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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal messaggero Veneto del 21/11/10
Cie: una quindicina sui tetti, sventato un tentativo di fuga
GRADISCA. Una quindicina di immigrati sui tetti, ma per nessuno di loro l’ennesimo tentativo di fuga dal Cie è andato a buon fine. È il bilancio (senza feriti) dell’ultima notta agitata – tra venerdì e ieri – nella struttura gradiscana, dove la tensione è ancora cominciata a salire in coincidenza con l’escalation nei centri di Bari (14 arresti) e Torino. Secondo fonti vicine all’ente gestore del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, lo stato di agitazione sarebbe scattato poco dopo le 21, quando gli ospiti di quattro stanze, eludendo le schermature d’acciaio posizionate sui corridoi, sono riusciti a guadagnare il tetto e dirigersi nella sezione più vicina alla recinzione perimetrale. Immediato l’intervento di contenimento da parte delle forze dell’ordine impegnate nel servizio di vigilanza che, bloccando le uscite, sono riuscite a far desistere gli immigrati dal tentativo di fuggire. Non si sono registrati scontri o feriti. Situazione rientrata nella normalità già prima della mezzanotte, anche se la protesta di un gruppo di clandestini si è protratta fino a ieri mattina quando, all’ora della colazione, gli operatori dell’ente gestore dei servizi interni del Cie isontino hanno trovato un ospite con la bocca cucita. Protagonista dell’atto di protesta un tunisino già noto al personale della struttura per altri atti di autolesionismo: nelle settimane scorse, infatti, si era procurato una profonda ferita al braccio usando una scheggia di vetro rimossa da una finestra danneggiata. Ieri, invece, si è cucito la bocca usando ago e filo. Un gesto che ha trovato corrispondenza anche nel Cie di Torino, dove a imitarlo sono stati quattro suoi connazionali. Non l’unica serata di tensione, tuttavia, nel Cie di via Udine: martedì, infatti, tre operatori dell’ente gestore erano stati aggrediti da alcuni immigrati, riportando fortunatamente solo lievi contusioni. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 23/11/10
ALTA TENSIONE
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Nei Cie italiani scoppia la rivolta silenziosa. Quella dell’autolesionismo dei migranti, che si cuciono le labbra con ago e filo per protestare contro tutto e tutti: la Bossi-Fini, il decreto Maroni che ha allungato a sei mesi la permanenza nelle strutture di identificazione, ma anche contro il loro imminente rimpatrio e le condizioni di vita all’interno delle strutture. Un silenzioso tam tam e – secondo gli inquirenti – forse anche una regia occulta dall’esterno sta unendo in queste ore i clandestini reclusi nei Cie di Gradisca d’Isonzo e Torino: almeno una quindicina di loro (quattro i casi accertati nella struttura gradiscana), principalmente di etnia maghrebina, si sono clamorosamente cuciti le labbra nelle ultime 48 ore. In massima parte si tratterebbe di irregolari tunisini che attendevano a giorni il rimpatrio. Decine di altri immigrati, in segno di solidarietà, nelle ultime ore hanno invece ingerito lamette, batterie, forbicine per le unghie, vetri rotti. È successo a Torino, nel Cie di corso Brunelleschi, come Gradisca e anche a Lamezia Terme, in Calabria. Tensione alta negli ultimi giorni anche a Bologna e Bari. A quanto si apprende, dei quattro immigrati che a Gradisca si sono cuciti la bocca con ago e filo uno solo è stato ricoverato in ospedale. Trasportato a Cattinara, è riuscito a eludere la sorveglianza e fuggire. Gli altri tre migranti in protesta, secondo fonti vicine alla Questura goriziana, rifiuterebbero invece le cure. Nel Cie isontino la tensione rimane altissima. Alcuni padiglioni del centro di fatto sono in mano agli immigrati. Ieri all’ex Polonio si è registrata la seconda rivolta in pochi giorni. Dopo la protesta inscenata nella notte fra venerdì e sabato, con una quindicina di immigrati saliti sui tetti nel tentativo (non riuscito) di darsi alla fuga, ieri attorno alle 16 è scoppiato un incendio: gli immigrati hanno dato fuoco a coperte, lenzuola, materassi e suppellettili, rendendo necessario l’intervento dei Vigili del fuoco. Sabato pomeriggio, in seguito all’interruzione anticipata dell’ora d’aria, quattro reclusi del Cie di Gradisca avrebbero invece ingerito delle lamette. Due di loro, rinchiusi nella Zona blu – quella a maggiore rischio – sono stati trasportati al Pronto soccorso mentre gli altri, rinchiusi nella Zona rossa, sono rimasti all’interno del Cie. A Gradisca sono approdati due casi eclatanti: quello di un cittadino tunisino che ha presentato ricorso contro l’espulsione in quanto gay (nel Paese d’origine l’omosessualità è un reato punito con il carcere) e un cittadino indiano passato dalle telecamere di “Annozero”, durante il presidio di solidarietà agli immigrati abbarbicati sulla gru di Brescia, a una cella del Cie. Nella struttura partiranno a dicembre (per 1 milione e 600mila euro) i lavori di potenziamento della sicurezza. Il Cie sarà svuotato, ma non è dato sapere se al termine dell’intervento sarà portato alla sua capienza reale di 250 posti o se verrà mantenuta quella attuale (non più della metà). Secondo i sindacati di polizia un centro a pieno regime diverrebbe “una polveriera” più di quanto già non sia
Dal Messaggero Veneto del 23/11/10
Non vogliono essere rimpatriati 20 immigrati tentano la rivolta
GRADISCA D’ISONZO. Ancora una giornata di tensione al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove ieri pomeriggio una ventina di immigrati tunisini in procinto di essere rimpatriati ha inscenato una rivolta appiccando il fuoco a materassi e coperte in due camere della struttura. Una fitta colonna di fumo si è levata dalla struttura isontina, costringendo gli operatori dell’ente gestore a richiedere, poco dopo le 16, l’intervento dei vigili del fuoco. Situazione tornata in sicurezza dopo poco più di mezz’ora, sotto la supervisione delle forze dell’ordine adibite al servizio di vigilanza, subito riuscite a sedare il tentativo di rivolta. Nella notte tra domenica e ieri, invece, fuga riuscita per un immigrato tunisino, riuscito a eludere la sorveglianza mentre si trovava al pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia, dove era stato trasferito a seguito di una ferita autoprocurata al braccio.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
DAl Messaggero Veneto del 24/11/10
Disordini al Cie, un arresto
Gradisca GRADISCA. Si è concluso con l’arresto, per resistenza e minacce a pubblico ufficiale, di un immigrato nordafricano il lunedì ad alta tensione all’interno del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Udine. Le manette, per l’ospite della struttura isontina, sono scattate verso le 23, quando l’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato identificato come uno dei responsabili dell’incendio appiccato in tarda serata in una camerata. L’azione, che ha coinvolto una decina di immigrati, è scatta a poche ore di distanza da quella messa in atto nel pomeriggio da una ventina di ospiti, che avevano dato fuoco a materassi e coperte rendendo inutilizzabili due camere e richiedendo l’intervento dei Vigili del fuoco di Gorizia. L’immigrato tratto in arresto lunedì sera si presenterà già stamane al Tribunale di Gorizia per l’udienza di convalida del provvedimento. Un clima di tensione, stando a quanto si è potuto apprendere, alimentato in prevalenza da immigrati di nazionalità tunisina, nei confronti dei quali stanno continuando ad arrivare gli ordini di rimpatrio nel proprio Paese. Procedure, tuttavia, non agevoli considerando che la Tunisia consente il rimpatrio di soli 4 connazionali al giorno in tutta Italia. Una limitazione che obbliga le Prefetture italiane, tra cui quella di Gorizia, ad inviare alla spicciolata gli immigrati tunisini nelle strutture romane, visto che proprio dalla capitale partono i voli charter presposti all’espulsione coatta dei clandestini identificati. Passando ai previsti lavori di adeguamento e messa in sicurezza del Cie di Gradisca, invece, è slittata a fine mese l’assegnazione dell’appalto dei lavori, per i quali la Prefettura ha indetto un bando di gara fissando in un milione 660 mila euro la base d’asta. (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
La situazione del CIE di Gradisca dev’essere oltre ogni immaginazione se, dopo la Cgil, negano la visita pure ai consiglieri regionali.
Dal Messaggero Veneto del 26/11/10
Pustetto: negata la visita al Cie di Gradisca
GRADISCA. «Il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca mi è precluso»: lo ha denunciato il consigliere regionale di Sinistra ecologia libertà (Sa-Sel) del Friuli Venezia Giulia, Stefano Pustetto, che ha chiesto di poter visitare il centro. «Ho inoltrato formale richiesta alla Prefettura di Gorizia – scrive Pustetto in una nota – per poter visitare il Cie e il Cara (Centro richiedenti asilo politico) nella mia veste di consigliere regionale e tenuto conto anche delle mie competenze di medico. Dopo diverse sollecitazioni, la risposta è che la mia richiesta è stata inoltrata al ministero degli Interni, cosa che mi lascia alquanto stupito visto che l’autorità preposta a rilasciare il permesso di visita è proprio la Prefettura. Non comprendo, quindi, la necessità di chiedere il nullaosta a Roma». «Questo atteggiamento della Prefettura – aggiunge il consigliere – non fa che aumentare la mia preoccupazione per le notizie trapelate dal Cie. Se la situazione fosse tranquilla, come dichiarato dall’autorità preposta al controllo, non ci dovrebbe essere nessun ostacolo ad autorizzare tempestivamente la mia visita».
Dal Piccolo del 26/11/10
«Visite al Cie? Il nulla osta lo dà il Viminale»
GRADISCA «L’atteggiamento della Prefettura non fa che aumentare la preoccupazione su quanto trapelato dall’interno del Cie». Ad affermarlo è il consigliere regionale Stefano Pustetto (Sinistra Ecologia e Libertà), che ha chiesto di visitare la struttura per immigrati di via Udine. Domanda che, stando alle parole dell’esponente del partito di Nichi Vendola, è stata “girata” dalla Prefettura direttamente al Viminale. «Nei giorni scorsi ho inoltrato formale domanda alla Prefettura per poter visitare il Cie e il Cara – fa sapere Pustetto – nella mia veste di consigliere regionale e tenuto anche conto delle mie competenze di medico. Dopo diverse sollecitazioni, mi viene risposto che la mia richiesta è stata inoltrata al ministero dell’Interno, cosa che – prosegue il consigliere regionale – mi lascia alquanto stupito, visto che l’autorità preposta a rilasciare il permesso di visita è la Prefettura stessa. Tale atteggiamento della Prefettura – così ancora Pustetto – non fa che aumentare la mia preoccupazione per le notizie che sono trapelate dal Cie di Gradisca. Se la situazione fosse tranquilla, come dichiarato dall’autorità preposta al controllo, non ci dovrebbe essere nessun ostacolo ad autorizzare tempestivamente la mia visita». Il riferimento del consigliere è alle notizie trapelate negli ultimi giorni, in base alle quali all’interno del Cie vi sarebbero state nell’ordine una rivolta sui tetti, un paio di tentativi di fuga andati a segno, ma soprattutto gravi episodi di autolesionismo. Episodi culminati nell’ingerimento di bulloni, vetri e lamette da parte di alcuni ospiti, senza contare l’indiscrezione secondo cui quattro clandestini si sarebbero cuciti la bocca con ago e filo in segno di protesta. Sul web inoltre sono state inserite delle foto di immigrati con la bocca cucita che, anche per la loro non provata attendibilità e per la loro cruenza, abbiamo deciso di non pubblicare. Tornando alla richiesta di Pauletto, secondo altre fonti, l’iter deciso dalla Prefettura sarebbe dovuto alla inagibilità di alcune ali del centro, atteso a breve dal maxi-intervento di risistemazione e potenziamento della sicurezza interna. «Nella mia veste di consigliere regionale ho già visitato tutte le strutture carcerarie presenti in regione, non capisco quindi perché il Cie, del quale si dice che non è un carcere, mi sia precluso», conclude Pustetto. Questa sera alle 20, intanto, il centro “Balducci” di Zugliano ospita l’incontro “Gradisca: cosa c’è al di là del muro?”. Interverranno Pierluigi Di Piazza, fondatore Centro di accoglienza E.Balducci, Gianfranco Schiavone, componente del direttivo nazionale dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), e già membro della Commissione De Mistura, Genni Fabrizio presidente della Tenda per la pace e i diritti. Attesa la relazione di Rolando Magnano, portavoce di Medici senza frontiere Italia, che illustrerà i risultati emersi dal rapporto condotto dall’associazione relativamente ai centri italiani per immigrati. Sono stati invitati all’incontro parlamentari e consiglieri regionali, i sindaci del mandamento, la Prefettura e la Questura di Gorizia, la Provincia, l’ente gestore del Cie Connecting People, la Caritas, l’Asl, i sindacati di polizia. Mercoledì Gradisca ha infine potuto guardare anche all’altra faccia dell’immigrazione. (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
E’ importante continuare le pressioni sull’ambasciata della Nigeria dopo il
presidio che si è svolto lì sotto questa mattina.
L’ambasciatore e gli altri funzionari devono sapere che l’attenzione nei loro confronti come complici delle deportazioni è forte e non circoscrivibile alla sola città di Roma. La loro complicità sta nel riconoscimento, dietro congruo corrispettivo economico, di nigeriane/i senza documenti rinchiusi nei Cie. Così l’ambasciata di Nigeria autorizza l’espulsione di donne e uomini senza tener conto del loro passato e del pericolo di vita in cui incorrono sempre e comunque ritornando al loro paese d’origine.
Chi non può essere fisicamente a Roma può mandare telegrammi o telefonare:
Ambasciata di Nigeria
Via Orazio 14, Roma
Tel. 06 683931
da
http://noinonsiamocomplici.noblogs.org/
LA POLIZIA STUPRA… LA QUESTURA DEPORTA!!
Luglio 2009: Joy, una ragazza nigeriana rinchiusa nel centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, subisce un tentativo di stupro da parte dell’ispettore capo di polizia Vittorio Addesso.
La sua determinazione e quella della sua compagna di stanza, Hellen, riescono ad allontanare l’uomo.
Agosto: scoppia una rivolta nel CIE, a cui partecipano tutti i detenuti. Vengono arrestati nove uomini e cinque donne. Tra queste anche Joy ed Hellen, dopo essere state umiliate e picchiate dal solerte aguzzino e stupratore Addesso.
Dopo sei mesi di carcere, e la deposizione della denuncia per tentato stupro da parte di Joy, tutte le ragazze vengono rinchiuse un’altra volta in un CIE, in attesa del rimpatrio coatto verso i paesi d’origine.
Il 15 marzo Joy è stata trasferita dal CIE di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma, insieme a molte altre donne nigeriane. Ieri il console nigeriano è entrato nel CIE per identificare una decina di ragazze. Sappiamo bene cosa significa questo: l’espulsione a brevissimo termine. Domani tornerà per finire il loro lavoro mercenario, identificazione e espulsione in cambio di soldi.
Entro un paio di giorni le vogliono espellere tutte: una vera e propria deportazione di massa.
Già da giorni giravano voci riguardo alle pressioni da parte della questura di Milano perché Joy venisse espulsa. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più vili.
Come il 25 novembre scorso quando, manganelli alla mano, hanno più volte caricato un presidio di donne che volantinavano alla stazione Cadorna di Milano per denunciare che i CIE sono luoghi di tortura per tutti i reclusi, e che se i reclusi sono donne tortura vuole dire anche abusi sessuali da parte dei guardiani.
O come quando, nella notte fra l’11 e il 12 febbraio, la questura ha deciso di far “sparire” le cinque ragazze dalle carceri in cui erano rinchiuse per riportarle nei CIE, solo per non far loro incontrare i numerosi solidali che già dalla mattina attendevano la loro scarcerazione.
Oggi la questura spinge per l’espulsione di Joy e con lei si libera anche di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce tutte le nefandezze che ogni giorno avvengono, con l’avallo e la complicità di polizia e croce rossa, in questi moderni lager per immigrati chiamati CIE.
La storia di joy ci dimostra come gli apparati repressivi e di controllo dello stato esigano soprattutto che i ricatti sessuali che ogni donna e trans subisce dentro i CIE rimangano taciuti.
La forza che hanno dimostrato Hellen e Joy fa paura, perché è la forza che smaschera la verità di quello che accade dentro le mura di quei lager per migranti. Gli aguzzini che li controllano stanno facendo di tutto per impedire che questo precedente apra un varco o una breccia in quelle mura.
Che nessuno/a ci venga più a dire che in Italia ci sono leggi contro la violenza sessuale e lo stalking e che è necessario denunciare. Chiunque ancora lo pensa, da oggi in poi si ricordi bene questo: le forze dell’ordine hanno licenza di stuprare, anche grazie alle coperture di cui godono e grazie a un apparato istituzionale connivente.
I cie sono luoghi di tortura fisica e psicologica per tutti i reclusi: le persone vengono picchiate, costrette a prendere psicofarmaci, private della loro libertà solo perchè non provviste di un regolare pezzo di carta chiamato permesso di soggiorno; e dove le donne subiscono continue molestie sessuali fatte di battute sessiste, sguardi obliqui delle guardie uomini, fino ai veri e propri tentativi di stupro.
Nessuna pace per chi stupra e molesta le donne e con chi gestisce questi CIE, tanto più se lo fa forte della divisa che indossa e delle connivenze di cui gode!!!
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero Veneto MARTEDÌ, 17 AGOSTO 2010 Pagina 4 – Attualità
Un arresto, un ferito e due militari contusi nella struttura friulana
Rivolta di clandestini a Gradisca e Milano
Evasione di massa dal Cie goriziano. Stessa sorte in Lombardia e a Brindisi
LE CONSEGUENZE
IMMIGRAZIONE
Nella nostra regione in fuga undici stranieri, ripresi altri quattordici Gli inquirenti cercano eventuali collegamenti fra i tre avvenimenti
UDINE. Prima Brindisi, poi Gradisca d’Isonzo e Milano. Tre evasioni che sembrano avere un’unica regia, come quelle che si erano verificate meno di un mese fa, il 18 luglio, nei Cie del capoluogo lombardo e della città friulana. Dal Centro d’identificazione ed espulsione milanese la notte scorsa hanno cercato la fuga in 18 salendo sul tetto ma solo uno, un algerino, ce l’ha fatta; da quello friulano sono scappati in 25, ma 14 sono stati ripresi. A Brindisi erano fuggiti in 30 e in 20 sono stati rintracciati.
Undici immigrati fuggiti, uno arrestato, due militari contusi nel corso delle azioni di contenimento e un clandestino ricoverato al pronto soccorso di Gorizia con una frattura al polso sinistro. È il bilancio di un Ferragosto ad alta tensione al Cie di Gradisca dove, poco dopo le 17 di domenica, una settantina di ospiti della struttura ha inscenato una rivolta.
Un’azione palesemente pianificata e sviluppatasi su più fronti, con il chiaro intento di depistare le forze dell’ordine. Un primo gruppo di una cinquantina di immigrati, stando a quanto si è potuto apprendere, è riuscito a smontare una grata di ferro posta a protezione delle camerate e dotarsi di due spranghe con le quali, dopo aver forzato un lucchetto, si è riversato al cancello del campetto di calcio interno al Cie. Gli immigrati avrebbero, quindi, minacciato un’operatore dell’ente gestore della struttura, costringendolo a farsi aprire l’inferriata.
Nel frattempo circa venti immigrati, rimasti nelle camerate, sono saliti sui tetti del complesso, costringendo le forze dell’ordine a disperdersi lungo il perimetro della struttura.
Sempre utilizzando le due spranghe di ferro, gli immigrati entrati nel campetto di calcio sono riusciti a forzare un altro lucchetto e aprire il cancello secondario, trovandosi di fronte i militari, accorsi a protezione della recinzione perimetrale.
Inevitabile lo scontro, con 15 immigrati clandestini riusciti a scavalcare la recinzione e fuggire nella campagna retrostante. Tre i feriti nel corso dell’azione: due militari, rimasti leggermente contusi, e un tunisino, trasportato al pronto soccorso di Gorizia, dove gli sono state riscontrate una frattura al polso sinistro (subito ridotta dal personale medico isontino) e una ferita lacerocontusa alla mano. Poche ore dopo il nordafricano è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni.
Sul fronte lombardo Alberto Bruno, commissario della Croce rossa milanese, che gestisce via Corelli, è convinto che anche in questo caso siano state evasioni organizzate: «Si tratta di persone che hanno tutte un cellulare, che sono arrivate negli stessi periodi, e di uguale nazionalità» spiega. Evasioni e disordini diversi rispetto alle rivolte degli anni scorsi contro le condizioni di trattenimento, come quella del 14 agosto del 2009 che causò a Milano la condanna per danneggiamento e altri reati di 13 immigrati.
Nelle rivolte, i responsabili avevano cercato di avere la massima risonanza mediatica avvisando, in alcuni casi, i mezzi di comunicazione, mentre le fughe di questi giorni non sono state ovviamente preannunciate. C’erano stati danneggiamenti importanti, con l’incendio di materassi e la devastazione di arredi e suppellettili. Negli ultimi casi, i disordini sono invece apparsi più dei diversivi per distrarre le forze dell’ordine.
Il commisario della Cri non mette questi ultimi episodi in relazione a una presunta insufficienza strutturale dei Cie (almeno in quello di Milano non vi è sovraffollamento) e, per quanto riguarda la richiesta di aumento del numero di questi centri, spiega che si tratta di «una questione relativa alla politica di lotta all’immigrazione clandestina riguardo la quale la Croce rossa non può, nè vuole intervenire».
Infine il segretario provinciale del Siulp di Gorizia, Giovanni Sammito, si è detto infine preoccupato della «escalation di tentativi di fuga». «Purtroppo il Cie di Gradisca d’Isonzo – ha aggiunto il sindacalista – annovera una serie di primati: è uno dei Cie più costosi d’Italia, è il Cie secondo come dimensioni e numero di ospiti rispetto agli altri 13 che ci sono sul territorio nazionale, è un Cie che in proporzione ha meno uomini dedicati alla sicurezza della struttura».
16 agosto Repubblica
Gli incidenti nella notte di Ferragosto. Aperta un’inchiesta su 18 ospiti del centro
Un uomo di nazionalità algerina è scappato questa notte dal Cie (Centro di identificazione ed espulsione) in via Corelli a Milano nel corso di una rivolta che ha coinvolto in tutto 18 persone. Sei gli agenti del reparto mobile rimasti contusi nell’azione di contenimento e tre gli ospiti del centro trasportati in ospedale per contusioni agli arti inferiori.
I disordini sono cominciati intorno all’1.30 della notte, quando 18 persone, 17 delle quali nordafricane, sono salite sul tetto del Cie nel tentativo di fuggire. Nel corso della rivolta, tre reparti della struttura sono stati danneggiati. In frantumi i vetri delle finestre. Cinque in totale i nordafricani rimasti contusi nel corso dell’operazione di contenimento a opera degli agenti del reparto mobile della polizia, terminata intorno alle 2.15, tre dei quali trasportati in ospedale. Sempre per contusioni sono rimasti feriti anche sei poliziotti. Tutti e 18 gli ospiti sono stati denunciati per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
L’ultima protesta risale a un meno di mese fa, lo scorso 18 luglio, quando una trentina di stranieri ospitati nel centro tentarono di fuggire e danneggiarono parti della struttura. Alla fine furono in tre, due marocchini e un tunisino, a guadagnare l’uscita e a dileguarsi.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo
MARTEDÌ, 17 AGOSTO 2010
UNA QUARANTINA DI IMMIGRATI SFONDANO UN CANCELLO E CERCANO LA FUGA
Evasione in massa per Ferragosto dal Cie di Gradisca
Immediata la caccia all’uomo: molti sono stati bloccati quasi subito ma cinque sono riusciti a dileguarsi
di LUIGI MURCIANO
GRADISCA Ferragosto con evasione al Cie di Gradisca. Una quarantina di immigrati nel tardo pomeriggio di domenica ha forzato con delle spranghe in ferro il lucchetto di un cancello che dà sul campo da calcio del centro immigrati. Sono stati sufficienti pochi secondi per consentire loro di riversarsi sul lato opposto all’ingresso e tentare di valicare le barriere che danno sulla campagna retrostante il Cie. Ben 25 clandestini, in massima parte tunisini, sono riusciti a scavalcare la recinzione. Di questi a varie riprese ne sono stati bloccati 20 (gli ultimi cinque solo a tarda sera, nel monfalconese), fra cui il tunisino che aveva forzato il lucchetto. Per i restanti 11 l’evasione è riuscita e a nulla sono valse le ricerche delle forze dell’ordine nelle zone circostanti la struttura di via Udine. Un immigrato nel tenativo di fuggire si è procurato la frattura di un polso, contusi anche due militari addetti alla sorveglianza, feriti in maniera lieve: uno di essi è stato ricoverato al nosocomio di Gorizia.
E quasi contemporanemanete a Gradisca, anche al Cie di Milano c’è stato un tenttaivo di evasione di massa: c’è l’ipotesi ache ci sia una regia unica che colleghi i due episodi come avvenne nel 18 luglio scorso. Con questa ennesima evasione sono ormai quasi 60 i clandestini riusciti ad evadere dal Cie gradiscano da maggio a oggi. Solo a maggio erano state tre le evasioni in neanche dieci giorni per un totale di 33 clandestini datisi con successo alla macchia. E a fine luglio riuscirono a dileguarsi altri 12 immigrati. Solo per citare i due clasi eclatanti. Dal 2006 ad oggi nel Cie di Gradisca sono stati cagionati danni per oltre 1 milione di euro. Durissima la condanna del sindacato autonomo di polizia, il Sap, che attraverso il segretario provinciale Angelo Obit ora chiede senza mezzi termini la chiusura del Cie di Gradisca. «Non vogliamo attribuire responsabilità precise, peraltro evidentissime, sull’accaduto – spiega Obit – ma chiediamo che nella struttura, che già opera con capienza ridotta a causa dei molteplici “buchi” attuati nel complesso con tentativi di evasione più che settimanali, venga finalmente messo un punto. La situazione è grottesca. Le molteplici falle oramai sono note, come pure l’inefficienza dei sistemi di sorveglianza. Ora lo Stato si dimostri concreto e chiuda una struttura che, se si vuole ancora funzionale, va ristrutturata rimuovendone i punti deboli».
«Così come è – attacca Obit – è poco più di un alloggio collettivo. Non serve fare leggi, in uno stato di diritto è necessario farle rispettare». Nella struttura dell’ex caserma Polonio si attende da oltre un anno l’intervento chiamato a rendere il centro di identificazione ed espulsione una struttura finalmente a prova di fughe e rivolte interne. Ovvero da quando – a seguito di una sommossa – venne messo totalmente fuori uso il sistema antifuga ad infrarossi. Quello che, per intenderci, aiuta le forze dell’ordine ad intervenire in pochi secondi in caso di tentativi di evasione. Ma l’intervento di ripristino dei sistemi di sicurezza dovrebbe prevedere anche altre migliorìe al Cie: su tutte la ricollocazione dei cosiddetti offendicula, la sezione ricurva in ferro inizialmente posizionata in cima alle recinzioni e rimossa nel corso del 2007 sulla base delle indicazioni fornite dall’allora commissione ministeriale De Mistura, che ne chiese l’eliminazione per ragioni «umanitarie». Terzo e ultimo intervento previsto, il potenziamento del sistema di telecamere a circuito chiuso, essenziali per la sorveglianza. Ebbene, niente di tutto questo è ancora avvenuto. Per la prima volta è stato installato un dispositivo a raggi x per la scannerizzazione della posta che ogni giorno viene inviata al Cie. Ancora fresco è il ricordo dell’esplosione del 22 dicembre scorso, quando un pacco preso in consegna dal direttore del centro, Luigi Dal Ciello, deflagrò senza causare fortunatamente feriti.
Dietro la fuga il sospetto di una regia comune
Gli attentati di dicembre e la sommossa del 18 luglio legano Gradisca e Milano
Sammito (Siulp): «Il personale in servizio è in pericolo»
di STEFANO BIZZI
GRADISCA Undici clandestini in fuga dal Cie di Gradisca d’Isonzo, uno da quello di Milano e un’altra decina da quello di Restinco (Brindisi). È il bilancio delle sommosse scoppiate nei tre Centri di identificazione ed espulsione la sera di Ferragosto. Il bollettino medico registra inoltre uno straniero con un polso fratturato nel Cie isontino e sei poliziotti e cinque immigrati contusi in quello lombardo. La regia comune che si era intravista lo scorso 18 luglio quando gli ospiti trattenuti nella struttura goriziana e in quella meneghina avevano agito in modo congiunto, ora appare ancora più chiara. Anche alla luce del doppio attentato di dicembre rivendicato dalla Federazione anarchica informale, le forze dell’ordine non escludono nessuna ipotesi e le ricerche dei fuggitivi proseguono, anche se con il passare delle ore è sempre meno probabile ritrovare gli immigrati.
A Gradisca d’Isonzo a tentare l’evasione sono stati una quarantina di stranieri, ma solo 25 sono riusciti a superare il muro di cinta della struttura di via Udine. Gli agenti di guardia ne hanno fermati subito otto, altri sei sono stati rintracciati nel corso della mattinata di ieri. I rimanenti 11 sono riusciti a dileguarsi facendo salire il conto degli immigrati fuggiti in quattro mesi a 60. Da maggio le evasioni di massa sono state cinque. «Nonostante l’abnegazione del personale, abbiamo il Cie più vulnerabile d’Italia – denuncia Giovanni Sammito, segretario provinciale del Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia -. Il ministro Roberto Maroni dovrebbe venire a vederlo. I tentativi di evasione e le rivolte sono settimanali. Gli atti di autolesionismo non si contano. Fino ad oggi siamo stati fortunati. Ma per la seconda struttura più grande d’Italia, ci sono pochi uomini. Ad oggi non ci sono state ancora vittime, ma siamo preoccupati. Il personale in servizio è in pericolo. C’è un’intensificazione preoccupante dei tentativi di fuga e le videocamere danneggiate non sono state riparate. Se non si risolvono i limiti del sistema di sorveglianza e non si mettono come previsto gli offendicula, la situazione non può essere risolta».
Sammito ricorda che le segnalazioni degli operatori rimangono inascoltate. «Il personale segnala i problemi – ricorda l’esponente del Siulp -, ma nessuno se ne occupa perché mancano i fondi. Più in generale, il Cie ha indebolito la sicurezza di tutto l’Isontino. Prima qualla di Gorizia era una provincia virtuosa, oggi è la cenerentola d’Italia. Tutti gli uffici devono fare i conti con i servizi del centro di Gradisca. Per le scorte ci sono agenti che da più di un anno aspettano i rimborsi dei soggiorni all’estero. Inoltre, entro il prossimo aprile, perderemo altri 25 uomini che, per il blocco delle assunzioni, non verranno sostituiti. Alla luce di tutto questo possiamo dire che Gorizia viene sacrificata in nome del Cie».
Richieste simili indirizzate al Governo arrivano anche dal presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese (Udc), che chiede al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, l’istituzione nel Centro di identificazione ed espulsione di Restinco di un posto fisso di polizia con almeno 25 agenti.
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Da Il Messaggero Veneto
Rivolta di clandestini a Gradisca e Milano
UDINE. Prima Brindisi, poi Gradisca d’Isonzo e Milano. Tre evasioni che sembrano avere un’unica regia, come quelle che si erano verificate meno di un mese fa, il 18 luglio, nei Cie del capoluogo lombardo e della città friulana. Dal Centro d’identificazione ed espulsione milanese la notte scorsa hanno cercato la fuga in 18 salendo sul tetto ma solo uno, un algerino, ce l’ha fatta; da quello friulano sono scappati in 25, ma 14 sono stati ripresi. A Brindisi erano fuggiti in 30 e in 20 sono stati rintracciati. Undici immigrati fuggiti, uno arrestato, due militari contusi nel corso delle azioni di contenimento e un clandestino ricoverato al pronto soccorso di Gorizia con una frattura al polso sinistro. È il bilancio di un Ferragosto ad alta tensione al Cie di Gradisca dove, poco dopo le 17 di domenica, una settantina di ospiti della struttura ha inscenato una rivolta. Un’azione palesemente pianificata e sviluppatasi su più fronti, con il chiaro intento di depistare le forze dell’ordine. Un primo gruppo di una cinquantina di immigrati, stando a quanto si è potuto apprendere, è riuscito a smontare una grata di ferro posta a protezione delle camerate e dotarsi di due spranghe con le quali, dopo aver forzato un lucchetto, si è riversato al cancello del campetto di calcio interno al Cie. Gli immigrati avrebbero, quindi, minacciato un’operatore dell’ente gestore della struttura, costringendolo a farsi aprire l’inferriata. Nel frattempo circa venti immigrati, rimasti nelle camerate, sono saliti sui tetti del complesso, costringendo le forze dell’ordine a disperdersi lungo il perimetro della struttura. Sempre utilizzando le due spranghe di ferro, gli immigrati entrati nel campetto di calcio sono riusciti a forzare un altro lucchetto e aprire il cancello secondario, trovandosi di fronte i militari, accorsi a protezione della recinzione perimetrale. Inevitabile lo scontro, con 15 immigrati clandestini riusciti a scavalcare la recinzione e fuggire nella campagna retrostante. Tre i feriti nel corso dell’azione: due militari, rimasti leggermente contusi, e un tunisino, trasportato al pronto soccorso di Gorizia, dove gli sono state riscontrate una frattura al polso sinistro (subito ridotta dal personale medico isontino) e una ferita lacerocontusa alla mano. Poche ore dopo il nordafricano è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni. Sul fronte lombardo Alberto Bruno, commissario della Croce rossa milanese, che gestisce via Corelli, è convinto che anche in questo caso siano state evasioni organizzate: «Si tratta di persone che hanno tutte un cellulare, che sono arrivate negli stessi periodi, e di uguale nazionalità» spiega. Evasioni e disordini diversi rispetto alle rivolte degli anni scorsi contro le condizioni di trattenimento, come quella del 14 agosto del 2009 che causò a Milano la condanna per danneggiamento e altri reati di 13 immigrati. Nelle rivolte, i responsabili avevano cercato di avere la massima risonanza mediatica avvisando, in alcuni casi, i mezzi di comunicazione, mentre le fughe di questi giorni non sono state ovviamente preannunciate. C’erano stati danneggiamenti importanti, con l’incendio di materassi e la devastazione di arredi e suppellettili. Negli ultimi casi, i disordini sono invece apparsi più dei diversivi per distrarre le forze dell’ordine. Il commisario della Cri non mette questi ultimi episodi in relazione a una presunta insufficienza strutturale dei Cie (almeno in quello di Milano non vi è sovraffollamento) e, per quanto riguarda la richiesta di aumento del numero di questi centri, spiega che si tratta di «una questione relativa alla politica di lotta all’immigrazione clandestina riguardo la quale la Croce rossa non può, nè vuole intervenire». Infine il segretario provinciale del Siulp di Gorizia, Giovanni Sammito, si è detto infine preoccupato della «escalation di tentativi di fuga». «Purtroppo il Cie di Gradisca d’Isonzo – ha aggiunto il sindacalista – annovera una serie di primati: è uno dei Cie più costosi d’Italia, è il Cie secondo come dimensioni e numero di ospiti rispetto agli altri 13 che ci sono sul territorio nazionale, è un Cie che in proporzione ha meno uomini dedicati alla sicurezza della struttura».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 18/08/10
Dalla massima sicurezza a struttura colabrodo
GRADISCA Da carcere di massima sicurezza per clandestini a prigione-low cost da cui evadere è diventato uno scherzo. E l’incredibile metamorfosi del Cie di Gradisca, struttura inaugurata nel 2006 e costata 17 milioni di euro. Appena 4 anni dopo, la credibilità del centro vacilla in maniera evidente. Sessanta evasioni riuscite in neanche tre mesi, almeno sei rivolte pesantissime, tensioni interne, operatori minacciati, continui episodi di autolesionismo, incendi, isolati casi di droga fornita agli immigrati dall’esterno. E danni stimati – dall’apertura a oggi – per almeno un milione di euro, tanto che la capienza è stata ridotta ben al di sotto di quella ufficiale (240 posti). IL SINDACO «Non ci facciamo alcuna illusione, ma continuiamo a dire che quel centro per noi non andava aperto e oggi andrebbe chiuso» commenta il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini, irritato e preoccupato per la ricaduta negativa su un piccolo centro come quello isontino. «La cittadinanza sta vivendo questa escalation di tensione con grande maturità ma anche con apprensione – dice – ma per quanto la vicinanza di Stato, Regione, Prefettura e Questura sia stata sinora costante, dico alle autorità che adesso devono starci ancora più vicine. Ma concretamente, con interventi corposi sia fuori che dentro il Cie. Lo devono sia alla nostra cittadina, che sta pagando un prezzo altissimo per una decisione totalmente calata dall’alto e che ha visto da sempre tutti contrari, sia a operatori e forze dell’ordine che lavorano in condizioni molto difficili». ESASPERATI Sul caso-Cie anche i sindacati di polizia infatti fanno quadrato: il centro immigrati va chiuso o quantomeno rimesso in sicurezza al più presto. Continue le denunce del Sap, giunte con l segretario provinciale Angelo Obit, è arrivata anche la decisa presa di posizione del Siulp con il referente territoriale Giovanni Sammito: «L’escalation di tentativi di fuga è preoccupante e con essa aumentano anche episodi di autolesionismo fra gli immigrati». E anche gli operatori hanno paura. Luigi Murciano
Clandestini, caccia aperta ancora per sei
di STEFANO BIZZI GRADISCA Sono ancora sei i clandestini irreperibili dopo la maxi-fuga di Ferragosto dal Cie di Gradisca d’Isonzo. A scavalcare il secondo muro di cinta dell’ex caserma ”Ugo Polonio” erano stati 25 immigrati: 8 erano stati subito fermati dagli agenti di guardia, altri 6 erano stati intercettati la mattina seguente dalle auto pattuglie e gli ultimi 5 erano stati rintracciati la stessa sera di lunedì nel Monfalconese. VERTICE Ieri mattina in Prefettura a Gorizia si è tenuta una riunione tecnica urgente alla quale hanno partecipato i rappresentanti istituzionali del Governo, quelli delle forze dell’ordine coinvolte nella sorveglianza e i vertici dell’ente gestore del centro d’identificazione ed espulsione isontino Connecting People. Nel corso del vertice è stato posto l’accento sul fatto che a breve saranno terminati i lavori di consolidamento e di ripristino , già autorizzati e finanziati dal Ministero dell’Interno, «per la messa in efficienza delle parti strutturali interne del centro che erano state danneggiate o asportate nel corso di precedenti tentativi di fuga». Tali lavori dovrebbero garantire «più adeguati standard di sicurezza». VIGILANZA Le forze di polizia, l’esercito e gli operatori sono stati invitati a collaborare in modo più efficace per garantire la prevenzione. Per questo ai primi segnali di tensione partiranno i blitz nelle camerate. Un pronto intervento che servirà a scongiurare ulteriori disordini o tentativi di fuga. «Il clima teso all’interno del Cie – spiega il viceprefetto vicario Gloria Allegretto – non dipende da attriti con le forze dell’ordine . Dipende da altro: dipende dal fatto che l’unico pensiero degli ospiti è quello di fuggire ». RETE È sempre più probabile che dietro alle fughe congiunte di Brindisi, Gradisca e Milano ci sia una regia unica. Secondo il Corriere della Sera la regia comune non sarebbe neppure così occulta come si è detto. Il sistema sarebbe ben radicato e le informazioni sarebbero «gestite» dall’esterno dai gruppi anarchici e no-global. REAZIONI «Fosse solo il Cie di Gradisca d’Isonzo a creare problemi, potremmo cercare di studiare dei sistemi per migliorarlo copiandoli dalle altre strutture del Paese – spiega l’assessore regionale alla Sicurezza Federica Seganti -. È evidente però che ad essere inadeguato alle esigenze di oggi è il sistema complessivo e va ripensato. Dobbiamo rivedere l’approccio perché i Cie non sono adeguati a contenere attività organizzate dall’esterno». «Le evasioni dai Cie avvenute in questi giorni, confermano che le nostre preoccupazioni per i tagli del Governo alle forze dell’ordine erano fondate», afferma invece il deputato Angelo Compagnon, coordinatore regionale dell’Udc del Friuli Venezia Giulia. «Da mesi – ricorda Compagnon – chiediamo un adeguamento sostanzioso di risorse umane e di mezzi per garantire davvero la sicurezza dei cittadini. Ci auguriamo che quanto avvenuto nel giro di 48 ore in più parti del Paese, con un tempismo e una concomitanza peraltro alquanto sospetti, induca l’Esecutivo a provvedere con misure urgenti». «La sproporzione tra il numero di agenti chiamati a vigilare nei Centri e quello degli immigrati ospiti di queste strutture – conclude Compagnon – era sotto gli occhi di tutti già da tempo. Per queste ragioni presenterò un’interpellanza urgente ai ministri dell’Interno e dell’Economia, rispettivamente per quanto riguarda la sicurezza e le risorse necessarie alle forze dell’ordine».
Dal Messaggero Veneto del 18/08/10
Rivolta al Cie, denunciato un operatore
GRADISCA. Un operatore dell’ente gestore del Cie di Gradisca è stato denunciato per favoreggiamento nel corso della rivolta scoppiata in via Udine a ferragosto. La notizia, confermata dalla Questura di Gorizia, è arrivata nel corso di un vertice straordinario svoltosi ieri mattina in Prefettura e convocato per fare il punto sui lavori di messa in sicurezza che a breve saranno terminati nella struttura. A denunciare il dipendente dell’ente gestore dei servizi interni (il consorzio cooperativistico trapanese “Connecting People”) del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine è stata la Polizia, a seguito delle indagini avviate per ricostruire la dinamica della rivolta che aveva portato all’ennesima fuga di massa dalla struttura isontina, conclusasi con il ferimento di un immigrato e contusioni per due militari impegnati nelle operazioni di contenimento. La denuncia è scattata una volta visionate le immagini delle telecamere interne del Cie, in base alle quali sarebbe emerso un tardivo intervento dell’operatore nel chiudere il cancello d’ingresso del campetto di calcio. mancanza che ha consentito a una quarantina di immigrati di riversarsi nell’area e, da lì, raggiungere la recinzione esterna. Lunedì sera, intanto, 5 degli 11 fuggiaschi (tutti tunisini) sono stati intercettati dai carabinieri di Monfalcone nelle vicinanze dell’abitato di Pieris e, una volta identificati, riportati nel Cie gradiscano. Ancora in corso, invece, le ricerche degli ultimi 6 fuggiaschi. A seguito dei nuovi disordini nella struttura isontina, ieri mattina è stato convocato in Prefettura a Gorizia un summit alla presenza dei vertici della stessa, della Questura, dei comandi provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, dell’Esercito preposto alla vigilanza esterna del Cie e del consorzio “Connecting People”. «Una riunione tecnica di coordinamento – si legge nella nota diramata dalla Prefettura goriziana – dove è stato posto l’accento sul fatto che a breve saranno terminati i lavori già autorizzati e finanziati dal Ministero dell’Interno di consolidamento e ripristino per la messa in efficienza delle parti strutturali interne al Centro che erano state danneggiate o asportate nel corso di precedenti tentativi di fuga. Tali lavori assicureranno più adeguati standard di sicurezza all’interno del Cie». Nel corso della riunione è stata ulteriormente ribadita la massima collaborazione tra le forze di Polizia, gli appartenenti alle forze armate e gli operatori dell’ente gestore, al fine di garantire tutta la possibile attività preventiva. A questi ultimi è stata raccomandata la più efficace vigilanza all’interno delle camerate e l’attenzione per la percezione anche dei minimi segnali di tensione, anomalie o segnali premonitori, in modo da poter allertare con immediatezza le forze dell’ordine per un pronto intervento atto a scongiurare disordini e ulteriori tentativi di fuga». (ma.ce.)
«Gradisca non può continuare a pagare per tutti»
Il sindaco GRADISCA. «Ringraziamo Stato e Regione per quanto finora hanno fatto per la nostra comunità, mostrando sempre grande sensibilità nei confronti delle nostre problematiche, ma a loro chiediamo ulteriori sforzi, perchè Gradisca è pesantemente danneggiata, nella sua stessa identità, dalla presenza del Cie». Alla luce dei nuovi disordini al Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, tornato agli onori della cronaca nazionale dopo la rivolta di Ferragosto, è il sindaco Franco Tommasini ad alzare la voce lanciando una richiesta di aiuto a Stato e Regione e parlando apertamente di una Gradisca «che sta pagando per tutti. L’unico Cie del Triveneto lo ospitiamo noi, una cittadina di nemmeno 7 mila anime, un peso rivelatosi da subito insostenibile. Sarebbe oltremodo riduttivo, e poco obiettivo, considerare la preoccupante sistematicità con cui i disordini si susseguono nella struttura come un semplice danno all’immagine di Gradisca. Siamo una cittadina che ha sempre vissuto sul turismo e sul commercio e questa pubblicità, estremamente negativa, che ci sta facendo il Cie di via Udine sta pesantemente intaccando la nostra economia, oltre che la nostra quotidianità. É un dato che non può più essere ignorato: Gradisca non può continuare a pagare, sulla propria pelle, per tutti. Per questo chiediamo a Stato e Regione ulteriori aiuti, non credo sia presuntuoso affermare che Gradisca, per quello che sta vivendo, vanta un credito nei confronti di tali istituzioni». Un credito, nessuna compensazione. Lo ribadisce con forza il primo cittadino gradiscano, il cui pensiero va immediatamente ai suoi concittadini. «Li invito a stare tranquilli, la situazione al Cie è sotto costante monitoraggio e siamo sistematicamente in contatto con Prefettura e Questura, che si sono sempre mostrate sensibili nei nostri confronti e alle quali non abbiamo mai smesso di denunciare le nostre preoccupazioni e – inutile negarlo – frustrazioni per quanto sta accadendo. Come amministratori, tuttavia, ci sentiamo ancora una volta in dovere di elogiare pubblicamente i nostri concittadini per la serietà, la serenità e la civiltà con cui stanno affrontando, quotidianamente, queste problematiche, di non facile soluzione. Era facile prevedere che saremmo arrivati a questo punto, lo si sapeva benissimo già cinque anni fa ma questo non ci impedisce di chiedere ancora a gran voce la chiusura del centro di via Udine: non abbiamo cambiato opinione, anche se sappiamo che resta estremamente difficile veder soddisfatta la nostra richiesta. Riteniamo sia doveroso, in ogni caso, che la struttura venga quantomeno messa in sicurezza, che si ponga fine a questa situazione insostenibile, anche se restiamo convinti che il vero problema sia a monte, non può essere risolto una volta che gli immigrati sono arrivati qui». (ma.ce.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 19/08/10
Gradisca, Centro immigrati blindato. E i dipendenti temono per il futuro
di STEFANO BIZZI GRADISCA «No comment». «Non possiamo parlare, ordini della Prefettura». Alle 7, alle 15 e alle 23 di ogni giorno della settimana c’è il cambio del turno. È l’unica occasione per avvicinare gli operatori che lavorano all’interno del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo e farsi raccontare quanto accade all’interno del Cie. Dalla struttura di via Udine scappano però solo gli immigrati. Gli operatori dell’ente gestore non si lasciano sfuggire neppure una parola. Non possono: l’ordine è quello di non parlare. Soprattutto con i giornalisti. Quello che succede all’interno dell’ex caserma ”Ugo Polonio”, deve rimanere all’interno. Entrare per verificare la situazione dopo la fuga di Ferragosto è impossibile. L’ultima nostra visita risale allo scorso 22 dicembre, ma la richiesta alla Prefettura era stata presentata a settembre: subito dopo l’aggressione subita da due operatori. Il portoncino d’accesso in acciaio è azionato dal corpo di guardia che dalle telecamere di sorveglianza controlla ciò che succede sul piazzale esterno. Alle 15.15 arriva il vicedirettore Vittorio Isoldi. È come sempre cortese, ma come sempre è anche risoluto nella sua posizione. «Non posso rilasciare dichiarazioni, mi dispiace», dice prima di scomparire all’interno del Cie. Se il numero due non parla, magari lo fa il numero uno. Proviamo a chiedere un appuntamento con il direttore Luigi Del Ciello. Magari all’esterno dato che pensare di mettere il naso oltre al muro di cinta è utopia. Ci avviciniamo al citofono. Prima ancora di premere il pulsante, il portone si apre automaticamente. La sorpresa è grande. Dura però un solo istante. Al primo passo in avanti si richiude. Evidentemente si stava spalancando non per fare entrare noi, quanto per fare uscire gli operatori smontanti o gli ospiti del Cara (in attesa che la loro domanda venga esaminata dalla locale Commissione territoriale , i richiedenti asilo possono andare e venire a proprio piacimento). Appena gli agenti in servizio si accorgono dalle telecamere che stiamo per violare la soglia, la porta si richiude. Ci riproviamo. Suoniamo, ma non risponde nessuno. All’interno sanno benissimo chi siamo e cosa vogliamo e sanno altrettanto bene che non possono soddisfare le nostre richieste. Per evitare di dover dare spiegazioni, decidono di non giocare neppure la partita. Se gli operatori non parlano di quello che succede all’interno, difendono però in modo compatto il collega algerino denunciato dalla Questura per aver favorito la sommossa e la fuga. «Ho visto il video – assicura uno dei lavoratori con la maglietta arancione -. Lui non c’entra nulla. Loro erano organizzati militarmente. Lo hanno distratto tenendolo occupato e hanno agito dall’altra parte. Ha fatto quello che facciamo tutti. È capitato a lui, ma al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque. Siamo tutti con lui». «Noi non abbiamo compiti di polizia – ribatte un altro dipendente di Connecting People -, di fronte a questi episodi noi possiamo solo allargare le braccia. Non dimentichiamo che sono persone che si trovano qui per aver commesso un reato, sia solo quello di immigrazione clandestina». «Non dimenticate – aggiunge un terzo – che quando scappano urlano: ”Se ti avvicini ti ammazzo”». Intanto sulle prese di posizioni politiche legate alle richieste di chiusura c’è un dipendente che ricorda: «Non siamo poliziotti: se chiude il Centro non verremo trasferiti ma andremmo a casa con i nostri mutui e con i nostri problemi. L’etica è una altra cosa: Connecting Pepole la sta affrontando con in testa la Persona, non l’Avanzo di galera, che spesso è un disgraziato di 20-25 anni. I Cie ci sono, bisogna gestirli. La cittadinanza di Gradisca non è stata mai in pericolo: anzi. L’indotto gradiscano esibisca le fatture emesse a Connecting People e il Comune dica a quanto ammonta lo stipendio degli impiegati extracomunitari ospiti. Vi assicuro che è un businness e molto redditizio».
Dal Messaggero veneto del 19/08/10
Cie, lavori per 100 mila euro
GRADISCA. I lavori di consolidamento e ripristino dell’efficienza delle parti strutturali interne danneggiate nel corso dei disordini precedenti alla rivolta di ferragosto, annunciati martedì al termine del vertice sulla sicurezza svoltosi in prefettura a Gorizia, rappresentano solo un primo capitolato d’intervento per il Cie di via Udine. A confermarlo è stato l’ufficio di gabinetto della stessa Prefettura isontina, ricordando come i lavori più corposi devono ancora ottenere il via libera dal Viminale. «Nell’immediato si provvederà alla sostituzione dei lucchetti forzati, a rimettere a posto le grate forzate, le sbarre che sono state rimosse dalle porte e a rimpiazzare le vetrate antisfondamento ormai compromesse. Si tratta, in definitiva, di lavori di ripristino in efficienza delle strutture essenziali. Un intervento più corposo, comprensivo del ripristino dei cosiddetti “offendicula” (gli spuntoni ricurvi posizionati in cima alle recinzioni e rimossi nel 2007, ndr ), della sistemazione degli impianti di rilevamento a infrarossi e delle telecamere, invece, rientrano in un secondo capitolato, ovviamente più costoso. Il preventivo si aggira, in questo caso, sui 100 mila euro, ma deve essere ancora finanziato dal ministero dell’Interno, nonostante da tempo (da fine 2008, ndr ) ne sia stata accertata la necessità». Ritardi recentemente finiti nel mirino dei sindacti di Polizia, che a più riprese avevano denunciato come il Cie di Gradisca operi ormai in condizioni di «assoluta inefficienza strutturale, il complesso è ormai un colabrodo». (ma.ce.)
In fuga dal Cie di Trapani fallito un tentativo a Cagliari
ROMA. Si moltiplicano i tentativi di fuga dai Centri per immigrati in questi giorni di agosto. Nei giorni scorsi è accaduto nei Cie di Brindisi, Milano e Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e nel Centro di prima accoglienza (Cpa) di Cagliari. Ieri è stata la volta del Cie di Trapani. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ribadisce che presto saranno aperte altre strutture; critica l’opposizione che parla di «propaganda». A Cagliari il tentativo di evasione è avvenuto lunedì scorso. Protagonisti otto extracomunitari che hanno forzato una finestra al primo piano del centro, ma sono stati bloccati dalle forze dell’ordine. C’è stata quindi una piccola rivolta con il danneggiamento di arredi, porte e finestre. A Cagliari è ospitato attualmente circa un centinaio di clandestini giunti in Sardegna nelle ultime settimane con alcune barche provenienti dal Nord Africa. Fuga riuscita, invece, per una decina di immigrati dal Cie di Trapani, nella notte scorsa. Otto sono stati però già bloccati e riportati all’interno della struttura. Secondo una prima ricostruzione, gli extracomunitari si sarebbero calati da una finestra. Durante la fuga alcuni di loro sarebbero anche rimasti feriti, come testimoniano tracce di sangue trovate dagli investigatori nei pressi del Centro. Il sottosegretario Mantovano ha commentato gli episodi ricordando che «il periodo estivo è ogni anno quello in cui si registrano i maggiori tentativi di fuga. È l’esito di una tensione che deriva dalle caratteristiche della struttura». L’obiettivo, ha aggiunto, «è di aprire in qualche mese dei Cie anche in regioni densamente popolate come la Campania, il Veneto, la Toscana e il Piemonte, dove fino a questo momento non è stato possibile». Per Felice Romano, segretario generale del sindacato di Polizia Siulp, «queste fughe sono dovute al sovraffollamento dei Cie. Purtroppo rispetto alle intenzioni preannunciate dal governo di costruire un Cie per regione, l’obiettivo non è stato raggiunto: i pochi centri esistenti sono troppo pieni». Dura anche l’opposizione. L’annuncio di Mantovano sulla costruzione di nuove Cie, ha detto Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza del Pd, «non è il primo e non sarà l’ultimo. Per adesso mancano però gli atti. Di annunci ne abbiamo già sentiti molti». Sulla stessa linea Fabio Evangelisti (Idv), che definisce «pura propaganda» le parole di Mantovano. «L’apertura dei Cie, infatti – ha osservato – non rappresenta la risposta più efficace contro l’immigrazione clandestina. Sarebbe urgente, piuttosto, andare a colpire le grandi organizzazioni criminali che la gestiscono». La replica alle critiche è affidata a Margherita Boniver, presidente del Comitato Schengen. «I Cie – ha sottolineato – ci sono e per lo più funzionano come dovrebbero. Sono un indispensabile strumento per la migliore regolazione possibile dei flussi di clandestini».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 30/09/10
«Il Cie è peggio del carcere la polizia ci offende e ci malmena»
GRADISCA Una perquisizione “di massa” al Cie di Gradisca. L’episodio si sarebbe verificato una settimana fa, a seguito dell’ennesimo tentativo di fuga dalla struttura di identificazione ed espulsione di via Udine. Le foze dell’ordine avrebbero svegliato i reclusi nel cuore della notte, concentrandoli – pare un’ottantina – in un’unica camerata mentre nel frattempo la polizia avrebbe avviato la perquisizione nelle stanze alla ricerca di corpi contundenti e altri oggetti che avrebbero potuto essere usati nel tentativo di evasione. A testimoniarlo anche una lettera apparentemente inviata dagli immigrati ad alcune testate web vicine alla galassia no-global. «Il trattamento qui è peggio del carcere – recita la missiva che è rimbalzata quà e là nella Rete -: abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire. Ci sono tre minorenni tunisini, hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni? Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti…Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane. La polizia – denuncia la missiva – spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.Ci trattano come delle bestie. Alcuni operatori usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente. Da due giorni siamo in sciopero della fame, e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie. Le condizioni qui a Gradisca sono disumane, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perchè non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per 6 mesi della loro vita?». Dopo le fughe di immigrati fatte registrare nelle ultime settimane, saranno rafforzate le misure di prevenzione e vigilanza al Cie. Lo ha deciso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal Prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu. (l.m.)