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L’elettrodotto Udine-Repudiglia si farà

dal Messaggero Veneto del 2 ottobre 2013

L’elettrodotto Udine-Repudiglia si farà

Lo ha detto l’assessore regionale all’energia Sara Vito, rispondendo a un’interrogazione del M5s: la Giunta vuole aprire un dialogo con Terna per garantire tempi più certi nella demolizione delle linee obsolete e per migliorare le compensazioni agli Enti locali coinvolti nel progetto

TRIESTE. «Non è in discussione la realizzazione dell’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia, tanto più che questa infrastruttura energetica ha già concluso il suo iter ottenendo l’autorizzazione unica ministeriale il 12 marzo scorso».

Ad affermarlo è l’assessore regionale all’Energia, Sara Vito, rispondendo a un’interrogazione della presidente del Gruppo consiliare del M5S, Elena Bianchi.

In particolare, ricorda l’assessore, con una delibera del 25 ottobre 2012 la precedente Giunta regionale aveva espresso l’intesa con lo Stato ai fini del rilascio, a favore della società Terna, dell’autorizzazione unica ministeriale alla costruzione e all’esercizio dell’elettrodotto.

Con successiva delibera, il 18 aprile del 2012, la Giunta Tondo aveva inoltre approvato lo schema di convenzione tra la Regione e la Terna con lo scopo di definire le misure di compensazione e riequilibrio ambientale a favore delle amministrazioni comunali interessate.

Con la sospensione della convenzione per 90 giorni, decisa il 13 settembre scorso, l’attuale Giunta vuole aprire un dialogo con Terna per garantire tempi più certi nella demolizione delle linee obsolete e per migliorare le compensazioni agli Enti locali coinvolti nel progetto.

«Tutto ciò – osserva ancora Vito – nell’interesse dell’intera comunità regionale. Pertanto verrà definito con la società Terna un nuovo accordo per ottenere una soddisfazione reciproca solo e unicamente su queste due questioni

Monfalcone/ Il Collettivo difesa litorale carsico contro il sindaco

da Il Piccolo del 15 ottobre 2012

«Il sindaco tace su A2A»

Collettivo del Litorale carsico va all’attacco dell’Altran

«Il Collettivo per la Difesa del Litorale Carsico aspetta da fine luglio di incontrare il sindaco per un confronto sul futuro della centrale termoelettrica A2A di Monfalcone. Abbiamo sollecitato l’incontro per aver lumi sull’accordo firmato ad agosto dal sindaco e dall’amministratore delegato di A2A. Dopo una serie di rinvii si era stabilito un incontro per il 17 di ottobre, purtroppo impegni improrogabili del sindaco hanno fatto slittare nuovamente l’incontro a data da destinarsi» Durissima la critica dell’associazione nei confronti del sindaco di Monfalcone, Silvia Altran. Anche perchè, spiegano in una nota, sono «tante le domande senza risposta che si sono acuite dopo le dichiarazioni e le interviste televisive del sindaco».

«Da quanto è dato sapere – dice la nota in tono caustico- la signora che governa Monfalcone ha sottoscritto un accordo che rende carta straccia l’impegno a metanizzare i gruppi ad olio combustibile della centrale e dà implicitamente il beneplacito ad A2A per la riconversione a carbone. Perchè? A chi giova?»

Dalle notizie apparse sulla stampa, ricorda la nota, sembra che le peculiarità del piano aziendale saranno la riconversione a carbone dei gruppi ad olio combustibile e l’istallazione di un inceneritore travestito da “sperimentazione per rifiuti differenziati”. «Dopo aver letto queste novità il sindaco, con quella che benevolmente definiamo “ingenuità disarmante” – insiste il Comitato – si domanda se è vero che esiste il carbone pulito e che personalmente, è contraria alle centrali a carbone. Che dire? Parafrasando eminenti scienziati si potrebbe rispondere al sindaco che il carbone pulito si può paragonare all’acqua asciutta: non esiste».

La nota spiega che si potrebbe ricordare al sindaco che il ministro dell’ambiente ha parlato di decarbonizzazione del Paese e che l’anidride carbonica è la principale responsabile dell’innalzamento della temperatura del pianeta.

ENERGIA/ Scenari dopo la crisi globale, il medioriente e Fukushima

 

Tratto da QualeEnergia

I disordini in Medio Oriente e Nord Africa stanno causando un nuovo shock energetico e costringono gli Stati Uniti a guardare a fonti alternative. Il presidente Barack Obama dichiara di voler ridurre le importazioni di petrolio e guarda alle fonti rinnovabili. Intanto crescono gli investimenti nel mercato del gas naturale.

I fatti che in questa prima parte del 2011 stanno trasformando la geografia politica del Medio Oriente e del Nord Africa costringono gli Stati Uniti ad aprire una seria riflessione sulla sicurezza energetica. In un paese che importa circa il 50% del proprio petrolio (vedi grafico a destra), fonte da cui si ricava poco meno del 40% dell’energia, la questione  approvvigionamenti e la dipendenza dall’estero sono argomenti cruciali.

Aumenta di gravità la crisi nucleare a Fukushima, con pesanti incertezze sul futuro, anche dal punto di vista energetico. Il Giappone dovrà sopperire al blocco definitivo di migliaia di megawatt nucleari. Sarà necessario puntare su rinnovabili e import di gas

La classificazione dell’incidente nucleare in Giappone ha toccato il livello 7, ma secondo Giorgio Ferrari, intervistato da Qualenergia.it, le problematiche di questa crisi sono molto più complesse e di difficile soluzione rispetto al 1986. Il rischio di esplosione del nocciolo è reale e qui i reattori critici sono almeno quattro.

MONFALCONE / Pioggia di cenere

da Il Piccolo

Pioggia di cenere a Monfalcone, gente chiusa in casa

Brusco risveglio, martedì mattina, per il quartiere cresciuto all’ombra della grande centrale

MONFALCONE. Pioggia nera sul rione Enel. Brusco risveglio, ieri mattina, per il quartiere cresciuto all’ombra della grande centrale: una coltre di fuliggine, color della pece, si è depositata sui tetti e sui giardini delle case del rione, innescando una sequela di proteste. Improvvisi “sfiati” sprigionatisi poco dopo le 9 dai gruppi alimentati a olio combustibile si sono liberati nel cielo, spaventando non poco i residenti, che si sono attaccati alla cornetta del telefono per segnalare l’episodio, restando loro malgrado tappati in casa.

Grande allarme, dunque. Che riporta all’attenzione pubblica i difficili rapporti tra il quartiere, dove risiedono un’ottantina di famiglie, e la centrale termoelettrica, il più grande impianto energetico della regione, realizzato 46 anni fa a Monfalcone. Da un anno a questa parte, a detta degli abitanti, «si riscontra meno attenzione verso i disagi patiti». E così problemi che possono sembrare banali, ma invece complicano notevolmente la quotidianità dei cittadini, come l’impossibilità a stendere il bucato al sole, finiscono per avvelenare la vita.

Insomma, non bastasse lo tsunami di polemiche (politiche) che in questi giorni sta investendo A2a per i controlli sulle emissioni, ci si mette pure la centrale a fare i “capricci”. Inviperiti i cittadini e anche il locale comitato: «Ero nel giardino – spiega il presidente rionale Adriano Bernardel – quando mi sono voltato e ho visto la colonna di fumo nero in cielo. L’impianto stava buttando fuori in atmosfera quantità industriali di prodotti scuri: gli sfiati sono durati parecchi minuti, tant’è che ho avuto il tempo di entrare in casa, prendere la macchina fotografica e immortalare l’accaduto».