Entries Tagged 'Energia' ↓
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
|
Lo stradino (a dx) e l’albergatore (a sx).
Lo stradino ne fa di strada con la macchina della Regione “par là a mangià le renghe cun Duz”.
L’albergatore invece chissà forse vorrà gestire un albergo, un agri-nucleo-turismo, in Slovenia, per ospitare addetti e visitatori alla centrale di Krsko raddoppiata, sicura, ecologica e bella da vedere
|
PRIMO STEP. Assessore Riccardo Riccardi risponda! Cosa ci faceva Lei con la macchina Audi targata DH 938MR e con l’autista (lo si intavvede nella foto) sabato 12 marzo a casa di mio cugino Ezio De Toni in via Colombo n. 15 a Torviscosa? Era una “auto blu” ? Una macchina di ordinanza della Regione? Asesor, erial forsit lì a mangjà le renghe? E mi dica, c’era anche Roberto Duz con lei? Perchè sa, quello lì ha smentito di essere stato presente a quella riunione. Ze furbo! Ma facendo così, proprio nell’atto di smentire (per non far capire che è in cantiere una santa alleanza PD-PDL per le elezioni comunali a Torviscosa) Duz non fa che confermare la natura politica dell’incontro! Peraltro la macchina di Duz era parcheggiata proprio vicina a quella del suo grande amico Paride Cargnelutti. Ma poi guardi che è ancor peggio se l’ìncontro fosse stato di natura privata, come mi ha sostenuto in maniera diretta e documentabile Carlo Brunetti, perché in questo modo Lei potrebbe fare la fine di Ballaman, in quanto il suo viaggio potrebbe essere configurato come un danno erariale o qualcosa del genere.
SECONDO STEP. Poche decine di minuti fa, poco dopo le 19.00 di oggi 21 marzo, Riccardi è andato via incazzato come una bestia da una assemblea pubblica qui a San Giorgio di Nogaro sul tema della viabilità e del secondo accesso alla zona industriale aussa-corno. Io ho fatto una domanda, alla luce della affermazioni del Sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto, che sono le seguenti:
«Monfalcone non c’è, ma ci sono due altre aree in Friuli Venezia Giulia, sul Tagliamento a poca distanza. Come cittadino dopo la catastrofe del Giappone sono molto preoccupato perchè ho capito che nessun sito è sicuro. E quello che temo è che comunque venga scelto il Fvg, l’unica tra la regioni ad aver detto di sì al nucleare mentre le altre hanno detto di no. Siamo politicamente deboli e rischiamo di trovarci una centrale in casa»
Quindi ho chiesto se l’Assessore Riccardi è in grado di escludere che ci sia un ragionamento a livello Regionale e/o Nazionale che preveda un’ipotesi di sito per il nucleare nella zona Aussa Corno e/o nei Comuni di San Giorgio e Torviscosa. Riccardi ha ribattuto che la posizione assunta da Tondo, che vuole il raddoppio di Krsko, esclude una centrale in Regione. Questa è una balla colossale ovviamente. Io gli ho ribattuto dicendo che assolutamente questa non costituisce una garanzia e lui ha detto che non gli risulta che le cose che dico io abbiano un fondamento. All’uscita gli ho chiesto: “Ma non ha letto cosa ha scritto Pizzolitto?” E lui ha risposto “Ho letto, ho letto”.
TERZO STEP. Poi uscendo camminavo dietro di lui (al ere incazaat neri…) e guarda caso è salito proprio sulla macchina Audi targata DH 938MR con l’autista. Ma insomma di chi è questa macchina è di Riccardi o è della Regione? Riccardi rispondi!
A cura di Paolo De Toni 21 marzo 2011
La macchina di Riccardi a Torviscosa sabato 12 marzo
Il Gazzettino, Martedì 15 Marzo 2011
Summit a Torviscosa? Il centrosinistra smentisce
|
Niente alleanze con il Pdl, negato anche l’incontro che “Alternativa” dà per avvenuto sabato scorso |
|
TORVISCOSA – (Pt) Il gruppo “Alternativa per Torviscosa” che sostiene Roberto Fasan a sindaco per le prossime elezioni comunali dopo lo scioglimento anticipato dell’assemblea civica, ha reso noto ieri un incontro che si sarebbe tenuto sabato pomeriggio nella cittadina della Bassa. Per lo schieramento degli uscenti si sarebbe trattato di un “summit” tra alcuni esponenti politici locali e regionali di Pd e Pdl, organizzato nell’abitazione di un ex-assessore dimissionario nella giunta Fasan. Avrebbero preso parte all’incontro Brunetti, ex-assessore e consigliere dimissionario e un noto esponente del Pdl regionale, «con tanto di autista e auto blu – fanno notare i membri di “Alternativa” -. Dalle auto posteggiate fuori l’abitazione abbiamo evinto la presenza al “summit” anche del già sindaco Pd di Torviscosa e consigliere di minoranza, Roberto Duz, di Beltramini, ex-sindaco e consigliere di opposizione dimissionario, e di Cargnelutti, consigliere regionale Pdl. È più che legittimo chiedersi quali possono essere stati gli argomenti discussi da questo gruppo trasversale: candidati alle prossime amministrative? Tav, incarichi in Aussa Corno, bonifiche?». Il centrosinistra locale smentisce un’alleanza con il Pdl e lo stesso incontro di sabato con esponenti di questo gruppo politico: per le elezioni comunali sarà ammesso solo uno schieramento civico di centrosinistra.
|
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
da L’Espresso
Tokyo, primo corteo no nuke
di Diana Alice Santini da Tokyo
Per mezzo secolo nel Paese nessuno aveva osato mettere in discussione il dogma nucleare. Adesso arrivano le prime proteste
(21 marzo 2011)
Erano un migliaio, o giù di lì. Pochi, per i nostri parametri, ma in Giappone le manifestazioni di piazza sono rarissime, lontane da una cultura che ha come primo valore la coesione sociale. Ancora più “inedito” il fatto che si sia sfilato contro l’energia nucleare, quasi un dogma in questo paese dagli anni ’50 fino a oggi.
O fino a ieri, appunto: bandiere e tamburi hanno invaso la centralissima Shibuya, a Tokyo, per chiedere la chiusura di tutte le centrali atomiche, in una domenica pomeriggio di shopping rarefatto e di sole tiepido, con i manifestanti stretti tra i pesanti cordoni di polizia da un lato e gli sguardi sospettosi dei passanti dai marciapiedi.
Tra gli striscioni rossi e gialli fitti di ideogrammi, spunta qua e là anche qualche carattere latino: no nuke, no al nucleare. A organizzare la manifestazione è un piccolo sindacato di sinistra. Ma tra i partecipanti ci sono anche tanti cittadini comuni, alcuni venuti da molto lontano: Hiroshima, Osaka, Shimonoseki.
«Siamo pochi», spiega una delle organizzatrici, «perché molti credono che in questo momento la priorità sia occuparsi dell’aiuto ai profughi, anche sopperendo alle eventuali mancanze del governo nell’organizzazione degli aiuti. Ma finita l’emergenza, cambierà». Secondo un altro manifestante, figlio di un sopravvissuto alla bomba di Hiroshima, c’è anche un fattore disinformazione: «La televisione non fa che ripetere che il nucleare non è pericoloso, che le radiazioni non fanno male. Noi siamo qui per aprire gli occhi alla gente, per gridare la verità, costi quel che costi».
Insomma, il migliaio in piazza potrebbe rappresentare molti: non ho parlato con una sola persona da quando sono arrivata qui che non mi abbia spiegato come, in modo o nell’altro, col nucleare il Giappone debba decidersi a farla finita. E i sondaggi, anche prima dell’incidente di Fukushima, rivelano che all’atomo è contraria la maggioranza della popolazione.
Tokio intanto si va svuotando. Anche lunedì qui è vacanza, è l’equinozio di primavera, e molti ne hanno approfittato per scappare dalla città. Piazza Hachiko, tradizionale luogo di socializzazione durante i week end, era quasi deserta. Molti centri commerciali sono rimasti chiusi, anche se i negozi più colpiti sono quelli di frutta e verdura: la gente non si fida ad acquistare prodotti freschi, non si sa dove vengono e se sono radioattivi. Tutti gli appuntamenti internazionali previsti nella capitale sono stati cancellati, dalla celebre fiera del fumetto (il Tokyo Anime Fair che doveva iniziare il 24 marzo) ai campionati mondiali di pattinaggio che invece dovevano iniziare oggi. La Svizzera ha spostato la sua ambasciata dalla capitale a Osaka, per far star tranquilli i suoi diplomatici. Tutto esaurito negli alberghi del sud, il più lontano possibile dalla centrale in panne.
Chi è rimasto nella città, s’inventa dei piccoli rituali per esorcizzare a paura: un cucchiaino di alghe nori al giorno, si dice, protegge la tiroide, due docce al giorno lavano via potenziali contaminazioni. Anche la dimensione religiosa, da molti anni messa da parte in un paese fortemente secolarizzando, sta ritrovando il suo spazio nei tempi shintoisti, spesso nascosti dietro i grattacieli.
Ma a Tokyo il sentimento prevalente, in tutti, è l’attesa, unita a un certo fatalismo. E’ la filosofia del «shikata ga nai», del ‘non ci si può fare niente’, perché ci sono eventi a cui la volontà umana non può opporsi. Anche per questo, forse, mille persone in corteo a Shibuia, in forndo, non erano poi così poche.
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
da Il Piccolo
Guasto a Krsko e il reattore si spegne
Piccolo incidente alla centrale dovuto a un difetto di trasmissione nell’elettrodotto verso Zagabria
di Stefano Giantin
BELGRADO. Piccolo incidente alla centrale di Krsko, senza conseguenze sull’ambiente, ma dall’impatto psicologico ancora non calcolabile dopo l’allarme sul nucleare causato dalla tragedia di Fukushima.
Alle 10.30 di ieri, il reattore dell’impianto sloveno si è spento automaticamente per motivi di sicurezza. La causa, un difetto di trasmissione nell’elettrodotto a 380 chilovolt che dalla centrale porta l’elettricità verso Zagabria e la Croazia. «Non ci sono stati rischi di emissioni di radiazioni», ha subito tranquillizzato la portavoce della centrale di Krsko, Ida Novak Jerela. «Il fatto che l’impianto si sia spento automaticamente significa che tutti i sistemi di sicurezza hanno funzionato nel migliore dei modi. E non ci sono stati rischi per l’ambiente», ha aggiunto il direttore di Krsko, Stane Rozman. Già alle 12.15 – secondo quanto riporta il sito web dell’impianto nucleare – sarebbe stata dichiarata la fine dello stato d’emergenza. I tecnici stanno ora analizzando le cause del problema – forse provocato da un errore nel sistema informatico – prima di dare luce verde alla riattivazione della centrale. Si prevede un’interruzione nella produzione di elettricità per almeno 24 ore.
La centrale di Krsko, di proprietà congiunta sloveno-croata, è stata costruita nel 1983 con tecnologia americana della Westinghouse. Copre circa il 20% del fabbisogno energetico sloveno e il 15% di quello croato. Nel 2008, Krsko aveva allarmato l’intera Europa dopo che una fuga di acqua usata per il sistema di raffreddamento aveva fatto temere un incidente di più serie dimensioni.
Come nel caso di ieri, anche nel 2008 il problema era stato classificato di «grado zero» sulla scala INES che misura la gravità degli incidenti nelle centrali nucleari. Nonostante le ripetute rassicurazioni su Krsko da parte del governo sloveno, la centrale è nel mirino di ambientalisti e politici, soprattutto in Italia e Austria. A Vienna sono in molti a chiederne l’immediato stop perché la centrale è stata costruita in zona sismica e sarebbe dotata di una tecnologia obsoleta. E a fare pressioni su Lubiana perché rinunci all’obiettivo del raddoppio della centrale previsto per il 2013. Dopo questo «incidente minore», è certo che il fronte anti-nucleare e anti-Krsko troverà nuova linfa e nuovi argomenti.
Marzo 17th, 2017 — Gas, General
Il Piccolo 27 febbraio
In molti considerano il progetto di Gas Natural un’ipotetica fonte di rischio per la città ma, al contempo, contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Altri, invece, si dicono favorevoli ad un referendum consultivo sulla realizzazione del rigassificatore. Sono queste, in linea generale, le opinioni espresse dai triestini (1400 intervistati) nel sondaggio Swg che ha fatto registrare un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’impianto
Preoccupati per l’ambiente, decisi allo sviluppo Il rigassificatore spacca i triestini a metà
In molti considerano il progetto di Gas Natural un’ipotetica fonte di rischio per la città ma, al contempo, contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Altri, invece, si dicono favorevoli ad un referendum consultivo sulla realizzazione del rigassificatore. Sono queste, in linea generale, le opinioni espresse dai triestini nel sondaggio Swg che ha fatto registrare un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’impianto
di Furio Baldassi
TRIESTE. Temono che il rigassificatore possa rappresentare una fonte di rischio per la nostra area ma allo stesso tempo contestano l’ennesimo rifiuto di un insediamento industriale. Vorrebbero un referendum consultivo sulla sua realizzazione ma si dicono ben consci che col nuovo impianto probabilmente si potrebbe avere qualche ritocchino in basso sul costo dell’energia. Sono i triestini fotografati dalla Swg, che nel sondaggio realizzato con il Piccolo mandano a referto un sostanziale pareggio per quanto riguarda il gradimento o meno dell’i mpianto.
SONDAGGIO SWG-PICCOLO I risultati
«È importante osservare – annota Maurizio Pessato, amministratore delegato della società di indagini demoscopiche – come il dato sia stato oggetto di una sostanziale mutazione tra il 2007, data del primo sondaggio, e il 2010. C’è molta più considerazione, ad esempio, per il fattore rischio e maggiore preoccupazione per il fattore ambientale, legate però a una netta presa di posizione in favore del risparmio energetico e delle ricadute occupazionali che l’impianto di Gas Natural potrebbe apportare».
Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, allora? Quasi, se si considera l’estremo equilibrio che il ”panel” di 1400 intervistati via web ha saputo raggiungere. Negli ultimi tre anni, per rifarsi a quanto detto da Pessato, certe opinioni sono decisamente cambiate, talvolta in maniera radicale. Per quanto concerne i problemi legati al rigassificatore, è passata dal 59 al 65 per cento la percentuale di persone che temono l’impatto delle acque fredde sull’ambiente marino e dal 53 al 58 per cento quella di chi si inquieta per il possibile impatto del cloro sulla catena alimentare.
Contestualmente, però, è scesa dal 44 al 38 per cento la percentuale di chi prefigura possibili limitazioni alla pesca e dal 60 al 49 quella di chi intravede un impatto negativo sul paesaggio. A incidenti, esplosioni e alla possibilità di attacchi terroristici crede infine appena il 2 per cento degli interpellati. Rimane sempre in maggioranza, inoltre, la percentuale di chi vede dietro all’impianto la possibilità di avere energia a un prezzo più favorevole. Erano, è vero, il 69 per cento nel 2007 ma anche nell’a nno in corso costituiscono comunque un non trascurabile 54 per cento. Meno entusiasmo, invece, per il possibile aumento dell’o ccupazione, cui crede ancora il 49 per cento, perdendo ben cinque punti rispetto al 2007.
Sono passati inoltre dal 10 al 29 per cento gli scettici, quelli cioè che non credono che il rigassificatore possa avere alcuna ricaduta per la città. Quasi schizofreniche appaiono inoltre le opinioni, diciamo così, in libertà. Gli interpellati, dunque, convengono che i rigassificatori presentano un elevato potenziale di rischio per la popolazione (52 per cento) ma anche che Trieste non può permettersi di rifiutare un ulteriore progetto industriale (51 per cento).
Hanno ben presente (49 per cento) il risparmio energetico possibile e se la prendono anche con gli ambientalisti, «che tendono sempre a esagerare le conseguenze di qualsiasi insediamento industriale o energetico (56 per cento) e con i tecnici delle grandi società, «che tendono sempre a minimizzare i rischi degli impianti produttivi ed energetici» (70 per cento). Uno a uno e palla al centro, insomma, in attesa che si decida se e come consultare la popolazione in maniera più accurata.
(27 febbraio 2010)
Marzo 17th, 2017 — General, Idrogeno
Alla Acta Energy di Crespina (Pisa) si preparano a rivoluzionare la mobilità. Con mezzo litro d’acqua si fanno cento chilometri alla velocità di 25 all’ora
ENERGIA VERDE
La bici scopre l’idrogeno
Crespina: alla Acta Energy si preparano a rivoluzionare la mobilità. Con mezzo litro d’acqua si fanno cento chilometri alla velocità di 25 all’ora
dal nostro inviato Stefano Bartoli
CRESPINA. Sposti la levetta di un potenziometro e parti veloce, fendendo l’aria senza il minimo rumore, con i pedali che servono tuttalpiù per una piccola spinterellina iniziale. Certo, ci vuole qualche minuto a prenderci un po’ la mano, e qualcuno dirà anche che somiglia tanto a quelle “sorelle” ormai vecchiotte che si ricaricano con la spinta. Ed invece ti muovi a cavallo di un concentrato di tecnologia che vuole dimostrare una cosa ben precisa: grazie all’idrogeno si può viaggiare davvero, in piena sicurezza ad a costi praticamente irrisori.
GUARDA Le immagini
Sì, perché mentre ti muovi nel piazzale di Acta Energy, società con sede a Lavoria, frazione di Crespina, in provincia di Pisa, a due passi dalla superstrada Livorno-Firenze, i conti li fai rapidamente: con circa mezzo litro di acqua distillata tipo quella dei ferri da stiro e cinquanta centesimi scarsi di elettricità necessari per produrre il carburante, si percorrono la bellezza di cento chilometri alla velocità di 25 all’ora. Non serve la calcolatrice per scoprire che, ogni mille metri, si spendono appena 0,005 euro.
I miracoli possibili. E’ bene chiarire subito che questa bici (costerà sui tremila euro) che potrebbe essere parcheggiata nel cortile volante dei Pronipoti, la famiglia spaziale resa famosa dai cartoni animati di Hanna e Barbera, non è un semplice esercizio tecnologico, ma l’antipasto di qualcosa di ancora più interessante. Ovvero una specie di minicilindro (16 centimetri per 5 di altezza) che potrebbe veramente rivoluzionare il modo di viaggiare di chi usa auto, bus e camion alimentati da un motore diesel. Si monta in una ventina di minuti, costa un migliaio di euro nella versione minima (cioè quella per le vetture private) e permette, sempre grazie all’uso intelligente dell’idrogeno, risparmi fino al venti per cento per quanto riguarda il carburante e le relative emissioni nell’atmosfera.
Una soluzione che ci fa pregustare ancora di più il generatore di corrente portatile ed un altro piatto forte: motori fuoribordo da dieci cavalli che, a costi irrisori e senza il minimo inquinamento, grazie ad un progetto comune con un marchio storico come Callegari, cominceranno a far muovere alcuni gommoni in una serie di regate in giugno a Viareggio, per poi essere presentati ufficialmente in ottobre, al Salone Nautico di Genova.
Innovazione verde. Dunque, biciclette, fuoribordo e sistemi in grado di farci risparmiare carburante su vetture che sono già in nostro possesso. La vocazione verde è alla base di tutto il lavoro di questa azienda di appena quaranta dipendenti (chimici, ingegneri, informatici e naturalmente amministrativi) che ha ha fatto delle idee rivoluzionarie la sua vera “mission”. Nata nel 2004 per iniziativa di un ricercatore di Collesalvetti, Acta ha subito incontrato i favori di un imprenditore lombardo, Paolo Bert, che ricopre attualmente il ruolo di amministratore delegato, mentre risale al 2005 la quotazione al London Stock Exchange.
«All’inizio avevamo sedi anche a Milano e a Cambridge, in Inghilterra, – spiegano Valeria Zannoni e Francesca Salusti, rispettivamente responsabile della comunicazione e dell’ufficio acquisti -. Poi è stato deciso di concentrare tutto proprio in Toscana. Per i primi anni siamo andati avanti moltissimo nel settore della ricerca, dopo abbiamo concentrato l’attenzione nel settore dell’idrogeno e, nel dicembre scorso, abbiamo deciso di passare al commerciale creando appunto Acta Energy e tutti i progetti relativi alla mobilità».
Generatore casalingo. Il meccanismo che ruota attorno all’uso dell’idrogeno è molto complesso, ma è Alberto Valli, ingegnere e project manager a cercare di tradurlo in parole semplici. Il cuore è un’apparecchiatura domestica molto simile ad un classico computer fisso da scrivania, monitor escluso. Si tratta di una soluzione a basso costo (circa 2.800 euro) ed è il prodotto di punta, visto che riesce a produrre in poco più di cinque ore, partendo da meno di un litro d’acqua distillata, l’idrogeno che fa muovere la “famosa” bicicletta per i previsti 100 chilometri. O che invece può essere magari usato per fare il pieno ai gommoni che viaggeranno in mare aperto in un silenzio talmente irreale che si avrà la sensazione di navigare a vela.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(04 marzo 2010)
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Tirelli è un TIRacampanELLI.
Commento a cura di Ecologia Sociale:
TIRacampanELLI dice «È l´unica energia realmente pulita se vogliamo davvero combattere il buco dell´ozono …»
E questo sarebbe un tecnico?
Cosa c’entra il buco dell’ozono che riguarda i gas CFC usati nei conpressori dei frigoriferi e nelle bombolette spray e che sono da anni proibiti?
——————————————————–
Ora anche i tecnici premono per questa opera devastante sul nostro territorio.
Il Piccolo – SABATO, 06 NOVEMBRE 2010 Pagina 4 – Attualità
Tirelli “felice” della nomina «È la persona più adatta Monfalcone un sito ideale»
di GIULIO GARAU
TRIESTE «Veronesi all´Agenzia per la sicurezza nucleare? Sono felicissimo, sono un suo fan, l´ho sempre supportato e lo farò ancora. È la persona più adatta per quell´incarico». È davvero contento il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell´Istituto tumori di Aviano della nomina. Ma è anche preoccupato per il lavoro che spetta all´illustre collega: «Avrà difficoltà a convincere la gente sul nucleare, siamo in un Paese arretrato». Anche Tirelli come Veronesi è un pro-nuclearista: «È l´unica energia realmente pulita se vogliamo davvero combattere il buco dell´ozono – dice e aggiunge – Monfalcone, ma anche Pordenone dovrebbero fare salti mortali per avere una centrale nucleare, come all´estero». Professor Tirelli, la sento felice per Veronesi, ma era anche lei in corsa per l´Agenzia. Non ero in corsa per la presidenza, quanto per la Commissione. Ma questo non vuol dire che non aiuterò Veronesi se servirà. È stata una scelta buona secondo lei, cosa gli augura? Veronesi è la persona più adatta. Per quell´incarico serve autorevolezza, capacità. In Italia purtroppo siamo arretrati sul nucleare rispetto a realtà come la Francia che di centrali ne ha 59. Adesso in molti vogliono il nucleare, ma non in casa. In Slovenia ad esempio. Ma si scordano che il giardino di casa non è il Friuli Venezia Giulia, ma l´Europa. Cosa intende dire.Che se succede qualche incidente in Svizzera, Francia o in Slovenia siamo lo stesso coinvolti. Tutti pensano a Chernobyl. Ma in Italia non sanno, rispetto agli altri paesi, che a Chernobyl il disastro è stato causato da un pazzo. Parlo del figlio del segretario del partito comunista che per farsi bello conduceva esperimenti. L´esplosione è avvenuta dopo aver superato ben 4 allarmi rossi. Gli altri stati lo sanno e hanno continuato a costruire centrali. Veronesi dunque secondo lei avrà delle difficoltà a lavorare. Le ripeto, siamo in un paese arretrato culturalmente e dove è stata inculcata la paura del nucleare. Sarà una lotta culturale convincere la gente. Guardi che il presidente Ombama, idolo della sinistra che governa gli Usa che hanno 100 centrali nucleari, ha già deciso di aprirne altre 4. Anche la Cina ne sta costruendo. Spero che Veronesi sia in grado di comunicare questo alla gente. Secondo lei allora il nucleare è sicuro. Tutto il mondo sa che il nucleare non solo è sicuro ma è utile, pulito, ed è l´unica via che ci resta per combattere l´inquinamento atmosferico e il buco dell´ozono. Allora sarebbe d´accordo di aprire una centrale a Monfalcone che tutti indicano come sito adatto. Magari la realizzassero a Monfalcone, dovrebbero essere felici, io la farei anche a Pordenone. Dovrebbero lottare per averla come fanno le città della Francia, in Svezia o in Finlandia per ospitare gli impianti di stoccaggio delle scorie. Portano lavoro e ricchezza per l´indotto. A decidere dove fare gli impianti sarà l´Agenzia, ma chi viene prescelto dovrebbe fare i salti di gioia per ottenere questa opportunità di sviluppo.
Marzo 17th, 2017 — Bio-carburanti, General
Mario Giampietro, Kozo Mayumi,
“The Biofuel Delusion: The Fallacy of Large Scale Agro-Biofuel Production”
Earthscan Publications Ltd. | 2009-09 | ISBN: 1844076814 | 337 pages | PDF | 4,1 MB
Faced with the twin threats of peak oil and climate change, many governments have turned for an answer to the apparent panacea of biofuels. Yet, increasingly, the progressive implementation of this solution demonstrates that the promise of biofuels as a replacement to fossil fuels is in fact a mirage that, if followed, risks leaving us short of power, short of food, destroying biodiversity and doing as much damage to the climate as ever. Worse still, these risks are being ignored.
Di fronte alle minacce gemelle del picco del petrolio e dei cambiamenti climatici, molti governi hanno svoltato per una risposta dalla apparente panacea dei biocarburanti. Eppure, sempre più, la progressiva attuazione di questa soluzione dimostra che la promessa dei biocarburanti in sostituzione ai combustibili fossili è in realtà un miraggio che, se seguita, rischia di lasciarci a corto di energia, a corto di cibo, distruggendo la biodiversità e facendo al clima, più danni di sempre. Peggio ancora, questi rischi sono stati ignorati.
In this definitive exposé, Mario Giampietro and Kozo Mayumi present exhaustive evidence for the case against large scale biofuel production from agricultural crops. The book begins by showing that the characteristics of agro-biofuels make them neither a viable nor a desirable alternative to fossil fuels. It then moves on to discuss a possibly more worrying issue. Even though agro-biofuels are well known, in the field of energy analysis, to be very low quality “energy sources”, the biofuel bandwagon rolls on relentlessly in Western governments. This apparent mystery can be explained by a lack of sound scientific analysis going beyond a simplistic economic reading, a (fatal) political attraction to the idea of biofuels as a ‘silver bullet’, and the continuing allure of a buoyed agricultural industry. In sum, this book will be vital, sobering reading for anyone concerned with energy or agricultural policy, or bioenergy as a complex system.
In questa esposizione definitiva, Mario Giampietro e Kozo Mayumi presentano esaustive evidenze del caso contro la produzione di biocarburanti da colture agricole di scala. Il libro inizia mostrando che le caratteristiche del settore agro-biocarburanti non lo fanno né una praticabile né una desiderabile alternativa ai combustibili fossili. Si passa poi a discutere di una questione forse più preoccupante. Anche se gli agro-biocarburanti sono ben conosciuti, in materia di analisi energetica, come una “fonti di energia” di bassissima qualità, il carrozzone dei biocarburanti avanza inesorabilmente nei governi occidentali. Questo apparente mistero può essere spiegato dalla mancanza di solide analisi scientifiche che vadano oltre una semplicistica lettura economica, una (fatale) attrazione politica per l’idea dei biocarburanti come ‘miracolosa, e la continua illusione di una sostenuta industria agricola. In sintesi, questo libro sarà di vitale importanza, una lettura che farà pensare chiunque si occupi di energia o di politica agricola, o di bioenergia come un sistema complesso.
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Adesso è sempre più disgraziatamente realistica l’ipotesi della centrale nucleare a Monfalcone, quindi si apre l’oggettiva necessità di fondare un movimento regionale sul fronte dell’energia.
Infatti bisogna condurre una lotta unica contro gli elettrodotti e contro il nucleare. La Regione FVG è esportatrice di energia e non ha bisogno di nuove centrali e di mega infrastrutture.
La questione dell’energia dovrà essere per Tondo quello che per Illy è stato il cementificio di Torviscosa, cioè la sua pietra tombale e in quella tomba bisogna sepellire anche il Corridoio 5.
Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — Eolico, General
Corriere 5 maggio
POLITICA
18:35 CRONACA Il coordinatore Pdl accusato di corruzione nell’inchiesta riguardante in particolare i progetti sull’eolico nell’isola. Nei giorni scorsi la perquisizione alla sede del Credito cooperativo fiorentino, di cui il politico è presidente. Lui: «Totale estraneità»
L’inchiesta dell’Espresso
attualità
Tangenti nel vento
Denis Verdini, uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, è indagato dalla procura di Roma per corruzione nell’ambito dell’inchiesta riguardante un presunto comitato d’affari che si sarebbe occupato, in maniera illecita, di appalti pubblici, in particolare i progetti sull’eolico in Sardegna
Il business dell’eolico nell’isola è da tempo al centro di indagini giudiziarie e pochi giorni fa la questione era stata sollevata da L’espresso (nel numero ancora in edicola) grazie a un’inchiesta di Fabrizio Gatti che riproponiamo qui di seguito
Vento di mafia, di Fabrizio Gatti, “L’espresso” del 6 maggio 2010
di Fabrizio Gatti
Ci siamo giocati anche la Sardegna. Stanno cadendo uno dopo l’altro gli ultimi territori liberi dalla mafia. Gli interessi di imprenditori in contatto con gli uomini di Cosa nostra sono arrivati fin qui, nel cuore più antico dell’autonomismo.
Da queste parti gli amici degli amici non sparano. Vengono armati di mappe meteorologiche, anemometri e soldi. Montagne di calcare e granito rosso, di pascoli e sughereti sono state sventrate per innalzare eliche e torri. Ovunque. L’entroterra incontaminato dell’isola non sarà più lo stesso che abbiamo visto o sentito raccontare. L’energia eolica regala elettricità pulita in tutto il mondo. Non nell’Italia del malaffare certificato. Bastano 10 mila euro per conquistare il diritto a demolire il paesaggio. È il capitale necessario per costituire una piccola srl. E per accaparrarsi poi le concessioni e i milioni di finanziamento pubblico.
Si possono vedere all’opera a Cagliari amministratori di società che a Napoli si occupano di noleggio di pedalò: in fondo si tratta sempre di fonti alternative. Oppure capita di inciampare nelle aziende del capitalismo nazionale. E scoprire che l’ex socio che ha aperto la via del vento ai fratelli Gianmarco e Massimo Moratti è stato condannato il 9 marzo a Palermo per corruzione. Con l’aggravante di avere favorito proprio Cosa nostra. Si chiama Luigi Franzinelli, 66 anni: ha disseminato l’Italia di pale e piloni.
Bisogna percorrere le coste e i crinali esposti al maestrale. Dalla provincia di Cagliari a quella di Sassari. Non si incontrano soltanto burattinai che portano in Sicilia. Si finisce in mezzo all’ultimissima inchiesta avviata dalla Procura di Roma su affari e politica.
Al centro degli accertamenti per corruzione ci sono le attività di
<!– OAS_RICH(‘Middle’); //–>
Ignazio Farris, direttore generale dell’Agenzia regionale sarda per la protezione dell’ambiente, nominato il 6 agosto 2009 dalla giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci. E c’è il lavoro dell’ex assessore ai Servizi sociali della provincia di Cagliari, Pinello Cossu (Udc). L’indagine porta al progetto per un parco eolico nella zona industriale di Cagliari e coinvolge pure l’ex assessore socialista al Comune di Napoli, Arcangelo Martino, l’imprenditore che ha raccontato al ‘Corriere della Sera’ di avere presentato Silvio Berlusconi a Benedetto Letizia, padre di Noemi, l’amica allora minorenne del presidente del Consiglio.
E ancora altri nomi: il magistrato Pasquale Lombardi e Flavio Carboni, 78 anni, il famoso faccendiere che in Sardegna ha venduto Villa Certosa a Berlusconi. E che da decenni si muove nelle ombre italiane, fuori e dentro i processi: dalla bancarotta del Banco Ambrosiano all’omicidio di Roberto Calvi, ai legami con i boss della banda della Magliana. Secondo le notizie trapelate, Lombardi e Carboni parlano più volte al telefono dei loro interessi sardi, dei contatti con il senatore Marcello Dell’Utri, sotto processo per mafia a Palermo, e del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, già sotto inchiesta a Firenze per gli appalti della Protezione civile. La corsa italiana alle energie alternative al petrolio è soltanto all’inizio. Ed è facile immaginare cosa si rischia con i progetti per il nucleare. Perché proprio in Sardegna, per la sua tranquillità sismica, si prevede la costruzione di una o più centrali.
L’ex socio del gruppo Moratti in contatto con la mafia verde ha combattuto anni per trasformare lo splendido altopiano che separa Ulassai da Perdasdefogu, nella provincia dell’Ogliastra. Il risultato del lavoro di Luigi Franzinelli sono le gigantesche eliche piazzate dappertutto lungo la strada provinciale 13. E altre sorgeranno ancora. È il più grande parco eolico con 48 generatori su un totale previsto di 96. Quando la nebbia primaverile si dirada, da qui si vede il mare che bagna Arbatax, sulla costa orientale. Ulassai è un paese di 1.500 abitanti appeso alle nuvole. Una meta che grazie a Internet richiama speleologi e arrampicatori dal Nord Europa per le grotte e le pareti di calcare a picco sulle case. Perdasdefogu, 2.300 abitanti, è invece famosa per il vicino poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra e per gli allarmi dopo l’esplosione di bombe e missili con uranio impoverito. Tra i due paesi, 27 chilometri di pascoli. Prima dell’arrivo da queste parti di Franzinelli c’erano soltanto secoli di pastorizia e giornate di vento impetuoso.
(29 aprile 2010)
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Repubblica 5 maggio
La denuncia di Greenpeace: cosa succede nelle aree minerarie dello Stato africano. Acque contaminate, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia e cancro. Qui opera l’Areva, l’azienda francese con cui Berlusconi e Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali in Italia / FOTO
LA DENUNCIA
Niger, il paese radioattivo
l’altra faccia del nucleare
Uranio, rapporto di Greenpeace sulle aree minerarie dello Stato africano. Acque contaminate, metalli nocivi, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia, cancro e malattie respiratorie. Qui opera l’Areva, l’azienda francese con cui Berlusconi e Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali in Italia
di ANTONIO CIANCIULLO
LA FALDA acquifera contaminata per milioni di anni. Livelli di radioattività nelle strade di Akokan, in Niger, 500 volte superiori ai valori normali nell’area. Metalli radioattivi venduti nei mercati locali. E’ uno dei costi nascosti del nucleare: il prezzo ambientale pagato dall’Africa all’estrazione dell’uranio. La denuncia è contenuta in un rapporto di . Nel novembre scorso l’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio del territorio attorno alle città minerarie di Arlit e Akokan, in Niger, per misurare la radioattività di acqua, aria e terra intorno. E’ qui che opera Areva, l’azienda francese leader mondiale nel campo dell’energia nucleare, la stessa società con la quale il governo Berlusconi e il ministro Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali atomiche in Italia.
“In quattro su cinque campioni di acqua che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall’Oms per l’acqua potabile”, si legge nel rapporto. “In 40 anni di attività sono stati utilizzati 270 miliardi di litri di acqua contaminando la falda acquifera: saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale”. Anche nelle polveri sottili, che entrano in profondità nell’apparato respiratorio, la concentrazione di radioattività risulta aumentata di due o tre volte.
Areva sostiene che nessun materiale contaminato proviene dalle miniere, ma Greenpeace ha trovato diversi bidoni e materiali di risulta di provenienza mineraria al mercato locale a Arlit, con un indice di radioattività fino a 50 volte superiore ai livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case. “Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono quasi 500 volte superiori al fondo naturale”, continua lo studio. “Basta passare meno di un’ora al giorno in quel luogo per essere esposti nell’arco dell’anno a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito”.
L’esposizione alla radioattività può causare problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro. Nella regione i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Niger. Areva sostiene che nessun caso di cancro sia attribuibile al settore minerario.
Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguita da una completa bonifica e decontaminazione. I controlli devono essere messi in atto per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell’ambiente e delle popolazioni circostanti.
“Nella situazione attuale comprare da Areva il combustibile per le centrali nucleari che il governo vuole costruire significherebbe finanziare i disastri ambientali e sanitari in Niger”, commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace.
(05 maggio 2010)