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CARA e Mineo. Il governo fa marcia indietro

Mineo. Il governo fa marcia indietro

Mercoledì 23 marzo. Ieri vi abbiamo raccontato della deportazione a Mineo dei primi tre richiedenti asilo provenienti dal CARA di Gradisca. Gli altri, blanditi con promesse di casa e lavoro, si stavano abituando all’idea del prossimo trasferimento. Oggi, all’improvviso, è arrivato il contrordine “non partite più”.
I media stanno diffondendo la notizia che il governo avrebbe fatto marcia indietro, rinunciando a concentrare a Mineo tutti i residenti asilo ospitati nei CARA. Oggi hanno cominciato a trasferire i 600 tunisini, imbarcati ieri dalla S. Marco, al “Residence degli aranci”.
Sempre oggi sei voli speciali da cento persone l’uno sarebbero partiti da Lampedusa.
Per quale ragione il governo avrebbe attuato un così rapido cambiamento di rotta?
È possibile che sia stata una questione di tempo.
Le operazioni di trasferimento dai CARA a Mineo stavano andando a rilento: in alcune località, come Roma, la resistenza dei richiedenti asilo e delle associazioni antirazziste stava mettendo i bastoni tra le ruote al ministero dell’Interno. Sul piano istituzionale il presidente della Regione Puglia, Vendola, ha scritto a Maroni denunciando le condizioni disumane in cui avvenivano i trasferimenti dal CARA di Bari a Mineo.
Nel frattempo la situazione a Lampedusa, già grave, stava diventando esplosiva, rendendo difficile tergiversare ancora.
Ancora non è chiaro lo status dei tunisini portati a Mineo: con ogni probabilità saranno considerati clandestini.
L’ambiguità deriva dalle dichiarazioni dello stesso ministro, che ha detto chiaramente che solo i libici hanno diritto a chiedere asilo, mentre i tunisini sono immigrati illegali. Tuttavia sinora la struttura di Mineo ha funzionato come centro per richiedenti asilo. La trasformeranno in un CIE?
Un richiedente asilo, trasferito negli ultimi giorni al “residence degli aranci” da una delle tante strutture della penisola, si è messo in contatto con gli antirazzisti della zona da cui proveniva. Ha raccontato che la situazione è molto tesa: alcuni sarebbero fuggiti, altri hanno inscenato proteste.
Un quadro che potrebbe complicarsi quando la struttura raggiungerà la massima capienza. D’altro canto al ministero dell’interno sono criminali ma non stupidi: immaginavano sin troppo bene che bomba avrebbero innescato concentrando a Mineo duemila tunisini.
Per questo hanno cercato sino all’ultimo di evitarlo.

 

tratto da senzafrontiere

CIE DI GRADISCA: ecco chi sono gli aspiranti aguzzini

Il Piccolo del 02/02/2011

Gradisca, 4 in lizza per la gestione del Cie

di LUIGI MURCIANO

 

GRADISCA Cambia la gestione del Cie e del Cara di Gradisca. La coop siciliana Connecting Peopole, il soggetto attualmente titolare dei servizi interni nelle strutture isontine per immigrati, è infatti l’esclusa eccellente della prima fase della gara d’appalto. In ballo per la gestione congiunta dei due centri c’è una “torta” da 15 milioni di euro per i prossimi tre anni. Ben 8 i soggetti che si sono presentati al bando indetto dalla Prefettura goriziana.

LA GARA Al termine di un’istruttoria-fiume durata quasi 7 ore il numero di partecipanti si è però dimezzato: sono fuori dai giochi – tutti per carenza documentale – il già citato consorzio Connecting people di Trapani, che gestisce il Cie dal 2008 e il Cara dal 2009 – la ”In Vita spa” di Udine, la coop Sisifo di Palermo e il costituendo consorzio temporaneo d’impresa fra un soggetto francese e due associazioni italiane. Rimangono invece in lizza per l’affidamento la coop goriziana Minerva di Savogna, che ricompare nella storia del Cie dopo averlo gestito dalla sua apertura nel 2006 sino al primo cambio di testimone; il Sovrano ordine di Malta; la coop Albatros di Caltanissetta e, infine, la coop La Ghirlandina di Modena, in consorzio temporaneo d’impresa con la Confraternita della Misericordia, ente gestore del Cie di Modena e diretto da Daniele Giovanardi, gemello del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Ora il bando entrerà nella seconda fase, quella in cui l’ente governativo valuterà in due distinte sedute la capacità tecnica e l’offerta economica delle imprese rimaste in lizza. «L’intento è procedere all’aggiudicazione provvisoria della gestione entro il 1° marzo – assicura la dottoressa Gloria Allegretto, vicario della Prefettura goriziana –. Eventuali ricorsi dei soggetti esclusi? Nei prossimi giorni metteremo a disposizione il verbale della seduta odierna e ciascuno farà le proprie valutazioni. Non possiamo escludere questo scenario».

L’APPALTO La gestione della coop siciliana Connecting People è prorogata sino al 28 febbraio. Poi subentrerà – per tre anni anzichè i due coperti sinora prima da Minerva e poi dalla stessa Connecting People – il nuovo soggetto. Il servizio sarà aggiudicato all’impresa che avrà ottenuto il maggior punteggio risultante dalla sommatoria della valutazione relativa all’offerta tecnica e alla convenienza economica. L’importo complessivo di 15 milioni di euro sino al 2014 tiene conto della media dei costi di gestione delle due strutture negli ultimi tre anni, ed è determinato – si legge nel bando – «dal prezzo per la fornitura dei beni e per l’espletamento dei servizi e dell’esecuzione della manutenzione ordinaria, rapportato alla capienza del Centro di identificazione ed espulsione e del Centro richiedenti asilo (rispettivamente 248 e 138 posti ndr) moltiplicato per trentasei mensilità».

Il servizio richiesto è estremamente complesso e articolato: prevede l’assistenza alla persona (mediazione linguistica, assistenza legale, sanitaria e psicologica, organizzazione del tempo libero degli ospiti), pulizia e igiene ambientale, fornitura di vestiario e dei pasti.

LA POLEMICA In merito all’appalto vi è da registrare la posizione di Tenda per la pace e i diritti, associazione da sempre in prima linea nella lotta ai Cie. Nel mirino la partecipazione al bando per la gestione di alcune associazioni culturali e sociali. «Non crediamo possibile che ad oggi, dopo anni di apertura dei Cie ci possa essere chi pensa di poter trasformare, attraverso una gestione umana questi luoghi di detenzione da cui trapela di tanto la vera natura: detenzioni insensate, l’assenza di tutele mediche e legali, la depersonalizzazione forzata, le rivolte, le fughe, gli scioperi della fame e della sete, i gesti autolesionistici, le bocche cucite, i tentativi di suicidio, le visite negate a giornalisti e politici».

SICUREZZA INTERNA, NESSUN CONGELAMENTO La Prefettura ha anche smentito con decisione le indiscrezioni su un rallentamento nella procedura di affidamento dei lavori di ristrutturazione del Cie. Ad aggiudicarsi l’appalto è stata dunque la ditta Easy Light di San Michele al Tagliamento in lieve ribasso sulla base d’asta di 1 milione e 600mila euro.

L’intervento, che inizierà a giorni, porterà alla collocazione di dispositivi di videosorveglianza e dei sistemi antifuga a infrarossi all’interno del centro di identificazione. Il Cie di Gradisca non sarà completamente svuotato durante i lavori di messa in sicurezza.

 

Messaggero Veneto

Centro immigrati, in 4 per la gestione

 

GRADISCA. C’è anche la goriziana Scpa Minerva di Savogna d’Isonzo tra le quattro imprese in corsa per l’appalto (triennale, per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro) relativo alla gestione delle due strutture del centro per immigrati di via Udine: il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). A confermarlo è stata ieri la Prefettura di Gorizia (ente appaltante), che ha precisato anche come le offerte effettivamente depositate entro il termine del 31 gennaio erano state otto.

Quattro di queste, tuttavia, sono state scartate per incompatibilità tecnica con i requisiti del bando di gara. Tra le escluse, a sorpresa, figura anche il consorzio cooperativistico Connecting people di Trapani, attuale ente gestore del Cie e del Cara isontini (incarico assunto nel marzo 2008). «Non abbiamo esaminato le offerte nel merito – ha ricordato il viceprefetto vicario di Gorizia, Gloria Allegretto –, c’è stata semplicemente una prima valutazione sui requisiti richiesti dal bando per la partecipazione alla gara: una visionatura tecnica su documentazioni e autocertificazioni. I quattro soggetti ritenuti non compatibili sono il consorzio Connecting people di Trapani, attuale gestore; il Consorzio Sisifo di Palermo, una costituenda associazione d’impresa che comprendeva una ditta francese, la Geps, con sede a Parigi, e altre tre associazioni (le romane Sinergasia e Cofeli Italia e un consorzio culturale siciliano, ndr), tutte per carenza di documentazione. Esclusa anche la seconda ditta regionale, la Invita Spa di Udine, per «non dimostrata capacità tecnica».

Le ammesse alla gara vera e propria, invece, sono la goriziana Minerva Scpa, il Sovrano ordine di Malta, il Consorzio Albatros di Caltanissetta, già gestore di centri immigrati in Sicilia, e la Ghirlandina di Modena, una cooperativa in collaborazione con le Misericordie.

Nei prossimi giorni, la specifica commissione nominata dalla Prefettura di Gorizia (composta da cinque membri), valuterà nel merito le offerte e «assegnerà i punteggi – ha aggiunto il vice prefetto vicario di Gorizia – per scegliere l’offerta economicamente più vantaggiosa. Contiamo di assegnare l’appalto entro la fine di febbraio».

Il nuovo ente gestore di Cie e Cara di Gradisca entrerà in carico il 1º marzo, con scadenza contrattuale fissata nel 28 febbraio 2014. (ma.ce.)

 

 

CARA di Gradisca: assistenza sanitaria negata

Dal Piccolo del 10/02/11 Famiglia etiope con Hiv e tubercolosi al Cie GRADISCA Alla visita d’ingresso al Cara il medico aveva dato parere sfavorevole al loro accoglimento nel centro di accoglienza di via Udine, eppure la famiglia etiope affetta da tubercolosi e Hiv si trova a Gradisca da circa un mese. Il certificato medico dice chiaramente che padre, madre e figlio dovrebbero vivere in una struttura adeguata alle loro condizioni sanitarie. Così però non è. Arrivati in Italia dalla Norvegia, dove avevano vissuto per un anno e mezzo a Oslo, i tre hanno chiesto asilo al nostro Paese. Anche se hanno a disposizione una stanza loro, frequentano comunque gli spazi comuni della struttura gestita da Connecting People. A destare preoccupazione è soprattutto la tubercolosi. La Tbc polmonare è una malattia contagiosa che si può trasmettere per via aerea (tramite saliva, starnuto o colpo di tosse) mediante un batterio. Per trasmettere l’infezione bastano pochissimi bacilli anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri si ammalano subito. La malattia è prevenibile e curabile, ma del 1993 costituisce comunque un’emergenza sanitaria globale anche perché tende a interagire in modo drammatico con il virus del Hiv e la combinazione delle due infezioni è letale: una malattia accelera il decorso dell’altra. L’Hiv indebolisce il sistema immunitario così chi è sieropositivo e viene infettato da tubercolosi si ammala di Tbc molto più facilmente di chi è infetto, ma non sieropositivo. La tubercolosi è la principale causa di morte tra le persone sieropositive. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, le decine di milioni di profughi che vivono in condizioni precarie in diversi Paesi del mondo sono a rischio. La necessità di tenere sotto controllo la tubercolosi nei campi profughi e rifugiati. Ecco perché la famiglia etiope non dovrebbe stare al Cara di Gradisca. Stefano Bizzi

CIE DI GRADISCA: nuovi arrivi, il cie di nuovo pieno, iniziati i lavori

Messaggero Veneto del 14/02/11

Gradisca, in 30 chiedono asilo politico

Si sono protratte fino alle 3 di ieri le operazioni di accoglienza di una cinquantina di immigrati tunisini giunti nelle strutture del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo, provenienti da Lampedusa. Arrivati all’aeroporto di Ronchi dei Legionari intorno alle 22 con un velivolo militare, i profughi maghrebini, tutti uomini, sono stati visitati dal personale sanitario del centro. Trenta di essi, che al momento dell’approdo sulle coste siciliane avevano presentato domanda di asilo politico, sono stati successivamente trasferiti al vicino Cara. Secondo quanto riferito dalla Prefettura di Gorizia, non sono previsti per i prossimi giorni nuovi arrivi di migranti a Gradisca, la cui capienza è stata sensibilmente ridotta nei giorni scorsi in concomitanza con l’avvio dei lavori di messa in sicurezza della struttura.Il Cie di Gradisca inizialmente sembrava essere rimasto escluso dal ponte aereo per motivi di sicurezza, in quanto nella struttura sono cominciati in settimana i lavori di adeguamento (innalzamento delle recinzioni e installazioni di nuovi sistemi di rilevamento notturno). Il contrordine, invece, è arrivato nel pomeriggio di sabato su disposizione del Viminale, nonostante nel centro di identificazione ed espulsione gradiscano siano al momento solo parzialmente attive telecamere e sistemi a infrarossi e quattro stanze risultino ancora inagibili dopo gli incendi appiccati per protesta dagli ospiti nelle scorse settimane. All’arrivo nel centro isontino una parte dei cinquanta immigrati provenienti da Lampedusa (quelli che avevano presentato domanda di asilo appena approdati sulle coste siciliane) è stata trasferita nel Cara. Con i nuovi arrivi, invece, sono salite a circa 150 le presenze nel Cie. Un numero di norma considerato «non preoccupante» dalle forze dell’ordine, visti i 248 posti letto della struttura, ma proprio l’avvio dell’intervento di messa in sicurezza della struttura (1 milione e mezzo di euro il costo) aveva recentemente trovato concordi Prefettura e Questura di Gorizia sulla necessità di ridurne sensibilmente la capienza in coincidenza con i lavori.

 

Piccolo 14/02/11

Arrivati i tunisini al Cie. In 30 chiedono asilo

 

GRADISCA Emergenza-sbarchi, difficilmente vi saranno nelle prossime ore altri trasferimenti di immigrati al Cie e al Cara di Gradisca: i centri sono pieni. Lo affermano fonti vicine alla Prefettura goriziana. Del resto le due strutture isontine sono pressochè al massimo della propria attuale capienza dopo l’arrivo dei 50 uomini, per massima parte di nazionalità tunisina, giunti nella notte fra sabato e domenica dopo un ponte aereo con Lampedusa. Fra questi, in 30 avevano presentato richiesta di asilo politico non appena sbarcati sulle coste siciliane e per questo motivo sono stati immediatamente trasferiti al Cara, il locale centro di assistenza per immigrati, nella speranza di un ottenimento dello status di rifugiato. Gli altri uomini sono stati invece ospitati al Cie, ove inizieranno le complesse pratiche di identificazione. Le operazioni di accoglienza degli immigrati maghrebini – giunti a Gradisca a bordo di un aereo militare – si sono protratte sino quasi alle 3 di notte. Tutti i profughi sono stati visitati dal personale sanitario della struttura gradiscana. (l.m.)

 

Piccolo 13/02/11

Cinquanta tunisini trasferiti, Gradisca scoppia

 

di LUIGI MURCIANO

 

GRADISCA Cinquanta cittadini, tutti uomini e di nazionalità tunisina, sono stati trasferiti al Cie di Gradisca nell’ambito dell’emergenza-sbarchi di queste ore a Lampedusa. Di più la struttura isontina per migranti non potrà riceverne, essendo già ai limiti della propria capienza. Anche il centro gradiscano, dunque, è stato interessato dal piano d’urgenza disposto dal Viminale per accogliere i circa 4mila migranti nordafricani che hanno raggiunto e tuttora stanno raggiungendo l’isola siciliana negli ultimi giorni sull’onda di dei sommovimenti politici in atto nei paesi del Maghreb.

«Emergenza umanitaria», l’ha definita il ministro Maroni. Mentre il centro di prima accoglienza di Lampedusa rimane chiuso, dopo il varo della politica dei respingimenti, il ponte aereo fra la Sicilia e gli altri Cie italiani – principalmente con le strutture di Bari e Crotone – è iniziato ieri. Il trasferimento dei 50 tunisini nella struttura di Gradisca è avvenuto nel corso della notte. Secondo indiscrezioni non confermate, sarebbero interessati dal trasferimento degli immigrati sia il Cie sia il vicino Cara, la struttura per richiedenti asilo politico. Sarebbero 20 i migranti trasferiti nella prima struttura, che di fatto tornerebbe a raggiungere il “tetto” provvisorio delle 130 presenze (la capienza reale del Cie sarebbe di 248 posti, ma i danneggiamenti e le rivolte hanno reso inagibili alcune sezioni e i lavori di restauro sono iniziati proprio da alcuni giorni ndr), mentre circa 30 potrebbero essere ospitati al Cara, che toccherebbe quota 160 andando di fatto in grave sofferenza. La capienza certificata del centro di assistenza per i rifugiati infatti è di 148 posti. La situazione ricorda quella vissuta dal centro immigrati gradiscano fra il 2006 al 2009, quando a seguito dell’emergenza sulle coste siciliane venne istituita un’apposita sezione di prima accoglienza (Cda) oggi soppressa. Il tutto mentre si stanno svolgendo i lavori di restauro e ripristino della sicurezza e a pochi giorni dalla delicata fase di affidamento della nuova gestione delle due strutture. Da tempo il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha annunciato la volontà del governo di aprire quattro nuove strutture in Campania, Toscana, Marche e Veneto (nel Polesine).

 

CIE DI GRADISCA: nuova rivolta

Qui sotto gli articoli dei media, per una cronaca di ieri sera:

senzafrontiere

 

Da Il Piccolo del 15/02/11

Gradisca, tensione al Cie scoppia un incendio

di LUIGI MURCIANO

GRADISCA Esplode nuovamente la tensione all’interno del Cie di Gradisca. Tre stanze situate nella «zona rossa» della struttura isontina per immigrati sono state incendiate dagli ospiti nella serata di ieri.

L’allarme all’ex caserma Polonio è scattato poco dopo le 19: seguendo una modalità operativa ormai consolidata, alcuni clandestini, almeno una ventina, hanno dato fuoco a materassi e coperte delle proprie celle. Una lunga colonna di fumo si è levata dal Cie, ben visibile agli automobilisti dalla strada regionale 305. Sul posto, oltre alle forze dell’ordine deputate alla vigilanza perimetrale, anche i mezzi dei Vigili del Fuoco e un’autoambulanza del 118 di Gorizia.

Non si sarebbero verificate evasioni. A tarda sera la conferma che la rivolta è stata innescata da alcuni clandestini tunisini arrivati nei giorni scorsi a Gradisca da Lampedusa. Fra loro vi sono anche trenta richiedenti asilo politico che, secondo indiscrezioni non confermate, dal vicino Cara sarebbero stati trasferiti anch’essi al Cie, come i loro connazionali. Su questo aspetto si interrogano le associazioni umanitarie, che temono dinieghi all’asilo ed espulsioni di massa per i tunisini. Come già accaduto nel recente passato, sembra quasi esserci un silenzioso tam tam dietro lo scoppio di questi momenti di tensione nei diversi Centri di identificazione ed espulsione del Paese. Da alcuni giorni, in particolare, sono in subbuglio le strutture di Torino e Brindisi, con numerose rivolte, scioperi della fame e tentativi di evasione. Ora ovviamente la situazione diventata ancor più torrida con l’emergenza-sbarchi di Lampedusa, che ha visto il Viminale organizzare numerosi ponti aerei fra la Sicilia e i centri per migranti di tutta la Penisola. Nei Cie italiani attualmente non sta più neppure uno spillo.

Anche a Gradisca la situazione sarebbe ormai al limite. La presenza al Cie di via Udine è quella massima possibile di 130 persone, la metà della capienza reale di 248. Una riduzione resasi necessaria in quanto, ironia della sorte, proprio in questi giorni all’interno dell’ex caserma sono iniziati i lavori di ripristino della sicurezza: dispositivi antifuga a infrarossi, camere di parcellizzazione, telecamere per la sorveglianza interna dopo i frequenti danneggiamenti e le rivolte degli ultimi quattro anni.

 

AdnKronos

Un gruppo di ospiti del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) ieri sera ha appiccato il fuoco a tre camerate. GLi extracomunitari hanno incendiato mobili, suppellettili e materassi, rendendo parzialmente inagibili i locali, anche a causa del fumo che ha impregnato le camerate.

La protesta e’ stata sedata dalle forze dell’ordine e le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco. Secondo la ricostruzione fornita dalla Prefettura di Gorizia, la protesta e’ scoppiata con la scusa di alcune richieste inoltrate dagli extracomunitari e non accontentate. L’obiettivo, dicono in Prefettura, era di creare confusione con un’azione diversiva e tentare la fuga.

Attualmente il Cie ospita 130 immigrati, compresa la cinquantina arrivata alcuni giorni fa da Lampedusa a seguito dei nuovi sbarchi. La capienza massima del Cie e’ stata ridotta a seguito dei lavori di ristrutturazione in corso, ed e’ passata dai 240 iniziali a 190, poi a 150 anche a causa dei ripetuti danneggiamenti provocati dagli immigrati e infine agli attuali 130. L’intenzione, riferiscono dalla Prefettura, e’ di ridurre la capienza a non piu’ di 60-70 persone, quando le opere edili interesseranno a rotazione le camerate.

 

GRADISCA/ Dal CPT al CIE: cinque anni di rivolte. + Bozza del Volantino per il 12 marzo

Messaggero Veneto 16 febbraio

I nuovi arrivati al Cie di Gradisca
si ribellano durante la notte

Cie, immigrati

Una trentina di immigrati ospitati nelle strutture del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo (alcuni dei quali appena trasferiti da Lampedusa) hanno appiccato un incendio nella struttura, tentando anche di impedire l’intervento dei vigili del fuoco. L’episodio è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì e ha interessato quattro locali, tre dei quali sono ancora inagibili.

 

Altri contenuti che parlano di Cie

Tunisini al Cie e al Cara di Gradisca: una trentina di loro ha richiesto l’asilo politico

 

Una cinquantina di tunisini fuggitivi rinchiusi nella notte al Cie e al Cara di Gradisca

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Nel salutare la nuova rivolta comunichiamo che è in preparazione la manifestazione del 12 marzo a Gradisca e proponiamo intanto la bozza del volantino per eventuali suggerimenti

 

bozza

CIE DI GRADISCA: intervista ad un recluso + rassegna stampa

Ecco il link ad un intervista fatta ieri da Radio Blackout di Torino ad un recluso.

http://senzafrontiere.noblogs.org/files/2011/02/15_febb_gradisca_protest.mp3

 

Dal Piccolo del 16/02/11

Rivolta al Cie, tunisini coinvolti

GRADISCA Rivolta al Cie, la Prefettura smentisce un coinvolgimento dei 50 tunisini provenienti da Lampedusa nella sommossa che lunedì sera ha portato all’incendio di quattro stanze. Ma fonti interne ribadiscono: i nuovi arrivati hanno avuto una parte attiva. Anzi, quella attuata nella zona rossa farebbe parte «di una strategia ben precisa». Le forze di polizia ne sono convinte: alcuni immigrati dimostrano di conoscere sin troppo bene i centri e le loro criticità.

Sanno che a causa dell’emergenza-sbarchi nei Cie italiani non sta più neanche uno spillo. Rendere inagibili le stanze significa avere una speranza in più di fuggire e scampare quindi all’identificazione e probabile espulsione. Gli immigrati lunedì sera avevano dato fuoco a materassi e coperte delle proprie celle trovando la maniera di barricarsi all’interno della “zona rossa” e ritardare l’intervento della vigilanza. Una modalità consolidata, che avrebbe dovuto risultare sconosciuta a dei nuovi arrivati. la tensione era ancora alta. Duro il commento del Sap, Sindacato autonomo di polizia: «Gli immigrati provenienti da Lampedusa – spiega il segretario provinciale Angelo Obit – hanno agito con modalità già attuate. Il fenomeno migratorio che interessa le nostre coste non è solo un’emergenza umanitaria. I soggetti inviati a Gradisca – denuncia – sono stati selezionati tra quelli più pericolosi, che stanno cercando di rendere impossibile il loro trattenimento. Ma il Dipartimento per l’Immigrazione si è ben guardato di disporre un rinforzo del dispositivo di vigilanza». Fa eco Giovanni Sammito del Siulp: «Da tempo chiediamo un rinforzo dell’organico. Avremmo bisogno di almeno 15 unità in più. Ora il rischio è che, con Lampedusa ormai in ginocchio, si apra un nuovo fronte sul confine italo-sloveno, ritornando indietro di 10 anni». E un Cie danneggiato, ai limiti della capienza e pure sguarnito di vigilanza è un bel problema.

A Gradisca la situazione è ormai al limite. La presenza al Cie di via Udine si attesta sul massimo possibile di 130 persone: la metà della capienza reale (248). Questo perchè sono al via i lavori di ristrutturazione. Ma l’intenzione, riferiscono dalla Prefettura, è ridurre la capienza a non piu’ di 60-70 persone quando le opere interesseranno le camerate. Che succederà allora se dovessero rendersi necessari ulteriori arrivi? Oltretutto entro fine mese avverrà anche il delicato cambio di gestione di Cie e Cara. Difficilmente l’emergenza poteva arrivare in un momento peggiore per le strutture di Gradisca.

Luigi Marciano

Dal Messaggero Veneto del 16/02/11

Gradisca, rivolta dei nuovi arrivati al Cie

 

GRADISCA D’ISONZO. Appena arrivati, hanno provveduto a far parlare di sè. Una trentina di immigrati ospitati nelle strutture del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo (alcuni dei quali appena trasferiti da Lampedusa) hanno appiccato un incendio nella struttura, tentando anche di impedire l’intervento dei vigili del fuoco. L’episodio è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì e ha interessato quattro locali, tre dei quali risultano ancora inagibili. Il personale che opera all’interno della struttura ha invece ripristinato già da ieri mattina la funzionalità del quarto locale. Dopo aver incendiato carta, suppellettili e altro materiale infiammabile, gli immigrati hanno provveduto a sbarrare le porte d’accesso ai locali, nel tentativo di ritardare l’intervento dei vigili del fuoco. I quali tuttavia sono riusciti ad avere ragione delle fiamme in poco tempo. Nessuno degli extracomunitari è rimasto ferito o intossicato.

Un episodio minore, se si vuole, ma indicativo dei rapporti tesi all’interno della struttura gradiscana. Che l’arrivo di una cinquantina di clandestini arrivati da Lampedusa ha riportato al limite della capienza. E dove peraltro sono in corso importanti lavori di adeguamennto strutturale. E infatti sono già scoppiate le polemiche.

«Alla luce dei nuovi danneggiamenti al Cie, ci si chiede chi si sobbarcherà le spese per mettere a posto i locali, al limite della capienza, considerati i recenti trasferimenti di cittadini extracomunitari sbarcati a Lampedusa». Lo domanda il sindacato di polizia Coisp del Fvg. «Gli appartenenti alle forze dell’ordine del nostro paese – prosegue la nota Coisp a firma del segretario Maurizio Iannarelli – sono costretti ad affrontare l’emergenza immigrazione senza mezzi e motivazioni adeguati, in situazioni di estremo disagio e di grave pericolo». Secondo il Coisp «anche l’Europa dovrebbe contribuire ai lavori di ripristino del Centro di Gradisca. Sarebbe – conclude – un forte segnale».

Polemico anche un altro sindacato di polizia, il Sap. «I soggetti inviati a Gradisca d’Isonzo – scrive il segretario provinciale goriziano Angelo Obit – sono stati selezionati tra quelli più pericolosi sebbene i lavori di ripristino, più volte annunciati, non siano ancora nemmeno avviati. Una scelta che ha elevato la tensione in una struttura, quella di Gradisca d’Isonzo che è ancora costretta ad alternare l’uscita degli immigrati nelle cosiddette “vasche” per impedire ingestibili gruppi di trattenuti. I soggetti hanno immediatamente compreso le difficoltà della struttura cercando di rendere inagibili le stanze occupate (lo riprova il fatto che hanno incendiato anche la stanza nella quale erano stati provvisoriamente e in emergenza ricollocati) cercando di fatto di rendere impossibile il loro trattenimento».

Anche la politica fa sentire la sua voce sulla struttura di Gradisca. «Occorre subito serrare le fila contro ogni atto o tentativo di violenza che possa pregiudicare da una parte le già numerose difficoltà presenti nei Cie e, dall’altra, la sicurezza dei cittadini che vivono già con preoccupazione la presenza di queste strutture». L’ha affermato il deputato dell’Udc Angelo Compagnon, esprimendo «per l’ennesima volta la solidarietà al sindaco di Gradisca d’Isonzo, Franco Tommasini, e a tutti gli operatori impegnati giorno e notte all’interno del Centro di identificazione ed espulsione».

Compagnon ha quindi evidenziato che «la gravità di quanto avvenuto si commenta da solo» e auspicando che, sia pure «con le dovute proporzioni», l’emergenza Tunisia di questi giorni «non oscuri del tutto la situazione di Gradisca».

Verso il 12 marzo a Gradisca

Superate le 200 visite

 

“Erhal, erhal”

Intanto uno slogan Libia, Iran, Egitto e Tunisia dittatori e CIE vi spazzeremo via

E’ chiaro che da un punto di vista geo-politico i CIE sono soprattutto un complemento al mantenimento dei regimi dittatoriali del nord-africa con i  quali l’Italia (sicuramente, da Craxi a Berlusconi, con Libia, Egitto e Tunisia), per i propri interessi economici,  è  culo e camicia.

E’ ora evidente che la politica di Berlusconi, Maroni e Frattini è completamente fallita. Se, nella fattispecie, ci sono, ed ancor più ci saranno, gli esodi di massa sarà solo colpa loro. Non si ferma la storia. 80 mila? 300 mila? Anzi per il futuro aggiungiamoci pure gli eco-profughi delle catastrofi ambientali e così abbiamo il quadro più realista della situazione a venire. Viceversa va ovviamente anche detto che nessuno scappa da casa sua se ci può vivere in maniera almeno decente. Da questo punto di vista i CIE sono oramai una foglia di fico per coprire le vergogne del puttanaio razzista, italiota, leghista, berluskoniano, sempre più corrotto (lo dice la Corte dei Conti) che ci governa e che ogni giorno ci bombarda con le sue schifezze e le sue menzogne.

Aggiornamento del 27 febbraio: Lager a pezzi

Aggiornamento del 25 febbraio: cinque arresti dopo la sommossa.

Aggiornamento del 24 febbraio: nuova rivolta dentro il CIE. Continue reading →

Chiudere i CIE subito!

A quasi cinque anni dall’apertura, passati tra continue rivolte, atti di autolesionismo e violente repressioni, il CIE di Gradisca d’Isonzo è stato distrutto dai suoi stessi reclusi molti dei quali provengono dalle rivolte nordafricane.
Alla luce di quanto successo chiediamo che venga trovata una sistemazione dignitosa per i migranti e che la struttura venga chiusa e mai più riaperta, assieme agli altri CIE del territorio italiano.
La politica di gestione delle migrazioni degli ultimi anni ha dimostrato la sua natura razzista e demagogica ed i CIE non sono altro che un’ulteriore vessazione per i migranti ed una speculazione affaristica sugli appalti per i soliti nomi.
Per questi motivi assieme alle altre realtà libertarie della regione saremo il 12 marzo di fronte al CIE per chiederne l’immediata chiusura.

Coordinamento Libertario Isontino

CIE DI GRADISCA: la demolizione è quasi finita

Messaggero Veneto del 28/02/1

Nuova rivolta al Cie di Gradisca
che è quasi del tutto inagibile

Cie, immigrati

 

 

Nuova rivolta, il Cie di Gradisca quasi inagibile

 

GRADISCA. Il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo è al collasso. A mettere definitivamente al tappeto la struttura isontina sono stati gli incendi appiccati dagli immigrati nel primo pomeriggio di ieri, quando tra le 13 e le 14 sono state date alle fiamme sei delle sette stanze rimaste ancora agibili dopo i disordini delle ultime due settimane. Un’azione palesemente mirata quella degli “ospiti” del centro, che negli ultimi cinque giorni hanno incendiato (bruciando materassi e suppellettili varie) sedici stanze del complesso, dove al momento risulta agibile una sola camerata, a regime standard predisposta per ospitare 8 letti.

Un’inezia a fronte dei 105 immigrati clandestini attualmente rinchiusi nella struttura, tanto da costringere la Prefettura di Gorizia a inviare nel pomeriggio di ieri una richiesta d’aiuto ufficiale al ministero dell’Interno, precisando la «situazione di assoluta criticità e il concreto rischio di collasso in cui versa il Cie». «Resta agibile una sola stanza, salvata in tempo dai vigili del fuoco – hanno confermato ieri dalla Prefettura del capoluogo isontino –. Lo stato d’emergenza era scattato già venerdì sera, quando a seguito di altri incendi erano rimaste 7 le stanze funzionali, con una capacità standard di 56 posti, per ospitare 135 immigrati. Molti avevano passato la notte a terra, in sistemazione d’emergenza, ma ora, con una sola stanza agibile e una capienza di 105 persone, la situazione è al limite del drammatico. Gli spazi per ospitare gli immigrati, seppur in alloggi di fortuna come corridoi e locali normalmente adibiti ad altre funzioni, materialmente ci sono ma è evidente che può trattarsi di una soluzione temporanea, impraticabile nell’arco di più giorni. In merito a possibili trasferimenti di immigrati dal Cie di Gradisca, invece, al momento non ci sono comunicazioni ufficiali, stanotte (ieri, ndr ) sicuramente resteranno tutti nella struttura, non c’è disponibilità di posti negli altri centri italiani».

Il Carnevale ad alta tensione nel Cie di Gradisca è cominciato già nella tarda mattinata di ieri, quando il previsto rilascio di una ventina di immigrati (dopo che sabato 32 erano stati fatti uscire con il foglio di via, l’invito ad abbandonare il Paese entro 5 giorni) disposto dalla Questura goriziana è stato bloccato dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. Un mancato rilascio che ha immediatamente fatto esplodere la tensione nella struttura, dove poco dopo le 13 sono cominciati i disordini, sfociati nell’incendio. Inutile l’intervento dei vigili del fuoco di Gorizia, che non hanno potuto far altro che provvedere alla messa in sicurezza della struttura e dichiarare l’inagibilità delle sei stanze. Nel corso dell’incendio, con alte colonne di fumo che per un’ora si sono elevate sopra il Centro per immigrati isontino, non si sono registrati casi di intossicamento o feriti.

Marco Ceci


Il Sap: Centro abbandonato dal Viminale

 

GRADISCA. Il febbraio “caldo” al Cie di Gradisca è cominciato sabato 12, quando l’arrivo da Lampedusa di una cinquantina di immigrati tunisini (30 dei quali chiesero immediatamente asilo politico) provocò un’immediata escalation di tensione, sfociata lunedì 14 nell’incendio di tre stanze. Martedì 22 nuovi disordini e l’inizio di una settimana di fuoco, proseguita giovedì con l’incendio di sette stanze e l’arresto di 5 clandestini. Venerdì nuovi disordini, culiminati con l’incendio di altre quattro stanze.

Sull’escalation di tensione nella struttura isontina è intervenuto ieri il segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) di Gorizia, Angelo Obit. «Vista la grave situazione il questore, che nel frattempo non aveva ottenuto rinforzi dal Dipartimento e nemmeno disponibilità di posti in altri Cie – ha detto Obit –, sabato aveva suo malgrado deciso di dimettere dal Centro, con intimazione a lasciare l’Italia, i soggetti giudicati meno pericolosi. Era l’unica possibilità per continuare a trattenere gli altri. Ieri ne dovevano essere dimessi altri 20 ma è arrivato l’altolà del Dipartimento. Così si è alzata la tensione e sono state bruciate altre sei stanze. Se l’Europa ha abbandonato l’Italia il Dipartimento ha abbandonato Gradisca e il questore. La totale solidarietà del Sap va agli operatori e al questore al quale non va attribuita alcuna responsabilità.

 

Il Piccolo del 28/02/11

 

Rivolta al Cie di Gradisca Il Centro è ormai inagibile L’ennesima protesta è scoppiata dopo lo stop al rilascio di 20 immigrati Sabato ne erano usciti 30. Il Sap: «Resta una sola stanza per cento ospiti»

di Luigi Murciano wGRADISCA I rivoltosi hanno vinto: il Cie è definitivamente al collasso. Una settimana di rivolte ha portato ieri ad un epilogo grottesco, inimmaginabile: la struttura di massima sicurezza da 17 milioni di euro non è più agibile. Smontata pezzo dopo pezzo dalla furia degli ospiti. Ora, dopo l’incendio di altre 6 stanze, all’ex Polonio è allarme-sovraffollamento. A salvarsi dall’ennesima sommossa, scoppiata alle 14 di ieri, è stata una sola camerata da 8 posti sita nella zona rossa. Sono invece 105 i clandestini ospitati in via Udine: hanno trascorso la notte negli spazi comuni, sistemati alla bell’e meglio a terra, nei corridoi. Una sistemazione di fortuna che fa del Cie una polveriera pronta ad esplodere in qualsiasi istante. Febbrili in queste ore i contatti fra la Prefettura goriziana ed il Viminale per capire come gestire la situazione. Esclusi, almeno ieri, trasferimenti in altri Cie della penisola, dove del resto non sta neppure uno spillo. Stando alle indiscrezioni, il casus belli sarebbe scaturito da una decisione del Ministero dell’Interno, che domenica pomeriggio avrebbe congelato l’operazione di svuotamento avviata il giorno prima dalla Questura. Si era concretizzata nel rilascio (tramite foglio di via e obbligo di lasciare il Paese) di 30 immigrati ritenuti non pericolosi. Un’operazione di alleggerimento che ieri mattina avrebbe dovuto rimettere in libertà altri 20 clandestini, riportando il Cie sotto le 100 unità. Poi il dietrofront. E la situazione è deflagrata con la ribellione dei migranti che già riassaporavano la libertà. Durissimo il commento del Sap, sindacato autonomo di polizia. «Il Cie di fatto non esiste più – denuncia il segretario Angelo Obit – In cinque anni sono stati distrutti tutti i sistemi di sicurezza, la mensa, i dispositivi di vigilanza, mai ripristinati. Questa settimana invece è stata completata l’opera con la progressiva devastazione delle camerate». La situazione secondo il Sap è diventata senza uscita quando da Lampedusa sono stati trasferiti 50 tunisini. Da allora un’escalation di incendi «sistematica, quasi studiata: i migranti sapevano perfettamente quali erano le criticità del Cie». Ieri il collasso, nonostante il piano di svuotamento appena avviato. Vista la grave situazione il questore Piovesana («che nel frattempo non ha ottenuto rinforzi e nemmeno disponibilità di posti in altri Cie» precisa Obit) aveva infatti deciso di dimettere i 30 soggetti meno “a rischio” con intimazione a lasciare il Paese. «Era l’unica possibilità per continuare a trattenere gli altri» spiega il Sap. Ieri avrebbero dovuto esserne dimessi altri 20, ma è arrivato l’altolà del Dipartimento per l’Immigrazione. Ed è stato il collasso