Immigrato cade dal tetto del Cie tentando la fuga: è grave – FOTO
L’uomo, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale triestino di Cattinara, stava protestando con altri clandestini sulla copertura della struttura isontina, quando nel tentativo di fuggire si è lanciato a terra, finendo per colpire violentemente una barriera
GRADISCA. Un giovane immigrato ospite del Cie di Gradisca d’Isonzo è rimasto gravemente ferito dopo essere caduto da una struttura del Centro mentre tentava di fuggire.
Soccorso, è stato portato all’ospedale di Cattinara a Trieste. Con lui è rimasto ferito, in modo più lieve, anche un altro immigrato.
L’immigrato – secondo quanto si è appreso – è rimasto gravemente ferito nella notte, dopo essersi lanciato dal tetto della struttura.
L’uomo, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale triestino di Cattinara, stava protestando con altri clandestini sulla copertura della struttura isontina, quando nel tentativo di fuggire si è lanciato a terra, finendo per colpire violentemente una barriera.
Il secondo uomo, che aveva ugualmente tentato di fuggire, è stato trasportato all’ospedale di Gorizia.
Nelle prossime ore saranno effettuati lavori d’urgenza per ripristinare le vetrate e gli infissi divelti nel corso delle proteste dei giorni scorsi.
Alfano: il Cie di Gradisca sarà anche centro accoglienza
Mentre impazzava la protesta, dalla Sicilia sono arrivati altri 44 immigrati che, però, sono già spariti
GRADISCA. Dopo i gas lacrimogeni, le proteste sul tetto. Non si allentano le tensioni al Cie di Gradisca, teatro da giorni di scontri tra forze dell’ordine e ospiti. Ospiti che appunto, dopo le scintille con gli agenti di polizia scoppiate in occasione della chiusura del Ramadan, hanno scelto di gridare ai quattro venti la loro insofferenza.
E l’hanno fatto salendo sui tetti, per denunciare le condizioni inumane e i tempi infiniti di trattenimento, arrivati a 18 mesi con provvedimento dell’allora titolare del Viminale Roberto Maroni. «Siamo trattati come scimmie – hanno urlato gli ospiti, in massima parte di etnia maghrebina -. Rivogliamo la libertà».
Gli immigrati per tutta la mattina sono stati guardati a vista dagli uomini della Questura di Gorizia, della Mobile di Padova e dai militari del Genova Cavalleria. E solo nel primo pomeriggio, dopo la mediazione dei funzionari della Prefettura, la trentina di ospiti asserragliati sui tetti ha accettato di scendere e rientrare nelle camerate. Nel frattempo nelle stesse ore si evolveva anche la situazione relativa ai 44 immigrati eritrea che, da Lampedusa, sono stati condotti a Gradisca per l’identificazione. Una novità non da poco, perchè con decreto del ministro dell’Interno Alfano la struttura isontina è stata destinata, oltre che a Cie e Cara (centro per richiedenti asilo) anche a Centro di accoglienza, vista l’emergenza sulle coste siciliane.
Un ampliamento di funzioni già vissuto in passato. Il gruppo di eritrei – fra loro anche una donna incinta – ha rifiutato di scendere dal pullman per le procedure di identificazione. Dopo lunghe trattative con la Questura è stato chiesto loro solamente di dichiarare le proprie generalità mentre gli era fornito un foglio di libera entrata e uscita dall’ex Polonio. Risultato: nessuno di loro è rientrato in caserma. Sono spariti.
E ieri, per la prima volta, è intervenuta con decisione anche Debora Serracchiani. «Quanto accaduto a Gradisca impone una riflessione in sede nazionale sul futuro dei centri di raccolta per immigrati. Luoghi – ha affermato la governatrice, annunciando per oggi l’incontro tra l’assessore all’Immigrazione Gianni Torrenti con il prefetto di Gorizia – in cui le condizioni di vita sono terribili e di cui bisogna assolutamente fare a meno».
da Il Piccolo
Rischia di morire uno degli immigrati caduto dal tetto del Cie
Le sue condizioni sono giudicate gravissime dai sanitari dell’ospedale di Cattinara. L’uomo, un marocchino di 35 anni, era giunto a Gradisca quattro giorni fa ed aveva in tasca il decreto di espulsione. In arrivo a ore altri 50 eritrei sbarcati gironi fa in Sicilia
Rischia di morire l’immigrato feritosi mentre cercava di fuggire dal Cie di Gradisca. Si tratta di un immigrato di 35 anni, marocchino, le cui condizioni sono giudicate gravissime dai sanitari dell’ospedale di Cattinara dove il giovane è ricoverato in terapia intensiva. L’uomo verso le 3 era salito sul tetto del Cie con l’obiettivo di evadere ma è precipitato a terra sbattendo violentemente contro delle barriere metalliche. L’uomo era stato scarcerato pochi giorni fa e da quattro si trovana al Cie. Nei suoi confronti era stato emesso un decreto di espulsione. Secondo quanto si è appreso, non intendeva rientrare nel suo Paese. L’altro immigrato, pure feritosi nel tentativo di fuga, ha riportato una ferita alla gamba e le sue condizioni non sono gravi. Intanto è atteso in queste ore l’arrivo a Gradisca di un gruppo di 50 eritrei proveniente dalla Sicilia.
da bora.la
Rivolta al CIE di Gradisca. Una guerra senza vincitori
La situazione al CIE di Gradisca d’Isonzo da sabato notte era estremamente tesa. Pareva essere culminata – dopo richieste, dinieghi, proteste, gas lacrimogeni, colluttazioni, danneggiamenti alle strutture, forze dell’ordine giunte da ogni arma possibile – con un gruppo di detenuti sul tetto del Centro.
E pareva poi essersi risolta, grazie ad una paziente opera di mediazione, cui ha partecipato con un ruolo fondamentale Serena Pellegrino, deputata di Sel alla Camera: riuscita infatti ad ottenere un incontro con Prefetto e Questore di Gorizia, i detenuti erano scesi. Una serie di richieste degli immigrati , di cui la Pellegrino si era fatta portavoce, sono state accolte: ad esempio l’uso dei cellulari e il ripristino del servizio mensa.
Ma la tensione è risalita nuovamente alle stelle la notte scorsa, quando due persone, in un tentativo di fuga, sono rimaste ferite, una molto gravemente, e sono ricoverate all’ospedale di Cattinara di Trieste e all’ospedale civile di Gorizia.
“Il ministero dell’interno intervenga immediatamente prima che succeda una nuova tragedia ha affermato la deputata di Sel che, oltre a informare costantemente il Viminale, è stata chiamata in mattinata dal sen.Luigi Mancone, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, per un aggiornamento sulla situazione. Ne è seguito l’intervento ripreso poco fa dalle news di Repubblica : “La Commissione diritti umani del Senato – conclude Manconi – aveva già programmato una visita al centro per il 10 settembre. Di fronte a quanto è accaduto nelle ultime ore, chiedo al Ministro dell’interno Angelino Alfano di affrontare con urgenza e alla radice la questione dei Centri di identificazione ed espulsione e di riconsiderare, alla luce dei risultati critici di questi anni, l’intero sistema di gestione dell’immigrazione nel nostro Paese”.
” È ora – afferma dal canto suo Pellegrino – che il governo, e la strana maggioranza che lo sostiene, si occupino di rivedere le politiche di immigrazione cancellando la Bossi-Fini e il reato di clandestinità.
Un paese civile non può più accettare questi centri di detenzione, vere e proprie galere senza le minime condizioni umane, che chiamiamo Cie. La regione Friuli Venezia Giulia , oltre a dichiararsi contro il permanere del Centro, assuma iniziative più specifiche in ambito politico e si affianchi più concretamente a coloro che si stanno battendo per la revisione normativa”
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale, capogruppo di SEL in regione, Giulio Lauri, il quale dopo si è recato questo pomeriggio a Gradisca per provare ad accertare direttamente la situazione al CIE. ”Dopo avere parlato con l’on. Pellegrino che mi ha informato di seguire direttamente la situazione all’interno del CIE, assieme a Padre Paolo Zuttion della Caritas mi sono recato all’ospedale di Gorizia per incontrare il ferito più lieve e avere una conferma della dinamica dei fatti di questa notte, ma ci è stato comunicato che era stato prelevato dal Pronto Soccorso intorno alle 14 per essere riportato al CIE di Gradisca.”
“Nel corso della giornata ho chiesto all’Assessore Torrenti un intervento deciso della Regione sul Governo, fin da queste ore, per una chiusura immediata del CIE di Gradisca, dove l’emergenza è continua ed è necessario intervenire immediatamente.
Così Andrea Bellavite, presidente del Forum Gorizia, in una nota stampa: “I Cie e i Cara non risolvono di fatto che in minima parte i problemi che ne hanno – secondo molti iniquamente – giustificato l’istituzione; aggravano semmai la situazione, esasperando i ristretti e creando immensi problemi sociali, spesso azzerando significativi tentativi di autentica integrazione nella reciprocità. Quando l’asfittica politica italiana riuscirà a trovare una risposta diversa da quella che ha portato a costruire delle vere e proprie gabbie di ferro intorno a esseri umani colpevoli soltanto di aver creduto ne mito della libera circolazione delle persone?”
Seguiremo con attenzione gli sviluppi della vicenda e vi terreno aggiornati.