da Il Piccolo
Uranio nel porto di Trieste: questa notte il trasporto a rischio entrerà in regione da Latisana
La partenza da Vercelli del carico radioattivo avverrà nella serata, il convoglio attraverserà tutto il Nord Italia con chiusura dell’autostrada al suo passaggio. Arrivo al Molo VII poco prima dell’alba. Studiati piani di emergenza da adottare in caso di incendi e blitz dimostrativi
TRIESTE. Uranio, è scattato il count down. E’ previsto per stanotte (a meno di contr’ordini dell’ultimo istante) il trasporto delle barre d’uranio provenienti dal deposito di Avogadro di Saluggia in provincia di Vercelli, destinate al Porto nuovo di Trieste.
L’orario esatto viene tenuto riservato per il timore di un’azione degli ambientalisti. La paura è che qualcuno, conoscendo la tempistica, possa arrivare a bloccare addirittura l’autostrada. Ma ormai la voce si è sparsa: il convoglio blindato con le scorte partirà dal Piemonte in serata, è atteso in veneto verso l’una e l’arrivo a Trieste è previsto poco prima dell’alba. L’autostrada verrà chiusa al passaggio dei mezzi. Il convoglio, tra tir a prova di radiazioni, personale della sicurezza, staff di pronto intervento e forze dell’ordine, dovrebbe essere lungo un paio di chilometri, dalla testa alla coda.
Ieri mattina in prefettura a Trieste è stata convocata, in anticipo rispetto al previsto, la Conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato i rappresentanti della Regione e dei Comuni interessati al transito delle barre d’uranio oltre che delle forze dell’ordine. Così è stato consegnato l’atteso piano di emergenza provinciale. Tre faldoni: uno riferito al territorio della provincia di Trieste, l’altro di Gorizia e infine quello di Udine. Perché il percorso del convoglio composto da una decina di mezzi con la centro il Tir con il carico nucleare.
Arriverà al Molo settimo per essere imbarcato sulla “Sea Bird” il cargo danese che farà rotta verso il porto di Charleston negli Stati Uniti. Solo in provincia di Trieste saranno impiegati per la sicurezza un centinaio tra poliziotti e carabinieri, così prevede l’ordinanza che il questore Giuseppe Padulano si accinge a firmare. Durante il transito lungo l’A4 prima e il raccordo poi, saranno progressivamente bloccati al transito di chiunque tutti gli accessi i ponti e i cavalcavia.
Nel piano di emergenza, molto articolato, viene descritto sia il combustibile da trasportare, sia quello già presente nella stiva della nave quando attraccherà alla banchina Frigomar. Infatti la “Sea Bird” arriverà dallo scalo di Capodistria dove, poche ore prima della tappa triestina, saranno imbarcati 91 elementi di combustibile tipo Triga provenienti dal reattore Mark II di Vienna e una sorgente neutronica di Plutonio-Berillio.
Ma il capitolo più importante è quello riguardante le modalità di trasporto e le misure di sicurezza. Vengono ipotizzati vari tipi di incidenti sia per la fase di trasporto stradale che per quella marittima. Il primo scenario è quello di una collisione «tra il mezzo di trasporto con a bordo il contenitore e un’autocisterna con liquido infiammabile con conseguente sviluppo di incendio. In questo caso (secondo gli esperti assolutamente improbabile) le conseguenze radiologiche per l’ambiente circostante e la popolazione sarebbero importanti. Perché «il maggior contributo alla dose è dovuto all’inalazione», così si legge nel piano. Viene previsto, in questo caso, di predisporre un’area di rispetto attorno al luogo dell’incidente.
«Dalla stima emerge che già a 400 metri di distanza – così si legge – è garantito il rispetto dei livelli massimi di radioattività negli alimenti in caso di emergenze nucleari e radiologiche». Per questo l’eventuale fascia arriverebbe a oltre un chilometro. Ma vengono anche ipotizzati altri scenari, come quello della compromissione dell’ancoraggio e il conseguente spostamento del contenitore (cask). E infine si affronta pure l’ipotesi dei blocchi dimostrativi.
Viene precisato che il trasporto viene effettuato con uno speciale autoveicolo e che il contenitore ha superato senza danni una prova di caduta da un’altezza di nove metri e una prova termica della durata di 30 minuti con esposizione a un fuoco che lo avvolga completamente e una temperatura pari ad almeno 800 gradi.
Nel piano vengono ipotizzati anche incidenti sia durante la movimentazione sia durante il trasporto marittimo. Si parla di tamponamento in porto e della caduta del carico durante le operazioni di stivaggio. Infine si parla anche della possibilità di abbordaggio della nave e dell’eventuale affondamento. In questo senso viene precisato che il contenitore utilizzato è collaudato per resistere alle pressioni fino a 200 metri di profondità.