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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 14/09/10
Roghi e sciopero della fame al Cie di Gradisca
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Cie di Gradisca senza pace: ancora una serata ad alta tensione, nella struttura per immigrati isontina. E nel centro di identificazione ed espulsione è partito lo sciopero della fame. L’allarme è scattato poco dopo le 18, quando almeno un centinaio di ospiti dell’ex caserma Polonio ha dato vita a una rivolta per protestare contro le condizioni di vita all’interno. Gli immigrati hanno dato fuoco a materassi, coperte e suppellettili nelle vasche antistanti le proprie celle in cui erano reclusi per disposizione della Prefettura in seguito alla pesante rivolta del 28 agosto. A quanto si è appreso, la sommossa segue una richiesta scritta che gli stessi clandestini avrebbero inoltrato al direttore del Cie, Luigi Del Ciello, per chiedere proprio che venisse revocata la misura del confinamento nelle celle. Non avendo trovato riscontro positivo alle proprie rivendicazioni, i clandestini hanno annunciato lo sciopero della fame. E in serata, scaduto l’ultimatum, hanno inscenato l’ennesima protesta, stavolta particolarmente massiccia. L’allarme è rientrato solamente dopo le 21, quando è stato parzialmente revocato il provvedimento restrittivo degli immigrati, che dalla tarda serata hanno potuto ricominciare ad accedere alle aree esterne, seppure soltanto in forma alternata. Resta da vedere se basterà questo per far finire lo sciopero della fame attuato dai clandestini. Il bilancio fortunatamente non conta feriti nè fra gli ospiti, nè fra le forze dell’ordine intervenute assieme agli operatori del consorzio trapanese Connecting People per sedare la sommossa e le fiamme. Non si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco, ma sono diverse le stanze pesantemente danneggiate. Nel frattempo, fuori dall’ex Polonio, iniziava anche sul web un insistito tam tam fra le reti antirazziste che si battono per la chiusura dei Cie, a dimostrazione dell’esistenza di contatti con l’esterno da parte degli ospiti. Allertati anche i consiglieri regionali Roberto Antonaz e Alessandro Metz, che avrebbero chiesto lumi alla Prefettura su quanto stava avvenendo dietro il muro della Polonio. Il Piccolo è riuscito ad intercettare la testimonianza diretta di uno degli immigrati. Si chiama Mounir, ha 25 anni, ed è algerino. Alle spalle una condanna – scontata completamente – a 4 anni di reclusione per detenzione e spaccio. Mounir è in Italia da quand’era adolescente e ha una famiglia che lo aspetta nel Nord Italia ma che non sa se rivedrà: lo attende il rimpatrio al termine dei sei mesi di “detenzione amministrativa” e del suo ricorso – dice – non v’è traccia. Mentre racconta concitato al telefono cosa sta accadendo, rieccheggiano in sottofondo le urla dei suoi compagni e i colpi sulle sbarre del Cie. «Abbiamo deciso di farci sentire perchè non ne possiamo più – urla – qui siamo trattati peggio dei cani: siamo in gabbia da due settimane, ci tirano fuori un’ora al mattino e una la sera. A nessuno interessa come stiamo. Ci sono persone malate di diabete e altre asmatiche che sono svenute, altri piangevano. Lì non ci abbiamo visto più. Il cibo è im mangiabile, l’acqua è dosata al massimo e per farci visitare dal medico dobbiamo diventare matti. Io ho scontato il mio debito con la giustizia, chiedevo solo un’altra possibilità e invece sto scondando una seconda condanna. Ma questa è peggio, è un inferno, perchè perfino in carcere si stava meglio»
Dal Messaggero Veneto del 14/09/10
Gradisca, nuovo tentativo di rivolta al Cie
GRADISCA. Ancora una serata ad alta tensione nel Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo dove, poco le 18 di ieri, almeno un centinaio di immigrati ospitati nella struttura ha inscenato una rivolta incendiando materassi, coperte e suppelletteli varie. L’azione, stando a quanto si è potuto apprendere dalle testimonianze degli stessi immigrati trattenuti nel complesso di via Udine, è arrivata in risposta alla direttiva della Prefettura di Gorizia che, a seguito dei disordini scoppiati lo scorso 28 agosto, aveva disposto il confinamento nelle loro stanze degli ospiti coinvolti negli scontri con le forze dell’ordine. Un provvedimento che, nei giorni scorsi, aveva convinto gli immigrati a inviare una lettera al direttore del Cie, Luigi Del Ciello, con cui si chiedeva la revoca della disposizione restrittiva. Tra le richieste degli ospiti, oltre a un miglioramento delle condizioni generali, anche quella di poter uscire dalle stanze e accedere al cortile esterno delle camerate. Richiesta accompagnata da un ultimatum, scaduto proprio ieri, con cui gli immigrati annunciavano l’inizio dello sciopero della fame. Appurato il mancato accoglimento delle richieste, poco dopo le 18, un centinaio di immigrati ha dato vita a una serie di proteste coordinate, nel corso delle quali sono stati appiccati incendi in diverse stanze, utilizzando materassi e coperte. Immediato l’intervento degli operatori dell’ente gestore e delle forze dell’ordine che hanno provveduto a spegnere i focolai camera per camera, senza dover ricorrere all’intervento dei pompieri e ad azioni contenitive. La situazione è rientrata nella normalità solo verso le 21, quando è stato parzialmente revocato l’ordine di confinamento degli immigrati nelle loro stanze, che in tarda serata hanno potuto nuovamente accedere, seppur solo alternativamente, all’area esterna. Una protesta approdata anche sulla “rete” e seguita in diretta da alcuni siti Internet appartenenti alle reti delle associazioni antirazziste e contrarie ai Cie. A riferire di quanto stava accadendo all’interno della struttura isontina anche la testimonianza di uno degli immigrati coinvolti nella protesta, il 25enne algerino Mounir che, raggiunto telefonicamente dal nostro giornale, si è fatto portavoce della protesta: «Siamo trattati peggio dei cani, dal 28 agosto siamo rinchiusi nelle camerate, non ci lasciano uscire se non un’ora al mattino e una alla sera. Qui c’è gente malata di diabete, persone che soffrono d’asma e per ottenere le cure è un calvario. Sono stato in carcere per 4 anni, per reati connessi allo spaccio, ma qui è peggio che in galera: il cibo è pessimo, anche le razioni d’acqua sono dosate. Il mio debito con la giustizia l’ho già saldato, aspettavo una seconda occasione ma non ho notizie del mio ricorso contro il provvedimento di espulsione e non so quale sorte mi attende». Marco Ceci
Da Il Piccolo del 14/09/10
Vertice a Palazzo Torriani sul ruolo del Centro immigrati
Vi prenderanno parte sindaci, parlamentari e rappresentanti di Prefettura e Questura
GRADISCA Un vertice a Gradisca per discutere il difficile momento del Centro di identificazione ed espulsione.
È quanto sta organizzando l’amministrazione comunale nell’ottica di coinvolgere tutte le istituzioni e gli enti locali nell’affrontare il duro impatto del centro immigrati di via Udine, che mai come quest’estate ha fatto segnare una preoccupante escalation di rivolte e tentativi – spesso riusciti – di fuga dalla struttura.Il summit avrà luogo venerdì mattina a palazzo Torriani e potrà contare sulla partecipazione dei rappresentanti di Prefettura e Questura di Gorizia e di numerosi sindaci dell’Isontino, ma anche di alcuni deputati eletti sul territorio regionale. Non è ancora chiaro se alla riunione prenderà parte qualche ulteriore esponente dello Stato: la giunta gradiscana ha intensificato i contatti in questo senso ma di conferme ufficiali per ora non ve ne sono.
La Prefettura di Gorizia intanto ha autorizzato lavori straordinari di ristrutturazione all’interno del Cie. Riguardano l’adeguamento dei sistemi di sicurezza passivi: in particolare, il ripristino del sistema di telecamere a circuito chiuso, del sistema anti-intrusione a infrarossi danneggiati l’anno scorso e infine il riposizionamento di alcune sezioni delle recinzioni rimosse nel 2007 a seguito del rapporto redatto dalla commissione parlamrnetare De Mistura.
Saranno ripristinate dunque le inferriate sistemate un tempo a protezione delle camerate e, soprattutto, i cosiddetti offendicula, le sezioni ricurve normalmente poste in cima alle recinzioni. Interventi a più riprese invocati dai sindacati di Polizia, che a riguardo avevano anche richiesto il loro rivestimento in plexiglass in maniera da renderle scivolose e dunque a prova di fuga. (l.m.)
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Da troppo tempo, cioè dall’ultima rivolta di due settimane fa, i reclusi del Cie di Gradisca d’Isonzo sono tenuti chiusi a chiave nelle loro celle, e possono fare solo un’ora e mezza d’aria al giorno. Qualche giorno fa hanno scritto una lettera al direttore Luigi del Ciello, per chiedere la fine di questo trattamento, minacciando di iniziare uno sciopero della fame. Il direttore, come sempre, ha fatto finta di niente. E allora, da stamattina, i reclusi di Gradisca -pare nella sezione E- hanno cominciato a rifiutare il cibo.
Per questo stamane una 20ina di poliziotti antisommossa è entrata intimando di smettere lo sciopero e per condire il tutto pare abbia menato alcuni dei reclusi.
A questo punto e visto che nonostante lo sciopero della fame il Direttore del Centro non ha preso in considerazione le loro richieste, i reclusi hanno cominciato a bruciare tutto quello che avevano sotto mano di combustibile: materassi, vestiti, asciugamani, ma sono chiusi dentro le camerate e non riescono a respirare.
Oltre al fumo solo urla.
da Macerie e altro
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire.Ci sono tre minorenni qui dentro, sono Tunisini e hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni?
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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 16/09/10
Cie, scatta il piano di sfoltimento
GRADISCA. La Regione si attiverà affinché, al fine di consentire la realizzazione in sicurezza dei previsti lavori di adeguamento del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, la struttura venga “alleggerita” in termini di presenze. È quanto ribadito al sindacato autonomo di Polizia (Sap) dall’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti, nel corso dell’incontro avuto martedì, nella sede udinese della Regione, con i segretari regionale, Olivo Comelli, e della provincia di Gorizia, Angelo Obit, dell’organizzazione sindacale. Oltre a esprimere solidarietà ai militari rimasti feriti durante la rivolta del 28 agosto, l’assessore Seganti ha anche ipotizzato un avvio dei lavori di messa in sicurezza del Cie (innalzamento delle recinzioni, ripristino e potenziamento del sistema anti-intrusione a infrarossi e di quello delle telecamere a circuito chiuso) entro la fine di dicembre. Nel corso dell’incontro il Sap ha consegnato all’assessore regionale alla sicurezza un dossier sul Cie di Gradisca, documento nei giorni scorsi inviato anche ai parlamentari eletti sul territorio regionale. Soddisfatti i due esponenti del sindacato, che hanno evidenziato l’importanza di un coinvolgimento diretto della Regione sul tema del Cie della Gradisca, in quanto garanzia di tempistiche politico-amministrative e, quindi, d’intervento più brevi rispetto all’apparato statale. Cie di Gradisca (ma anche il Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo anch’esso operativo all’interno dell’ex caserma “Ugo Polonio”), che sarà il tema del giorno della tavola rotonda in programma domani mattina (alle 10) a palazzo Torriani. Convocata dall’amministrazione comunale («Alla luce della preoccupante escalation della tensione all’interno della struttura di via Udine»), la conferenza vedrà la presenza dei parlamentari regionali, di assessori e consiglieri regionali, Provincia di Gorizia, Prefettura e Questura goriziane e i rappresentanti dei Comuni limitrofi, tra cui il sindaco del capoluogo Ettore Romoli e il primo cittadino di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto, quest’ultimo anche in qualità di presidente dell’Anci provinciale. (ma.ce.)
Da Il Piccolo del 16/09/10
Maroni, audizione in Parlamento sul caso del Cie di Gradisca
TRIESTE Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sarà invitato in audizione presso il Comitato parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione, per relazionare sulle vicende che stanno interessando il Centro di immigrazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Lo ha reso noto il deputato del Pd Ivano Strizzolo, che ieri, intervenendo ai lavori dell’ufficio di presidenza del comitato, riunitosi per programmare l’attività istituzionale dei prossimi mesi, ha chiesto l’audizione del ministro.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 17/09/10
Cara e Cie sono un peso troppo grande
GRADISCA. «Il Cie e il Cara di via Udine rappresentano l’unico centro per immigrati presente nel nord est e come tale rappresentano una problematica per un territorio ampio: non può essere solo Gradisca a sostenere un simile peso». Questa una delle motivazioni che hanno portato l’amministrazione gradiscana a convocare per stamattina (alle 10), a palazzo Torriani, una tavola rotonda tra enti, istituzioni e politica regionale. Una nuova richiesta di aiuto, quella spedita dalla città della Fortezza, motivata dalla «preoccupante escalation di tensione – hanno ribadito da palazzo Torriani – che ha trasformato agosto in un mese a dir poco torrido per quanto riguarda il Cie isontino. Disordini, rivolte, incendi e fughe stanno minando la percezione di sicurezza della comunità gradiscana e ampliando uno stato di disagio civico e sociale in maniera preoccupante, oltre che quotidiana». Confermata la presenza a Gradisca dell’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti, degli onorevoli Angelo Compagnon (Udc), Isidoro Gottardo (Pdl) e Ivano Strizzolo (Pd), del senatore Carlo Pegorer (Pd), del prefetto e del questore di Gorizia, del presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, dell’assessore provinciale alle politiche socio-assistenziali Rita Licia Morsolin e dei sindaci dei Comuni isontini, tra cui anche i primi cittadini del capoluogo goriziano, Ettore Romoli, e Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto, nel corso del summit il sindaco Franco Tommasini aggiornerà i presenti anche sulle ricadute, non solo d’immagine, che la presenza di Cie e Cara provocano sulla cittadina isontina. «Il Comune di Gradisca – hanno aggiunto da palazzo Torriani – intende ribadire con forza non solo la necessità ma anche l’urgenza dei previsti lavori di messa in sicurezza della struttura di via Udine. Non è pensabile che in una cittadina di nemmeno 7 mila anime ci siano fughe e disordini con una simile frequenza. Il tema della sicurezza della struttura non compete certo a noi ma come amministratori abbiamo il dovere di garantire una tranquillità quotidianità ai nostri concittadini, cosa onestamente difficile alla luce di quanto sistematicamente accade al Cie. Gradisca ha bisogno d’aiuto perché la situazione è ormai insostenibile». Non solo Cie, tuttavia, tra le problematiche per Gradisca, con gli amministratori comunali che ricordano come anche la struttura vicina, il Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) rappresenti una problematica quotidiana. «La diversità delle due strutture spesso porta a distorcere la realtà ed è nostra intenzione specificare come l’esistenza dei due centri comporti problematiche differenti. Quanto il Comune sta facendo per agevolare e promuovere l’integrazione con i richiedenti asilo, con iniziative e collaborazioni uniche in Italia, è la manifestazione di come l’accoglienza sia sempre stata una prerogativa di Gradisca e dei gradiscani ma ci sono anche dei costi per operare in questo senso. Costi che, purtroppo, ricadono soprattutto sulla comunità gradiscana e non riteniamo che questo sia un fondamento corretto per una reale e concreta politica di integrazione sul territorio». (ma.ce.)
Strizzolo: situazione insostenibile, il Governo deve intervenire subito
GRADISCA. «Una situazione non più sostenibile: deve essere affrontata con urgenza dal Governo». Alla vigilia della conferenza gradiscana su Cie e Cara in programma oggi a palazzo Torriani è stato il deputato Ivano Strizzolo (Pd) a riportare all’attenzione della politica nazionale le problematiche legate al Cie (centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca. L’onorevole ha reso noto ieri che il ministro dell’interno, Roberto Maroni, sarà invitato in audizione presso il Comitato parlamentare di Schengen, Europol e Immigrazione per relazionare sulle vicende che stanno interessando il Cie di Gradisca. Un’anticipazione data intervenendo ai lavori dell’Ufficio di presidenza del Comitato, riunitosi per programmare l’attività istituzionale dei prossimi mesi. Nel corso del suo intervento, Strizzolo ha anche ricordato all’Ufficio di presidenza che il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, nell’organizzare l’odierna conferenza ha inteso sottolineare come la situazione nel centro per immigrati isontino sta creando forte preoccupazione non solo nella comunità locale ma anche tra le forze dell’ordine e gli operatori della struttura. A sollecitare una presa di posizione da parte degli onorevoli eletti sul territorio del Friuli Venezia Giulia nei giorni scorsi è stata anche l’azione del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), che ha inviato un dettagliato dossier sul Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Un documento incentrato sulle carenze strutturali del Cie e sulla necessità, oltre che di eseguire in tempi brevi lavori volti all’innalzamento degli standard di sicurezza, anche di una radicale rivalutazione della distribuzione del personale delle forze dell’ordine preposte a garantire la sorveglianza e il controllo della struttura di via Udine. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 20/09/10
Condanne ed espulsioni agli istigatori delle rivolte nel Cie
GRADISCA Un cittadino dell’Honduras fuggito il 15 agosto scorso dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo è stato bloccato dalla polizia a Treviso al Pronto soccorso dell’ospedale “Cà Foncello”, dove si era recato per una medicazione. L’uomo, che durante l’evasione si era ferito ad un braccio, aveva fatto ricorso quello stesso giorno alle cure dei medici dell’ospedale di Gorizia, i quali avevano avvertito la Questura. All’arrivo degli agenti, però, lo straniero era già scappato. Per l’immigrato è scattato il decreto di espulsione ed è stato quindi accompagnato alla frontiera. Secondo le forze dell’ordine il 29 enne honduregno E.T. il 15 agosto scorso aveva architettato un’evasione di massa dal Cie. L’uomo si trovava nella struttura in seguito a una condanna a tre anni di carcere per rapina. Nei tumulti di Ferragosto gli immigrati avevano appiccato degli incendi ed in una ventina avevano approfittato della baraonda per scappare. Una cosa organizzata anche con altri Cie sparsi per la Penisola. Durante la fuga, però, si era ferito in maniera seria ad un braccio con il filo spinato. Il giorno dopo si era presentato come detto all’ospedale di Gorizia per essere medicato. I sanitari avevano avvertito le forze dell’ordine, ma lui era riuscito a scappare nuovamente. Da lì si era spostato in provincia di Treviso, dove ha dei parenti. La polizia l’ha atteso per gironi al Ca’ Foncello, dove si sapeva prima o poi sarebbe arrivato per farsi medicare la profonda ferita. L’honduregno è rimasto di stucco quando si è trovato i poliziotti ad aspettarlo: non ha neppure provato a scappare. Immediata l’attuazione della procedura per l’espatrio. Sono invece stati condannati nei giorni scorsi a otto mesi di reclusione, senza condizionale, i due maghrebini accusati di aver capeggiato la rivolta scoppiata nella notte fra il 28 e il 29 agosto al Cie di Gradisca, che ha causato sei feriti tra i militari di guardia. La sentenza ha riconosciuto gli imputati colpevoli del reato di violenza a pubblico ufficiale: caduti invece i capi di imputazione relativi a lesioni e danneggiamento, dei quali erano stati accusati in un primo momento gli immigrati. Il processo è stato celebrato al Tribunale di Gorizia con la formula del rito abbreviato. L.A., 24enne marocchino, e G.N., 25enne tunisino sono detenuti nella casa circondariale di via Barzellini. I due erano già stati condannati lo scorso anno a otto mesi di reclusione per violazione della Bossi-Fini. (l.m.)
Dal Messaggero Veneto del 18/09/10
«Dovete aiutarci sul Centro immigrati»
GRADISCA. «Dovete aiutarci». Due parole, quelle rivolte dal sindaco Franco Tommasini allo Stato e alla Regione, che non lasciano dubbi sull’impatto che la presenza di Cie e Cara «hanno provocato non soltanto sulla sicurezza, ma anche sull’immagine e sull’economia di Gradisca d’Isonzo e, più in generale, dell’intero territorio isontino». Un’esplicita, forte richiesta d’aiuto, quella del primo cittadino gradiscano, fatta nel corso della tavola rotonda sulle due strutture per immigrati di via Udine svoltosi ieri mattina a palazzo Torriani. Assenti il prefetto Maria Augusta Marrosu (colpita da un lutto familiare) e il questore Pier Riccardo Piovesana, alla conferenza sono intervenuti l’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti, i parlamentari Angelo Compagnon (Udc), Federico Fedriga (Lega Nord), Isidoro Gottardo e Ferruccio Saro (Pdl), Ivano Strizzolo e Flavio Pertoldi (Pd), i consiglieri regionali Giorgio Brandolin (Pd), Gaetano Valenti (Pdl), Federico Razzini (Lega Nord), Roberto Marin (Pdl) e Roberto Antonaz (Rifondazione comunista), oltre al presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, e le rappresentanze dei Comuni isontini, tra cui i sindaci di Gorizia, Ettore Romoli, e Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto. «Siamo sempre stati e rimaniamo contrari al Cie – ha esordito Tommasini –, ma stiamo ugualmente provando a conviverci. La verità, però, è che il Cie in primis e, seppur per altri motivi, il Cara comportano problematiche insostenibili per la nostra comunità, anche perché non è più solo una questione di sicurezza: il contraccolpo provocato dalla presenza delle due strutture sull’immagine, sul turismo e sul commercio, i capisaldi della nostra economia, sono devastanti. Non chiediamo compensazioni a nessuno, ma gli stanziamenti per la sola sicurezza non sono sufficienti, sono anche altri i problemi che vanno affrontati e che il Comune, i Comuni dell’Isontino non possono affrontare da soli». Sul tema della sicurezza è stato l’assessore Seganti a rassicurare. «In questi due anni sono state tante le problematiche affrontate per alleggerire i problemi che il Cie ha inevitabilmente, Stato e Regione non sono rimasti a guardare, qualcosa è stato risolto, ma c’è ancora molto da fare, a cominciare dai lavori di potenziamento della sicurezza interna della struttura. Il progetto è pronto, i finanziamenti anche e contiamo che tali interventi siano eseguiti già entro l’anno. Innalzamento delle recinzioni, utilizzo del plexiglas per evitare lo scavalcamento, sistemi più potenti e moderni di telecamere e sistemi anti-fuga garantiranno un più elevato standard di sicurezza». Marco Ceci
Da Il Piccolo del 18/09/10
«Il Cie di Gradisca ci danneggia, lo Stato deve aiutarci»
GRADISCA Non solo più sicurezza all’interno della struttura, ma una serie di compensazioni concrete a beneficio di Gradisca e del territorio isontino alle prese col duro impatto del Cie di via Udine. È l’impegno bipartisan preso ieri dai parlamentari eletti sul territorio regionale nel corso del vertice tenutosi a palazzo Torriani per discutere le sempre più complesse problematiche connesse al Centro immigrati. Un “carcere per migranti” costato al Paese 17 milioni di euro, e che nel corso delle sempre più frequenti rivolte ed evasioni (una settantina solo negli ultimi mesi) ha subìto dal 2006 ad oggi danneggiamenti per oltre un milione di euro e una fama di autentico groviera nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. L’assessore regionale Federica Seganti ha annunciato che i lavori per ripristinare i sistemi di sicurezza del Cie dovrebbero partire entro l’anno. I costi? Per la Seganti le procedure risultano secretate e non ne è stato pertanto non si conosce neppure l’ammontare dei costi. La presenza del Cie è una ricaduta negativa troppo dura da sopportare secondo la giunta comunale, col sindaco Tommasini che ha rinnovato con forza il suo grido d’aiuto nel corso del summit con parlamentari (Compagnon dell’Udc, Fedriga della Lega, Gottardo e Saro del Pdl, Strizzolo e Pertoldi del Pd), l’amministrazione regionale rappresentata dall’assessore Seganti e dai consiglieri Razzini, Valenti, Marin, Brandolin, Antonaz, la Provincia col presidente Gherghetta e l’assessore Morsolin e i primi cittadini di Gorizia, Sagrado, Farra e Romans. «Siamo stati in questi quattro lunghi anni l’unico comune del Nordest a dover subire il pesante fardello di ospitare una struttura problematica come il Cie – ha affermato Tommasini .- La nostra posizione non cambia di una virgola: sogniamo la chiusura del centro anche se sappiamo bene che si tratta di un’utopia. Ma non possiamo più assistere impotenti al danno economico e d’immagine che una simile presenza cagiona al territorio». «Le istituzioni, Prefettura, Questura e Regione in primis – ha sottolineato Tommasini – ci sono state indubbiamente vicine. Ora crediamo che anche dallo Stato debba giungere finalmente un segnale preciso. Va bene la sicurezza all’interno del Cie, adesso però servono provvedimenti concreti anche per il territorio», ha concluso il sindaco, pur guardandosi bene dal pronunciare il termine “compensazione”. La sua collega Pian di Sagrado ha chiesto anche un sostegno concreto alle attività di inclusione sociale che i comuni hanno attivato per i richiedenti asilo del vicino Cara. Il termine “compensazione” invece è comparso in parecchi interventi del folto numero di autorità presenti, in particolare dei parlamentari intervenuti.
Messaggero Veneto del 19/09/10
La Regione: avanti decisi con la Tav
SAN GIORGIO. «La Bassa Friulana è una zona cruciale per infrastrutture che la attraversano per la sua vocazione industriale e turistica: per questo nella conferenza regionale del 27 settembre, tratteremo anche i temi relativi alla terza corsia della A4, all’Alta Velocità, alla portualità, all’interporto di Cervignano, e della ferrovia perché proprio la Bassa costituisce la parte terminale di quel corridoio Nord Sud Adriatico-Baltico alla quale la Regione guarda con grande attenzione». Riccardo Riccardi, assessore regionale a Mobilità e Infrastrutture di Trasporto, delegato alla Protezione civile, parlando del Corridoio 5, o Alta velocità/Alta capacità, ha ribadito «che la Regione prosegue nelle attività necessarie alla realizzazione della Tav in Friuli Venezia Giulia. La progettazione va avanti e l’obiettivo sarà raggiunto il 31 dicembre, con la consegna da parte dell’Italia del progetto preliminare del tracciato Venezia-Ronchi, anche per non perdere i benefici comunitari. Riccardi, ha inoltre sottolineato che la predisposizione del tracciato va avanti in base alle intese già sottoscritte nella precedente legislatura, le quali, pun non avendo incontrato l’unanimità dei consensi (mancano quelli di Porpetto e Villa Vicentina), ha ottenuto una larga adesione dei comuni coinvolti. «Noi siamo a disposizione per un confronto teso ad allargare il consenso, ma non possiamo pensare che il progetto di un’opera strategica per la Regione Fvg e per l’Italia, possa essere fermata». In merito alla sua presenza a Porpetto al convegno del 15 ottobre organizzato dai comitati No Tav, presente anche l’europarlamantare del Pd Debora Serrachiani, Riccardi è ben conscio di andare «nella gabbia dei leoni, ma ci vado – afferma deciso – e non sarò per nulla intimorito: sono disponibile a dare risposte alle domande a confrontarmi sulle idee e sulle proposte per arrivare alla massima condivisione del progetto della Tav, ma sia ben chiaro che la Regione va avanti». L’assessore regionale, ricorda che, come ci si è confrontati con istituzioni, comitati e cittadini per il tratto Trieste-Divacja, la Regione è disponibile anche per il tratto della Bassa Friulana, ma non è disponibile a bloccare un progetto che ritiene essenziale per il futuro e lo sviluppo della regione Fvg, e dell’intero Paese. Intanto i comitati No Tav, affilano le armi in attesa del 15 ottobre, per cercare di mettere in difficoltà l’assessore. Interessante sarà anche capire quale sarà la posizione che l’europarlamentare Serrachiani adotterà sull’argomento Av/Ac, meglio nota come Tav e Corridoio 5. Francesca Artico
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero veneto del 21/09/10
Gli rifiutano l’ asilo, minaccia di morte il vicedirettore
GRADISCA Nuovo tentativo di fuga dal Cie di via Udine. Rinforzare le botole d’accesso al sottotetto della struttura non è servito ad arginare l’iniziativa degli ospiti della struttura ricavata nell’ex caserma Ugo Polonio. Nei giorni scorsi gli immigrati hanno lavorato per realizzare un buco nel soffitto di una delle camerate della zona Rossa, ma sono stati scoperti prima di poter dare il via all’azione. Se al Centro d’identificazione ed espulsione la tensione non sembra destinata a placarsi in tempi brevi, ora la situazione comincia a farsi pericolosa anche nel vicino Cara dove un ospite di nazionalità norvegese (la Norvegia è l’unico Stato scandinavo a non aver aderito all’Unione europea) ha minacciato di morte il vicedirettore dopo che la sua richiesta d’asilo era stata rifiutata. Da fonti non ufficiali, risulta che l’uomo, in evidente stato d’alterazione alcolica, in segno di protesta prima si sia procurato delle profonde ferite al corpo e, successivamente, abbia fatto irruzione negli uffici dell’amministrazione dove, con gli abiti completamente ricoperti di sangue, avrebbe minacciato di morte il numero due del centro di accoglienza per richiedenti asilo. Le minacce non hanno impressionato il vicedirettore che si è limitato a segnalare quanto accaduto alle autorità e sporgere una denuncia. Stefano Bizzi
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal piccolo del 06/05/10
Ospite del Cie minaccia e punta una lametta alla gola a un operatore
di STEFANO BIZZI GRADISCA Atti di autolesionismo grave, minacce, aggressioni. Dietro al muro del Cie il clima è sempre più teso e la situazione è sempre più delicata. La sensazione è che all’interno del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine la pressione sia ormai al limite. Il prolungamento del periodo di trattenimento da due a sei mesi deciso lo scorso anno dal Governo, non sembra aver portato risultati tangibili in senso positivo. Gli immigrati oltre a ferirsi per attirare l’attenzione, farsi portare in ospedale e scappare o solo per ottenere i farmaci che chiedono e non riescono a farsi dare, sono anche divisi in fazioni e non rispettano più l’autorità degli operatori. Nei giorni scorsi un nordafricano si è gravemente ferito al ventre dopo aver assunto una forte dose di tranquillanti. Con una lametta da barba sottratta nella barberia si è provocato un taglio molto profondo con il quale voleva dimostrare a tutti, ospiti e dipendenti del consorzio gestore Connecting people, il proprio coraggio e di non temere nulla e nessuno. Con le bende inzuppate di sangue si è fatto ben vedere dai compagni e passeggiando come se nulla fosse successo in uno dei tre cortili interni della struttura avrebbe detto: «Se non ho paura di fare questo a me, immaginate cosa potrei fare a voi». Non basta. La mattina del primo maggio un operatore è stato messo in un angolo e minacciato fisicamente. Ancora una volta l’arma utilizzata è stata una lametta da barba. Questa volta puntata al collo. Il lavoratore è stato salvato dagli immigrati della fazione opposta a quella dell’aggressore. Di fronte a questi episodi passano quasi in secondo piano i continui tentativi di fuga, le provocazioni e il pugno al viso sferrato a un altro lavoratore dell’ente gestore. Se il direttore del centro gradiscano, Luigi De Ciello, non conferma e mantiene un profilo basso limitandosi a dire di non avere riscontri in merito ai fatti citati, ma che effettivamente in passato sono avvenuti degli episodi negativi, qualche elemento in più arriva dalla prefettura di Gorizia. Dall’ufficio di gabinetto assicurano che sui due episodi di violenza le forze dell’ordine stanno cercando di fare luce. «Sono cose che sicuramente ci preoccupano – spiega il dottor Massimo Mauro -, ma sono riconducibili alla convivenza forzata all’interno della struttura. Non è certo una situazione di anarchia. Si tratta di fatti gravi, ma comunque episodici. Siamo certi di poter venire a capo dei problemi attuali risolvendoli in breve tempo»
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Piccolo del 07/05/10
Riescono a fuggire in nove dal Centro immigrati scavalcando la recinzione
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Al Cie di Gradisca ritorna prepotente l’incubo delle evasioni di massa. Nove immigrati di etnia maghrebina sono riusciti a fuggire dal centro di identificazione ed espulsione attorno alle 23 di mercoledì riuscendo tranquillamente a far disperdere le proprie tracce. Forzando una grata sita fuori dalle camere, in un corridoio della “zona blu” della struttura – quella destinata agli ospiti di recente arrivo in attesa di identificazione – una trentina di clandestini è riuscita ad accedere senza difficoltà al tetto del centro. Erano da poco passate le 22. Il gruppo ha inscenato una protesta che è riuscita a distogliere l’attenzione del personale di sorveglianza, dal momento che nove di loro sono riusciti a raggiungere le barriere e sparire, inghiottiti ben presto dall’oscurità e dalla campagna sul retro del Cie, in borgo Trevisan. Le ricerche sono proseguite senza esito per tutta la giornata di ieri. A quanto si è appreso, i nove fuggitivi non erano ancora stati identificati e avevano dichiarato di essere di nazionalità algerina e tunisina, più un cittadino libico. Per un decimo immigrato la fuga non ha avuto buon esito: è caduto pesantemente a terra nel tentativo di scavalcare la barriera, riportando la frattura di un piede e rimediando un ricovero al nosocomio di Gorizia. Quello che è certo è che nel Cie isontino la situazione è ormai prossima all’anarchia. Le stanze sono di fatto in mano agli immigrati e gli operatori della Connecting People lavorano completamente sotto scacco. La fuga dell’altra notte segue gli episodi di violenza, minacce e autolesionismo accaduti nelle ultime ore. Fra questi, un operatore che si è visto puntare una lametta alla gola, un altro dipendente che ha incassato un pugno al volto, un’infermiera presa a schiaffi. E, in ospedale, un agente di polizia colpito dall’asta di una flebo da un immigrato ricoverato. Emerge anche un dettaglio inquietante: fra i fuggitivi, vi sarebbe pure un ospite che avrebbe denunciato qualche tempo prima un operatore della Connecting People per aver introdotto dello stupefacente all’interno del Cie. Una vendetta, pare, per un debito non saldato. Insomma, la ”Polonio” è terra di nessuno e con la bella stagione è facile pensare che – l’esperienza lo insegna – i tentativi di evasione aumenteranno a dismisura. Estremamente critica la posizione del Sap, il sindacato autonomo di Polizia che, attraverso una nota diffusa dal referente provinciale Angelo Obit, denuncia senza mezze misure la drammaticità della situazione e la mancanza di interventi volti a migliorare la sicurezza della struttura. «Le barriere vengono scavalcate in meno di sette secondi – afferma – eppure in altri Cie, Cagliari docet, hanno risolto la problematica elevando in altezza le barriere per poi ricoprirle internamente di plexiglas così da eliminare ogni possibile appiglio. Nessuna genialità ma unicamente studio e rimozione dei punti deboli. Un soluzione semplice ma evidente non adottabile a Gradisca. Il fatto poi che le camere siano della vere e proprie zone franche dove soggetti diversi dalle Forze dell’ordine dovrebbero esercitare un controllo segnalando le novità, consente agli immigrati di “lavorare” al loro interno, evidentemente con cannucce e forchette di plastica (visto che non dovrebbero disporre di utensili) per forzare, danneggiandola una grata in ferro oppure togliendo le plafoniere». «Il fatto poi che ancora non funzioni il sistema antiintrusione – sostiene il Sap -, idoneo a segnalare per tempo un tentativo di fuga certamente aiuta l’attuazione di azioni come quella messa in atto nella serata di mercoledi». Non si ha alcuna notizia dei lavori di messa in sicurezza del Cie gradiscano, che riguardano il ripristino della rete a infrarossi, il potenziamento del circuito di vidosorveglianza interna, ma anche il riposizionamento degli ”offendicula”, ovvero la sezione ricurva in ferro inizialmente posizionata in cima alle recinzioni e fatta rimuovere per “ragioni umanitarie” dalla commissione parlamentare de Mistura. Quello che rimaneva dei sistemi di sorveglianza, come telecamere e infrarossi, era stato invece danneggiato nel corso delle pesanti rivolte di dicembre 2008 e agosto 2009
Messaggero del 07/05/10
Fuga dal Cie, riescono a dileguarsi in nove
GRADISCA. Nove immigrati clandestini dileguati e uno ricoverato all’ospedale di Gorizia per una frattura al piede. È il bilancio della fuga di gruppo messa in atto mercoledì sera da alcuni ospiti del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di via Udine mentre per una decina di loro il piano è stato sventato dall’immediato intervento delle forze dell’ordine adibite alla sorveglianza della struttura. La prima fuga di massa del 2010, stando a quanto si è potuto apprendere, sarebbe stata inscenata poco dopo le 22 di mercoledì da una ventina di immigrati clandestini, ma non certo improvvisata. Nel corso delle perquisizioni, scattate subito dopo l’accaduto, infatti, le forze dell’ordine hanno scoperto come il gruppetto sia riuscito a raggiungere il tetto della struttura forzando una grata di ferro posizionata sul soffitto, in coincidenza dell’atrio di una delle stanze della zona notte. Da lì una quarantina di metri prima di raggiungere le recinzioni perimetrali. In nove, come detto, sono riusciti a scavalcarle dileguandosi nei campi retrostanti la struttura di via Udine mentre per un decimo fuggiasco il sogno della libertà è rimasto tale a causa della rovinosa caduta dalla barriera in ferro. Recuperato dagli agenti di polizia, l’uomo è stato subito trasportato nell’infermeria del Cie, dove il personale medico ha immediatamente disposto il ricovero in ospedale. Frattura composta del piede destro il responso delle radiografie che hanno convinto i sanitari del nosocomio goriziano a determinare il ricovero, con una prognosi di 35 giorni. Dei nove immigrati riusciti a far perdere le loro tracce, invece, sono uno è già stato identificato e anche se dalla lista identificativa del personale del Cie risulta che i componenti della fuga siano tunisini e algerini, oltre a un libico. Quanto accaduto mercoledì sera non è l’unico indizio di una tensione in crescita nel centro di identificazione ed espulsione di via Udine, dove nei giorni scorsi si sono registrate due distinte aggressioni da parte di immigrati ai danni di altrettanti operatori del consorzio cooperativistico Connecting Peole di Trapani, dal 2008 ente gestore dei servizi interni del Cie gradiscano. Recentemente, inoltre, un poliziotto è stato aggredito con l’asta di una flebo mentre stava sorvegliando, in ospedale, un immigrato ricoverato nel nosocomio goriziano. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero Veneto del 09/05/10
Si cuce la bocca e finisce all’ ospedale
GRADISCA. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un gesto di autolesionismo o di un’azione di protesta ma la motivazione del ricovero, ieri mattina, al pronto soccorso di Gorizia di un immigrato clandestino ospite del Cie di via Udine resta, in ogni caso, un episodio senza precedenti. Al personale medico del nosocomio goriziano, infatti, si è presentato un uomo (nordafricano) con la bocca interamente cucita. Lo stesso immigrato avrebbe poi raccontato di aver “operato” da solo, utilizzando ago e filo reperiti nel Centro di identificazione ed espulsione. Una volta rimossa la cucitura e accertata l’assenza di infezioni in corso, il personale del pronto soccorso, notato lo stato di esagitazione dell’uomo, ha disposto il suo ricovero al centro di salute mentale di via Vittorio Veneto. Stando a quanto si è potuto apprendere non il primo gesto eclatante da parte dell’immigrato che, la scorsa settimana, era già stato ricoverato all’ospedale di Gorizia dopo essersi procurato un trauma cranico sbattendo ripetutamente la testa contro le sbarre di uno dei corridoi esterni del Cie. Nel corso del suo precedente ricovero, poi, il nordafricano aveva dato in escandescenza aggredendo con l’asta di una flebo un poliziotto che lo stava sorvegliando e tentando la fuga. (ma.ce.)
Violenza al Cie: in manette un immigrato
GRADISCA. Violenza e minacce nei confronti di un’infermiera impegnata nel servizio di assistenza medico-sanitaria all’interno della struttura. È questa l’accusa che, ieri pomeriggio, ha fatto scattare l’arresto di un immigrato clandestino ospite del Cie di Gradisca, trasferito già nella prima serata nel carcere goriziano di via Barzellini. Non il primo episodio con vittima il personale medico o gli assistenti dell’ente gestore del centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca, considerando che la scorsa settimana due persone, sempre a seguito di aggressioni da parte di immigrati, erano dovute ricorrere alle cure del pronto soccorso ma, evidentemente, più grave dei precedenti, tanto da rendere necessario l’intervento della squadra mobile di Gorizia, che ha provveduto all’identificazione e all’arresto del clandestino. Stando a quanto si è potuto apprendere l’immigrato avrebbe richiesto all’infermiera cure mediche non previste dalla prassi medica quotidiana e, di fronte al suo diniego, avrebbe dato in escandescenza, minacciando e tentando di aggredire con una lametta da barba la donna, senza fortunatamente provocarle lesioni. La notizia arriva a confermare come sia in crescita la tensione all’interno del centro di identificazione ed espulsione isontino, da dove mercoledì sera 9 immigrati clandestini erano riusciti a fuggire scavalcando le reti di recinzione e dileguandosi nella campagna limitrofa, mentre per un decimo “ospite” della struttura il sogno di libertà si era trasformato in un ricovero al pronto soccorso per la frattura di un piede, provocata da una caduta dalle barriere di confinamento. Fuga di massa, statisticamente la prima del 2010, che aveva immediatamente riportato l’attenzione sui sistemi di sicurezza attivi e passivi in dotazione al Cie di Gradisca, a più riprese ritenuti inadeguati dai sindacati di Polizia, pronti a denunciare come per scavalcare le recinzioni siano necessari meno di 7 secondi. A preoccupare il personale dell’ente gestore (il consorzio cooperativistico trapanese “Connecting People”) operante all’interno della struttura, poi, è il recente arrivo a Gradisca di un gruppo di immigrati provenienti direttamente dal circuito carcerario, che avrebbe già dato segni di intolleranza verso la struttura di via Udine. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero veneto del 12/05/10
Cie, ancora minacce ai dipendenti
GRADISCA. Aggressioni in crescita e minacce, anche di morte, all’ordine del giorno. La tensione crescente all’interno del Cie di via Udine, dove nell’ultimo fine settimana si sono registrati anche due gravi atti di autolesionismo da parte degli immigrati clandestini, si ripercuote inevitabilmente anche sugli operatori dell’ente gestore dei servizi interni della struttura, a più riprese, nei giorni scorsi, costretti a lanciare l’allarme per una situazione giunta ormai al limite dell’insostenibile. Preoccupazione giustificata dagli ultimi due episodi che hanno avuto come vittime un’infermiera e un operatore, entrambi dipendenti del consorzio cooperativistico trapanese Connecting people. Nel primo caso la donna, minacciata da un immigrato con una lametta da barba per non avergli prestato le cure mediche richieste, aveva sporto denuncia portando all’arresto di un ospite del Cie, mentre più traumatico è stato l’esito dell’aggressione subita dal collega, la scorsa settimana finito all’ospedale, con prognosi di dieci giorni, per aver ricevuto un pugno al volto. Un’escalation che ha coinvolto anche le forze dell’ordine, con un poliziotto aggredito con l’asta di una flebo, due settimane fa, all’ospedale di Gorizia mentre stava sorvegliando un immigrato ricoverato a seguito dell’ennesimo gesto di autolesionismo. Tra le cause della tensione all’interno del Cie ci sarebbe la sensibile crescita di “ospiti” provenienti dal circuito carcerario e l’ormai evoluta organizzazione interna degli immigrati che, come confermato anche dall’ultima fuga (avvenuta la scorsa settimana), possono godere di “appoggi” esterni, presumibilmente contattati via telefonino. (m.c.)
dal Il piccolo del 11/05/10
Nuovo gesto disperato di un tunisino al Cie: ferite da taglio al braccio
GRADISCA Nuovo, grave episodio di autolesionismo al Cie di Gradisca. Nel pomeriggio di ieri un ospite del centro di identificazione ed espulsione di via Udine si è deliberatamente procurato dei tagli, causandosi gravi lesioni all’arteria del braccio sinistro. L’uomo, un tunisino sulla trentina, è stato trovato in una pozza di sangue dagli operatori della Connecting People, l’ente che gestisce la struttura, ed è stato ricoverato in gravi condizioni al nosocomio di Gorizia. Non è chiaro con quale corpo contundente il nordafricano si sia procurato le ferite: nella sua stanza al momento del ritrovamento non erano stati rinvenuti oggetti potenzialmente pericolosi. La notizia segue di alcuni giorni quella relativa all’evasione di gruppo di nove immigrati di nazionalità tunisina, algerina e libanese, avvenuta nella notte fra mercoledì e giovedì. Un decimo clandestino era ricaduto pesantemente nel tentativo di scavalcare la recinzione, procurandosi la frattura a un piede e venendo ricoverato all’ospedale del capoluogo. La tensione nella struttura continua dunque ad essere alle stelle: i pochi dettagli che trapelano dall’ex Polonio raccontano di episodi di autolesionismo all’ordine del giorno, ma anche di continue scaramucce fra gruppi di diverse etnie e soprattutto delle difficilissime condizioni di lavoro degli operatori, oggetto di reiterate minacce e ritorsioni da parte degli immigrati. Un’infermiera recentemente era stata presa a schiaffi, mentre un operatore ha rimediato un pugno in un alterco e – all’ospedale – un agente di polizia è stato colpito con l’asta di una flebo da un ospite ricoverato nel nosocomio goriziano. (l. m.)