DOMENICA, 10 LUGLIO 2011 Pagina 1 – Pordenone
Centinaia di stranieri in corteo, proteste e tensione
Centinaia di immigrati hanno partecipato al corteo che si è snodato ieri per quattro ore in centro città. Un’iniziativa di protesta contro la carenza di lavoro e assistenza sanitaria per gli irregolari. Momenti di tensione quando alcuni hanno cercato di deviare il percorso per recarsi verso la sede della Questura nI SERVIZI IN CRONACA
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011 Pagina 13 – Pordenone
«Senza lavoro, ora mi cacciano»
Il dramma di Mohadin, disoccupato da un anno: tra 15 giorni dovrà lasciare l’Italia
«Ho chiesto informazioni in Questura a Pordenone e mi sono trovato in mano il foglio di via». Disperato, Samali Mohadin ha tirato fuori dalla tasca la notifica: 15 giorni per lasciare l’Italia. «Lavoro, anche se poco – ha alzato le mani al cielo – e farò ricorso. L’avvocato costa, ma come me ci sono tanti disperati: non hanno lavorato per un anno e si trovano senza la carta di soggiorno». Quelli che non mollano, cadono nella clandestinità oppure si mettono nelle mani dei legali. Said è un marocchino che fa l’ambulante: è rimasto un anno senza reddito e si è ritrovato senza permesso di soggiorno. Storie dell’immigrazione come grani di un rosario che segnano la vita e quelli che ce la fanno, pensano ai figli. «Sono autonomo, ho un camion che mi rende orgoglioso – ha detto Ekponza Kassi padroncino a 46 anni con un mutuo di 15 mila euro da saldare -. Ho lasciato la Costa d’Avorio 13 anni fa e ho tre figli. Per loro, vorrei un futuro integrato, a partire dalla scuola: perchè ai figli degli immigrati dicono di iscriversi nei professionali?». (c.b.)
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011
Pagina 13 – Pordenone
I DISAGI
Vie bloccate e traffico in tilt Automobilisti spazientiti
Strade bloccate, traffico fermo, un dispiegamento di forze dell’ordine in tenuta anti sommossa che poche volte si è visto a Pordenone. L’altra faccia del corteo degli immigrati, che si è snodato dalle 16 alle 20.30 di ieri, è stato quello dei disagi e delle proteste. «Siamo in Italia e per pochi voti da infilare nelle urne ci vendono agli stranieri», ha alzato la voce Roberto F. quando è partito il corteo degli immigrati: i tamburi, le trombe e le maracas degli africani hanno assorbito lo “j’accuse” che grondava ruggine politica, in piazzetta Cavour. «Non sono leghista, ma i comunisti stanno svendendo le nostre tradizioni e la cultura – ha riassunto critico -. Mi definisco il classico, vecchio democristiano che è cresciuto ai valori democratici della Patria. Vede quelle bandiere, per esempio: che ci fanno?». Drappi neri con la “A” dell’anarchia, si specchiavano nelle vetrine con i saldi estivi della Bottega. Duro il lavoro della Polizia municipale costretta a transennare le strade e a calmierare l’irruenza degli automobilisti che, in alcuni casi, hanno spostato i blocchi per cercare di passare comunque. Insomma una giornata di grande fatica sotto il sole bollente. (c.b.)
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011
Pagina 13 – Pordenone
LE POLEMICHE
Contestati vessilli rossi e No Tav
«Iniziativa senza sigle». Negro: spediamo Bortolotti a Lampedusa
Bandiere rosse e nere sotto accusa, ieri, nel corteo degli immigrati. «Non vogliamo le bandiere dei partiti: vanno lasciate a casa e l’abbiamo detto a Michele Negro – ha dato l’altolà Adolph il capo-corteo con Paolo Piuzzi -. Ci ha risposto che il corteo è libero come l’aria che fa sventolare le bandiere. Ma non siamo un partito e ci dà fastidio». I drappi: rossi di Rifondazione comunista, neri degli anarchici e bianchi “No Tav”, tra i pugni chiusi di molti immigrati. «Che cosa c’entrano con gli immigrati?», hanno continuato. «La protesta è senza colore partitico, per favore». La richiesta è caduta nel vuoto e le bandiere hanno sventolato nella maratona di 4 chilometri del corteo. Michele Negro ha sdrammatizzato. «Alla manifestazione dell’associazione immigrati hanno aderito Rifondazione e la Federazione della sinistra: nessuno ci ha detto di non portare le bandiere». Sdoganati i drappi, disco verde alle rasoiate al Governo. «Propongo di mandare i leghisti Bortolotti e Maroni a Lampedusa con gli immigrati – ha sparato Negro -. L’esperienza per capire quello che è il mondo dei clandestini dovrebbe durare 18 mesi: sufficienti per cambiare rotta sull’emergenza immigrazione». (c.b.)
Messaggero Veneto online
La rabbia dei migranti
invade il centro di Pordenone
Gli slogan della manifestazione: vogliamo pari diritti. Momenti di tensione quando hanno tentato di recarsi a parlare in Questura.
La rabbia dei migranti
invade il centro di Pordenone
Gli slogan della manifestazione: vogliamo pari diritti. Momenti di tensione quando hanno tentato di recarsi a parlare in Questura.
PORDENONE. Città blindata e momenti di tensione, ieri a Pordenone con gli immigrati in corteo per reclamare diritti e lavoro. In piazza Duca d’Aosta si è rischiato lo scontro: la cintura di sicurezza dei carabinieri ha bloccato il flusso in via della Colonna, che porta dritto alla questura. “Senza immigrati l’Italia non va avanti”. Urla, proteste di mille africani secondo gli organizzatori (500 ha ridotto la questura) e poi il serpentone ha deviato in viale Marconi, assaltando coi cassonetti che hanno ondeggiato sull’asfalto.
In testa al corteo, Adolph, ivoriano immigrato con famiglia e il pick-up dell’associazione immigrati con Mauro Marra al volante. Dietro, i tamburi e le trombe a dare il ritmo alla protesta. «L’associazione immigrati: sì o no», ha fatto bollire la folla Adolph. «Yeah» hanno urlato tunisini, ghanesi, ivoriani, magrebini con la pattuglia dei Giovani comunisti, docenti in pensione, il Centro islamico con l’imam Mohamed Ouatiq e altri. «La questura, il Comune e la Regione?», ha provocato l’ivoriano. «Bhu», è stata la rabbia a inondare le strade sotto il sole a picco. Caldo e rancore: «Cinquecento immigrati rischiano di perdere il diritto di rimanere a Pordenone».
In via Oberdan altro blocco del traffico e risalita a passo d’uomo su corso Garibaldi («la Provincia non fa nulla» hanno protestato davanti a palazzo Sbrojavacca). Sosta a microfoni aperti in piazzetta Cavour e finale di partita sotto le finestre del municipio. «Pratiche lumaca in questura con lunghe file all’esterno degli uffici: andremo dal sindaco Pedrotti per chiedergli di installare con urgenza una pensilina – ha elencato Mauro Marra con Luigina Perosa e Willer Montefusco -. Lavoro in crisi, disoccupazione femminile cronica e tanti immigrati scivolano nella clandestinità. Chiederemo un incontro con il prefetto Pierfrancesco Galante e con l’Ass 6: bisogna riaprire un ambulatorio per gli immigrati irregolari».
Sono 25 mila, nel pordenonese, cioè il 10 per cento. Chiedono lavoro, la carta di soggiorno, l’integrazione reale a scuola e nella società. «Ci sfruttano e ci sbattono fuori dall’Italia – ha protestato Bernardo Ntoto -: ho due fogli di via dopo avere pagato le tasse e lavorato». Le sigle in piazza: Associazione immigrati, Associazione ivoriani, Ghana nationals association, Associazione Burkinabè, Associazione nigeriani, Associazione mondo Tuareg. «Circa 200 migranti hanno ricevuto il rifiuto per la regolarizzazione 2009 e ora sono senza assistenza medica – hanno continuato quelli dell’associaizone -. A questi si aggiungono quelli che diventano irregolari per la perdita del lavoro. Centinaia di migranti che non possono avere il sostegno medico».