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Marzo 17th, 2017 — General, Generale
Messaggero Veneto SABATO, 20 NOVEMBRE 2010 Pagina 15 – Udine
Palmanova. Gli alunni dell’Einaudi e del Mattei: nei nostri istituti mancano i soldi per pagare supplenti, ma anche solo per le fotocopie
Studenti in piazza contro la Gelmini: «Stop ai tagli, le scuole non sono aziende»
PALMANOVA. La protesta degli studenti contro la riforma Gelmini è approdata nella Bassa. Ieri mattina gli allievi dei due istituti di via Milano, L’Einaudi e il Mattei (ma non solo), non hanno varcato la soglia della scuola e dal parco antistante la stessa hanno mostrato i loro slogan: “La cultura non si vende, le scuole non sono aziende!”, “Gelmini, mani di forbice”, “La Gelmini guarda la scuola in 3D: disuguaglianza, diseducazione, disoccupazione” e anche alcuni più spiritosi come “Berlusconi se hai i capelli è solo grazie alla ricerca”.
Nel mirino dei ragazzi (presenti alla manifestazione anche diversi alunni degli altri istituti dipendenti dal polo Isis) sono soprattutto i tagli alla scuola.
Spiega Ema Zlomusica: «Nei due giorni precedenti abbiamo tenuto assemblee autogestite per illustrare i contenuti della riforma e oggi abbiamo attuato questa manifestazione e dire basta ai tagli. Alla nostra scuola non sono arrivati fondi, ma abbiamo pagato di più l’iscrizione. I nostri laboratori di informatica non sono certo aggiornati, per non parlare di quello di chimica che non potrebbe neppure definirsi “laboratorio”. Eppure ci sono state aggiunte ore di materie scientifiche e tolte ore di lingue che, per indirizzi commerciali come il nostro, non sono certo materie secondarie».
Aggiunge Giuliano Trevisan: «Non vogliamo fare una protesta violenta o far parlare i giornali per gli atti vandalici. Vogliamo mandare un segnale al Ministero e dire, aldilà della propaganda politica: stop ai tagli».
Gabriele Scaringella parla anche a nome dei compagni: «Perché si danno soldi alle scuole private e non si finanzia adeguatamente la scuola pubblica? Gli studenti di quarta e quinta sono preoccupati perché non sanno se potranno permettersi l’università. Ma anche nel nostro istituto mancano i soldi per pagare i supplenti, per il materiale necessario, anche per fare le fotocopie».
Tra le preoccupazioni degli studenti anche il fatto che, avendo addossato agli insegnanti ancora maggiori responsabilità di quanto gli studenti facciano in gita scolastica, le visite d’istruzione siano destinate a saltare. Nelle intenzioni dei ragazzi c’era ieri la volontà di ripetere l’iniziativa anche oggi, magari assieme ai colleghi degli altri istituti che dipendono dall’Isis Malignani: Iti Malignani e lo scientifico Einstein di Cervignano; l’Itc Einaudi e l’Ipssct Mattei di Palmanova, l’Iti Malignani e l’Ipsia di San Giorgio. (m.d.m.)
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
MV 24 novembre 2010
Cervignano, preside minaccia studenti:
«Soltanto bugie, vi porto in tribunale»
di Elisa Michellut
La protesta delle scuole continua in tutta la regione. Ma se a Pordenone gli studenti scendono in piazza per chiedere scuole migliori, a Cervignano si registra il caso di un preside che minaccia gli studenti accusandoli, con le loro dichiarazioni, di aver recato danno all’immagine dell’Isis Malignani. Se non ritratteranno – dice – li porterò in tribunale.
Un preside di Cervignano dichiara guerra agli studenti: «Soltanto bugie, vi porto in tribunale»
La reazione della direzione scolastica alle dichiarazioni degli alunni scesi in piazza a San Giorgio contro la riforma
di Elisa Michellut
CERVIGNANO. È “guerra” tra scuola e studenti nella Bassa friulana. Mentre gli alunni delle scuole di Cervignano scendono in campo per esprimere il loro dissenso in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate dai loro compagni palmarini (che, qualche giorno fa, a San Giorgio, hanno preso parte ad una manifestazione per protestare contro la riforma Gelmini), il Dirigente scolastico Aldo Durì dell’Isis Malignani di Cervignano (da cui dipendono anche l’Iti Malignani di San Giorgio, l’Istituto Mattei ed Einaudi di Palmanova e il Liceo Einstein di Cervignano) minaccia azioni legali nei confronti degli studenti o delle loro famiglie, nel caso di minorenni, che, a suo dire, avrebbero arrecato un danno di immagine alla scuola rilasciando dichiarazioni non corrispondenti al vero.
«Innanzitutto – afferma Durì – va specificato che l’adesione alla manifestazione organizzata a San Giorgio non è stata plebiscitaria. All’Iti Malignani di Cervignano e all’Einstein non si sono registrate proteste. Abbiamo verificato, con i registri alla mano, che non c’è stata nemmeno un’assenza ingiustificata. I ragazzi che non si sono presentati a scuola ieri sono stati pochi e tutti sono rimasti a casa per malattia o motivi personali».
Aggiunge Durì: «Ho convocato personalmente i ragazzi che hanno rilasciato dichiarazioni non corrispondenti al vero sulla stampa e oggi stesso chiederò spiegazioni. Se confermano quanto dichiarato dovranno rispondere del danno di immagine che hanno arrecato all’i stituto». Conclude Durì: «La nostra scuola è aperta al pubblico. Invito chiunque lo desideri a verificare lo stato delle nostre attrezzature, che stiamo rinnovando, dei nostri bagni e dei laboratori. Per quanto riguarda l’adesione alla manifestazione di protesta noi non abbiamo obbligato nessuno a non partecipare. Certo ci vuole senso di responsabilità da parte degli studenti che saranno chiamati a rispondere in caso di assenza ingiustificata, così come previsto dal regolamento».
E sulla partecipazione intervengono i rappresentanti degli studenti. «Uno dei nostri tre rappresentanti ha partecipato a tutte le manifestazioni organizzate sul territorio e ha ascoltato che cosa è stato detto – spiega uno dei tre rappresentanti di istituto del Liceo Einstein di Cervignano – Il nostro liceo non ha mai negato a nessuno di prendere parte alla protesta. Se gli altri studenti hanno deciso di non partecipare, è stata una scelta loro».
Aggiunge Michele Minisgallo, rappresentante di istituto: «Abbiamo solo consigliato di informarsi in modo adeguato prima di partecipare a qualsiasi iniziativa. Nei prossimi giorni, anche grazie all’aiuto della professoressa Andrian, organizzeremo un’a ssemblea straordinaria durante la quale verrà illustrata la riforma. Partecipare alle manifestazioni non è l’unico modo di risolvere i problemi».
Messaggero Veneto MARTEDÌ, 23 NOVEMBRE 2010 Pagina 15 – Udine
San Giorgio di Nogaro. Seconda manifestazione di protesta contro la riforma. E ora si prepara uno sciopero generale a Cervignano
Studenti ancora in piazza contro la Gelmini «A scuola manca tutto, vogliamo solo studiare»
SAN GIORGIO DI NOGARO. «Ci volete ignorare: ci avrete ribelli». Si allarga nella Bassa friulana la protesta degli studenti contro la riforma Gelmini, che ieri ha visto praticamente tutti gli della classi terze, quarte e quinte, frequentanti gli Istituti dell’Isis Malignani Malignani di Cervignano, manifestare davanti alla sede distaccata dell’Iti Malignani di San Giorgio di Nogaro. Tanti i cartelloni: “Vendesi scuola, rivolgersi a Gelmini” o “Bar Gelmini: tagli per 8 miliardi”, ma anche gli slogan “Non abbiate paura a manifestare è un nostro diritto far sentire la nostra voce” o “Manifestiamo contro una riforma che penalizza anche il corpo docente, che dovrebbe essere con noi, invece ci vuole a scuola” contro la nuova riforma.
Una protesta che gli allievi dell’Isis (ben 1.200 sparsi tra i Mattei e l’Einaudi di Palmanova, l’Iti e l’Ipsia di San Giorgio e l’Iti e l’Einstein di Cervignano) vogliono ampliare a livello regionale con la manifestazione finale e relativo corteo a Cervignano, previa approvazione della Questura: un momento di incontro che sarà indetto attraverso il tam-tam degli sms, di facebook e attraverso volantini.
Come evidenzia una studentessa, Nicole Minin, «la questione della riforma Gelmini, porta tagli ai fondi per la scuola: noi paghiamo e niente ci torna indietro. I laboratori sono aule vuote, in quanto mancano di strumentazione e quella che c’è è ormai obsoleta, per questo siamo arrabbiati con i ragazzi del liceo di Cervignano che hanno tutto e sono gli unici a non essere presenti alla protesta. Ma per la manifestazione finale, andremo a prenderli. Per la scuola non si spende, per cui se non si investe su di noi che siamo il futuro, vuol dire che per i giovani non ci sono progetti».
Un altro studente, Nicola Biondin, è molto arrabbiato anche con gli insegnanti e i dirigenti scolastici «che ci hanno detto che la scuola è fatta solo per insegnare e non per fare politica, facendo circolare la voce (così i più piccoli si impauriscono) che se scioperavamo ci sospendevano, ribadendo che la nostra non è autogestione ma occupazione: e noi che manifestiamo anche per il loro futuro! Ci manca la carta per la fotocopiatrice, quella igienica nei bagni, senza contare il materiale dei laboratori e il resto».
Anna Marzola ricorda invece che tutte le scuole dell’Isis non avranno più la segreteria che sarà trasferita a Cervignano, «questo servizio diventerà praticamente itinerante per ridurre i costi». Massimo Brunzin sottolinea: «Noi non siamo black block, ma solo una scuola piccola che fa sentire la propria voce su una riforma ingiusta, e qualche docenti ci minaccia di non accettare le giustificazioni perché noi non siamo lavoratori e perciò non possiamo scioperare, ma i soldi per pagare le lezioni li abbiamo dati».
Un altro studente, Davide Gobbato, conferma che da parte dei dirigenti e dei docenti c’è una certa ostilità, in quanto a fronte di questa protesta «c’è la minaccia di non vedersi accettare le giustificazioni e si rischia magari la sospensione: allora ci chiediamo perché a Latisana, gli studenti per indire una protesta sottoscrivono un documento e lo portano dal dirigente che poi, se lo approva, non richiede loro altro: basta con il farci paura, siamo nel giusto».
Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
Il Piccolo, 27 novembre 2010
SCUOLA. ALL’EINAUDI-MARCONI
Contestano i badge presenze e l’iPad utilizzato come registro elettronico di classe. Agli studenti dell’Istituto tecnico Einaudi-Marconi di Staranzano la tecnologia non piace. Vorrebbero tornare al vecchio sistema cartaceo. Lo precisano in una nota in cui spiegano anche che l’occupazione del campetto scolastico avviata la scorsa settimana non è stata promossa per contestare l’indisponibilità degli insegnanti ad accompagnare le classi in gita, quanto per informare tutti gli studenti sulle conseguenze della riforma Gelmini all’interno dell’istituto (diminuzione ore di laboratorio, taglio dei fondi che portano alla riduzione delle cattedre, aumento degli alunni per classe, cambiamento degli indirizzi di studio). Gli studenti sottolineano che la maggior parte dei docenti ha apprezzato il comportamento tenuto dai ragazzi durante l’autogestione, ma affondano una stoccata all’indirizzo del dirigente scolastico che, a loro dire, con i badge e l’iPad «privilegia strumentazioni di dubbia utilità».
Di fatto ritengono superfluo strisciare all’ingresso a scuola il badge dal momento che poi, in classe, viene comunque fatto l’appello e compilato il registro cartaceo. Dove invece c’è il registro elettronico, i tempi per segnare presenze e assenze sull’iPad sono troppo dilatati,
«Siamo una scuola tecnica e tecnologica – risponde il preside Marco Fragiacomo – e avere la situazione delle presenze in un data base rientra negli obiettivi del nostro indirizzo. Forse i ragazzi non riescono a capirne il valore. In ogni caso sono iniziative che sono state approvate dal Consiglio d’istituto con parere favorevolissimo dei genitori».
Il dirigente riconosce che l’iPad ha presentato alcuni limiti, ma parla di problemi tecnici già risolti e ritiene l’impianto valido. «L’informatizzazione ci permette di risparmiare tempo a livello di segreteria – sottolinea -. L’obiettivo è comunicare tempestivamente con i genitori. Non si tratta certo di un controllo di poliziesco, è piuttosto un modo per informare. Se il sistema funzionerà, e lo sta facendo abbastanza bene, allora l’anno prossimo esporteremo il registro elettronico ad altre classi. In caso contrario, torneremo all’inchiostro e al calamaio. In ogni caso ritengo che la protesta sia espressione di una minoranza, non di tutti gli studenti». (s.b.)
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
SABATO, 09 OTTOBRE 2010 Messaggero Veneto Pagina 3 – Pordenone
In piazza contro tagli e disservizi
Protesta degli studenti delle superiori: nel mirino la riforma Gelmini
In via Poffabro prefabbricati «umidi e puzzolenti» per i liceali del Leo-Major Mattiussi senza mensa e trasporti adeguati, Isa Galvani con orari “impossibili”
«Liceo Leopardi-Majorana uguale “favela” di via Poffabro». Voci contro dal popolo della scuola: «L’Istituto artistico Galvani subisce lezioni di 60 minuti in via Scalvons e via Interna, caso unico in Italia». E ancora: «Mancano mensa e trasporti per la ragioneria Mattiussi in via Rive Fontane». Duri e puri, ieri, gli studenti in sciopero a Pordenone. «No Gelmini day – No riforma”, hanno scandito e parcheggiato bandiere e slogan in piazzetta Calderari.
Dalle aule alla piazza: 15-20 per cento di assenze, nella media provvisoria, nelle superiori. Dopo il corteo partito alle 9 dal Concordia, 300 ragazzi e “friend” dell’università e delle cattedre hanno denunciato le scuole-disastro, sotto le finestre del sindaco Sergio Bolzonello. Una delegazione di Portogruaro ha siglato l’asse veneto-friulano della resistenza in aula: protesta bipartisan, con qualche docente in corteo.
«Insieme con i ragazzi per coerenza – ha dichiarato Maria Carmela Salvo, la precaria di Fanna che ha fatto lo sciopero della fame –. Con gli studenti andrò a Roma il 16 ottobre, nella manifestazione con gli operai della Fiom». Alleanze strette con i Giovani comunisti di Pordenone in testa, che dedicheranno alla scuola un affondo nel Deposito Giordani oggi, alle 17. «Ci siamo stancati di tagli, disservizi e sacrifici – ha riassunto Giulio Vianello, leader della contestazione –. La riforma Gelmini non va: c’è il disastro nelle nostre scuole. Le cose che non vanno: le sedi-baracca, le mense-fantasma, gli orari di lezione che non coincidono con quelli dei pullman per i pendolari». Per Benedetto, del classico, «fanno pagare a noi la crisi, quelli al governo – ha detto –. Ci fregano».
Protesta multietnica: presenze massicce di ragazzi che hanno radici nel mondo. Luigina Perosa, che ha cattedra nel Centro territoriale per adulti, ha abbracciato Mohamed fasciato dalla bandiera rossa. «Sono a Pordenone da 7 mesi – ha lasciato l’Algeria – e frequento l’Itg Pertini. Chiedo diritti, come i miei compagni».
Tra i diritti rivendicati: quelli della scuola asciutta e con la luce del sole al posto dei neon rumorosi. «Freddo, infiltrazioni d’acqua, bagni con le porte bucate, tre computer che funzionano per 25 studenti della nostra classe»: al microfono in piazza c’erano Chiara e Ariola della quarta classe del Leopardi-Majorana. Hanno traslocato il 13 settembre nell’ex sede dell’Ipsc Flora e non si danno pace. «La baracca puzza. Abbiamo scioperato 3 ore – hanno aggiunto i liceali di quarta alloggiati in via Colvera – per ottenere di aprire la finestra: ci mancava l’aria. Le tubature esalano odore di marcio».
Problemi di rancio, per i ragazzi del professionale trasferiti nella nuova sede di via Ferraris a Torre Nord. «Chiediamo mense». Richieste fotocopia dei compagni di Cordenons. «Mangiamo un panino all’aperto alle 13 e torniamo a casa dopo le 19: che scuola è?». Noemi e Mattia hanno aperto la due giorni di sciopero: oggi aule vuote, o quasi, nell’Isa Galvani.
Chiara Benotti
Marzo 17th, 2017 — General, Generale
Messaggero Veneto SABATO, 09 OTTOBRE 2010 Pagina 3 – Gorizia
Slogan contro il ministro Gelmini, sit-in davanti alla Provincia e all’incrocio di via Diaz
Allestiti ai Giardini pubblici
Cinquecento ragazzi hanno manifestato in centro per il diritto allo studio
WORKSHOP
Chiesta anche la valorizzazione delle strutture: molte sono fatiscenti
In 500 secondo l’Unione degli studenti, la metà secondo la Questura nel picco di massima affluenza, gli studenti delle scuole superiori della Provincia di Gorizia sono scesi in piazza, ieri mattina, per manifestare contro il ddl Gelmini e a favore di una riforma del sistema scolastico che metta al primo posto il diritto allo studio, la qualità della didattica e la valorizzazione delle strutture (nella maggior parte dei casi fatiscenti, lamentano i ragazzi). Una protesta, organizzata a livello nazionale in 60 città italiane, che non rimarrà isolata: sono annunciate altre manifestazioni a fine ottobre e in novembre.
Se in piazzale Martiri della Libertà, dal quale è partito il colorato corteo, aperto dallo striscione “Si raccoglie democrazia seminando cultura. Pensa al futuro con la scuola spazzatura”, il gruppo era numeroso, in poco più di 150, invece, sono arrivati fino al traguardo, i giardini pubblici di corso Verdi, dove sono stati allestiti workshop che hanno affrontato i temi del razzismo nella scuola e della tutela degli studenti in stage e laboratori creativi. «Qui sono rimasti coloro che ci credono veramente, oltre che quelli interessati alla musica techno», ironizza Sara, del D’Annunzio, indicando con un cenno del capo il furgone circondato da ragazzi in festa dal quale promana la musica a tutto volume, nei giardini. Gli altri si sono persi per strada. Chi è stato intravisto a scolarsi birre camminando, chi seduto al bar davanti a un cappuccino. «Comunque la partecipazione è stata maggiore e più sentita rispetto all’anno scorso», osserva Greta. Dopo il fermento di occupazioni e autogestioni del 2008, quando l’indignazione e la rabbia da parte degli studenti nei confronti del ddl Gelmini erano molto vive, anche per via del tamtam mediatico, la protesta aveva infatti ceduto il passo al silenzio.
«Molti ragazzi sono rimasti delusi, dicono che i cortei non servono a niente», spiegano gli studenti. Ora le cose però stanno cambiando. Ieri alla manifestazione si respirava grande entusiasmo nei partecipanti.
C’erano studenti di Gorizia e di Monfalcone, ma anche da Gradisca e da Cervignano. Sulle note degli evergreen “Quarant’anni” e “Contessa” dei Modena City Ramblers, gli studenti hanno attraversato a passo di marcia e anche di corsa le vie principali della città (corso Italia e corso Verdi) e improvvisato due sit-in, davanti al palazzo provinciale e all’incrocio fra via Diaz e via Garibaldi, con momenti di riflessione e discussione e slogan scanditi con i megafoni (“Ma quale pacifismo, ma quale non violenza. Ora e sempre, Resistenza!” e un motto sarcastico nei confronti della Gelmini e di Berlusconi). Seduti per terra, i manifestanti hanno spiegato meglio alla città le ragioni della manifestazione. «Diritto allo studio sono tre parole che racchiudono però un sacco di proposte – è entrata nel dettaglio Greta –. La scuola pubblica dovrebbe permettere a tutti d’istruirsi, ma questo diventa difficile quando i libri costano 500 euro all’anno e altrettanti soldi bisogna spendere per l’abbonamento ai mezzi di trasporto. Noi contestiamo i tagli ai fondi per l’istruzione e l’università (che sono stati spesi invece per altre cose, come il pacchetto sicurezza). Depauperando il sistema d’istruzione pubblico le istituzioni vogliono creare il popolo bue, più facile da governare. Senza cultura si accetta tutto acriticamente».
Nei giardini è stata costruita in legno una cella a grandezza naturale. Soci delle Officine culturali di Monfalcone e della Comunità Arcobaleno intendevano sensibilizzare i giovani sul tema dell’indulto e sul fatto che si stia abbassando l’età media della popolazione carceraria. «Viviamo in un clima preoccupante. A Monfalcone alla fine dello scorso anno ha fatto una retata a casa di un ragazzo una quarantina di carabinieri alle 5 del mattino per controllare se ci fosse droga», ha raccontato una ragazza.
Ilaria Purassanta
SABATO, 09 OTTOBRE 2010
Pagina 3 – Gorizia
«Ecco tutti i cambiamenti che ci danneggiano»
Le lamentele
«Al D’Annunzio non ci hanno fatto vedere “Videocracy” soltanto perché parlava di Berlusconi». Dalle parole degli studenti che hanno partecipato ieri alla manifestazione traspare tanta amarezza mentre raccontano come l’istruzione secondaria superiore stia cambiando.
Obiezioni che riportiamo qui di seguito. Al Liceo linguistico le matricole fanno appena due ore di latino nel biennio e non per cinque anni, all’indirizzo turistico hanno soppresso in terza le ore di conversazione in lingua inglese e si studia geografia appena al quinto anno, all’artistico hanno tolto i rientri pomeridiani con i laboratori.
Al Cossar «vogliono accorparci all’alberghiero di Grado e non potremo più fermarci al terzo anno, nonostante sia una scuola professionale.
Siamo una specie in via di estinzione», lamenta Ana Maria. I ragazzi sciorinano tutti i cambiamenti a loro avviso dannosi per la qualità della didattica ed elencano le necessità logistiche: gli edifici cadono a pezzi in molti casi. Elia è scappato dall’Agrario di Gradisca al D’Annunzio con indirizzo biologico: «Ci hanno tagliato le ore di laboratorio. Noi vendevamo all’esterno i prodotti dei campi per trovare i finanziamenti per pagare le spese dei laboratori. Se poi sul lavoro ti chiedono: fammi un’analisi del terreno, non sei capace di farla, perché non hai avuto una preparazione pratica. è una cosa inaccettabile». Insomma questi ragazzi scendono in piazza con cognizione di causa, per cambiare davvero la realtà in cui vivono, senza annegare l’azione politica nell’utopia. Qual è il senso di questo impegno politico? Risponde Yannick, liceale del classico: «Credo che sia un obbligo morale, quello di acquisire i problemi presenti nella società e interiorizzarli». «Io faccio politica perché è così che si capisce il mondo in cui viviamo. Non accetto che mi dicano che sono piccola e quindi non capisco. Noi giovani capiamo eccome come vanno le cose. Io una capra che segue il branco non voglio esserlo», spiega decisa Sara. (i.p.)