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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
SPERIAMO AUMENTI SEMPRE PIU’!
Da Il piccolo del 14/05/10
Al Cie provocati danni per un milione
di MARGHERITA REGUITTI GRADISCA Ci vorrà oltre un milione di euro per riparare i danni alla struttura del Centro identificazione ed espulsione (Cie) causati dai sempre più frequenti atti di violenza, risse e evasione verificatesi in quest’ultimo anno , in alcuni casi con successo. Lo ha dichiarato il questore Antonio Tozzi durante la presentazione della Festa della Polizia, che ha anche preannunciato la possibile chiusura del centro durante i lavori di sistemazione. «Il progetto per l’intervento – ha dichiarato Tozzi – c’è già e a giorni il Dipartimento centrale in accordo con la Prefettura di Gorizia avvierà l’iter per la gara europea d’appalto dei lavori la cui durata sarà definita entro l’estate. Potendo procedere per lotti il centro non verrà chiuso e solo una parte dei detenuti sarà certamente trasferita. Ma – conclude Tozzi – si potrebbe rendere necessaria anche la chiusura totale durante il cantiere». Il piano d’ intervento prevede opere sia edili e strutturali, necessarie per riparare i danni causati durante i disordini scoppiati nel centro, sia l’installazione di sofisticate apparecchiature elettroniche con il potenziamento della sorveglianza con telecamere. I danni maggiori sono stati provocati in due occasioni quando un folto gruppo di extracomunitari nel dicembre del 2008 tentarono più volte di fuggire e nell’agosto dello scorso anno quando, durante una sommossa completarono i danneggiamenti dei sistemi di sorveglianza. Il questore, però, garantisce che anche così il Cie è abbastanza sicuro. «Le carenze delle difese passive vengono coperte dalla maggiore presenza e impegno nella sorveglianza garantita dal personale delle forze dell’ordine – ha sottolineato Tozzi -. Al momento sono 170 i detenuti ospitati al Cie su una capacità di 240. Molti di loro hanno alle spalle l’esperienza del carcere per reati diversi. Sono per la maggior parte nord e centro africani, tunisini e magrebini, etnie con una forte conflittualità ancestrale. In alcuni casi – precisa il dottor Tozzi – vi sono anche problemi di dipendenza da droghe. La tensione fra gruppi è alta anche causa dalla mancanza di speranza di poter restare in Italia e di essere destinati all’espulsione. Negli ultimi tempi inoltre si sono registrati casi di autolesionismo. Fatti che accadono più spesso dopo pochi giorni dall’arrivo», aggiunge Tozzi». Ferite da lametta sulle braccia, cucitura delle labbra, ingerimento di oggetti sono funzionali ad essere ricoverati nelle strutture sanitarie cittadine, sia per uscire dal centro, sperando in condizioni più agevoli di vita, sia per conquistare una sorta di leadership nei confronti degli altri detenuti. Non sono comunque segnalati atti di vessazione da parte del personale. «La situazione – conclude il questore di Gorizia – è sotto controllo e l’organico è sufficiente a garantire la sicurezza». Apprensione per le ricadute sul tessuto sociale della presenza del Cie a Gradisca è stata ripetutamente manifestata dalla popolazione e dalle forze politiche. In particolare l’amministrazione comunale, dando una prima risposta alla città, ha avviato, con fondi regionali per la sicurezza, interventi di potenziamento dell’illuminazione pubblica nella zona.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 19/07/10
Scoppia la rivolta al Cie, ustionato un algerino
di STEFANO BIZZI
GRADISCA È di un ferito il bilancio della rivolta scoppiata la scorsa notte al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Si tratta di un nordafricano di 51 anni. L’uomo, di nazionalità algerina, si è ustionato dopo aver dato fuoco insieme ai compagni a dei materassi al centro del cortile della zona Blu, una delle tre in cui è diviso il Cie. Nelle stesse ore al Cie di Milano si è scatenata una rivolta analoga: un gruppo di oltre 100 immigrati ha inscenato un sit-in sul tetto e ha distrutto distributori di bevande, porte, suppellettili e arredi vari. C’è il sospetto che non siano state casuali le simultanee rivolte nei Cie di Milano e di Gradisca. L’algerino ustionatosi a Gradisca dopo aver ricevuto le prime cure da parte dei sanitari della struttura e dei sanitari del 118, considerata la gravità delle ferite, ieri mattina è stato trasferito all’ospedale di Udine dove ora si trova ricoverato nel reparto ustionati. All’origine della rivolta scatenata dagli immigrati ospiti a Gradisca d’Isonzo ci sarebbe il timore di imminenti rimpatri. Da quanto si è potuto apprendere da fonti non ufficiali, a innescare la protesta sarebbe stata proprio l’espulsione di un nordafricano a tre giorni dalla scadenza dei sei mesi di trattenimento previsti dalla normativa attuale. Secondo la ricostruzione, dei 140 clandestini presenti nella struttura, a tentare la fuga sarebbe stata una trentina di persone. I disordini sono iniziati intorno alle 21 e l’attività è andata avanti fino alle 3 di notte. In principio la rabbia degli immigrati si è scatenata contro le vetrate anti-sfondamento che circondano il campetto da calcio. L’obiettivo era quello di abbattere i vetri per poi scappare in massa scavalcando la recinzione esterna della struttura sul lato posteriore. L’intervento degli agenti di polizia e dei militari della Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” ha fatto desistere il gruppo che è quindi arretrato e ha avviato un’azione diversiva. Ammassati i materassi nel cortile della zona Blu, hanno prima incendiato le suppellettili quindi hanno alimentato le fiamme con l’olio da condimento della mensa che avevano conservato nelle camerate. Una parte degli immigrati è salita sui tetti, un’altra parte, in segno di sfida, si letteralmente messa a giocare con il fuoco. È a questo punto che l’algerino si è provocato le ustioni. Prima di entrare all’interno dell’area gestita dal consorzio trapanese Connecting people, gli agenti di guardia hanno atteso l’arrivo dei colleghi del turno successivo per avere maggiore forza d’urto. Nonostante i rinforzi, al loro ingresso nella zona Blu i poliziotti sono stati aggrediti con oggetti contundenti. Nessuno degli immigrati è comunque riuscito a fuggire. Per domare l’incendio sono intervenuti anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Gorizia. I pompieri hanno lavorato fino alle 3 di notte. Una squadra è tornata a Gradisca anche ieri mattina per smassare il materiale in cenere. I danni sono ancora da quantificare, ma da una prima valutazione sarebbero ingenti. Tra le altre cose sono state distrutte due videocamere di sorveglianza e il sistema di controllo è stato compromesso in modo definitivo. «Sarebbe bene dividere i soggetti pericolosi e non metterli tutti assieme a Gradisca – osserva in proposito il segretario provinciale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, Angelo Obit -. Tra gli altri, al Cie di via Udine si trovano anche soggetti sospettati di terrorismo. Sono stati spostati qui da Bergamo».
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Da Il Messaggero Veneto del 19/07/10
Controlli a filmati e telefonate
GORIZIA.
La questura di Gorizia ha acquisito le immagini riprese dalle telecamere del circuito di sorveglianza del Cie di Gradisca d’Isonzo, con l’obiettivo di risalire ai responsabili dei disordini avvenuti nella notte di sabato all’interno del centro. Gli investigatori non escludono che la rivolta possa essere in qualche modo collegata agli episodi avvenuti contemporaneamente nell’analoga struttura di Milano: sono in corso accertamenti da parte della Digos anche sulle telefonate. Secondo la ricostruzione fornita dagli uffici della Prefettura di Gorizia, nei disordini sono stati coinvolti una settantina di ospiti del centro, di cui una trentina ha invano tentato di scavalcare le recinzioni, incendiando materassi e suppellettili e rendendo necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco. Attualmente in Italia, secondo quanto riporta il sito del ministero dell’Interno, ci sono 13 Centri di identificazione temporanea con una capacità complessiva di 1.920 posti, una capienza che è comunque soggetta a variazioni in caso di eventuali lavori di manutenzione. Si tratta di Bari-Palese (196 posti), Bologna (95), Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d’Isonzo (248), Milano (132), Modena (60), Roma (364), Torino (204), Trapani (43), Brindisi (83), Lampedusa (200) e Crotone (124). A questi, ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni lo scorso 5 luglio a Trieste, se ne aggiungeranno entro la fine dell’anno altri quattro: uno in Veneto, uno in Toscana, uno nelle Marche e uno in Campania.
Dal centro di Milano scappano in tre: una coincidenza che insospettisce
MILANO. Non si esclude una «regia» unica tra la rivolta di Milano e quella avvenuta, la scorsa notte alla stessa ora al centro di Gradisca. A Milano la rivolta è scoppiata al Cie di via Corelli che ospita poco più di 100 immigrati attorno a mezzanotte e mezza di sabato. Un gruppo ha distrutto suppellettili e ha inscenato un sit-in sul tetto. Alcuni immigrati hanno tentato di scavalcare le recinzioni e la fuga. In un primo momento il peggio sembrava scongiurato, ma poi si sono perse le tracce di tre immigrati. Nel frattempo altri due immigrati erano ricoverati per accertamenti rispettivamente al San Raffaele e al Policlinico, mentre sei poliziotti e un militare erano costretti a cure mediche. Secondo quanto si è appreso la protesta sarebbe stata motivata da quelle che sono definite le «pessime condizioni» di accoglienza nel Cie di Milano. Sono state danneggiate le macchine di distribuzione di bevande, porte, suppellettili e arredi del Cie. I tentativi di fuga dai Centri di identificazione di Milano e Gradisca d’Isonzo sono l’ennesimo campanello d’allarme: la situazione nei Cie, dopo l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza che ha allungato da 2 a 6 mesi i tempi di trattenimento dei clandestini, «rischia di rivelarsi esplosiva». Medici senza frontiere aveva dato l’allarme già a febbraio, pubblicando il rapporto «Al di là del muro», un viaggio all’interno dei Centri per gli immigrati svolto tra l’inverno del 2008 e l’estate del 2009. E sono diversi i motivi per i quali i 13 Cie italiani, sottolinea Msf nel suo rapporto, rischiano di esplodere: la «mancanza di linee guida per la pianificazione e la gestione dei servizi, elevata presenza di stranieri ex detenuti (40%), promiscuità tra trattenuti con condizioni sociali, legali e psicofisiche eterogenee». Ma soprattutto, segnalava Msf, «l’allungamento da 60 a 180 giorni del limite massimo di trattenimento sembra determinare uno stravolgimento definitivo della funzione originaria della detenzione amministrativa: non più una misura straordinaria e temporanea di limitazione della libertà per attuare l’allontanamento, ma una sanzione, estranea tuttavia alle garanzie e ai luoghi del sistema penale». Una misura che «se attuata con rigore, rischia di rendere ancora più esplosivo il clima all’interno dei centri». Proprio la «carenza di attività ricreative» per occupare gli immigrati, «obbligandoli ad un’inattività forzata» è, secondo Msf, il punto su cui bisognerebbe intervenire con la massima attenzione. Nel Cie di Gradisca d’Isonzo, per esempio, spazi abitativi e bagni «sono molto spaziosi e in buone condizioni» ma «le condizioni di trattenimento appaiono seriamente compromesse dall’assenza di attività ricreative».
Disordini e tentativo di fuga al Cie di Gradisca
GRADISCA D’ISONZO. Disordini e un tentativo di fuga, da parte di una settantina di persone, sono avvenute nella notte fra sabato e domenica all’interno del Cie di Gradisca d’Isonzo. La protesta – contemporaneamente organizzata al Cie di Milano – è stata inscenata sui tetti della struttura, che ospita circa 140 immigrati clandestini. I protagonisti dell’episodio, fallito il tentativo di scavalcare la recinzione del centro, hanno dato fuoco ad alcune suppellettili. Ha avuto la peggio un algerino di 51 anni, trasportato d’urgenza al reparto di chirurgia plastica dell’ospedale di Udine, per ustioni diffuse su tutto il corpo. Stando alle prime ricostruzioni i primi disordini si sono registrati poco dopo le 21.30, coinvolgendo i circa settanta clandestini ospitati in quel momento nella cosiddetta “zona blu”, una delle due sezioni in cui è diviso il Cie di via Udine, dove sono complessivamente trattenute circa 140 persone (a fronte di una capacità di 195 posti). A scatenare la sommossa, l’imminente avvio di una serie di rimpatri da parte delle forze dell’ordine. La rivolta si è quindi estesa anche al di fuori della zona notte, con gli immigrati che, una volta guadagnati gli spazi esterni, hanno a più riprese tentato di sfondare le lastre antisfondamento che separano la zona notte dal campetto di calcio. Una trentina ha quindi preso di mira le grate posizionate sui soffitti delle camerate e dei corridoi, riuscendo a guadagnare il tetto, da dove ha tentato, inutilmente, la fuga. L’immediato intervento delle forze dell’ordine ha impedito un’evasione di massa, ma non ha impedito che i rivoltosi distruggessero definitivamente il sistema anti-intrusione a infrarossi (già danneggiato nel corso di precedenti rivolte e per questo non attivato al momento della rivolta) e due telecamere del circuito interno. In più zone, poi, sono stati bruciati materassi e altre suppellettili, rendendo necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco di Gorizia, arrivati nella struttura isontina verso le 23.30. Nell’occasione un 51enne immigrato algerino, per protesta, si è gettato sul fuoco, rimediando ustioni su tutto il corpo. Immediatamente soccorso e trasferito nel centro medico interno al Cie, l’uomo è stato medicato e, su indicazione del personale medico, trasferito all’ospedale di Udine, dove è stato accolto nel reparto di chirurgia plastica. Poco dopo l’una di notte, sfruttando il cambio del turno e una forza operativa praticamente doppia rispetto alla norma, finalmente le forze dell’ordine sono potute intervenire all’interno della struttura per placare i rivoltosi. Voci ancora non confermate riferiscono di scontri tra le parti, con i poliziotti che avrebbero trovato una decisa resistenza da parte degli immigrati, armati di spranghe e altri oggetti contundenti. Soltanto verso le 2 di notte, confinati gli immigrati in alcune camerate, i vigili del fuoco sono intervenuti all’interno della struttura, completando la messa in sicurezza un’ora più tardi, poco prima delle tre di notte. Gli inquirenti della Questura isontina stanno, ora, analizzando i filmati della rivolta e i tabulati delle utenze telefoniche degli ospiti del Cie: si ritiene ci possa essere una connessione con l’analoga rivolta avvenuta nel Cie di Milano pressappoco la stessa ora. Marco Ceci
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 20/07/10
La rivolta al Cie scatenata da un arresto
GRADISCA. Sarebbe stato l’arresto, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, di un immigrato destinatario di un’ordinanza di rimpatrio la scintilla che, sabato notte, ha fatto scatenare la rivolta nel Cie di via Udine. Una notizia, seppur non confermata da Prefettura e Questura, arrivata a confermare le prime indiscrezioni, che volevano legata proprio alle operazioni di rimpatrio l’insofferenza dei circa 70 clandestini protagonisti della sommossa e responsabili dell’incendio appiccato nella struttura isontina. Ricostruzione dei fatti ancora ufficiosa, mentre è confermata l’apertura di un’indagine da parte della Digos sia per accertare eventuali collegamenti tra la rivolta scoppiata nel Cie di Gradisca e quello di via Corelli a Milano, avvenute praticamente in contemporanea, sia per individuare i responsabili della sommossa nella struttura isontina, che ha coinvolto una settantina di clandestini. La Questura di Gorizia, a quanto si è potuto apprendere, ha acquisito i filmati delle telecamere a circuito chiuso interne al Cie di via Udine, ma nessuna conferma è arrivata in merito a un procedimento analogo riguardante i tabulati telefonici delle utenze cellulari degli immigrati ospitati nella struttura. Un’azione, quest’ultima, promossa in più occasioni in passato, visto che la normativa interna al Cie non soltanto consente agli immigrati di possedere un cellulare (è vietato soltanto il possesso di apparecchi cellulari dotati di foto-videocamera), ma riconosce agli stessi anche una scheda telefonica, al pari delle sigarette prevista nella “diaria” degli ospiti. Potrebbe essere dimesso già in giornata e, di conseguenza, riportato nel Cie di Gradisca, invece, il 51enne immigrato algerino che, sabato notte, si era gettato per protesta sui materassi ai quali gli stessi immigrati, nel corso della sommossa, avevano dato fuoco. Ricoverato d’urgenza nell’ospedale di Udine, infatti, l’uomo aveva riportato ustioni di vario grado sul 20% del corpo. Dopo la rivolta di sabato notte la situazione nel Cie di via Udine è tornata sotto controllo, ma all’interno della struttura la tensione resta alta. Sull’accaduto è intervenuto anche il senatore del Pd Francesco Ferrante, che ha ricordato come «le fughe e i disordini scoppiati nei centri di identificazione ed espulsione di Milano e Gradisca d’Isonzo sono il risultato delle fallimentari politiche immigratorie del governo italiano, che fa suoi provvedimenti degni di passate dittature sudamericane. Sospendere i diritti civili dei cittadini stranieri, rinchiudendoli nei Cie per sei mesi, è indegno per uno Stato civile». (ma.ce.)
I Msf: «C è carenza di attività ricreative»
GRADISCA. La situazione «rischia di rivelarsi esplosiva». A lanciare l’allarme è Medici senza frontiere, (l’organizzazione umanitaria internazionale, indipendente, di soccorso medico), intervenuta in merito ai tentativi di fuga, verificatisi sabato notte, dai Centri di identificazione ed espulsione di Milano e Gradisca d’Isonzo. L’ennesimo campanello d’allarme, secondo Msf, che ricorda come la situazione nei Cie sia peggiorata dopo l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza, che ha allungato da 2 a 6 mesi i tempi di trattenimento dei clandestini. Diversi i motivi per i quali, secondo l’organizzazione umanitaria, i Cie sarebbe a rischio di esplosione. «La mancanza di linee guida per la pianificazione e la gestione dei servizi, elevata presenza di di stranieri ex detenuti (40%), promiscuità tra trattenuti con condizioni sociali, legali e psicofisiche eterogenee» ma, soprattutto, l’allungamento a 6 mesi del limite massimo di trattenimento, che «sembra determinare uno stravolgimento definitivo della funzione originaria della detenzione amministrativa: non più una misura straordinaria e temporanea di limitazione della libertà per attuare l’allontanamento ma una sanzione, estranea tuttavia alle garanzie e ai luoghi del sistema penale». Una misura che «se attuata con rigore, rischia di rendere ancora più esplosivo il clima all’interno dei centri». La carenza di attività ricreative per occupare gli immigrati, obbligandoli a un’inattività forzata, inoltre, per Medici senza Frontiere è il punto su cui bisognerebbe intervenire con la massima attenzione. Nel Cie di Gradisca, stando al rapporto reso pubblico già a febbraio, spazi abitativi e bagni «sono molto spaziosi e in buone condizioni, ma le condizioni di trattenimento appaiono seriamente compromesse dall’assenza di attività ricreative». Al momento di stilare il rapporto, Msf annotava che «nessun ente gestore ipotizza di modificare le modalità di erogazione dei servizi», problema che si riscontra anche per quanto riguarda l’assistenza sanitaria degli immigrati, Se, tuttavia, «nel complesso il servizio sembra reattivo a fornire cure minime e a breve termine», diverso è il discorso se si prende come punto di riferimento i 180 giorni di trattenimento: ci si trova di fronte a un rapporto «che rischia di non essere più sostenibile». (ma.ce.)
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Da Il Piccolo del 20/07/10
«Sommosse di Gradisca e di Milano, unica regia»
di STEFANO BIZZI GRADISCA «Niente di nuovo, sono cose che sono successe anche in passato». È la reazione del ministro dell’Interno Roberto Maroni riguardo le rivolte scoppiate in contemporanea nei Cie di Gradisca e di Milano. La polizia sta indagando su eventuali collegamenti tra i due episodi, ma la situazione non sembra destare particolare preoccupazione nel mondo politico. Ieri, intanto è emerso da fonti non ufficiali, che a scatenare la furia dei rivoltosi del Cie isontino sarebbe stato l’arresto di un nordafricano che si era opposto al rimpatrio. Da Desenzano del Garda il ministro Maroni si è limitato a ribadire indirettamente la posizione del governo sul tema della lotta all’immigrazione clandestina. Lo ha fatto riferendosi in modo implicito ai termini di trattenimento previsti dal pacchetto sicurezza. Il provvedimento estende il periodo utile per il riconoscimento degli immigrati da due a sei mesi. Se prima dell’entrata in vigore della norma attuale il termine massimo di 60 giorni veniva tollerato dagli immigrati, successivamente i 180 giorni sono stati letti dagli stessi come una condanna detentiva ingiusta e le rivolte sono state sempre più violente. «Sono cose che noi contrastiamo perché chi sta nei Cie ci sta perché ha titolo per starci prima di essere espulso», ha detto il titolare del Viminale alle agenzie. L’assessore regionale alla Sicurezza Federica Seganti ricorda che nei Cie le misure di sicurezza sono di molto attenuate rispetto al ruolo realmente svolto dalle strutture stesse. «Basta pensare che per definire le persone trattenute si usa il termine ospite», ricorda l’assessore prima di sottolineare la sospetta coincidenza delle rivolte concomitanti di Gradisca e di Milano. A dicembre la cittadina isontina e il capoluogo lombardo erano stati gli obiettivi degli attentati con bombe carta rivendicati dal Fronte anarchico informale. «Il collegamento c’è, anche se potrebbe non essere strutturale – osserva l’assessore Seganti -. È probabile che ad agire ci possa essere un’organizzazione esterna. Non dimentichiamo che, una volta, chi fuggiva finiva con il vagabondare per il territorio e, in genere, veniva ripreso dagli agenti. Oggi i fuggitivi spariscono velocemente. La situazione è complessa e va tenuta sotto controllo. Al Cie non è il singolo delinquente che deve preoccupare, è piuttosto l’immigrato che entra in contatto con una rete malavitosa. Credo sia questo il passaggio che deve richiedere particolare attenzione». Il senatore Pdl Ferruccio Saro ha intanto preparato un’interrogazione affinché le forze dell’ordine possano operare in sicurezza all’interno dei Cie e sia organizzato un servizio di prevenzione adeguato in occasione dei rimpatri.
«Un grido inascoltato da quelle mura»
GRADISCA «È un grido che ci interpella, ma che resta soffocato da quelle mura alte di via Udine». Così il parroco di Gradisca, don Maurizio Qualizza, commenta i fatti all’interno del Centro di identificazione ed espulsione. «Molti non sanno quello che sta accadendo all’interno del Cie – afferma il sacerdote – ma la situazione a quanto è dato da sapere sembra molto precaria. Troppi sono infatti gli episodi di violenza che si ripetono, come le manifestazioni come quella dell’altro giorno. Ma i tentativi di fuga – denuncia don Qualizza – sono solo la punta dell’iceberg di una realtà sommersa, di un’immane sofferenza umana». A Gradisca d’Isonzo tutto è cominciato, ancora una volta, con un tentativo di espulsione di alcuni tunisini. «Per resistere, i reclusi dell’area rossa salgono sui tetti delle celle, e la polizia sembra aver risposto con un lancio di lacrimogeni. In solidarietà con i loro compagni, i reclusi dell’area blu trascinano i materassi in cortile e li incendiano, mentre un recluso – è la ricostruzione dei fatti secondo il parroco – viene colpito da un candelotto lacrimogeno. Altri sono feriti per atti di autolesionismo, le strutture fortemente danneggiate, sporche e inagibili I reclusi sembra abbiano rifiutato i pasti. Potrebbe rimanere un fatto di cronaca di mezza estate, e invece è un grido che ci interpella – denuncia il sacerdote – ma che resta soffocato da quelle mura alte di via Udine. Certo i miracoli non si possono fare, ma quando penso alle chiacchiere di tanti, anche in seno alla comunità, e a certi suoi organismi la delusione è tanta. Nessuno ha chiamato in parrocchia per chiedere se si potesse fare qualcosa, dare una mano, cercare un dialogo. Solo con una sinergia si potrebbero ottenere dei risultati, ma l’impressione è che ormai abbiamo fatto il callo a tutto e che la comunità gradiscana viva il Cie con assoluta indifferenza». Ma c’è anche chi, come i sindacati di polizia, sottolinea l’assoluta necessità di ripristinare la sicurezza nel centro. Nella struttura dell’ex caserma Polonio si attende da oltre un anno l’intervento chiamato a rendere il centro di identificazione ed espulsione una struttura finalmente a prova di fughe e rivolte interne. (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 21/07/10
Provoca la rivolta a Cie, condanna a 9 mesi
GRADISCA D’ISONZO. E’ stato processato per direttissima e condannato a 9 mesi di reclusione, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, il 25enne tunisino ospite del Cie di Gradisca che, sabato, si era ribellato con la forza a due poliziotti che stavano dando esecuzione al provvedimento di rimpatrio scattato nei suoi confronti. Un episodio che, stando a quanto si è potuto apprendere (la notizia non è stata confermata da questura e prefettura di Gorizia), aveva innescato la rivolta nel centro per immigrati isontino, nel corso della quele era stato appiccato anche un incendio nella struttura, rendendo necessario il trasporto d’urgenza di un 51enne algerino all’ospedale di Udine per ustioni sul 20% del corpo. Arrestato in flagranza di reato, nei confronti dell’immigrato tunisino è scattato il procedimento speciale per direttissima svoltosi ieri mattina al tribunale di Gorizia, dove l’uomo, dopo aver richiesto il patteggiamento, è stato condannato a 9 mesi di reclusione. Il giovane, a quanto si è saputo, era già stato condannato per furto e spaccio di sostanze stupefacenti. L’arresto era scattato nel tardo pomeriggio di sabato, quando il tunisino (per il quale erano scaduti i 6 mesi stabiliti come limite per il trattenimento amministrativo nel Cie) era stato preso in custodia da due poliziotti, incaricati di imbarcarlo su un volo che da Ronchi dei Legionari avrebbe dovuto portarlo a Roma. Una volta giunto nella capitale il tunisino sarebbe stato aggregato a un gruppo di altri clandestini e poi rimpatriato. Già nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca, tuttavia, il 25enne avrebbe opposto resistenza, scagliandosi con violenza contro i due poliziotti che, dopo aver provveduto all’arresto, sono ricorsi alle cure del pnto soccorso dell’ospedale di Gorizia, dove sono state loro riscontrate lesioni giudicate guaribili in 5 giorni. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Tratto da http://piemonte.indymedia.org/article/9476
tre messaggi dai reclusi di Gradisca e Milano ad Habib-Sabri, il ragazzo sul tetto del CIE di Torino
il presidio sotto il CIE continua a oltranza, e per giovedi alle 21 è stata indetta una manifestazione
Caro Habib,
siamo tutti con te e facciamo tutto il possibile da Gradisca. Stiamo lottando per combattere questa legge che non deve esistere, e facciamo il possibile. Molti di noi siamo in sciopero della fame, non vogliamo avere niente a che fare col direttore e le guardie, noi non vogliamo niente da loro.
In tanti ci tagliamo ogni giorno come forma di protesta perché i Cie devono essere rasi al suolo. Sappiamo che sei li da più di trenta ore; non ti preoccupare, tieni duro perché siamo molto vicino a te e sappiamo che la tua lotta è anche la nostra lotta. Sappiamo che il Cie di Brunelleschi è un Cie che fa schifo. Il tuo gesto è molto coraggioso, tieni duro, stiamo tutti lottando e pregando per te, speriamo che non ti succeda niente, non sei da solo. Vogliamo anche ringraziare tutti quelli che da fuori ci stanno sostenendo per distruggere questi campi di concentramento.
È molto importante sentirvi vicini. Ci aiutiamo a vicenda dando una mano a questo ragazzo.
I reclusi di Gradisca – Sezione rossa
Ti auguriamo di resistere
Libertà per tutti e siamo tutti con te Habib e contiamo su di te. Grazie mille per questo tuo gesto ti auguriamo al più presto la libertà, a te e a tutti noi.
I reclusi di Gradisca – Sezione blu
Caro fratello tunisino,
ti chiediamo di resistere e non mollare finché ottieni la libertà. Quello che stai facendo tu lo stai facendo anche per tutti noi extracomunitari, sopratutto x gli algerini e i tunisini che stanno subendo questo nuovo decreto per facilitare le deportazione. Siamo sicuri che puoi resistere ancora, solo così potrai ottenere la libertà. Siamo tutti con te nel bene e nel male. Anche noi abbiamo lottato e stiamo lottando per te e per tutti noi. Sabato abbiamo fatto la protesta e tre di noi sono già in libertà. Noi non ci fermeremo qua finché non otterremo i nostri diritti di esseri umani e finché non distruggeremo questi lager. Ringraziamo tutti i solidali che li sotto stanno lottando per lui e per tutti noi. Libertà per tutti.
I reclusi di via Corelli – sezione C maschile e settore femminile
(Il presidio permanente in corso Brunelleschi continua. Per giovedì sera, alle 21, è stato indetto un corteo che partirà dal Centro.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Ditribuiti 500 volantini e “conquistata” la locandina del Messaggero Veneto Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
A GRADISCA TORNA LA SCHIAVITU’…
A Gradisca d’Isonzo i locali della ex caserma Polonio ospitano non solo il famigerato CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) ma anche un CARA (Centro Richiedenti Asilo).
Mentre nel CIE le condizioni di detenzione fanno del posto un vero e proprio lager per esseri umani la cui unica colpa è quella di non avere i documenti d’immigrazione in regola, i 138 ospiti del CARA godono di una certa libertà di movimento, in attesa di conoscere l’esito della loro richiesta di asilo politico.
Entrambe le strutture sono gestite dal consorzio “Connecting people” subentrato nell’appalto alla cooperativa “Minerva”. “Crediamo nella differenza come valore ” recita il sito della Connecting people “come motore di trasformazione e crescita, come cuore della società futura. Dialogo, confronto e conoscenza tra persone, storie e culture diverse sono i cardini dell’innovazione promossa nei nostri servizi di accoglienza e integrazione […]” Niente male come programma per la gestione di un carcere !
Ora la novità: Comune di Gradisca, Regione e Connecting people hanno elaborato un “progetto di integrazione” che prevede l’utilizzo “su base volontaria” (ed evidentemente senza retribuzione) dei richiedenti asilo in squadre di lavoro che affiancheranno “i dipendenti comunali nella manutenzione del verde” (Il Piccolo, 24 luglio 2010).
Insomma, se vuoi rimanere in Italia devi capire subito le regole del gioco: il lavoro c’è, ma non pretendere di essere retribuito ! (Rosarno insegna…)
CSA Udine in esilio
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
COORDINAMENTO LIBERTARIO REGIONALE CONTRO I CIE
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 29/07/10
Nuova fuga dal Cie di via Udine: 6 immigrati riescono a scappare
GRADISCA. Sei immigrati clandestini sono riusciti a fuggire, in pieno giorno, dal Cie di via Udine. Un bilancio ancora ufficioso considerando che, a ieri sera, erano ancora in corso sia gli accertamenti interni sia le ricerche nella campagna limitrofa alla struttura da parte delle forze dell’ordine. A quanto si è potuto apprendere, l’ennesimo tentativo di fuga di massa dal centro di identificazione ed espulsione isontino sarebbe scattato nel primo pomeriggio, poco dopo le 15, coinvolgendo circa una ventina di immigrati, riusciti a raggiungere il tetto della struttura forzando alcune grate in ferro posizionate sul soffitto di una camera. Un’azione fulminea che, sfruttando il mancato ripristino dei sistemi elettronici di sorveglianza (telecamere e sensori di passaggio a infrarossi erano stati pesantemente danneggiati nel corso della rivolta della scorsa settimana), avrebbe consentito ai clandestini di cogliere inizialmente di sorpresa le forze dell’ordine impegnate nel servizio di vigilanza. Nel corso dell’azione sei immigrati sarebbero riusciti a scavalcare le recinzioni esterne e dileguarsi nei campi retrostanti al Cie mentre per altri ospiti della struttura di via Udine il sogno di libertà si è infranto proprio a un passo dalla meta, grazie all’intervento delle pattuglie di vigilanza, riuscite a bloccarli proprio mentre stavano scavalando il reticolato. Un’altra decina di clandestini, invece, avrebbe desistito facendo autonomamente ritorno nelle camerate. (ma.ce.)