CIE DI GRADISCA: Manconi insiste sull’allargamento del CARA

Dal Piccolo del 20/01/14

Manconi: «Aiuto ai profughi anche negli spazi dell?ex Cie»

 

di Luigi Murciano GRADISCA «Il Cara di Gradisca è una struttura che va ampliata in virtù del numero di persone che sta attualmente ospitando, e che è destinato a crescere ulteriormente». Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, non ha dubbi. Secondo il senatore Pd, che lo ha visitato nella mattinata di ieri, il Centro per richiedenti asilo della cittadina isontina andrebbe potenziato per poter operare al meglio. Magari riconvertendo in Cara, questa l’opinione di Manconi, l’altro centro gradiscano: ovvero il Cie, il centro di espulsione per clandestini attualmente in ristrutturazione dopo le rivolte dei mesi scorsi. «Il Cie va chiuso in quanto luogo ove i diritti umani sono sospesi o addirittura calpestati – ha affermato il parlamentare – come del resto avevamo appurato in una recente visita. Ma la realtà del Cara è ben diversa. È una struttura che assolve ad un compito fondamentale previsto dalla nostra Costituzione: quello di fornire assistenza alle persone in attesa di asilo politico e protezione internazionale perchè perseguitate o fuggite dalla guerra. E va aiutato a svolgere la sua funzione al meglio. La chiusura del Cie, che noi vogliamo, potrebbe lasciare eventuali spazi ad un ampliamento del Cara». Posizione netta, quella di Manconi, che assicura di non essere il solo a vederla in questo modo. «Questa mia ipotesi è condivisa anche dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e da tante associazioni che si occupano di studi sulle problematiche dell’immigrazione». Meno entusiasta di queste parole il Comune di Gradisca, che nelle scorse settimane aveva messo nero su bianco la sua contrarietà alla riapertura del Cie, ma anche all’ampliamento del Cara. I numeri non sarebbero più gestibili dal territorio, che a queste persone (libere di circolare) non riuscirebbe più a garantire risposte sociali, tantomeno senza risorse. «Sappiamo dell’ostilità degli enti locali a questa ipotesi, così come siamo consapevoli che a livello centrale si vuole riaprire il Cie. Ma la commissione ha il dovere di presentare le proprie riflessioni». Di certo, come ha appurato ieri Manconi nel corso della sua visita fiume (ben 4 ore) accompagnato dalla direttrice Cardella e dai funzionari della Prefettura, il Cara di Gradisca è una struttura complessa. Lo sanno bene i dipendenti, che svolgono responsabilmente un lavoro delicatissimo nonostante continui ritardi nell’erogazione degli stipendi. Manconi li ha incontrati. Attendono le mensilita’ di novembre, dicembre, la tredicesima e un 20% di pregressi. Sono stremati, chiedono tempistiche certe. Il nuovo contratto di appalto è stato depositato alla Corte dei Conti e questo dovrebbe finalmente riportare tutto alla normalità. «Anche il cambio della guardia alla guida della Prefettura dovrebbe aprire un nuovo capitolo in questo senso» afferma Manconi. Di certo il Cara negli ultimi mesi è cambiato. La sua capienza è stata portata dai 138 posti standard a 204 per consentire l’apertura di una sezione Cda, ovvero di accoglienza per i profughi sbarcati sulle coste siciliane. Attualmente gli ospiti del Cara/Cda sono 176, ma il turnover nella sezione di accoglienza è continuo. Il bisogno di spazi è effettivo. Attualmente non vi sono all’ex Polonio né minori né nuclei familiari. «Se ci fossero – spiegano dalla direzione – troveremmo qualche difficoltà ad organizzarci con gli spazi». L’80% di quanti approda al Cda invece rimane per poche ore: poi si volatilizza perchè non ha interesse a chiedere protezione al nostro Paese ma mira al Nord Europa. Lo Stato lascia fare, ma il ricambio è costante. Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Eritrea, Mali, Senegal, Ghana, Nigeria i Paesi piu’ rappresentati. Per i richiedenti asilo in media la permanenza al Cara dura 120 giorni. C’è assistenza sanitaria, psicologica, mediazione culturale, orientamento legale. Esistono una ludoteca e luoghi dedicati al culto. «Contrariamente ad altri centri – conferma Manconi – l’opinione degli ospiti sui servizi è buona. Ma il governo dovrebbe investire maggiori risorse sul diritto all’asilo e sull’integrazione di queste persone. I tempi di attesa per entrare nel circuito Sprar sono lunghi, ma qualcosa si sta muovendo».