Entries Tagged 'CIE = Lager' ↓
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Messaggero Veneto del 09/03/11
Il Cie al massimo della capienza, no a nuovi arrivi
GRADISCA. Impensabili nuovi arrivi al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) finchè non sarà ripristinata l’agibilità della struttura (al momento risultano agibili soltanto 2 camere sulle 28 totali, per una capienza massima di una trentina di persone a fronte di 101 immigrati presenti). L’ha fatto sapere ieri la prefettura di Gorizia, ribadendo come l’emergenza sbarchi, che ha portato al tutto esaurito praticamente tutti i Cie italiani, non abbia reso possibile nemmeno l’auspicato svuotamento del centro isontino. Prefettura di Gorizia che, avendo già in carico sul proprio territorio un Cie e un Cara, non è per il momento stata invitata dal Viminale a individuare ulteriori siti idonei per fronteggiare i nuovi flussi migratori.
Nonostante l’imminente apertura del villaggio catanese di Mineo, dove secondo il piano d’emergenza disposto dal Viminale saranno trasferiti gli oltre 2 mila richiedenti asilo attualmente ospitati nei Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) italiani per rendere tali strutture pronte a recepire nuovi immigrati, al momento nessun trasferimento previsto da quello gradiscano, come ha confermato la direttrice della struttura, Giorgia Savoja. «Il centro ospita attualmente 128 persone, a fronte di una capienza di 138 posti: potremmo accogliere solo una decina di persone. Su eventuali nuovi arrivi o sul presunto trasferimento dei nostri ospiti nel villaggio catanese di Mineo non abbiamo alcuna disposizione ufficiale».
Nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo isontino sono al momento presenti anche una ventina di donne e 15 minori. Oggi, intanto, sono previste in prefettura a Gorizia l’apertura delle buste contenenti le offerte economiche e la stesura di una prima (ufficiosa) graduatoria relativa all’assegnazione dell’appalto triennale, per un importo di 15 milioni di euro, di Cie e Cara. Tra i sei soggetti rimasti in gara, dopo l’esclusione della friulana Invita Spa, l’attuale gestore (il consorzio cooperativistico trapanese “Connecting people”) e la cooperativa goriziana Minerva. Per l’assegnazione definitiva bisognerà attendere ulteriori 30 giorni, nel corso dei quali i soggetti in gara potranno presentare le loro obiezioni. Tempistica confermata, del resto, anche da una recente disposizione prefettizia, che ha disposto una proroga fino al 31 marzo del contratto di gestione da parte di Connecting People. Venerdì, invece, è in programma la visita alle due strutture isontine del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione ed il funzionamento della Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen e di vigilanza sull’attività dell’unità nazionale Europol, la commissione bicamerale presieduta dall’onorevole Margherita Boniver.
Il tutto mentre il Cie di Gradisca d’Isonzo continua a operare in regime di piena emergenza. Una situazione che lunedì aveva scatenato l’ennesima protesta da parte degli immigrati, sei dei quali (un settimo è stato arrestato per il danneggiamento di una telecamera) sono rimasti per diverse ore sul tetto della struttura, per poi desistere al sopraggiungere del buio e del freddo. Giornata di calma apparente, invece, quella di ieri, durante la quale non si sono registrati disordini.
Marco Ceci
Centro di accoglienza, un sit-in dell Ugl polizia
Sit-in davanti alla Prefettura di Gorizia organizzato dall’Ugl polizia per protestare contro il mancato intervento da parte del governo e del ministero dell’Interno sulla questione Cie di Gradisca e del Dipartimento della pubblica sicurezza per quanto riguarda le risorse straordinarie per le forze di polizia. «Una manifestazione riuscita», ha commentato il vicesegretario nazionale Raffaele Padrone, il quale, accompagnato dal segretario provinciale di Gorizia Mario De Marco, da quello regionale Maurizio Visentini e da Vittorio Medizza, della segreteria di Pordenone, ha incontrato il prefetto Maria Augusta Marrosu e il questore Pier Riccardo Piovesana.
«L’incontro è stato proficuo – riferisce Padrone –. Abbiamo discusso con entrambi in modo razionale e costruttivo, sono stati affrontati i problemi esistenti nell struttura e l’impiego del personale, ma non soltanto. Il prefetto ha condiviso con noi l’opinione che in questo momento ci sia la necessità di prestare maggiori attenzioni ai controlli sugli ospiti, vietando agli stessi la possibilità di fumare, che ha lo scopo di non far utilizzare accendini o quant’altro possa generare fiamma e anche l’uso dei telefoni cellulari muniti di telecamera».
«E’ giusto che si sappia – continua l’esponente dell’Ugl polizia – che sono già stati spesi soldi pubblici, ben 17 milioni di euro, per quel centro e altri ne devono essere spesi per la ristrutturazione. Ci auguriamo, poi, che anche la Regione, attraverso l’assessore alla Sicurezza, Federica Seganti, possa sollecitare il governo per un rapido intervento. Mi auguro inoltre che, vista l’inagibilità del Centro e i continui arrivi che nessuno riesce a fermare, questa estate in spiaggia non ci si trovi come vicini d’ombrellone profughi libici, algerini o turchi, ospitati nelle nostre strutture ricettive, come accadde qualche tempo fa ad Aviano creando non pochi problemi a uomini e donne delle forze dell’ordine».
Padrone è stato invitato a partecipare nei prossimi giorni a Gorizia a un tavolo tecnico della speciale commissione bicamerale chiamata a riferire al Parlamento sulle tematiche inerenti all’immigrazione e all’accoglienza.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
I Giovani Comunisti isontini hanno pubblicizzato su facebook un presidio nel luogo, data e ora in cui DA MESI noi insieme agli altri anarchici della regione abbiamo organizzato una manifestazione contro il CIE:
oltre al fatto che questi signori si dovrebbero ricordare che il loro partito HA APPOGGIATO LA CREAZIONE DI QUESTI LAGER troviamo questo loro atto provocatorio oltre che misero e meschino!
Rifondazione tramite la sua “avanguardia” in disarmo dei giovani comunisti continua nelle politica che la vede da un lato fingere opposizione dall’altro contrattare con PD e compagnia: così accade per il CIE come per la TAV pur di ottenere o mantenere posti istituzionali…
Noi non abbiamo scadenze elettorali… ci vediamo sabato davanti al CIE!
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Dal Messaggero Veneto del 10/03/11
Lavori a rilento nelle zone danneggiate
GRADISCA. Due sole stanze agibili sulle 28 totali e prima serie di lavori di adeguamento e messa in sicurezza della struttura conclusi non prima di aprile. Il Cie di Gradisca d’Isonzo continua a funzionare in regime d’emergenza, con una settantina dei 101 ospiti attuali ancora ospitata in sistemazione di fortuna (materassi sistemati alla bene e meglio nei corridoi, locali mensa e centralino) e al momento non è ancora stata presa una decisione in merito al ripristino delle 22 stanze comprese nelle zone “rossa” (8 camere) e “blu” (16 camere), tutte rimaste pesantemente danneggiate dagli incendi appiccati nel corso degli ultimi mesi durante le rivolte degli immigrati. Incertezza dovuta anche ai costi che una simile operazione comporta, visto che un primo preventivo di spesa aveva indicato in circa 8 mila euro il costo per il ripristino di una singola stanza, in regime standard predisposta per ospitare 8 persone. Diverso, invece, il discorso per la zona “verde”, la più vicina alla porta carraia e dotata di sole 4 stanze: l’area, infatti, è la prima ad essere stata oggetta dei lavori di adeguamento della struttura decisi dal Viminale e appaltati per circa un milione e mezzo di euro. Un intervento che prevede l’innalzamento di circa un metro e mezzo delle recinzioni perimetrali, la rivisitazione e il potenziamento del circuito di telecamere a circuito chiuso e la realizzazione ex novo di un sistema anti-intruisione a infrarossi, predisposto per segnalare eventualimovimenti sia lungo il perimetro del centro che sui tetti. Lungo le recinzioni, inoltre, è prevista anche la sistemazione di pannelli in plexiglas per evitare lo scavalcamento delle stesse. Praticamente inutilizzabili, invece, i sistemi infrarossi e di telecamere già esistenti, anch’essi pesantemente danneggiati nel corso delle continui rivolte dei mesi scorsi. (ma.ce.)
Seganti: «No ai profughi in Friuli Vg Costruiamo i Cie dove non ci sono»
Una posizione in linea con quella, seppur più colorita, espressa nei giorni scorsi dal collega di partito e capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, Danilo Narduzzi, che in merito a possibili nuovi arrivi di immigrati in Friuli Venezia Giulia aveva dichiarato: «Che trovino sistemazione a Lampedusa o in Aspromonte, non vogliamo i profughi della Libia in regione».
Al momento impensabile per la Seganti anche ipotizzare uno svuotamento del Cara di Gradisca (138 posti di capienza e 127 ospiti a ieri), con trasferimento dei suoi ospiti nel villaggio catanese di Mineo, pronto entro il fine settimana e dove il Viminale vorrebbe trasferire duemila dei circa 2.300 richiedenti asilo attualmente ospitati nei Cara italiani. Soluzione che renderebbe la struttura isontina pronta ad accogliere immigrati provenienti da Lampedusa, con il concreto rischio di trasformarsi in un secondo Cie.
«Soluzione – osserva la Seganti – che potrebbe essere possibile qualora ci fossero gli investimenti e le attività necessarie sul territorio, ma la realtà è che oggi come oggi il Cara di Gradisca non è assolutamente attrezzato per ospitare immigrati di questa tipologia. Invece di pensare a una simile ipotesi che i soldi li utilizzino prima in altre regioni, per costruire altri Cie invece che trasformare, o rischiare di farlo, il Cara di Gradisca. Per quanto ci riguarda continuamo a lavorare affinchè arrivino meno immigrati possibile in regione. Abbiamo già una situazione grave e il buon senso consiglierebbe di risolvere prima la situazione di oggettiva criticità del Cie di Gradisca».
Sulla notizia che la prefettura di Gorizia non è ancora stata invitata dal Viminale a individuare ulteriori siti idonei per fronteggiare l’emergenza immigrazione, proprio alla luce della presenza sul territorio isontino di un Cie e di un Cara, invece, l’assessore regionale precisa: «Il Cie e il Cara sono ubicati in provincia di Gorizia, ma sono strutture che hanno una notevole rilevanza regionale. Quando in tutte le regioni ci saranno strutture con questa incidenza rispetto alla polazione residente, allora verificheremo il da farsi anche da noi. A livello politico, in questo momento, la Regione non può assolutamente dare disponibilità in questo senso, non abbiamo individuato alcun sito idoneo alternativo alle strutture gradiscane per fronteggiare i flussi migratori. Non possiamo dimenticare, poi, che la nostra regione recepisce già flussi di migranti provenienti dai confini con Austria e Slovenia. Svolgiamo già quotidianamente un servizio rilevante per la politica migratoria nazionale e abbiamo il Cara più grande del nord Italia».
A confermare come il trasferimento dei 127 ospiti del Cara di Gradisca nel villaggio catanese di Mineo resti al momento una semplice ipotesi anche le parole della direttrice della struttura, Giorgia Savoja: «Non è un’operazione realizzabile in poche ore e al momento non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale in merito da parte del ministero dell’Interno».
Marco Ceci
Appalto Cie, sub judice 4 offerte su 6
GRADISCA. È il costituendo raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa (in associazione con Cofely Italia e le romane Acuarinto e Sinergasia) a occupare provvisoriamente, dopo l’apertura in Prefettura delle buste con le offerte economiche dei 6 soggetti in gara) il primo posto nella graduatoria per l’assegnazione dell’appalto triennale di Cie e Cara.
A seguire l’attuale gestore, il consorzio cooperativistico trapanese Connecting people, la cooperativa Minerva di Savogna e la cooperativa sociale La Ghirlandina di Modena. Tutte e 4 le offerte, tuttavia, sono sub judice, in quanto la Prefettura le ha considerate anomale, mentre sono risultate in regola la cooperativa Albatros di Caltanisetta e l’Ordine dei Cavalieri di Malta.
«È stata una tappa interlocutoria – ha detto il prefetto vicario Gloria Allegretto –. Una volta aperte le offerte economiche si è proceduto a stilare una graduatoria provvisoria e stabilire quella che è la soglia di anomalia, sotto la quale sono risultate le prime quattro ditte della graduatoria provvisoria. Sulla base di tale anomalia abbiamo concesso ulteriori 15 giorni alle suddette imprese per spiegare nel dettaglio i singoli capitolati di spesa al fine di valutare l’effettiva sostenibilità delle offerte. Dopo i 15 giorni la prefettura, in quanto ente appaltante, potrà stilare una classifica più veritiera, seppur sempre provvisoria, mentre confidiamo di arrivare alla graduatoria definitiva entro la fine del mese. Considerando i tempi tecnici, tuttavia, è plausibile che il nuovo gestore di Cie e Cara gradiscani entri in carico a maggio».
Aggiudicazione che viene fatta sulla base dei punteggi accumulati nelle due offerte: quella tecnica (risorse personale, incremento servizi notturni, struttura organizzativa, proposte migliorative e referenze) e quella economica. La miglior valutazione tecnica è quella della Connecting People (60 punti, il massimo), seguita da Minerva (57), Gepsa (56.5), Albatros (52), La Ghirlandina (50.5) e Ordine di Malta (25.25). L’offerta economica più bassa, invece, è stata quella presentata da Gepsa con circa 14.6 milioni di euro per tre anni (34.6 euro al giorgno per ogni ospite).
Seconda Connecting people con 16.9 milioni di euro (40 euro al giorno per ospite, contro i 42 che incassa nell’attuale gestione), poi Minerva e Ghirlandina, distanti poche migliaia di euro, entrambe con circa 18 milioni (circa 42,7 euro al giorno per ospite). L’Ordine di Malta ha offerto 17.5 milioni, mentre la richiesta più alta è quella presentata da Albatros con 23.7 milioni di euro.
Marco Ceci
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Superate le 600 visite
Pesantissime prescrizioni da parte della Questura di Gorizia per la manifestazione del 12 marzo. Questo fatto segue al comportamento tenuto dal Comune di Gradisca per la concessione della Sala Bergamas che avevamo richiesto in gennaio per lo svolgimento di un’assemblea pubblica; il Comune voleva perfino i nomi dei relatori, il titolo ed i contenuti delle relazioni. E’ da lì che abbiamo coniato il termine DemocraCIE. Ora per la manifestazione del 12 marzo avevamo richiesto (sapendo benissimo che ci avrebbero limitato i tempi) il presidio fino alle ore 24.00, ma ci aspettavamo una limitazione al massimo fino alle ore 21.00 ed invece ci hanno ristretto fino alle ore 19.00. Poi tutto il resto che potete leggere nel testo sotto ed infine la ciliegina sulla torta della questione del divieto della somministrazione di alcolici (hanno letto sui volantini che era previsto nientemeno che il vin brulè in previsione di una probabile serata fredda). Questo ridicola prescrizione sembra fatta quasi per avere la scusa di rompere le palle a tutti i costi. Non si era mai vista una cosa del genere. Questo è l’Italia di oggi, a 150 dalla sua nascita, con una banda di ladri e farabutti al potere, che fanno quel cazzo che vogliono, e con una continua limitazione delle libertà reali della gente che esce fuori per dire la verità. Comunque stiano le cose, tutti a Gradisca sabato!
Paolo De Toni
Leggi qui sotto il testo integrale delle prescrizioni
Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Il Piccolo 12 marzo 2011
Il Comitato Schengen
mette in mora Gradisca
Immigrato si ferisce per protesta durante il sopralluogo parlamentare al Cie
La conclusione: «Il centro va svuotato subito e rimesso in sicurezza»
Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Gradisca, sabato 12 marzo: oltre 200 persone hanno partecipato alla manifestazione
|
|
|
Bombardamento sonoro contro il CIE
|
Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
——————–
La notizia è riportata sulla prima pagina del Messaggero edizione Goriziana con il titolo “Bombardamento sonoro” contro il CIE e la sintesi introduttiva con l’attacco a Napolitano !
|
|
Messaggero Veneto 13 marzo 2011 Pagina 0 – Gorizia
Gorizia Lanciate palline da tennis recanti messaggi di pace. Critiche anche a Napolitano
“Bombardamento sonoro” contro il Cie
Manifestazione di 200 pacifisti: verso il Centro indirizzata musica a tutto volume
IL SERVIZIO IN CRONACA
GRADISCA Circa 200 persone hanno manifestato ieri all’esterno del Cie di Gradisca. Organizzato dal Comitato libertario che si batte per la chiusura della struttura gradiscana, il sit-in è stato ribattezzato “Bombardamento sonoro contro il Cie”. Con potenti amplificatori, i partecipanti hanno diretto musica a tutto volume verso le strutture che ospitano circa 200 tra immigrati e richiedenti asilo. «L’istituzione dei Cpt è stata un’operazione anticostituzionale firmata dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano, oggi considerato garante della legalità – ha attaccato Paolo De Toni, storico leader dei pacifisti –. Le persone ospitate vivono ammassate come animali, private di ogni dignità». I manifestanti hanno denunciato che la Prefettura aveva disposto il divieto di uscita per gli ospiti del Cara.
|
MV Online
di Marco Ceci
Circa 200 persone hanno manifestato davanti al Cie di Gradisca. Organizzato per chiedere la chiusura della struttura, il sit-in è stato ribattezzato “Bombardamento sonoro contro il Cie”. Con potenti amplificatori è stata diretta musica a tutto volume verso la struttura che rinchiude circa 200 tra immigrati e richiedenti asilo.
Messaggero Veneto DOMENICA, 13 MARZO 2011 Pagina 6 – Gorizia
Gradisca. Critiche alla Questura che ha imposto lo stop della manifestazione alle 19 e alla Prefettura per non aver fatto uscire gli ospiti del Cara
Duecento pacifisti al sit-in davanti al Cie
“Bombardamento sonoro” con musica a tutto volume e lancio di palline da tennis recanti messaggi di pace
GRADISCA. «Gli ospiti del Cara sono stati segregati nella struttura, oggi non li lasciano uscire perché ci siamo qua noi». È cominciato con una denuncia da parte dei manifestanti (circa 200) il presidio contro il Cie di Gradisca di ieri pomeriggio organizzato dal Coordinamento libertario contro il Cie e al quale hanno risposto le associazioni della “rete” contro i centri d’identificazione ed espulsione.
A far calare il sipario sulla manifestazione (poco dopo le 19), invece, è stata la chiusura disposta cautelativamente dalle forze dell’ordine di via Udine. Per circa un’ora è stato vietato il transito attraverso l’arteria che collega Gradisca con Sagrado.
Una decisione assunta in seguito alla richiesta (respinta) dei manifestanti di far entrare una propria delegazione nel Cie e del successivo lancio di palline da tennis recanti messaggi di pace oltre il muro della struttura. Azione, come il resto della manifestazione, svoltasi sempre in maniera pacifica e senza tensioni con le forze dell’ordine (una cinquantina tra Polizia, Guardia di finanza e Carabinieri, alcuni dei quali in assetto antisommossa), posizionate per tutto il pomeriggio sul lato opposto di via Udine a protezione dell’ingresso della struttura.
Dopo il ritorno del Comitato di controllo sugli accordi di Schengen, che venerdì aveva visitato il Cie e il Cara di Gradisca, quindi, è stata la volta (in contemporanea con le manifestazioni organizzate davanti ai Cie di Bari Palese e Ponte Galeria a Roma) anche dei manifestanti, in coincidenza con il quinto anniversario dell’apertura del Centro d’identificazione ed espulsione (al tempo Cpt), avvenuto il 7 marzo 2006. «Siamo qui a manifestare – ha ricordato Paolo De Toni, storico leader degli anarchici friulani – nonostante le pesanti limitazioni imposte dalla Questura di Gorizia, che con un’ordinanza ci obbliga a smettere con la musica alle 19 e ci vieta la somministrazione di sostanze alcoliche. Un’ordinanza da regime fascista, ma che noi violeremo, restando qui fin quando vogliamo. L’aver impedito agli ospiti del Cara di uscire è soltanto l’ennesima privazione di diritti, ma noi faremo ugualmente sentire la nostra voce davanti a questo lager».
Un discorso, quello di De Toni, che non ha mancato di puntare il dito sulla politica: nazionale e locale. «L’operazione che ha portato alla costruzione di questi lager è partita da chi, Napolitano, oggi si erge a garante della Costituzione. È stata la legge Turco-Napolitano a istituirli, ma fortunatamente anche il Comitato Schengen, nel corso della sua visita al Cie, non ha potuto far altro che constatare come al di là di quel muro ci siano persone che vivono ammassate come animali. Anche il Comitato ha dovuto ammettere che questo posto dovrà essere svuotato. Meglio tardi che mai».
Nel mirino di De Toni e dei manifestanti anche il sindaco di Gradisca, Franco Tommasini: «Dopo cinque anni passati con la testa sotto la sabbia, anche il sindaco Tommasini ha aperto gli occhi, ammettendo di fronte al Comitato Schengen, gliene va dato atto, che questo centro Gradisca non lo vuole, che è uno spreco di soldi e che va chiuso». (ma.ce.)
Il Piccolo 13 marzo 2011
Cie, in duecento al sit in
Bloccata per un’ora dagli anarchici la regionale “305”
«Richiedenti asilo del Cara rinchiusi
come quelli del Cie: a
Gradisca i diritti dei migranti
continuano a venire calpestati
». La denuncia arriva dai manifestanti,
circa 200, che ieri
hanno raggiunto Gradisca per
protestare contro il centro immigrati.
Il pesante
“bombardamento” del Cie a
suondi watt, organizzato dagli
anarchici del Coordinamento
libertario e cui hanno aderito
numerose associazioni della
galassia antirazzista e no-global,
si è svolto in maniera pacifica.
Manon sono mancatimomenti
di tensione : la regionale
305 è rimasta bloccata per
un’ora, iltempodi veder fallire
una trattativa tra manifestanti
e Questura per l’ingresso di
una delegaizone di pacifisti
all’interno del Cie. I manuifestanti
si sono accontentati di
lanciare all’inetrno del centro
immigrati decine di palline di
tennis contenenti messaggi di
solidarietà ai migranti reclusi.
Le forze dell’ordine in assetto
antisommossasi sono limitate
a osservare il sit in. «Hanno impedito
ai profughi del Cara, notoriamente
liberi di circolare,
di lasciare la struttura e avere
contatti con i manifestanti» denuncia
Tenda per la Pace. Il
rappresentante anarchico Paolo
De Toni se l’è presa invece
con le misure restrittive “da
ventennio” della Questura,
che ha imposto alla manifestazione
lo stop alle 19 oltre che la
somministrazione di vin brulè.
(l.m.)
(ANSA) – GRADISCA D’ISONZO (GORIZIA) – Circa duecento persone stanno dando vita a una manifestazione di protesta all’esterno del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Organizzato dal ”Comitato libertario” che si batte per la chiusura della struttura gradiscana, il sit in e’ stato ribattezzato ”Bombardamento sonoro contro il Cie”. Muniti di potenti amplificatori, i partecipanti hanno diretto all’ indirizzo delle strutture che ospitano circa duecento tra immigrati e richiedenti asilo musica a tutto volume. ”L’istituzione dei Cpt e’ stata un’operazione anti- costituzionale, firmata dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano, oggi considerato garante della legalita’ – ha attaccato Paolo De Toni, storico leader dei pacifisti -. Le persone ospitate nella struttura vivono invece ammassati come animali, lesi di ogni dignita”’. (ANSA).
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
da Repubblica.it
Lampedusa, “No alle tendopoli”
Trasferiti a Mineo 200 immigrati
Approdi no stop al porto dopo due giorni di maltempo. Critica la situazione sull’isola con quasi 3mila richiedenti asilo. I residenti occupano la riserva naturale: “turismo a rischio”. Oggi apre la struttura in provincia di Catania. Il sindaco: temo problema di ordine pubblico
di MASSIMO LORELLO e FRANCESCO VIVIANO
In 52 hanno raggiunto l’isola su un barcone di legno. E’ solo l’ultimo degli sbarchi ripresi a Lampedusa nelle ultime ore, dopo due giorni senza arrivi di immigrati a causa delle cattive condizioni del mare. La scorsa notte poco dopo l’una sono approdati 39 tunisini, tra i quali tre donne. Erano su un piccolo scafo che ha raggiunto la costa senza essere stato avvistato in precedenza. Prima un’altra imbarcazione aveva portato altri 38 extracomunitari.
Nelle ore successive la sala operativa della Capitaneria di porto di Palermo, che coordina le operazioni nel Canale di Sicilia, ha individuato altri 13 natanti in arrivo. E intanto sale la tensione sull’isola dove la situazione resta critica, con la presenza di oltre 2.800 persone, delle quali 2.600 nel centro di accoglienza che dispone di solo 800 posti, e le restanti 200 nella “Casa della fraternità” della parrocchia di San Gerlando.
“Il centro di accoglienza sembra un lager”
La protesta. Un gruppo di abitanti dell’isola ha occupato in tarda mattinata i locali dell’area marina protetta gestita da Legambiente, dove in giornata avrebbero dovuto essere trasferiti 200 tunisini. La decisione di occupare è stata assunta al termine di una riunione del Comitato giovanile, dell’associazione Askavusa e di albergatori e pescatori, che si oppongono al montaggio di due tendopoli da 500 posti l’una per alloggiare i migranti. “Non possiamo certo permettere – ha dichiarato il presidente di Federalberghi delle isola minori della Sicilia, Christian Del Bono – che lo sviluppo di queste isole venga improvvisamente arrestato”. In questa scelta del governo, i lampedusani vedono infatti l’intenzione di trasformare l’isola in un ghetto con ripercussioni negative non solo sulla stagione turistica ma sulla stessa vivibilità di Lampedusa che non dispone di risorse idriche e agricole sufficienti al suo fabbisogno. Oltre all’occupazione della riserva naturale, gli isolani minacciano altre forme di protesta nelle prossime ore, anche sui moli del porto dove avvengono gli sbarchi di immigrati.
Ieri a Lampedusa (video) sono arrivati i primi militari dell’esercito e il personale della Protezione civile incaricato di realizzare una tendopoli per gli immigrati. Nella stessa giornata si è tenuta una manifestazione con il tricolore a mezz’asta listato a lutto.
Primi arrivi a Mineo (Catania). In mattinata al Villaggio della solidarietà di Mineo, in provincia di Catania, sono arrivati i 200 immigrati richiedenti asilo, trasferiti su due pullman scortati da polizia e carabinieri. Nel Residence degli aranci, fino a qualche mese fa utilizzato dalle forze militari Usa di stanza alla base di Sigonella, troveranno posto complessivamente 2 mila persone provenienti dai Centri di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara) di Trapani, Crotone e Foggia.
LE FOTO
Prima ancora dei pullman al Villaggio sono arrivati tre immigrati richiedenti asilo, giunti in auto dal Cara di Trapani. Uno di essi, Mahmud Osmay Abderrazak, somalo, di 33 anni, ha mostrato ai giornalisti il cartellino con il numero 1. Un altro gruppo, proveniente da Bari, è atteso per le 15.
Pignataro: “Così si crea una riserva indiana”
Le polemiche. Ad accogliere gli immigrati, il sindaco Giuseppe Castania, che si è detto preoccupato per una soluzione che metterebbe a rischio l’ordine pubblico. “Questo territorio difficilmente potrà dare risposte agli immigrati richiedenti asilo, – ha detto Castania – tranne che il governo non vari un programma strutturale che dia grandi opportunità qui di lavoro non solo a loro ma anche alle popolazioni locali”.
“I timori della popolazione riguardano una percentuale che il governo ha quantificato intorno al 30 per cento delle persone ospitate nei Cara, cioè almeno 600 persone, – ha continuato Castania – che non riesce a concludere il percorso per l’ottenimento dello status di rifugiato politico. Qualcuno viene colto in flagranza di reato e viene rimpatriato, altri fuggono e non si trovano più”.
Tutto dipende – ha concluso Castania – dal numero di migranti che saranno ospitati, da come saranno assistiti in questo villaggio: chi si sente trattato bene e intravede la possibilità di un processo di inclusione ed integrazione non ha motivo di delinquere”.
Apre il villaggio di Mineo
domani i primi richiedenti asilo
Duecento immigrati provenienti dai Cara verranno ospitati nel residence ex Nato. Lo ha annunciato il presidente della Provincia di Catania. Ma gli amministratori locali sono contrari
Arriveranno domani al Villaggio della solidarietà di Mineo, in provincia di Catania, i primi 200 immigrati richiedenti asilo. Lo ha reso noto il presidente della Provincia etnea Giuseppe Castiglione. L’apertura della struttura era stata anticipata ieri dal prefetto Giuseppe Caruso, commissario governativo per l’emergenza immigrazione. Nel Residence degli aranci, fino a qualche mese fa utilizzato dalle forze militari Usa di stanza alla base di Sigonella, troveranno posto complessivamente 2 mila persone provenienti dai Centri di accoglienza per i richiedenti asilo (Cara). Una iniziativa voluta fortemente dal Viminale, ma che è stata contrastata dal presidente della Regione Raffaele Lombardo e da alcuni amministratori locali.
“Assolveremo al nostro ruolo”, afferma il vicesindaco di Mineo Maurizio Siragusa, “che è quello di vigilare affinché non succeda nulla nel nostro territorio e ci auguriamo che tutto vada come il ministero ha previsto, dopo di che aspettiamo. Noi vorremmo che gli organi che stanno gestendo la cosa si mettessero in contatto con le autorità del territorio. Lo abbiamo sempre ribadito ma ci pare che da questo punto di vista non ci sentano. Comunque aspettiamo e siamo fiduciosi, magari ce lo faranno sapere domani”.
Contrario alla creazione del centro, il sindaco di Caltagirone Francesco Pignataro: “Ribadiamo la nostra contrarietà a questa iniziativa. Non è così che si costruisce l’integrazione, così si realizzano le condizioni di ‘riserva indiana’”. Pignataro aggiunge: “Dato che il governo ha deciso di andare avanti l’augurio è che sia data alle autorità locali la possibilità di accesso alla struttura per vigilare sulle condizioni in cui si troveranno gli immigrati e che sia data ai tanti piccoli operatori economici della zona la possibilità di essere presi in considerazione per le piccole opportunità che possono aprirsi nell’ambito della ospitalità da dare alle forze di polizia”.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Messaggero Veneto del 22 marzo
Gradisca, rivolta al Cie: militari feriti
Otto immigrati sono riusciti a fuggire. Oggi vertice al Viminale. Tondo: «Il Fvg non può accogliere altri clandestini»
GRADISCAD’ISONZO «Il Friuli Venezia Giulia non è in grado di accogliere altri immigrati perché siamo già saturi e stiamo già facendo molto di più di tante altre regioni dove non ci sono centri come il Cie di Gradisca, che poi è andato in difficoltà». A chiudere la porta all’arrivo di nuovi migranti in regione, una possibilità cresciuta al pari dell’emergenza di Lampedusa, è stato il presidente Renzo Tondo, fermo nel ribadire la posizione della sua giunta anche alla vigilia della riunione al ministero dell’Interno, alla quale parteciperà il vicepresidente Luca Ciriani. «Il nostro aiuto umanitario non mancherà, però oggi non siamo in grado di accogliere altre persone – ha ribadito Tondo – ne abbiamo già tante. Ci sono altre regioni prima di noi che devono fare quello che abbiamo già fatto. Poi si discuterà». Parole e preoccupazioni, quelle di Tondo, arrivate a poche ore di distanza da una delle giornate più turbolente per il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove la nuova rivolta scoppiata domenica sera ha registrato un vero e proprio bollettino di guerra: 6 immigrati clandestini fuggiti, 8 arresti, 4 denunce a piede libero, due militari lievemente feriti, tre operatori aggrediti e danni ingenti alla struttura. Ad accendere la miccia, poco dopo le 20, l’azione di una trentina di ospiti che, una volta forzato il blocco delle forze dell’ordine impegnate nella vigilanza, sono riusciti a guadagnare gli spazi esterni della struttura. Da lì, a conferma che l’azione non era improvvisata, l’allargamento su due fronti della rivolta, con alcuni immigrati saliti sui tetti del Cie e altri a puntare direttamente la recinzione. Azioni, oltretutto, ripetute e nel corso delle quali, oltre al lieve ferimento di due militari dell’Esercito (integrati nella sorveglianza a carabinieri, poliziotti e agenti della guardia di finanza), che hanno riportato escoriazioni e contusioni da colluttazione, si sono registrate le aggressioni, fortunatamente senza gravi conseguenze, anche di due operatori dell’ente gestore e a un’infermiera di turno. Nel corso dei disordini 6 immigrati sono riusciti a scavalcare le recinzioni e far perdere le loro tracce, mentre 8 ospiti sono stati arrestati (7 per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, uno per furto aggravato in quanto aveva sottratto con la forza a uno degli operatori le chiavi delle porte interne della struttura) e processati già ieri mattina per direttissima al tribunale di Gorizia. Nel corso della nottata danneggiate porte, finestre, una macchinetta del caffè e, in parte, anche le due stanze (sulle 28 totali) rimaste agibili dopo gli incendi di fine febbraio. La situazione è tornata alla normalità solo dopo l’una di notte, quando gli ultimi immigrati sono scesi dai tetti. Ancora in corso, invece, le indagini avviate dalle forze dell’ordine per valutare eventuali collegamenti con i disordini, avvenuti praticamente in contemporanea e con dinamiche similari, al Cie di Torino. Marco Ceci
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Questo è quanto successo anche a tre curdi del CARA di Gradisca. E pare che entro la prossima settimana vogliano vuotare tutto il CARA.
MOBILITIAMOCI!!!!!
da La Repubblica
L’ODISSEA DEI RIFUGIATI
Portati a Mineo i richiedenti asilo di tutta Italia
Risposta all’ondata migratoria su Lampedusa
Per trovare nuovi spazi agli immigrati approdati nell’isola, il ministero dell’Interno sta svuotando tutti i CARA (i Centri di Accoglienza per Richiedentti Asilo). Concentrando però tutti in Sicilia si esautorano di fatto le Commissioni territoriali dislocate nelle regioni che svolgono le indagini sulle richieste d’asilo
di CARLO CIAVONI
ROMA – “Tutti in Sicilia. Tutti nel villaggio della solidarietà, a Mineo”. Provincia di Catania. L’operazione-svuotamento dei CARA (i centri di accoglienza per richiedenti asilo) è cominciato stamattina in tutta Italia. La speranza – annunciata – del ministro Maroni è creare così nuovi spazi per fronteggiate l’ondata di sbarchi a Lampedusa. La decisione di sistemare nel luogo che, fino al 31 dicembre scorso, era occupato dai militari della base NATO, riguarda le persone che nel corso del tempo sono sbarcate in Italia e che hanno chiesto asilo, in fuga da paesi in guerra, oppure da luoghi dove non esistono le garanzie minime nel rispetto degli elementari diritti umani. Gente ancora in attesa della risposta delle Commissioni territoriali, incaricate di assegnare ad ogni richiedente lo status di protezione internazionale.
Gli arrivi nel Villaggio degli aranci. Con l’arrivo oggi dei primi 200 migranti nel “Villaggio della Solidarietà” Mineo da tutta Italia ha preso il via l’attività del centro, all’interno del quale la Croce Rossa Italiana è presente con 80 persone per garantire assistenza. Nel “Residence degli aranci”, per un decennio hanno vissuto le famiglie dei marines in servizio nella base di Sigonella. “L’accoglienza – spiega Gabriella Salvioni, responsabile del team CRI a Mineo – sarà incentrata sulle necessità delle persone ospiti del villaggio. Mettiamo a loro disposizione beni di prima necessità, un ambulatorio attrezzato, un servizio di lavanderia e aree giochi per bambini, se ce ne saranno”. Ci sono 101 case per un totale di 404 unità abitative e una capienza complessiva di circa 2.000 persone, dicono a Palermo, negli uffici del Prefetto Giuseppe Caruso, commissario straordinario per l’immigrazione. Le case, che ospitavano famiglie con 4-5 persone, sono state riallestite con un maggior numero di letti, per ospitare gli immigrati.
Che fine fanno le Commissioni territoriali? La scelta del governo pone però subito diversi problemi. Prima di tutto solleva la questione del ruolo che dovranno svolgere le Commissioni territoriali, da ora in poi esautorate, per ragioni evidenti. Se infatti tutti i richiedenti asilo verranno sistemati in un unico luogo, spetterà soltanto alla Commissione territoriale di Siracusa (non di Catania, nella provincia della quale Mineo fa parte) gestire le inchieste che riguardano i richiedenti asilo. Questo, inevitabilmente, finirà per complicare le cose. Intanto, ritarderà i tempi di accertamento e inoltre, i casi di ricorso andranno ad aggravare il lavoro dei Tribunali della zona.
L’obiezione dell’UNHCR. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – ha già sollevato il problema con il ministro Maroni. “Un elemento positivo della legge Bossi-Fini che istituiva le Commissioni territoriali – dice Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR – era appunto il loro decentramento, sia nell’intento di ridurre i tempi di attesa che nell’avere un minore impatto sul territorio. Il sistema decentrato, dunque è stato una conquista, che adesso rischia di vanificarsi. Far convergere tutto a Mineo – ha aggiunto la portavoce dell’UNHCR rimette in discussione l’assetto del sistema di asilo. Ribadiamo, dunque, anche sulla base della nostra esperienza, la certezza che il miglior approccio sia quello di avere centri più piccoli, capaci di consentire una migliore gestione delle pratiche. La soluzione di Mineo, dunque, ancorché luogo gradevole, rivelerà grossi limiti anche rispetto alla procedura d’asilo”.
Il Consiglio Italiano Rifugiati. “Si tratta di una decisione presa in condizioni di assoluta urgenza e senza alcuna pianificazione con le autorità locali – si legge in un comunicato del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati)- oltre tutto, la Croce Rosa Italiana, ente gestore dei CARA, ha saputo solo ieri nel pomeriggio del trasferimento e il Prefetto di Roma, alle 18 di ieri sera, non aveva avuto alcuna comunicazione ufficiale. Ricordiamo – si legge ancora – che è la Prefettura legalmente responsabile per l’accoglienza dei richiedenti asilo e i loro trasferimenti”.
“Fuori dalla legge”. Il CIR aggiunge inoltre che questi trasferimenti avvengono “al di fuori del quadro normativo in vigore. Come possono le persone opporsi contro un trasferimento se non hanno neanche in mano un pezzo di carta che lo inquadra? In che modo possono invocare i propri diritti se neanche capiscono cosa sta succedendo?”, si domanda Christopher Hein direttore del CIR. “Inoltre dobbiamo essere chiari su un punto: oggi da Roma non abbiamo assistito a trasferimenti volontari. Su tutti i richiedenti asilo pesava infatti la minaccia della revoca delle misure di accoglienza che inficia in maniera sostanziale il concetto di volontarietà.” conclude Hein.
“Sospendete i trasferimenti”. Il CIR chiede che vengano immediatamente sospesi i trasferimenti di richiedenti asilo verso Mineo. “I rifugiati non sono pacchi postali: non si possono spostare persone che hanno contatti col territorio o procedure di asilo avviate. Abbiamo saputo di casi a Crotone di persone che avrebbero avuto l’audizione in Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato a distanza di due giorni e che sono dovuti partire. Che succederà della loro domanda? Quanto dovranno ancora aspettare? E quanto costerà, in termini anche di risorse economiche, questo inutile e dannoso trasferimento di persone?”, domanda Chirstopher Hein.
Le proteste a Roma. Dal CARA di Roma, a Castelnuovo di Porto, sono partire 29 persone. La lista arrivata ieri dal Ministero dell’Interno contava 55 persone ma, dopo la segnalazione di “casi vulnerabili” da parte di alcune associazioni, la lista definitiva si è ridotta a 43 richiedenti asilo. Stamane solo in 29 hanno deciso di accettare il trasferimento, gli altri non si sono presentati alla chiamata ed altri “casi vulnerabili” sono stati ulteriormente individuati. Nella mattinata, dopo lo sgombero di Castelnuovo di Porto, i militanti di numerose associazioni che difendono i diritti degli immigrati in fuga da guerre e calamità (Yonigro, Epson, Laboratorio 53, Senza Confine….) hanno animato una manifestazione davanti alla Prefettura della capitale. Una delegazione è stata ricevuta dal capo di gabinetto del Prefetto, al quale è stato chiesto di interrompere i trasferimenti. Un nuovo incontro, ma con il Prefetto, è previsto per domani.
Intanto a Lampedusa… L’isola è allo stremo delle forze. Sono letteralmente stipati circa oltre 5mila immigrati. Mancano acqua potabile e cibo. Le persone venute dal mare dormono per terra, all’aperto, spesso in mezzo alla spazzatura, che aumenta a vista d’occhio e che i sistemi di raccolta dell’isola non riescono più a smaltire, per la popolazione che è letteralmente e improvvisamente raddoppiata. Racconda il sindaco Dino De Rubeis: “Il rischio di un’epidemia non è poi un’ipotesi remota: non hanno acqua per lavarsi, né vestiti per cambiarsi. Trascorrono la giornata all’aperto e di notte dormono all’addiaccio”. Un allarme che invece Pietro Bartolo, direttore del Poliambulatorio dell’isola e nominato coordinatore delle attività sanitarie per l’emergenza, precisa. “Da un punto di vista prettamente sanitario – spiega – la situazione è sotto controllo. Nelle persone esaminate abbiamo riscontrato solo casi di ipotermia, disidratazione, assiderazione, ma non patologie importanti. Occorre tuttavia procedere al più presto ai trasferimenti”.
La denuncia di Lega Ambiente. “L’isola non diventi un carcere a cielo aperto. Continuare a trattenere oltre 5.000 persone su uno scoglio di venti chilometri quadrati, completamente dipendente dalla terraferma per ogni forma di approvvigionamento, non può essere frutto di superficialità o incompetenza. Questa scelta appare, piuttosto, come una strategia precisa, volta a scaricare sull’isola e sui suoi abitanti, che finora hanno resistito con dignità e solidarietà, le situazioni di disagio, calpestando la dignità e i diritti dei migranti”. Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commenta la situazione in corso a Lampedusa.
(22 marzo 2011)
Dal Messaggero Veneto del 23/03/11
Gradisca, restano in carcere gli 8 arrestati nella rivolta di domenica sera al Cie
Restano in carcere gli 8 immigrati clandestini arrestati domenica sera nel corso della rivolta scoppiata nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo. Per tutti, infatti, ieri mattina è stata disposta la custodia cautelare in attesa del processo. Ieri, intanto, giornata di relativa calma nel Cie isontino, dove già la prossima settimana dovrebbe essere ripristinata la “zona verde” che, attualmente oggetto di lavori di adeguamento, consentirà di recuperare 5 stanze, per complessivi 44 posti. Al momento restano due le camere agibili, con una capacità di 16 posti a fronte di una presenza di circa 80 immigrati, gran parte dei quali ancora sistemati nei corridoi. Un aumento della capienza che, tuttavia, non renderà la struttura idonea all’accoglimento di altri immigrati. Prime partenze, invece, dal Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), da dove ieri pomeriggio sono stati trasferiti i primi tre immigrati con destinazione il villaggio di Mineo (Catania). (ma.ce.)