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CIE DI GRADISCA: partono i lavori?

Dal Messaggero Veneto

16/01/11

Gestione di Cie e Cara di Gradisca: base d asta di oltre 15 milioni

 

di MARCO CECI

 

GORIZIA. Un appalto (al netto dell’Iva) di 15 milioni e 20 mila euro. È la base d’asta indicata dalla Prefettura di Gorizia, ente appaltante, per la gestione triennale (dal 1° marzo 2011 al 28 febbraio 2014) del Centro di identificazione ed espulsione (Cie, 248 posti, ma non ancora a pieno regime) e del limitrofo Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara, 138 posti) di Gradisca d’Isonzo. Uno “stipendio” annuale di circa 5 milioni di euro per i soli servizi interni (escluse, quindi, luce, acqua, gas e il servizio garantito dalle forze dell’ordine), quindi, quello che lo Stato riconoscerà all’ente gestore. In carico al nuovo titolare della gestione saranno i servizi di assistenza generica alla persona (mediazione linguistica culturale, sostegno socio–psicologico), di assistenza sanitaria, di pulizia e igiene ambientale e le forniture per gli ospiti: vestiario, igiene personale (compreso il taglio capelli) ed effetti letterecci (materassi, lenzuola e coperte). A ogni ospite, inoltre, dovrà essere garantita la fornitura di una scheda telefonica di 15 euro e, ogni due giorni, di un buono di 5 euro spendibile all’interno del centro per spese come bolli postali, schede telefoniche, snack alimentari, bibite analcoliche, sigarette, libri, riviste, giornali. Il nuovo ente gestore, inoltre, dovrà gestire anche la fornitura dei pasti (colazione, pranzo e cena). Per il solo Cara è prevista anche la fornitura per neonati e bambini secondo necessità.

Il bando è stato indetto il 28 dicembre, ma al momento non sono ancora state presentate offerte, anche se alcuni soggetti interessati hanno già inoltrato richiesta di accesso ai luoghi. Tra questi non figurano nè il primo gestore del centro per immigrati isontino (la cooperativa Minerva di Gorizia) nè quello attuale, il consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, anche se sembra scontata la loro partecipazione alla gara d’appalto. Il termine per la presentazione delle offerte è il 31 gennaio.

Cie che, nel frattempo, è ormai pronto per sottoporsi all’intervento di messa in sicurezza, atteso da ormai due anni. Lavori in partenza già la prossima settimana, come ha confermato il vice prefetto vicario di Gorizia, Gloria Allegretto: «Si stanno solo definendo la questione organizzativa, le procedure per garantire l’esecuzione dell’intervento in sicurezza: l’avvio dello stesso è previsto a giorni. Proprio per ragioni di sicurezza si procederà a lotti e la capienza del Cie sarà probabilmente ridotta in concomitanza dei lavori. Per primi saranno eseguiti quelli di potenziamento della recinzione esterna e dell’impiantistica generale». L’intervento è stato affidato per un importo di 1 milione 641 mila euro alla Easylight di San Michele al Tagliamento, che dovrebbe completarlo in sei mesi.

«La recinzione non verrà potenziata con i cosiddetti offendicula (le sezioni ricurve superiori presenti anche negli stadi, ndr), la commissione etica non lo consente – ha concluso Allegretto –, si procederà semplicemente all’innalzamento della stessa: altezza che aumenterà di oltre un metro. Su questa, poi, verranno posizionati nuovi sensori e si procederà a rivestirla, nelle sezioni più sensibili, con pannelli in plexiglas, in modo da non offrire punti di appoggio a chi prova a scavalcare».

CIE DI GRADISCA: nessuno svuotamento, partono i lavori

Da Il Piccolo del 20/01/11

Il Cie non si svuoterà durante la ristrutturazione

 

GRADISCA Il Cie di Gradisca non sarà completamente svuotato durante i lavori di messa in sicurezza. Lo confermano fonti vicine alla Prefettura di Gorizia: nella struttura per immigrati, i cui lavori di ristrutturazione inizieranno a giorni, gli interventi verranno eseguiti a piccoli lotti riducendo la capienza a seconda delle esigenze. Ma una chiusura del Cie a quanto pare non è minimamente in discussione. Per primi saranno eseguiti i lavori di potenziamento della recinzione esterna e dell’impiantistica. L’intervento è stato affidato per un importo di 1 milione 641 mila euro alla Easylight di San Michele al Tagliamento, che dovrebbe completarlo in sei mesi. Particolarmente attesi gli interventi che condurranno alla collocazione di dispositivi di videosorveglianza e dei sistemi antifuga a infrarossi all’interno del centro di identificazione. Niente offendicula, invece: le sezioni ricurve bocciate dalla commissione De Mistura nel 2007 rimangono “non consentiti” dalla commissione etica. Si procederà dunque al solo innalzamento della recinzione e al suo rivestimento in plexiglass, così come era stato richiesto a gran voce anche dai sindacati di polizia, in modo da togliere ad eventuali fuggitivi ogni possibile appiglio. Non ci sono ancora offerte ufficiali, invece, per la nuova gestione del Cie e e del Cara di Gradisca. Ma l’interessamento di alcuni soggetti, che hanno richiesto di effettuare un sopralluogo nelle due strutture isontine per immigrati, è concreto. Fra queste, in ogni caso, almeno per ora non vi sono nè l’attuale gestore Connecting People nè il primo ente titolare dei servizi interni del centro di identificazione, la coop goriziana Minerva. Ad ogni modo la loro partecipazione al bando di gara appare molto probabile. Potrebbe dunque rinnovarsi il duello che nel 2008 si concluse fra i veleni e con importanti strascichi in tribunale. La gestione della coop siciliana Connecting People sarà certamente prorogata sino al 28 febbraio del 2011. Il servizio sarà aggiudicato all’impresa che avrà ottenuto il maggior punteggio risultante dalla sommatoria della valutazione relativa all’offerta tecnica e alla convenienza economica. L’importo complessivo di 15 milioni di euro sino al 2014 – 5 milioni l’anno, dunque – tiene conto della media dei costi di gestione delle due strutture negli ultimi tre anni, ed è determinato – si legge nel bando – «dal prezzo per la fornitura dei beni e per l’espletamento dei servizi e dell’esecuzione della manutenzione ordinaria, rapportato alla capienza del Centro di identificazione ed espulsione e del Centro richiedenti asilo (rispettivamente 248 e 138 posti ndr) moltiplicato per trentasei mensilità». (l.m.)

CIE DI GRADISCA: bloccati i lavori di rinnovo

Dal Piccolo del 28/01/11

Bloccati i lavori di rinnovo del Cie

 

GRADISCA Affidamento dei lavori: congelato. Alla base del mancato inizio degli attesi lavori di ristrutturazione del Cie di Gradisca ci sarebbe un eccessivo ribasso sulla base d’asta da parte della ditta provvisoriamente classificatasi al primo posto nella gara d’appalto.

Secondo indiscrezioni la Prefettura di Gorizia non avrebbe inteso procedere con l’affidamento definitivo dei lavori alla ditta Easy Light di San Michele al Tagliamento (Venezia) segnalando al Viminale alcune perplessità sulla documentazione prodotta dall’impresa. A non convincere, come detto, l’eccessivo ribasso sulla base d’asta di 1 milione e 600mila euro. E così continua a slittare un intervento di ripristino della sicurezza atteso ormai da tre anni, e invocato soprattutto da operatori e forze dell’ordine. Se l’affidamento non dovesse andare in porto, i lavori potrebbero essere affidati al soggetto classificatosi al secondo posto della graduatoria: un’associazione temporanea d’impresa di cui farebbe parte anche la Cerasi Spa, il colosso romano dell’edilizia che dal 2001 al 2006 ha lavorato proprio alla realizzazione dell’allora Cpta di Gradisca.

Particolarmente attesi gli interventi che condurranno alla collocazione di dispositivi di videosorveglianza e dei sistemi antifuga a infrarossi all’interno del centro di identificazione. Niente offendicula, invece: le sezioni ricurve bocciate dalla commissione De Mistura nel 2007 rimangono “non consentiti” dalla commissione etica. Si procederà dunque al solo innalzamento della recinzione e al suo rivestimento in plexiglass, così come era stato richiesto a gran voce anche dai sindacati di polizia, in modo da togliere ad eventuali fuggitivi ogni possibile appiglio. Il Cie di Gradisca non sarà completamente svuotato durante i lavori di messa in sicurezza. Gli interventi verranno eseguiti a piccoli lotti riducendo la capienza a seconda delle esigenze. Ma una chiusura del Cie a quanto pare non è minimamente in discussione. Per primi saranno eseguiti i lavori di potenziamento della recinzione esterna e dell’impiantistica. Contemporaneamente sta per entrare nel vivo la gara d’appalto assai più cospicua per la doppia gestione di Cie e Cara, con in ballo 15 milioni di euro sino al 2014 per il soggetto vincitore. La gestione attuale è appannaggio del consorzio siciliano Conncting People, prorogata sino al 28 febbraio.

Sul fronte dei dipendenti, intanto, da parte dell’azienda è stata liquidata agli operatori la tredicesima, dopo le proteste di dicembre per i continui ritardi nell’erogazione degli stipendi, dovuti a una carenza di liquidità di Connecting People per dei crediti accumulati dalla coop siciliana. Infine una notizia curiosa: dal Cie nei giorni scorsi è stato rilasciato Harjnder Singh, il cittadino indiano arrestato nei tafferugli seguiti alla manifestazione ai piedi della gru di Brescia dove alcuni clandestini protestavano contro la sanatoria del governo. L’uomo dopo alcuni mesi al Cie ha visto risconosciuto il suo diritto all’asilo politico e ha fatto ritorno nel capoluogo lombardo.

Luigi Marciano

 

 

 

CIE DI GRADISCA: “ordinaria” tensione

Dal Messaggero Veneto del 29/01/11 

 

Protesta al Cie di Gradisca, incendiate 3 stanze

 

GRADISCA. Un venerdì sera di “ordinaria” tensione quello che si è vissuto ieri al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove poco dopo le 20.30 una ventina di immigrati clandestini ha incendiato per protesta materassi e coperte in tre stanze.

Un’azione, rispetto al passato, che non ha scatenato una rivolta, grazie anche alla disposizione della Prefettura di Gorizia che da alcuni mesi ha imposto la parzializzazione delle uscite degli ospiti dalle proprie stanze (l’accesso al cortile esterno è limitato a una quarantina di persone all’ora), ma che ha ugualmente richieste l’intervento di un mezzo dei vigili del fuoco di Gorizia, arrivati sul posto poco dopo le 21.

I tre distinti focolai d’incendio, a quanto si è potuto apprendere, sono stati spenti senza l’utilizzo degli estintori, ma semplicemente con le lance ad acqua dei pompieri, rientrati verso le 23 dopo aver provveduto alla messa in sicurezza delle stanze interessate dalla protesta. Un’azione, quella di ieri sera, che sarebbe stata originata dal malumore di alcuni clandestini, ai quali non sarebbe stato permesso di radersi il viso. Intervenuta solo a titolo precauzionale anche un’autoambulanza del 118 di Gorizia, al termine della protesta (che non ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine) non si sono comunque registrati feriti o casi di intossicamento.

Al Cie di Gradisca d’Isonzo, intanto, è attesa a giorni la partenza dei lavori di messa in sicurezza e potenziamento dei sistemi di controllo che, per un importo di poco superiore al milione e mezzo di euro.(ma.ce.)

CIE DI GRADISCA: sciopero della fame

Il piccolo del 12 03 2010

 

Al Cie sciopero della fame degli immigrati

 

 

 

GRADISCA Anche immigrati ospiti del Cie di Gradisca hanno iniziato una mobilitazione che su scala nazionale è iniziata già nei giorni scorsi in altri centri di identificazione ed espulsione italiani. Dopo un silenzioso tam-tam, lo sciopero della fame è iniziato anche all’ex Polonio. Gli ospiti delle strutture per migranti del Paese protestano contro i dettami della legge Maroni, che ha dilatato i tempi di trattenimento per i clandestini, e per le cattive condizioni di trattamento. In particolare, a quanto si è appreso, se la prendono con la scarsa qualità del cibo. Inoltre la mobilitazione vuole manifestare solidarietà a sette militanti dell’area anarco-insurrezionalista torinese arrestati nei giorni scorsi con l’accusa di fomentare le rivolte interne ai Cie. Ma i migranti non ci stanno. «Quelle persone hanno fatto molto per noi. E l’80 per cento dei trattenuti ha lavorato anni per la società italiana – si legge in una nota diramata a livello nazionale dalla rete “invisibile” dei migranti trattenuti nei Cie -. I veri criminali non sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi, sei mesi sono troppi per un’identificazione. Qui è peggio della galera. La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, e non è giusto. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti». Intanto sempre relativamente al Cie trapela un’altra notizia che indirettamente riguarda la struttura gradiscana. Due nigeriani di 26 e 30 anni sono stati fermati e accusati di sfruttamento e induzione alla prostituzione di una connazionale. Il provvedimento è stato eseguito a conclusione di una serie di indagini avviate dopo la denuncia sporta dalla vittima, una 26enne nigeriana, lo scorso agosto. La donna, che voleva trovare lavoro in Europa, era stata imbarcata circa due anni fa con destinazione Lampedusa. Prima della partenza, come spesso accade in Nigeria, era stata sottoposta in patria a un rito voodoo dove le avevano fatto credere di essere in debito di 40mila euro. Giunta nell’isola siciliana nel giugno 2008 insieme ad altri immigrati, era stata trasferita al Cie di Gradisca. I due nigeriani le avevano dato un appartamento a Pioltello, nel milanese, per costringerla a prostituirsi tra l’agosto e il settembre 2008. La vittima era però riuscita ad allontanarli e aveva addirittura voluto fare ritorno al Cie pur di sfuggire loro. Ma scaduti i tre mesi di accoglienza nel centro, dopo essersi affidata alla Caritas, la giovane donna ha finalmente deciso di sporgere denuncia. Ed è riuscita ad assicurare alla giustizia i suoi sfruttatori. (l.m.)

CIE DI GRADISCA: ancora tensioni e fughe

Messaggero Veneto del 05/11/10

Centro immigrati, aggredito un operatore

 

GRADISCA. Un operatore aggredito a pugni e testate nel primo pomeriggio, tentativo di fuga di massa (senza esito) in serata. Nuova giornata di tensione al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di via Udine dove i primi disordini si sarebbero registrati già verso le 13, un’operatore della struttura è stato aggredito, prima verbalmente e poi a pugni e testate da due ospiti del Cie. Riuscito a divincolarsi, tuttavia, l’operatore in servizio al Centro per immigrati gradiscano – grazie anche al pronto intervento di alcuni colleghi – è riuscito a uscire dalla struttura. Visibilmente scosso, l’uomo, pur non presentando ferite al volto, è stato ugualmente trasportato al pronto soccorso per gli accertamenti del caso che, hanno evidenziato solo alcune contusioni, giudicate leggere. Tensione rimasta tuttavia elevata per tutto il pomeriggio nella struttura di accoglienza di via Udine e sfociata, poco dopo le 18, in un tentativo di fuga di massa che ha coinvolto una quarantina di immigrati. Tempestivo l’intervento delle forze dell’ordine adibite al servizio di vigilanza della struttura, che sono riuscite ad arginare la sommossa e far rientrare tutti gli ospiti nelle loro stanze. Dai primi accertamenti svolti dal personale interno alla struttura, nessun immigrato sarebbe riuscito a fuggire. A dieci giorni dalla proclamazione dello stato di agitazione – con sospensione degli straordinari – da parte del sindacato che tutela gli operatori del Cie e del Cara, iniziativa motivata dal mancato arrivo degli stipendi (scadenza il 18 di ogni mese), intanto, sembra vicina la svolta: da parte dell’ente gestore, infatti, sono arrivate garanzie in merito all’arrivo degli stipendi già all’inizio della prossima settimana. Ma i motivi di tensione all’interno del Centro immigrati non dipendeva certo dalla vertenza del personale. Marco Ceci

CIE DI GRADISCA: non si placano i disordini al CIE

Da Il Piccolo del 07/11/10

 

Non si placano i disordini al Cie

 

GRADISCA. Resta alta la tensione al Cie (Centro d’identificazione ed espulsione) di Gradisca, dove, dopo l’aggressione a un operatore (rimasto fortunatamente soltanto contuso) e il tentativo di fuga di massa attuato da una quarantina d’immigrati nella prima serata di giovedì, ieri mattina si sono registrati nuovi disordini, culminati nell’incendio di alcuni materassi e nell’autolesionismo di un ospite della struttura, che si è procurato una profonda ferita al braccio. Stando a quanto si è potuto apprendere, la situazione ha cominciato a degenerare già verso le 11, subito dopo il rimpatrio di cinque immigrati tunisini (trasportati a Roma e Milano per essere poi imbarcati su due voli charter con direzione il Paese nordafricano). Praticamente in contemporanea si sono registrati sei nuovi ingressi nel centro di via Udine (per gran parte afgani). La scintilla sarebbe scoccata nel momento in cui un gruppo d’immigrati che aveva già goduto del permesso di uscire nei cortili esterni (che, su direttiva della Prefettura, è di un’ora per gruppi di 40 persone) si è rifiutato di rientrare nelle stanze, pretendendo l’intervento del medico. Gli ospiti hanno quindi “bloccato” i lucchetti dall’interno, impedendo agli operatori dell’ente gestore di entrare nel reparto notte. Un immigrato si è anche procurato (con un frammento di vetro di una finestra rotta durante i disordini della sera prima) una profonda ferita al braccio, schizzando sangue sul personale e cospargendo alcuni lucchetti. Una situazione che ha costretto gli operatori a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine mentre, nel frattempo, gli ospiti di otto stanze hanno trascinato nei corridoi esterni alcuni materassi, dandogli fuoco. Focolai prontamente spenti con gli estintori dagli stessi operatori, mentre solo una volta forzati i lucchetti da parte delle forze dell’ordine il personale medico della struttura ha potuto prestare le cure all’immigrato feritosi al braccio. Un taglio profondo, ma che, tuttavia, non ha richiesto il trasporto al pronto soccorso. La situazione è tornata sotto controllo solamente verso le 15, quando gli operatori hanno potuto somministrare il pranzo a una sola delle due sezioni del Cie teatro dei disordini. Marco Ceci

Sap: la situazione rischia di esplodere

 

Gradisca GRADISCA. Il Cie di Gradisca «manifesta alti livelli di pericolosità» e la situazione è tornata a essere “calda” a causa «dei rimpatri che avvengono da Milano e da Roma, in cui gli immigrati devono essere accompagnati in assenza di direttive e modalità specifiche, con gravi rischi». È la nuova denuncia della segreteria provinciale del Sindacato autonomo di Polizia (Sap), il quale in una nota ha ricordato che «i rimpatri a piccoli gruppi attuati in questi giorni hanno alzato pericolosamente la tensione nel Cie gradiscano. Nella mattinata odierna (ieri, nd r) sono stati nuovamente bloccati i lucchetti di accesso a otto stanze, così da non permettere ad alcuno di entrarvi e in tre di queste sono stati incendiati materassi. Gli operatori, coadiuvati dalle forze dell’ordine prontamente intervenute, hanno dovuto spegnere, da fuori, i piccoli incendi posti in essere. Il sistema di vigilanza si palesa inadeguato a fronteggiare i disordini interni e andrebbe urgentemente rinforzato. Episodi di autolesionismo, infatti, si verificano con sistematicità per evitare il prossimo rimpatrio e con il blocco delle serrature è impossibile intervenire in soccorso». Fra le criticità operative evidenziate dal Sap anche quelle derivanti dagli accordi internazionali fra l’Italia e gli altri Paesi. «Il problema è che la Tunisia, da cui proviene la maggioranza degli immigrati ristretti al Cie isontino, consente il rimpatrio di sole quattro unità da tutta Italia, costringendo quindi alla duplicazione dei viaggi e aumentando i rischi connessi con le attese, costringendo, quindi, una Questura “piccola” come quella di Gorizia a un costante impiego di personale. Chi rimane ha la coscienza del fatto che, prossimamente, toccherà anche a lui e pertanto gioca la carta della disperazione»

 

CIE DI GRADISCA: il centro verrà temporaneamente svuotato

Dal Piccolo dell’ 11/11/10

 

Lavori, il Cie verrà completamente svuotato

 

di LUIGI MURCIANO GRADISCA Il Cie di Gradisca potrebbe essere svuotato in vista dell’ormai imminente potenziamento della sicurezza interna alla struttura. Lo hanno confermato fonti vicine alla Prefettura di Gorizia, che proprio in queste ore sta concludendo la procedura di affidamento dei lavori. DUBBI. Il temporaneo svuotamento del centro di identificazione ed espulsione situato all’ex caserma Polonio dovrebbe durare un paio di settimane. In un primo momento era sembrato che le opere di adeguamento strutturale del Cie potessero convivere con la presenza degli ospiti, al punto che ne era stata ipotizzata una semplice riduzione della capienza in concomitanza con i cantieri. A quanto pare così non sarà. Resta invece aperto il grande interrogativo: a lavori terminati il Cie sarà portato alla sua reale capienza di 250 posti o sarà riportato a quella attuale di non più di 130 ospiti? Sulla questione vigilano i sindacati di polizia, secondo i quali un centro a pieno regime «diventerebbe una bomba pronta a esplodere» senza adeguati rinforzi all’organico di vigilanza. APPALTO. Sono tre, tutti regionali, i soggetti in lizza per l’affidamento dei lavori. L’ente appaltante, ovvero la Prefettura, ha voluto privilegiare le ditte del Nordest. In lizza anche la Cerasi spa, il colosso romano dell’edilizia che aveva costruito il Cie di Gradisca negli anni dal 2001 al 2006. L’azienda si sarebbe presentata al nuovo appalto in associazione temporanea d’impresa con aziende regionali. La base d’asta dell’appalto è di 1 milione e 600mila euro. I lavori in questione sono stati sollecitati sin dal 2007 e riguardano il potenziamento dei dispositivi di videosorveglianza e sicurezza (fra cui dispositivi anti-fuga a infrarossi) e interventi strutturali con il riposizionamento di offendicula e camere di parcellizzazione rimosse a suo tempo su indicazione della commissione ministeriale Staffan de Mistura nell’ottica di una politica di umanizzazione dei Cie italiani. TENSIONE. Intanto, dietro il muro dell’ex Polonio, la situazione continua a essere sempre piuttosto calda. Nell’ultima settimana si è registrata l’aggressione a un operatore colpito da una testata sferratagli da un immigrato, un tentativo di fuga – non riuscito – di una quarantina di immigrati di etnia maghrebina e infine una rivolta interna culminata nell’incendio di alcuni materassi dopo che i “rivoltosi” avevano bloccato alcuni lucchetti impedendo agli operatori l’accesso nelle celle della zona notte. Non si conterebbero neppure gli episodi di autolesionismo da parte degli ospiti. La tensione sarebbe dovuta alle procedure di rimpatrio di alcuni irregolari di nazionalità tunisina, che andrebbero a rilento – 4 unità per volta – lasciando a chi rimane nel Cie di Gradisca il tempo per giocare la carta della disperazione e architettare la fuga. DIPENDENTI. In questo contesto già di per sè poco rassicurante va anche sottolineato lo stato di agitazione proclamato dai dipendenti della Connecting People, il consorzio trapanese che sino al 31 dicembre ha in gestione i servizi interni di Cie e Cara. In questo caso una nota positiva: gli operatori hanno appena ricevuto, seppur in ritardo, la mensilità di settembre. L’auspicio è che non vi sia analogo ritardo anche per il prossimo stipendio di ottobre. DROGA. Intanto si è scoperto che all’interno del Cie la droga può arrivare anche via posta. Lo hanno accertato gli agenti della questura di Padova, allertati dai colleghi goriziani. Un 53enne padovano, al secolo Claudio Zorzi, spediva infatti quantitativi di hashish a un suo amico marocchino ospite della struttura nascondendoli in anonime buste di posta ordinaria, con tanto di mittente e con una certa frequenza. Il comportamento ha insospettito gli operatori della Connecting People, che hanno allertato le forze dell’ordine. L’episodio risalirebbe al giugno dello scorso anno ma è emerso solo nei giorni scorsi. Nell’abitazione del padovano gli agenti hanno trovato 100 grammi di hashish. Inevitabili le manette, anche se l’uomo una volta rilasciato ha pensato bene di riprendere ben presto con l’attività di spaccio. A ottobre è stato nuovamente “pizzicato” da un blitz nella sua abitazione da parte della Mobile, che ha accertato all’interno di una tasca di un giaccone la presenza di circa 60 grammi di eroina. Per Zorzi si sono aperte le porte del carcere

 

CIE DI GRADISCA: rinchiuso uno degli immigrati arrestati a Brescia

Da Il Piccolo

 

13/11/10

 

Dalle telecamere di Annozero al Cie di Gradisca

 

GRADISCA Dalle telecamere di Annozero al Cie di Gradisca. È la storia di un immigrato di nazionalità indiana che ha preso parte al presidio con cui, a Brescia, veniva manifestata solidarietà ai 6 immigrati barricati dal 30 ottobre sul braccio meccanico del cantiere Metrobus, a 35 metri d’altezza, per protestare contro quella che definiscono “sanatoria-truffa” da parte del governo. L’uomo, connazionale di uno dei sei migranti, è stato fermato dagli agenti della Questura bresciana al termine dell’azione di sgombero del presidio, ripresa dalle telecamere della trasmissione di Michele Santoro. Trovato senza documenti, l’indiano è stato immediatamente tradotto nel Centro di Identificazione ed espulsione di Gradisca. Un’altra vicenda singolare che riguarda la struttura isontina è emersa invece nei giorni scorsi dal Tribunale di Udine: un immigrato irregolare ha evitato l’espulsione in quanto dichiaratosi omosessuale. L’uomo, un cittadino tunisino, è finito nella struttura isontina dopo avere impugnato attraverso il suo legale il decreto di espulsione. Nel suo Paese d’origine la sodomia è considerata un reato grave, punito con la reclusione sino a tre anni. Ecco perchè il 40enne tunisino lotta da anni per l’ottenimento dell’asilo politico come perseguitato per motivi religiosi.. L’immigrato è stato assolto dal Tribunale di Udine per il reato contestatogli, la violazione della Bossi-Fini, ma è stato ugualmente tradotto nel Cie di Gradisca finchè un secondo tribunale, quello di Trieste, non si sarà espresso sulla bocciatura della domanda di asilo avvenuta nel frattempo ad opera della Commissione territoriale per i rifugiati. Sentenza attesa per il 29 novembre. (l.m.)

CIE DI GRADISCA: persino la Cgil s’incazza…

Da Il Piccolo del 17/11/10

La Cgil: «Assurda la presenza del Cie a Gradisca»

 

GRADISCA «La presenza di un centro di identificazione permanente sul territorio della regione è una scelta del tutto sbagliata e irrazionale. Questo, oltre che per la logica con cui sono stati costituiti e vengono gestiti i Cie, anche per motivazioni di ordine logistico». È il severo giudizio espresso dalla Cgil regionale al termine della visita alle strutture del centro di Gradisca. La delegazione del sindacato era formata dal segretario generale Franco Belci, da Abdou Faye della segreteria regionale e da Franco Grando in rappresentanza del sindacato di polizia Silp-Cgil. Gli esponenti della Cgil hanno incontrato i vertici della cooperativa che gestisce il centro, i rappresentanti del personale di polizia e il sindaco di Gradisca d’Isonzo Franco Tommasini. «Non ci è stato invece consentito – fanno sapere Belci e Grando – di visitare l’interno della struttura, per decisione congiunta della prefettura di Gorizia e del ministero dell’Interno. Questo, secondo quanto ci è stato ufficialmente comunicato, perché sarebbero in vista lavori di straordinaria manutenzione: una motivazione che riteniamo pretestuosa e che rafforza il nostro giudizio negativo sui criteri di gestione della struttura». A rafforzare il giudizio negativo della Cgil anche altre considerazioni emerse dagli incontri di ieri mattina. «Considerato che gli ospiti sono per la quasi totalità di origine nordafricana – proseguono i rappresentanti della Cgil – non comprendiamo con quale logica si sia deciso di insediare un Cie nella nostra regione, scelta che determina ingenti costi economici e logistici nei trasferimenti sia in entrata che in uscita. Va poi considerato l’enorme dispendio di personale sia da parte della cooperativa che gestisce il centro, con 70 operatori, sia tra le forze dell’ordine: per la vigilanza sul Cie, infatti, sono impegnati ben 160 uomini, dislocati su 5 turni, che vengono così sottratti alle normali attività di controllo del territorio».

Dal Messaggero veneto del 17/11/10

Cie, negato l ingresso ai delegati Cgil Fvg «Rafforzato il nostro giudizio negativo»

GRADISCA. E’ stato negato ieri a una delegazione della Cgil del Friuli Venezia Giulia l’ingresso al Centro di identificazione ed espulsione per immigrati di Gradisca d’Isonzo. Gli esponenti del sindacato regionale (che hanno visitato il vicino Cara-Centro accoglienza richiedenti asilo) hanno parlato di «motivazioni pretestuose» che «rafforzano il nostro giudizio negativo sia sulla collocazione, sia sui criteri di gestione della struttura». «La presenza di un Centro di identificazione permanente per immigrati sul territorio della regione è una scelta del tutto sbagliata e irrazionale. Questo, oltre che per la logica con cui sono stati costituiti e sono gestiti i Cie, anche per motivazioni di ordine logistico». È il giudizio espresso dalla Cgil regionale al termine della visita alle strutture del Centro di via Udine. La delegazione sindacale, formata dal segretario generale del Friuli Venezia Giulia, Franco Belci, da Abdou Faye, della segreteria regionale, e da Franco Grando, in rappresentanza del sindacato di polizia Silp-Cgil, ha incontrato i vertici della cooperativa che gestisce il centro per immigrati, i rappresentanti del personale di polizia e il sindaco di Gradisca d’Isonzo, Franco Tommasini. «Non ci è stato invece consentito – hanno rimarcato Belci e Grando – di visitare l’interno del Cie per decisione congiunta della prefettura di Gorizia e del ministero dell’interno. Questo, secondo quanto ci è stato ufficialmente comunicato, perché sarebbero in vista lavori di straordinaria manutenzione: una motivazione che riteniamo pretestuosa e che rafforza il nostro giudizio negativo sui criteri di gestione del sito gradiscano». A rafforzare il giudizio negativo della Cgil regionale anche altre considerazioni emerse nel corso degli incontri di ieri mattina. «Dato che gli ospiti sono per la quasi totalità di origine nordafricana – proseguono i rappresentanti della Cgil Fvg –, non comprendiamo con quale logica si sia deciso di insediare un Cie nella nostra regione, una scelta che determina ingenti costi economici e logistici nei trasferimenti, sia in entrata che in uscita». «Va poi considerato – concludono i rappresentanti sindacali – l’enorme dispendio di personale, sia da parte della cooperativa che gestisce il centro per immigrati, con 70 operatori, sia tra le forze dell’ordine addette alla sorveglianza: per la vigilanza sul Cie, infatti, sono impegnati ben 160 uomini, dislocati su cinque turni di lavoro, che vengono così sottratti alle normali attività di controllo del territorio».