da Il Piccolo del 5 dicembre 2013 Pagina 25 – Gorizia-Monfalcone
Amianto, sono 285 i morti in vent’anni
A questi si aggiungono 201 nuovi casi fra il 1995 e il 2007. Esposto il 92% di chi si è rivolto finora al centro di San Polo
In vent’anni, dal 1993 al 2012, sono stati 285 i morti per mesotelioma nella provincia di Gorizia. Altrettanto elevato, e per di più in un arco di tempo più breve, quello dei nuovi casi di questo tumore, attribuito con certezza all’esposizione all’amianto, che nel periodo 1995-2007 sono stati 201, di cui la maggior parte (158) relativi a uomini (e i restanti 43 a donne). Il drammatico quadro è stato illustrato, ieri a Staranzano, da Maria Teresa Padovan, direttore programmazione e controllo di gestione dell’Azienda sanitaria Isontina, al convegno sull’esposizione all’amianto e le problematiche sanitarie correlate, organizzato alla sala Delbianco dalla stessa Ass 2. «I dati del registro regionale dei tumori e di quello dei decessi – ha rilevato Padovan – dimostrano come negli ultimi anni vi siano stati eccessi di nuovi casi e di mortalità per malattie asbesto-correlate nella provincia di Gorizia. E la mortalità per mesotelioma è più elevata tra la popolazione isontina rispetto al valore medio regionale». L’amianto è potenzialmente cancerogeno anche in altri organi, ad esempio il polmone, ma «la percentuale attribuibile all’amianto nel tumore al polmone – ha sottolineato Padovan – è piccola ed è sicuramente più molto più bassa di quella assegnabile al fumo. E’ comunque ampiamente dimostrata la sinergia tra fumo e amianto nello sviluppo del tumore al polmone». Padovan ha anche evidenziato come i nuovi casi di mesotelioma, ma anche quelli di mortalità, nella nostra provincia siano al momento pressochè stabili, se non in leggero calo. «Le stime – ha precisato – convergono verso un picco che è già stato raggiunto, o sta per esserlo, e un declino marcato a partire dal 2015-2020». Che l’esposizione all’amianto abbia colpito e stia ancora colpendo pesantemente la popolazione del monfalconese e di tutto l’Isontino è dimostrato poi dall’attività del Centro di riferimento unico per l’amianto (Crua), istituito all’ospedale di San Polo in base al decreto regionale 1195 del 2012 e costituito il 20 maggio scorso con una specifica delibera dell’Ass 2. «Il centro è funzionante al 95%», ha affermato il direttore, dottor Paolo Barbina, il quale ha poi reso noti alcuni dati sui primi mesi (dal primo giugno al 30 novembre) di funzionamento del centro. Risulta così che il 91% delle persone che hanno fatto richiesta si è poi rivolto all’ambulatorio, e che di queste il 92% è risultato essere stato esposto all’amianto. Sono poi il 35% i casi segnalati per una sospetta patologia professionale correlata all’amianto. Di questa quota, il 73% è risultato presentare ispessimenti e/o placche pleuriche, l’11% asbestosi, il 5% neoplasie polmonari e l’11% mesoteliomi. Significativi anche i dati, presentati sempre da Barbina, riguardanti le diverse attività economiche legate alle patologie amianto-correlate nel periodo 1994-2011, sempre nel territorio dell’Ass 2. Emerge così che per il 56,3% l’attività non è determinabile (quei lavoratori hanno operato in più aziende in cui si faceva uso di amianto), mentre il 40% è riferibile alla metalmeccanica. Quote molto più basse interessano i servizi (1,2%), le costruzioni (0,6%), l’industria chimica e il petrolio (0,5%) e altre attività (1,4%). Per quanto riguarda invece i tumori originati dall’amianto, nel 64% dei casi il tipo di azienda non è determinabile, il 32,1% è riferibile alla metalmeccanica e l’1,6% ai servizi. Valori più bassi interessano infine le costruzioni (0,4%), l’industria chimica e il petrolio (0,4%) e altri comparti (1,6%).