ANTIFA/ Il volantino di Pordenone

ORA COME ALLORA, CONTRO IL FASCISMO: RESISTENZA! – CAfAr-PN

pubblicata da Iniziativa Libertaria – Pordenone il giorno Venerdì 9 novembre 2012 alle ore 0.05 ·

Fiamma Tricolore, partito dichiaratamente fascista, si arroga il diritto di scendere in piazza in nome di una democrazia e di una libertà di espressione da sempre aborriti e disprezzati dal fascismo, denotando anche l’ipocrisia di chi in barba alle leggi Scelba e Mancino pretende di manifestare con toni violenti e contenuti razzisti.

Riteniamo altresì ipocrita che le stesse istituzioni democratiche concedano di manifestare agli eredi di chi portò l’Italia in guerra in nome della dittatura, della repressione e della supremazia razziale, e per questo fu strenuamente combattuto!

Accettare che questi rigurgiti fascisti manifestino significa considerare vano il sacrificio di tutti gli uomini e le donne impegnate nella battaglia partigiana per la libertà, significa rendere inservibile la Costituzione della Repubblica fondata sull’antifascismo, significa diffondere la demagogia di chi incolpa i lavoratori immigrati della crisi, affermando lo stesso odio che nel Ventennio ha portato alle leggi razziali e distogliendo l’attenzione dai veri responsabili: la finanza, i padroni, un sistema politico marcio e asservito ad un sistema economico sempre più fallimentare!

A rendere ancora più intollerabile il corteo è la preannunciata presenza di un esponente di ALBA DORATA: il partito NEO-NAZISTA GRECO balzato alle cronache per le continue e violentissime aggressioni verso gli immigrati!

 

CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO LA XENOFOBIA: PORDENONE ANTIFASCISTA!

Pordenone può essere un esempio estremamente positivo: una società multietnica dove l’immigrazione è già ora una risorsa fondamentale!

Non facciamoci abbindolare dalla demagogia e dal populismo di chi sfrutta il malcontento della gente in un periodo di crisi per accanirsi sui ceti più fragili della società! Costruiamo, piuttosto, una società sempre più aperta, orizzontale e che allarghi i diritti a tutti indiscriminatamente!

Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà ai 30 manifestanti antifascisti denunciati a Udine durante la manifestazione di Forza Nuova.

 

Coordinamento Antifascista Antirazzista – Pordenone

CIE DI GRADISCA: gli sbirri si lamentano

Dal Piccolo del 09/11/12

«Noi agenti aggrediti due volte»

 

GRADISCA «Noi agenti, aggrediti due volte». Non si è fatta attendere la reazione degli operatori di polizia alle accuse, riportate da questo giornale, di repressioni violente delle rivolte al Cie di Gradisca. A denunciare presunti comportamenti poco ortodossi erano stati alcuni familiari degli ospiti trattenuti all’ex caserma Polonio, e riprese dall’associazione monfalconese Tenda per la pace. «Con tutto il rispetto per le associazioni che seguono la tematica del Cie – afferma il segretario provinciale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, Angelo Obit – ci permettiamo di osservare come le forze dell’ordine vengano aggredite due volte: prima dagli ospiti del Cie che giungono a raccogliere la propria urina nelle bottigliette di acqua vuote per poi tirarla contro gli operatori. E in seguito da queste dichiarazioni su “riferite” e inesistenti repressioni violente». Secondo Obit, inoltre, “Il condire le denunce non firmate con dichiarazioni di carenze sanitarie è irrispettoso nei confronti della cittadinanza. Agli ospiti del Cie – ricorda Obit – oltre alle presenza di medico sino alle 22 (in orario notturno è garantita la presenza di un servizio infermieristico ndr) è assicurata l’assistenza sanitaria “prioritaria” e gratuita presso i principali nosocomi regionali. In pratica sono garantiti agli ospiti, gratuitamente, tutti gli accertamenti sanitari richiesti dai medici in tempi celeri – cosa non assicurata alla popolazione – e, in caso di accesso al pronto soccorso, spesso per fatti di autolesionismo e per essere ricoverati e quindi garantirsi la fuga, è prevista per loro una priorità (in ragioni di esigenze di sicurezza) rispetto ai cittadini già presenti in sala di attesa”. Secondo Obit «non andrebbe mai dimenticato che il trattenimento è conseguente all’intenzione degli immigrati di sottrarsi, in quanto privi di documenti e celando la loro identità, al rimpatrio in attuazione di leggi dello Stato che tutti i cittadini sono chiamati a rispettare». ( l.m.)

 

 

ANTIFA PORDENONE/ Rassegna stampa

Messaggero Veneto SABATO, 10 NOVEMBRE 2012   Pordenone

 

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Centro blindato, pomeriggio di tensione

Più di 100 tra poliziotti e carabinieri nel cuore di Pordenone. Da una parte Fiamma Tricolore, dall’altra Rc, Fiom e stranieri

DESTRA CONTRO SINISTRA »I CORTEI SULL’IMMIGRAZIONE

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IL CORTEO DELLA DESTRA Intende denunciare le discriminazioni di cui sarebbero vittime gli italiani nei confronti degli “ipertutelati” immigrati
IL PRESIDIO DELLA SINISTRA Sarà antifascista e antirazzista. Ieri ha incassato il sostegno dell’Arcigay, ma anche i distinguo di Sel

di Martina Milia Più di cento tra poliziotti e carabinieri. Il cuore della città sotto assedio per paura che la manifestazione di due minoranze si trasformi in tafferugli. Prenderanno il via oggi pomeriggio le manifestazioni della Fiamma tricolore e delle forze – politiche e non – riconducibili alla Sinistra, Rc in testa, e dei sindacati (Fiom). I cortei. Da una parte il corteo della destra che attraverserà corso Vittorio Emanuele e terminerà per il comizio in piazza Cavour. Dall’altra un presidio in piazzale Ellero delle forze di sinistra. Rc, che aveva richiesto un banchetto di raccolta firme sul ponte di Adamo ed Eva ha rinucniato. Gli immigrati avevano richiesto l’uso di piazza XX settembre: la manifestazione degli oppositori del Movimento sociale sarà concentrata, invece, in pizza Ellero dei mille. E quel che più preoccupa è il richiamo fatto “ai camerati” di tutto il nord da una parte e “ai compagni” friulani dall’altra. La Fiamma. La manifestazione della destra «intende sensibilizzare la cittadinanza pordenonese e regionale sulle gravi discriminazioni che i cittadini italiani devono subire, particolarmente pesanti in questo difficilissimo periodo di crisi economica e sociale. Le case popolari, a Pordenone, come in Friuli, in attesa del prossimo bando, sembra, dalle prime simulazioni, che finiranno appannaggio di cittadini extracomunitari». Al corteo sarà presente Athanasios Lykotrafitis, rappresentante italiano del partito greco Alba dorata, oltre agli esponenti regionali della Fiamma: il segretario provinciale di Pordenone, Carmine Mucciolo, quello regionale Luca Bego e il responsabile Nord Italia, nonché candidato alla presidenza della Regione, Stefano Salmè. La sinistra. «Prendiamo atto con amarezza che sarebbe stato autorizzato (anche se non sappiamo con quali limitazioni) – scriveva ieri Michele Negro – il corteo e il comizio di Fiamma Tricolore, organizzazione ostentatamente fascista, contro gli immigrati definiti parassiti e e zecche. Sicuramente verranno schierati in pieno centro (con inevitabili disagii al commercio e al passeggio) centinaia di poliziotti (provenienti da fuori provincia) in assetto da combattimento: così mentre si tagliano stipendi,salari,pensioni, posti letto e riscaldamento alle scuole o manifestazioni culturali, con i soldi delle tasse pagate al centesimo da lavoratori dipendenti e pensionati (quelli italiani e stranieri) si garantirà (come chiesto anche da esponenti locali del Pdl) questa “libera” espressione razzista e fascista». Rc, che rinuncia alla banchetto firme, aderirà «alla manifestazione unitaria, antirazzista e antifascista» in piazzale Ellero. Anche i Comunisti italiani saranno in piazza e si augurano che: «le stesse Autorità, dopo aver spostato il presidio antifascista, da piazza XX settembre a piazza Ellero, si facciano parte attiva, affinchè sia preteso il rispetto delle leggi dello Stato democratico, che prevedono il reato di razzismo, perseguendo quindi coloro che chiamano “zecche” gli immigrati». Sel. Il coordinamento provinciale di Sel esprime sdegno, ma puntualizza: «Avremmo auspicato un corale disappunto civile a questa manifestazione con il coinvolgimento di tutte le forze politiche e della società civile piuttosto che un presidio contro, che risponde alla provocazione mostrando i muscoli e alimentando la pochezza di tale manifestazione». Contro l’intolleranza. Solidarietà agli immigrati anche da Arcigay Nuovi passi di Udine e Pordenone. Il presidente Giacomo Deperu sottolinea che «Pordenone è città europea, accogliente, civile. Gli unici a non sembrare pordenonesi sono proprio i manifestanti della Fiamma». Viabilità. Per questioni di sicurezza e logistica, dalle 14 alle 20 saranno sospesi i permessi in Corso Vittorio e sotto la loggia dove sarà vietata la circolazione. Sarà istituito divieto di sosta con rimozione da via Mazzini (tratto della Ztl) fino a via San Marco.

CARNIACQUE non potabili

Le acque non potabili di Carniacque

ANTIFA PORDENONE/ Un pò di foto (Piazzale Ellero + corteo)

Pordenone foto in Piazzale Ellero

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Interventi antifascisti degli immigrati

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Pordenone Foto Corteo da Piazzale Ellero a Piazzetta Cavour

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Anche le bandiere No Tav al corteo

 

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Lo spezzone libertario, anarchico e anarcosindacalista, del corteo con tre striscioni e le bandiere nere, rossonere e poi  dell’USI-AIT e della CNT

 

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Piazza Cavour

 

PORDENONE/ certo che il Messaggero fa proprio schifo

DOMENICA, 11 NOVEMBRE 2012 – Pordenone

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Cortei, evitati gli scontri

Polizia e carabinieri tengono separati Fiamma tricolore, immigrati e Sinistra

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Minuti di tensioni davanti alla biblioteca, ma le due fazioni non vengono a contatto
Poi i manifestanti di destra vengono scortati fino al parcheggio Marcolin e alla stazione

di Enri Lisetto La grande paura è passata quando i manifestanti della Fiamma Tricolore sono stati scortati al parcheggio Marcolin e alla stazione ferroviaria e hanno lasciato Pordenone. Solo in quel momento i 150 tra poliziotti e carabinieri (richiamati da tutta la provincia, tanto che alcune caserme del territorio sono rimaste chiuse, oltre che dai Reparti mobili San Marco di Mestre per l’Arma e Padova per la polizia) hanno abbandonato l’assetto antisommossa. Poco prima era scattato l’allarme rosso: i manifestanti di Assoimmigrati, Rc, Fiom e anarchici erano “evasi” da piazza Ellero dei Mille e, dopo una difficile trattativa con la Digos, avevano raggiunto piazza XX Settembre. A poche decine di metri dalla fazione opposta. Per due ore, prima, piazzetta Cavour non è stata quella del sabato pomeriggio, delle vasche, dello struscio, dello shopping, dei capannelli tra amici. Un deserto assediato da uomini delle forze dell’ordine e camionette di traverso. «Vi prego non fatemi dire niente», scuote la testa il presidente dell’Ascom Aldo Biscontin. Alcuni esercenti avevano tenuto le serrande abbassate, al passaggio del corteo più scortato che si ricordi, lungo Contrada Maggiore. Chiuse anche tutte le vie laterali. Negozi vuoti: «Abbiamo abbassato le serrande per evitare problemi», dicono da Ferronato. Molti commercianti avevano telefonato in questura: dobbiamo restare chiusi? Il servizio d’ordine della Fiamma Tricolore invita a «mantenere la calma, a non rispondere alle provocazioni». Una arriva ancora prima della partenza (in ritardo per aspettare i manifestanti da Bergamo) in piazza Municipio: «Ora e sempre resistenza», grida un giovane che si dilegua in via del Castello, dopo essere inciampato. Arriva l’ordine perentorio: bloccare a tutti l’accesso da tutte le strade sul corso. Partono in 70, portano un tricolore lungo 50 metri, 12 bandiere di Fiamma Tricolore e due italiane. Li osserva da lontano il sindaco Claudio Pedrotti, tra i passanti Fabrizio Venier (già segretario provinciale del Pd) e Vanni Tissino, ma è un caso. Si affacciano dalla Camera di commercio i corsisti del laboratorio del gusto, dai negozi vuoti le commesse. Loro, i manifestanti, scandiscono pochi slogan: «Contro il sistema la gioventù si scaglia, boia chi molla è il grido di battaglia». Un paio di “complimenti” li riservano a Gianfranco Fini e agli immigrati. All’incrocio con via Cesare Battisti, possibile punto di contatto con la controparte, ben più folta, è zona rossa. In piazzetta Cavour cantano l’inno nazionale. «Camerata Pino Rauti presente!», scandiscono tre volte. Poi tocca ai discorsi. Si avvicinano una ventina di pordenonesi. Vengono ringraziati il consigliere comunale Francesco Ribetti (presente) e il presidente della Provincia Alessandro Ciriani, il governo viene invitato a riportare a casa i marò e piovono applausi. Ringraziano «Dio, che non ci ha fatto nascere comunisti» e chiudono la manifestazione. A duecento metri Assoimmigrati, Rc e Fiom chiedono di accedere a piazza XX Settembre. Scatta l’allarme rosso. C’è il rischio di un contatto che potrebbe fare sfuggire di mano la situazione. Ottengono di portarsi fin davanti alla biblioteca. Sono minuti di tensione, mentre oltre il cordone di sicurezza la gente guarda e scuote la testa. I militanti di Fiamma Tricolore se ne vanno scortati. Quando c’è la certezza che sono ripartiti per Udine, Trieste, Gorizia, Veneto, Emilia Romagna, Bergamo, Milano e Brescia, in piazzetta Cavour arriva la controparte. Ma alla Fiamma Tricolore non interessa: «Abbiamo dimostrato la civiltà che da sempre ci contraddistingue».

 

 

DOMENICA, 11 NOVEMBRE 2012

Pagina 17 – Pordenone

Qualche malumore per il “cordone” in piazza

Numerosi i disagi per i cittadini che, ieri pomeriggio, avevano deciso di fare una passeggiata in centro: in piazza XX Settembre, all’altezza del Barcollo, un cordone di forze dell’ordine ha impedito a chiunque di dirigersi verso piazzetta Cavour. Una precauzione inevitabile, in considerazione del clima di tensione che si respirava ieri pomeriggio in città, ma che non tutti hanno compreso: diverse sono state, infatti, le persone che, appresa l’impossibilità di passare, hanno protestato con polizia e carabinieri. Una ragazza, tuttavia, ce l’ha fatta: «Devo andare a lavorare» ha detto all’ufficiale dell’Arma che coordinava i militari impegnati insieme ai poliziotti nel duro lavoro di ieri: il carabiniere, ravvisata la tranquillità della ragazza e comprese le sue necessità, l’ha lasciata passare. (m.p.)

 

DOMENICA, 11 NOVEMBRE 2012

Pagina 17 – Pordenone

Gli immigrati: «Non siamo un limite, ma una risorsa»

Numerosi gli stranieri tra le fila di Rc, movimenti di sinistra, Fiom e studenti «La Costituzione ha cancellato il fascismo, il loro corteo non andava autorizzato»

«Gli immigrati non sono un limite per il nostro Paese, bensì una risorsa: a poche centinaia di metri da qui, c’è qualcuno che non solo non ha compreso questo concetto, ma assume comportamenti caratterizzati da razzismo e xenofobia, sentimenti che noi aberriamo in modo assoluto». Michele Negro ha scaldato i circa 200 militanti di Rifondazione Comunista, che ieri pomeriggio, in piazzale Ellero, luogo simbolo della resistenza pordenonese, hanno manifestato contro l’iniziativa della Fiamma Tricolore, che si teneva poco distante. Non solo Rc, però: all’iniziativa hanno preso parte anche esponenti della Fiom e un alto numero di stranieri, in particolar modo africani, ma anche di altre nazionalità. La musica di Manu Chao usciva dagli autoparlanti, i giovani militanti comunisti distribuivano volantini per spiegare il senso della “contromanifestazione”: il clima era “caldo”, c’è stata molta rabbia nei confronti del partito di estrema destra, che, secondo i partecipanti all’iniziativa di sinistra, non avrebbe dovuto ottenere il via libera alla propria manifestazione. «Sono qui per dire no al fascismo e al razzismo, due concetti che la nostra Costituzione ha inesorabilmente cancellato» ha detto un manifestante, Mauro Bianchettin. A un certo punto ha preso il microfono un immigrato, che ha ricordato come gli stranieri in Italia producano un Pil annuale «pari a 5 miliardi di euro: non siamo certo noi a essere dalla parte sbagliata…». Massimo Pighin

 

DOMENICA, 11 NOVEMBRE 2012

Pagina 17 – Pordenone

L’amarezza dei commercianti: «Bastava la crisi, incassi sfumati»

«Ci bastava la crisi: gli incassi sono sfumati». Alza bandiera bianca il commercio in centro a Pordenone, nel sabato pomeriggio della città blindata dal corteo e presidio. «Manifestazioni inopportune nel fine settimana – ha tagliato corto Anita da “Mikos”, nel negozio vuoto ieri, alle 18, in corso Vittorio Emanuele – Il lavoro è venuto meno per un pomeriggio». Facce storte da “Zest” che affaccia sotto i portici con la vetrina alla moda. «Meno affari» è stato il commento di una commessa, la quale ha osservato: «La gente ha avuto paura di recarsi in centro città. Pochi clienti sono sinonimo di scarse vendite». Il settore gastronomico accusa il colpo anche in corso Garibaldi. «Un calo secco nelle vendite – ha registrato la cassa in affanno della storica “Casa del tortellino” – Il 20 percento di clienti spariti». Scarsa frequentazione anche nel laboratorio-pensatoio della città smart, a palazzo Badini: nell’ambito del progetto “Pordenone + facile” si contava una quindicina di presenze, prima del tea-break. Poca gente nei corsi, rispetto alla quotidianità dei fine settimana senza cortei blindati. «Flussi scarsi di persone – ha fatto il punto Paolo Iacomi sotto il tendone della Proloco Pordenone in piazza XX Settembre – La gente ha avuto paura e non è venuta in centro». Ha fatto affari, invece, il “vù cumprà” Cheikh, immigrato dal Senegal che vende a braccio i libri di fiabe africane. «Bene gli affari nel presidio di piazza Ellero – ha spiegato – Molti fratelli africani e numerose altre persone ci tengono alla fratellanza e alla multicultura». Chiara Benotti

 

 

Sull’online poi l’MV metteva solo robe dei fascisti

 

Cortei di destra e sinistra, tensione a Pordenone

Fazioni schierate nel faccia a faccia sull’immigrazione: le forze dell’ordine monitorano la situazione

PORDENONE. Fazioni schierate, a Pordenone, nel sabato ad alta tensione del corteo della destra e del presidio della sinistra in materia diimmigrazione. In piazzale Ellero sono radunati in presidio gli iscritti a Rc, Pdci, Fiom e altri movimenti di sinistra, oltre a numerosi stranieri appartenenti alle associazioni di immigrati del Friuli occidentale.

Davanti al municipio si sono invece raccolti gli esponenti e i simpatizzanti di Fiamma tricolore, che hanno cominciato a sfilare verso piazzetta Cavour, dove le distanze fra i gruppi saranno sensibilmente ridotte.

Sarà questo il momento più delicato del pomeriggio, con le forze dell’ordine a monitorare costantemente la situazione. Il cielo è sempre più nuvoloso e incombe la minaccia maltempo.

 

Messaggero Veneto del 12/11/12

Negro: «Ciriani si dimetta» «Taci, sfrutti gli immigrati»

«Bandiere rosse e nere? Siamo nel 2012, è roba vecchia». A 18 anni Tommaso Del Col parla già alla prima persona plurale, con una maturità fuori dal comune: «Stiamo uniti – raccomanda lo studente – contro la crisi, è più importante». Tra il corteo della Fiamma Tricolore in centro e il presidio di Rc e collettivi in piazzale Ellero, lo studente dell’Isis Zanussi ha preferito la biblioteca: «Per essere liberi di pensare e protestare bisogna creare unione e conoscenza reciproca: quella tra operai di destra e di sinistra, per esempio. Uniti contro il disagio sociale, contro la crisi. Andiamo tutti dalla stessa parte, senza divisioni – ha concluso Tommaso -. Il problema che dobbiamo risolvere è ancorato alla realtà del 2012. Le vecchie ideologie e le ruggini non servono. Guardiamo più in là». (c.b.) «E’ accettabile che Alessandro Ciriani, presidente della Provincia di Pordenone, medaglia d’oro alla Resistenza, abbia sostenuto e sponsorizzato il corteo fascista e razzista di Fiamma Tricolore e di Alba? E’ accettabile che si rimanga a guardare in silenzio, come ha fatto il sindaco Pedrotti, o addirittura si chieda a Questura e Prefettura, come potrebbe aver fatto Ciriani (dalle dichiarazioni dei fascisti) di lasciarli sfilare in pieno centro, con uno schieramento mai visto di forze di polizia per “tenere a bada” questi personaggi e costringere alla chiusura molte attività di Corso Vittorio Emanuele?». A parlare è il segretario provinciale di Rifondazione comunista, dopo il sabato di tensione fra destra e sinistra. Negro va oltre e chiede le dimissioni di Ciriani, che replica stizzito: «Senti chi parla. Manda avanti e utilizza strumentalmente la manodopera degli immigrati, facendo loro rischiare reati ed espulsioni in massa e fa la lezione a me. Le sue parole mi danno ulteriori stimoli per continuare a far bene il mio lavoro in Provincia». Negro naturalmente non ci sta: «Si svegli dal torpore “primario” il centro sinistra locale. Basta organizzare comitati dei più fedeli al capo o chiedere la rottamazione degli stessi oppure trovarsi a brindare in pochi intimi: si presenti in consiglio provinciale una mozione per chiedere le dimissioni di Ciriani! Preoccupa quanto dichiarato dal Salmè dopo la iniziativa razzista: il ringraziamento a Ciriani per essersi speso a favore della stessa in nome di una (ex) comune visione del mondo, promettendogli riconoscenza eterna. Così capisco gli atteggiamenti “prudentemente tecnici” del Questore e dei funzionari di polizia che nell’incontro di martedì, sapendo delle “sollecitazioni” di Ciriani, non han potuto dire nulla nemmeno di fronte a precise e documentate testimonianze di pronunciamenti violenti per la iniziativa razzista avvallati dal Salmè». Ma Ciriani smentisce: «Io non ho nè sponsorizzato nè avuto colloqui con nessuno. Non ho mai sostenuto questa manifestazione. Ho semplicemenete approvato il concetto che chiunque possa fare un corteo per esprimere le proprie idee a Pordenone, dove da tantissimi anni ciò accade e nulla mai è successo. Io provengo da quel mondo e so che gli esponenti di Fiamma tricolore avranno anche le loro idee ma sono persone civili. I funzionari della Questura erano più preoccupati dagli anarchici che non dai partecipanti al corteo di destra. Salmè ha ringraziato me, ma anche le forze dell’ordine e la città di Pordenone. Se Negro avesse evitato provocazioni non ci sarebbe stato alcun clamore. E’ stato lui a richiamare immigrati, anarchici, sindacalisti della Fiom. La città non si sarebbe neppure accorta di un corteo, quello di Fiamma tricolore, di gente che voleva esprimere le proprie idee. Io ho espresso un principio: era giusto che chiunque potesse farlo. C’era il diritto degli uni e degli altri di manifestare. Se questo è un errore me ne assumo la responsabilità. Ma non accetto lezioni da chi si schiera al fianco di anarchici che insultano, minacciano, lanciano i sassi e aggrediscono, come da me stesso provato a ogni 25 aprile, in Fiera, sotto la Provincia e in tutte le occasioni in cui sono stato insultato insieme a mia moglie»

 

 

PORDENONE: NOI 300 LORO 60 !!

FOTO | Superate le 800 visite | Statistiche sito | Rassegna stampa | Facebook | Risposta a Ciriani

Riuscita oltre le previsioni l’iniziativa unitaria dell’assemblea autoconvocata nella sede dell’Associazione Immigrati martedì.

All’appello per il presidio in P.le Ellero hanno risposto in più di 300.

Un presidio multietnico davvero, una piazza dove decine di immigrati hanno preso la parola per raccontarsi con l’incazzatura, il cuore e la dignità che ha scaldato tutti. E mentre un paio di compagni anarchici con un blitz hanno gettato 200 volantini sopra le teste dei razzisti il  presidio ha saputo poi trasformarsi in corteo e spingere per riprendersi alla fine Piazzetta Cavour dov’erano approdati i fascisti.

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OSSERVATORIO CLIMATICO/ 01

Nubifragi, frane a  Massa e Carrara   Vd      Vicenza, evacuate le case sul fiume

Osservatorio climatico 11/12 nov 2012

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Statistiche infoaction/ Domenica 11 nov. superate le 600 visite

Effetto antifascismo a Pordenone. Le visite ad infoaction sono esplose raggiungendo il massimo storico (611) peraltro in una settimana passata abbondantemente  sempre al di sopra delle 100 visite al giorno.

E’ l’occasione di fare alcune considerazioni sui blog e sui siti politicizzati.

Come è noto Facebook oramai la fa da padrone e ha svuotato di visite i siti indipendenti. Per cui ora per mantenere un minimo vitale di visite bisogna lottare contro la tendenza omologante di questo peraltro estremamente efficace socialnetwork.

Infatti anche infoaction, che aveva per un lungo periodo, mantenuto una buona tendenza di visite (sempre sopra i 100 visitatori unici) da alcuni mesi aveva risentito del risucchio fatto da FB e le visite erano notevolmente scese.

In questa occasione invece si è riusciti ad ottenere un ottimo risultato, anche perfezionando le modalità di pubblicazione, sfruttando FB piuttosto che farsi sfruttare.

Per quanto riguarda le considerazioni politiche si deve rilevare che la presenza anarchica, libertaria, anarcosindacalista sull’antifascismo, anche e soprattutto per quanto riguarda la comunicazione, non subisce certo l’egemonia di nessuno ed è vincente sotto il profilo della capacità di sintesi fra le diverse componenti che costituiscono il mosaico di un informazione utile ed efficace.

Va detto che la situazione di Pordenone ha parzialmente ripristinato una modalità politica con un minimo di correttezza che ad Udine, a causa di un ben noto gruppo opportunista, si è persa.

Per noi l’antifascismo militante peraltro non è certo una prassi transitoria, estemporanea o legata a visibilità elettorali, ma è una condizione strutturale e permanente per cui lavoriamo con il cuore e con la mente, affinché i risultati siano sempre positivi.

Crediamo in un Coordinamento Antifascista Friulano che ha avuto storia fino al 2010, così come a Pordenone si è ora formato il Coordinamento Antifascista ed Antirazzista Pordenonese, certo ci sono vari livelli di organizzazione, ma le trame occulte e settarie non ci appartengono, le esclusioni le lasciamo fare agli altri.

 

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Tabella delle visite e delle pagine viste ad infoaction da domenica 4 a domenica 11 novembre 2012

 

Visitatori unici Pagine viste
Domenica 11-11-2012 611 1.456
Sabato 10-11-2012 192 486
Venerdì 9-11-2012 126 385
Giovedì 8-11-2012 167 588
Mercoledì 7-11-2012 125 392
Martedì 6-11-2012 150 377
Lunedì 5-11-2012 189 426
Domenica 4-11-2012 154 321

CIE DI GRADISCA: rassegna stampa 10 e 11 novembre

Dal Piccolo del 11/11/12

Cie, operatori da 3 mesi senza paga

GRADISCA Da tre mesi senza stipendi. E’ questa la situazione dei circa 70 dipendenti del Cie e del Cara. Gli operatori del consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, gestore dal 2008 dei due centri da agosto non ricevono le mensilità loro dovute. Una situazione, quella dei ritardi, non nuova – i sindacati l’avevano a più riprese denunciata negli ultimi due anni – ma che mai era approdata a ben tre mesi di lavoro non retribuito. Sono all’incirca 45 i lavoratori assunti al Cie, 25 quelli che operano al Cara. «Così non possiamo più tirare avanti – si sfogano ai nostri taccuini alcuni dipendenti -. Qui si sta giocando con la vita delle persone. Non sappiamo come arrivare alla fine del mese. Ci sono colleghi che non hanno potuto vedersi concedere dei prestiti dalla banca perchè sono state loro richieste le ultime due buste paga. Siamo stanchi di tutta questa incertezza e del palleggio di responsabilità fra Connecting People e la Prefettura. Il nostro – spiegano – è fra l’altro un lavoro particolarmente logorante e spesso pericoloso». Il consorzio siciliano ha sempre motivato i ritardi con l’assenza di liquidità derivante dal mancato introito dei fondi che da contratto d’appalto la Prefettura “gira” all’ente gestore per l’assistenza agli ospiti delle due strutture. A quanto trapela, l’ultimo “versamento” della Prefettura all’ente gestore – attualmente in regime di prorogatio visto che il contratto era scaduto nel 2011 – avrebbe sistemato le pendenze sino al 31 dicembre dello scorso anno. Dal 1°gennaio Connecting People si sarebbe esposta in proprio nei costi di gestione senza essere a oggi “rimborsata”. Ma da agosto il consorzio non riuscirebbe più a elargire gli stipendi. (l.m.)

Il Piccolo del 10/11/12

«Il Cie di Gradisca è peggio di un carcere»

di Franco Femia wGRADISCA «Ho visitato tante carceri brutte, ma vi dico che sono migliori del Cie di Gradisca»: è la prima dichiarazione Valerio Spingarelli, presidente nazionale delle Camere penali, appena uscito dal centro immigrati. Quello di Gradisca è il primo Cie che Spingarelli ha visitato e il quadro che è emerso è del tutto negativo. «C’è un assoluto degrado – sottolinea -, ci sono molte persone in terapia, come ci ha confermato il medico, ciò è significativo dello stato di malessere di chi vi è rinchiuso». Attualmente al Cie sono ospiti un centinaio di extracomunitari in attesa di essere rispediti al proprio Paese, la metà di quanto la struttura sia in grado di ospitare. La situazione all’interno, come l’ha potuto verificare la delegazione degli avvocati – oltre a Spingarelli vi facevano parte anche Anna Maria Alborghetti e Antonella Calcaterra dell’osservatorio carceri e Riccardo Cattarini presidente della Camera penale di Gorizia – non sono fruibili gli spazi comuni per i momenti ricreativi e la mensa; gli ospiti consumano i pasti nelle camere, praticamente delle celle, dove la temperatura non è certo adeguata al periodo. Le attese per il rimpatrio sono di 5, 6 mesi e in alcuni caso anche di un anno. I tentativi di fuga non si contano più come i casi di autolesionismo, un modo per farsi ricoverare in ospedale per poi fuggire. Il Cie, aperto nel febbraio 2006, formalmente non è un carcere e gli ospiti non sono dei detenuti. Per buona parte sono extracomunitari usciti dal carcere oppure rintracciati in varie parti d’Italia privi del permesso di soggiorno e parcheggiati al centro gradiscano in attesa di espulsione. Ma anche la delegazione della Camera penale, come si sono espressi quanti hanno già nei mesi scorsi l’ex caserma “Polonio”, ritiene che il Cie sia peggiore di un carcere. «In una casa di pena – afferma Spingarelli – i detenuti, pur scontando la loro condanna, hanno i loro diritti, i loro spazi, possono godere di alcuni benefici. Tutto questo al Cie manca». «Siamo sensibili alle problematiche del territorio, alle esigenze dei controlli – aggiunge l’avv. Cattarini – ma dobbiamo essere sensibili anche ai problemi che vivono gli immigrati». Comprensione, comunque, viene espressa agli operatori che lavorano all’interno del Cie che vivono anche loro le difficoltà e disagi della struttura.

 

Messaggero Veneto del 10/11/12

Visita al Cie dei penalisti «È peggio di un carcere»

GRADISCA «Abbiamo visto carceri brutte che sono meglio di questo Cie, e sia chiaro che la colpa non è di chi ci lavora dentro». Non usano giri di parole per descrivere la loro prima visita a un centro identificazione ed espulsione (Cie) i rappresentanti della Camera penale, guidati ieri mattina nel loro viaggio all’interno della struttura di via Udine da Riccardo Cattarini, presidente della Camera penale di Gorizia che in collaborazione con l’Unione delle Camere penali italiane ha chiesto e ottenuto dal Ministero dell’Interno di poter ispezionare il centro. Presente nella delegazione in visita al Cie anche Annamaria Alborghetti, presidente della Camera penale di Padova. Al termine della visita, durata un’ora e mezza circa, il presidente dell’Unione delle Camere penali italiane Valerio Spigarelli ha bocciato su tutta la linea il Cie, giudicato «intollerabile in una società democratica». «Non ho mai visto così tante persone recluse e sotto terapie – ha aggiunto Spigarelli – è un segnale di malessere profondo e tensione, del resto se sei rinchiuso lì dentro e non sai quando esci o ti danno qualcosa per tenere duro o rischi di perdere il controllo. Bisogna porsi l’obiettivo di andare a fondo al problema: non possiamo tenere in detenzione persone che non stanno scontando assolutamente nulla». La voce dei sei penalisti descrive una situazione ai limiti dell’invivibilità, con spazi per socializzare praticamente assenti: gli ambienti comuni, infatti, non sono fruibili. La mensa è fuori uso ormai dal 2008, e gli immigrati devono consumare i pasti all’interno delle proprie stanze, anche la biblioteca non è accessibile, stesso discorso per gli spazi sportivi. Il tempo viene trascorso insomma nelle rispettive stanze, con un piccolo cortile comune. “Siamo ben al di sotto del livello di diritti fondamentali – ha affermato Riccardo Cattarini – e gli operatori non c’entrano nulla, svolgono il loro lavoro correttamente. C’è da considerare anche il fatto che una struttura come questa, in una cittadina tranquilla come Gradisca, baricentro di una provincia altrettanto tranquilla, crea un problema non indifferente». «Il problema è strutturale – rimarca Valerio Spigarelli – perché almeno in carcere ci sono dei benefici, qui invece no. Chi sta dentro, che si comporti bene o si comporti male, è esattamente la stessa cosa. Se pensiamo che questa è gente che non sta scontando nessuna pena, si può dire che è una situazione di degrado assoluto, assolutamente incivile». A lasciare sbigottiti i penalisti non è solo la condizione di vita all’interno del Cie, ma anche la questione temporale: «Molti di quelli con cui abbiamo parlato ci hanno detto che sono qui o nei Cie da molti mesi. Il limite massimo è diciotto mesi: una pena che di solito viene inflitta per reati piuttosto gravi». Segnalato il caso limito di un immigrato rinchiuso al Cie dopo che il datore di lavoro, in crisi con l’azienda, si è visto costretto a licenziarlo. Dopo una permanenza ormai stabile in Italia, l’uomo non ha potuto rinnovare il permesso di soggiorno, e ora trascorre i suoi giorni nel Cie gradiscano. Giuseppe Pisano