I Cie non possono che produrre frustrazione e rabbia di chi vi è rinchiuso e perciò violenza verso chi la gestisce…i CIE vanno chiusi!!!!
Dal Piccolo del 05/10/10
Al Cie di Gradisca 15 aggressioni in un anno operatori terrorizzati
GRADISCA Quindici aggressioni in un anno. In alcuni casi molto gravi, culminate con un ricovero in ospedale. E un lavoro portato avanti in condizioni psicologiche difficilissime, continuamente in preda a minacce e ritorsioni da parte degli ospiti della struttura. «Abbiamo il terrore di andare al lavoro»: la denuncia viene dagli operatori della Connecting People, il consorzio siciliano che dal 2008 gestisce il Cie (e successivamente il Cara), al termine dell’ennesima estate di passione. Le rivolte di agosto sono solo i casi più eclatanti, ma è la quotidianità l’incubo dei dipendenti. E così dopo quella delle forze di polizia arriva anche la denuncia degli operatori: «Così non possiamo più andare avanti. Senza dispositivi di sicurezza, sensori a infrarossi e telecamere è impossibile gestire la benchè minima tensione. Ogni pretesto per gli ospiti è quello giusto per alzare la voce o le mani: il pasto, la richiesta di medicinali senza controllo medico, cosa che peraltro è assolutamente vietata ed evitata, le sigarette. Tanti cercano il ricovero in ospedale per tentare la fuga e si feriscono da sè». Fortunatamente, dopo le fughe di immigrati fatte registrare nelle ultime settimane, saranno rafforzate le misure di prevenzione e vigilanza al Cie. Lo ha deciso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal Prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu, e lo aveva ufficializzato in un summit a Gradisca lo stesso assessore regionale alla Sicurezza, Federica Seganti. Dopo aver ottenuto il via libera dal Viminale, la Prefettura sta completando le procedure per l’affidamento dei lavori di potenziamento delle difese passive della struttura gradiscana. In passato gli operatori avevano posto l’accento anche sulla carenza di personale. «Di giorno siamo al massimo in 6 ma la notte, il turno potenzialmente più pericoloso, capita spesso di operare anche soltanto in 3». Un organico che risale ancora alla fase in cui la struttura era stata adibita a Centro di prima accoglienza per fare fronte all’emergenza-Lampedusa. «Ma ora la situazione è completamente mutata. Senza forze dell’ordine saremmo perduti. Più volte Prefettura e Questura sono state sensibilizzate, ma non è cambiato nulla». Negli ultimi 12 mesi è netto in tutta la Penisola l’aumento delle proteste e dei tentativi di evasione dai Cie. Decisiva l’entrata in vigore della Legge 94 del 15 luglio 2009 che portato da 60 a 180 giorni il termine massimo di permanenza per chi vi è trattenuto. Ospiti e reti di associazioni antirazziste lamentano nei Cie scarsa assistenza e informazione, sovraffollamento, degrado o inadeguatezza delle strutture, stato di “costrizione”, la convivenza forzata tra pregiudicati e incensurati, la spesso impossibile coabitazione tra persone provenienti da Paesi diversi: tutte condizioni aggravate dal caldo di questi mesi estivi.