Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
AGGIORNAMENTO DEL 02 SETTEMBRE dalla Tenda per la pace e i diritti:
Venerdì notte siamo state davanti al CIE perchè c’era una minaccia di uso della forza per tirarli giù dal tetto, dopo le fughe del giorno stesso.
Alla fine i migranti sono scesi e sono stati chiusi nelle camere. Da quel giorno le forze dell’ordine si trovano in maniera fissa nei corridoi antistanti le gabbie e camere (ricordiamo che l’accesso di polizia&co nella parte dove si trovano recluse le persone è consentita solo su chiamata per “emergenza” da parte degli operatori)
Evidentemente anche qui la Prefettura ha messo lo zampino per definire la situazione stabilmente emergenziale.
La presenza costante delle forze dell’ordine ha innescato un’escalation di provocazioni da una e dell’altra parte… che porterà a breve a far risaltare la situazione…
I migranti all’interno denunciano che 4 delle 10 persone fuggite sabato, sono state riprese e picchiate.
Dal Piccolo del 01/09/13
Evasione bis dal Cie, spariti due immigrati
di Luigi Murciano Ancora evasioni dal Cie di Gradisca. L’altra sera dodici immigrati, tra i principali attori dei danneggiamenti delle scorse settimane, hanno tentato di fuggire dall’ex caserma Polonio, in cui continua l’occupazione a oltranza dei tetti. Sei hanno abbandonato presto il disegno originale, rientrando rapidamente al centro, altri sei invece sono riusciti a riguadagnare la libertà. Soltanto due di loro, però, hanno centrato realmente l’obiettivo, allontanandosi e facendo perdere le proprie tracce. Gli altri sono stati intercettati poco dopo nelle vicinanze. Dei quattro immigrati riportati dentro i cancelli del Cie, due hanno accettato, seppur controvoglia, di far rientro nelle rispettive camerate, mentre altri due hanno dato letteralmente in escandescenze, dando vita a scontri con la polizia. Scontri nei quali sono rimasti lievemente contusi due agenti. I responsabili dell’aggressione sono già stati arrestati: si tratta di due cittadini marocchini, accusati di per resistenza e violenze. Uno avrebbe alle spalle gravi precedenti per rapina. I clandestini sono riusciti a fuggire ancora una volta dal lato confinante con il vicino Cara, approfittando del clima di confusione che regna nel centro, sempre interessato dalla “protesta dei tetti”. Una forma di mobilitazione che dura ormai da tre settimane e che, nelle ultime ore, ha registrato un picco di tensione legato alla proroga del trattenimento di alcuni ospiti dell’ex caserma. Durissimo il giudizio delle forze dell’ordine sui nuovi disordini. «Ci dicano a chi consegnare le chiavi – afferma ironicamente Angelo Obit, segretario provinciale del Sap -. Era evidente fin dall’inizio che non sistemare la rete di ferro lungo il tunnel centrale sul quale si aprono le vasche (è da li che gli immigrati salgono sui tetti nrd) si sarebbe rivelato un errore». Il problema individuato più volte dagli operatori di polizia è l’uscita in massa dalle zone comuni all’aperto, subito all’esterno delle camere. «Per questo era stata suggerita l’installazione di tornelli che, come noto, sono sistemi di controllo che permettono il passaggio di una persona per volta: ma è stata brutalmente scartata». E dire che è stato rinforzato il perimetro della struttura, fatta eccezione proprio per la parte confinante con il Cara, raggiunto il quale è un gioco da ragazzi dileguarsi. Soluzioni e punti deboli a quanto pare conosciuti benissimo dagli immigrati. «Eppure – conclude Obit – non si sono adottati rimedi: si va avanti con soluzioni tampone con l’unica disposizione di gestire l’ordine evitando soluzioni di forza. A questo punto chiediamo davvero a chi dobbiamo consegnare le chiavi. Converrebbe evidentemente – conclude il segretario del Sap – occuparsi della sicurezza dei cittadini della provincia e fare prevenzione sul territorio piuttosto che della vigilanza di una struttura che, per come è congegnata ed organizzata, non consente un controllo efficace. Qualcuno grida allo scandalo tirando in ballo la presunta, e in realtà del tutto infondata, “violazione dei diritti umani”. Ma il vero scandalo è il fatto che il Cie sia un territorio franco dove è consentito violare le leggi». Sul caso Gradisca tornano a farsi sentire anche gli esponenti regionali di Sel, pronti ad attaccare in particolare le posizioni “pro Cie” del Pdl. «La linea del partito di Berlusconi è sempre la stessa: deboli con i forti e forti con i deboli – attacca Giulio Lauri -. Ai consiglieri Pdl ricordo però i pregiudicati rappresentano solo una piccola percentuale dei migranti trattenuti nei Cie. Se uno straniero arriva lì, infatti, è perchè i propri conti con la giustizia, contrariamente ad altri che in Italia commettono i reati e non vanno in carcere, li hanno già saldati».
Dal Piccolo del 31/08/13
Immigrati sui tetti, al Cie protesta a oltranza
di Luigi Murciano GRADISCA Prosegue a oltranza la protesta dei clandestini al Cie di Gradisca. Gli immigrati continuano ad alternarsi a turno nell’occupazione del tetto della struttura, che erano riusciti nuovamente a raggiungere nella serata di mercoledi. Sono una quindicina i nordafricani più determinati nella protesta. Ha raccolto le loro istanze la deputata del Sel, Serena Pellegrino, che giovedi sera ha visitato l’ex caserma Polonio: «Di scendere dal tetto non se ne parla. Il coro è unanime: non più di sei mesi di trattenimento» riferisce la parlamentare. Gli immigrati sono risaliti sul tetto, dopo che uno degli ospiti, da 16 mesi rinchiuso al Cie, si è visto prorogare di ulteriori 60 giorni la sua permanenza. Secondo Pellegrino «i consolati e le ambasciate non fanno quanto potrebbero. Forse – aggiunge – se dopo 14 mesi non sono riusciti a “riconoscere” un proprio cittadino, il problema è che non lo vogliono riconoscere». Intanto arriva la conferma della visita alla struttura, il 9 settembre, da parte del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Altri consiglieri regionali, in una delegazione capeggiata da Giulio Lauri (Sel) avrebbero dovuto visitare il Cie nei giorni scorsi, ma per un vizio burocratico il sopralluogo è stato rinviato. «È poco condivisibile – commenta Lauri – che un consigliere regionale del territorio o i giornalisti non possano visitare il Cie e rendersi conto con i propri occhi di ciò che avviene all’interno. La normativa va cambiata e, per come sono concepiti, i centri vanno chiusi, a partire da Gradisca. E non parlerei sensazionalisticamente di “rivolta” degli ospiti, ma di una ferma e condivisibile protesta contro questo sistema inaccettabile». Prosegue anche il dibattito sulle condizioni di sicurezza della struttura: «L’occupazione di massa dei tetti poteva essere evitata con il semplice utilizzo di tornelli – è il parere del Sap espressso dal segretario provinciale Angelo Obit -. Agli agenti fa male sentir dire che all’interno del Cie non vengono rispettati i diritti umani. Le forze dell’ordine si limitano ad applicare, spesso con enorme buonsenso, una normativa democraticamente approvata dalla politica. La stessa politica che oggi soffia sul fuoco della tensione adesso dovrebbe, se lo ritiene, cambiare quelle normative alla luce delle criticità emerse. Ma non si accusi in maniera ideologica chi serve e rappresenta lo Stato». Attualmente il normale dispositivo di sicurezza prevede 4 uomini della Questura – tra cui l’ispettore di turno -, altri 4 del reparto mobile di Padova o carabinieri, 2 finanzieri e 20 militari. Solo nei momenti di difficoltà ad ogni turno vengono aggiunti 10 operatori del Reparto Mobile. Per fare un paragone, al Cie di Torino il dispositivo prevede mediamente ben 50 uomini in più, nonostante le presenze siano le medesime.
30 agosto ore 16.00
I migranti sono tutt’ora sul tetto e intenzionati a resistere.
La questione su cui puntano l’attenzione in questo momento è il giudice di pace, in particolare chiedono che se ne vada il giudice che ha fatto le ultime 4 convalide…
Ieri sono entrate l’on. Pellegrino e la nuova assessore all’immigrazione della Provincia di Gorizia (Ilaria Cecot) niente di rilevante da segnalare tranne che i migranti hanno fatto capire la loro determinazione.
Sono scappati dal lato confinante con il vicino Cara approfittando del clima di confusione
GRADISCA Ancora evasioni dal Cie di Gradisca. Nel pomeriggio di venerdi 30 agosto quattro clandestini, tra gli autori dei danneggiamenti delle scorse settimane, hanno fatto perdere le proprie tracce dall’ex caserma Polonio, di cui i “trattenuti” stanno occupando a oltranza i tetti con una nuova protesta. I clandestini sono riusciti a fuggire ancora una volta dal lato confinante con il vicino Cara, approfittando del clima di confusione di queste ore. Durissimo il giudizio delle forze dell’ordine sull’episodio. «Ci dicano a chi consegnare le chiavi».(l.m.
Dal Piccolo del 30/08/13
Proteste senza fine al Cie, altri due feriti
di Luigi Murciano GRADISCA Clandestini nuovamente sui tetti, è ancora bagarre al Cie di Gradisca. L’allarme è scattato mercoledì sera, quando un gruppo di una ventina di trattenuti all’ex Polonio ha forzato le barriere, riuscendo ad uscire dalle vasche di contenimento e a salire nella zona già teatro delle proteste dei giorni scorsi. Almeno in due hanno tentato senza successo la fuga: uno di loro si è ferito in maniera non grave cadendo a terra nel tentativo di raggiungere il muro di cinta aggrappato ad una sorta di fune rudimentale che ha cercato di agganciare alle sbarre. L’uomo non ha voluto desistere dal suo proposito (con gli agenti che avevano piazzato una scala per farlo scendere) quando la corda improvvisata ha ceduto facendogli compiere un volo di 4 metri. E’ stato soccorso dagli uomini del 118 e ricoverato al nosocomio di Gorizia, dal quale è stato dimesso facendo ritorno al Cie già durante la notte. Rovinosa caduta anche per un secondo straniero che non è riuscito a scavalcare le barriere per questione di centimetri. Non vi sono stati comunque scontri fra gli “ospiti” e le forze dell’ordine. Fonti interne alla polizia smentiscono con decisione, fra l’altro, la notizia secondo cui anche gli agenti sarebbero saliti sui tetti nel tentativo di riportare nelle camerate i “rivoltosi”. L’ordine della Questura al contrario è quello di controllare la situazione evitando il contatto fisico. I trattenuti, quattordici, hanno continuato ad occupare il tetto per tutta la giornata, dichiarando di volervi rimanere ad oltranza. Il “casus belli” della nuova protesta sono state le convalide di fermo per altri due mesi comminate dal giudice di pace nei confronti di 4 delle persone trattenute al Cie, una delle quali si trova all’ex Polonio da ormai 14 mesi. Altre persone colpite dal provvedimento hanno moglie e figli nel nostro Paese. Altri due avrebbero inoltrato senza successo richiesta di rimpatrio . Torna quindi d’attualità il tema dei tempi di “detenzione” nei Cie, tempi che sono acuiti anche dalla lentezza e a volte negligenza con cui i Paesi d’origine di queste persone colpite da decreto di espulsione avviano le procedure di rimpatrio. «Non abbiamo prospettive», «La vita qui non conta più niente», «Siamo come cani, molto meglio il carcere». Altri ospiti hanno persino chiesto il trasferimento in altri Cie. Nel frattempo il trattenuto agerino che aveva spaccato il naso ad un operatore con un pugno al volto è stato processato per direttissima e condannato a sei mesi di reclusione. E’ stato tradotto a Gorizia, nella casa circondariale via Barzellini. Ieri sera l’on. Serena Pellegrino (Sel) ha svolto una nuova visita al Cie per proporre eventuali mediazioni. La nuova protesta è andata in scena proprio quando a Roma si è svolto un incontro fra i funzionari del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e le Questure il cui territorio ospita un Cie. Sul tavolo le criticità di questi giorni e le possibili soluzioni operative.
Il Pdl: «A Gradisca delinquenti comuni»
Sul caso del Cie di Gradisca e sulla sua eventuale chiusura si muove anche la politica. In una lettera al presidente della Regione Serracchiani, i consiglieri del Pdl Ziberna, Novelli, Colautti, Cargnelutti, Ciriani e Riccardi esprimono la loro «perplessità». «Noi riteniamo – scrivono – che su problemi di questa portata, che si ripercuotono in diversi quanto delicati ambiti (dalla sicurezza degli ospiti a quella della popolazione, alle condizioni di vita all’interno delle strutture ed a quelle degli operatori di polizia, sino alle relazioni internazionali), si debba abbandonare quella demagogia con cui questa Giunta ha prevalentemente operato. Chi oggi chiede tout court la chiusura dei Cie in Italia – continuano i berluscones – è come se chiedesse la chiusura delle carceri e la conseguente messa in libertà dei detenuti. Perché chi fa questa proposta deve avere il coraggio di dire ai cittadini che la maggior parte dei clandestini stanno scontando pene detentive per stupro, rapina, spaccio di stupefacenti, violenza».
Dal Piccolo on line del 29/08/13
Immigrati di nuovo sul tetto del Cie di Gradisca: un ferito
Venti ospiti del Cie sono saliti attorno alle 23 sul tetto della struttura, scandendo lo slogan “Libertà! Libertà!”
Nuova rivolta al Cie di Gradisca. Venti ospiti della struttura per immigrati, sono saliti sui tetti attorno alle 23. Non si hanno notizie di feriti anche se sul posto è intervenuta l’ambulanza del 118. Al contrario delle altre volte, non sono stati allertati i vigili del fuoco. Sui tetti gli immigrati scandiscono lo slogan “libertà!libertà”. Un immigrato è caduto dal tetto ed è stato portato con l’ambulanza all’ospedale di Gorizia.
Dal Piccolo del 29/08/13
Immigrato aggredisce un operatore del Cie
di Luigi Murciano GRADISCA Con un cazzotto rompe il naso a un operatore del Cie di Gradisca: «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno». È stato accontentato: prima con l’arresto, poi con il processo per direttissima. Protagonista dell’ennesimo episodio di tensione dentro le mure del centro isontino, un cittadino algerino, 38enne, di cui non sono state rese note le generalità. I dettagli dell’accaduto sono piuttosto frammentari, ma raccontano di una vera e propria aggressione che il nordafricano avrebbe perpetrato nei confronti di un dipendente della Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce la struttura. L’aggredito sarebbe anch’esso del Nord Africa: un uomo di nazionalità marocchina, ma residente da tempo a Gradisca dove abita con la famiglia. Non è chiaro se il gesto sia scaturito da precedenti dissapori fra i due nordafricani o se piuttosto sia stato causato da un improvviso diverbio. Di certo l’algerino secondo la testimonianza di alcuni operatori avrebbe affermato in quei momenti “caldi” di non avere niente da perdere e di preferire di gran lunga una detenzione in carcere alla permanenza a tempo indeterminato nel Cie. «È un messaggio molto pericoloso – confida un operatore – perchè rischia di ingenerare altri episodi violenti. Siamo abituati alle continue minacce ma in questi giorni in molti hanno soffiato sul fuoco della tensione e la situazione all’interno è ancora molto delicata. Il Cie è peggio di un penitenziario? Vero o falso che sia – aggiunge -, se fra gli ospiti passasse il concetto che aggredire gli operatori vale un trasferimento in carcere qui dentro diventerebbe ancor di più un incubo». Nei mesi scorsi una dipendente era stata colpita alla testa con un lucchetto da un trattenuto al Cie di Gradisca. Intanto trapela anche la notizia che a Ferragosto ai dipendenti sono stati pagati gli stipendi di maggio. Sono quindi sempre tre le mensilità arretrate per dei lavoratori che continuano ad operare in condizioni estremamente complesse. Il Sap, sindacato autonomo di polizia, ha recentemente auspicato che gli operatori possano essere formati professionalmente per gestire situazioni di questo tipo anzichè essere mandati allo sbaraglio. Forze dell’ordine e militari come noto presidiano il perimetro esterno dell’ex Polonio e intervengono soltanto in caso di emergenze.
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Domenica 1 settembre a Vivaro si terrà un presidio contro la semina di mais OGM. Sarà anche il luogo simbolico dove si scontreranno due modi diversi di intendere il proprio rapporto con la terra e con il cibo: ad un modello di agricoltura industriale estensiva, fondato sulla monocoltura e su rapporti monopolistici e di tipo privatistico contrapponiamo un modello agricolo costruito dal basso, fatto di relazioni umane e sociali, condiviso ed autonomo, favorevole alla biodiversità e fondato sul principio della sovranità alimentare.
La semina di mais OGM a Vivaro ha come obiettivo quello di fare da apripista per altri coltivatori e di forzare la mano di modo che i governi locali e nazionali possano legittimare l’uso di OGM prima in forma sperimentale, per poi lasciare le briglie sciolte quando oramai la diffusione e la contaminazione è irreversibile.
In questo senso va la modifica della legge regionale (5/2011) che vietava tali coltivazioni, motivando tale atto come un recepimento delle normative europee, con l’introduzione della clausola di “coesistenza” che di fatto apre la strada alle coltivazioni OGM. Allo stesso modo, anche la recente quanto tardiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del D.L.187 del 10 agosto 2013 che vieta la coltivazione di mais MON810 e che, non essendo retroattivo, non permette la bonifica dei campi coltivati con OGM presenti nel nostro territorio. Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
COMUNICATO DI INIZIATIVA LIBERTARIA
RASSEGNA STAMPA
Foto della manifestazione (circa 200 persone) di Vivaro del 1 settembre 2013
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Il mais malato di Fidenato
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Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati FVG
A breve uscirà un comunicato del Comitato NOTAV di Trieste e del Carso.
Dal Piccolo del 01/09/13
La Tav? Né sì né no La giunta decide di tirare il freno
Non sventra la Val Rosandra, come a suo tempo in tanti avevano temuto, ma il Carso triestino lo buca lo stesso, nella sua parte alta, occidentale, dalle porte di Duino fino alla “pancia” di Villa Giulia, nella zona di via Cantù, dove la futura Tav è destinata ad essere allacciata senza uscire allo scoperto direttamente alla circonvallazione sotterranea esistente, la cosiddetta “linea di cintura” che punta verso la linea portuale che ha il suo “terminal” nella stazione di Campo Marzio. L’ultimo progetto preliminare della Ronchi-Trieste sostitutivo del piano originario del 2003 – redatto a fine 2010 in scia ai dettami del Cipe in base ai quali la tratta è stata inserita nell’«elenco delle opere ed interventi strategici» individuati dal Governo nel 2006 – prevede in effetti per la Tav una lunghezza di oltre 23 chilometri su e in suolo provinciale sui 36 e mezzo dell’intera Ronchi-Trieste. Di questi, quasi 22 sono sotterranei. L’opera dovrebbe riemergere per un chilometro e poco più solo in prossimità dello snodo di Aurisina. Il resto è progettato che corra sotto Ceroglie, Malchina, Slivia e poi Santa Croce, Campo Sacro, Prosecco, Piscianzi fino, per l’appunto, a Villa Giulia. (pi.ra.) di Piero Rauber Un anno fa obiettava, fabbricava domande, ma professava fede. Ora s’è irrigidito. È diventato – ufficialmente, causa «mancata o incompleta risposta ad alcune prescrizioni» – agnostico. Il Comune – in scia alla recentissima e non dissimile decisione assunta dalla Provincia – tira il freno a mano lungo l’iter burocratico che dovrebbe portare, entro il 2040, alla realizzazione della Ronchi-Trieste, la tratta locale della Tav. La giunta Cosolini è fresca di delibera nella quale – «seppur ribadendo il valore strategico di un sistema infrastrutturale di trasporto e di comunicazione adeguato alla funzione logistica e portuale, alla collocazione europea», con tanto di richiesta all’amministrazione Serracchiani di «un intervento nei confronti di Governo e Ferrovie per un pronto confronto che sciolga i nodi aperti» – ha stabilito di «non esprimere parere» sulla versione del progetto preliminare della Ronchi-Trieste aggiornata con le ultime integrazioni ambientali. Una versione che Italferr ha spedito alla Regione, in risposta alle condizioni e alle prescrizioni che la stessa Regione aveva raccolto da tutti gli enti locali, sintetizzato e inviato al Ministero dell’Ambiente nell’ambito della procedura di Via. La delibera – il cui valore non è vincolante per Regione e Governo ma ha comunque un forte sapore simbolico – ora sta transitando nelle circoscrizioni, poi tornerà in giunta, quindi si avvierà all’ultima parola del Consiglio comunale, la cui discussione con voto decisivo dovrebbe essere calendarizzata entro un paio di settimane. La conclusione alla quale arriva però il provvedimento è già preda di polemiche, con la maggioranza (si legga sotto, ndr) accusata dalle opposizioni di aver deciso di non decidere per evitare pubbliche spaccature come quando, nell’estate del 2012, il centrodestra venne in soccorso al Pd per far passare il parere favorevole condizionato proprio sulla Tav, osteggiato dall’ala sinistra della maggioranza stessa. L’ultimo documento, dopotutto, è entrato in giunta – portato da Umberto Laureni, l’assessore all’Ambiente in quota Sel – con un parere originariamente contrario stilato dagli uffici tecnici. È uscito appunto senza più parere. Eppure la delibera – 25 pagine dense di citazioni della storia dell’iter avviato ancora nel 2003 – è piuttosto convincente: gli uffici tecnici certificano, e qui la politica conta fino a un certo punto, che Italferr non ha esaudito ben 11 prescrizioni delle 24 cui il Comune l’anno scorso aveva condizionato il proprio parere favorevole. Si va dall’assenza di allegati che individuino fin d’ora le connessioni triestine – tra lo sbocco del tragitto carsico in galleria in prossimità di via Cantù e le stazioni di piazza Libertà, Campo Marzio e Opicina – alla carenza di studi sullo smaltimento degli inerti e sull’incidenza del traffico pesante legato al cantiere di imbocco galleria che Italferr localizza in via Marziale, sopra via Commerciale. Ma le due condizioni più pesanti che l’amministrazione Cosolini ritiene oggi non soddisfatte riguardano due sostanziali royalty. Una è «la necessità di prevedere un adeguamento delle infrastrutture ferroviarie più direttamente connesse al Porto» per raddoppiare la lunghezza dei treni-merci, l’altra è «la progettazione preliminare che preveda il collegamento del tracciato oltre il Porto fino a Capodistria». «Alcune delle nostre prescrizioni – spiega Laureni – non hanno avuto risposta, e altre non sono state trovate nei corposi documenti di Italferr, ma la mancanza di un parere negativo finale deriva dal fatto che abbiamo inteso riconoscere anche una indubbia difficoltà di interpretazione e mediazione dal momento che Italferr ha risposto a una serie di quesiti che prima la Regione e poi il Ministero hanno sintetizzato partendo da una miriade di osservazioni fatte da tutti gli enti chiamati a esprimersi, non solo dal Comune di Trieste». @PierRaub
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Come sempre i giornalisti brillano per professionalità e danno visibilità solamente a una delle componenti della manifestazione.
Messaggero Veneto del 02/09/13
“No Ogm”, tensione e piantine distrutte
Hanno invaso il campo seminato a mais Ogm di Giorgio Fidenato e distrutto diverse pannocchie, nonché il cartello indicante la proprietà privata, incuranti di possibili denunce e della massiccia presenza di forze dell’ordine (una sessantina di agenti). Avevano garantito, almeno a inizio mattinata, che non ci sarebbero state azioni di danneggiamento della coltivazione, ma così non è stato. E quello di ieri mattina a Vivaro ha tutta l’aria di non rimanere un episodio isolato. Gli ambientalisti contrari al biotech, che hanno preso parte alla manifestazione anti-Ogm, minacciano di mettere in campo azioni più pesanti. Intendono trebbiare con le gambe la coltivazione di Fidenato, come già fatto il 9 agosto 2010. In prima linea Luca Tornatore, dei centri sociali del Nordest. «Nessuna azione violenta, anzi. La nostra è resistenza. Quella di Fidenato è una violenza con gravi ripercussioni» è il commento di Tornatore, che, assieme ad altri ambientalisti, si è dichiarato pronto a «trebbiare, a breve, con le gambe il campo di Vivaro. Non escludiamo questa possibilità – ha detto -. La distruzione, comunque, dovrebbe già essere messa in atto sulla base del decreto interministriale di luglio, che vieta le coltivazioni Ogm». Tornatore ha rimarcato di non avere alcun timore per i provvedimenti che verranno assunti dopo l’atto di ieri. Ci sono gli estremi per una denuncia, ma questo è secondario per gli ambientalisti contrari al biotech. Oltre al danno alla coltivazione, infatti, è stata violata la proprietà privata. Il campo di Fidenato è circondato da una catena e in più punti sono presenti cartelli indicati il divieto d’accesso. I manifestanti hanno abbattuto i cartelli e si sono fatti spazio tra le pannocchie, distruggendone una parte. «Ci denuncino pure per quanto fatto – ha dichiarato Tornatore -: non abbiamo alcun timore e combatteremo anche questa battaglia nei tribunali. E’ necessario fare spazio alla vita dentro questo campi: quanto abbiamo messo in atto stamattina (ieri per chi legge, ndr) era il minimo che potessimo fare. Un atto simbolico per fare capire che sono le pratiche di massa a creare la legittimità. E’ necessario formare una coalizione sociale non soltanto contro gli Ogm, ma contro il sistema dell’agricoltura che va rivisto». In realtà, stando a quanto dichiarato dai manifestanti in apertura di mattinata, non doveva esserci alcuna invasione del campo di Fidenato. Tantomeno una distruzione. Era previsto solamente il deposito di alcune zolle di terra «non contaminate da semi alieni», come loro stessi hanno definito gli Ogm, accanto alla coltivazione. «Abbiamo deciso di non danneggiare una proprietà privata, ma di limitarci a un gesto simbolico di decontaminazione» aveva dichiarato intorno alle 10.30 Oscar Missero, coordinatore di Tutela biodiversità. Poi, però, la situazione, dopo le 11, è degenerata. Nel corso della mattinata, vari rappresentati dei gruppi contrari al biotech hanno espresso il proprio parere sulla questione. «Chi si schiera a favore degli Ogm compie un atto grave – ha dichiarato Graziano Ganzit, ex presidente di Pro bio -. Fidenato deve ricordarsi che quell’appezzamento che coltiva non è suo, ma è un pezzo di terra friulano. Dobbiamo puntare alla sovranità alimentare, altrimenti siamo finiti». Dopo pranzo, una discussione accesa tra tre agricoltori di Buttrio, favorevoli al biotech, e i manifestanti ha richiesto l’intervento della Digos e delle altre forze dell’ordine presenti. Nessuna violenza, soltanto uno scontro verbale che si è poi concluso con l’allontanamento degli agricoltori. Giulia Sacchi
Fidenato: «Sono fanatici Questa volta li denuncio»
«Sono cialtroni violenti e irrispettosi del lavoro degli altri: li denuncerò. E questa volta l’esposto sarà ancora più pesante, perché oltre al danno alla coltivazione c’è anche la violazione della proprietà privata. Questi fanatici meriterebbero una condanna immediata. Loro, comunque, procedano pure con la violenza, noi invece con la giustizia». Sono le parole di Giorgio Fidenato dopo avere appreso al telefono, in quanto si trova in Sicilia, che ieri mattina il suo campo è stato preso di mira dai manifestanti anti-Ogm, che hanno distrutto diverse pannocchie e pure il cartello indicante la proprietà privata e quindi il divieto di accesso. «Imporre le proprie idee con la violenza è un fatto grave: questa non è una battaglia di civiltà e di responsabilità. Tutt’altro». Non ha dubbi Fidenato sul fatto che la violenza non debba esserci. Mai. L’agricoltore respinge al mittente, ossia a Luca Tornatore, esponente dei centri sociali del Nordest, le accuse di essere lui un violento. «Quale violenza avrei commesso? – è l’interrogativo posto da Fidenato –. Le mie piante sono naturali. Questi ambientalisti sono convinti di avere la verità in tasca e che quanti la pensano come me non capiscano nulla. Proseguano pure con altre iniziative violente, tanto poi dovranno rispondere di quanto compiuto». Diversi manifestanti, che ieri hanno distrutto una piccola porzione di coltivazione a Vivaro, si erano già resi protagonisti di un episodio analogo il 9 agosto 2010, sempre ai danni di un campo di Fidenato, ed erano stati denunciati. Il processo si terrà il 14 gennaio 2014. «E’ passato sin troppo tempo – ha dichiarato Fidenato -. Questi meriterebbero una condanna immediata. Oggi ne sono ancora più convinto». La posizione dell’agricoltore è sostenuta anche dal collega di Vivaro Silvano Dalla Libera, anche lui proprietario di coltivazioni seminate a mais Ogm. «La mano del giudice, questa volta, dovrà essere ancora più pesante – ha detto -. Sono stati già condannati per quanto compiuto negli anni passati. Non abbiamo affatto intenzione di pagare un servizio di vigilanza privato per la sorveglianza dei campi, nonostante le minacce di distruzione degli ambientalisti. Abbiamo fiducia nelle forze dell’ordine. Se decideranno di trebbiare con le gambe le coltivazioni, pagheranno le conseguenze». Dalla Libera, ieri mattina, non si è recato al campo di Fidenato, vicino al quale si è tenuta la manifestazione anti-Ogm: ha preferito stare a casa, per «evitare provocazioni, discussioni accese e scontri inutili. Sono convinto, comunque – ha aggiunto -, che la strada migliore sia quella di un dialogo costruttivo, che si basa su dati e non su ideologie». Giulia Sacchi
«Noi violenti? Ci sono confini invalicabili»
E’ un botta e risposta a distanza quello tra Giorgio Fidenato e Luca Tornatore dell’associazione Ya Basta, un dialogo tra Vivaro e la Sicilia, dove Fidenato sta trascorrendo le vacanze. Una distanza paragonabile a quella delle idee tra i due sul fronte ogm. Tornatore ha accusato Fidenato di essere un violento, l’agricoltore friulano ha rispedito al mittente le accuse. E quest’ultimo ribadisce: «chi si lamenta del fatto che oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo invaso una proprietà, ricordiamo che esistono confini biologici che vanno difesi e rivendicati e che non sono a disposizione di chi li oltrepassa con prepotenza e arroganza senza nemmeno chiedere permesso». Tornatore, esponente dei centri sociali del Nordest, punta il dito sull’agricoltore friulano. «Il campo di Fidenato, seminato con mais mon810 – sostiene – non è l’unico. Zitto zitto, Dalla Libera, e chissà quanti altri, ha seminato altri quattro campi in aprile». Insomma, la semina di quest’anno «non è più un atto corsaro individuale» come quello dell’agosto 2010, ma serve a «sfruttare sino al midollo una sentenza tecnicamente sbagliata della corte Europea per forzare le contraddizioni di una malfatta normativa italiana». Secondo Tornatore, «Fidenato e Dalla Libera si sono costituiti volontariamente come cavalli di Troia per la Monsanto», ovvero la multinazionale di biotecnologie agrarie che produce la varietà di mais ogm seminato nel campo di Fidenato. «A livello europeo – sostiene Tornatore – il tentativo è di creare una legittimità forzata all’inserimento delle colture ogm in barba a ogni volontà locale o nazionale: cibo e ogm sono un vero e proprio terreno di scontro imposto dall’alto. La semina di mais ogm non è una scelta privata ma l’imposizione di un modello di coltura, e cultura, della terra». Basti pensare che «il 60 per cento delle sementi è di proprietà di sei multinazionali, quattro delle quali controllano l’80 per cento della produzione di pesticidi». «Chi controlla il cibo controlla l’umanità – dichiara ancora Tornatore – e chi controlla e impone le sementi e le tecniche agricole controlla il cibo». Per fermare questo meccanismo, «bisogna costruire una coalizione sociale larga, per esprimere una reazione e una resistenza di comunità, costruire e praticare un “diritto dei beni comuni” che vada oltre l’evento in sé»
Stasera a Rauscedo un vertice per organizzare la mobilitazione
«Bisogna creare una coalizione sociale non soltanto contro gli Ogm, ma contro il sistema agricolo. E’ necessaria una rete di persone, che comprende esponenti di centri sociali, cittadini, agricoltori, associazioni, cooperative, sindaci, assessori, per creare un movimento d’opinione allargato contro il biotech. Da qui la necessità di organizzare una manifestazione a Vivaro e un’assemblea a Rauscedo». Così Luca Tornatore invita tutti gli interessati a partecipare all’incontro di stasera, alle 20, alla fattoria sociale agriturismo “Tina” a Rauscedo, nel comune di San Giorgio della Richinvelda. Obiettivo dell’incontro è «decidere come mobilitarsi in modo condiviso». Secondo gli attivisti «la semina di mais Ogm a Vivaro non è una scelta privata di un agricoltore, puramente tecnica e solo apparentemente locale ma l’imposizione di un intero modello di coltura e cultura della terra e del cibo. Essa coinvolge chi abita e coltiva il territorio circostante e, facendone un vero e proprio laboratorio nazionale, inevitabilmente coinvolge tutti». Alla manifestazione di ieri, al di là dei manifestanti, hanno partecipato ben pochi cittadini di Vivaro. Segno, forse, che la questione non suscita troppo interesse. O forse i vivarini sono stufi che il loro comune, peraltro tranquillo, stia diventando teatro di sempre più frequenti incontri-scontri sul caso. Diversi, invece, i rappresentati di amministrazioni del Maniaghese, come Monterale. (g.s.)
L’associazione Coscioni “adotta” il terreno
L’associazione Luca Coscioni, che combatte per la libertà di ricerca scientifica, “adotterà” il campo di Vivaro coltivato a mais Ogm da Silvano Dalla Libera. L’obiettivo è condurre indagini che possano fornire dati utili al mondo scientifico e politico. «L’auspicio è che anche altre associazioni decidano di condurre ricerche sulla mia coltivazione – ha dichiarato Dalla Libera –. I risultati ottenuti verranno poi divulgati a livello nazionale e serviranno anche ai politici per assumere decisioni che sinora non hanno mai preso. Quello che a noi interessa sono gli aspetti ambientali e sanitari». Questa settimana, alcuni studiosi delle Università di Milano e Napoli, si recheranno sul campo di Dalla Libera per effettuare alcuni prelievi. «Lo stato italiano non è stato in grado di fornire dati certi: io e Giorgio Fidenato ci siamo sostituiti allo Stato e renderemo pubblici i risultati della ricerca» ha dichiarato l’agricoltore, ricordando «quanto siano inutili le battaglie a suon di decreti. Il confronto con la politica deve basarsi su certezze, non chiacchiere».
Messaggero Veneto del 30/08/13
E domenica manifestazione “blindata”
Sarà una manifestazione blindata quella in programma domenica a Vivaro, promossa dalle associazioni ambientaliste del Friuli Venezia Giulia per dire no agli Ogm. A Vivaro è prevista la partecipazione anche di anarchici e disobbedienti provenienti da varie parti del Nordest. L’ultima volta che i disobbedienti hanno manifestato a Vivaro contro le colture transgeniche, le pannocchie di Mon 810 sono state“trebbiate” coi piedi (era il 9 agosto 2010). Vicenda che ha portato anche all’apertura di un procedimento penale per l’invasione della proprietà privata. Gli organizzatori del presidio di domenica – un coordinamento che riunisce anche singoli esponenti politici, perlopiù appartenenti al Movimento 5 stelle – assicurano però che non ci saranno blitz. «Saremo presenti per portare avanti le nostre idee – conferma Luca Tornatore, referente del movimento dei disobbedienti in regione – Sarà solo un presidio. Il problema a questo punto non sono più i cambi di Giorgio Fidenato».
Messaggero on line 1 serttembre
Senza grossi poblemi però la protesta a Vivaro. C’erano anche esponenti dei centri sociali giunti da diverse regioni. Distrutti alcune pannocchie e il cartello “proprietà privata” del campo di Fidenato
Marzo 17th, 2017 — General, Scienza e società
News 12 settembre
1. flightradar alle ore 5.22: nessun aereo
2. il cielo a San Giorgio di Nogaro alle ore 6.20 circa (la direzione in cui è presa la foto è da ovest verso est)
News 11 settembre
Finalmente individuato un aereo che parte da Aviano. Da notare che mantiene a lungo la bassa quota; ha raggiunge circa gli 8500 metri solo quand’è arrivato sopra Lubiana.
Nella foto è sotto i sei mila metri.
Presumo che generalmente un aereo in fase di decollo o di atterraggio non raggiunga in tempi rapidi l’alta quota.
News 9 settembre
Questo mi sembra un caso singolare poiché c’è la compresenza di tempo di pioggia, scie persistenti (sulla sx) e scia “corta” sull’aerepo che sta passando
Punto di osservazione: Torviscosa
News 8 settembre bis
Un fatto che va nettamente a favore della posizione anti-scie chimiche è senz’altro il dato della costanza e regolarità dei venti in alta quota.
Questo implica che la scia viene spostata senza grandi deformazioni e nel frattempo si dilata, per cui, per esempio, una scia persistente rilasciata fra Venezia e Portogruaro (e ce ne sono molte scie di aerei di linea sopra gli 8000 metri, che percorrono quasi lo stesso corridoio) ce la ritroviamo dopo alcune decine di minuti sopra la bassa friulana, se il vento spira anche moderatamente da Ovest verso Est, ciò nell’ipotesi che ci siano le condizioni di umidità in alta quota per permettere la formazione delle scie persistenti.
http://online.scuola.zanichelli.it/lupiascienzeterra-files/Zanichelli_Lupia_Osservare_Sintesi_U07.pdf
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News 8 settembre
La notizia eclatante di questi giorni è che la Cina rilancia alla grande i programmi di cloud seeding (inseminazione delle nubi), così in qualche modo smentendo che questa tecnica sia stata abbandonata poiché inefficace.
Dopo varii esperimenti, i cinesi sembrano soddisfatti dei risultati raggiunti e quindi hanno deciso di investire pià soldi per andare un soccorso alle campagne del sud della Cina devastate dalla siccità. Viene usato lo ioduro d’argento irrorato anche con aerei.
http://www.corriere.it/esteri/13_settembre_06/Cina-vuole-cambiare-il-clima_0b07676c-16b5-11e3-b8be-7779aaf9a586.shtml
In sè la cosa non c’entra molto con le scie di condensazione anche se bisogna vedere come in Cina viene effettivamente svolta l’irrorazione quando si adoperano gli aerei, ma ciò comunque stà a significare che le sperimentazioni chimiche in cielo non sono certo cessate e non sono occasionali come potrebbe sembrare dal parere dell’ARPA FVG.
Tornando alle scie di condensazione posso dire che la situazione è problematica perchè si potrebbe stabilire grossomodo in 8000 metri, l’altezza al di sotto della quale non si può formare la condensazione (la materia appare incerta).
Dalle osservazioni visive si può dire che effettivamente il vento sposta le scie (di condensazione) le lascia abbastanza inalterate nel senso che è possibile individuarle effettivamente ancora come tali, diciamo, dopo cire 30-40 minuti dalla emissione.
Per cui da mio punto di osservazione (S. Giorgio di Nogaro Torviscosa) se il vento tira verso est, anche se non ho potuto vederne l’origine, poi con un certo ritardo vedo le scie in forma dilatata (ammettendo di averne verificata l’esistenza sul sito radar).
Oggi è una giornata mista e un pò contradditoria per le osservazioni. Ci sono sia scie persistenti che non persistenti e molti voli (rilevabili al computer) non si riescono a vedere ad occhio nudo.
Abbiamo rilevato che circa a 8500 metri di altezza almeno la scia breve è visibile. Al di sotto degli 8000 si potrebbe dire che non c’è alcuna scia.
Secondo me siccome la bassa friulana è attraversata da pochi aerei di linea ad alta quota si tratterebbe di rilevare le scie in fase di emissione “sopra” questa zona per poter incominciare a porre il problema di emissioni diverse dalle scie di condensazione emesse da aerei di linea.
In un certo senso, basterebbe il test di verifica anche di una sola scia al di sotto degli 8000 metri, con aereo visibile, per dimostrare che esistono scie NON di condensazione.
Resta incerto il problema se si possa fare questa affermazione per semplici osservazioni ad occhio nudo, senza effettuare misurazioni.
Chiaramente il metodo migliore è affettuare rilievi e misurazioni di quota.
Quindi i passi successivi devono andare soprattutto in questa direzione.
Ci si potrebbe chiedere come mai nessuno ha ancora fornito tale prova e quindi, dopo tanto tempo di discussione sulle scie chimiche, il problema dovrebbe già essere risolto in negativo e cioè con la conclusione che le scie chimiche sono una bufala, ma, ritengo, che ci siano buoni motivi per dubitare ancora della loro inesistenza.
Peraltro per quanto riguarda il punto di osservazione “bassa friulana” essendo quest’area attraversata da pochissimi aerei di linea ad alta quota (fra gli 8.000 e i 12.500 metri), in via preliminare basterebbe trovare una scia visibile ad occhio nudo in mancanza di riscontro della stessa sul sitio radar; con un tale riscontro si porrebbe quantomeno la questione di che aereo si tratta.
Solo per curiosità pubblico la risposta di Menia (sic!) allora sottosegretario all’ambiente, alla interrogazione di DiPietro (sic!) del settembre 2008
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=3573&stile=6
News 5/6 settembre. Gli aerei di linea sopra il FVG
Stiamo facendo l’analisi incrociata dei voli di linea che passano attraverso il FVG cioè seguendoli su questo sito ( http://www.flightradar24.com/data/airports/trs ) e, per quanto possibile, facendo un monitoraggio visivo
possibilmente anche contemporaneo, delle traiettorie; ciò come detto allo scopo di incrociare i dati.
Il risultato per ora è che
1. Gli aerei di linea in arrivo ed in partenza da Ronchi dei Legionari viaggiano talmente a bassa quota che non si trovano mai nella condizione della condensazione.
2. Gli aerei che viaggiano ad alta quota fino a 10 Km ed anche a 12 Km, hanno tutti la scia di condensazione, ma di tipo non persistente (però si dovranno fare le osservazioni anche con maggiore umidità nell’aria)
Poi consideriamo le traiettorie.
3. Quelli provenienti da EST passano generalmente fra Grado ed Aquileia
4. Quelli da Vienna verso Ovest sorvolano la bassa friulana ma hanno scie di tipo non persistente.
5. Quelli da SUD hanno scie di tipo non persistente e sono spostati generalmente verso OVEST ( fra Portogruaro e Venezia)
Quindi per ora sembra di poter escludere che le eventuali scie persistenti sopra il miei punti di osservazione (SGN e Torviscosa) siano dovute ad aerei di linea.
Anche se le condizioni climatiche dovessero dare origine a scie persistenti in alta quota, sopra i 10 mila metri, resterebbe comunque da spiegare la posizione geometrica delle scie rispetto al punto di osservazione qui addottato (SGN e Torviscosa). L’unica spiegazione sarebbe che le scie sono spostate dal vento in alta quota, ma questo complica ulteriormente il problema.
In seguito faremo una analisi più dettagliata con grafici e fotografie. Per intanto vi invitiamo a seguire le rotte sul sito
http://www.flightradar24.com/data/airports/trs
(cliccare sopra l’aereo per vedere la traiettoia)
Propongo di fare un lavoro collettivo così il dibattito fra di noi sia più reale e significativo.
News 4 settembre 2013 Un documento dell’ARPA
Ho scoperto un documento dell’ARPA FVG chiaramente anti-scie dove però si ammettono casi particolari di interventi di tipo climatico … meditate gente meditate, soprattutto sul fatto che negano anche il rilascio di combustibili, mentre c’è la consapevolezza che è proprio quello che certe volte fanno gli aerei della base di Aviano in fase di atterraggio.
Paolo De Toni
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Fonte ARPA FVG 2008
Emissioni dovute a cause contingenti
Nel corso di esperimenti scientifici aerei appositamente attrezzati possono rilasciare sostanze particolari in atmosfera. Questo è il caso degli esperimenti condotti in Sudafrica e in
Messico per incrementare le piogge (rilascio di sali di Calcio e Sodio alla base delle nubi temporalesche ad un’altezza di ca. 1500-2000 m; Bruintjes, 1999) e degli esperimenti condotti nel golfo del Messico per modificare la traiettoria degli uragani (rilascio di ioduro d’argento nella sommità delle nubi; progetto STORMFURYhttp://www.aoml.noaa.gov/hrd/hrd_sub/sfury.html).
Altri esperimenti sono stati condotti in passato dalla NASA (2003, http://www.wff.nasa.gov/webcast) per studiare i venti nell’alta atmosfera rilasciando trimetilalluminio, una sostanza che ossida istantaneamente emettendo luce e rimanendo visibile a lungo permettendo così di tracciare i flussi atmosferici in quota. In situazioni di emergenza gli aerei possono rilasciare parte del combustibile allo scopo di ridurre il loro peso prima dell’atterraggio. Se i velivoli sono dotati di post-bruciatori (in genere sono aerei militari) il combustibile viene bruciato durante l’espulsione. Se gli aerei non hanno postbruciatori, allora il combustibile viene semplicemente rilasciato in atmosfera su zone non abitate.
Non risulta che esperimenti del tipo sopra riportato o episodi di emergenza abbiano mai avuto luogo in regione.
http://dati.arpa.fvg.it/index.php?id=documentipresentazioni
link diretto al file pdf
http://dati.arpa.fvg.it/fileadmin/Temi/Aria/Aria_2012/Utilita_presentazioni/sintesi_divulgative/parere_scie_condensazione.pdf
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Considerazioni sulle “scie chimiche” a cura di Paolo De Toni 2 settembre 2013
Ho partecipato alla manifestazione di Vivaro contro gli OGM.
La rassegna fotografica pubblicata su infoaction è mia, così come è mio il commento sotto la fotografia con il cielo di Vivaro, costellato dalle famigerate “scie” che di seguito ripropongo con tanto di numerazione. Di scie ne ho contate 16 ma accontentiamoci anche di 12. Domanda: possono essere passati 12 aerei di linea sopra Vivaro nell’arco temporale di qualche decina di minuti? Se si riesce a rospondere positivamente ad una domanda di questo tipo di fronte ad una tale densità di scie allora posso anche ricredermi, ma per il momento anche solo sulla base delle mie osservazioni empiriche svolte in questi anni, continuo a pensare che non può trattarsi solo di aerei di linea. Sarei più che contento di essere drasticamente smentito.
Foto 1° settembre 2013. Vivaro
Durante la manifestazione (domenica mattina 1° settembre verso le ore 11.00) ho visto nel cielo le famose “scie” (piuttosto “fresche” cioè ancora ben delineate e numerose); si tratta di quelle striscie biancastre che abbastanza spesso si vedono nei cieli e che notoriemente vengono definite “scie chimiche”. Osservo questo fenomeno dal 2008, da quando me le sono viste ( e fotografate) proprio sopra casa.
Foto 6 agosto 2008 San Giorgio di Nogaro
Prima, come tutti, anch’io snobbavo la questione ed infatti queste scie non le avevo mai osservate con attenzione. In ogni caso non è irrilevante il fatto che se ne parla da una dozzina d’anni, e prima? Ci sono sempre state? Non mi sono mai dedicato a leggere le cazzate che si scrivono su questo argomento perché come per molti altri ( tipo il signoraggio, il fatto se nel 1969 gli americani sono effettivamete allunati, la questione delle torri gemelle, …) si tratta di materiale utilizzato per le più assurde fuorezze e ancor peggio per speculazioni politico-ideologiche anche pericolose. Se anche su eventi da tutti ritenuti veri, per esempio gli incidenti nucleari, come dice il fisico Luigi Sertorio, noi non sapremo mai la verità, figuriamoci su eventi non chiari nè certi sui quali ognuno può ricamarci sopra come crede. Però ho pensato, già molto tempo fa, che se queste famigerate “scie” sul cielo ci sono, e sono visibili da tutti, come mai poche persone si chiedono seriamente cosa significa tutto questo. Avevo già sperimentato da subito la tendenza alla rimozione, nel 2008, con le persone della via dove abito, invitandole a guardare ciò che avevamo sopra la testa; nessuno prese molto sul serio la questione. Quindi, non tanto della natura più o meno chimica delle scie mi stavo interessando, ma piuttosto della capacità di ragionamento delle persone su eventi del genere. In realtà ora c’è sempre più gente (comune) che si preoccupa di questo e rischia di essere “gestita” dai marpioni di turno. Lo scorso anno a Palmanova si è tenuta una conferenza organizzata dal Front Furlan e c’è stato il pienone di gente; me ne ha fatto il resoconto mia sorella che ci era andata ed era rimasta entusiasta delle relazioni. Oggi come oggi un certo numero di persone a San Giorgio e dintorni mi chiede, poiché faccio attività ambientalista, come mai non dico niente sulle scie chimiche. Per quanto riguarda i rilievi osservativi, testimoni attendibili dicono che sono emesse da aerei bianchi senza sigle, visibili a volte anche ad occhio nudo. Certo prendo atto che anche queste affermazioni sono già state analizzate dai siti che smascherano le chemicals trails
Però il problema è un altro. A Vivaro mi è venuto spontaneo cogliere l’occasione per porre la questione ad un certo numero di manifestanti presenti. Ho preso il microfono e ho detto “ecco secondo voi queste scie (come si vede dalla foto molto numerose) possono essere opera solo di aerei di linea?” Poi nel mio intervento all’assemblea ho richiamato di nuovo il problema dicendo che avevo invitato le telecamere presenti a filmare così come invitavo a filmare le pannocchie malate di Fidenato. Cioè, come dire: innanzitutto i fatti, almeno quelli chiaramente visibili, e poi serenamente ne discutiamo.
Non ho fatto molte altre considerazioni su questo tema, ben consapevole della merda complottista, e fascistoide che marcia su questi temi, ma essendo per mentalità e sensibilità sempre deciso a dire quello che penso, non mi faccio inibire da possibili ilazioni o facili e gratuite ironie, così come ha fatto Luca Tornatore mandandomi un sms dove mi diceva testualmente “… però ti prego, le scie chimiche no. Al massimo scimmie chimiche”. Io gli ho risposto ” non capisco, se vuoi spiegarmi…” e non ho ottenuto risposta. Il caso ha voluto che il 2 settembre ho intercettato una discussione (nella quale sono intevenuto) sul profilo fb di Tornatore e che riproduco qui in parte per rendere possibile la lettura degli interventi anche a tutt* quell* che non accedono a FB.
L’approccio scientifico al problema delle scie, chiamiamole per il momento “non identificate”, ha alcune cose in comune con altri problemi che creano schieramenti contrapposti per esempio l’elettrosmog, il riscaldamento globale, e proprio gli OGM, contro i quali eravamo a manifestare a Vivaro.
Provo a fare un breve schema su questi problemi.
1. Effetto serra antropogenico: c’è una nutrita schiera di scienziati negazionisti.
2. Elettrosmog, cioè effetti biologici delle radiazioni non ionizzanti: la schiera dei negazionisti aumenta, soprattutto fra i fisici;
3. OGM: non molti scienziati sono contrari, ma non ho una percezione chiara della situazione (cliccare qui di seguito per avere un saggio)
http://www.galileo2001.it/old/materiali/documenti/ogm/index.php
4. Scie chimiche: qui la quasi totalità della Comunità scientifica sembra ignorare il problema e/o sbeffeggiare chi se ne occupa, ma nonostante la questione desti un crescente interesse nella società, non mi pare che esista alcuna smentita ufficiale che spieghi in maniera esauriente il fenomeno; neanche le risposte alle interrogazioni parlamentari sono esaurienti. Le spiegazioni che vengono fornite in ambito scientifico sono di tipo individuale da parte di singoli scienziati, o di siti scientisti come il CICAP, ma una presa di posizione ampia, che sottoscriva una relazione esauriente in merito, non mi pare che esista. La risposta potrebbe essere “il problema è talmente stupido che gli scienziati non hanno tempo da perdere dietro queste cose”. Io ritengo inaccettabile una posizione di questo genere anche perché la stessa cosa si potrebbe dire per gli OGM, l’elettrosmog, e l’effetto serra, come di fatto accade!
Se la scienza è una cosa seria deve rapportarsi seriamente alla società e trattare seriamente anche le cose più o meno apparentemente stupide che dalla società emergono. Peraltro qui la scienza in senso stretto non c’entra molto. Il test cruciale sul problema delle scie “non identificate” non sta in ragionamenti di tipo termodinamico o chimico-fisico anche perché non siamo in grado di fare le analisi chimiche dei gas emessi dagli aerei. Dire che le scie sono solo di condensazione di vapore acqueo e non chimiche non significa assolutamente nulla se non si effettua un campionamento della natura chimica degli scarichi; potrebbero essere questo e quello con visibile la condensazione e non visibile la parte chimica. La strada maestra è la natura dei voli, cosa che con la fisica e la chimica non centra nulla; la prova è quindi di tipo amministrativo.
La prova sta nel dimostrare in maniera inequivocabile se si tratta oppure no, di aerei di linea. Si badi bene che la dimostrazione deve essere assolutamente esauriente dal punto di vista aereonautico perchè i voli di linea possono pur sempre fare da copertura ad altri voli e sia questi che quelli possono emettere scie visivamente del tutto simili, o non formarne nessuna.
In alcuni casi sembra possibile dimostrare che si tratta proprio di aerei di linea anche per per scie apparentememnte incrociate, ma sembra incredibile che gli aerei di linea effettuino traiettorie/scie curve ( come ho personalmente potuto costatare e fotografare nel 2008) o un numero considerevole di tracce, cioè che ci sia una tale densità spazio-temporale di aerei di linea, come si è potuto vedere a Vivaro. Probabilmente una strada per una spiegazione certa delle scie c’è ed è proprio quella di fare il controllo incrociato fra le scie rilevate e l’analisi dei voli corrispondenti. Vedremo se l’esperto che ho contattato saprà rispondermi alla domanda se le scie sopra Vivaro corrispondono effettivamente ad aerei di linea.
Comunque penso che una bella conferenza in merito sarebbe proprio il caso di farla.
Secondo me le cose veramente da respingere sono due: in primo luogo l’accettazione acritica dell’esistenza di scie chimiche per di più come manifestazione di una qualche forma di complotto e fin qui siamo quasi tutti daccordo tranne i scichimisti ovviamente, ma in secondo luogo non si può neanche non porre seriamente la questione se si tratta di aerei di linea oppure no. Non ci si può mica accontentare di una risposta del Ministro che si tratta di voli di linea senza portare dati e prove.
Considerazioni generali sui criteri di scientificità
Voglio usare l’organizzazione di scienziati “Galileo 2001”, (già linkata sopra) per caratterizzare quello che possiamo definire l’approccio scientista a questo genere di problemi: questi scienziati sono a favore del nucleare, degli OGM, delle biotecnologie in generale, negano l’effetto serra antropogenico, ridicolizzano il problema degli effetti biologici delle radiazioni non ionizzanti, e così via.
Come si evince dalla loro denominazione sono nati nel 2001 e si rifanno nientemeno che a Galileo, come a voler dire che sono i veri rappresentanti della Scienza e guai a toccarli.
http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/010719a.htm
http://www.galileo2001.it/rapid/index.html
Oppure rivolgiamoci al CICAP. Cosa facciamo?
Gli diamo ragione sulle scie chiniche e torto sull’elettrosmog?
Scie chimiche
http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273641
Elettrosmog
http://www.cicap.org/piemonte/cicap.php?section=articoli&tipo=articolo&tema=elettrosmog&nome=6_fobie_elettromagnetiche
http://www.cicap.org/lazio/temp.php?d=5&a=5
In genere tutti gli attivisti ambienttalisti e comunque politicizzati convergono su OGM, Elettrosmog e Global Warming e volentieri si scontrano con la scienza ufficiale su questi temi, ma poi arrivando alle “scie non identificate” diventano improvvisamente allineati con l’ortodossia scientifica del CICAP e di Galileo 2001 e non si pongono nemmeno il problema di verificare seriamente se una dozzina di scie sopra la loro testa possano essere o meno prodotte dagli aerei di linea. Il bello è che tutti gli interventi nella pagina FB di Tornatore fanno un continuo e direi patetico, appello alla razionalità e alla logica contro la metafisica e la religione. Gliel’ho detto in faccia che loro sono il prodotto di una mentalità scientifica antiquata e sorpassata che va benissimo per il riduzionismo scientifico che è la loro arma da guerra. Non c’è nessuna differenza fra loro e Franco Battaglia, Umberto Tirelli, Renato Angelo Ricci (ottimo fisico) e cos’ via. Ripeto che sulle scie non identificate vorrei avere torto e probabilmente si può dimostrare che è così, ma quello che mi interessa rilevare è che chi zoppica dal punto di vista scientifico, logico e razionale non sono senz’altro io.
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Parte degli interventi sul profilo di Luca Tornatore
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+++ LE SCIE CHIMICHE ESISTONO +++
sono sotto choc. è pazzesco. ma dome diceva Sherlock, eliminato l’impossibile tutto ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere vero.
E visto il numero pazzesco di citrulli che credono che le scie chimiche esistono – quelle che il gomblotto sparge per farti rincitrullire – l’unica cosa che rimane è che in effetti esistano davvero.
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
DALLA PARTE DELLA TERRA – comunicato
A pochi giorni dalla manifestazione contro gli OGM e per la sovranità alimentare di Vivaro, organizzata dal Coordinamento Tutela Biodiversità e in seguito agli articoli apparsi sulla stampa locale, ci sentiamo di esprimere alcune considerazioni:
– denunciamo per l’ennesima volta l’atteggiamento strumentale assunto dalla stampa locale che con la stigmatizzazione intenzionale dell’abbattimento di poche piante di mais – diventato poco dopo distruzione dell’intero campo – ha volutamente negato visibilità ai contenuti della manifestazione e alla buona ed eterogenea partecipazione, facendo credere all’opinione pubblica che la questione OGM sia un problema che interessa solo i centri sociali e il sig. Fidenato.
– Siamo convinti che gli organismi geneticamente modificati siano il prodotto di un modello di agricoltura industriale fallimentare fondato sulle monocolture e sussidiato, responsabile dei gravi e irreversibili danni all’ambiente e alle colture stesse, e che é oggi incapace di dare risposte concrete ai gravi problemi alimentari e sanitari che attanagliano la nostro sistema agro-alimentare.
– Denunciamo la politica ambigua e connivente del governo nazionale e regionale che a parole si dichiarano contro gli OGM ma che nei fatti adottano provvedimenti legislativi che aprono la strada alle coltivazioni transgeniche (decreto interministeriale e modifica legge regionale 5/2011). Denunciamo anche le ambiguità delle associazioni di categoria e quelle ambientali che oggi formano il “tavolo verde” che dovrà decidere le regole di coesistenza in regione e che non appoggiano l’idea che il Friuli possa essere un territorio ogm-free.
– l’unica opzione che riteniamo accettabile è l'”opzione zero” che esclude qualsiasi possibilità di coltivazione OGM sul territorio
– Crediamo sia urgente promuovere un sistema agroalimentare rispettoso delle risorse ambientali, destinato ai reali bisogni del genere umano e non ai profitti delle multinazionali, sulla base del principio della sovranità alimentare e della tutela della biodiversità.
Iniziativa Libertaria
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Dal Messaggero Veneto del 04/09/13
Fidenato torna a sfidare la Regione
«Nessun effetto ovicida, piralide sul campo Ogm». Ma Iniziativa libertaria accusa
Giorgio Fidenato sfida di nuovo la Regione. Lo fa scrivendo all’Ersa e all’assessore Sergio Bolzonello per chiedere all’ente di «verificare direttamente sul campo Ogm di Mereto di Tomba l’elevata presenza di biodiversità sul campo seminato a mais Ogm al fine di sfatare le manifeste bugie che vengono messe in giro su tali coltivazioni. Sarebbe eticamente corretto che il suo ufficio, al di la della volontà politica, si accertasse direttamente di quello che sta avvenendo sul mio terreno coltivato ad Ogm». Come dire, se la Regione non si prende la briga di verificare «la sua azione è solo propagandistica». La scoperta che Fidenato rivendica, fatta da un biologo che sta monitorando a sua volta le colture di Mon 810 messe a dimora a Mereto di Tomba, riguarda la presenza di imenotteri, piccole vespe che si riproducono all’interno delle uova della piralide. Questa presenza secondo l’esperto smonta il Decreto di adozione delle misure di urgenza riguardanti la coltivazione del mais geneticamente modificato Mon 810: il provvedimento sostiene infatti che la semente Ogm abbia effetto ovicida. «Il Mon 810 non ha effetto repellente sulla piralide visto l’elevato numero di ovature che ho riscontrato nel campo di Mereto – ha scritto il biologo a Fidenato -, molte delle quali parassitizzate in percentuale variabile (fino al 100%) da Tricogramma. Ciò significa che il Mon 810 non impedisce alla piralide di depositare le sue uova sulle foglie e all’ imenottero parassitoide Tricogramma di riprodursi al loro interno». Intanto Iniziativa libertaria rivendica le ragioni del Coordinamento che domenica scorsa ha manifestato a Vivaro. «Siamo convinti che gli organismi geneticamente modificati siano il prodotto di un modello di agricoltura industriale fallimentare fondato sulle monocolture e sussidiato, responsabile dei gravi e irreversibili danni all’ambiente e alle colture stesse e incapace di dare risposte concrete ai gravi problemi alimentari e sanitari che attanagliano il nostro sistema agro-alimentare – si legge in una nota -. Denunciamo la politica ambigua e connivente del governo nazionale e regionale che a parole si dichiarano contro gli Ogm ma che nei fatti aprono la strada alle coltivazioni transgeniche. Denunciamo anche le ambiguità delle associazioni di categoria e quelle ambientali che oggi formano il “tavolo verde”». Martina Milia
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
COMUNICATO DEL COMITATO NOTAV DI TRIESTE E DEL CARSO
A proposito della lettera inviata il 12 giugno 2013 da Rete Ferroviaria Italiana ai Ministeri e a ITALFERR S.p.A. con la richiesta di un parere favorevole al progetto preliminare della tratta Ronchi – Trieste e successivamente inviata dai Ministeri ai comuni interessati.
Il Comitato NOTAV di Trieste e del Carso-Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa chiede con forza ai Comuni coinvolti (Ronchi dei Legionari, Doberdò del Lago, Monfalcone, Duino-Aurisina, Sgonico e Trieste) di rigettare la richiesta di RFI in quanto il contenuto della stessa risulta irricevibile per i seguenti motivi:
– in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, nel 2012, il Ministero ha chiarito in modo esplicito a RFI che il Progetto Preliminare della linea AV/AC Venezia-Trieste deve essere unitario e non suddiviso in lotti;
– per ammissione della stessa RFI, la parte del progetto che riguarda il tratto Venezia-Ronchi deve essere completamente riprogettato avendo ricevuto pressoché unanime rifiuto da parte di Comuni ed Enti Locali.
Ne consegue che a tutt’oggi non esiste alcun Progetto Preliminare per la tratta Venezia-Trieste.
Il Comitato NOTAV di Trieste e del Carso-Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa fa presente che
appare al di là di ogni logica l’ulteriore richiesta di un parere per il Progetto Preliminare per il solo tratto Ronchi-Trieste da parte di RFI che adduce motivi di urgenza pena il rischio del definanziamento europeo: nel testo datato 12 giugno 2013 la stessa RFI sottolinea che i termini per il finanziamento UE sono scaduti il 30 aprile 2013 e non riferisce di proroga alcuna.
Vogliamo ricordare che già nel luglio 2012 il Comune di Trieste aveva subordinato il proprio parere favorevole ad una serie di prescrizioni vincolanti, cui RFI ha dato risposta negativa o nessuna risposta, così come è accaduto per gli altri Comuni coinvolti.
Per questi motivi il Comitato NOTAV di Trieste e del Carso-Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa
avverte tutte le entità interessate – partiti, Giunta Comunale, Consiglieri e tutta la cittadinanza – che qualunque delibera nel merito della sola tratta Ronchi-Trieste significa rendersi complici della truffa – lo scorporo indebito di un tratto rispetto al progetto unitario – che RFI sta tentando di attuare ai danni della collettività sia sul piano economico che ambientale.
I CONSIGLI COMUNALI DEVONO RISPEDIRE AL MITTENTE LE RICHIESTE DI UN PARERE SULLE INTEGRAZIONI FORMULATE DA RFI E DAL MINISTERO!
SONO SEMPLICEMENTE IRRICEVIBILI!
Questo testo verrà diffuso attraverso tutti i mezzi a nostra disposizione affinché cittadinanza, istituzioni e media ne siano informati adeguatamente.
Comitato NO TAV di Trieste e del Carso
Odbor NO TAV iz Trsta in s Krasa
notavtriestecarso@gmail.com
Invitiamo tutt* a diffonderlo il più possibile ed a mandarlo anche a consiglieri circoscrizionali, comunali, regionali, partiti ecc ecc
Marzo 17th, 2017 — General, Tracciati FVG
QUI IL COMUNICATO DEL COMITATO NOTAV DI TRIESTE E DEL CARSO
Dal Piccolo del 05/09/13
«Tav, la Regione si attivi per il no definitivo»
Basta con l’«accanimento terapeutico» sul progetto della linea Tav fra Mestre e Trieste: la Regione si attivi per il no definitivo. È questa la richiesta formulata ieri da Dario Predonzan per conto del Wwf e da Andrea Wehrenfennig di Legambiente, e indirizzata alla Regione e al Comune. «Siamo al cospetto di una vera e propria telenovela – ha detto Predonzan – in quanto questo progetto, presentato per la prima volta nel 2003, è già stato bocciato dagli organi tecnici dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni culturali e poi ritirato nel 2005 dalla giunta guidata all’epoca da Riccardo Illy, che l’aveva peraltro finanziato e sostenuto fino alla fine». L’esponente del Wwf ha ricordato poi che «nel 2010 Rfi e Italferr presentò un progetto simile, ma diviso in quattro tronconi separati, per cercare di gettare fumo negli occhi. Uno spezzatino – l’ha definito Predonzan – in evidente contrasto con lo spirito delle valutazioni d’impatto ambientale e con le indicazioni fornite dalla Commissione europea». Nonostante i pareri contrari dei Comuni attraversati dalla linea in progetto, a eccezione di quello di Trieste, Rfi e Italferr «tentarono di nuovo di far passare la proposta lo scorso anno – ha sottolineato – inciampando ancora sul no delle amministrazioni interessate, con l’incomprensibile eccezione di Trieste. L’ultimo atto di Rfi e Italferr si è concretizzato in un’integrazione della documentazione a suo tempo presentata, stavolta dimenticando, guarda caso, di mettere a disposizione del pubblico i vari elaborati». «Tutto questo – ha concluso Predonzan – senza pensare alla spesa, indicata in 7,8 miliardi di euro, per un’opera che richiederebbe almeno 30 anni di lavori che sfocerebbero nella devastazione della bassa friulana e del Carso». «Per quanto concerne gli ipotetici benefici che potrebbe produrre questa linea – ha specificato Wehrenfennig – si insiste sulla velocizzazione del trasporto delle merci. Si tratta di una considerazione puramente teorica, perché i costi di manutenzione della linea potrebbero essere tali da non essere paragonabili a quelli su strada. Molto più utile sarebbe intervenire sulle strozzature delle linee esistenti – ha concluso l’esponente di Legambiente – operando miglioramenti sui quali c’e condivisione, che costerebbero molto meno e sarebbero effettivamente utili». «Attendiamo interventi critici da parte di Regione e Comune di Trieste – hanno auspicato infine Predonzan e Wehrenfennig – per dire un no definitivo a questo faraonico e inutile progetto, prima che inizino gli espropri». A questa richiesta si è accodato il Comitato “No tav” di Trieste e del Carso. Ugo Salvini
Da Triesteallnews
04 / 09 / 2013
Uff. Stampa WWF – LEGAMBIENTE
Una spesa da 7,8 miliardi di euro per un’opera che richiederebbe almeno 30 anni di lavori e che devasterebbe la bassa pianura friulana ed il Carso
La Regione Friuli Venezia Giulia si attivi per mettere fine all’”accanimento terapeutico” sul progetto della linea TAV Mestre-Trieste, che dura ormai da oltre un decennio. Questa la richiesta di WWF e Legambiente, espressa oggi in una conferenza stampa a Trieste dai responsabili regionali trasporti delle due associazioni, Dario Predonzan (WWF) e Andrea Wehrenfennig (Legambiente).
«Si tratta – hanno ricordato i due ambientalisti – di una telenovela cominciata oltre un decennio fa, con la presentazione nella primavera 2003 di un primo progetto per la tratta Ronchi dei Legionari-Trieste, poi sonoramente bocciato dagli organi tecnici dei ministeri dell’ambiente e dei beni culturali e infine ritirato nel 2005 dalla Giunta regionale di Riccardo Illy, che l’aveva finanziato e sostenuto con protervia fino alla fine».
Poi nel 2010 RFI-Italferr presentò un progetto per l’intera linea Mestre-Trieste, suddiviso in 4 tratte (Mestre-Aeroporto M. Polo, Aeroporto-Portogruaro, Portogruaro-Ronchi d.L. e Ronchi-Trieste), che iniziarono altrettante procedura VIA separate. Lo “spezzatino”, pratica in evidente contrasto con lo spirito della VIA e con le indicazioni metodologiche fornite in merito dalla Commissione Europea, aveva ovviamente lo scopo di far concentrare l’attenzione delle comunità locali solo sul frammento di linea che interessava il proprio territorio, perdendo di vista l’insieme.
Malgrado ciò, quasi coralmente negativi (unica eccezione il Comune di Trieste) furono i pareri espressi dal Comuni, per gli impatti devastanti dell’opera sul territorio e sul sottosuolo carsico, i costi esorbitanti (ancorché non precisati), i tempi prevedibilmente lunghissimi di esecuzione, ed infine l’indimostrata necessità dell’opera stessa.
Impermeabili a ciò, RFI e Italferr produssero nel 2012 un “sistema conoscitivo unitario”, che semplicemente riuniva in un unico elaborato i 4 studi di impatto ambientale depositati nel 2010 per i 4 tronconi dello “spezzatino” progettuale della Mestre-Trieste. Corale, anche stavolta, lo schieramento dei pareri negativi dei Comuni, con l’unica – incomprensibile – eccezione di Trieste, favorevole.
Senza fare una piega, e quindi senza tenere in conto alcuno i pareri comunali, RFI – Italferr ha quindi presentato lo scorso giugno delle “integrazioni” al progetto ed agli studi ambientali del 2010, limitatamente però alla sola tratta Ronchi-Trieste, “dimenticando” però di mettere a disposizione del pubblico i nuovi elaborati. Nel sito del Ministero dell’ambiente, infatti, non ce n’è traccia. «Si tratta – hanno denunciato Predonzan e Wehrenfennig – di una clamorosa violazione della normativa vigente in materia di VIA (la Direttiva europea 85/337 ed il D. Lgs. 152/2006), che i Ministeri competenti (ambiente e beni culturali) devono assolutamente sanzionare».
Le integrazioni, inviate dalla Regione a tutti gli enti locali interessati, contengono anche l’analisi costi-benefici, relativa però all’intera linea Mestre-Trieste, colmando così – almeno formalmente – una vistosa ed inspiegabile lacuna del progetto 2010. «A maggior ragione quindi – continua il WWF – questo materiale dev’essere messo a disposizione del pubblico, per poterlo valutare criticamente con il contributo di tutte le competenze disponibili».
Di qui la dura nota di protesta ai ministri dell’ambiente e dei beni culturali (Orlando e Bray), nonché ai rispettivi direttori generali, in cui il WWF ha chiesto che RFI-Italferr sia richiamata all’obbligo di rispettare le norme vigenti in materia di VIA. Anche Legambiente invierà una nota analoga. Le due associazioni si rivolgono però pure alla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, alla DG ambiente della Commissione Europea e al Commissario straordinario Bortolo Mainardi. «Va stigmatizzato – hanno concluso i rappresentanti di WWF e Legambiente – il fatto che RFI persista nel portare avanti, e per di più in difformità dalle norme vigenti, la procedura VIA su un progetto fuori della realtà, sia dal punto di vista ambientale, sia da quello economico. La spesa di 7,8 miliardi di euro – IVA esclusa – per un’opera che richiederebbe almeno 30 anni di lavori e che devasterebbe la bassa pianura friulana ed il Carso, rappresenta un’evidente follia, di cui però a RFI nessuno sembra accorgersi. A maggior ragione nel momento in cui il Commissario straordinario per la Mestre-Trieste ed i Comuni hanno ormai condiviso un’ipotesi radicalmente diversa, basata sull’ammodernamento e l’eliminazione dei colli di bottiglia nella linea esistente».
Gli ambientalisti chiedono perciò che la Regione – senza farsi condizionare da posizioni incomprensibili come il recente “non parere” della Giunta comunale di Trieste – faccia propria l’unica soluzione ragionevole della vicenda, ponendo cioè fine all’”accanimento terapeutico” sul progetto TAV del 2010, e avviando contestualmente la valutazione delle opzioni alternative, come quella ipotizzata dal Commissario Mainardi e quella contenuta nello studio redatto nel 2008 dall’ing. Andrea Debernardi per conto del WWF.
Marzo 17th, 2017 — Anarchismo al futuro, General
Quartiere Villanova (PN)
presso il PREFABBRIKATO
PROGRAMMA
ven 13/09
ore 19.00 inaugurazione con cena- buffet
ore 21.00 concerto con Alessio Lega
Cantautore, scrittore e militante anarchico, ha pubblicato 6 dischi, il primoTarga Tenco 2004, e due libri, uno sui cantautori ribelli del mondo, l’altro scritto con Ascanio Celestini.
sab 14/09
ore 14.00 apertura mercatino autoproduzioni e baratto**
ore 14.30 laboratori di saponi e, per i più piccoli, di didò
ore 15.30 degustazione Miele di un produttore marchigiano
ore 17.30 proiezione documentario
Affari Sporchi Documentario realizzato da una TV
pubblica tedesca e mai trasmesso in Italia presenta Maria Rosaria De Falco attivista di “Let’s Do It”
ore 18.30 dibattito con Alessandro Iacuelli
giornalista free lance. membro della redazione della testata on-line Altrenotizie, curatore d’inchieste sul nucleare in Italia e sui rifiuti tossici e le ecomafie in Italia meridionale.
Nel 2008 ha pubblicato “Affari Sporchi”, inchiesta sul traffico illegale di rifiuti tossici tra il Nord e Sud d’Italia.
ore 20.30 cena sociale*
ore 21.45 concerto/cinema con i Grimoon
gruppo italo-francese, sound contaminato, in tour tra l’Europa e gli USA, fondatori della Macaco Records
dom 15/09
ore 10.00 mercatino autoproduzioni e baratto
ore 10.15 degustazione Caffè Malatesta
raccolta fondi per sostenere la torrefazione autogestita di Lecco
ore 11.00 tavola rotonda
dal consumatore a co-produttore con Agostino Manni di Urupia (Comune libertaria del Salento), Genuino Clandestino/Campi Aperti Bologna (Rete di produttori autocertificati e non), Tommaso Lombardi produttore per i GAS (Gruppi di Acquisto Solidale)
ore 13.00 pranzo sociale*
ore 15.00 tavola rotonda [continua]
per nuove relazioni con e nel territorio
ore 17.00 Spazi sociali e autogestiti a Pordenone? dibattito aperto alla città
ore 19.00 Brindisi e saluti
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