REPRESSIONE ANTIANARCHICA/ volevano la «Distruzione dello Stato e del capitale»; e che male c’è!?

Nuovo complotto della Digos Torinese contro anarchici che, guarda guarda, come riporta la Stampa di Torino, puntavano niente meno che alla

 

«Distruzione dello Stato e del capitale» era l’obiettivo ideologico del gruppo anarchico torinese arrestato dalla Digos.

 

leggere per credere

 

http://www.lastampa.it/2016/09/06/italia/cronache/torino-blitz-contro-gli-anarchici-del-fai-QrVtzGhYcBCsTGiCnNUfFL/pagina.html

 

Mi sento da sempre estraneo alle, chiamiamole, beghe interne al movimento anarchico, inteso in senso lato, ma, di fronte alla Stato che normalmente complotta per sterminare i suoi oppositori, segnatamente gli anarchici, non si può non essere solidali con gli arrestati per la loro lotta contro il potere, e sinceramente non è che mi interessi che tipo di azione hanno messo in atto per raggiungere l’onesto e normalissimo obiettivo della «Distruzione dello Stato e del capitale».

Poi se le strade scelte sono più o meno produttive, se le coloriture ideologiche sono più o meno gradite, mi pare secondario.

Semmai, oggi come oggi, varrebbe la pena di interrogarci su quali siano i problemi veramente importanti e quale sarà lo scenario globale del dominio degli Stati e del capitale nei prossimi decenni; tutto ciò per capire cosa conviene fare e/o come necessariamente saremo costretti a muoverci nella nuova drammatica realtà globale che avanza. Quello che ci preserva il futuro non ha nulla a che vedere con lo scenario ontologico ottocentesco, nel quale è stato generato l’anarchismo, la lotta di classe, il movimento operaio, la prima internazionale e via discorrendo.

C’è oramai la certezza che entro questo secolo la catastrofe climatica darà origine ad un effetto domino, ad una reazione a catena di disastri che muteranno completamente il senso stesso dell’esistenza della specie umana nel Pianeta.

Dobbiamo quindi anche chiederci se vale la pena di sacrificare la propria vita per qualcosa di non decisivo, di fronte alla oramai certa e dimostrata impossibilità di cambiare l’esistente.

 

In ogni caso, solidarietà a tutt* le compagne e i compagni arrestat* per la «Distruzione dello Stato e del capitale» per l’Anarchia

 

Paolo De Toni – Cespuglio 8 settembre 2016

 

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Non approvando per nulla la posizione del compagno Paolo de Toni ed essendo questo un sito collettivo metto un documento datato ma sempre attuale in cui la Federazione Anarchica Italiana (quella a cui la Federazione Anarchica Informale ha volutamente preso l’acronimo per derisione e per creare confusione) dice la sua su certi metodi di lotta.

Da parte mia nessuna solidarietà a chi fa parte (se ne fa parte ovviamente) di un organizzazione che fra le sue brillanti azioni nel corso degli anni ha ferito un postino e un uscere e non ha mai chiesto scusa.

un compagno del Gruppo Anarchico Germinal a titolo individuale.

MOZIONE DELLA FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA del GENNAIO 2004 sempre attuale.
L’anarchia è prioritaria, ma non si fa per posta

Se questo fosse un mondo accettabile, se l’informazione non fosse una pericolosa arma di guerra, di quelle destinate alla distruzione di massa, senza alcun riguardo verso l’inerme popolazione civile, la notizia che qualcuno aveva incendiato i soliti cassonetti e poi spedito per posta qualche libro infarcito di petardi, avrebbe avuto la propria degna collocazione in cronaca.

L’eco mediatica suscitata dei petardi inviati a Romano Prodi, al presidente della BCE, all’Eurojust e ad alcuni eurodeputati, qualche giorno dopo l’incendio di un paio di cassonetti nel centro di Bologna, è divenuta il pretesto per elevare al massimo “l’allarme terrorismo” che Berlusconi e Bush avevano pronosticato nelle settimane precedenti. Da una sponda all’altra dell’Atlantico erano rimbalzati gli annunci di attentati con relativa militarizzazione dei voli e del territorio. Con queste misure, la guerra duratura e preventiva intende raggiungere il duplice obiettivo, da un lato, di alimentare la paura per via dell’insicurezza evocata da un nemico esterno sempre in agguato,  e dall’altro di tenere sotto scacco tutti i soggetti coinvolti nel collasso di un sistema di disciplinamento sociale, economico e politico che necessariamente implica la criminalizzazione, l’espulsione e l’eliminazione violenta di chiunque non si riconosca nelle regole del gioco. All’epoca della guerra totale al terrorismo occorre di tanto in tanto innalzare la tensione, altrimenti si corre il rischio che il lezzo dei cadaveri dei bambini morti in Afghanistan o la notizia dei prigionieri iracheni picchiati a morte, risulti alla fine intollerabile anche per i tolleranti sudditi di questo nostro nord capitalista e guerrafondaio.

D’altro canto, nel nostro paese, da mesi il Ministero dell’Interno ed i media agitano lo spauracchio del terrorismo, indicando negli anarchici il pericolo maggiore. Alcune indecenti veline poliziesche erano giunte persino ad ipotizzare una mano anarchica dietro la triste moda di avvelenare le bottiglie di acqua minerale. In un’epoca in cui i governi promuovono la privatizzazione delle risorse idriche assetando decine di milioni di persone in tutto il pianeta, in un’epoca in cui le lordure prodotte dal capitalismo rendono l’acqua imbevibile, non si trova di meglio che gettare fango su chi si oppone a questo scempio.

Ma, se gli anarchici sono stati il bersaglio preferito del governo e della stampa, le attenzioni di questi signori hanno avuto una ben più ampia portata. Retate e perquisizioni nelle case e nei quartieri abitati da migranti sono stati all’ordine del giorno per tutto il 2003. Gli immigrati sono stati trattati in blocco come potenziali criminali, sino a comminare espulsioni in base a meri sospetti di collusione con organizzazioni terroriste. Per non parlare dei tranvieri che sono entrati nel novero dei pericolosi delinquenti per aver tentato di ottenere un pugno di euro in più scioperando fuori dalle gabbie imposte da una legislazione che ha ridotto il diritto di sciopero ad una barzelletta. E, prima di loro, era toccato ai milioni di persone che avevavo manifestato contro la guerra, contro il militarismo, contro la politica neocoloniale del governo italiano. Sul piano interno, pertanto, la guerra preventiva impone di neutralizzare sul nascere ogni tentativo di autorganizzazione sociale che sfugga ai balbettanti meccanismi di recupero e integrazione istituzionale, attivati dai partiti e dagli apparati sindacali di stato.
In definitiva chiunque critichi l’azione dell’esecutivo finisce con l’essere in odore di terrorismo: al punto che la mera opposizione all’abolizione dell’art. 18 dello statuto dei lavoratori o alla definitiva precarizzazione del lavoro sancita della legge 30 ha finito con l’essere collegata agli uccisori di Biagi.
A fine anno, a degna conclusione di un periodo in cui ogni forma di dissenso è stata puntualmente criminalizzata, sono arrivati puntuali questi pacchetti. Innocui per i destinatari ma sapientemente utilizzati sulla via della realizzazione locale dello stato di polizia globale.

Già si parla di leggi speciali che vanno ad aggiungersi alle tante leggi repressive di un trentennio in cui ogni nuova “emergenza” si è portata via un po’ delle pur esili libertà conquistate. Contro i ceti subalterni è già allo studio l’ipotesi di estensione del reato associativo di derivazione fascista che si fa beffe, come sempre, dell’apparente assioma liberale sulla responsabilità individuale di fronte al giudice penale.
L’allarme suscitato dalla posta natalizia ha finito con il dare una spinta probabilmente decisiva al lento e faticoso processo di costituzione di una polizia europea: a carabinieri, poliziotti, finanzieri, vigili si uniranno anche gli eurocop!

Per non dire del polverone che ha finito per porre in secondo piano lo scontro istituzionale sull’informazione, le crescenti difficoltà all’interno della maggioranza o questioni quali le pensioni e le opposte libertà di licenziamento e di sciopero. E in questi stessi giorni la compagine guidata dal cavalier Berlusconi, dopo aver risolto con altre leggi “speciali” i problemi suoi e della sua classe di appartenenza, si accinge a spazzar via quello che resta del sistema previdenziale ed a rilanciare l’attacco contro le residuali garanzie stabilite dallo Statuto dei lavoratori.

Se un’azione dovesse essere giudicata dai suoi risultati non potremmo avere dubbi sui mittenti di tale fumosa corrispondenza. E, diciamolo chiaro, per qual che ci riguarda poco importa se gli autori siano alle dirette dipendenze del Ministero dell’Interno o svolgano generosa opera di volontariato. Gratuito o retribuito il loro è uno sporco lavoro.

Infatti con i pacchi sono arrivate anche lettere che li rivendicavano a nome di una neonata aggregazione informale il cui acronimo “FAI” è identico a quello della Federazione Anarchica Italiana. Evidente l’intento irrisorio, forse meno evidente ma ben più grave la volontà di mettere in difficoltà anarchiche ed anarchici impegnati in una dura lotta quotidiana per la costruzione di una società di libere ed eguali.

Ma una tale società non si può imporre. Gli anarchici sanno che la libertà è una pratica collettiva che necessita di impegno costante perché si radichi nelle coscienze e nell’agire quotidiano di ciascuno, traducendosi in azione comune e lotta sociale. La rivolta contro l’oppressione diviene sterile fiammata se, insieme, non costruisce, non sa contaminare l’ambiente in cui vive e senza il quale si estinguerebbe.

Bakunin sosteneva che la libertà di ciascuno è accresciuta dalla libertà di tutti: qui vive e si alimenta il nocciolo profondo dell’anarchismo sociale, che, costitutivamente, è progettualità rivoluzionaria, spinta alla trasformazione che vede protagonisti in prima persona gli oppressi e gli sfruttati.

L’agire degli anarchici si sostanzia all’interno dei movimenti sociali, nei percorsi di autonomia da ogni istituzione, nella capacità di dar vita ad organizzazioni specifiche e di massa improntate ai principi dell’autogestione e del federalismo. Una Federazione Anarchica è un ambito di relazione e confronto vivo tra uomini e donne che condividono il metodo libertario ed hanno in comune un programma di mutamento sociale radicale. Una Federazione Anarchica preconizza in concreto l’ambito sociale nella quale vorremmo vivere, dove il rapporto diretto, faccia a faccia, il confronto ed anche lo scontro tra opzioni diverse mirano alla sintesi possibile nel rispetto delle scelte e dei percorsi individuali. La sua costituzione formale è garanzia di libertà, perché l’intesa associativa che la costituisce si fonda sull’autonomia dei gruppi e degli individui.

Gli anarchici della Federazione Anarchica sono abituati, loro malgrado, ad affrontare la repressione. Il nostro impegno nelle piazze, nei posti di lavoro, contro il razzismo, il militarismo, la guerra, l’oppressione capitalista e statale solo nell’ultimo anno ci è costato numerose denunce. Per non parlare delle manganellate, delle perquisizioni, della costante opera di disinformazione operata dai media.

Siamo stati alle manifestazioni contro la globalizzazione capitalista, di fronte ai lager per immigrati ed alle carceri, nelle lotte contro le fabbriche di morte, le discariche nucleari, gli inceneritori, abbiamo fatto scioperi e picchetti, siamo presenti nelle lotte per la casa e gli spazi sociali, ovunque si pratichi l’autorganizzazione, l’azione diretta, il rifiuto della delega e la partecipazione: dalla Lucania della rivolta contro la discarica nucleare ai tranvieri in lotta.
Governo e stampa si ostinino pure nel binomio bombe ed anarchici, terrorismo ed anarchia: non ci lasceremo intimorire, oggi come nel 1969. Con buona pace di chi ha creduto di metterci in difficoltà, manipolando la nostra sigla e gettandola in pasto dei media. Sono tanti quelli che ci conoscono e sanno bene chi sono i terroristi che ogni giorno bombardano, avvelenano, opprimono, sfruttano, uccidono, incarcerano i senza potere e gli sfruttati. Essi siedono sui banchi dei governi, nelle gerarchie di tutte le chiese, nei consigli di amministrazione delle aziende e delle banche, tra le fila dei parlamenti, nei quartieri generali degli eserciti. Per sconfiggerli occorre l’impegno solidale degli oppressi e degli sfruttati: i soli capaci di mettere fine all’oppressione, alla gerarchia, allo stato.

Il convegno nazionale della F.A.I. – Milano, 10-11 gennaio 2004

Compagne e compagni di Torino, Alessandria, Vercelli, Cuneo, Milano, Novate, Varese, Bergamo, Venezia, Trieste, Savona, Chiavari, Genova, La Spezia, Carrara, Livorno, Pisa, Reggio Emilia, Parma, Correggio, Val D’Enza, Bologna, Imola, Chieti, Roma, Napoli, Palermo.