ANTIFASCISMO/ Rassegna stampa su Gelindo Citossi (Romano il Manzin)

Appena abbiamo un po’ di tempo organizziamo un’altra assemblea pubblica

Coordinamento Antifascista Friulano

 

Rassegna stampa

Messaggero Veneto 12 NOVEMBRE 2013

«Su Citossi troppa confusione storica»

San Giorgio, lo scrittore Monte interviene sulla polemica dell’intitolazione di una via al capo partigiano

 

SAN GIORGIO DI NOGARO «Perchè gli abitanti di un paese come San Giorgio hanno delle opinioni così stridenti su fatti e vicissitudini accaduti 70 anni fa? Perchè una parte del paese nega le virtù di un capo partigiano, Gelindo Citossi, chiamato “il Mancino”, autore di una delle più audaci, se non la più audace, impresa che la storia della Resistenza ricordi: la liberazione dei prigionieri dalle carceri di Udine avvenuta in maniera rocambolesca la sera del 7 febbraio 1945, lo stesso giorno della strage di Porzus? Perchè una parte del paese nega il valore di chi, per oltre un anno, con pochi ragazzini male armati e male addestrati ha tenuto in scacco le truppe tedesche d’occupazione e i fedeli repubblichini fascisti italiani, autori di inenarrabili crimini nei confronti di civili inermi? A queste domande non so darmi una risposta precisa ma, di fronte a fatti inconfutabili come quelli appena descritti, il tentativo di delegittimare la figura del Mancino deve avere delle origini non solo di fazione, ma anche soprattutto personali e familiari». Monta la polemica nella Bassa friulana, e non solo, sulla figura di Gelindo Citossi. Oggi lo scrittore sangiorgino, Marco Monte, risponde ai detrattori del “Mancino”: «Se il Mancino viene descritto da coloro che diffidano il Comune dall’intitolargli una via come un “esecutore spietato”, mi chiedo esecutore di chi e perchè – dice -. Non so se abbia ucciso, non risulta in nessun atto ufficiale, ma se lo ha fatto non lo ha fatto certo nei confronti dei senza colpa: per le spie e i delatori ogni guerra ha sempre negato il tempo e lo spazio per un processo. Non scordiamoci che le celle della caserma Piave di Palmanova erano colme di prigionieri antifascisti, torturati e assassinati, catturati grazie alla delazione di compiacenti collaborazionisti, come i vari Rebez, Arrotini, Munaretto e i loro feroci sgherri. Le diatribe di paese nascono alimentate dalla confusione storica divisa tra studiosi “ortodossi” e “revisionisti”. La polemica non trova origine nella ricerca della verità storica, ma nell’appartenenza politica. Non abbiamo bisogno né di storici ortodossi né di revisionisti, ma solamente di verità: se le dicerie che dipingono il Mancino come un esecutore spietato trovassero un fondamento di verità, sarei il primo a rinnegare colui che al momento riconosco come un baluardo della libertà». (f.a.)

 

 

Messaggero Veneto 11 novembre 2013

Una via al comandante Romano, infuria la polemica

SAN GIORGIO. La Bassa, ma non solo, si spacca sulle vicenda del partigiano Gelindo Citossi-“Romano il Manzin”: l’eroe al quale dedicare una via a piazza a San Giorgio di Nogaro; o lo “spietato…

 

SAN GIORGIO. La Bassa, ma non solo, si spacca sulle vicenda del partigiano Gelindo Citossi-“Romano il Manzin”: l’eroe al quale dedicare una via a piazza a San Giorgio di Nogaro; o lo “spietato esecutore” per il quale il neonato comitato diffida il sindaco Pietro Del Frate dal fare questo passo? La polemica divampa sia su facebook, che col tam-tam telefonico, tanto da indurre il Coordinamento Antifascista Friulano a organizzare, a breve, un incontro pubblico con l’intento, mettendo a confronto le varie posizioni, di fare definitivamente chiarezza in merito. Intanto, dopo la diffida del neonato comitato a dedicargli una strada o piazza a San Giorgio, paese natale del “Manzin”, scende in campo Giorgio Coianiz, lo storiografo amico di Gelindo Citossi, uno dei pochi che lo andava a trovare nell’esilio di Pisino, dove ritorna ogni anno dal 1976 (anno della morte) per commemorare il “comandante Romano”. «Durante la lotta di liberazione dal nazifascismo del 1943-45 le formazioni partigiane da noi, in pianura, avevano due compiti – spiega Coianiz -: il primo rifornire le truppe in montagna ed eliminare le spie e i torturatori come quelli della caserma Piave di Palmanova. Il secondo lavoro veniva svolto dagli uomini più audaci e più coraggiosi: Gelindo Citossi era uno di loro. Per un intero anno, giorno dopo giorno, mise la sua vita in pericolo nelle sue azioni contro i fascisti in tutta la Bassa, tanto che i tedeschi dissero a suo padre: “Vedi questa scatoletta di carne? Quando lo prendiamo te lo mandiamo dentro queste”. Infatti questi eroi, quando venivano catturati, subivano le torture più crudeli e poi fucilati. Quando il 7 febbraio del 1945 Romano il Mancino riusciva a liberare le carceri di Udine, Radio Londra la indicò come la più audace azione di tutta la guerra di Liberazione. Finite le ostilità – racconta – si scatenava una canea persecutrice politica contro questi combattenti che furono, molte volte, costretti a riparare all’estero. Nel 1990, assieme alla figlia Natalina, sono stato al casellario giudiziario del Tribunale di Udine che mi rilasciò il certificato di Gelindo Citossi in cui si legge molto bene “Nulla”. Nessun processo, nessuna denuncia, appunto nulla. Figurarsi negli anni ’50 se ci fosse stato a suo carico un qualsiasiappiglio penale se non l’avessero processato. Quindi consiglio attenzione a una critica legittima ma che non deve scadere nella diffamazione».

Francesca Artico

 

 

 

NOTAV: news sulla tratta Trieste-Divaccia

DAl Piccolo del 13/11/13

Trieste-Divaccia, progetto entro l?anno

di Giovanni Tomasin TRIESTE Entro l’inizio del prossimo anno il governo italiano e quello sloveno potrebbero trovarsi davanti una proposta di progetto per la linea ferroviaria Aurisina-Divaccia: partirà a quel punto il processo di verifica del progetto con gli enti locali e tra questi e il territorio. «Auspichiamo che per i primi mesi del 2014 gli enti incaricati di decidere dispongano di tutte le informazioni necessarie per scegliere un tracciato», ha spiegato il responsabile dei Corridoi Ten-T per ilministero, Roberto Ferrazza, a margine della conferenza interministeriale svoltasi ieri a Trieste nell’ambito del progetto Acrossee. Il progetto Il progetto, che secondo alcune stime dovrebbe costare circa due miliardi di euro per una ventina di chilometri di linea, nelle intenzioni degli enti ferroviari dovrebbe favorire il traffico di merci fra Italia e Slovenia: lo scopo è quello di consentire al porto di Trieste di fare da punto di ricezione delle merci provenienti da Suez, per indirizzarle poi via rotaia verso la Slovenia e i mercati est e nord-europei oppure verso la Francia. L’hub della Venezia Giulia dovrebbe così raddoppiare il volume dei suoi traffici. «L’università di Lubiana preparerà entro l’anno uno studio sui potenziali traffici della linea – ha spiegato Ferrazza -, che chiarirà le potenzialità dell’opera». Lo studio sarà uno dei fattori di cui i tecnici del Geie (Gruppo europeo di interesse economico, composto da rappresentanti delle ferrovie dei due Paesi) terranno conto nell’elaborare la proposta di progetto che poi sarà sottoposta al vaglio politico della commissione intergovernativa Italia-Slovenia, di cui fa parte anche la Regione Friuli Venezia Giulia. I possibili tracciati vanno da una linea parzialmente in galleria a una in superficie, basata su semplici rettificazioni della linea. Opere al risparmio Tutto al convegno di ieri, organizzato dall’Ince proprio per discutere di accessibilità transfrontaliera nel Sud Est Europa, lasciava intendere che le soluzioni privilegiate saranno quelle pratiche, veloci e poco costose. Atteggiamento obbligatorio in tempi di tragica siccità di fondi. I precedenti non mancano: il commissario straordinario alla Tav Venezia Trieste, Bortolo Mainardi, non fa mistero di propendere per una ottimizzazione della linea esistente. La Regione Fvg, da parte sua, ha chiesto che vengano privilegiati gli interventi urgenti sulle linee attuali. Sul possibile accordo tra queste posizioni e un collegamento Tav fra Aurisina e Divaccia, Ferrazza si è espresso così: «Attenzione, non stiamo parlando di alta velocità in questo tratto – ha risposto -. Si punta soprattutto ad aumentare la capacità, diminuendo la pendenza della linea per allungare i treni. Bisogna anche tener conto del fatto della grande delicatezza ambientale dell’area». La Venezia-Mestre Per quanto riguarda il tracciato da Mestre a Ronchi, Ferrazza ha detto che«Rfi, Rete ferroviaria italiana, ha sollecitato il ministero (dell’Ambiente, ndr) a dare indicazioni per le finalizzazioni del progetto di affiancamento alla linea esistente». «Adesso – ha aggiunto – il ministero dell’Ambiente chiuderà il parere di Valutazione di impatto ambientale (Via) confrontando tra loro sia l’ipotesi costiera che quella di affiancamento alla linea ferroviaria esistente». Anche in questo caso «la priorità è l’alta capacità» più che l’alta velocità. Ferrazza ha riconosciuto come «saggia» la scelta di «aggredire i colli di bottiglia» sulla rete storica, aggiungendo che «non è mai stata messa in discussione l’alta capacità in sé. Servono soluzioni ferroviarie che non siano un ostacolo allo sviluppo del porto di Trieste e dei porti dell’Adriatico. Tra fare un quadruplicamento ex novo e la linea storica con soluzione dei nodi c’è una bella differenza». Il protocollo Il project manager dell’Ince Carlo Fortuna ha detto che «in un periodo di risorse pubbliche in calo, è indispensabile concentrare l’attenzione sui piccoli progetti». La Regione Friuli Venezia Giulia ha poi firmato un protocollo per il coordinamento delle opere con gli altri partner di Accrosee: ministeri dei Trasporti, Camere di commercio, Università e altre istituzioni di Paesi dell’Unione europea e del Sud- Est.

RIGASSIFICATORE: Clini smentisce Passera

Il piccolo del 24/07/12

Clini sul rigassificatore: ancora tutto in discussione

 

di Gabriella Ziani Sì, l’approvvigionamento di gas è una questione strategica per l’Italia. Ma non per questo il rigassificatore previsto a Zaule è da considerarsi cosa fatta. Anzi. Pendono sul previsto impianto di Gas natural questioni grandi, tuttora irrisolte, e molto controverse, quindi lo spazio per discuterne c’è. All’indomani delle certezze, e del sollecito espresso al nostro giornale dal ministro per le Infrastrutture Corrado Passera, sull’urgenza indiscutibile di realizzare un rigassificatore e proprio a Trieste, è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, a declinare in dettaglio lo stato problematico delle cose. Il tema, dice, è ancora aperto. Ministro Clini, Passera è stato impositivo nel sostenere che il rigassificatore si debba realizzare e presto. A Trieste si ritiene che venga sottovalutato il capitolo delle criticità. Lei che cosa ne pensa? La posizione di Passera è assolutamente condivisa, è necessario diversificare le fonti energetiche, avere una sicurezza a livello europeo, considerare l’uscita della Germania dal nucleare che crea opportunità molto grandi, sono temi cui prestare grandissima attenzione. Ma per Trieste mancano ancora dei passaggi per una decisione, che sono ancora tutti da definire. Quali sono? Il ministero, ancora col governo Berlusconi, ha dato parere positivo alla Valutazione d’impatto ambientale, ma per esempio il rigassificatore non è inserito nel piano di sviluppo regionale. Secondo, un rigassificatore comporta vincoli e servitù per il porto, e per gli usi dell’area circostante. Ed è un altro problema. Su questo la situazione è ancora ferma, manca il parere della Regione e delle altre autorità locali. Quindi si vede come il tema sia ancora aperto, e su cose rilevanti. È allora dalla Regione che tutto dipende? Manca ancora una politica regionale in materia di portualità e in campo energetico. La Regione su questi temi deve perciò esprimersi. E una volta che la Regione lo avesse fatto? C’è un’altra questione, ben più complicata. Ed è l’opposizione manifestata dalla Slovenia, e ribadita nuovamente al presidente Napolitano nel corso della sua recente visita a Lubiana. È un tema non banale, ma sostanziale. Ci viene chiesto di rispettare procedure europee, che sarebbe stato molto opportuno già osservare in precedenza. E cioé avviare una Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera. A settembre abbiamo un incontro fissato con la Slovenia, e questo sarà certamente uno dei primi temi. Quindi, fatto salvo che uno “hub” del gas, come dice Passera, è importante per la politica energetica nazionale, abbiamo su Trieste ancora questi problemi da risolvere. E quelli di sicurezza dell’impianto? L’approfondimento dei problemi relativi ai rapporti fra sicurezza, protezione ambientale e sviluppo portuale potrebbe essere d’aiuto per raggiungere margini di miglioramento in fatto di tecnologie e dispositivi per la sicurezza. Quindi lei non dà affatto per certo e imminente il rigassificatore di Zaule? No, perché il tema è aperto anche su altre questioni ancora. Il procedimento di Vas per il piano regolatore del porto è ancora in discussione al ministero dell’Ambiente proprio perché si stanno analizzando i diversi usi dell’area portuale e le loro compatibilità. È a causa del rigassificatore che il piano regolatore del porto non viene dunque “rilasciato”? Sì, per questo. Ma poi stiamo analizzando anche altro. Che cosa? Al ministero è stato presentato un secondo progetto per Trieste, quello per il rigassificatore “off shore”, e il procedimento di Valutazione d’impatto ambientale non è concluso. Ma un rigassificatore in Alto Adriatico non dovrebbe escludere l’altro? La domanda è di solo buon senso. Ma si può rispondere soltanto con un piano nazionale energetico e dei rigassificatori, che invece manca. Il principale punto debole procedurale è comunque che avremmo dovuto, come paese, affrontare la Valutazione strategica per situare i rigassificatori. È del resto cosa prevista dalle norme Ue. Ma in passato si è invece preferito valutare caso per caso. Ora stiamo lavorando a questo.

NO alla Cimpello-Sequals-Gemona

Messaggero veneto del 25/07/12

Più di 5 mila no

all’autostrada

Il comitato Arca: «Insensato che la Regione investa sul turismo e poi voglia costruire una simile opera»

di Davide Francescutti

 

SPILIMBERGO. Sono oltre 5 mila le firme di cittadini contrari alla realizzazione del nuovo raccordo autostradale Cimpello-Sequals-Gemona: ne ha dato notizia il comitato Arca Tagliamento che, nato dopo una riunione a Pinzano un anno e mezzo fa, ora vanta un discreto sostegno delle popolazioni locali nella sua battaglia contro l’opera voluta dalla Regione. Proprio l’amministrazione guidata da Renzo Tondo è al centro del nuovo attacco del comitato presieduto da Alberto Durì, che ha sottolineato come i soldi spesi per promuovere il turismo in Friuli potrebbero essere sperperati se la strada venisse realizzata.

 

«A noi – spiegano i componenti del comitato – pare insensato stabilire di spendere centinaia di migliaia di euro l’anno per promuovere quale attrattiva turistica, anche alla Bit di Milano, le nostre bellezze naturali negli stessi palazzi dove si progettano opere che le distruggeranno. Il nostro territorio è attrattivo per la sua naturalità (wilderness), bisogna soltanto pensare a come salvaguardarlo e organizzare la ricettività». Niente raccordo quindi, ma più turismo verde.

 

«Il turismo naturale – proseguono – è diverso da quello delle grandi città: nelle Highlands scozzesi, per esempio, le strade sono per la maggior parte a una corsia, ma il turismo è in continua crescita perché la strada stretta fa parte della bellezza del territorio. Le persone sentono la necessità di staccare dallo stress quotidiano e di immergersi nella natura, quindi a che scopo arrivare agevolmente in un posto quando di quel luogo non è rimasto più nulla? Tanto vale rimanere in città».

 

Lo sfogo contro Trieste è contenuto nell’ultimo aggiornamento del sito del sodalizio, dove senza fare nomi vengono accusati anche gli amministratori locali della Val d’Arzino e di quelle limitrofe, giudicati troppo “morbidi” verso l’opera. «Alcuni amministratori locali – concludono – che sostengono o che non sono dichiaratamente contrari al progetto focalizzano l’attenzione sui pedaggi per i residenti e sullo svincolo in Val d’Arzino. Prima di insistere sulla realizzazione dello svincolo in Val d’Arzino bisognerebbe considerare quanto terreno occupa uno svincolo autostradale e quanto spazio c’è in quella valle. Cosa rimarrebbe in Val d’Arzino? Solamente asfalto e smog per cui gli abitanti desidereranno di andarsene. Forse è per questo che a chiedere lo svincolo sono soltanto i Comuni non direttamente interessati».

CLIMA/ La Groenlandia si scioglie

Il 97% dello strato superficiale interessato dal disgelo

groenlandia

NOTAV: Duino Aurisina dice no!

Dal Piccolo del 26/07/12

Duino, no del Consiglio alla Tav

 

di Viviana Attard DUINO AURISINA No alla Tav a Duino Aurisina. Almeno non a questo progetto. Lo ha detto ieri il Consiglio comunale. L’occasione coincideva anche con la data limite (prevista per oggi) per poter esporre alla Regione le proprie considerazioni in merito. Pareri che successivamente verranno inoltrati, assieme a quelli degli altri Comuni interessati dall’opera, direttamente al Ministero dell’ambiente. Un tour de force, quello iniziato nemmeno un mese fa, che la recente amministrazione Kukanja si è vista recapitare senza preavviso. In questi trenta giorni, dunque, la seconda commissione consiliare permanente presieduta dal consigliere Maurizio Rozza (Sel) ha visionato grafici, cartine e pareri avendo modo, grazie alle trecento pagine di documentazione, di farsi un’idea ben chiara di cosa potrebbe accadere in caso l’opera venisse realizzata. Il primo ad esprimersi, alla presenza di quasi tutti i consiglieri (assente solo la Svara), è stato il vicesindaco Massimo Veronese. «Anche da un esame superficiale – ha dichiarato – si può constatare che la futura linea Venezia- Trieste ha delle vere e proprie discontinuità. Sembra, infatti, che quello attuale non sia nient’altro che la somma di progetti distinti assemblati in fretta e furia. Inoltre nella tratta Ronchi-Trieste non figurano nemmeno le variazioni migliorative ch’erano state chieste dall’ex sindaco Ret e concordate con Rfi e Regione». Un “modus operandi”, questo, che non è piaciuto all’amministrazione in carica acuito anche dall’ «amarezza per la sottovalutazione implicita del parere richiesto». Successivamente il vicesindaco ha illustrato alcune delle numerose criticità del progetto quali ad esempio quello legato alle falde acquifere, in particolare quella di Brestovizza, che serve sia la parte italiana che il Carso sloveno nonché la totale assenza di una valutazione di costi e benefici, non solo economici ma anche sociali e ambientali. Quest’ultimi sono stati indicati anche dallo stesso presidente della seconda commissione, Maurizio Rozza, che ha sottolineato come «ci sia stato un lavoro collegiale da parte di tutta la commissione». Oltre a questo lo stesso ha esposto al Consiglio anche un documento giunto postumo ai termini utili da parte della Protezione civile in cui si mette in evidenza «la necessità d’integrare la documentazione con approfondimenti» legati, ad esempio, alla presenza di elettrodotti di alta tensione, a metanodotti internazionali e altre infrastrutture per le quali le eventuali problematiche che potessero scaturire dalla presenza dell’alta velocità «non possano essere risolte con proposte socialmente ed ambientalmente accettabili». Nonostante le criticità sollevate, però, il sindaco Kukanja ha sottolineato che «nessuno ha affrontato il difficile dibattito su questo tema avendo un’ostilità pregiudiziale verso qualsiasi intervento che miri a potenziare i collegamenti ferroviari non solo per la nostra area ma anche verso i territori circostanti». Il nodo, infatti, sembra essere piuttosto la mancanza «di un raffronto di costi e benefici che incidono negativamente sulla nostra terra». Stessa linea anche quella espressa dall’opposizione guidata dal capogruppo del Pdl, Massimo Romita che ha sottolineato «l’importante lavoro congiunto e coeso fatto dalla maggioranza e dall’opposizione a dimostrazione che, se c’è la volontà, si può fare il bene del territorio».

 

E Antonaz invita la giunta Tondo a “mollare” la Tav

 

Non è piaciuta a Roberto Antonaz, consigliere di Rc, la pervicacia con cui l’assessore Riccardi ha replicato alla sua interrogazione in cui chiedeva se fosse intenzione della Regione sganciarsi dal discorso Tav, sull’esempio di Portogallo e Francia. « La risposta – precisa Antonaz – lascia sconcertati. Può cascare il mondo ma la Tav non si tocca. Nessun senso della realtà anche di fronte all’evidenza. Se qualcuno a buon diritto chiede: «Perché la Tav alla luce di quanto sta succedendo?» La risposta è quella dei fanatici: perché sì». Antonaz ha anche rilevato che « di fatto il Corridoio 5 non c’è più e la tratta ad alta velocità Mestre-Trieste viene declassata a collegamento interno con Torino», aggiungendo che il buon senso «porterebbe ad optare su una velocizzazione delle linee esistenti, abbandonandola. Per Riccardi e Tondo invece si deve andare avanti a testa bassa, con i pareri dei Comuni interessati come pura formalità».

NO TAV/ Report da Trieste per un SI scontato

1 agosto il piccolo

LA GIUNTA DI SAN CANZIAN

«Tav, la Regione preveda tutele per Pieris e Begliano»

SAN CANZIAN D’ISONZO Altolà della giunta comunale alla Regione in merito al tracciato della Tav: «Pieris e Begliano – ribadisce l’esecutivo – devono essere messe in salvaguardia». Ricordando le osservazioni già inoltrate in difesa delle due località, la giunta afferma: «Vogliamo una fascia di rispetto di trenta metri, consideriamo interferenti tutte le opere esistenti, viabilità inclusa, le barriere antirumore devono essere schermate da terrapieni e fasce boscate, chiare e precise le modalità di ristoro dei danni subiti». Questo dunque il diktat dell’amministrazione sancancanzianese verso un’opera non condivisa, se non a prezzo di una chiara e precisa tutela del territorio e dei residenti. La giunta inoltra così, con una nota tecnica, la delibera che riassume i capisaldi irrinunciabili secondo l’amministrazione. Infatti il documento “Nuova linea Av/Ac Venezia – Trieste – Sistema conoscitivo unitario” prodotto da Italferr spa e inoltrato anche ai Comuni interessati, rappresenta la visione complessiva del Progetto, raggruppando in modo organico i risultati dei modelli valutativi adottati nei quattro Sia. Tale documento è la visione complessiva del progetto della linea Av/Ac Mestre – Trieste ed è un’integrazione ai progetti depositati nel dicembre 2010 per i quali è tuttora in corso l’istruttoria. Lo scenario a cui fa riferimento è quello relativo al progetto preliminare già preso in esame dall’amministrazione comunale nel periodo dicembre 2010-marzo 2011. Inoltre non essendo pervenute al Comune osservazioni al documento né da singoli cittadini né da associazioni ambientaliste, né dal gruppo di minoranza comunale, e avendo verificato che nel tratto di competenza del comune di San Canzian d’Isonzo, che va da Pieris a Begliano, non ci sono state modifiche progettuali, la giunta ha ritenute valide tutte le osservazioni già recepite nella delibera.

MERCOLEDÌ, 01 AGOSTO 2012

Pagina 23 – Gorizia-Monfalcone

ALTA VELOCITà

Legambiente ripropone le osservazioni

Legambiente ripresenterà le osservazioni alla Via sul progetto dell’Alta velocità-Alta capacità, pur ritenendolo ormai parcheggiato su un binario morto. L’associazione porta come prova le affermazioni del Commissario straordinario per l’alta velocità della tratta Venezia-Ronchi, Bortolo Mainardi. «Mainardi ha dichiarato di non pensare alla realizzazione dell’intero tracciato – afferma Legambiente -, ma di intervenire in via prioritaria potenziando la linea esistente, sdoppiando la tratta Bivio San Polo-Monfalcone, per separare le linee Udine-Trieste e Venezia-Trieste che oggi confluiscono determinando una perdita di capacità fino a 40-50 treni al giorno, raddoppiando la linea Cervignano-Palmanova-Bivio Vat e completando la Linea dei Bivi quale circonvallazione merci a Mestre. Tra l’altro, sembra che Mainardi stia cercando di portare a casa un progetto diverso con i sindaci di Veneto e Friuli su un’ipotesi diversa da quella di cui si discute». Legambiente, quindi, ripresenterà le sue osservazioni al progetto Tav, rinviato per un parere a tutte le amministrazioni interessate, ma «non può che dichiarare sdegno per l’ostinazione con cui i sostenitori dell’alta velocità hanno portato avanti un progetto faraonico e inutile».(la.bl.)

DOMENICA, 29 LUGLIO 2012 Pagina 20 – Cronaca Trieste

Sì alla Tav, ma maggioranza sfasciata

In Consiglio no di Idv, Sel e Federazione della Sinistra. Astenuti Pdl, Lega, Un’Altra Trieste e Lista Dipiazza

di Matteo Unterweger

Maggioranza spaccata. E qualche “aiutino” dall’opposizione all’amministrazione Cosolini. La delibera che dà parere favorevole – con articolate e pesanti prescrizioni e osservazioni/raccomandazioni – al progetto Italferr del tratto Tav Venezia-Trieste, utile alla procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via), è stata approvata l’altra notte in Consiglio comunale. Un voto sofferto, culmine di un dibattito acceso e lungo (come sperava l’assessore all’Ambiente Umberto Laureni): la fumata bianca è uscita dal Municipio quando l’orologio di piazza Unità segnava l’1.38 della notte fra venerdì e sabato. Sul documento il sindaco Roberto Cosolini ha perso l’appoggio degli alleati Sel, Idv e Federazione della Sinistra: presa di posizione annunciata in aula, con conseguenti sei voti contrari (assente il secondo “diepietrista” Cesare Cetin) nella maggioranza. Che si sono uniti a quelli dei grillini d’opposizione: per un totale di 8 “no”. Nemmeno il Pd ha mostrato la solita, granitica coesione: dei 12 presenti fra i “democratici”, 11 hanno optato per il “sì” a sostegno del documento di giunta mentre Anna Maria Mozzi ha deciso in autonomia di astenersi. Nello schieramento dei favorevoli, poi, Roberto Decarli (Trieste cambia) e Patrick Karlsen (Libertà civica). A loro, dall’altra parte della barricata, si è aggiunto trasversalmente Michele Lobianco (Fli). L’unico “finiano” del Consiglio comunale, poco prima, aveva chiesto le dimissioni del sindaco: «Cosolini deve prendere atto che la sua maggioranza non c’è più. Deve dimettersi. Solo il senso di responsabilità politica e istituzionale dell’opposizione ha consentito che questa delibera potesse continuare il suo iter». Undici gli astenuti: oltre a Mozzi, decisione compatta per Pdl, Lega Nord, Un’Altra Trieste e Lista Dipiazza. Ipoteticamente, i loro voti – in caso di “no” – avrebbero potuto determinare la bocciatura della delibera. Everest Bertoli, capogruppo pidiellino, spiega la strategia dei suoi: «Abbiamo deciso di astenerci per due motivi. Per non intraprendere un’azione che potesse pregiudicare un progetto strategico per il futuro economico della città e, in secondo luogo, per mettere a nudo le contraddizioni di questa maggioranza. Maggioranza che Cosolini non ha più: tre partiti si sono sfilati, non può far finta di nulla». Dal canto suo, il primo cittadino getta acqua sul fuoco: «Su questo tema le differenziazioni erano previste e annunciate. Anche negli interventi in aula è stato spiegato come abbiano riguardato il fatto in sé, per poi ribadire la solidità della coalizione». Apprezzamento di Cosolini per il «senso di responsabilità» dei consiglieri sulla votazione immediatamente successiva, quella che ha dato il via libera all’immediata eseguibilità della delibera. Ventuno i favorevoli (ai 15 del primo voto si sono aggiunti Mozzi, i grillini, la vendoliana Daniela Gerin e il Fds Marino Andolina) e 11 gli astenuti (incluso l’altro Fds, Iztok Furlanic), con Marino Sossi e Mario Reali di Sel non partecipanti al voto. «Così è stato possibile inviare il documento nei termini previsti alla Regione – aggiunge il sindaco -. Altrimenti, la nostra sarebbe diventata una posizione non caratterizzata». Paolo Bassi (Idv) ribadisce a seduta archiviata: «Un’opera che ad oggi non ha alcun motivo di essere costruita. Il Comune avrebbe dovuto esprimere un parere negativo». Di diverso avviso Pietro Faraguna (Pd): «Il progetto di alta capacità offre alla città ciò che chiediamo da decenni. Il Pd ha indicato un voto favorevole, come fatto poco più di un anno fa. Invece molti gruppi oggi all’opposizione a soli 15 mesi di distanza hanno reso un voto diverso, prendendo in giro i cittadini». Fra gli emendamenti approvati, quello del leghista Maurizio Ferrara che ha fatto mettere nero su bianco come «il mancato accoglimento di tutte le prescrizioni elencate a pag. 10, 11, 12, 13 e 14 comporterà automaticamente la decadenza del parere favorevole espresso».

DOMENICA, 29 LUGLIO 2012

Pagina 20 – Cronaca Trieste

Il Wwf: progetto troppo lacunoso

Predonzan: «Non tenuto conto del parere negativo di Duino e Sgonico»

Da parte di Wwf e Legambiente c’è assoluta contrarietà e stupore per il parere favorevole alla Valutazione di Impatto Ambientale per la Tav Mestre–Trieste espresso dal Consiglio Comunale di Trieste. «Mentre i comuni limitrofi di Duino Aurisina e Sgonico si sono espressi negativamente sul progetto, il Comune di Trieste ha voluto marcare una continuità con i pareri positivi già espressi nel 2003 e nel 2004 per la linea Ronchi sud–Trieste. Un’assurdità – ha affermato Dario Predonzan, responsabile regionale energia e trasporti del Wwf – visto che la Ronchi-Trieste venne ritirata già allora dalla Giunta regionale a seguito dei pareri negativi emessi a livello ministeriale. Dicendo sì al nuovo progetto Italfer con la scusa che c’è bisogno di avviare nuove opere per risollevarci dalla crisi non ci si rende conto dei gravi problemi che sottendono alla realizzazione della linea». Secondo il Wwf il Comune di Trieste non avrebbe compiuto gli opportuni approfondimenti non confrontandosi con le amministrazioni locali contigue, eludendo pertanto il reale senso della Via, dove vengono analizzate le criticità prima che di decidere o meno sulla realizzazione del progetto. Soprattutto non si sarebbe tenuto conto della mancanza delle debite informazioni sul rapporto costi/benefici per la realizzazione dell’opera. «Quanto dovrebbe costare la Tav, quali gli elementi utili e profittevoli per il nostro territorio? Di tutto questo – ha detto Predonzan – non vi è traccia nel progetto, e il Comune non ha tenuto conto di tali deficienze». Secondo il Wwf nel parere non si sarebbe tenuto conto delle specificità geo-morfologiche dell’Altopiano carsico. «Fa davvero impressione poi che la stessa Italfer constati l’elevata vulnerabilità dell’ambiente carsico – ha sostenuto Andrea Wehrenfennig, referente trasporti di Legambiente – alimentando così nuovi dubbi, se ce ne fosse stato bisogno, sulla percorribilità del progetto Tav». Maurizio Lozei
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Si alla Tav, ma solo se saranno accolte le modifche proposte

Sì alla Tav ma solo con le opere di mitigazione. Questo il parere della giunta comunale di Cervignano in risposta alla Regione che ha chiesto ai Comuni di esprimere, entro la giornata di ieri, la loro posizione sulla Valutazione d’impatto ambientale relativa al progetto preliminare presentato nel 2010 da Rfi. «Il 6 marzo scorso – recita la nota – si è costituita l’Assemblea permanente dei sindaci sulla valutazione del progetto preliminare dell’Alta velocità e capacità tra i Comuni interessati (Bagnaria Arsa, Carlino, Castions di Strada, Cervignano, Gonars, Muzzana, Palazzolo dello Stealla, Palmanova, Pocenia, Porpetto, Ronchis, Ruda, San Giorgio di Nogaro, Teor, Torviscosa e Villa Vicentina) che il 16 luglio scorso ha predisposto un documento unitario con le proprie osservazioni sul documento integrativo alla Via». Si chiede così all’amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia di far proprie tutte le richieste contenute nell’accordo Sonego del 2008 tra cui velocità massima dei treni passeggeri non superiore a 200 km/h; un tunnel trasparente nel viadotto per eliminare le emissioni sonore; barriere antirumore; seri interventi di mitigazione delle sollecitazioni nei tratti urbani. (el.pl.)

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LA PRECISAZIONE

 

Il Comune di Ronchi non ha detto sì alla Tav

Ho letto con assoluto sconcerto l’articolo riguardante il consiglio comunale del 23 luglio u.s. relativo alla discussione sulle problematiche TAV. Non corrisponde assolutamente al vero che il consiglio abbia votato “SI” al tracciato TAV: questa è una colossale bugia che ha provocato telefonate, prese di posizione, sconcerto a me pervenute da più parti coinvolgendo l’amministrazione comunale in una diatriba assolutamente dannosa per la sua immagine e per la reputazione di tutti i consiglieri intervenuti. Il consiglio di Ronchi dei Legionari all’unanimità ha ritenuto che il documento conoscitivo presentato da Italferr SPA non dia riscontro in alcun caso alle osservazioni precedentemente richieste. Evidentemente nessun giornalista del Il Piccolo si è premurato di leggersi la relazione tecnica relativa ma si è voluto semplicemente dar conto di un dibattito in modo assolutamente parziale e sostanzialmente fuorviante. I tre emendamenti presentati dal PRC sono stati bocciati perché nulla aggiungevano al senso complessivo di quanto si andava a deliberare. Nello specifico il termine “si esprime parere negativo” o “non si ritiene che il documento dia riscontro” per il Sindaco e per tutti i componenti del consiglio esprimevano concetti identici, tanto che al momento della votazione finale lo stesso consigliere di Rifondazione Comunista con tutti gli altri consiglieri presenti in aula, votava la relazione tecnica riguardante nuova linea Venezia Trieste all’unanimità. Si chiede pertanto di voler esprimere correttamente il pensiero del consiglio comunale che lungi dall’aver dato il “SI” al tracciato TAV, ha espresso fortissime perplessità, come meglio specificato nella relazione accompagnatoria alla delibera (lunga ben quindici pagine) su molteplici punti tra cui: – l’analisi dei costi/benefici riguardanti l’opera; – la localizzazione delle discariche; – le caratteristiche tecniche di progetto relative agli scarichi idrici; – i relativi sistemi di trattamento e depurazione; – i rapporti con le altre municipalità interessate al tracciato ecc.ecc.

dott. Roberto Fontanot sindaco del Comune di Ronchi dei Legionari

 

 

Da Il Piccolo
SABATO, 28 LUGLIO 2012

Tav in Consiglio, schermaglie e maratona

Nella maggioranza dicono no Idv, Sel e Federazione della Sinistra. Dibattito nel Pdl. Intemperanze tra il pubblico

Già prima della seduta, davanti al Municipio si è radunato un gruppo di ambientalisti per manifestare contro l’alta velocità ma non si sono verificati incidenti

di Matteo Unterweger Maratona notturna in Consiglio comunale per il voto sulla Tav. In aula la delibera proposta dalla giunta, che esprime parere favorevole con prescrizioni e osservazioni/raccomandazioni al progetto Italferr per il tratto Venezia-Trieste nell’ambito dell’iter sulla Valutazione di impatto ambientale. Il parere sarà inviato oggi, ultimo giorno utile, alla Regione. Schermaglie sin dal via, con i “grillini” Paolo Menis e Stefano Patuanelli a indossare due t-shirt con messaggio a prova di equivoco: “No tav”. All’orizzonte, a ieri sera, una votazione finale favorevole al documento, ma con una maggioranza tutt’altro che coesa sul tema (annunciati i “no” di Idv, Sel e Federazione della sinistra) e qualche possibile supporto dall’opposizione in mezzo ad astensioni e alla contrarietà dei 5 Stelle. «Mi auguro sia una notte lunga e dibattuta, la delibera lo merita». L’auspicio iniziale dell’assessore all’Ambiente Umberto Laureni ha trovato terreno fertile nell’assise municipale. L’atto, su cui in giunta Laureni pur firmandolo si era astenuto, include «prescrizioni pesanti. Imponiamo regole rigide – ha proseguito l’assessore -, per farle rispettare. Per molti una delibera favorevole con tante prescrizioni equivale a un no». Ricordate le “bocciature” delle prime quattro circoscrizioni e i “sì” delle altre tre, Laureni ha ribadito le principali richieste prescrittive inserite: chiarimenti sui collegamenti, armonizzazione con il Prg, analisi costi-benefici, tutela delle aree con vincoli considerato anche che «l’elemento di maggiore criticità, come ammesso dal proponente, è il Carso», attenzione ai cantieri di via Marziale e via Caduti sul lavoro. L’ombra della sospensione della seduta (cui hanno assistito vari esponenti del Comitato No Tav, presente pure in piazza Unità) e del rischio di rinvio all’indomani è durata mezzora circa: è stato il capogruppo del Pdl Everest Bertoli a rilevare come «la delibera che arriva oggi in aula non è quella su cui si sono espresse le circoscrizioni». Alcune modifiche sono state apportate proprio sulla base delle osservazioni dei parlamentini, ma – è stato chiarito in aula dal direttore della Pianificazione territoriale del Comune, Gianfranco Caputi – si è trattato solo di migliorie formali, il contenuto non è mutato. Temperatura bollente, in aula, durante l’intervento di Paolo Bassi (Idv), con la contestazione da parte di un paio di persone fra il pubblico: «Finila de contar balle, xe per magnar soldi pubblici!». E ancora: «Avanti con le c…….», opzione meno british dell’equivalente “stupidaggini”. Sul versante passeggeri la Tav «non si giustifica – ha ripreso Bassi – e per le merci i collegamenti con il Porto non ci sono». A favore il Pd: «Non me la sento di tradire Trieste – le parole di Stefano Ukmar – e per questo daremo l’assenso a un “sì” condizionato». Perentorio Stefano Patuanelli (5 Stelle): «Siamo contro a priori. Il modello del territorio che vogliamo non include opere così invasive». Pungente Marino Andolina (Fds): «Quelli di Muzzana e di Trieste sono gli unici Comuni della regione a dire sì… Una posizione già obsoleta». Pro-memoria di Mario Ravalico (Pd): «Il progetto è lo stesso votato in quest’aula nel 2011 favorevolmente». Deciso il capogruppo dei “vendoliani”, Marino Sossi: «Bisogna cambiare politica. Serve un “no” molto chiaro senza se e senza ma». Dibattito interno nel Pdl fra due opzioni: astensione o “sì”. Niente dubbi per Roberto Decarli (Trieste cambia) dai banchi della maggioranza: «Il futuro è da conquistare», premessa a sostegno all’amministrazione Cosolini.

piccolo28luglio

 

http://bora.la/2012/07/27/trieste-oggi-riunione-del-consiglio-comunale-per-decidere-sulla-tav/

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I risultati di ieri a Trieste!
15 favorevoli: barbo, beltrame, carmi, cogliati, cosolini, faraguna, lepore, muzzi, petrossi, ravalico, toncelli, ukmar (pd), decarli (triestecambia), karlsen (liberta’ civica), lobianco (fli). 8 contrari: menis e patuanelli (m5s), andolina e furlanic (fds), bassi (idv), gerin, reali, sossi (sel). 11 astenuti: bandelli e rosolen (un altra ts), de gioia e ferrara (lega nord), bertoli, bucci, camber, giacomelli, rovis (pdl), grilli (lista dipiazza), mozzi (pd). Assenti: cetin (idv), coloni, svab, zerjul (pd), declich (pdl), dipiazza, antonio

venerdi 27 luglio Ore 1 e 40 di notte termina il Consiglio comunale di Trieste che si è espresso sulla TAV. Alla faccia della maggioranza ambientalista, 15 favorevoli, 8 contrari, 11 astenuti.
Nella maggioranza dicono no Idv, Sel e Federazione della Sinistra. Dibattito nel Pdl. Intemperanze tra il pubblico
la TAV in carso? non ha nulla di ambientalista e di sostenibile economicamente.
Consilieri del comunale di Trieste: con quali soldi si faranno questi popo’ di lavori?
Una domanda facile facile ai consiglieri comunali che hanno votato NO alla delibera della giunta del centrosinistra…A CHI ASPETTATE PER USCIRE DALLA MAGGIORANZA VISTO CHE IL VOTO PER LA TAV NON E’ CERTO UNA SCIOCCHEZZUOLA PER DEFINIRE IL PROFILO PROGRAMMATICO , POLITICO E SOPRATTUTTO DIREI ETICO E MORALE DI UNA COALIZIONE ?!

DALLA VAL DI SUSA A TRIESTE DEI TERRITORI NON SI ABUSA !Venerdì 27 luglio ore 18 presidio NOTAV sotto il Comune in concomitanza con la seduta del consiglio comunale che dovrebbe deliberare sulla TAV . Indovinate di quale gruppo politico è stato l’intervento più vergognosamente protav questa sera al consiglio comunale ?

NOTAV: secco no da Doberdò

Da Il Piccolo

LUNEDÌ, 30 LUGLIO 2012

Pagina 19 – Gorizia-Monfalcone

Doberdò, barricate contro la Tav

Il sindaco Vizintin: «Una follia spendere 50 milioni e devastare l’ambiente»

DOBERDO’ Il Comune di Doberdò del Lago alza le barricate contro il progetto della Tav «macroscopicamente sproporzionato e inutile, devastante per l’ambiente, per la Riserva dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa e che farebbe addirittura scomparire dalla cartografia la frazione di Sablici». Dopo aver esaminato l’ultima relazione progettuale inviata da Rfi il mese scorso per la linea Venezia-Trieste, in particolare per la tratta Ronchi-Trieste, il sindaco Paolo Vizintin ha convocato l’altra sera con urgenza la Giunta, estesa anche ai capigruppo per la maggioranza Fabio Visintin di “Unità Cittadina” e per la minoranza Dario Bertinazzi Slovenska skupnost-Unione slovena, (assente Marino Ferfolja del Centro destra), che ha espresso il parere negativo e ha respinto all’unanimità il documento. «E’ un ulteriore diniego che si aggiunge a quello precedente – afferma il sindaco Vizintin – in quanto è una follia spendere 50 milioni di euro per una devastazione irreparabile dell’ambiente. Sarebbe meglio utilizzare questi soldi specie in questi momenti di crisi per creare nuovi posti di lavoro. E’ inconcepibile, dopo che Rfi continua a sopprimere (anche ieri) treni merci e passeggeri da e per Trieste, che voglia incrementare questa tratta dove il movimento è calato del 50%. Sarebbe il caso di ottimizzare, invece, la linea Alta Capacità esistente e non realizzare opere devastanti e costosissime delle quali non ci sono soldi che poi sarà costretta la comunità a pagare». Il Comune ribadisce che dalla progettazione, oltre a mancare dell’analisi costi-benefici imposta dalla normativa vigente sulla Via (Valutazione impatto ambientale), emerge che l’opera è fortemente impattante per l’ambiente, il territorio e l’abitato di Sablici. La linea ferroviaria attraverserebbe infatti la Riserva dei laghi di Doberdò e Pietrarossa con enormi viadotti e gallerie. «Una gigantesca colata di cemento e ferro – continua il sindaco Vizintin – che deturperebbe il territorio già martoriato dalla presenza di elettrodotto, metanodotto e autostrada. Gallerie e viadotti proseguirebbero per il centro di Sablici dove è previsto l’esproprio e il vincolo urbanistico di quasi tutta l’area e il probabile abbattimento di alcune abitazioni. In tale contesto – continua Vizintin – si inserisce la realizzazione del nuovo raccordo stradale tra le statali SS55 e SS14 che passerebbe sotto il viadotto soprastante Sablici e consentirebbe un ritorno massiccio dei Tir sul Vallone. L’abitato di Sablici si svuoterebbe e sparirebbe dalla cartografia». La preoccupazione per il tracciato Tav aumenta anche perché a detta degli stessi esperti Rfi nella relazione non ci sono garanzie per l’attraversamento dei calcari di Aurisina . Ciro Vitiello

NOTAV: comunicato sul sì del comune di Trieste

Comunicato stampa sul voto del Comune di Trieste sulla TAV

 

Alla fine il Consiglio comunale di Trieste ha votato a favore del progetto TAV, un progetto che pure non è definito. Infatti per la tratta veneta non si sa su che linea si svilupperà, certo è solo che non sarà quella dei “progetti unificati” dei quali si discuteva in comune avendo tra l’altro già subito un rigetto da parte del commissario alla TAV Mainardi, che ha detto che quelle tratte non sono più valide nei loro disegni.

Non solo, le due parti venete, pur comprese nel documento di “unificazione”, i cittadini e le istituzioni del Friuli Venezia Giulia non hanno modo di visionarle se non andando fino a Venezia per ottenerne copia.

Nonostante queste gravissime carenze e dubbi sulla validità della presentazione, è grave il voto del comune di Trieste, perché le prescrizioni proposte, che Trenitalia non ha l’obbligo di valutare ed alle quali non è tenuta a rispondere, non significano nulla. Lo scavo della galleria sotto strada del Friuli rimane un grave rischio, non eliminabile con raccomandazioni di prudenza, la devastazione delle grotte sul carso, indicato anche da Trenitalia come uno dei punti di maggiore criticità ambientale, non si ferma con parole prive di alcun valore. E’ grave anche perché manca del tutto la valutazione dei costi/benefici, studio che dovrebbe essere preliminare a qualsiasi opera pubblica, specie se enorme come questa.

Di fronte all’acquiescente collaborazionismo del Comune spetta ora ai cittadini esprimersi, con osservazioni da indirizzare a:

Le osservazioni dunque possono comunque essere presentate da tutti cittadini entro il 19 agosto prossimo e devono riportare il seguente oggetto: “Osservazioni alla Procedura di VIA ai sensi del D.Lgs n.163/2006 sul progetto preliminare “Sistema Conoscitivo Unico dei Quattro Tracciati di Progetto”. Vanno trasmesse in forma scritta al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (direzione Generale per le Valutazioni Ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale, Via Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma e alla Direzione Centrale Ambiente, Energia e Politiche per la Montagna – Servizio Valutazione Impatto Ambientale, via Giulia, 75/1 – 34126 Trieste. È possibile anche l’invio in forma elettronica utilizzando la casella di posta elettronica certificata (PEC) al DGSalvaguardia.Ambientale@PEC.minambiente.it e Ambiente.energia.montagna@certregione.fvg.it . (la trasmissione sarà considerata certificata, ai sensi delle norme vigenti, solo se proveniente da una casella di posta elettronica certificata). Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali – Divisione II Sistemi di Valutazione Ambientale, via Cristoforo Colombo 44, 00147 Roma, tel.06-57225903.

E’ importante far capire che anche in periodo estivo e in mancanza di informazioni l’attenzione esiste sempre e che chi dovrebbe pagare, in termini economici e di devastazione ambientale e sociale, cioè i cittadini, non intendono essere messi a tacere.

Comitato NOTAV di Trieste e del Carso

notavtriestecarso@gmail.com

VAL SUSA: aggiornamenti su mobilitazioni e repressione

tutti i seguenti report (dal più recente in giù) sono presi da

anarresinfo.noblogs.org

 

No Tav. Altre denunce e obblighi di dimora

Martedì 31 luglio. Con puntualità e precisione sono stati recapitati 12 avvisi di garanzia con tanto di misure restrittive della libertà a 12 No Tav. Questa mattina all’alba la digos ha prelevato dal campeggio Max / Obelix e gli ha notificato l’obbligo di dimora a Torino, stessa sorte toccata a Giorgio cui, oltre al domicilio coatto a Bussoleno, è stato imposto il coprifuoco notturno. Ad altri cinque No Tav è stato notificato il divieto di ingresso a Chiomonte. Il pubblico ministero aveva chiesto che fossero arrestati, ma il Gip ha preferito misure restrittive più lievi.
Tutti e 12 sono accusati di resistenza, lesioni e violenza a pubblico ufficiale per la giornata di lotta alle reti dell’8 dicembre scorso. Una giornata durissima per i No Tav che scelsero di andare in Clarea.
Gli uomini in divisa ebbero ordine di colpire e fare male: ci furono numerosissimi feriti di cui tre molto gravi. Un No Tav padovano ci ha rimesso un occhio, uno di Venaus ha perso l’udito da un orecchio, dopo essere stato a lungo in prognosi riservata.
Oggi sono arrivati i nuovi pacchi dono della Procura. Non sono i primi, non saranno certo gli ultimi, poiché le veline dei giornali da tempo annunciano nuovi provvedimenti per le occupazioni dell’autostrada di quello stesso 8 dicembre e dello scorso fine febbraio.
La Procura torinese continua nel suo lavoro di cane da guardia del partito trasversale degli affari. Abbaiano e azzannano ma il movimento non si tira indietro. Anzi. La marcia di sabato scorso è stata la miglior risposta a chi pensa che denunce, restrizioni, fogli di via, botte possano spaventare i No Tav.
Sempre più gente sta imparando cosa sia la democrazia reale. Sempre più gente pratica la politica del basso, in autonomia dall’istituito, nella consapevolezza che la libertà non si mendica ma si conquista. Pezzo per pezzo.

 

No Tav. Isolati i violenti. In divisa

Prefetto e questore le avevano provate tutte pur di tenere a casa i No Tav. Zona rossa per tutta l’area del cantiere: divieto di passaggio su tutte le strade di accesso all’area del campeggio a Chiomonte e alla zona del campo sportivo a Giaglione. Vietati anche i sentieri e i boschi.
Vietata ovviamente anche la marcia.
Chi ci andava rischiava una denuncia.
Per un’intera settimana ci sono stati posti di blocco in ogni paese, fermi, espulsioni, un clima pesante per mettere paura, per cercare – ancora una volta – di spezzare il movimento in buoni e cattivi, in chi manifesta in modo pacifico e chi attacca le reti, rompe di muri, affronta lacrimogeni e manganelli.
Nonostante tutto l’apparato militare e la propaganda terrorista dei media migliaia di persone hanno partecipato alla marcia da Giaglione a Chiomonte di sabato 28.
C’erano i giovani, gli anziani, i bambini, c’erano quelli del posto e i solidali accampati a Gravela.
Molti sono stati costretti a lasciare l’auto sulla statale perché i carabinieri bloccavano gli accessi a Giaglione, l’area del campeggio è stata inaccessibile in auto per l’intera giornata.
Come se non bastasse i jersey bloccavano la strada delle Gorge prima del cantiere e la polizia impediva il passaggio dal ponte sul Clarea prima della Borgata limitrofa alla zona occupata.
Nessuno si è perso d’animo: il lungo serpente umano si è inerpicato in alto guadando il fiume a monte. I più agili aiutavano quelli meno capaci: anche i bambini piccoli sono passati tra salti d’acqua e rocce. Il cantiere si scorgeva dall’alto: un deserto di polvere e filo spinato pieno di uomini in armi contro tanta gente che marciava su per i boschi in barba a tutti i divieti.
Lentamente la gente è arrivata al campeggio, lo stesso campeggio da dove era partita la marcia notturna della settimana prima, perché – ancora una volta – siamo tutti black bloc.
Il giorno dopo il quotidiano La Stampa ha titolato. “Isolati i violenti in Val Susa”.
Sì, certo. Quelli in divisa.

Guarda le foto di Luca Perino

guarda il video su youreporter

Prossimi appuntamenti:
Martedì 31 luglio ore 21
coordinamento comitati no tav / assemblea al campeggio di Chiomonte

Mercoledì 1 agosto ore 18
Appuntamento al campeggio per azioni di lotta contro le truppe di occupazione, le ditte che lucrano e i partiti che vogliono il tav

 

Il grembiule a quadretti

C’è chi pensa che la lotta No Tav attraverserà le prossime generazioni. Il No Tav ha già segnato le vite di tante persone. Oggi in piazza ci sono ragazzi che ieri erano bambini, tante volte ci è capitato di accompagnare nell’ultimo viaggio uno di noi.
Finora le botte, gli arresti, la violenza non sono bastate a piegarci. Anzi! Ogni volta che hanno colpito duro la nostra rivolta è dilagata ovunque mettendoli in difficoltà.
Ma.
Le lotte e i movimenti durano quando segnano punti all’avversario. Le sconfitte alla lunga logorano. La rassegnazione è una malattia insidiosa e mortale, è la malattia che attraversa da lunghi anni il nostro paese, la malattia di chi ha perso la speranza che questo non sia il solo mondo possibile.
È su questo che puntano i nostri avversari. Auspicano che un anno di occupazione militare riesca a fiaccare la nostra resistenza. Non sgomberano subito il campeggio, perché sanno che sapremmo reagire, ma provano a soffocarci con continui controlli, con i fogli di via, con l’esistenza stessa del cantiere militarizzato.
Non siamo più nel 2005. Allora si andò di slancio e il governo venne preso alla sprovvista: c’era in noi tutta la forza della prima volta, l’insurrezione si fece con la spontaneità con cui si impastano i sogni dei bambini. Prima che arrivi il buon senso, la disciplina che incarcera i corpi ed ingabbia le menti, prima del grembiule a quadretti, della campanella, del banco, del tempo rubato che dalla scuola porta alla servitù del lavoro.
In questi sette anni siamo stati in gamba. I giochi della politica, gli amministratori voltagabbana, la sottile illusione che il gioco delle istituzioni si potesse giocare con altre carte, tra liste civiche e “democrazia partecipativa” non ci hanno fatto smarrire la via.
Quando le armi della politica hanno ceduto il passo alla politica delle armi abbiamo saputo ancora una volta metterci di mezzo, nella chiara consapevolezza che solo la nostra azione diretta poteva impedire che l’arroganza e la violenza dispiegata dello Stato cantassero indisturbate la loro canzone.
Sapevamo che quando il potere non riesce a sedurre, quando il grande fratello non riesce a farsi amare, allora colpisce ed uccide.
Oggi ci serve forza ed intelligenza. I nostri avversari sono cattivi ma non sono stupidi, sanno usare l’inganno e la violenza, i giudici e i poliziotti, i giornalisti e l’illusione partecipativa.
Oggi la partita non è (più) solo sul Tav. In ballo c’è il disciplinamento di un movimento che ha saputo rimettere al centro la questione sociale, che ha saputo riprendersi la facoltà di decidere e di pensare un altro futuro, perché sa vivere un altro presente.
Questa volta, lo sappiamo bene, lo Stato intende andare sino in fondo per spezzare un movimento divenuto simbolo di rivolta un po’ ovunque.
Dobbiamo tenerne conto. Soprattutto dobbiamo decidere il senso di una lotta il cui esito resta comunque incerto. Abbiamo l’ambizione di vincere, perché abbiamo imparato che vincere fa bene. Conta anche vincere bene, senza deleghe a qualche cacciatore di poltrone, senza rinunciare mai alla propria dimensione di movimento popolare, senza affidarsi ai giochi della politica internazionale.
In quest’anno e più di lotta durissima abbiamo imparato tanto, ma non sempre l’abbiamo saputo mettere a frutto.
Lontani dal loro fortino/cantiere, lontani dalle recinzioni e dal filo spinato, siamo riusciti a metterli in difficoltà, rendendo visibile la violenza dispiegata dello Stato. Una violenza legale, che sempre meno persone considerano legittima.
Hanno scelto con cura il posto dove fare il tunnel geognostico. Un’area poco abitata, lontano dalle case e dagli occhi dei più, un posto perfetto per un’occupazione militare. Sperano che il movimento si estenui nell’assedio del cantiere militarizzato.
Gli ingranaggi dell’occupazione militare e della macchina che lucra e propaganda il Tav sono dappertutto. Anche noi possiamo essere dappertutto.
Sinora però siamo stati quasi timidi. Siamo usciti dal catino solo per reagire alla loro violenza, non abbiamo saputo costruire una solida rete che metta in difficoltà tutti gli snodi dell’occupazione militare.
Quando le nostre barricate attraverseranno tutti i paesi, quando le truppe saranno obbligate a valicare dal Sestriere, perché questa valle gli si chiuderà ancora una volta davanti allora – come nel dicembre del 2005 e nel febbraio del 2010 – li vedremo fare marcia indietro.
Ridurre la nostra resistenza alla ripetizione rituale della pressione sul cantiere, sperando che il tempo sia dalla nostra, è il primo sintomo della rassegnazione. Si va perché si deve, si va perché non si vuole fare la fine di altri movimenti, ridotti ad un ruolo meramente testimoniale, si va perché quelle reti, quelle ruspe, quegli uomini in armi sono intollerabili. Si va perché è giusto andarci.
Ma.
Non basta e non può esaurire la nostra lotta. Sarebbe miope non vederlo.
Il fortino non è una via crucis da percorrere per celebrare il rito collettivo del taglio di qualche metro di filo spinato.
Il taglio delle reti è indubbiamente il segnale forte della volontà di rifiutare le regole di un gioco truccato. Ma se resta un esercizio, diviene inutile. Tanto inutile che tanti che lo praticavano oggi restano a casa. I militari fanno scavare le buche e poi le fanno riempire, perché i soldati non devono pensare ma ubbidire. Noi non siamo soldati, siamo gente che decide di testa propria senza farsi comandare da nessuno.
La Val Susa è un laboratorio vivo dove radicalità dell’agire e radicamento sociale si coniugano in una sintesi felice, mai data per sempre, ma costantemente rinnovantesi, nella sfida ai poteri forti.
Una sfida che può e deve tornare a coinvolgere tutti, che può e deve puntare al blocco della valle, allo sciopero generale, alla rivolta che li obblighi a mollare senza rimettere in moto i tavoli di mediazione, i giochi della politica come accadde nel dicembre del 2005, quando la vittoria ci sfuggì di mano per aver esitato a mantenere ferma la resistenza.
In questi lunghi mesi tanta gente di ogni dove è scesa in piazza al nostro fianco, perché le nostre ragioni sono quelle di tanti. Il governo ha fatto una macelleria sociale senza precedenti. Si sono presi quello che restava di libertà e tutele, si sono presi la nostra salute, l’accesso ai saperi, alle risorse indispensabili alla vita. Nonostante piovano pietre prevale la paura, l’io speriamo che me la cavo, la ricerca meschina di una salvezza individuale. Ma i sommersi sono ben più dei salvati. La lotta dei No Tav è stata l’unica scintilla che ha spezzato la paura che ha rotto la rassegnazione, che ha dato fiducia nella possibilità di invertire la rotta.
Questa scintilla, se riesce a mantenere forte la propria fiamma, se riesce a farsi pratica viva può accendere ovunque nuovi focolai di lotta.
Oggi occorre un nuovo patto di mutuo soccorso. Un patto vero che si costruisca spontaneamente tra chi lotta in ogni dove, non certo l’ennesima assise politica dell’ennesimo super movimento, l’ultima delle creature che uccidono in breve chi le ha partorite.
Presto ci saranno le elezioni, presto i giochi della politica istituzionale in chiave partecipativa reclameranno le loro vittime. È tempo di costruire una prospettiva diversa. È tempo che la capacità di fare politica senza deleghe sperimentata in questi anni tra una barricata e un pranzo condiviso, esca fuori dalla gabbia istituzionale.
Costruire assemblee popolari che in ogni contrada avochino a se la facoltà decisione, svuotando e delegittimando chi gioca il gioco del potere, è una prospettiva possibile un po’ ovunque. Tante Libere Repubbliche, tante Comuni contro il Comune, tanti spazi di libertà che allarghino il fronte, che mettano in gioco intelligenze e cuori, che ridisegnino la mappa del territorio in cui viviamo.
Solo se sapremo scandire con intelligenza e passione un tempo altro potremo mettere – ancora una volta – in difficoltà un avversario che non fa sconti a nessuno. Occorre estendere il conflitto, aprire sempre nuovi ambiti di autogestione, per spezzare l’accerchiamento e creare le condizioni per mandarli via. E non solo dalle reti di Clarea. Non c’è pace per chi viene a farci guerra.
Non siamo più bambini. Non permetteremo a nessuno di metterci il grembiule a quadretti per rubarci i sogni. (questo testo verrà distribuito alla marcia dal Giaglione a Chiomonte di sabato 28 luglio)

 

Val Susa. Sequestri e rastrellamenti

La “nuova” strategia contro i No Tav è chiara. Strangolare il movimento in una morsa militare, estendendo l’occupazione a strade e paesi. Ieri, mentre a Torino si riuniva il comitato per l’ordine e la sicurezza, sei blindati carichi di poliziotti e carabinieri dell’antisommossa e alcune auto piene di digos che salivano in alta valle sui curvoni del Belvedere, sopra Susa, hanno invertito la marcia, si sono messi di traverso per fermare una decina di auto che procedeva nella direzione opposta.
La statale 24 che porta al valico del Monginevro è stata bloccata a lungo. È passata una buona mezz’ora prima che polizia permettesse la circolazione a senso unico alternato delle auto. Chi passava guardava esterrefatto la scena da tempi di guerra. Una sessantina di persone sequestrate per due ore e mezza con il pretesto di un controllo di documenti. Tutti fotografati in mezzo alla strada.
Una decina di energumeni intorno all’auto di due donne che avevano osato protestare.
Ieri era mercoledì. Il giorno – pubblicizzato su tutti i siti e le liste – per le azioni di contestazione No TAV verso le truppe di occupazione, le ditte collaborazioniste, i partiti che vogliono imporre con la violenza il Tav.
Per bloccare l’iniziativa sono arrivati al sequestro preventivo dei manifestanti.
Un assaggio di quello che ci aspetta nei prossimi mesi.
Alla riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza hanno partecipato il sindaco di Torino Fassino, il presidente della Provincia Saitta, il questore, i comandanti di carabinieri e guardia di finanza, oltre al capo della Procura Caselli e al suo vice Beconi. Questi due in veste di “esperti”. Alla faccia della separazione dei poteri e della neutralità della magistratura. L’incontro si è concluso senza alcun comunicato ufficiale, ma la linea decisa è chiara. Nessuno sgombero del campeggio No Tav, se non si ripeteranno le “violenze” della notte del 21 luglio durante l’assedio alle cantiere militarizzato di Clarea. In quell’occasione il capo della digos, Giuseppe Petronzi, venne lievemente ferito.
Nonostante i toni arroganti alla fine è prevalsa la cautela, poiché le forze del disordine sanno bene che lo sgombero del campeggio Gravela di Chiomonte potrebbe allargare il fronte a tutta la valle, rendendo molto più difficile tenere sotto controllo la protesta.
Invece di un’immediata azione di forza hanno deciso di costellare i paesi e le strade della Val Susa di check point.
Potrebbe essere un boomerang, perché la violenza dello Stato, invisibile in Clarea, diviene palpabile per le strade della valle. Ieri hanno sequestrato per ore 60 persone. Tutte colpevoli. Colpevoli di essere No Tav e di non rassegnarsi alla violenza di ha trasformato la Clarea in un campo militare.