Presentazioni del libro “CIE e complicità delle organizzazioni umanitarie” di Davide Cadeddu, ed.Sensibili alle Foglie.
Domenica 12 Gennaio a Trieste Report: buona riuscita del dibattito anche a Trieste e ottima vendita libri.
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Presentazioni del libro “CIE e complicità delle organizzazioni umanitarie” di Davide Cadeddu, ed.Sensibili alle Foglie.
Domenica 12 Gennaio a Trieste Report: buona riuscita del dibattito anche a Trieste e ottima vendita libri.
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
PER UN RILANCIO DELL’EDILIZIA POPOLARE
Non si fermano i blitz per inchiodare i fautori e gli approfittatori della “crisi” alle proprie responsabilità. Oggi lunedì 6 gennaio del nuovo anno la befana ha portato in dono all’ATER uno striscione che recitava “+ case popolari – spese militari”! In anni di sperpero di denaro pubblico in armamenti, spese di guerra e occupazioni militari di decine di paesi disgraziati ma ricchi di risorse da sfruttare, i governi italiani di varia casacca mai si sono preoccupati di investire sull’edilizia popolare, soprattutto recuperando le migliaia di edifici e strutture pubbliche e private lasciate al degrado e alla speculazione edilizia.
A Pordenone esistono diverse sedi di demanio pubblico che potrebbero essere riassegnate alle famiglie e alle persone sempre più in difficoltà ed esistono ettari di spazi e strutture del demanio militare completamente in disuso da decenni in tutta la provincia pordenonese e che i comuni potrebbero acquisire per ristrutturare a favore della popolazione più sofferente. Invece si preferisce la politica delle concessioni per la cementificazione di mega centri commerciali o per gli interassi privati delle solite imprese, spesso in odor di mafia (vedasi l’ecomostro di P.zza Costantini) lasciando migliaia di abitazioni sfitte (11.000 solo in città).
Il “Collettivo Case e Spazi per Tutti” con questo ennesimo blitz all’ATER e in Via Spilimbergo, ennesima palazzina completamente disabitata, vuole continuare il percorso cominciato la fine dell’anno appena trascorso per rilanciare una riappropriazione delle case e degli spazi da parte di chi ne ha bisogno, costruendo sul territorio vertenze di giustizia sociale e di equa redistribuzione delle ricchezze che tutti, senza discriminazione alcuna, creiamo e di cui in pochi, i soliti padroni della città, godono.
TROPPE CASE SENZA GENTE, TROPPA GENTE SENZA CASE!
“Collettivo Case e Spazi per Tutti”
Marzo 18th, 2017 — General, Varie
Per scelta, come collettivo non siamo su fb, quindi i commenti al nostro post “Il tricolore sulla schiena” che qualcuno ha girato lì, ci sono stati inoltrati. Nessun* ci azzecca, purtroppo!
Non consideriamo le offese di chi non sa argomentare altro.
– Il nucleo centrale del post, che nessun* ha commentato, voleva evidenziare la contraddizione del parlare “a nome dei cittadini friulani” cioè del mettere una identità etno-culturale sotto un simbolo, la bandiera italiana, che per il Friuli ha rappresentato, negli anni, una realtà di colonizzazione economica, culturale ed ambientale; abbiamo fatto l’esempio della cancellazione linguistica; possiamo aggiungere la devastazione territoriale per esempio delle cave, delle discariche, degli elettrodotti, del progetto TAV, di infrastrutture invadenti ed inutili ecc.; colonizzazione che continua tutt’ora ad onta di un autonomismo che ha trovato sbocco o nel silenzio o, troppo spesso, nella Lega politicante, xenofoba e razzista o in qualche movimento di grezzi imbecilli, che ora, peraltro, tentano anche loro di sfruttare l’orgoglio autonomista e l’ “istanza” friulanista, coniugandoli con il nazionalismo fascista (vedi l’operazione grottesca dei Nazionalisti Friulani).
– Detto questo, abbiamo piacere che a Sabrina Silvestri, la persona ritratta nella foto, che pure è intervenuta, faccia “accapponare la pelle” la parola fascista; la invitiamo allora a guardare alle manifestazioni ed ai presidi che frequenta, la cui regia è curata dagli slogan e dai caratteri inconfondibili del fascismo del terzo millennio.
– Passiamo all’incomprensione, al qui pro quo, ripetuto più volte da Gallo in almeno due interventi in cui, citando erroneamente il ns. post, si chiede: “ ma perché, i diritti costituzionali sono diversi a seconda della professione?… i diritti costituzionali sarebbero diversi a seconda della professione o estrazione sociale? Siamo al delirio puro !”
Che i diritti costituzionali siano stati pensati uguali per tutt*, indipendentemente dalla professione, chi mai lo ha messo in dubbio? Non ci interessa affatto disquisire su questo. Dove è, nel post la frase che sostiene questo?
Nel testo abbiamo parlato di istanze diverse, cioè di esigenze diverse, di richiesta di provvedimenti diversi, a seconda della categoria con la quale ci si identifica. Così abbiamo scritto “… come se le istanze dell’imprenditore o del padroncino, potessero essere uguali a quelle dell’operaio, della migrante, della badante …” Di certo non abbiamo parlato di diritti costituzionali.
– Inoltre alla parola imprendtore vi è pure un link a Gianola Nonino “, l’imprenditrice vip che sta con i forconi” (MV del 17.12.13); “l’imprenditrice vip” non è una badante o una commessa o una bracciante agricola che magari lavora nelle vigne. Tutte queste persone avranno fra loro sicuramente istanze diverse perchè, paradossalmente, l’una potrebbe anche trovarsi a sfruttare l’altra.
Un’altra contraddizione …. ma nulla di così difficile da capire; basta voler guardare … fuori dalle trappole.
* Qui alcuni stralci dei commenti citati:
Sandro Shultz UdineQuando si vuol fare demonizzazione e disinformazione…leggete, questo è il nostro corteo a Udine.http://dumbles.noblogs.org/2013/12/17/il-tricolore-sulla-schiena/
Alessandro Gallo ma perché i diritti costituzionali sono diversi a seconda della professione? Siamo al delirio puro ! Andrebbe ricoverata sta gente che scrive di questi deliri.
Diana Venetzkova Koeva Mah chi sa cosa fuma sta’ gente …..
Alessandro Gallo LA LOTTA IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE SAREBBE FASCISMO ?
A proposito di alcune vergognose quanto criminali calunnie e strumentalizzazioni di cui i cittadini in mobilitazione dal 9 dicembre sono vittime, è doveroso precisare che il presidio di Piazzale Osoppo, e le persone che sono state vicino alle manifestazioni promosse dai cittadini del 9 dicembre NULLA hanno a che vedere con alcun tipo di atteggiamento di intolleranza o rappresaglia nei confronti di chicchessia, e VOI lo sapete perfettamente. Il fatto che, in mezzo a 500, 1000 e oltre persone si trovino alcune decine di ragazzi che militano in forze di destra NON significa affatto che questa azione popolare abbia una connotazione politica. Si sottolinea la presenza di diversi ragazzi che provengono dall’ area dei centri sociali o delle sinistre, eppure MAI lo dite!………………………………………………………………………………
Se ricordate, questa stessa persona e foto sono state inserite nell’ articolo che dava spazio alla vostra contestazione ad uno dei nostri cortei (ben 4 contestatori !), ancora definito “Dei forconi”, quando tutti sanno che siamo solo cittadini LIBERI-
Concludendo: i diritti costituzionali sarebbero diversi a seconda della professione o estrazione sociale? Siamo al delirio puro ! Chi scrive articoli deliranti come questo dovrebbe dedicare il tempo alla cura di se stesso.
http://dumbles.noblogs.org/…/il-tricolore-sulla-schiena/
Sabrina Silvestri Ora sono io a dire BASTA!!!!!!….. Visto e considerato che il soggetto qui sopra pubblicato son “io”!!!!!!…..Innanzitutto il sig.Paolo De Toni è pregato gentilmente di NON darmi della ” fascista”!!!!!…. che solo a pronunciare questa parola mi fa accapponare la pelle!!!!! Mi sorge spontanea una domanda Sig. Paolo: ma il tricolore gli italiani lo devono indossare solo ed esclusivamente quando gioca la nazionale di calcio???? Quindi, allora in quest’ occasione gli italiani sono tutti fascisti????? Alessandro Gallo sei e sarai SEMPRE un GRANDE!!!!
Marzo 18th, 2017 — forconi/corporativismo, General
Il flop della seconda ondata dei forconi è un dato nazionale.
http://www.tgvallesusa.it/?p=4754
Il 9 e 10 gennaio in alcune Città le piazze erano praticamente vuote.
Per quanto riguarda la nostra Regione, alla manifestazione regionale di Trieste del 9 gennaio sono sfilati in circa un centinaio
Il 10 gennaio ad Udine si è avuta solo la notizia di un flash mob, ma del quale nessuno si è accorto.
La precedente fiaccolata sui suicidi, del 5 gennaio, ad Udine ha totalizzato una cinquantina di persone.
Certamente non è finita e qualcosa di grosso può ancora accadere.
Il risultato di questa ondata nera-tricolore è, purtroppo, solo il consolidamento di casapound ed il ritorno, a tutti gli effetti, ad Udine in particolare, dello squadrismo, sotto gli occhi soddisfatti e complici delle fdd che non vedono le minacce fasciste neanche se fatte di fronte a loro.
Peraltro, ci si chiede, il presidio di casapound davanti alla propria sede in piazzale Cella, ma ovviamente in luogo pubblico, con tanto di striscioni e slogans, in risposta al pignarul del 6 gennaio, era autorizzato??
Chi ha una coscienza politica seria sa che sull’antifascismo non si scherza; anche per rispetto dei partigiani, di chi è morto o ha sofferto per abbattere il fascismo.
L’applicazione della discriminante antifascista è un principio essenziale dal quale non si può derogare.
Chi a sinistra ha favorito il gioco ambiguo del presidio di Pazzale Osoppo dovrà assumersi le sue responsabilità!
Chi ha agito ed agisce in chiave antifascista sarà legittimato a continuare per il futuro.
Gli opportunisti, gli struzzi e i confusionari hanno ancora una sola possibilità: quella dell’autocritica punto e basta.
Paolo De Toni
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Ri-pubblico qui una mia lettera pubblicata sul Messaggero Veneto del 28 dicembre 2013, il cui testo è stato elaborato subito dopo la manifestazione nazionale del 18 dicembre Sul movimento dei Forconi. Avevano annunciato 40 mila presenze, poi sono scesi a 15 mila e si sono ritrovati in qualche migliaio; vale a dire una manifestazione irrisoria e per di più a forte connotazione neofascista. Questo accade a Roma, che ha 2 milioni 650 mila abitanti e in una manifestazione a carattere nazionale. Vediamo la situazione in Regione. A Trieste il “coordinamento 9 dicembre” esiste in forma assolutamente minimale e caratterizzato completamente a destra. Questo fatto, apparentemente strano, della poca consistenza dei forconi nel capoluogo regionale, è facilmente spiegabile tenendo conto che nell’ambito populista/corporativo oramai prevale la sigla Mtl (Movimento Trieste Libera) che ha fatto dell’Italia il suo nemico principale, quindi oggi come oggi, qui, il tricolore non è per nulla amato. A Pordenone prevale la componente Veneta che ha rotto con il leader maximo, il laziale Danilo Calvani e non ha partecipato alla manifestazione romana. Nelle scuole di Pordenone poi è ritornato in azione il movimento studentesco che ha scalzato “casapound” che ora quindi appare indebolita in tutti gli ambiti politici locali. A Monfalcone le uniche mobilitazioni reali sono state quelle dei commercianti e una sorta di serrata padronale che ha interessato i cantieri; qui la presenza dell’estrema destra è debole. La situazione più grave risulta quella di Udine che ha visto scendere in campo un leader locale: il quasi-grillino Alessandro Gallo, fortemente legato a Calvani. La ricetta politica confezionata da Gallo è abbastanza astuta. Nel suo profilo facebook fa sfoggio della foto di Sandro Pertini (…un partigiano per Presidente…) Gallo inoltre si fa scudo della Costituzione, ma allo stesso tempo assume e legittima tutti gli slogan dei neofascisti di casapound che con la Costituzione nata dalla Resistenza, ovviamente non c’entrano nulla. Il giochino della bandiera italiana, come unico simbolo legittimato della protesta, risulta sempre più come accordo sotterraneo fra casapound e Calvani, il quale, qualche volta ha preso le distanze da Fn (Forza Nuova), ma mai da Cpi (Casa Pound Italia), presente in forze alla manifestazione romana. Cpi di fatto fornisce a Calvani una struttura organizzativa, su tutto il territorio nazionale e in cambio ottiene di essere completamente legittimata nelle manifestazioni. Questo è anche quanto è accaduto ad Udine dove questo giochino ha funzionato molto bene producendo ben tre cortei in una settimana. Il presidio udinese però ha mandato a Roma solo 70 persone invece delle 300 prima sbandierate. Ora il problema è di non farsi intortare da questi furbacchioni, che oltretutto alla crisi non sono in grado di dare risposte reali. Infatti, come si è potuto vedere nella manifestazione di sabato ad Udine, anche se il corteo era consistente poi l’assemblea in piazza Venerio era più che dimezzata perché non sono in grado di dire niente di concreto. In Friuli, in alternativa a iniziative demagogiche e obiettivamente egemonizzate dal neo-fascismo, io credo che si debba fondare una specie di osservatorio/consultorio autogestito contro la crisi, anche Comune per Comune. Un organismo che si ponga sia i problemi impellenti delle persone che sono maggiormente a rischio, ma anche quelli strategici sulla gestione della cosa pubblica e sulla situazione delle realtà industriali. Credo che interlocutori qualificati per questo progetto si possano trovare fra i comitati ambientalisti che sono radicati nel territorio friulano e che hanno una visione allargata e non riduttiva anche dei problemi sociali. Paolo De Toni Coordinamento di Difesa Ambientale della Bassa Friulana |
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Udine 9 dicembre 2013 l’inizio dei forconi
Marzo 18th, 2017 — General, Libertari
Il 6 gennaio 2014 è uscito il numero 2 della Caraula in formato cartaceo quindi rendiamo disponibile il numero 1 in pdf
Marzo 18th, 2017 — General, Osservatorio locale
Gennaio primaverile. L’OSMER conferma che è a causa del riscaldamento globale
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mv online 13 gennaio 2014
L’Osmer: situazione di piena anomalia dovuta al surriscaldamento globale.
Piogge record e temperature superiori di 4/5 gradi alla media del periodo
Marzo 18th, 2017 — General, Varie
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“Se vuole, Fidenato può venire a coltivare qui” dice il sindaco di Porpetto, Pietro Dri, come se fosse il proprietario di tutto il territorio amministrato. Poi il sindaco, nonché consigliere provinciale pidiellino nonché -si dice- ciellino, nonché proTav, precisa che no, non ci sono agganci con multinazionali e compagnia briscola, che la sua è una posizione indipendente. Che gli si creda o no, comunque si sa che le lobby ci sono, che ognuno gioca per i propri interessi e che la politica, -come il Tav sempre ben dimostra-, è ormai puro esercizio affaristico. |
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
da Il Piccolo del 15 gennaio 2013, Pagina 36 – Speciali
Operai anarchici a Monfalcone? Quasi sconosciuti… Eppure lo storico goriziano Silvano Benvenuti li aveva valorizzati come importante parte del movimento operaio di queste terre. Tutto comincia nel 1908, con la nascita del Cantiere Navale Triestino e lo sviluppo di una classe operaia numerosa e ribelle. Subito i lavoratori meno specializzati danno vita a scioperi improvvisi che per la loro radicalità colgono di sorpresa i padroni del cantiere, i potenti Cosulich. Anche i sindacati socialisti restano di stucco per l’elevata conflittualità e per l’influenza anarchica in questo settore operaio. Ciò si vede in almeno due occasioni importanti: nell’ottobre 1910, con la dura vertenza per la riduzione dell’orario di lavoro, e poco dopo con lo sciopero per commemorare la fucilazione del maestro libertario catalano Francisco Ferrer (Barcellona, 13 ottobre 1909). Per due volte la dirigenza socialista del gruppo metallurgico è messa in minoranza. Si tratta di dimostrazioni, promosse dai cantierini antiautoritari, di carica antagonista di classe e di rivolta contro le organizzazioni clericali. Allo scoppio della Grande Guerra parte dei libertari di Monfalcone, in quanto antimilitaristi, diserta dall’esercito austro-ungarico e si rifugia in Italia, ancora neutrale. Qui molti di loro vengono internati in località del tutto isolate della Sardegna. Il rientro a Monfalcone nel dopoguerra è assai difficile per la repressione attuata dal Governatorato militare italiano che ora amministra il territorio. Gli anarchici, superando ogni corporativismo, solidarizzano con i lavoratori agricoli delle campagne circostanti che lottano con l’obiettivo tipico della rivoluzione sociale: “La terra ai contadini”. L’impatto con la violenza squadrista è duro: il giovane militante Giuseppe Nicolausig è tra i primi a morire per mano fascista. Si resiste comunque fino a che sia possibile: dalle trincee belliche del monfalconese partono le bombe che sono utilizzate da Gino Lucetti nell’attentato contro Mussolini dell’11 settembre 1926. Poi il consolidamento della dittatura costringe anche i libertari monfalconesi ad anni di esilio, anonimato e silenzio. Gli attivisti locali, molto diffidenti verso l’egemonia comunista, partecipano solo in misura ridotta alla Resistenza. Però tre anarchici catalani, disertori della División Azul, spedita da Francisco Franco contro la Russia sovietica, entrano nella Brigata Fontanot. Restano loro tracce nella memoria orale resa da Silvano Bacicchi. Uno di loro diventa il medico della Brigata e tutti e tre si fanno conoscere per indisciplina e coraggio. Insegnano ai partigiani una canzone spagnola che inneggia al comunismo libertario e che sarà cantata all’ingresso a Monfalcone il 1° maggio 1945. Molte le figure notevoli: ricordiamo almeno Serafino Frausin che, sopravvissuto ad un’aggressione squadrista, fugge in Colombia dove vivrà tra mille avventure e Vittorio Puffich, oratore travolgente e generoso militante che, dopo il licenziamento, si suicida nel 1938 a Trieste. Luca Meneghesso* (*Luca Meneghesso si è laureato in Storia al dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli studi di Trieste con una tesi dal titolo “Per una storia degli anarchici a Monfalcone (1908-1926)”, relatore Claudio Venza)
Marzo 18th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 15 gennaio 2014
GORIZIA Terzo rinvio al tribunale di Gorizia dell’udienza preliminare sul caso Cie-Prefettura. Dopo una prima volta a ottobre per il deposito di una memoria difensiva e una seconda nel dicembre scorso per un supplemento di indagine da parte della Procura, ieri il rinvio è dovuto all’astensione degli avvocati. Se ne riparlerà il prossimo 11 febbraio. I vertici della Connecting people, la cooperativa che da quasi sei anni gestisce il Cie e il Cara di Gradisca, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa dello Stato e a inadempienze di pubbliche forniture. Secondo il capo di accusa, infatti, nelle fatture inviate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti di quelli effettivamente presenti nelle due strutture gradiscane, per una truffa complessiva di quasi 1,5 milioni di euro. Nella vicenda sono implicati anche il viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati, imputati di falsità materiale e ideologica in atti pubblici per non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento. Alla Connecting people si imputa anche presunte irregolarità nelle dichiarazioni relative alle forniture di materiali per l’assistenza alla persona: indumenti, servizio mensa, schede telefoniche e medicinali. Il periodo preso in esame nell’indagine va dal marzo 2008 al dicembre 2011, i tre anni in cui la Connecting people ha gestito il centro immigrati di via Udine. I legali della Connecting people contestano nella memoria difensiva i dati emersi nell’indagine della Procura sostenendo che i conteggi effettuati dall’ente gestore sono corretti. E proprio su questa memoria che il pm Michele Martorelli ha disposto un supplemento di indagini affidato sempre alla Guardia di finanza. (fra. fem.)
11 gennaio 2014
di Luigi Murciano GRADISCA «Siamo noi i veri invisibili». Mentre il Comune di Gradisca ufficializza per il 24 gennaio l’arrivo in città del ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge – che forse visiterà Cie e Cara, ma sicuramente incontrerà le istituzioni del territorio -, torna ad esplodere la grana degli stipendi arretrati dei lavoratori del Cara. Grana che pareva in parte risolta per quanto riguarda i dipendenti della Connecting People (a dicembre, grazie all’intervento di Prefettura e sindacati, gli operatori del Cie ancora chiuso e del parallelo Centro richiedenti asilo hanno ottenuto l’80% degli arretrati), ma che non vede ancora un lieto fine per quanto riguarda i liberi professionisti in forza alle due strutture. Si tratta di una quarantina di lavoratori del gruppo legale e sanitario (medici e infermieri): collaboratori a partita Iva che non vedono pagate le fatture emesse per le proprie prestazioni sin da aprile del 2013 se non da molto prima. Delle 40 persone che si sono alternate al Cara, soltanto 4-5 restano oggi a garantire esponsabilmente il servizio, coprendo turni massacranti. In questi giorni si stanno susseguendo incontri in Prefettura per tentare di sbloccare la situazione, ma la vicenda sembra lontana dall’epilogo. E i collaboratori che in questi mesi hanno lavorato gratis sono allo stremo. «Per far ottenere gli arretrati ai dipendenti, si è giustamente mobilitato mezzo mondo, mentre il nostro problema sembra non importare a nessuno – fanno sapere -: né all’ente gestore che prende continuamente tempo, né alla Prefettura che ci ha scaricati». Secondo la Prefettura in caso di mancato pagamento da parte dell’ente gestore, lo Stato può sostituirsi alla cooperativa e garantire la retribuzione al solo personale dipendente. «Ma le nostre mansioni sono le stesse – si legge in una nota -. Siamo lavoratori di serie B? Le nostre famiglie non meritano la stessa tutela? O forse siamo pedine in un gioco continuo di ripicche e screzi tra Connecting e Prefettura? I soldi per accogliere in hotel i 50 richiedenti asilo che dormivano in strada sono stati trovati nel giro di 24 ore. Allora siamo noi i veri “invisibili”, persone che hanno sempre messo il massimo impegno per aiutare i profughi scappati dalle violenze e dalle ingiustizie del proprio Paese. Ma ora siamo noi le persone in difficoltà. Dov’è lo Stato?». I pochi sanitari rimasti minacciano uno sciopero bianco ad oltranza se non saranno riconosciuti i loro diritti, garantendo quindi solo assistenza di primo soccorso. Le visite mediche d’ingresso agli ospiti, che provengono da Paesi ove insistono malattie endemiche, potrebbero diventare dunque sommarie. Nei giorni scorsi un dipendente del Cara, originario dello Sri Lanka, avrebbe tentato il suicidio sul posto di lavoro ingerendo degli psicofarmaci. Avrebbe lasciato un messaggio denunciando la sua disperazione per non avere più un soldo e non potere ricongiungersi con i familiari. È stato ricoverato all’ospedale.
Marzo 18th, 2017 — General, Studenti
MASSIMA SOLIDARIETA’ AGLI INQUISITI
Oggi, 13 gennaio 2013, sono giunte denunce a quattro ragazzi per l’occupazione del Liceo scientifico G.Oberdan svoltasi l’anno scorso.
Gli studenti, già al tempo maggiorenni, sono imputati per concorso in occupazione di suolo pubblico, interruzione del pubblico servizio e danneggiamento.
Le prove sarebbero il verbale della digos e le dichiarazioni della preside del 3 Gennaio. La condanna potrebbe arrivare a 3 mesi di reclusione.
Ricordiamo che l’anno scorso nei mesi successivi all’occupazione la scuola era intervenuta per punire gli studenti in maniera repressiva. Infatti, su spinta della preside, ogni studente fermato all’interno della scuola dovette presentare una propria difesa di fronte a tutti i propri professori per poi, in seguito alle votazioni degli insegnanti della classe, vedersi il proprio voto in condotta abbassato a 7 o a 6.
L’occupazione fu attuata dagli studenti, dopo aver deciso questa risoluzione alla quasi unanimità in assemblea, per manifestare per un’edilizia scolastica migliore, maggiori spazi di discussione e partecipazione e protestare contro la legge di stabilità.
La preside spinse per l’uscita degli studenti dall’edificio occupato e la digos, senza chiari permessi, ruppe un vetro per aprire una porta e quindi entrare, mettendo a rischio gli occupanti che in quel momento si trovavano vicino all’entrata in questione.
La vicenda si riapre oggi, con l’arrivo delle denunce. Ora come un anno fa, ora come sempre, siamo contrari a questa repressione illeggittima, questa repressione portata avanti con il solo scopo di disincentivare le mobilitazioni degli studenti.
Siamo vicini ai denunciati, non resteremo fermi davanti ad un gesto simile.
LA REPRESSIONE NON PASSERÀ!
Unione degli studenti del FVG
Martedì 21 gennaio ore 17 in p.borsa assemblea studentesca.
dal Piccolo online del 15/01/14
Dopo oltre un anno arriva il conto: il pm notifica un decreto penale che prevede l’applicazione di una condanna pari a 95 giorni di reclusione. Ma possono oblare
Concorso in occupazione arbitraria di suolo pubblico e interruzione di pubblico servizio. Sono questi i capi di imputazione che pendono su quattro 19enni triestini: Niccolò Fragasso, Bruno Improta, Giovanni Taccari e un quarto il cui nome non è ancora emerso, ex studenti del Liceo scientifico Oberdan, identificati dalla Digos il 4 dicembre 2012 durante la breve occupazione pacifica della sede centrale dell’istituto scolastico di via Paolo Veronese.
Gli studenti, in tutto una cinquantina, si erano chiusi dentro la scuola con l’intento di effettuare alcuni piccoli lavori di tinteggiatura, gesto inserito all’interno della protesta nazionale per denunciare lo stato di incuria degli edifici scolastici. Poco prima delle 8 di mattina c’era stato un blitz degli agenti della Digos che per entrare nella scuola sfondarono il vetro di una porta antincendio; l’occupazione si concluse con l’identificazione di 32 studenti. Quattro dei quali maggiorenni. Per loro ora il pm deve notificare un decreto penale che prevede l’applicazione di una pena pari a 95 giorni di reclusione. Ma possono oblare. «Dopo oltre un anno di silenzio non me lo sarei mai aspettato – racconta Giovanni Taccari, ora studente di Medicina a Bologna -. E sono stupito perché abbiamo effettuato una occupazione di pochissime ore, assolutamente pacifica e senza danni». Bruno Improta, iscritto a Scienze politiche a Trieste, è altrettanto basito: «Parlando con la preside Rocco ci era stato detto che tutto si sarebbe concluso senza denunce, ma solo con l’abbassamento del voto in condotta nel primo quadrimestre e i “famosi” processi agli studenti. Invece…». Tra gli imputati c’è anche Niccolò Fragasso, oggi studente al primo anno di Statistica: «Ci accusano di interruzione di pubblico servizio ma le lezioni si sarebbero potute effettuare regolarmente, visto che noi siamo stati sgomberati di mattina presto». Contattata in sede Maria Cristina Rocco, tuttora preside dell’”Oberdan”, rimane quasi stupita di fronte a tale notizia: «Non ne ero al corrente. Posso dire di essere stata sentita dagli organi competenti nel gennaio del 2013 in quanto persona informata dei fatti, ma io non ho mai denunciato i miei studenti alle autorità». Probabilmente la Digos ha proceduto d’ufficio. Netta la presa di posizione sulla vicenda da parte dell’Unione degli Studenti: «Ora come un anno fa, siamo contrari a questa repressione illegittima, questa repressione portata avanti con il solo scopo di disincentivare le mobilitazioni degli studenti. Siamo vicini ai denunciati, non resteremo fermi davanti ad un gesto simile». Ora gli imputati avranno 20 giorni dalla data della notifica per presentaree memorie e documenti e per chiedere al pm di essere sentiti.