BLITZ NO TAV A PORDENONE: Messaggero + Comunicato

Schermata 2013-08-08 alle 16.10.42
 
Una Valle intera continua a lottare per opporsi ad un opera faraonica e dannosa come la TAV Torino-Lione: 5.000 € a cm, 2 mt di TAV costano un milione di €, con qualche km di TAV si potrebbero costruire asili, scuole, ospedali, migliorare i servizi, sostenere i senza reddito, precari, cassaintegrati, migliorare la rete ferroviaria attuale spesso disastrata e sotto organico. Eppure il business della Alta Voracità non può essere fermato perché i soliti pochi ma potenti devono mangiare fino all’ultimo centesimo, miliardi di euro con soldi pubblici.
Continue reading →

UDINE/ Continua il presidio contro il Parcheggio interrato

Superate le 500 visite a questa pagina

Giovedì 15 dalle 19.00 alle 24.00 “Party NO Park”

party-02

Un centinaio di persone al party

 

Domenica 18 agosto ore 20.30 ASSEMBLEA

 

 

assemblea-2

Un centinaio in assemblea

 

Lunedì 19 agosto ore 07.00 MANI-FEST/AZIONE

seq-04

Su facebook

19 agosto foto infoaction

————————————————

Importante: è stata posta la discriminante antifascista al Presidio No Park

Il parere dell’ARPA che il Comune ha ignorato!

parere ARPA

News

 

Manifestazione-Corteo

sabato 7 settembre

ore 10.30

con concentrazione

in

Piazza Primo Maggio

 

manifestazione no park

 

 

Sito del Comitato ZardinGrant

 

 

Continue reading →

Scontri al Cie di Gradisca, la polizia spara lacrimogeni

da Il Piccolo

Scontri al Cie di Gradisca, la polizia spara lacrimogeni

Tensioni innescate dal rifiuto di un gruppo di immigrati a rientrare nelle stanze dopo la cerimonia di fine Ramadan

Chiusura del Ramadan turbolenta l’altra notte al Cie di Gradisca d’Isonzo. Gli agenti della polizia, in assetto antisommossa, hanno dovuto sparare alcuni lacrimogeni e usare i manganelli per avere ragione di un gruppo di immigrati che, al termine del Ramadan, non aveva alcuna intenzione di rientrare nelle proprie stanze ed aveva chiesto di rimanere negli spazi aperti del centro, anche per il grande caldo.

Nel parapiglia, anche per sfuggire ai gas, alcuni ospiti, utilizzando una sedia a rotelle che si trovava nei paraggi, hanno infranto una lastra in plexigas spessa 28 millimetri per cercare una via di fuga. C’è voluto un bel po’ di tempo e una colluttazione tra agenti e ospiti per riportare la calma in un Cie, dove da tempo si levano segni di insofferenza da parte degli immigrati nonostante il numero sia ridotto a un terzo della capienza massima, stimata in 200 posti.

A raccontare questa turbolenta notte – i fatti sono stati confermati anche da fonti interne del Cie – è stata la parlamentare di Sel Serena Pellegrino.


da Il Piccolo del 12 agosto 2013 Pagina 13 – Regione

LA TESTIMONIANZA

«Violenza assurda e modalità disumane»

GORIZIA «È stata una notte indescrivibile quella vissuta al Cie di Gradisca d’Isonzo e che ha concluso il Ramadan: i racconti che le persone recluse mi hanno consegnato durante la mia visita alla struttura sono una testimonianza delle modalità inumane con cui è gestito il Centro. E io sento l’obbligo civile e morale di portar fuori da quel recinto, ormai simile ad un lager, questa ennesima storia di violenza e violazione dei diritti umani». Questa la dichiarazione con cui Serena Pellegrino, deputata di Sel alla Camera, rilasciata al termine della visita fatta al Centro di identificazine ed espulsione e di Gradisca. «I detenuti, visto il caldo torrido di questo periodo e le condizioni bestiali in cui sono rinchiusi normalmente, hanno chiesto di poter stazionare nelle aree aperte anche al termine del Ramadan – racconta la Pellegrino -. Al diniego senza appello si è aggiunta una reazione inusitata da parte della polizia: sono stati lanciati lacrimogeni e alcuni dei rinchiusi si sono sentiti male, non riuscivano a respirare; allora i compagni hanno spaccato uno dei vetri che limita le cosiddette vasche, nel tentativo di uscire da quella vera e propria camera a gas». L’onorevole Pellegrino ha presenziato anche all’arrivo al Cara del gruppo di eritrei sbarcato sulle coste della Sicilia. «Nessuno dei passeggeri voleva scendere dalla corriera – dice -: la loro intenzione era ed è quella di transitare oltre l’Italia verso altri Paesi europei. Messo piede a terra, sapevano di essere immediatamente schedati, e che questo avrebbe determinato l’immediato rientro in Italia qualunque fosse la destinazione raggiunta. Quel che dicevano era che si sarebbero fatti tagliare le mani piuttosto che farsi prendere le impronte digitali». Dopo è stato raggiunto un accordo con la Questura. «Si sono fidati – dice la Pellegrino -, sono scesi e sono stati accolti – si fa per dire visto che in realtà sono stati ammucchiati uno sull’altro – al Centro. Mi auguro possano ripartire quanto prima, del resto sono consapevoli che il nostro Paese non offre loro alcuna possibilità». La Pellegrino ha riportato immediatamente la propria testimonianza alla Presidenza della Camera dei deputati, denunciando l’accaduto e sollecitando le opportune discussioni e iniziative alla ripresa dell’attività parlamentare.

 

Scontri al Cie, la polizia spara lacrimogeni

Tensioni innescate dal rifiuto di un gruppo di immigrati a rientrare nelle stanze. Cara in affanno dopo l’arrivo di 40 eritrei

Chiusura del Ramadan turbolenta l’altra notte al Cie di Gradisca d’Isonzo. Gli agenti della polizia, in assetto antisommossa, hanno dovuto sparare alcuni lacrimogeni e usare i manganelli per avere ragione di un gruppo di immigrati che, al termine del Ramadan, non aveva alcuna intenzione di rientrare nelle proprie stanze ed aveva chiesto di rimanere negli spazi aperti del centro, anche per il grande caldo. Nel parapiglia, anche per sfuggire ai gas, alcuni ospiti, utilizzando una sedia a rotelle che si trovava nei paraggi, hanno infranto una lastra in plexigas spessa 28 millimetri per cercare una via di fuga. C’è voluto un bel po’ di tempo e una colluttazione tra agenti e ospiti per riportare la calma in un Cie, dove da tempo si levano segni di insofferenza da parte degli immigrati nonostante il numero sia ridotto a un terzo della capienza massima, stimata in 200 posti. A raccontare questa turbolenta notte – i fatti sono stati confermati anche da fonti interne del Cie – è stata l’onorevole Serena Pellegrino, che poche ore dopo ha fatto visita al centro immigrati e ha raccolto le testimonianze degli ospiti. Ma per operatori e forze dell’ordine si è aggiunta poi anche una difficile situazione venutasi a creare nell’adiacente Cara, il centro per richiedenti asilo politico. Era da poche ore finito il parapiglia al Cie, che dalla Sicilia sono arrivati una quarantina di clandestini di nazionalità eritrea sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa. Il gruppo, tra loro c’era anche una giovane incinta, non voleva scendere dalla corriera perché non volevano essere schedati: il loro obiettivo non era l’Italia ma altri paesi europei e quindi temevano di non poter lasciare il nostro territorio. Sono rimasti per ore a bordo della corriera mentre iniziava una lunga mediazione con le autorità e solo l’intervento della Questura ha permesso di sbloccare la situazione. Al gruppo degli eritrei è stato assicurato che sarebbero evitate le consuete procedure previste: sarebbero stati provvisti di un documento con fotografia e generalità, idoneo a riprendere il viaggio in territorio italiano verso l’estero. Intanto il ministero dell’Interno, proprio per i continui sbarchi di immigrati sulle coste della Sicilia e della Calabria, ha quasi raddoppiato il numero dei posti disponibili al Cara portandoli da 138 a 204. Questo significa che nei prossimi giorni potrebbero arrivare a Gradisca d’Isonzo, che ha uno dei centri per immigrati più grandi d’Italia, altri gruppi di extracomunitari.

Ancora tensioni al Cie di Gradisca, immigrati sul tetto per protesta

da Il Piccolo

Ancora tensioni al Cie di Gradisca, immigrati sul tetto per protesta

Dura presa di posizione di Serracchiani: «I centri di identificazione sono luoghi di cui dobbiamo fare a meno»

 

 

Seconda giornata di tensioni al Cie di Gradisca. Dopo gli scontri con la polizia avvenuti al termine della cerimonia di conclusione del Ramadan, alcuni ospiti ha nno deciso di proseguire la protesta salendo sul tetto del centro di identificazione ed esplusione, portando con sè anche materassi e cuscini. Gli immigranti hanno contestato alcune decisioni della magistratura locale riguardo alla posizione di alcuni migranti e chiesto una modifica alle attuali leggi sull’immigrazione.

 

Momenti di alta tensione, dunque, risolti solo grazie all’intervento dei funzionari della Prefettura che, al termine di una mediazione durata diverse ore, hanno convinto gli immigrati a scendere dai tetti, dove si erano rifugiati dopo aver divelto alcuni vetri di protezione antisfondamento con delle spranghe di ferro recuperate all’interno del Cie.

 

L’episodio ha inevitabilmente riacceso le polemiche sulla gestione della struttura e sulle condizioni di vita degli ospiti. E, per la prima volta, ad intervenire con forza è stata anche la presidente della Regione Debora Serracchiani. ««Quanto accaduto al Cie di Gradisca impone una riflessione in sede nazionale sul futuro dei centri di raccolta per immigrati perchè credo siano luoghi di cui di debba assolutamente fare a meno». Lo ha detto a Udine commentando gli episodi avvenuti in queste ultime ore. Serracchiani per Gradisca ha già fatto intervenire l’assessore all’Immigrazione Gianni Torrenti che – ha detto – «ha preso immediatamente contatto con il Prefetto e con le istituzioni locali».


 

dal sito della Tenda della pace

CIE di Gradisca, ennesima protesta dei detenuti

CIE Gradisca sui tetti

Sono circa le 21.30 del 12 agosto 2013 al CIE di Gradisca d’Isonzo (Go). Poco più di ventiquattr’ore fa l’Onorevole Pellegrino (SEL) ha effettuato una visita a sorpresa alla struttura per verificare i fatti della notte di giovedì 8 agosto (in cui cadeva la fine del Ramadan), in cui ci sarebbero stati degli scontri tra migranti e forze dell’ordine con lancio di lacrimogeni nei cortili interni delle camerate.

Motivo degli scontri il rifiuto dei detenuti di fare rientro nelle proprie stanze (stanze che si affacciano su cortili “protetti” da vetri antisfondamento ai lati e da una grata di ferro nella parte superiore) per festeggiare la fine del Ramadan e godere della frescura notturna, date le elevate temperature interne delle camerate (“aerate” dall’apertura di piccole finestrelle).

Queste le parole dell’Onorevole Pellegrino dopo la visita di sabato: “I detenuti , visto il caldo torrido di questo periodo e le condizioni bestiali in cui sono rinchiusi normalmente, hanno chiesto di poter stazionare nelle aree aperte anche al termine del Ramadan. Al diniego senza appello si è aggiunta una reazione inusitata da parte della polizia: le forze dell’ordine in assetto anti sommossa hanno cominciato a lanciare lacrimogeni e ad usare i manganelli. Alcuni dei rinchiusi si sono sentiti male , non riuscivano a respirare; allora i compagni hanno spaccato uno dei vetri che limita le cosiddette vasche, nel tentativo di uscire da quella vera e propria camera a gas; ne è seguita una violenta colluttazione. “

Nonostante questa denuncia, ieri sera la scena si è sostanzialmente ripetuta: dal pomeriggio quattro detenuti erano saliti sul tetto per protestare contro la situazione di totale repressione che si respira all’interno del centro: dal 2011 persiste il divieto di possedere i cellulari, provvedimento d’urgenza prorogato modificando il regolamento interno della struttura (che invece ne consente il possesso, come avviene in tutti i CIE d’Italia), i detenuti non possono uscire dai cortili-gabbia su cui si affacciano le camerate in cui dormono dalle 8 alle 10 persone se non a gruppi di due o tre, la mensa non è accessibile per evitare assembramenti (e potenziali rivolte), ad ogni tentativo di protesta la risposta rimane unicamente l’uso della forza. Con il calare della sera la situazione è degenerata, in molti si sono uniti alla protesta dei quattro (tra le venti e le trenta persone e il centro attualmente ne ospita 67), che si è fatta ancora più forte quando è partito il lancio di lacrimogeni (ben udibile anche al di fuori della struttura).

In pochi minuti al centro hanno fatto ingresso diverse camionette dei carabinieri e della polizia, un pullman dell’esercito e una camionetta dei vigili del fuoco. Chi si trovava al di fuori ha prontamente allertato il 118 (sapendo che all’interno ci sono almeno due persone con documentati problemi d’asma), che si è rifiutato di intervenire perchè la richiesta non proveniva dall’interno. Solo l’intervento telefonico dell’Onorevole Pellegrino sulla Questura di Gorizia ha sbloccato la situazione e in pochi minuti anche un’ambulanza ha avuto accesso al centro.

Consapevoli dell’interessamento della parlamentare, i detenuti si sono detti disponibili a trattare con le forze dell’ordine per scendere dal tetto, chiedendo che venisse rimosso il divieto di possedere i telefoni e che venisse ripristinato il diritto d’accesso agli altri spazi della struttura.

In molti inoltre hanno chiesto di essere trasferiti ad altri CIE, dove le procedure di identificazione (ed espulsione) sono più rapide e non si arriva a scontare una detenzione di 18 mesi: “vogliamo tornare a casa nostra, rimandateci nei nostri paesi”. Tante richieste, che da una parte evidenziano come la gestione della struttura da parte della Prefettura di Gorizia sia (volutamente?) esasperante ed oppressiva in un contesto già certamente non facile, e dall’altra mettono in luce il malfunzionamento di un sistema che continua a rivelarsi fallimentare: per stessa ammissione del sindacato di polizia Sap (in una nota di qualche settimana fa) se l’identificazione non avviene entro 60 giorni dalla detenzione è difficile che si ottenga successivamente, quindi a che pro mantenere il limite massimo dei 18 mesi? I detenuti si chiedono inoltre perchè chi ha già scontato una pena carceraria debba essere soggetto anche alla detenzione amministrativa, quando sarebbe molto più facile ( e meno dispendioso) avviare la procedura di identificazione dal carcere?

Nonostante l’arrivo, verso le due di notte, dell’Onorevole Pellegrino che ha cercato di trovare una mediazione per far scendere i detenuti dal tetto e far ottenere loro alcune delle concessioni richieste, la situazione è in questo momento in fase di stallo: già stanotte un responsabile del Viminale è stato allertato della situazione, ma per ora sembra che il Prefetto di Gorizia non si sia ancora reso disponibile a trattare.

I detenuti hanno passato sul tetto e si trovano ancora là, stremati ma determinati a ottenere ciò a cui hanno diritto.  

Video di stanotte:

 http://www.youtube.com/watch?v=Ku98COHZ67k&feature=youtu.be

 http://www.youtube.com/watch?v=u_h80Wq9dII&feature=youtu.be

NO TAV/ Urge riprendere la mobilitazione

La truffa delle integrazioni SOLO sulla Ronchi dei Legionari-Trieste

Sonego conferma di essere un boiardo di Stato. La Serracchiani a jè propite une “puare frute”. E i Sindaci? Adesso vedremo di che pasta sono fatti.

udine 7Messaggero Veneto 12 agosto 2013

mv-13-agosto-2013Messaggero Veneto 13 agosto 2013

E’ in preparazione una Riunione Regionale NO TAV nell’ambito

della festa “Tepee in Tal Parco” a San Giorgio di Nogaro

(probabilmente domenica 25 agosto pomeriggio)

 

Continue reading →

CIE: Manifestazioni continue a Gradisca

dal Messaggero Veneto

Immigrato cade dal tetto del Cie tentando la fuga: è grave – FOTO

L’uomo, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale triestino di Cattinara, stava protestando con altri clandestini sulla copertura della struttura isontina, quando nel tentativo di fuggire si è lanciato a terra, finendo per colpire violentemente una barriera

 

GRADISCA. Un giovane immigrato ospite del Cie di Gradisca d’Isonzo è rimasto gravemente ferito dopo essere caduto da una struttura del Centro mentre tentava di fuggire.

Soccorso, è stato portato all’ospedale di Cattinara a Trieste. Con lui è rimasto ferito, in modo più lieve, anche un altro immigrato.

L’immigrato – secondo quanto si è appreso – è rimasto gravemente ferito nella notte, dopo essersi lanciato dal tetto della struttura.

L’uomo, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale triestino di Cattinara, stava protestando con altri clandestini sulla copertura della struttura isontina, quando nel tentativo di fuggire si è lanciato a terra, finendo per colpire violentemente una barriera.

Il secondo uomo, che aveva ugualmente tentato di fuggire, è stato trasportato all’ospedale di Gorizia.

Nelle prossime ore saranno effettuati lavori d’urgenza per ripristinare le vetrate e gli infissi divelti nel corso delle proteste dei giorni scorsi.

 

Alfano: il Cie di Gradisca sarà anche centro accoglienza

Mentre impazzava la protesta, dalla Sicilia sono arrivati altri 44 immigrati che, però, sono già spariti

GRADISCA. Dopo i gas lacrimogeni, le proteste sul tetto. Non si allentano le tensioni al Cie di Gradisca, teatro da giorni di scontri tra forze dell’ordine e ospiti. Ospiti che appunto, dopo le scintille con gli agenti di polizia scoppiate in occasione della chiusura del Ramadan, hanno scelto di gridare ai quattro venti la loro insofferenza.

E l’hanno fatto salendo sui tetti, per denunciare le condizioni inumane e i tempi infiniti di trattenimento, arrivati a 18 mesi con provvedimento dell’allora titolare del Viminale Roberto Maroni. «Siamo trattati come scimmie – hanno urlato gli ospiti, in massima parte di etnia maghrebina -. Rivogliamo la libertà».

Gli immigrati per tutta la mattina sono stati guardati a vista dagli uomini della Questura di Gorizia, della Mobile di Padova e dai militari del Genova Cavalleria. E solo nel primo pomeriggio, dopo la mediazione dei funzionari della Prefettura, la trentina di ospiti asserragliati sui tetti ha accettato di scendere e rientrare nelle camerate. Nel frattempo nelle stesse ore si evolveva anche la situazione relativa ai 44 immigrati eritrea che, da Lampedusa, sono stati condotti a Gradisca per l’identificazione. Una novità non da poco, perchè con decreto del ministro dell’Interno Alfano la struttura isontina è stata destinata, oltre che a Cie e Cara (centro per richiedenti asilo) anche a Centro di accoglienza, vista l’emergenza sulle coste siciliane.

Un ampliamento di funzioni già vissuto in passato. Il gruppo di eritrei – fra loro anche una donna incinta – ha rifiutato di scendere dal pullman per le procedure di identificazione. Dopo lunghe trattative con la Questura è stato chiesto loro solamente di dichiarare le proprie generalità mentre gli era fornito un foglio di libera entrata e uscita dall’ex Polonio. Risultato: nessuno di loro è rientrato in caserma. Sono spariti.

E ieri, per la prima volta, è intervenuta con decisione anche Debora Serracchiani. «Quanto accaduto a Gradisca impone una riflessione in sede nazionale sul futuro dei centri di raccolta per immigrati. Luoghi – ha affermato la governatrice, annunciando per oggi l’incontro tra l’assessore all’Immigrazione Gianni Torrenti con il prefetto di Gorizia – in cui le condizioni di vita sono terribili e di cui bisogna assolutamente fare a meno».

 

 

da Il Piccolo

Rischia di morire uno degli immigrati caduto dal tetto del Cie

Le sue condizioni sono giudicate gravissime dai sanitari dell’ospedale di Cattinara. L’uomo, un marocchino di 35 anni, era giunto a Gradisca quattro giorni fa ed aveva in tasca il decreto di espulsione. In arrivo a ore altri 50 eritrei sbarcati gironi fa in Sicilia

Rischia di morire l’immigrato feritosi mentre cercava di fuggire dal Cie di Gradisca. Si tratta di un immigrato di 35 anni, marocchino, le cui condizioni sono giudicate gravissime dai sanitari dell’ospedale di Cattinara dove il giovane è ricoverato in terapia intensiva. L’uomo verso le 3 era salito sul tetto del Cie con l’obiettivo di evadere ma è precipitato a terra sbattendo violentemente contro delle barriere metalliche. L’uomo era stato scarcerato pochi giorni fa e da quattro si trovana al Cie. Nei suoi confronti era stato emesso un decreto di espulsione. Secondo quanto si è appreso, non intendeva rientrare nel suo Paese. L’altro immigrato, pure feritosi nel tentativo di fuga, ha riportato una ferita alla gamba e le sue condizioni non sono gravi. Intanto è atteso in queste ore l’arrivo a Gradisca di un gruppo di 50 eritrei proveniente dalla Sicilia.

 

da bora.la

Rivolta al CIE di Gradisca. Una guerra senza vincitori

La situazione al CIE di Gradisca d’Isonzo da sabato notte era estremamente tesa. Pareva essere culminata – dopo richieste, dinieghi, proteste, gas lacrimogeni, colluttazioni, danneggiamenti alle strutture, forze dell’ordine giunte da ogni arma possibile – con un gruppo di detenuti sul tetto del Centro.alt
E pareva poi essersi risolta, grazie ad una paziente opera di mediazione, cui ha partecipato con un ruolo fondamentale Serena Pellegrino, deputata di Sel alla Camera: riuscita infatti ad ottenere un incontro con Prefetto e Questore di Gorizia, i detenuti erano scesi. Una serie di richieste degli immigrati , di cui la Pellegrino si era fatta portavoce, sono state accolte: ad esempio l’uso dei cellulari e il ripristino del servizio mensa.
Ma la tensione è risalita nuovamente alle stelle la notte scorsa, quando due persone, in un tentativo di fuga, sono rimaste ferite, una molto gravemente, e sono ricoverate all’ospedale di Cattinara di Trieste e all’ospedale civile di Gorizia.
“Il ministero dell’interno intervenga immediatamente prima che succeda una nuova tragedia ha affermato la deputata di Sel che, oltre a informare costantemente il Viminale, è stata chiamata in mattinata dal sen.Luigi Mancone, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, per un aggiornamento sulla situazione. Ne è seguito l’intervento ripreso poco fa dalle news di Repubblica : “La Commissione diritti umani del Senato – conclude Manconi – aveva già programmato una visita al centro per il 10 settembre. Di fronte a quanto è accaduto nelle ultime ore, chiedo al Ministro dell’interno Angelino Alfano di affrontare con urgenza e alla radice la questione dei Centri di identificazione ed espulsione e di riconsiderare, alla luce dei risultati critici di questi anni, l’intero sistema di gestione dell’immigrazione nel nostro Paese”.

” È ora – afferma dal canto suo Pellegrino – che il governo, e la strana maggioranza che lo sostiene, si occupino di rivedere le politiche di immigrazione cancellando la Bossi-Fini e il reato di clandestinità.
Un paese civile non può più accettare questi centri di detenzione, vere e proprie galere senza le minime condizioni umane, che chiamiamo Cie. La regione Friuli Venezia Giulia , oltre a dichiararsi contro il permanere del Centro, assuma iniziative più specifiche in ambito politico e si affianchi più concretamente a coloro che si stanno battendo per la revisione normativa”

Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale, capogruppo di SEL in regione, Giulio Lauri, il quale dopo si è recato questo pomeriggio  a Gradisca per provare ad accertare direttamente la situazione al CIE. ”Dopo avere parlato con l’on. Pellegrino che mi ha informato di seguire direttamente la situazione all’interno del CIE, assieme a Padre Paolo Zuttion della Caritas mi sono recato all’ospedale di Gorizia per incontrare il ferito più lieve e avere una conferma della dinamica dei fatti di questa notte,  ma ci è stato comunicato che era stato prelevato dal Pronto Soccorso intorno alle 14 per essere riportato al CIE di Gradisca.”

“Nel corso della giornata ho chiesto all’Assessore Torrenti un intervento deciso della Regione sul Governo, fin da queste ore, per una chiusura immediata del CIE di Gradisca, dove l’emergenza è continua ed è necessario intervenire immediatamente.

Così  Andrea Bellavite, presidente del Forum Gorizia, in una nota stampa: “I Cie e i Cara non risolvono di fatto che in minima parte i problemi che ne hanno – secondo molti iniquamente – giustificato l’istituzione; aggravano semmai la situazione, esasperando i ristretti e creando immensi problemi sociali, spesso azzerando significativi tentativi di autentica integrazione nella reciprocità. Quando l’asfittica politica italiana riuscirà a trovare una risposta diversa da quella che ha portato a costruire delle vere e proprie gabbie di ferro intorno a esseri umani colpevoli soltanto di aver creduto ne mito della libera circolazione delle persone?”

Seguiremo con attenzione gli sviluppi della vicenda e vi terreno aggiornati.

CIE = LAGER Foto e articoli sul presidio di Sabato 17

29 AGOSTO DI NUOVO SUL TETTO! Agg. al 02 settembre

RASSEGNA STAMPA 24-25 AGOSTO
RASSEGNA STAMPA 21-23 AGOSTO
AGGIORNAMENTI 21 AGOSTO
AGGIORNAMENTI 20 AGOSTO
NEWS Chiuso il CIE di Isola Capo Rizzuto giustamente devastato dai reclusi

Gradisca d’Isonzo 17 agosto 2013 (superate le 1700 visite a questa pagina)

insieme

scrit-01
striscione-b

 

Continue reading →

Cie, immigrato ingoia una lametta da barba

dal Messaggero Veneto

 

Cie, immigrato ingoia una lametta da barba

 L’uomo è stato trasportato all’ospedale di Gorizia. Intanto è tornata la calma al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo dopo i tafferugli e le proteste dei giorni scorsi

GORIZIA. È tornata la calma al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo dopo i tafferugli e le proteste dei giorni scorsi.

Operai incaricati dalla Prefettura di Gorizia hanno riparato i danni causati dagli immigrati, ripristinando serramenti e vetrate antisfondamento al fine di impedire agli ospiti di avere accesso ai tetti della struttura.

Continuano comunque episodi di autolesionismo. Ieri sera un immigrato trattenuto nella struttura ha ingoiato in segno di protesta una lametta da barba ed è stato trasportato all’ospedale di Gorizia.

Intanto è stato dimesso ieri pomeriggio dal nosocomio goriziano l’immigrato che ieri mattina, saltando dal tetto, aveva riportato lievi traumi alle gambe. Resta in gravi condizioni invece il marocchino di 34 anni che si era procurato gravi ferite dopo essersi lanciato dal tetto contro una barriera nel tentativo di fuggire.

Nel pomeriggio è atteso intanto l’arrivo al Cara di una cinquantina di immigrati eritrei provenienti da Lampedusa.

14 agosto 2013

Cie, gli stranieri chiedono di essere trasferiti da Gradisca

dal Messaggero Veneto 17 agosto 2013

Cie, gli stranieri chiedono di essere trasferiti da Gradisca FOTO

I 64 immigrati: portateci un altro centro. Restituiti i telefonini e aperta la mensa. Sel: è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Oggi una manifestazione

GRADISCA. «Non vogliamo più stare qui: trasferiteci altrove, anche in un altro Cie». Gli immigrati ospitati dal Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca – 64 in tutto a ieri – lo hanno chiesto a gran voce nelle scorse settimane ai rappresentanti delle associazioni autorizzate a visitare la struttura, definita «la più a rischio» nel suo genere in Italia dal deputato di Sel, Serena Pellegrino, che ieri ha effettuato un nuovo sopralluogo all’interno dell’ex caserma Polonio. Dove la situazione è tornata tranquilla, dopo i tafferugli dei giorni scorsi, anche grazie all’intervento della Prefettura, che ha deciso di accettare alcune delle richieste dei clandestini che soggiornano nel centro. E per oggi pomeriggio, è previsto un presidio di protesta, con manifestanti che arriveranno anche da fuori regione.

È tornata la calma

Impossibile, per ovvie ragioni, accettare la richiesta degli immigrati di rivedere il comma della legge Bossi-Fini che dispone la permanenza dei clandestini nei Cie fino a un massimo di 18 mesi. Prefettura e Questura, però, su pressione della Pellegrino, hanno riconsegnato ieri agli ospiti del cento i loro cellulari, sequestrati nei mesi passati.

Altra concessione: è stata riaperta la sala mensa, dove gli immigrati potranno consumare i pasti. Fino a oggi pranzi e cene erano distribuite in stanza o negli spazi comuni, «autentiche gabbie, degne di uno zoo», ha spiegato Jenny, referente dell’associazione Tenda per la pace e i diritti. Nei prossimi giorni sarà ripristinato inoltre il campetto di calcio, chiuso da due anni.

«Rispetto ai giorni dei disordini la situazione è certamente più tranquilla, ma all’interno del centro si vive una situazione di emergenza costante – ha spiegato la deputata di Sel –. Il Cie gradiscano è quello più a rischio a livello nazionale, è una pentola a pressione. Con, in più, una situazione igienico-sanitaria che resta di alto degrado».

Oggi la manifestazione

Per questo pomeriggio (dalle 17) è previsto un presidio di protesta pacifico organizzato davanti al Centro dall’associazione Tenda per la pace e i diritti: «Chiederemo la chiusura del Cie, una struttura nella quale è stato progressivamente tolto tutto – ha spiegato una referente del sodalizio –. Un paradosso? Gli operatori ormai non consegnano neppure più il regolamento agli immigrati per timore che questi lo usino per appiccare incendi. Assistiamo a continue violazioni, delle quali è responsabile la Prefettura: per questo chiediamo che il prefetto di Gorizia rassegni le dimissioni».

Tre settimane fa alcuni componenti dell’associazione hanno avuto modo di visitare il Cie e parlare con gli ospiti: «Ci hanno detto che pur di non stare qua sarebbero disposti ad andare in altre strutture analoghe, che in molti casi hanno già visitato, a dimostrazione che quello di Gradisca è uno dei peggiori in Italia».

All’incontro di ieri all’esterno del Cie hanno preso parte anche il garante dei detenuti del carcere di Gorizia, don Alberto De Nadai e don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano: «Nel Cie sono violati tutti i diritti più elementari e costantemente lesa la dignità umana: un luogo come questo va chiuso subito. L’Italia, purtroppo, non ha un vero progetto sull’immigrazione», ha detto il sacerdote.

M5S e Pd: va chiuso

«Era prevedibile che il Cie di Gradisca diventasse per l’ennesima volta teatro di episodi di violenza e di disperazione. Fino a oggi non si è fatto nulla per risolvere la situazione». È la presa di posizione della consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, che paventa il rischio che «in regione arrivino almeno 500 immigrati al mese, destinati ad aumentare a dismisura il numero dei clandestini presenti in Fvg. È una situazione insostenibile».

Sulla necessità di chiudere il Cie insiste anche Franco Codega (Pd): «Lo avevamo già detto all’indomani della visita di qualche settimana fa: il centro, almeno così come oggi è gestito, va chiuso – spiega Codega –. Le condizioni di vita delle persone ivi trattenute sono inaccettabili. Sono molto più restrittive di quanto previste dalle direttive europee in proposito e sono spesso al limite del rispetto dei diritti umani».

 

REPRESSIONE NO TAV/ Udine: decreto di condanna da 11.450 euro!

Superate le 1300 visite a questa pagina

——————————————————-

Decreto di condanna da 11.450 euro per un

VOLANTINAGGIO No Tav ad Udine il 10 settembre 2011

———————————————————————————–

DdC notav ud 10 09 2011

 

Continue reading →