Marzo 18th, 2017 — General, No OGM
Comunicato dell’11 luglio
Comunicato del 10 luglio
FIDENATO SOSTENUTO DAI FASCISTI DEL TERZO MILLENNIO DI CASA POUND
Minacciato un attivista del coordinamento tutela biodiversità
Mercoledì 09 luglio 2014 la Forestale avrebbe dovuto distruggere le coltivazioni di Mon810 presenti nel territorio friulano, ma per ora solo il campo di Mereto di Tomba è stato bonificato, le colture in essere a Colloredo di Montalbano sono ancora intonse (non tagliate), La Guardia Forestale ha rinunciato all’intervento poichè non era sufficiente il provvedimento amministrativo per accedere ai terreni: si chiederà un mandato alla Procura.
Alcuni di noi erano presenti durante la mattinata e hanno visto giungere il Corpo forestale regionale, la polizia municipale e la Digos, ma a presidiare il campo c’erano circa una sessantina di agricoltori federati e diversi esponenti di Casa Pound, facilmente riconoscibili per le magliette raffiguranti il duce o la tartaruga, logo dell’associazione neofascista. La loro presenza non è casuale né estemporanea: la collaborazione Fidenato-Casa Pound ha già prodotto, nel febbraio scorso, un incontro aperto al pubblico a Basiliano (UD), sempre sulla questione ogm. Questi esponenti hanno minacciato palesemente di percosse fisiche e hanno fatto il gesto del taglio della gola un attivista del Coordinamento, il tutto davanti alle forze dell’ordine le quali non hanno mosso un dito di fronte al grave atto intimidatorio. Quindi qui le questioni sono due.
La prima riguarda Fidenato, il quale è riuscito ad avere la sua solita visibilità mediatica, aiutato anche dalle Forze dell’ordine: come mai così pochi e mal organizzati quando da giorni l’agricoltore pro-ogm dichiara che si sarebbe opposto alla bonifica? Come mai quando invece noi organizziamo manifestazioni pubbliche sono sempre presenti in forze con camioncini della celere e poliziotti in tenuta anti-sommossa? Il 6 di aprile, ad esempio, nonostante il divieto del questore di manifestare, abbiamo fatto il nostro presidio con l’aiuto di un agricoltore che ci ha gentilmente prestato un suo appezzamento; poco lontano da dove si svolgeva l’iniziativa c’erano digossini che fotografavano chiunque passasse, a dimostrazione di una palese disparità nei trattamenti: i pro ogm nonostante l’illegalità sono sempre tutelati, mentre viene preso di mira e vessato chi si dichiara contrario a questo modello agricolo che inquina e devasta il territorio visto che il Mon810 non è solo affar di Fidenato, come attestano le contaminazioni dimostrate dalle analisi effettuate dal Corpo Forestale l’anno scorso http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/collection/rifiuti/2013/11/06/Friuli-contaminazione-campi-Ogm-fino-10-_9579392.html.
L’altro aspetto riguarda Casapound, i cui componenti si autodefiniscono “fascisti del terzo millennio”. Anche se in talune occasioni si spacciano per ambientalisti con associazioni paravento come “la foresta che avanza”, dimostrano poi nei fatti di essere dei sottopancia delle multinazionali, in questo caso la Monsanto, dimostrando la loro vera natura autoritaria e reazionaria. Esponenti che spesso si sono resi protagonisti di violente aggressioni di gruppo verso persone considerate “diverse” o “nemici”. Che la loro coerenza, sostenendo Fidenato, dimostri la loro fittizia e patetica contrarietà alle multinazionali è ora un dato inconfutabile; ma ci chiediamo anche come di fronte a delle palesi minacce le forze dell’ordine non abbiano fatto allontanare quelle persone.
Come Coordinamento tutela biodiversità oggi lo ribadiamo a gran voce, gli OGM non sono che una delle espressioni del DOMINIO FASCISTA SULLA NATURA e dimostrando tutta la nostra solidarietà a coloro che hanno ricevuto simili minacce, denunciamo la complicità ormai palese tra i fascisti e Fidenato.
Coordinamento Tutela Biodiversità FVG
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RASSEGNA STAMPA DEL MESSAGGERO VENETO ONLINE DEL 09/07/14
Distrutto uno dei due campi coltivati con gli Ogm
Via mais da Mereto, Fidenato salva il campo di Colloredo, dove ha impedito l’accesso alla Forestale. Ora la vicenda passerà sul tavolo della Procura
UDINE. Il Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia ha distrutto questa mattina il mais Ogm seminato da Giorgio Fidenato in circa 100 metri quadri nel terreno di Mereto di Tomba.
Non è riuscito invece ad eseguire il provvedimento di distruzione imposto su un altro campo a Colloredo di Monte Albano.
Come promesso nei giorni scorsi, il leader di Futuragra ha opposto una resistenza ferma ma pacifica supportato da una sessantina di suoi sostenitori che, di fatto, hanno impedito alla mietitrebbia della Forestale di entrare nel campo. Dopo aver ripetutamente chiesto invano a Fidenato di poter accedere al terreno, i forestali si sono allontanati, formalizzando un verbale dell’accaduto.
La vicenda passerà quindi sul tavolo della Procura. «La legge regionale – ha affermato Fidenato dal “palco” improvvisato sul rimorchio di un trattore – non è conforme alle direttive europee, pertanto è illegittima.
Non vorrei che la Procura sprecasse altro tempo e soldi pubblici per fare un lavoro inutile. Non si può vietare questa coltivazione.
Anzichè reprimere questa sperimentazione unica a livello europeo, vengano a toccare con mano i risultati da cui emerge che non c’è nessun rischio». Il vero timore ora è un intervento improvvisato dei no-global di notte.
«Il campo di Mereto è stato tranciato ma in quelli di Colloredo abbiamo ritenuto di non accrescere inutili tensioni e, con le Forze dell’ ordine, di attendere l’autorizzazione della magistratura».
Così il vice presidente Sergio Bolzonello, sull’ applicazione del decreto di rimozione della coltura di mais MON 810 dai terreni di Giorgio Fidenato, in applicazione della legge reg. 5/2014. La legge dispone una moratoria di un anno nelle coltivazioni Ogm, in attesa della conclusione iter esclusione coltivazioni di OGM in Fvg.
Ogm, Fidenato denuncia la Forestale
Una guerra a colpi di denunce. La vicenda Ogm in Friuli Venezia Giulia è sempre meno una questione di agricoltura e sempre più “terreno” di confronto nelle aule di tribunale
UDINE. Una guerra a colpi di denunce. La vicenda Ogm in Friuli Venezia Giulia è sempre meno una questione di agricoltura e sempre più “terreno” di confronto nelle aule di tribunale. L’ultima denuncia – oggi è prevista la distruzione forzata delle colture Ogm nei campi di Giorgio Fidenato a Colloredo di Montalbano e Mereto di Tomba, notificata con decreto della Regione – l’ha presentata proprio l’agricoltore di Arba.
Fidenato, infatti, ha depositato ieri un esposto alla Procura di Udine contro il capo del servizio del Corpo forestale regionale, Massimo Stroppa, che ha firmato i provvedimenti che intimano la distruzione delle colture Ogm. Nell’esposto si chiede di verificare l’ipotesi di reato di abuso di potere: secondo Fidenato, Stroppa avrebbe dovuto disapplicare la legge regionale in quanto mai notificata all’Unione europea.
In Procura è giunta una denuncia anche contro l’agricoltore, per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, per non aver ottemperato alle norme della Regione che lo obbligavano a distruggere il Mon810. In merito alla distruzione delle coltivazioni prevista per oggi, intanto, Fidenato ha annunciato «resistenza passiva e non violenta. Non li lasceremo entrare nel campo di Colloredo – fa sapere –. Lo faremo nel rispetto del diritto europeo. La vicenda è analoga a quella che mi ha coinvolto nel 2010 e per cui i giudici mi hanno dato ragione».
Alla fine di maggio, a muoversi era stato anche il Codacons, con un esposto-denuncia indirizzato a tutte le quattro Procure della regione. Duplice l’obiettivo: portare alla loro attenzione la «gravissima situazione» legata alla messa in coltura degli ogm e, nel contempo, chiedere che fossero predisposti tutti i controlli necessari per accertare se, nei fatti segnalati, potessero ravvisarsi ipotesi di reato quali l’attentato alla vita e alla salute, l’inquinamento ambientale, il danno ambientale, l’alterazione del patrimonio naturale, oltre che la violazione del decreto interministeriale del 12 luglio 2013 e della sentenza del Tar del Lazio. Da qui, l’istanza affinchè si procedesse al sequestro dei campi nei quali Fidenato continua a coltivare mon810.
Marzo 18th, 2017 — General, Loro
da Il Piccolo del 9 luglio 2014
Ferrovie, un altro guasto: cancellazioni e ritardi fino a 100 minuti
Nuova giornata di passione per i pendolari triestini: a causa di un disguido tecnico nel tratto compreso tra Monfalcone e Bivio di Aurisina, 23 treni, tra cui tre Frecce, hanno registrato forti ritardi e tre Regionali sono stati addirittura cancellati. Le scuse dell’assessre regionale Santoro
Un nuovo guasto al sistema di distanziamento dei treni ha causato ritardi e cancellazioni stamattina lungo la linea ferroviaria per Trieste, tra Monfalcone e Bivio di Aurisina. L’inconveniente si è verificato 6.20 di oggi. I tecnici delle Ferrovie hanno ripristinato la linea da e per Trieste alle 9.10. Tre Frecce hanno subito ritardi fino a 100 minuti, due Intercity hanno accumulato ritardi di 35 e 80 minuti, 18 treni regionali hanno ritardi tra 20 e 100′ e altri tre sono stati cancellati.
Nella mattinata di ieri, nello stesso tratto, si erano registrati forti ritardi a causa del maltempo che aveva danneggiato la rete ferroviaria. Solo alle 10.30 la situazione era tornata alla nornalità, anche in quel caso con grossi disagi per pendolari e viaggiatori.
«Il ripetersi di blocchi alla circolazione dovuti a problemi infrastrutturali sta provocando forti disagi ai viaggiatori, con i quali ci scusiamo per i ritardi subiti per due giorni consecutivi». L’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità, Mariagrazia Santoro, si rivolge a pendolari e passeggeri che tra ieri e oggi hanno patito disagi per un guasto sulla tratta Bivio d’Aurisina e Monfalcone. «Abbiamo chiesto a Rfi – prosegue Santoro – un rapporto dettagliato sulla natura del guasto che conferma comunque, con tutta evidenza, la fragilità di alcune linee ferroviarie in Friuli Venezia Giulia. Non è possibile, infatti, che i temporali estivi implichino immancabilmente e non eccezionalmente dei guasti». L’argomento era già stato oggetto nei giorni scorsi di confronto con i vertici del gruppo Ferrovie dello Stato, ai quali era stato chiesto un rapido intervento risolutore: «In attesa dell’avvio delle necessarie azioni correttive – conclude l’assessore – chiedo alle Società Rfi e Trenitalia di adoperarsi tempestivamente per mitigare gli effetti dei disagi sui viaggiatori e per ripristinare la regolarità dei servizi».
Marzo 18th, 2017 — General, No OGM
OGM: NON E’SOLO UN CAMPO
Il 26 giugno scorso c’è stato un presidio davanti alla sede istituzionale della regione Friuli Venezia Giulia, con striscioni colorati, distribuzione di volantini e interventi che hanno ribadito un secco no a questa agricoltura che inquina e devasta il territorio, e di come gli Ogm siano una risposta paradossale delle multinazionali che hanno trasformato l’agricoltura contadina in agroindustria. A seguito del presidio c’è stato un incontro con l’assessore Sergio Bolzonello al quale è stata presentata a più voci l’urgenza di intervenire per l’eliminazione dei campi OGM in Friuli considerando i tempi biologici della fioritura e impollinazione che attualmente si sta verificando, e non aspettando i tempi canonici della Magistratura (30-60 giorni del ricorso e così via). Dopo le prima incertezze e consultando il legale a cui la regione si riferisce, l’Assessore ha promesso l’impegno dell’Amministrazione regionale a far rispettare la normativa vigente:
· Decreto Interministeriale del 12/07/2013 denominato “Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810” pubblicato sulla GU Serie Generale n.187 del 10-8-2012
• 2 sentenze, del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, che si oppongono al ricorso fatto contro il suddetto Decreto
• a questo provvedimento sono state inserite delle specifiche norme sanzionatorie per cui chi semina, coltiva e raccoglie OGM per venderli, rischia dai 6 mesi ai tre anni di condanna penale e una multa da 10 mila a 30mila euro, sancito nel decreto legge del 24/06/2014 n. 91 pubblicato sulla GU del 25/06/2014
• Una Legge regionale (LR 5/2014) che modifica la LR 5/2011, che definisce la Regione FVG territorio OGM FREE in applicazione alla normativa comunitaria vigente e che recentemente è stata ratificata dalla CE tramite il silenzio/assenso.
• Una moratoria regionale inserita nella LR 5/2014 che vieta per 12 mesi la coltivazione degli ogm in FVG e contiene delle norme sanzionatorie che prevedono multe da 5000 a 50000 euro (attualmente Fidenato è stato multato per 10000 euro per ogni campo coltivato) e la distruzione delle colture transgeniche in atto.
Quindi, per tutto il pacchetto di leggi e decreti che definiscono la normativa, il vice Presidente della Regione FVG e Assessore alle attività produttive Bolzonello, ha impegnato la Regione Friuli a procedere con una Ordinanza di distruzione delle colture ogm emessa lo stesso 26 giugno verso il conduttore dei campi transgenici, lasciando che egli stesso possa procedere entro 5 giorni e poi se ciò non si fosse verificato, avvisata la Procura, distruzione immediata da parte della Forestale regionale.
Il 09 luglio, finalmente il Corpo Forestale passa all’azione trinciando tutti i campi coltivati a MON 810, tranne quello di Colloredo di Montalbano ( frazione di Laibacco ) in provincia di Udine, dove si sono trovati a picchetto un gruppo di agricoltori plagiati dalla Monsanto, alcuni di loro simpatizzanti e attivisti di Casa Pound, i quali hanno impedito la bonifica di quell’area trincerando con i trattori l’entrata del campo. Durante la mattinata sono arrivate le dichiarazioni di Bolzonello il quale sostiene la necessità di far rispettare la normativa e pertanto, nel giro di qualche giorno anche quel campo sarà estirpato. Il responsabile della forestale, a Colloredo ha confermato che stanno procedendo a norma di legge in un’operazione a carattere ovviamente riservato.
Il Coordinamento tutela biodiversità fvg e il Coordinamento zeroogm del Veneto non pensano comunque che la battaglia sia finita, anzi per noi è solo l’inizio di una lunga stagione di lotte, ricordiamo infatti che la legislatura vigente sanzionatoria ha carattere temporaneo, la moratoria del FVG scade la prossima primavera e il Dlgs del 10 agosto 2013 scadrà a febbraio 2015. Ovviamente c’è comunque anche la legge regionale che dovrebbe bloccare definitivamente le coltivazioni friulane, ( ma su questo si hanno comunque delle riserve ). Si attende la decisione della Comunità Europea, la quale si esprimerà al mese di settembre per approvare le modifiche alla legge comunitarie 18/2001, secondo la quale ogni Stato membro avrà la facoltà di decidere di legiferare affinché il proprio territorio rimanga Ogm-free. Anche su queste modifiche esistono comunque molti dubbi, nostri e dei vari movimenti no ogm nazionali (Task force, associazione noogm) dal momento che potrebbero non portare ad un’effettiva libertà di scelta, mancando, sembra, la possibilità che prima esisteva, di agire con clausola di salvaguardia e quindi anche per fini ambientali e di salute. Per di più siamo prossimi alla stipula degli accordi del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e con questi della perdita della sovranità agricola, alimentare e commerciale dei Paesi che firmeranno. Si tratta dell’accordo fra Ue e Stati Uniti per il libero scambio: creazione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Stati Uniti e Unione Europea attraverso l’abolizione dei dazi e l’uniformazione di leggi e regolamenti internazionali. Ma con la possibilità di commerciare maggiori quantità di merci, entrano però obblighi a cui sottostare, regole dettate dalle multinazionali e da un mercato Statunitense in cui tra l’altro, sono presenti ormoni, additivi e transgeni in qualità e quantità non accettate fino ad ora dalla popolazione Europea. Se gli Stati firmatari, una volta stipulato l’accordo, non si comporteranno adeguatamente (direttamente valutati dai sistemi commerciali multinazionali), saranno obbligati a pagare pesanti sanzioni. Un accordo che rischia di cambiare completamente le nostre vite da qui a breve. Qui di libertà e sovranità degli Stati non si parla.
Altro aspetto di rilievo su cui lavorare è la questione della mangimistica: infatti, se la normativa vigente vieta la coltivazione di colture transgeniche, dal 2004 non è vietata l’importazione di soia e mais Ogm proveniente dal continente americano, destinate alla produzione di mangimi che vanno ad alimentare animali allevati normalmente in modo intensivo.
Una delle tante bugie che riguardano gli OGM è legata alle micotossine, i pro OGM affermano che essi risolverebbero tale problematica. Una falsità! Infatti negli Usa, dove il mais coltivato è quasi tutto OGM, i limiti massimi di aflatossine sono di gran lunga pià alti che in Italia e UE. Un problema legato invece alla mancata rotazione, all’alta densità delle coltivazioni, agli stress e climatici Per quello che riguarda la soia poi, esistono anche altri aspetti che riguardano l’uso indiscriminato di diserbanti, sempre dominio delle Multinazionali.
Siamo consapevoli delle difficoltà che il settore primario si trova ad affrontare ma invitiamo tutti i produttori a non farsi illudere dalle facili promesse che propongono una soluzione che è in realtà un paradosso a dei problemi creati dallo stesso sistema produttivo, come un cane che si morde la coda. Invitiamo tutti gli agricoltori a riscoprire i saperi contadini e ad emanciparsi dal dominio delle multinazionali.
COORDINAMENTO TUTELA BIODIVERSITA’ FVG
COORDINAMENTO ZEROOGM VENETO
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
GRADISCA. Cie/Cara di Gradisca, la settimana più calda. Tornano ad accendersi i riflettori attorno alla doppia struttura per immigrati in quello che potrebbe diventare un periodo decisivo per il suo futuro in vista della missione romana del sindaco Linda Tomasinsig. Lunedì è in programma la visita alla struttura di una delegazione composta da consiglieri regionali, amministratori locali e associazioni umanitarie e antirazziste che ribadiscono la necessità di giungere a una chiusura definitiva del Cie.
Una visita che in queste ore sembra però tingersi di giallo, dal momento che la Prefettura pare intenzionata a consentire l’accesso al Cie solamente a una delegazione molto ridotta. Contemporaneamente, al di fuori dell’ex Polonio, è stato annunciato invece un presidio (dalle 9 alle 19) dei dipendenti della Connecting People che hanno maturato cinque mensilità di ritardo nell’erogazione degli stipendi. I lavoratori hanno deciso un’azione pacifica di protesta e hanno invitato onorevoli, consiglieri regionali e amministratori locali alla loro manifestazione, che non coinvolge le sigle sindacali ma sorge dal basso. I lavoratori di turno garantiranno il servizio all’interno del Cara.
Nel frattempo prosegue il lungo lavoro “diplomatico” del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, che martedi 22 sarà a Roma per essere ascoltata dalla Commissione Schengen di cui è vicepresidente l’onorevole Giorgio Brandolin. Tomasinsig in queste ore ha preparato il testo di un ordine del giorno da sottoporre ai colleghi sindaci dell’Isontino e del quale auspica l’approvazione nei rispettivi consigli comunali – compreso quello di Gradisca – in modo da presentarsi a Roma con una posizione forte e unitaria del territorio contro la riapertura del Cie e l’ampliamento del Cara, posizione già sostenuta anche dal presidente della Regione Serracchiani. Nel documento si fa riferimento alle “condizioni di vita delle persone trattenute nel Cie” e altresì “alle condizioni di lavoro di quanti operano all’interno della struttura” apparse “insufficienti a garantire il pieno rispetto della dignità umana, dei diritti delle persone e altresì dei lavoratori”. Il documento impegna il sindaco ad “adoperarsi, anche agendo nei confronti della Prefettura, affinché la struttura del Cie non riapra, si sanino le gravi carenze gestionali, e lo stesso Cie non venga riconvertito a Cara o Centro di prima accoglienza, aumentando in tal modo il numero dei richiedenti asilo accolti sul territorio del Comune di Gradisca e dell’Isontino”. Impegna inoltre ad “agire presso la Prefettura affinché ai lavoratori della cooperativa incaricata della gestione venga garantita la puntuale erogazione degli stipendi, si faccia il possibile affinché vengano sanate le pendenze, e ai lavoratori precedentemente impiegati nella struttura del Cie venga garantito il reimpiego in altra mansione”.
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo
2014-07-14, 20
IL COMUNE APPOGGIA GRADISCA: NO ALL’AMPLIAMENTO DEL CARA
STARANZANO Il Comune di Staranzano si schiera a fianco di Gradisca d’Isonzo e dice “no” alla riapertura nel territorio comunale del Cie (Centro di identificazione e di epulsione) e “no” all’ampliamento del Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) e del Cpa (Centro di prima accoglienza). La giunta staranzanese ha deliberato la proposta di un Ordine del giorno, da portare in uno dei prossimi Consigli comunali, sulla definitiva chiusura del Cie, in quanto la struttura non rispetta le norme nazionali ed europee e quelle dei diritti umani fondamentali. Gradisca ha sempre espresso contrarietà all’insediamento di un Cpt (ora Cie), ribadendo tale volontà anche tramite un documento congiunto con la Regione, indirizzato sia al presidente del Consiglio che al ministro degli Interni. Prova ne siano i fatti avvenuti ad agosto 2013, culminati nella mortale di una delle persone trattenute e lo svuotamento temporaneo della struttura lo scorso novembre per interventi di ristrutturazione dopo gli atti di vandalismo. Staranzano, oltre alla proposta, si impegnerà a chiedere alla prefettura di Gorizia che siano garantiti gli stipendi, sanate le pendenze ai lavoratori e garantito al personale già impiegato il riutilizzo in altra mansione. Nella mozione, inoltre, la giunta respinge l’ipotesi che la struttura del “Cie” venga riconvertita a “Cara”, “Cpa” o simili, aumentando così il numero dei richiedenti asilo accolti nel comune di Gradisca e nell’Isontino, per non compromettere gli sforzi compiuti in questi anni per favorire buone relazioni tra i migranti del Cara e la cittadinanza. E infine che i Comuni interessati siano messi in condizione di rispondere a un problema umanitario di interesse nazionale e internazionale. Ciro Vitiello
2014-07-14, 22
SOPRALLUOGO DI AMMINISTRATORI AL CIE-CARA
GRADISCA Riflettori puntati sul Cie-Cara di Gradisca. Una delegazione di amministratori locali visiterà questa mattina alle 9.30 la sezione di identificazione ed espulsione, chiusa da novembre per consentire lavori di ristrutturazione che secondo alcune indiscrezioni potrebbero portare a una riapertura del Cie nei primi mesi del 2015. Della delegazione farà parte, per il Comune di Gradisca, l’assessore all’Immigrazione Francesca Colombi. Contemporaneamente, al di fuori dell’ex Polonio, è stato annunciato invece un lungo presidio (dalle 9 alle 19) dei dipendenti della Connecting People che hanno maturato cinque mensilità di ritardo nell’erogazione degli stipendi. I lavoratori, ormai esasperati, hanno deciso un’azione pacifica di protesta ed hanno invitato onorevoli, consiglieri regionali, amministratori locali del territorio, il vescovo di Gorizia Carlo Redaelli, la Caritas e tanti altri soggetti alla loro manifestazione, che non coinvolge le sigle sindacali ma sorge dal basso. I lavoratori di turno garantiranno comunque il servizio all’interno del Cara, il centro per richiedenti asilo. A giugno i dipendenti della Connecting People si sono visti liquidare il salario di febbraio, ma rimangono 4 le mensilità arretrate, senza contare che per loro non è mai scattata la cassa integrazione in deroga che sarebbe dovuta partire alla fine dello scorso anno. Nè è stato riconosciuto agli operatori quel 20% dei salari loro dovuto da una precedente vertenza, che era stata sbloccata direttamente dalla Prefettura con l’erogazione degli stipendi all’80%. Ancor piu’ drammatica, se possibile, la situazione del personale sanitario (liberi professionisti a partita Iva) che non si vedono pagati da piu’ di un anno. Nel frattempo prosegue il lungo lavoro “diplomatico” del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, che martedi 22 sarà a Roma per essere audizionata dalla Commissione Schengen di cui è vicepresidente l’onorevole isontino Giorgio Brandolin. Il neo primo cittadino della Fortezza in queste ore ha preparato il testo di un ordine del giorno da sottoporre ai colleghi sindaci dell’Isontino e del quale auspica l’approvazione nei rispettivi consigli comunali – compreso quello di Gradisca – in modo da presentarsi a Roma con una posizione particolarmente forte e unitaria del territorio contro la riapertura del Cie e contro l’ampliamento del Cara, posizione gia’ sostenuta anche dal presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. (l.m.)
2014-07-10, 15
PD E SEL LITIGANO SUL FUTURO DEL CIE
TRIESTE Il Cie di Gradisca chiuderà oppure no? Mentre nell’ex caserma isontina fervono lavori di ristrutturazione, il consiglio regionale rimanda a dopo l’estate la discussione di una mozione per la chiusura del centro. Il fatto ha suscitato l’indignazione del consigliere di Sel Giulio Lauri, ingenerando uno scambio di battute con il collega Pd Cristiano Shaurli. Il fatto è avvenuto martedì in conferenza dei capigruppo. «Partendo da un testo già depositato da Sel il 19 giugno scorso – spiega Lauri – avevamo lavorato fino a metà mattina con la consigliera del Pd Silvana Cremaschi per limare il testo in modo da potere essere condiviso e presentato da tutta la maggioranza. Alla fine non abbiamo trovato un accordo sulla richiesta di togliere un riferimento alla necessità che la Regione si faccia parte attiva per sostenere e favorire il lavoro di tutti coloro che vogliono accertare la verità sulla gestione dell’ordine pubblico e sull’uso dei lacrimogeni all’interno del Centro durante i fatti tragici dell’agosto scorso nel contesto dei quali un giovane marocchino riportò ferite mortali». Shaurli replica ribadendo il “no” del Pd al Cie: «Anziché assumere posizioni del genere, è auspicabile invece un serio lavoro che parta dal reale obiettivo ed eviti strumentalizzazioni già viste e che hanno impedito maggioranze più ampie nella contrarietà al Cie. Quindi nessun cambio di idea, un no fermo al Cie e a qualsiasi ipotesi di riapertura, un no secco alla ricerca di visibilità politica su questi temi dove contano solo i risultati e le persone». Accusa che Lauri rigetta: «Parliamo di un tema pesante sul quale volevamo trovare una posizione comune a tutta la maggioranza: il contrario del protagonismo». (g.tom.)
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Buona riuscita dei due presidi solidali di martedì (oltre una settantina di partecipanti) e mercoledì (oltre 200). In entrambe le occasioni ci sono stati numerosi interventi al megafono e un massiccio volantinaggio. |
Entrambe le iniziative avrebbero dovuto svolgersi nei dintorni di piazza Unità ma la questura ha imposto lo spostamento a causa della mostra “Israele nel cuore” che si svolge in una sala comunale dietro la piazza.
Alle due iniziative hanno partecipato anche var* compagn* anarchic* e libertar* di Trieste, Udine e Isontino.
I compagni e le compagne del Germinal di Trieste hanno diffuso il volantino che riportiamo più in basso con il comunicato della Cdc della Federazione Anarchica Italiana e un appello di sostegno ad anarchici contro il muro.
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Marzo 18th, 2017 — General, No OGM
Dal messaggero veneto online del 15/07/14
Ogm, la Procura non sequestra il campo di mais
Nessun tipo di intervento per il campo di Colloredo di Monte Albano in cui Gioregio Fidenato ha piantato mais Mon810
UDINE. La Procura di Udine ha deciso di non fare alcun sequestro o altro tipo di intervento sul terreno di Colloredo di Monte Albano in cui Giorgio Fidenato, leader di Futuragra, ha piantato mais Mon810.
Lo stesso agricoltore non ha ottemperato all’ordine di distruzione forzata delle colture notificata decisa dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Lo scorso 9 luglio Fidenato, assieme a una sessantina di agricoltori, ha impedito in maniera pacifica agli agenti della forestale di entrare nel terreno con la mietitrebbia e distruggere il raccolto. Negli scorsi giorni, in Procura si è tenuto un vertice sul caso, a cui hanno preso parte anche i funzionari del corpo forestale statale e regionale.
La Procura, secondo quanto si è appreso, sta verificando se il caso possa rientrare tra le inosservanze dei provvedimenti dell’autorità sanzionati dal codice penale. La norma sanziona infatti solo il mancato rispetto dei provvedimenti dati per ragioni di giustizia, sicurezza o ordine pubblico o di igiene. La Procura sta comunque valutando anche altri profili della vicenda.
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
dal Piccolo online del 15/07/14
All’interno del Cie si lavora per ripristinare le inferriate
La visita al centro immigrati di Gradisca da parte di una delegazione di amministratori comunali e regionali e rappresentanti di associazioni
GRADISCA. I lavori di ristrutturazione del Cie stanno andando avanti senza colpo ferire. A settembre potrebbe concludersi il primo lotto della ristrutturazione – dal costo di 800mila euro – mentre sarebbe già in itinere una seconda tranche di opere volte a riportare il centro di identificazione per immigrati irregolari alla sua completa operatività.
Anche se, relativamente a questo lotto di lavori, la Prefettura precisa di non averlo richiesto, né di avere a oggi contezza del suo effettivo finanziamento. Queste le Conferme trovate ieri dalla delegazione composta da consiglieri regionali, amministratori locali e associazioni umanitarie che in mattinata ha visitato il Cie, inagibile da novembre dopo i tumulti dell’estate scorsa. I lavori per ora proseguono. E il Cie sta venendo restaurato per l’appunto come un Cie, dunque con sbarre e offendicula che poche speranze lasciano a quanti vorrebbero che quegli spazi – se non chiusi per sempre – fossero utilizzati per ampliare e umanizzare il vicino Cara, il centro per richiedenti asilo. Ora tocca a Linda Tomasinsig, sindaco dI Gradisca, giocarsi il tutto per tutto in un’audizione a Roma con la commissione Schengen. In quell’occasione ribadirà la contrarietà di tutto l’Isontino e della Regione alla riapertura del Cie e all’ampliamento delle presenze al Cara. Ieri intanto gli amministratori locali hanno preso atto del consueto alone di mistero che avvolge qualsiasi aspetto riguardi il centro immigrati gradiscano. Lo hanno visitato, accompagnati dal viceprefetto vicario Gloria Allegretto, i consiglieri regionali Cremaschi e Lauri (Sel), il vicepresidente della Provincia Cernic, l’assessore gradiscano Colombi, il sindaco di Sagrado Pian, ed esponenti del comitato LasciateCIEentrare fra cui l’associazione monfalconese Tenda per la Pace. Che promette di non mollare: «Se davvero il Cie dovesse riaprire l’opposizione diventerà ancora più forte». La delegazione si è anche fermata nel punto della fatale caduta di Majid, giovane marocchino morto dopo 9 mesi di coma nel tentativo di fuggire dall’ex Polonio. . Cremaschi e lo stesso Lauri chiamano allo scoperto il Viminale: «ll ministro Alfano dovrebbe spiegare perchè sia stato dato avvio ai lavori di ristrutturazione del Cie quando egli stesso aveva affermato che il centro non riaprirà, se dal territorio arriverà un segnale di contrarietà. Quella contrarietà c’è tutta ed è unitaria. La ribadiremo anche in una mozione al consiglio regionale. Ci chiediamo anche come sia possibile che in un momento di grave crisi economica il Governo investa una quantità così ingente di risorse per il rifacimento di una struttura il cui utilizzo non è nè certo nè specificato. Ci è stato detto che i lavori su gabbie e inferriate, per noi assolutamente non compatibili con il rispetto dei diritti umani delle persone, riguardano il 2°lotto: ma abbiamo visto con i nostri occhi un operaio che vi stava lavorando».
Luigi Murciano
Marzo 18th, 2017 — Centri Sociali, General
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Udine,
16 luglio 2014
SOLIDARIETÀ
ALLE/AGLI
OCCUPANTI
E DENUNCIAT*
DELLA
MARZOLO
OCCUPATA
DI PADOVA
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Marzo 18th, 2017 — General, Tracciati FVG
Dal piccolo 2014-07-13, 20 Regione RIVOLUZIONE SUI BINARI A MILANO IN TRE ORE
di Giovanni Tomasin wTRIESTE Ferrovie dello Stato conta entro il 2016 di ridurre a un’ora e 15 minuti il tempo di percorrenza fra Trieste e Venezia e a tre ore e 6 minuti (14 in caso di più fermate) quello fra il capoluogo regionale e Milano. Sarebbe una autentica rivoluzione, l’uscita per Trieste e la regione da uno status di marginalità e di penalizzazione. Il risultato sarebbe raggiungibile essenzialmente con due manovre: entro il 2016 il tratto lombardo della Tav dovrebbe essere completato, con quanto consegue rispetto alla velocità dei convogli; con una serie di lavori mirati a sanare i “colli di bottiglia”, le pendenze e i raggi di curvatura, e con nuove tecnologie per il controllo del traffico ferroviario nella tratta veneta e friul-giuliana sarebbero poi recuperate altre decine di minuti sugli attuali tempi di percorrenza. E il secondo capitolo di lavori – non parliamo dunque dei cantieri Tav – sarebbe spesabile con investimenti sostenibili anche in tempi di grave penuria di risorse pubbliche. Insomma, non saremmo di fronte all’ennesimo libro dei sogni. L’aveva annunciato nei giorni scorsi la presidente della Regione, Debora Serracchiani, in seguito a un summit romano con i vertici e i tecnici di Fs. Una rassicurazione importante, visto che i collegamenti ferroviari del Friuli Venezia Giulia con il resto d’Italia sono un tasto dolente da diversi anni. Ora un documento della Rete ferroviaria italiana (Rfi fa parte del gruppo Fs) illustra come la società intenda raggiungere questo risultato. E siamo in grado di anticiparlo. Quattro fasi d’intervento Va da zero a tre la scansione degli interventi che Fs intende mettere in campo. L’ultimo, la fase 3, riguarda la possibilità di introdurre l’alta velocità in regione e, sebbene il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi abbia ribadito di recente la «priorità dell’opera per il governo», resta per il momento sospesa agli interrogativi di opportunità, tempi e finanziamenti. Le fasi comprese fra 0 e 2, però, sono quelle che dovrebbero giungere a compimento entro un paio d’anni: Serracchiani qualche giorno fa ha annunciato al top managment di Allianz Italia, riunito a Trieste, l’impegno da parte di Fs a investire 50 milioni di euro per la velocizzazione della linea. Il documento di Rfi qualifica le prime tre fasi come «interventi finanziati per 30 milioni di euro nel Dl Fare». La fase zero Il primo passaggio contempla interventi sul tratto di ferrovia compreso fra Venezia e Quarto d’Altino (dal km 4 al km 16). Come tutti quelli successivi, prevede modifiche agli impianti tecnologici Te ed Is; l’adeguamento del tracciato con la modifica delle geometrie delle curve; interventi di opere civili nell’ambito di Quarto d’Altino e dell’ex fermata di Gaggio; l’inserimento del “blocco automatico banalizzato a correnti codificate” (Bab cc), un dispositivo che regola in modo automatico il distanziamento dei treni. Il recupero di tempi stimati è di un minuto per i treni di rango C (la maggior parte dei treni destinati al trasporto passeggeri) e di un minuto e mezzo per i treni di rango P (la classe di treni che si sposta a velocità superiori al rango C). La fase uno Il secondo passaggio prevede interventi generici sulla tratta compresa fra Quarto d’Altino e Portogruaro (dal km 18 al km 58), con modifiche di geometria del binario, opere civili e interventi Te ed Is. Il recupero nel minutaggio calcolato per questa fase è di 2,5 minuti per il rango C e di 4 minuti per il rango P (3,5 minuti per il rango C e 5,5 minuti per il rango P nel complesso). Secondo le previsioni i treni di ultimo modello potrebbero raggiungere i 200 chilometri orari in questo tratto. La fase due Il terzo momento della velocizzazione si interessa della parte di tracciato compresa fra Latisana e il bivio di San Polo a Monfalcone (dal km 75 al km 109,5). Verrà attuato l’adeguamento del tracciato con interventi sulle curve da Latisana a Cervignano. Piccole varianti di tracciato verranno realizzate fino a al km 99 (poco prima di Cervignano), con ulteriori modifiche alle curve e piccoli interventi nei chilometri rimanenti. Previste anche in questo caso le modifiche agli impianti tecnologici. I recuperi stimati in questo caso sono di 2,5 minuti per il rango C e di 3,5 minuti per il rango P. I tempi di percorrenza La relazione di Rete ferroviaria italiana si conclude con una coppia di tabelle che riassume i guadagni di minutaggio previsti alla fine degli interventi: non soltanto quelli appena descritti sulla linea Venezia-Trieste, ma anche quelli di carattere organizzativo generale e sul resto del tracciato fino a Milano. Secondo Rfi i treni di rango C a lavori ultimati (nel 2016) impiegheranno tre ore e sei minuti (o 14 in caso di più fermate) da Trieste a Milano, un’ora in meno rispetto al collegamento più rapido attuale (e si tratta di un treno in andata e uno al ritorno da Milano, particolarmente veloce solo perché ferma esclusivamente a Verona e a Mestre). Quanto ai tempi di percorrenza da Trieste a Mestre saranno di un’ora e un quarto rispetto all’ora e mezza odierna (ma in effetti i “Frecciabianca” non impiegano mai meno di un’ora e 45 minuti). Per il rango P i tempi previsti sono di due ore e 54/46 minuti da Trieste a Milano e di un’ora e otto minuti per la Trieste-Mestre. La fase tre L’ultima fase delineata da Rfi è la Tav e, come titola un celebre film dei comici britannici Monty Python, è «qualcosa di completamente diverso»: costo previsto di un miliardo e ottocento milioni di euro, decine di chilometri di varianti di tracciato, alta velocità prevista su quasi tutto il tracciato con una forte decelerazione dopo Monfalcone. Ma se e come questo debba tradursi in pratica è ancora tutto da vedere
014-07-15, 17 LA RIVOLUZIONE SUI BINARI INCASSA IL SÌ DI LEGAMBIENTE
TRIESTE Via libera alla velocizzazione della linea ferroviaria del Friuli Venezia Giulia che consentirà di unire Trieste a Milano in poco più di tre ore e a Venezia in soli 68 minuti. E che intonerà le campane a morte all’aborrita Tav. Legambiente non ha dubbi e brinda alla “rivoluzione” sui binari: «Nonostante la presidente Debora Serracchiani non se la senta di dichiarare morta e sepolta la Tav, è del tutto evidente che a quel progetto faraonico, che andava contro il parere di tutte le amministrazioni locali e che portava con sè un costo esorbitante, non ci crede più nessuno». L’associazione ambientalista apprezza invece che gli interventi di velocizzazione sulla rete esistente, «quelli che la nostra associazione caldeggiava già più di dieci anni fa», stiano finalmente prendendo forma. Nel dettaglio Legambiente cita la “velocizzazione e aumento di capacità della attuale linea Trieste–Venezia sul tratto Latisana–Pieris compresa l’eliminazione dei passaggi a livello”, gli “interventi di miglioramento funzionale e tecnologico del nodo di Monfalcone e delle connessioni con Porto e Fincantieri”, la cancellazione di «una serie di interventi dannosi e obsoleti sulle infrastrutture di mobilità come ad esempio il collegamento autostradale A23 – A27». E aggiunge: «Con questi interventi, che consentiranno di portare la velocità dei treni a 200 Km/h, si vedrà realizzato quanto indicato dall’Unione europea, che stabiliva chiaramente che l’alta velocità è costituita anche da “linee specialmente ristrutturate per l’alta velocità, attrezzate per velocità pari a circa 200 km/h”». Legambiente esprime invece le perplessità sugli interventi (necessari) di modernizzazione del Bivio San Polo «in assenza di una progettazione specifica svincolata dall’attuale progetto preliminare della Tav» e sulla realizzazione del Polo intermodale di Ronchi dei Legionari perché «la nuova stazione di Ronchi aeroporto sembra sarà costituita da una modesta fermata “passante” in evidente contraddizione con le esigenze dei passeggeri provenienti dall’aeroporto e con le enormi dimensioni del parcheggio».
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