Ieri a Colloredo agricoltori divisi tra “duri e puri” e chi teme di finire indagato. Fidenato: appena rientro distribuirò il mais. Si spacca il fronte Ogm, stop alla semina
COLLOREDO DI MONTE ALBANo
Al posto dell’annunciata semina di mais transgenico soltanto una sorta di “prova” per sondare la germinabilità delle sementi nello stesso campo distrutto per ordine della Procura lo scorso 19 luglio e dissequestrato l’altroieri. Un escamotage, la prova, che di fatto nasconde la rottura del fronte pro-Ogm tra i “duri e puri” (Giorgio Fidenato e Leandro Taboga) e chi, come Ennio Dordolo, contesta i toni usati dallo stesso Fidenato contro la Procura e quanti, come i contadini, ieri non se la sono sentita di seminare in grande stile per evitare l’iscrizione nel registro degli indagati. Dalla Sicilia, dove si trova per qualche giorno di ferie, Fidenato assicura che la semina avverrà in settimana e che il timore da parte degli agricoltori «ci sta tutto, tante e tali sono le pressioni». Fidenato rassicura che il fronte pro-Ogm verrà ricompattato al suo rientro dalla Sicilia, in programma mercoledì sera, e quindi nei giorni successivi sarà lui stesso a seminare i 6 mila 500 metri quadrati del campo di proprietà del biologo Taboga. «Non posso assolutamente condannare – dice ancora – chi ha avuto un po’ di timore. Sono situazioni assolutamente comprensibili. Da parte nostra metteremo subito alla prova la nuova legge regionale misteriosamente approvata dai nostri politici di cui non conosciamo il testo di legge spedito a Bruxelles». La “prova” di semina è stata giustificata da Taboga con la necessità di valutare la germinabilità delle sementi Ogm che hanno una data di scadenza. In realtà, lui stesso si era reso conto della necessità di rinviare la semina vera e propria viste le defezioni di Ennio Dordolo e di suo nipote Luca, quest’ultimo indicato come quello che materialmente avrebbe effettuato la semina con il trattore. Per questo, appena saputo delle assenze, aveva invitato gli agricoltori presenti a procedere con la semina a mano, informandoli che chi avesse accettato, con tutta probabilità, sarebbe poi stato iscritto nel registro degli indagati. «Oggi siamo qui – è stata la laconica replica di uno dei presenti – unicamente per festeggiare il dissequestro del campo. Poi, in settimana qualcuno provvederà alla semina». Ma non è questo il solo punto di frizione nel fronte Ogm. Diversi agricoltori hanno infatti contestato la modalità con cui si è arrivati all’appuntamento di ieri. «Meglio sarebbe stato – afferma un altro agricoltore – seminare senza farlo sapere e poi riferirlo ai media a cosa fatta. Così abbiamo soltanto prestato il fianco agli avversari del transgenico». Alla fine comunque tutti d’accordo sulla scelta della semina di “prova” e sull’opportunità del rinvio. «La vera notizia di oggi – sono ancora le parole di Taboga – è che il trattamento delle vespe anti-piralide non ha sortito grandi risultati. Qui c’è un campo trattato in questo modo e uno con i pesticidi. Bene, la vespetta è risultata efficace, ma soltanto per il 20 per cento del mais, mentre i pesticidi si sono dimostrati nettamente più efficaci. A questo punto gli agricoltori e gli utenti devono capire che le alternative sono soltanto due: o la scelta del mais trattato con i pesticidi, oppure quello transgenico. Noi continuiamo a dire che il mais Ogm è assolutamente sicuro e innocuo rispetto al trattamento con i pesticidi». Ieri nel campo di Colloredo di Monte Albano c’è stato anche un sopralluogo della Forestale che ha preso atto che nulla è stato seminato.
Dal Messaggero Vento dell’08 settembre 2014 di Domenico Pecile