Entries Tagged 'CIE = Lager' ↓
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Da Il piccolo del 01/03/11
Gradisca, l’inferno del Cie: cento immigrati e appena otto letti
Sempre più difficile garantire la sicurezza nel centro dimenticato da tutti. Rivolte continue per tentare l’evasione, danni per milioni alle strutture. Il presidente della Provincia Enrico Gherghetta: “E’ un lager”
di Giovanni Tomasin
GORIZIA Il vento rivoluzionario che ha rovesciato i regimi dittatoriali del Nordafrica ha svelato una volta per tutte l’inefficienza del sistema para-carcerario che l’Italia ha adottato per la gestione dei clandestini: e mentre i riflettori sono puntati su Lampedusa, al Cie di Gradisca è scoppiato l’inferno.
Nell’indifferenza pressoché totale della politica e dei media nazionali, il centro è teatro di avvenimenti drammatici. Nei giorni scorsi i profughi tunisini, spediti in fretta e furia nell’Isontino, hanno generato un’escalation di rivolte che hanno quasi definitivamente distrutto la struttura. Domenica notte, dopo l’ennesima giornata di disordini, restava agibile soltanto una stanza con 8 posti letto, a fronte di oltre cento trattenuti, accampati nei corridoi con soluzioni di fortuna.
Un disastro che ha creato all’interno del centro una situazione esplosiva per tutte le persone coinvolte: per gli operatori di Connecting People, la società sicula incaricata della gestione, per le forze dell’ordine, afflitte da una drammatica carenza di effettivi, e soprattutto per gli “ospiti” (se vogliamo usare l’eufemismo che li identifica nel linguaggio ufficiale). Nel pieno dell’emergenza il Cie paga una volta di più i criteri poco ortodossi con cui vengono “scelti” i trattenuti: assiepati negli stessi spazi si accalcano famiglie di disperati in fuga dall’Asia centrale e dall’Africa, criminali appena scarcerati in attesa di espulsione, e ora anche i profughi delle rivolte nordafricane.
A questo si aggiunga il mosaico etnico e religioso, un mix esplosivo. Il questore di Gorizia Pier Riccardo Piovesana è in prima linea su questo fronte. Nei loro comunicati anche i sindacati di polizia hanno riconosciuto gli sforzi compiuti da Piovesana per impedire il degnerare definitivo della situazione, e accusano piuttosto Roma di aver ignorato le richieste di sostegno avanzate dalle forze dell’ordine locali. Ma Piovesana assicura che Roma non sta facendo mancare il suo supporto: «I rinforzi del Ministero sono arrivati su mia richiesta – dice il questore, che preferisce non rivelare il numero degli agenti schierati -. Inoltre i dispositivi integrati fanno sì che in caso di emergenza intervengano anche le pattuglie in servizio sul resto del territorio».
Piovesana preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: «Guardiamo alle cose veramente importanti – dice -: ci sono stati danni materiali, ma non ci sono stati feriti tra i trattenuti, gli operatori e gli agenti. E inoltre non ci sono state fughe». È già un risultato, se si pensa a come vanno le cose nel centro: «I trattenuti danno fuoco alle loro stesse stanze con l’intento di creare confusione – spiega Piovesana -. Vengono fatti uscire dalle camerate e in quel momento tentano l’evasione. Tentano di rendere impraticabile la struttura». Il presidente della Provincia Enrico Gherghetta è perentorio: «L’unica soluzione è chiudere il Cie. Quella struttura costa in media otto milioni di euro l’anno, al netto delle spese per il rimpatrio degli immigrati. Uno spreco colossale che serve soltanto a rabbonire l’opinione pubblica, perché il problema così non lo si risolve. Ho visto persone che dopo dieci anni di galera non erano ancora state identificate, e sono state mandate al Cie. Ci credo che scoppiano le rivolte. Quel posto va eliminato: è un lager».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Da Il Piccolo
MERCOLEDÌ, 02 MARZO 2011
Materassi e rinforzi per l’emergenza Cie
Novanta giacigli di fortuna e dieci poliziotti in più in attesa che il governo decida di ridurre la capienza a 70 posti
di Luigi Murciano GRADISCA La capienza del Cie va ridotta a 70 unità, a un terzo delle capacità reali. È questa una delle richieste emerse nella riunione della Commissione per l’ordine pubblico e la sicurezza convocata dopo l’escalation di rivolte che hanno portato il centro immigrati di Gradisca al collasso. Non sono in vista decisioni drastiche. Il piano sarà scaglionato in più fasi. Obiettivo primario, per il quale la Prefettura attende ancora una risposta dal ministero dell’Interno, è un’ulteriore riduzione della capienza. Una soluzione che la Prefettura aveva in programma prima delle sommosse di questi giorni, e motivata dall’avvio dei lavori di messa in sicurezza del centro. Per diminuire la popolazione del Cie di altre 30 unità non saranno previsti svuotamenti di massa. Alla riduzione della capienza si arriverà gradualmente. Ieri si sono registrati 5 movimenti in uscita: un clandestino cinese è stato rimpatriato, 4 nordafricani sono stati trasferiti in altri Cie. Ma altri trasferimenti sembrano difficili, visto che anche negli altri centri non sta più uno spillo. Tantomeno dovrebbero essere previsti ulteriori rilasci di immigrati con foglio di via. Una soluzione, questa, che era stata bloccata domenica dal Viminale diventando il casus belli della rivolta che ha messo in ginocchio il Cie. Attualmente sono un centinaio gli immigrati sistemati negli spazi comuni dopo la distruzione di 27 delle 28 camerate. All’ex Polonio si è reperito in tutta fretta una novantina di materassi per sistemare negli spazi comuni gli ospiti presenti che dormono a terra, dove capita: nei corridoi, in sala mensa e nella zona dei centralini.Un altro obiettivo è il progressivo recupero delle camerate. «Due stanze possono essere rese di nuovo agibili in tempi ragionevoli, ospitando sino a 25 immigrati», spiegano dalla Prefettura. La situazione continua comunque a essere delicata e precaria. Rafforzato il servizio di sorveglianza, con una decina di agenti provenienti dal Reparto mobile di Padova: a controllare a vista il maxi-dormitorio vi sono dieci agenti in più da spalmare sui cinque turni di vigilanza previsti nell’arco delle 24 ore. Il coordinamento provinciale dei Vigili del fuoco chiede invece un presidio fisso all’interno del Cie. «Gli interventi non sono più occasionali ed il personale viene distolto dal servizio ordinario – spiega – aumentando i carichi di lavoro». Sono in programma anche alcune manifestazioni. Il sindacato di polizia Ugl organizza omani alle 10 un sit-in davanti alla Prefettura. Sabato dalle 16 dinanzi al Cie assemblea pubblica organizzata dagli anarchici friulani
Dal Messaggero Veneto del 02/03/11
Ma la Lega attacca: «Ora basta clandestini in Friul”
TRIESTE. Le nuove ondate di immigrati che dalle turbolenze del Nord Africa arrivano in Italia accendono il dibattito politico in Friuli Venezia Giulia. La Lega Nord mette le mani avanti e dice chiaramente che non vuol accogliere alcun immigrato dalla Libia sul territorio regionale. Ma il Carroccio se la prende anche per la gestione del Cie di Gradisca, danneggiato a più riprese dagli immigrati, e trova un insolito alleato in Rifondazione comunista, che pretende la chiusura del centro.
L’allarme. «La Prefettura di Pordenone – ha annunciato ieri il capogruppo leghista Danilo Narduzzi – sta cercando spazi per ospitare immigrati libici sul territorio in strutture private». Netta la contrarietà del Carroccio: «Noi non vogliamo questa gente, se li tengano in Sicilia». La ricerca degli spazi per prepararsi all’emergenza Libia è in effetti in corso in varie parti del territorio nazionale e regionale, e anche a Pordenone. La Lega, però, non ammette che gli immigrati arrivino al Nord. «Si costruiscano dei campi lavoro in Aspromonte – ha continuato il leghista, nel corso del question time nell’aula dell’assemblea regionale -, facciamoli lavorare, perché la Lega non ci sta, da noi i libici non devono arrivare». Narduzzi ha poi ricordato le tensioni e gli scontri che si sono verificati negli ultimi giorni al Cie di Gradisca d’Isonzo: «Chi paga questi danni? Perché solo in Italia avvengono queste cose? L’Europa non c’è, non esiste e si vede tutta l’impotenza del governo. Meno bunga bunga – ha concluso Narduzzi – e più leggi serie».
L’opposizione. «Se non riesce a contattare il ministro leghista Maroni, sono pronta a suggerire a Narduzzi il numero di telefono del Viminale»: ha affermato l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, replicando al capogruppo della Lega. «Pensavamo di esserci abituati alle bizzarrie della Lega regionale – ha osservato Serracchiani –, ma se Narduzzi riesce a mettere sotto accusa il governo nazionale e il ministro degli Interni sappia che stavolta, almeno su questo, siamo d’accordo con lui».
Riguardo all’affermazione che la prefettura di Pordenone starebbe «cercando spazi per ospitare immigrati libici sul territorio in strutture private», Debora Serracchiani ha invitato il consigliere Narduzzi «a esercitare la massima cautela nel diffondere notizie allarmistiche riguardo l’attività della Prefettura di Pordenone, che è un’articolazione dello Stato e che certo non improvvisa alloggi di fortuna per immigrati. La proposta di istituire campi di lavoro in Aspromonte per i libici, invece, è nel solco del suo tradizionale buon gusto».
L’accusa. Da Rifondazione comunista arriva un inedito assist ai leghisti: «Il Cie di Gradisca non è più abitabile e va chiuso», ha dichiarato il consigliere regionale Roberto Antonaz. «Il centro ormai – ha spiegato Antonaz – non ha più l’abilitazione per ospitare nessuno, e va subito chiuso. Ad oggi c’è solo una camerata non bruciata e le altre sono state bruciate, gli immigrati devono dormire nella sala mensa da 40 metri quadri». Antonaz ha definito «farneticazioni» le dichiarazioni della Lega Nord sugli immigrati dalla Libia. «La Lega – ha aggiunto Antonaz – sfoga sugli immigrati tutte le sue frustrazioni, è una politica dell’odio che sparge a piene mani. C’è un vero problema nel territorio regionale: è l’inferno dantesco del Cie, e la giunta regionale dovrebbe chiedere al governo di chiuderla».
Beniamino Magliaro
Seganti: Gradisca non ce la fa più dobbiamo velocizzare i rimpatri
GRADISCA. Il livello di emergenza al Cie di Gradisca d’Isonzo è ormai fuori scala e a riconoscerlo è stato ieri anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Federica Seganti, che ha confermato come ci sia «difficoltà a ospitare tutte le persone nella struttura isontina e si propone il tema di velocizzare i rimpatri». Ripercorrendo le vicende che negli ultimi anni hanno interessato il centro per immigrati, Seganti ha inoltre ricordato i finanziamenti regionali e ministeriali atti a migliorare la sicurezza all’interno e all’esterno della struttura.
«Il centro – ha aggiunto l’assessore – avrebbe bisogno di interventi strutturali, ma in questo momento è impossibile spostare gli ospiti per svolgere i lavori a causa della ripresa degli sbarchi. Il problema dei nuovi arrivi di immigrati, però, deve essere affrontato da tutta l’Europa, gli immigrati vanno rimpatriati o trasferiti in altri Paesi, altre soluzioni non ci possono essere».
Sull’emergenza al Cie di Gradisca è intervenuto anche il consigliere regionale Roberto Antonaz (Rifondazione comunista): «La struttura non è più abitabile e va chiusa. Il centro ormai non ha più l’abilitazione per ospitare nessuno, a oggi è agibile una sola camerata mentre le altre sono tutte state bruciate e gli immigrati devono dormire nella sala mensa da 40 metri quadrati».
Con due distinte iniziative parlamentari a Camera e Senato, intanto, l’onorevole Ivano Strizzolo e il senatore Carlo Pegorer (Pd) hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno in merito ai recenti incidenti al Cie, ricordando come gli episodi di tensione e di violenza, con danni a persone e strutture, «determinano una costante situazione di emergenza per il personale impegnato e di comprensibile apprensione per la stessa popolazione residente», e ribandendo che a seguito dei disordini degli ultimi giorni «il Cie risulta pesantemente danneggiato e la sua capacità ricettiva per nuovi gruppi di immigrati è ridotta al minimo».
Ieri sera, intanto, tensione nuovamente alta nella struttura gradiscana, dove poco dopo le 19 è stato disposto un incremento del personale di polizia al fine di prevenire eventuali nuove rivolte.
«Si è deciso di rinforzare la sicurezza nella struttura – ha confermato l’ufficio di gabinetto della prefettura di Gorizia al termine della riunione del comitato provinciale sulla sicurezza e l’ordine pubblico –, dove sono attualmente ospitati 100 immigrati, in quanto in mattinata 4 persone, individuate dalla Questura, sono state trasferite al Cie di Bari e una quinta, l’unico cinese presente nel Cie, è rimpatriata. Da venerdì siamo in attesa di risposta del ministero dell’Interno alla nostra richiesta di trasferimento degli ospiti».
Marco Ceci
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Il Piccolo
24/02/11
Cie, Connecting People punta ad avere la gestione
GRADISCA Potrebbe slittare di qualche giorno l’affidamento della nuova gestione di Cie e Cara. La Prefettura di Gorizia conta di chiudere la procedura d’appalto entro la prossima settimana. In lizza potrebbero esservi infatti una o addirittura due concorrenti in più: ovvero quelle che hanno presentato istanza di riammissione alla gara dopo essere state temporaneamente escluse dal lotto di quattro aziende individuate dalla Prefettura. Stretto il riserbo dell’ente governativo sui nomi delle due imprese che hanno formalizzato istanza di riammissione: più che probabile comunque che uno sia l’attuale gestore delle strutture per immigrati, la siciliana Connecting People. Sull’eventuale riammissione della coop trapanese – che cura i servizi interni del Cie dal 2008 e del Cara dal 2009 – si esprimerà l’Avvocatura dello Stato. «Il parere è atteso ad ore, poi concluderemo la procedura: auspicabilmente entro la prossima settimana» spiega la responsabile della Prefettura, dott.ssa Gloria Allegretto. La gestione del Cie e Cara come noto è prorogata sino a lunedì 28 febbraio. Gli altri soggetti in lizza per la gestione di Cie e Cara (15 milioni di euro sino al 2014) sono la coop goriziana Minerva, che ricompare nella storia del Cie dopo averlo gestito dalla sua apertura nel 2006 sino al primo cambio di testimone; il Sovrano ordine di Malta; la coop Albatros di Caltanissetta e, infine, la coop La Ghirlandina di Modena, in consorzio temporaneo d’impresa con la Confraternita della Misericordia. Oltre a Connecting People erano state inizialmente escluse per carenza documentale In Vita spa di Udine, coop Sisifo di Palermo e il consorzio temporaneo d’impresa fra un soggetto francese e due associazioni italiane. All’esame della Prefettura vi sono attualemente l’offerta economica e i dettagli tecnici presentati dalle partecipanti. Intanto gli operatori del Cie tornano a fare sentire la propria voce, protestando per i nuovi ritardi nell’erogazione degli stipendi da parte dell’ente gestore, che a sua volta vanterebbe dei crediti pregressi. Gli operatori sarebbero in attesa dei pagamenti da una settimana. «Una situazione che si ripete regolarmente- denunciano – e che non fa che alimentare l’incertezza sul nostro futuro». Luigi Murciano
Preoccupazione dopo la proposta del ministro Maroni di svuotare i Cara, centri per la richiesta di asilo
Di Luigi Murciano GRADISCA Svuotare i Cara (centri per richiedenti asilo) per fare fronte all’emergenza sbarchi di Lampedusa. Emergenza che potrebbe esplodere con la grave situazione libica. E’ la proposta-shock che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha ribadito nell’incontro al Viminale con il sindaco della località siciliana, Bernardino De Rubeis. Non è però ancora chiaro se il provvedimento in via di approvazione riguarderà anche il Cara di Gradisca. «Non ci è stato comunicato ancora nulla, nè a livello ufficiale nè ufficiosamente. Ad ogni modo, se questo sarà deciso, ci faremo trovare pronti» spiega il Capo di Gabinetto della Prefettura di Gorizia, Massimo Mauro. Si tratta di capire se e quando diventerà operativo il cosiddetto “Villaggio della solidarietà” di Mineo per richiedenti asilo, con una capienza di circa settemila posti. Nel nuovo centro il Viminale vuole fare confluire tutti i richiedenti asilo presenti nel Paese. E così i Cara, svuotati, potranno accogliere gli immigrati sbarcati sulle coste siciliane. Un vero e proprio travaso che però ha fatto gridare allo scandalo le associazioni umanitarie che si occupano di diritti dei migranti. Per Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati dell’Onu, il provvedimento sarebbe «preoccupante perche’ andrebbe a sradicare persone che hanno già avviato un percorso di integrazione in varie città italiane». Fanno eco le associazioni del territorio: «Si andrebbe verso una scandalosa deportazione di massa, cambiando in corsa le regole e trasformando di fatto i Cara in Cie». Severo anche il giudizio dei sindacati di Polizia, perplesso il primo cittadino di Gradisca Franco Tommasini. Intanto al Cie (ospita una trentina di tunisini trasferiti proprio da Lampedusa) la tensione rimane entro i livelli di guardia. È iniziato pure uno sciopero della fame, sembra rientrato
Messaggero Veneto del 23/02/11
Maroni: trasformare i Cara in Cie Sap e sindaco bocciano il ministro
GRADISCA. «La struttura per extracomunitari di Gradisca d’Isonzo non è in grado di reggere un simile peso, né il territorio isontino è preparato, come organico di forze dell’ordine, a sostenere un tale impatto di immigrati»: il segretario provinciale del sindacato di polizia Sap, Angelo Obit, critica pesantemente l’idea formulata dal ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, annunciata pochi giorni or sono, di trasformare tutti i Cara (cioè i Centri di accoglienza per i richiedenti asilo) sparsi nell’intera penisola in Cie (vale a dire i Centri d’identificazione ed espulsione) per ospitare i clandestini sbarcati a Lampedusa. Da notare che Gradisca ospita entrambi i tipi di centro. La capienza del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, a Gradisca, è di 234 posti, anche se attualmente alcuni settori non sono utilizzati per via di una serie di lavori in corso.
La mensa, per esempio, è chiusa da anni e gli immigrati mangiano nelle proprie stanze. Sommando i posti del Cara (che sono altri 134), la struttura isontina ospiterebbe a regime, se le intenzioni del ministro Maroni fossero tradotte in realtà, 368 clandestini: si tratterebbe, dunque, di quasi 400 persone. «Si creerebbe una concentrazione estremamente pericolosa di immigrati – ha osservato Obit – e questo costituirebbe un serio problema in una realtà come quella della provincia di Gorizia. Noi come sindacato di polizia siamo fermamente contrari all’intenzione del ministro, che è davvero una pessima intenzione. Auspichiamo pertanto che non venga assolutamente messa in pratica».
L’idea del titolare del Viminale era di utilizzare il Villaggio della solidarietà di Mineo, in provincia di Catania, per alloggiare tutti i richiedenti asilo ospitati nei Cara e distribuire in queste strutture, rimaste vuote, i clandestini sbarcati a Lampedusa.
Secondo il segretario provinciale di Gorizia del Sap, peraltro, servirebbero anche diversi interventi di riconversione del Cara di Gradisca d’Isonzo per destinarlo alla nuova funzione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il sindaco della cittadina della fortezza Claudio Tommasini: «Francamente allo stato attuale non so cosa sia peggio. Il Cara ci crea problemi per via degli ospiti che girano per la nostra città, anche se ormai siamo riusciti a stabilire un rapporto di scambio e accoglienza. Se ora trasformano il Cara in Cie – aggiunge il primo cittadino gradiscano –, avremo altri tipi di problemi. Dunque, continuo a battermi contro i mulini a vento e ad augurarmi, pur comprendendo le difficoltà in questo clima di emergenza, che chiudano prima o poi tutto, Cara e Cie. Siamo convinti, difatti – conclude il sindaco Tommasini – che qualsiasi variazione delle strutture comporterà solamente maggiori difficoltà e problemi; soltanto la chiusura, invece, può migliorare la situazione».
Ilaria Purassanta
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Dal Messaggero Veneto del 25/02/11
Nuova sommossa al Cie di Gradisca: cinque arresti
GRADISCA D’ISONZO. Nuova rivolta al Cie di Gradisca d’Isonzo, cinque arresti. Una sessantina di immigrati, ieri mattina, a partire dalle 10.30, è insorta, appiccando il fuoco, una dopo l’altra, a sette camerate nella zona blu.
Hanno ammassato i materassi, le lenzuola, carte e documenti e li hanno poi dati alle fiamme con un accendino. L’incendio è stato circoscritto dopo un’ora e mezza dai Vigili del fuoco. Tre camerate sono state seriamente danneggiate, in particolare ai soffitti. Nessuno è rimasto invece ferito o intossicato dal fumo.
La Squadra mobile della Questura di Gorizia è riuscita a individuare i responsabili dell’ultimo incendio: si tratta di cinque tunisini, arrivati una decina di giorni fa da Lampedusa e ora in carcere per danneggiamento aggravato.
«Il Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca è una polveriera – ha osservato il segretario provinciale del Sap Angelo Obit –. Episodi di questo genere sono all’ordine del giorno. Un incendio è stato appiccato anche la scorsa settimana. Gli ospiti del Cie danno fuoco alle loro stanze perché sperano di essere liberati per carenza di posti nella struttura».
Il limite di capienza attuale del Cie di Gradisca, visti anche i lavori di ristrutturazione in corso nella zona verde, dovrebbe essere di 130 posti. Fino a ieri – prima cioè che fossero operati gli arresti e i cinque immigrati fossero tradotti al carcere di Gorizia – gli ospiti erano invece 141, al di sopra dunque del limite fissato per le condizioni della struttura. Il sovraffollamento è dovuto all’arrivo, dieci giorni fa, di una cinquantina di tunisini, sbarcati a Lampedusa e poi trasferiti a Gradisca.
Si teme ora l’arrivo di profughi libici, dopo che nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva ventilato l’ipotesi di trasformare il Villaggio della solidarietà di Mineo a Catania in un immenso Cara, riconvertendo tutte le strutture analoghe esistenti a livello nazionale – e dunque anche Gradisca – in Centri di identificazione ed espulsione, per poter così fronteggiare l’emergenza dell’immigrazione dalla Libia.
Un’intenzione che ha suscitato immediatamente la levata di scudi da parte del Sap di Gorizia. A pieno regime la struttura gradiscana (234 posti al Cie sommati ai 134 del Cara) diventerebbe ingestibile per le forze dell’ordine isontine. Già in queste condizioni, visto il sottodimensionamento dell’organico di stanza al Cie, gli ospiti vengono fatti uscire dalle stanze a rotazione, per poterli tenere meglio sotto controllo ed evitare disordini e sommosse di maggiori proporzioni, come è già accaduto negli anni scorsi. Questa misura precauzionale suscita peraltro fra gli ospiti insofferenza e malumore. Il capo di gabinetto della Prefettura Massimo Mauro ha escluso tuttavia che nei prossimi giorni possano esserci nuovi arrivi nella struttura gradiscana. Nessuna direttiva, a livello ufficiale o ufficioso, è stata impartita dal ministero dell’Interno circa la riconversione dei Cara in Cie.
Ilaria Purassanta
Cie, ancora tensione Operatori senza paga e sotto organico
Gradisca GRADISCA. Ancora momenti di tensione al Cie di via Udine, dove nella mattinata di ieri un gruppo di immigrati ha dato fuoco a materassi e altre suppellettili. Il rogo è stato spento immediatamente e secondo quanto si è potuto apprendere non si sono registrati feriti. La situazione è ritornata subito sotto controllo, ma al Centro di identificazione ed espulsione sono giorni particolarmente intensi, dato che ai 150 immigrati già presenti si sono sommati altri 50 provenienti da Lampedusa in seguito ai continui sbarchi degli ultimi giorni.
Appello dell’Ugl. La segreteria provinciale dell’Unione generale lavoro della Polizia di Stato di Gorizia interviene intanto per esprimere il proprio sconcerto per le rivolte di questi giorni: «Episodi che culminano con incendi e danni gravissimi alla struttura – si legge in una nota – che alla fine toccherà alla nostra comunità pagare». Già nei giorni scorsi l’Ugl della Polizia di Stato di Gorizia aveva richiesto l’integrazione al Cie di un reparto cinofilo con l’intento di scoraggiare tentativi di rivolta. Il segretario provinciale Ugl, Mario De Marco, chiede «un rapido intervento sull’intera situazione organizzativa all’interno della struttura, e che si eviti di lasciare sola la regione Friuli Venezia Giulia, interessando i politici di tutti gli schieramenti politici affinché risolvano questo grave problema con grande senso di responsabilità per creare procedure e leggi più snelle in materia di espulsione». In virtù dei drammatici fatti d’attualità del Nordafrica e dei paesi arabi, la segreteria provinciale auspica che l’Italia non venga abbandonata dal resto d’Europa «a contrastare un fenomeno di immigrazione di massa di proporzioni bibliche, e che si riescano a coinvolgere i paesi nordici che attualmente minimizzano il fenomeno».
Operatori senza paga. Cresce anche il malcontento dei dipendenti del consorzio Connecting people che operano al Cie: il loro intervento è per lamentare nuovamente il ritardo nel pagamento degli stipendi. Come non bastasse, segnalano la difficoltà «nel lavorare costantemente sotto organico, sia come numero di operatori, sia mediatori e addetti alla sanificazione», proprio mentre è cresciuto il numero degli immigrati in seguito dei numerosi sbarchi a Lampedusa. Alle difficoltà oggettive si aggiungono quelle psicologiche: a fine febbraio scade l’appalto della gestione alla Connecting people, e i dipendenti vivono nell’incertezza circa il loro futuro lavorativo. Il consorzio trapanese è stato escluso dalla gara d’appalto per carenza documentale (ammesse dalla Prefettura quattro cooperative: la Minerva di Savogna, il Sovrano ordine di Malta, la Albatros di Caltanissetta e La Ghirlandina di Modena, in consorzio temporaneo d’impresa con la Confraternita della Misericordia), ma due imprese hanno presentato istanza di riammissione alla gara, e sebbene in Prefettura vi sia uno stretto riserbo sui nomi, è altresì probabile che uno dei due soggetti sia proprio la Connecting people. In ballo, lo ricordiamo, c’è una “torta” da 15 milioni di euro per la gestione di Cie e Cara fino al 2014. (g.p.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Superate le 1000 visite. Leggi anche questo testo
Attenzione lavori in corso!
La rivoluzione nord-africana
è arrivata al CIE di Gradisca d’Isonzo …
e ne sta completando lo smantellamento
Coordinamento Libertario Isontino
|
CIE in smantellamento.
|
Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
tratto da:
http://piemonte.indymedia.org/article/11808
Anche stamattina i reclusi del Centro di Gradisca hanno proseguito nella loro opera di demolizione delle gabbie che li tengono prigionieri.
Altri quattro stanzoni sono stati incendiati. Secondo i conti che fanno i prigionieri ci siamo quasi: gli stanzoni aperti fino all’altro giorno erano sedici. Sette sono stati toccati dalle fiamme di ieri – e sei chiusi per inagibilità, da quanto dicevano le agenzie. Se venissero dichiarati inagibili anche i quattro di oggi,vorrebbe dire che dei sedici stanzoni ne rimangono solo sei.
A differenza di ieri questa mattina la polizia e i soldati non si sono fatti vedere, non sappiamo se per non esasperare gli animi ulteriormente o per quale altro calcolo: ottimista, qualcuno da dentro dice che “sono scappati”. Vista l’improvvisa carenza di posti, intanto, i reclusi sono stati ammassati uno sull’altro, in venticinque per camerata, in condizioni disumane.
Ore 15.00. La rivolta di Gradisca continua. Militari e polizia ancora non si azzardano ad entrare nelle sezioni, e i prigionieri continuano, indisturbati, a incendiare e distruggere. Le informazioni disponibili non sono ancora sufficienti per quantificare i danni, ma a quanto pare i rivoltosi «stanno bruciando tutto».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Il Piccolo del 27/02/11
GRADISCA Le rivolte degli ultimi giorni al Cie sono state fomentate per rendere inagibile la struttura di via Udine. Un piano sin troppo lampante quello degli immigrati, forse mossi da una regia esterna secondo fonti ufficiose delle forze dell’ordine. Intanto un altro tunisino, dopo i cinque di giovedì, è stato arrestato per i disordini scoppiati all’interno della struttura. Erano tutti provenienti da Lampedusa, dove erano sbarcati durante l’emergenza dell’altra settimana. Ed è polemica, con i sindacati di polizia che chiedono adeguati provvedimenti. Il Sap da queste colonne aveva invocato la necessità di “non cedere ai ricatti” dei migranti, ripristinando quanto prima l’agibilità delle camerate incendiate, non rilasciando alcun clandestino, seppure con obbligo di lasciare il Paese e sottraendo loro gli accendini:Il sindacato Ugl esprime “sconcerto” per quanto accaduto attraverso le parole del referente provinciale Mario De Marco. «Per l’ennesima volta sono stati compiuti danni che alla fine toccherà alla nostra comunità pagare – afferma -. In una regione dove vi sono 16mila disoccupati, padri di famiglia che non sanno come mantenere i propri figli, è offensivo che si permetta alle istituzioni di spendere fior fiore di euro praticamente a fondo perduto per continuare a riparare una struttura che quasi quotidianamente viene danneggiata». Ad alimentare le incertezze attorno al Cie e al Cara c’è anche il nodo della nuova gestione: l’appalto diventa una corsa a 6 col ritorno in lizza della Connecting People. La coop siciliana, gestore uscente, è stata riammessa in appalto (con riserva). Idem il consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e due associazioni italiane. Definitivamente esclusa la coop In Vita di Udine. Le altre in corsa: Minerva (Gorizia), Sovrano Ordine Malta, Albatros (Caltanissetta), Misericordia (Modena). (l.m.)
Cie, continua la rivolta dei tunisini Struttura in parte inagibile. Obit: «Vogliono farsi rilasciare. Non bisogna cedere»
Il Piccolo del 26/02/11
GRADISCA Tensione alle stelle al Cie: la struttura gradiscana cade a pezzi dopo la seconda giornata consecutiva di disordini. Ed è prossima al sovraffollamento. Anche ieri all’ex Polonio decine di immigrati hanno devastato le stanze, appiccando il fuoco in altre 4 celle e rompendone le vetrate per esporle al gelo e renderle inutilizzabili. Con mezza dozzina di spazi inagibili dopo la rivolta di giovedì, le stanze integre rimangono appena 6 o 7. All’ex Polonio non sta più uno spillo: 142 gli ospiti presenti, ben oltre la capienza attuale già ridotta – ironia della sorte – per la concomitante ristrutturazione. In stanzoni da 8-10 posti letto rischiano di dormire 20 e più persone. A meno che non inizi un progressivo svuotamento «che però significherebbe cedere al ricatto dei dimostranti e ammettere il fallimento delle politiche di rimpatrio» vanno giù duro i sindacati di polizia. La protesta ieri ha toccato l’apice dopo le 14, quando i vigili del fuoco sono intervenuti per sedare le fiamme. Un’intera sezione di fatto è in mano agli immigrati. A fine giornata nessun ferito fra gli ospiti e le forze dell’ordine, che l’altro giorno avevano arrestato e tradotto in carcere 5 tunisini con l’accusa di danneggiamento. Farebbero parte del contingente di 50 profughi trasferiti da Lampedusa. L’emergenza al Cie arriva nel momento peggiore. Gli operatori denunciano nuovi ritardi nell’erogazione degli stipendi. I sindacati di polizia protestano per le persistenti carenze di organico e i ritardi nei lavori iniziati proprio in questi giorni di tumulto seppure invocati da anni. L’obiettivo dei migranti, forse suggerito da regia esterna, è sfruttare questo momento di precarietà per rendere inagibili tutte le stanze. Ed incrementare le chance di fuga, di trasferimento o addirittura di rilascio seppure con l’intimazione – mai rispettata – di lasciare il territorio nazionale. Il rischio è denunciato da Angelo Obit, del Sap: «La risposta dello Stato deve essere ferma. Nessuno dei dimostranti va liberato, magari scegliendo quelli con minori precedenti penali. Significherebbe cedere». Altre misure invocate dagli agenti: niente nuovi arrivi sino alla completa efficienza strutturale e organica, immediato ripristino delle camerate, sistemazione provvisoria dei trattenuti in quelle agibili, divieto di detenere accendini. «Qualsiasi segnale diverso – conclude Obit – significherebbe ammettere il fallimento». Luigi Murciano
Messaggero Veneto del 26/02/11
Gradisca, un altra protesta al Cie Camerate inagibili, è emergenza
GRADISCA D’ISONZO. Due incendi, a poche ore di distanza, sono stati appiccati ieri pomeriggio dagli immigrati ad altre tre camerate nella zona blu del Cie di Gradisca d’Isonzo. Un tunisino è stato arrestato dalla Squadra mobile di Gorizia per danneggiamento aggravato.
Sono dieci ora – comprese le sette bruciate il mattino precedente, in tre delle quali è crollato pure il tetto – le camerate inagibili al Centro di identificazione ed espulsione: una cinquantina di ospiti (sui 136 complessivi) dovrà bivaccare temporaneamente negli spazi comuni e nella sala mensa per carenza di posti letto. Questo crea anche problemi per la loro sorveglianza.
La Prefettura di Gorizia ha allertato il Viminale: la situazione è di vera e propria emergenza. Bisognerà verificare se gli ospiti possano essere trasferiti o se ci si dovrà risolvere, invece, al rilascio con foglio di via (ovvero il fine per il quale i clandestini stanno continuando a incendiare il Cie). Nella prima sommossa, avvenuta alle 14.15, sono stati coinvolti 25 immigrati che hanno dato alle fiamme due locali. Gli ospiti del Cie inoltre hanno infranto i vetri antisfondamento, in larga parte rotti o scheggiati in precedenza, che separano le loro stanze dalle cosiddette “vasche” ovvero le aree comuni.
I disordini però non sono cessati, nemmeno dopo l’intervento delle forze dell’ordine. Alle 17.35 è scoppiata una nuova sommossa, in una terza camerata della zona blu, che è andata completamente in fumo. I vigili del fuoco di Gorizia sono riusciti a circoscrivere l’incendio dopo oltre un’ora. «Non è la prima volta che lo diciamo: la struttura di Gradisca viene fatta a pezzi incidente dopo incidente – ha tuonato Angelo Obit, segretario provinciale del Sap –. Eppure i lavori di ristrutturazione, proprio in un momento caldo come quello che stiamo vivendo, sono appena all’inizio. La risposta dello Stato deve essere ferma e decisa. Nessuno deve essere liberato, nemmeno con foglio di via, e non deve essere disposto nessun nuovo arrivo al Cie sino alla completa efficienza strutturale e al rinforzo della vigilanza. Va soprattutto vietata la detenzione di fiammiferi e accendini: le sigarette vanno accese fuori dalla stanza e sotto controllo degli operatori».
Ilaria Purassanta
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Ma uno si chiede: son quasi 5 anni che il CIE è stato aperto, dov’è stato il buon Antonaz in tutto questo tempo? Per non parlare di quel che è successo prima dell’apertura…
Dal Messaggero Veneto del 30/12/10
Antonaz: il Cie è inutile, ogni espulsione costa non meno di 15 mila euro
Gradisca GRADISCA. «La situazione al Cie è inaccettabile»: lo ha affermato il consigliere regionale Roberto Antonaz, recatosi ieri mattina in visita alla struttura di via Udine, accompagnato dal vicario prefetto Gloria Allegretto. Circa 130 detenuti, una tensione altissima, restrizioni per l’ora d’aria (due il giorno, meno che in un carcere), servizi mensa scadenti: questa la situazione denunciata da Antonaz, che coglie l’occasione per ribadire l’inutilità del Cie. «Prima era il Cpt, ore è il Cie: strutture che non servono a risolvere il problema di sicurezza e clandestinità. Sono solo spot elettorali del centro-destra, per i quali gli italiani pagano almeno un miliardo di euro. C’è un rapporto di due agenti per ciascun detenuto, con tutti i costi del caso: secondo i miei calcoli, ogni espulsione costa non meno di 15 mila euro».
Antonaz snocciola anche altre cifre sul fenomeno-Cie: «Nel 50% dei casi si tratta di persone che hanno smarrito il permesso di soggiorno o non l’hanno mai avuto, quindi non si tratta di delinquenti. L’altra metà è gente che viene dal circuito carcerario, ed è un’altra assurdità: primo perché gli viene inflitto un supplemento di pena, secondo perché si perde tempo per un’identificazione che andava fatta prima».
Il consigliere regionale lancia un messaggio a Tommasini e alla sua giunta: vada a Roma a chiedere la chiusura assieme a Gherghetta, gli ultimi a farlo fummo io e Illy. O si continua a tenere la barra dritta sulla chiusura, o si monetizza, ma occhio: chiedendo risarcimenti il segnale che viene offerto è di accettazione e rassegnazione. I Cie si possono chiudere, quello del Porto Vecchio di Trieste fu chiuso a furor di popolo». La Prefettura di Gorizia, intanto, ha reso noto che sui siti del ministero dell’Interno (www.interno.it) e della stessa Prefettura (www.prefettura.it/gorizia) è online l’avviso pubblico per l’affidamento della gestione del Cie e del Cara per il periodo dal 1º marzo 2011 al 28 febbraio 2014. Si tratta di un bando di gara con una base d’asta di poco superiore ai 15 milioni di euro per tre anni.
La commissione di valutazione, costituita con decreto del Prefetto, procederà all’apertura dei plichi estraendo le tre buste (“offerente-documentazione”, “offerta tecnica” e “offerta economica”) in seduta pubblica il 1º febbraio 2011. (gi.pi.)
Dal Piccolo del 30/12/10
«Ammassati al Cie in condizioni invivibili»
GRADISCA «Provincia e Comune devono creare subito una delegazione per chiedere al ministro Maroni la chiusura del Cie. Anche la Regione? Magari, ma non so come la pensi Tondo». Parole di Roberto Antonaz. Il consigliere regionale del Prc ieri ha visitato assieme ai vertici della Prefettura la struttura per immigrati di Gradisca, traendone – dice – un’impressione «quantomeno inquietante. Al Cie si respira una tensione altissima e la situazione è precipitata con il prolungamento del periodo di trattenimento sino a 6 mesi. Ho parlato con migranti che testimoniano come persino in carcere le condizioni di vita siano più dignitose. Questo è un penitenziario gestito da civili». Alcuni immigrati addirittura forzerebbero per abbreviare i tempi della propria espulsione: «Preferiscono essere rimpatriati piuttosto che stare lì, dove non ci sono diritti. Si dorme in dieci, ammassati in camerate da sei. L’assistenza legale è quella che è. La mediazione culturale non è sufficiente, la qualità del cibo pessima. Persino l’ora d’aria è stata ridotta. La gente deve capire – scandisce il consigliere – che questa struttura non risolve affatto nè il problema della clandestinità nè quello della criminalità. È solo uno spot per il centrodestra, uno spot pagato dai cittadini con milionate di euro». Secondo Antonaz il meccanismo dei Cie costa alla gente 15 miliardi di euro l’anno: spese per il trattenimento degli ospiti, rimpatri, il lavoro delle forze di polizia. «Tutto questo per togliere la libertà a persone che non hanno commesso alcun reato».
Antonaz rilancia la battaglia politica contro il Cie. E punge le istituzioni locali. «Questa struttura è una sofferenza per tutti: per gli immigrati, per i poliziotti, per Gradisca. Fra le righe, pare esserlo persino per la Prefettura. Allora bisognerebbe tenere la barra dritta sulla chiusura – ribadisce Antonaz – e non ipotizzare o accettare richieste di risarcimento come ho sentito affermare nella sede del Comune: questo significa accettare e legittimare questo scempio alla democrazia. Due centri immigrati in passato sono stati chiusi: quello di Ponte Galeria, a Roma, addirittura su impulso di un prefetto; e anni fa quello triestino di Porto Vecchio, grazie a una grande spinta popolare. Chiedo al presidente Gherghetta e al sindaco Tommasini di costituire subito una delegazione per manifestare a Roma l’insostenibilità del Cie per questo territorio. Non so come la pensi il governatore Tondo, ma bisogna farlo».
Anche il buon prete in tutti questi anni non si è mai distinto per prese di posizione contro il CIE, che invece fioccano dopo che in vari hanno fatto notare la scandalosa benedizione dei nuovi lampioni fuori dal lager su cui, ovviamente, il buon prete non dice nulla.
Dal Piccolo 28/12/10
«Il Cie è angosciante come un carcere»
di GIOVANNI TOMASIN
GRADISCA «Il Vangelo racconta che il Natale è stato anche dramma. Per questo dico che lo spirito di quel momento forse è più presente all’interno del Cara che nelle nostre liturgie». Questa è la sfida, che parroco don Maurizio Qualizza ha voluto proporre alla popolazione di Gradisca con l’omelia natalizia che ha proferito nella chiesa di San Valeriano.
Don Qualizza, cosa intendeva quando ha detto che la messa di Natale andava celebrata nel centro immigrati?
Il mio voleva essere un invito alla riflessione. La presenza così vicina alle nostre case di un luogo di sofferenza deve indurci a pensare che il Cristo si è incarnato tra gli ultimi. E quindi a chiederci dove sia il vero Natale, se tra noi o tra loro. Quanto agli ospiti del Cara, sono in buona parte musulmani, celebrare fisicamente la messa nel centro sarebbe stata quasi una provocazione.
Come parroco ha incontrato gli ospiti del centro. Che impressione ne ha tratto?
Ho trovato un’umanità immensa, portatrice di storie sofferte, crocifisse. Si tratta spesso di persone che hanno perso la famiglia, rinunciato alla loro vita, per i loro valori umani e religiosi. In questo ricalcano la storia di Gesù, ma anche del popolo ebraico, e hanno una dignità che noi non abbiamo più.
Cosa dice alla gente che è intimorita dagli immigrati?
È un peccato. Sono spesso persone molto istruite, una vera ricchezza potenziale per il nostro paese. Ciononostante i gradiscani a volte ne hanno paura, e capisco che sia difficile trovare il bandolo della matassa dell’integrazione. Il Comune secondo me ha fatto un buon primo passo con il volontariato: dando dignità a queste persone li si inserisce nella società.
In quanto religioso, quali sono i suoi rapporti con le diverse fedi degli immigrati?
Non ho mai avuto nessun problema. D’altra parte ci sono anche tanti cristiani. Gli ospiti del Cara che vengono dallo Sri Lanka sono cattolici, peraltro molto devoti a Sant’Antonio di Padova, nostro patrono. Ma anche gli evangelici hanno un’apertura mentale che a noi manca, vengono nella nostra chiesa.
E gli ospiti del Cie?
Sono entrato l’ultima volta 7 mesi fa, anche per noi non è facile. Ne sono stato angosciato. Ho visitato anche delle carceri, ma una situazione come quella del Cie non l’ho mai vista. Sono chiusi come animali nelle gabbie.
Si sente supportato dalla Diocesi?
La Caritas ci aiuta come può. Con don Paolo Zuttion coltiviamo la speranza di aprire un centro d’accoglienza a Gradisca. Dobbiamo fare i conti con il fatto che l’immigrazione non si fermerà, almeno fino a quando l’Occidente continuerà a consumare l’80% delle risorse mondiali.
«Dovevamo celebrare la messa al Cie»
GRADISCA «La messa stanotte sarebbe stato forse più giusto celebrarla non qui ma in via Udine, vicino al Cara, cioè al Centro immigrati: io però non me la sento di fare queste scelte ardite e forse voi di capirle».
È iniziata con queste parole l’omelia della messa natalizia di mezzanotte celebrata dal parroco di Gradisca, don Maurizio Qualizza, nella chiesa di San Valeriano. Due quest’anno le celebrazioni: quella inedita delle dieci nella chiesa madre del Duomo e per l’appunto quella al più tradizionale orario della mezzanotte: entrambe affollatissime.
Presente ad entrambe le celebrazioni una rappresentanza di ospiti del Cara, il centro per richiedenti asilo politico di via Udine. E alla loro situazione è stata idealmente rivolta parte della riflessione durante la messa di Natale in San Valeriano. Le parole forti di don Qualizza («Gesù era un extracomunitario») ancora una volta hanno saputo agganciare il messaggio evangelico all’attualità. Parlando di integrazione, immigrazione, accettazione dell’altro. «Il popolo ebraico, a cui Gesù era legato secondo la carne e il sangue, si autodefiniva nella Bibbia come una comunità di forestieri e pellegrini – così il sacerdote – tant’è vero che aveva codificato questa straordinaria normativa su cui dovrebbero riflettere anche molti legislatori sedicenti cristiani: ”vi sarà una sola legge sia per il nativo sia per lo straniero residente in mezzo a voi. Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli dovrete far torto, ma lo tratterete come colui che è nato fra voi; l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto”. La dolcezza del Natale – ha affermato don Qualizza – sparisce per lasciare intravedere una trama cupa: Gesù nasce in una grotta-stalla, è deposto non in una culla ma in una mangiatoia, si affaccia subito l’incubo di una repressione sanguinaria e la famiglia deve imboccare la via della clandestinità, riparando nel confinante Egitto, diventando così gente extracomunitaria. Come non pensare allora stasera a tante storie che ci sono vicine, allo sguardo di quei bambini che da un po’ di tempo frequentano anche il nostro oratorio e che hanno lineamenti e volti medio-orientali, da Gesù Bambino. Non possiamo non vedere oggi questa storia che si ripete, il Bimbo di Betlemme rifiutato e per il quale non c’era posto per loro nell’albergo. Siamo chiamati a tentare di costruire strade diverse da quelle di sofferenza che ogni giorno queste persone calpestano, perché solo così, forse, ri-troveremo quello stupore per la vita. C’è poco spazio per la poesia: Natale è un dramma, il Figlio che viene e l’umanità che lo rifiuta».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Da Il Piccolo del 29/12/10
Gestione del Cie, bandito l appalto da 15 milioni
di LUIGI MURCIANO
GRADISCA Una “torta” da poco più di 15 milioni di euro per tre anni, ovvero sino al 2014. A tanto ammonta la base d’asta dell’appalto per la nuova gestione congiunta di Cie e Cara. Ne ha dato notizia ieri la Prefettura goriziana, pubblicando il bando di gara sul proprio sito ufficiale. La convenzione per i servizi interni alle due strutture per immigrati di Gradisca scade infatti fra pochi giorni, il 31 dicembre.
Ma la gestione della coop siciliana Connecting People sarà certamente prorogata di almeno altri due mesi, ovvero sino al 28 febbraio del 2011. Poi subentrerà – per tre anni anzichè i due coperti sinora prima da Minerva e poi dalla stessa Connecting People – il nuovo soggetto uscito vincitore dall’appalto. Il servizio sarà aggiudicato all’impresa che avrà ottenuto il maggior punteggio risultante dalla sommatoria della valutazione relativa all’offerta tecnica e alla convenienza economica. L’importo complessivo di 15 milioni di euro tiene conto della media dei costi di gestione delle due strutture negli ultimi tre anni, ed è determinato – si legge nel bando – «dal prezzo per la fornitura dei beni e per l’espletamento dei servizi e dell’esecuzione della manutenzione ordinaria, rapportato alla capienza del Centro di identificazione ed espulsione e del Centro richiedenti asilo (rispettivamente 248 e 138 posti ndr) moltiplicato per trentasei mensilità». Il servizio richiesto è estremamente complesso ed articolato: prevede l’assistenza alla persona (mediazione linguistica, assistenza legale, sanitaria e psicologica, organizzazione del tempo libero degli ospiti), pulizia e igiene ambientale, fornitura di vestiario e dei pasti. Quella relativa al nuovo appalto non è l’unica notizia importante fornita ieri dalla Prefettura goriziana: l’ente ha inoltre ufficializzato che gli imminenti lavori di ristrutturazione e potenziamento della sicurezza all’interno del Cie dureranno «indicativamente un semestre» e che l’intervento potrebbe portare ad una modificazione della capienza – ma non si dà notizia dell’ipotizzato svuotamento della struttura – per tutta la durata dei cantieri. Sarà una ditta veneta, la Easy Light di San Michele al Tagliamento, ad occuparsi dei lavori edilizi (sbarre e offendicula) e di impiantistica (videosorveglianza e sistemi antifuga a infrarossi) all’interno del centro di identificazione. L’impresa veneziana ha presentato l’offerta più vantaggiosa sulla base d’asta di 1 milione e 600mila euro, battendo la concorrenza di altri due soggetti. Nel frattempo rimane alta la tensione dei dipendenti della Connecting People. L’incubo di ottobre pare infatti si stia ripetendo: gli operatori delle due strutture per immigrati di Gradisca – secondo quanto denunciato dalla Fisascat Cisl di Gorizia – non sanno quando riceveranno la tredicesima mensilità.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Piccolo del 07/01/11
Stipendi in ritardo e rivolte Non c è pace per gli operatori
di LUIGI MURCIANO
GRADISCA Stipendi che non arrivano e rivolte interne, continua a non esserci pace al Cie di Gradisca. La struttura ”paga” il conto salato della gestione del Cara: sarebbe questa la ragione della mancata erogazione degli stipendi agli operatori del centro. Non si è ancora sbloccata, la situazione denunciata dai dipendenti di Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce i servizi interni alla struttura isontina per clandestini.
A tutt’oggi gli operatori non hanno ricevuto né l’ultima mensilità, né la tredicesima. E continuano a lavorare gratis in condizioni molto difficili. Solo nelle ultime ore è emersa la notizia che all’ex caserma Polonio il giorno di Capodanno si è verificata l’ennesima rivolta: protagonisti circa 20 immigrati nordafricani che avrebbero tentato di appiccare il fuoco a lenzuola e materassi nelle proprie celle. «Così non possiamo più andare avanti – confidano intanto alcuni operatori, pur chiedendo l’anonimato -. Anche dai sindacati ci attendiamo qualcosa in più che le solite dichiarazioni di facciata. Già ad ottobre avevamo vissuto questa situazione, sono bastati due mesi perchè i ritardi si ripetessero».
Allora la proposta di un clamoroso sciopero venne scongiurata. Difficile capire cosa potrebbe accadere ora: fra meno di due settimane scade il termine per l’erogazione degli stipendi di dicembre e così le mensilità arretrare rischiano di diventare due, più la tredicesima. Ma a cosa è dovuta questa situazione? La cooperativa trapanese continua a difendersi asserendo che la mancanza di liquidità è dovuta a ritardi nei pagamenti di alcune fatture per la gestione dei servizi. Connecting People vanterebbe, nella fattispecie, un credito non inferiore al milione e mezzo, forse 2 milioni di euro.
Un buco che, a quanto si apprende, sarebbe figlio della gestione del Cara, l’altra struttura per migranti richiedenti asilo politica sita nel complesso dell’ex caserma Polonio e gestita sempre dal consorzio cooperativistico di Trapani.
In buona sostanza, mentre per la gestione del Cie i ”rimborsi” della Prefettura per i servizi effettuati sarebbero assolutamente puntuali, la stessa cosa – questo per complesse ragioni burocratiche e normative – non avverrebbe con la stessa rapidità anche per il Cara. E così una struttura sta trascinando a terra l’altra, o – meglio – sta affossando i suoi dipendenti. «Ma Connecting People sapeva che il meccanismo sarebbe stato questo – protestano gli operatori – si trattava di affrontare con meno superficialità la doppia gestione».
Tutto questo mentre si attendono con trepidazione due tappe molto importanti di questa prima parte di 2011: l’inizio dei lavori di potenziamento della sicurezza e l’appalto per la nuova, doppia gestione di Cie e Cara sino al 2014. La base d’asta dell’appalto triennale ammonta a complessivi 15 milioni di euro.
L’incarico alla Connecting People sarà certamente prorogato di almeno altri due mesi, ovvero sino al 28 febbraio.Gli imminenti lavori di ristrutturazione e potenziamento della sicurezza all’interno del Cie, invece, dureranno indicativamente un semestre. Sarà una ditta veneta, la Easy Light di San Michele al Tagliamento, ad occuparsi dei lavori edilizi (sbarre e offendicula) e di impiantistica (videosorveglianza e sistemi antifuga a infrarossi) all’interno del centro di identificazione. L’impresa veneziana ha presentato l’offerta più vantaggiosa sulla base d’asta di 1 milione e 600mila euro, battendo la concorrenza di altri due soggetti.