FASCISTI CAROGNE/ UDINE: Quello che il Messaggero Veneto non dice

Un altro incredibile articolo della solita Luana de Francisco che anche di fronte ad una sentenza di condanna riesce ad essere tristemente  ambigua.

La verità è che si è trattata di una delle tante aggressioni esplicitamente fasciste e razziste da parte di uno e più, noti personaggi fascisti squadristi, esecutori delle forme più vigliacce di aggressione,  che hanno infestato ed ancora infestano il tessuto cittadino urbano. Questo va detto anche per smascherare tutti quelli che continuano a minimizzare sul ruolo ed il significato delle manifestazioni fasciste come quelle di Forza Nuova del 28 settembre ad Udine. Ma che si vadano a vedere i video della manifestazione di Predappio per i 90 anni della marcia su Roma, dove il prete Giulio Tam, esponente di Forza Nuova, fa continui ed espliciti riferimenti a Mussolini al ventennio e a tutte le porcate possibili immaginabili.

http://www.huffingtonpost.it/2012/10/28/marcia-su-roma-predappio_n_2034707.html?utm_hp_ref=italy

Non sono fascisti quelli di Predappio? Lo dicono anche! Fanno il saluto romano, inneggiano al duce, si vestono perfino con il fez e le camicie nere. Che si vuole di più?

Certo, poi quando devono farsi vedere nei salotti della borghesia sono un pò più moderati in modo che poi i loro difensori tipo Pezzetta, o Salmè possono fare un pò di retorica ambigua per difenderli, ma fa parte del loro gioco di squadra; fascisti sono e fascisti restano tutti quanti. E i giornalisti fanno proprio incazzare. Ma poi non è reato l’apologia del fascismo? O invece è reato contestarli in maniera militante?

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Rissa al Cormôr
nel dopo Sunsplash
Sei mesi a un giovane

Si era azzuffato con un sudamericano che è stato assolto. A innescare la lite sarebbe stata una frase razzista

di Luana de Francisco

UDINE. All’origine della scazzottata, a dire di molti, c’era stata l’epidermica antipatia di un gruppetto di italiani verso i sudamericani in genere. Quale sia stata la scintilla che ha fatto scaldare gli animi e partire i primi pugni, però, non è emerso con chiarezza neppure nel corso del processo che ne era seguito e che ieri è approdato alla condanna di uno dei due litiganti e all’assoluzione dell’altro. Entrambi usciti feriti dalla rissa che, la notte del 4 luglio 2010, aveva fatto da movimentato e spiacevole finale al mini Sunsplash del Cormor. Ed entrambi finiti poi indagati dalla Procura per le ipotesi di reato di lesioni personali aggravate.

Per il giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera, a rispondere di quel parapiglia è soltanto uno dei due. La colpa, sentenza alla mano, è stata insomma soltanto di Nicola Boccolini, 22 anni, residente a Tavagnacco. Cioè proprio di colui che, con l’avvocato Giovanni Adami, si era costituito parte civile e chiesto il risarcimento, quantificando il danno in 5 mila euro e pretendendo anche una provvisionale.

Richiesta formalizzata ieri in aula dalla collega di studio, Denaura Bordandini. Con il suo verdetto, invece, il giudice ha condannato il giovane a 3 mesi di reclusione (pena sospesa con il beneficio della condizionale). Assolto “perchè il fatto non costituisce reato”, invece, l’altro imputato: il 33enne Jose Manuel Martinez Vides, originario dell’El Salvador e residente a Udine. Una formula, quella decisa dal giudice, che valorizza l’ipotesi della legittima difesa, sostenuta anche dal suo difensore, avvocato Cesare Tapparo. Il vpo Antonio Cino, invece, aveva concluso la discussione, sollecitando una condanna a due mesi di reclusione l’uno.

Stando alla ricostruzione della pubblica accusa – il fascicolo era stato curato dal pm Marco Panzeri -, infatti, ad alzare le mani e rendersi quindi responsabili del sanguinoso pestaggio, procurandosi lesioni giudicate guaribili in qualche giorno, erano stati entrambi. Martinez Vides, per avere colpito l’altro al capo e al corpo, con pugni e con una catena metallica; Boccolini, per averlo fatto servendosi anche di un occio della bottiglia di birra dalla quale stava bevendo. Sono stati soprattutto i testimoni chiamati a dibattimento a precisare le modalità della rissa.

Qualcosa di molto simile a un regolamento di conti a sfondo razziale, secondo l’avvocato Tapparo, che ha sottolineato come, a differenza di Boccolini, accompagnato da altri tre giovani, il proprio cliente si fosse trovato ad affrontare la situazione completamente da solo. Nel momento in cui l’altro lo aveva incrociato, sbarrandogli la strada, infatti, l’amico con il quale era arrivato alla festa si trovava in bagno.

L’episodio si era verificato tra il palco e il chiosco delle bibite. Apostrofato con una parolaccia riferita alle sue origini sudamericane, Martinez Vides sarebbe stato aggredito prima a mani nude e, poi, con il vetro della bottiglia. Sarebbe stato l’amico, di ritorno dai servizi igienici, a dividerli e, notata una catena spuntare dalle tasche di Boccolini, buttarla via. Nel parapiglia, Martinez Vides avrebbe a sua volta colpito, ma al solo scopo di difendersi. A porre fine alla bagarre, che aveva costretto entrambi i ragazzi a recarsi per le prime cure in Pronto soccorso, erano stati gli addetti alla vigilanza.