato solidarietà, quindi l’iniziativa è riuscita al di là dei tentativi di silenziarla.

Anche oggi i poliziotti hanno svolto il ruolo a cui sono soliti, cioè mettere a tacere le voci scomode e controcorrente. Quando possono lo fanno con le botte e la galera, quando non possono ricorrono ad altri mezzi o mezzucci. Queste bassezze sicuramente non ci faranno tacere, ma è comunque sempre importante smascherarle.

Ora e sempre resistenza!

 

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Martedì 29 aprile in Via del Bosco 52/a a Trieste

Serata in solidarietà con i NO TAV

alle 19.30 buffet con raccolta di fondi per sostenere le spese legali

alle 20.30 proiezione del video “Una giusta resistenza” e dibattito.

Le interviste agli avvocati che difendono i quattro arrestati ci aiutano a comprendere la gravità dell’attacco repressivo contro il movimento No Tav e contro tutti/e coloro che lottano in difesa delle proprie condizioni di vita.

Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, in carcere dal 9 dicembre, sono accusati di terrorismo per il sabotaggio di un compressore nei cantieri dell’alta velocità in Val Susa e rischiano fino a trent’anni di galera.

 

Organizza NoTav Trieste – inquisiti e solidali

 

Altre foto del 25 aprile:

 

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Megafono bandito…. o addirittura terrorista?

 

Ieri mattina durante l’annuale celebrazione del 25 Aprile presso la Risiera di San Sabba a Trieste, unico campo di sterminio nazista in Italia, la polizia ha compiuto una grave provocazione e intimidazione diretta a colpire la nostra presenza.

In ricordo dei resistenti di ieri e in solidarietà ai resistenti di oggi, in particolar modo i No Tav che oggi si trovano in carcere con l’accusa di “terrorismo”, una ventina di compagne e compagni di fronte all’entrata del lager hanno esposto uno striscione che diceva “ieri banditi oggi terroristi siamo No Tav sempre antifascisti” e distribuito un volantino – riprodotto qui sotto – leggendone il testo al megafono.

Agli sbirri la cosa non è andata giù e probabilmente nemmeno alle autorità comunali cittadine e provinciali che il 25 Aprile predicano bene e il resto dell’anno razzolano male. Appena arrivati, siamo stati subito avvicinati da quello che poi si è qualificato come vicequestore che ci ha diffidato di usare il megafono all’interno della Risiera, dove a suo dire avremmo disturbato la cerimonia ufficiale.

Passata mezz’ora, accompagnato da una squadretta di colleghi in borghese, lo stesso sbirro ci avvicina di nuovo, intimandoci stavolta di non parlare più al megafono nemmeno all’esterno perché, secondo lui, anche da lì disturbavamo la cerimonia ufficiale all’interno. Al chiaro tentativo di zittirci è seguito, poco dopo, il sequestro del megafono strappato di mano al compagno che stava leggendo il volantino. Gli sbirri si rifiutavano di restituirlo o di rilasciare un verbale di sequestro: quello che ce lo aveva materialmente sottratto rifiutava di identificarsi e qualificarsi e alle nostre richieste in tal senso il vicequestore blaterava di volerci denunciare per manifestazione non autorizzata. Tuttora nessuna notifica del sequestro è stata rilasciata.

Proprio come ai tempi del fascismo, la polizia può fare quello che vuole senza rendere conto a nessuno.

In ogni caso, qualora ci volessero denunciare per manifestazione non autorizzata, questa sarebbe la terza accusa rivoltaci in tal senso, visto che il nostro percorso di No Tav – Trieste inquisiti e solidali nasce proprio in reazione ai due processi per le due manifestazioni del febbraio-marzo 2012, quando scendemmo in piazza in solidarietà alla Valsusa assediata dalla polizia e al compagno Luca Abbà che allora rischiava la vita. Stavolta si toccherebbe però l’apice perché verremo denunciati per la “manifestazione non autorizzata” del 25 Aprile alla Risiera di San Sabba, appuntamento ufficiale anche a livello istituzionale.

Il punto invece è proprio l’aver rotto quel clima da vetrina delle autorità che questa manifestazione purtroppo ha assunto, alla faccia di chi è morto non certo per vedersi oggi “celebrato” da gente che devasta i territori, conduce politiche contro i lavoratori, imprigiona e deporta gli immigrati nei “lager democratici” e via dicendo…

Ieri un megafono No Tav è stato bandito dalla polizia durante il 25 Aprile, domani a chi tocca? A quando il “megafono terrorista”, visto che in Valsusa si vuol far passare per terrorismo il danneggiamento di un cantiere?

Non riusciranno comunque a zittirci!

 

 

No Tav Trieste – inquisiti e solidali

 

26 aprile 2014

ieri banditi – oggi terroristi !

 

“Banditi” è il termine con cui i nazifascisti indicavano coloro che si ribellarono alla loro oppressione dando vita alla lotta partigiana.

Sono passati settant’anni da allora, ma la criminalizzazione, nelle parole e nei fatti, di coloro che oggi continuano a ribellarsi a nuove forme di oppressione non è affatto finita.

“Terroristi” è infatti l’accusa che quattro militanti del movimento No Tav di Torino si sono trovati addosso, venendo arrestati la mattina del 9 dicembre scorso.

La magistratura di Torino ha applicato nei loro confronti gli articoli 280 e 270 sexies del codice penale, rispettivamente “attentato terroristico” e “condotte con finalità di terrorismo”. Ricordiamo che il codice penale vigente in Italia è il codice Rocco, introdotto in epoca fascista ma mai cancellato dalla cosiddetta “repubblica nata dalla Resistenza”. Anzi, l’art. 270 sexies è l’ultimo di una seria di derivazioni dell’art. 270 c.p., “associazione sovversiva”, quello con cui il regime di Mussolini perseguitò migliaia di oppositori politici.

L’art. 270 sexies venne introdotto durante la recente epoca di “guerra al terrorismo”, e precisamente dopo gli attentati di Madrid e Londra del 2004-2005, e fa parte di una serie di modifiche alla legislazione penale negli Usa, in Europa e in Italia che configuravano, per l’appunto, un diritto di guerra, finalizzato cioè a condurre una “guerra interna” a chi si opponesse al potere degli stati “democratici”. La definizione che l’art. 270 sexies dà di “terrorismo” è la più larga e indefinita possibile e arriva a includervi “le condotte che (…) sono compiute (…) allo scopo di costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o a astenersi dal compiere un qualsiasi atto”. In tal senso, potrebbe finire in questa definizione pure uno sciopero contro politiche governative o contro imposizioni dell’Unione Europea, tanto per fare un esempio.

E, infatti, ai quattro compagni del movimento No Tav si imputa concretamente solo un atto di sabotaggio al cantiere di Chiomonte, in Valsusa, che ha provocato esclusivamente danni materiali.

Si tratta di un chiaro messaggio minatorio a tutti coloro che, in questa situazione di miseria e malcontento di massa, potrebbero trovare la forza di ribellarsi e reagire con la lotta: operai, studenti, immigrati…

I compagni rischiano fino a trent’anni di carcere e già ora si trova detenuti in condizioni pesantissime: sezioni speciali, isolamento e censura, proprio come ai tempi delle galere di Mussolini.

Siamo qui, di fronte al luogo che a Trieste rappresenta il sacrificio e la lotta contro il nazifascismo, non solo per denunciare tutto ciò, ma per affermare che il movimento No Tav sta dimostrando la capacità di rispondere a questo gravissimo attacco repressivo, con la mobilitazione solidale verso gli arrestati a livello nazionale, che il 10 maggio confluirà in un corteo a Torino.

Abbiamo scelto questo luogo perché la lotta contro il Tav ha dimostrato concretamente cosa significa “ora e sempre Resistenza”, ribellandosi alla devastazione della propria terra in nome del profitto, alla rapina di risorse pubbliche a beneficio delle tasche dei grandi capitalisti, resistendo ad una vera a propria guerra su tutti i piani che lo stato le ha scatenato contro.

Il movimento No Tav percorre lo stesso sentiero dei partigiani mentre la repubblica “democratica” procede ad alta velocità sul binario del fascismo.

La lotta No Tav insegna che è possibile resistere all’attacco costante che Stato e padroni conducono contro le nostre vite. Sta a noi estendere e applicare gli insegnamenti che da essa si possono trarre. E sta a noi, oggi, solidarizzare con i compagni e le compagne che finiscono in carcere per aver partecipato a questa lotta.

 

ORA E SEMPRE NO TAV – ORA E SEMPRE RESISTENZA

 

 

 

NoTav Trieste – inquisiti e solidali

 

Da Il Piccolo

2014-04-26, 22 Nazionale

LA PROTESTA DEI NO TAV: «SEMPRE ANTIFASCISTI»

«Ieri banditi oggi terroristi. Siamo No Tav sempre antifascisti». Questa la scritta sullo striscione inalberato dai No Tav di Trieste che nel corso di tutta la cerimonia alla Risiera hanno tenuto di fronte all’ingresso un comizio al megafono. «Banditi è il termine con cui i nazifascisti indicavano coloro che si ribellarono alla loro oppressione dando vita alla lotta partigiana – hanno denunciato – Sono passati settant’anni da allora, ma la criminalizzazione di coloro che oggi continuano a ribellarsi a nuove forme di oppressione non è finita. Terroristi è infatti l’accusa che quattro militanti del movimento No Tav di Torino si sono trovati addosso, venendo arrestati la mattina del 9 dicembre scorso. Ricordiamo che il codice penale vigente in Italia è il codice Rocco introdotto in epoca fascista, ma mai cancellato dalla cosiddetta “Repubblica nata dalla Resistenza”.» Una serata di solidarietà con i No Tav arrestati è stata annunciata per martedì 29 aprile dalle 19.30 nella sede del gruppo Germinal in via del Bosco 52/a.