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CIE DI GRADISCA: rassegna stampa del 3 marzo

Dal Piccolo del 03/03/11

Gradisca: Centro devastato, fumo proibito

 

di Luigi Murciano GRADISCA Non si fuma più: sigarette vietate al Cie di Gradisca. Il provvedimento, per quanto apparentemente elementare, è stato preso martedì allo scopo di evitare nuovi incendi nelle stanze del centro immigrati. La situazione all’ex Polonio, per quanto delicata – come testimoniano le fotografie scattate all’interno divulgate dal sito Fortresseurope – rimane sotto controllo. La Prefettura attende ancora un placet del Viminale per ridurre la capienza a 60-70 posti rispetto alle 100 presenze attuali. Operazione non facile, vista la saturazione degli altri Cie italiani e l’emergenza umanitaria che incombe dal Maghreb. Ma trasferimenti da e per il centro di Gradisca collassato sotto i colpi dei migranti non sembrano al momento in discussione. Dopo la distruzione di 27 delle 28 camerate, l’obbiettivo è ritornare alla normalità in maniera graduale. Per prima cosa saranno rese agibili quanto prima le stanze meno danneggiate – almeno un paio, per un recupero di complessivi 25 posti – mentre in un’altra sezione proseguiranno i lavori di messa in sicurezza appena iniziati. Anche ieri i clandestini hanno mangiato e dormito a terra, negli spazi comuni: corridoi, sala mensa, zona centralini. Rafforzato il servizio di sorveglianza, con una decina di agenti provenienti dal Reparto Mobile di Padova. Nella tarda serata di martedi si era diffusa la notizia di un preallarme delle forze dell’ordine, pronte ad intervenire in assetto anti-sommossa, ma incidenti non ve ne sono stati. Anche il coordinamento provinciale dei Vigili del fuoco chiede provvedimenti. «Gli interventi non sono più occasionali e distolgono il personale dal servizio sul territorio. Serve un piano preventivo e l’assegnazione al Comando di Gorizia di tutto il personale, qualificato e non, che si trova fuori sede». Richiesta inoltre l’assegnazione di mezzi idonei. Nelle ultime ore era stato ipotizzata anche l’istituzione di un presidio fisso di pompieri all’ex caserma Polonio. Ad ore, ormai, si attende invece la nomina del nuovo ente gestore del Cie per i prossimi cinque anni. Quanto accaduto nell’ultima settimana ha inevitabilmente lasciato il segno. Ed è di nuovo tempo di manifestazioni pubbliche contro la struttura. Torna a farsi sentire la galassia antagonista: sabato 12 marzo dalle 15 davanti al centro vi sarà un’assemblea pubblica organizzata dagli anarchici del Coordinamento Libertario anti-Cie con tanto di “bombardamento sonoro” dell’ex caserma. Il gruppo annuncia “una settimana di mobilitazione” e definisce il Cie “orribile ed inutile struttura di coercizione, fortunatamente oramai giunto alla paralisi grazie allo smantellamento operato in questi mesi dagli immigrati in lotta per la sopravvivenza. Il bilancio di questi cinque anni è inequivocabile, per quanto la politica finga di non vederlo: le condizioni per chiudere per sempre la vicenda sono giunte a maturazione”

 

«Sicurezza a rischio nell’Isontino»

GRADISCA Il Cie è una bomba ad orologeria per tutto l’Isontino. Il controllo degli immigrati che arriveranno in continuazione dal Nord Africa assorbirà in maniera sempre crescente le forze di polizia presenti in provincia. Dunque, si porrà il problema di non garantire la sicurezza ai cittadini isontini. Lo denunciano i sindacati di polizia Sap e Ugl. La protesta. Oggi l’Ugl manifesterà davanti alla Prefettura di Gorizia dalle 10 alle 12. Per chiedere soprattutto il motivo per cui non è stata rinforzata l’aliquota del personale addetto alla vigilanza, pur in presenza di quanto sta succedendo in Nord Africa. L’Ugl ricorda che il Cie è costato alla collettività 17 milioni di euro, riparazione dei danni esclusa. Gli immigrati ci costano 45 euro al giorno più un kit di accoglienza e 5 euro a settimana di schede telefoniche. L’Ugl chiede un intervento effettivo delle istituzioni locali per far capire al governo centrale la drammaticità della situazione. Risorse in esaurimento. Entro giugno potrebbero essere esaurite le risorse stanziate per il 2011 per la sicurezza, sostiene invece il Sap, che denuncia le inadeguatezze delle risorse appostate e la mancata esclusione dal tetto retributivo e il non rifinanziamento del cosiddetto “fondo perequativo” che determinano un pericoloso combinato disposto che blocca, tra l’altro, scatti, avanzamenti ed assegni di funzione e non riconosce pienamente la specificità della professione, senza dimenticare altri nodi irrisolti fondamentali, come la previdenza complementare, la problematica dello scivolo di 12 mesi per il personale destinato ad andare in pensione, la nuova normativa sul Tfr e il mancato riordino delle carriere.

 

“Detenuta” al Cie, la Cassazione la salva

di Marco Ballico TRIESTE Una nigeriana, udinese “d’adozione”, viene trattenuta per 20 giorni al Cie di Bologna. Ingiustamente. La Cassazione le dà ragione, costringe il ministero dell’Interno a pagare 1.400 euro di spese giudiziarie e apre il caso: i decreti di detenzione nei Centri di espulsione e identificazione possono essere viziati e, per questo, non validi? Al punto che, anche a Gradisca, si dovrà aprire qualche porta? Il Codacons Fvg, che ha seguito il ricorso della donna, ne è sicuro. La vicenda inizia a Udine nel 2009. Osas Otote Osarumwense, nigeriana di 33 anni, da oltre 10 anni in città, al lavoro con la madre in un salone di parrucchiera, viene sorpresa da un controllo stradale senza permesso di soggiorno. A stretto giro di posta arrivano i provvedimenti di espulsione da parte del prefetto friulano e di trattenimento al Cie di Bologna, il più vicino con posti disponibili, disposto dalla Questura di Udine e convalidato dal Giudice di Pace della città emiliana. La motivazione? Non è possibile eseguire l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera per l’indisponibilità di un «idoneo vettore o altro mezzo di trasporto». Il ricorso è «manifestamente fondato», scrivono i giudici spiegando nella sentenza che la motivazione di convalida del Giudice di Pace («ha attraversato i confini del territorio dello Stato sottraendosi ai controlli di frontiera») è «generica e apodittica» e quindi inidonea a giustificare il decreto di espulsione e i motivi che hanno portato il Prefetto a produrlo. In sostanza una prassi troppo sbrigativa. Una sentenza-caso, sostiene il Codacons, deciso a chiedere i danni per l’«ingiusta detenzione» e il risarcimento per la «privazione della libertà». «Non ci si può limitare ad attestare la sussistenza dei requisiti di legge, con una prassi fin troppo sbrigativa, barrando sul documento una crocetta accanto alle condizioni che consentono il trattenimento al Cie senza effettuare alcuna verifica sulla sussistenza delle stesse – insiste il presidente regionale Vitto Claut -. È una sentenza clamorosa perché fa da apripista a tutti gli ospiti dei Centri: almeno il 90% dei decreti di espulsione e di trattenimento, infatti, potrebbero essere viziati per carenza di motivazione, e quindi annullati». Sempre e ovunque? «Bisognerà valutare caso per caso. Le autorità competenti, finora, si sono limitate a riportare pedissequamente la mera sussistenza dei requisiti di legge in assenza di prove specifiche: nel caso concreto era stato dichiarata l’assenza di idoneo vettore e il Giudice di Pace aveva convalido senza effettuare alcuna verifica su tale aspetto. Nulla che potesse attestare l’effettiva indisponibilità di un mezzo di trasporto per accompagnare l’espulso alla frontiera».

 

Dal Messaggero Veneto del 03/03/11

Cie, agli ospiti è vietato fumare

La proibizione dopo i ripetuti incendi delle scorse settimane Appalto per gestire i servizi interni: decisione ancora rinviata

GRADISCA. Vietato fumare. Dopo gli incendi delle scorse settimane e al fine di evitarne di nuovi è scattato (su disposizione della Prefettura di Gorizia) il divieto di fumare sigarette per gli ospiti del Cie di Gradisca, come ha anticipato ieri l’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti.

A seguito delle recenti rivolte, nel corso delle quali sono state date alle fiamme 27 delle 28 stanze della struttura, inoltre, la Prefettura di Gorizia ha fornito al centro per immigrati di via Udine decine di materassi per risolvere la difficile situazione e rafforzato il presidio di agenti di polizia (una decina in più per ognuno dei 5 turni giornalieri grazie all’accorpamento di un nucleo proveniente da Padova). Le autorità locali, inoltre, hanno chiesto al Governo la riduzione dei posti letto a disposizione nel Cie, anche alla luce della ripresa degli sbarchi sulle coste siciliane.

A confermare come quella del Cie di Gradisca sia diventata un’emergenza anche a livello nazionale, invece, è l’indiscrezione che vorrebbe nei prossimi giorni la struttura oggetto di una visita da parte del comitato parlamentare di controllo sull’attuazione degli accordi di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol e di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, la speciale commissione bicamerale chiamata a riferire al parlamento le tematiche inerenti l’immigrazione e l’accoglienza.

Ieri, intanto, riunione interlocutoria per la commissione allestita dalla Prefettura di Gorizia e preposta alla valutazione delle offerte relative al bando di gara per l’assegnazione dell’appalto triennale (per un importo complessivo di 15 milioni di euro) della gestione di Cie e Cara. L’affidamento dovrebbe comunque essere formalizzato in settimana.

Riguardo la situazione all’interno del Centro di identificazione ed espulsione di via Udine, infine, tensione sempre alta anche se nelle ultime due notti non si sono registrati tentativi di incendio o di fuga, grazie anche al costante controllo da parte delle forze dell’ordine, impegnate sull’arco delle 24 ore a sorvegliare le aree comuni (mensa, centralino e corridoi) dove sono stati sistemati i materassi per gli immigrati vista l’indisponibilità delle stanze.

Marco Ceci

 

«Tenere aperto il Centro immigrati è pericoloso e anti-economico»

Il Siulp

GRADISCA. E’ pericoloso e anti-economico tenere aperto il Cie di Gradisca. Lo precisa la segreteria provinciale del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia) che «da sempre contraria all’apertura del Cie di Gradisca, torna a chiederne con forza la chiusura o, in alternativa, un sostanziale ridimensionamento. In tale struttura, tra le più costose sia in quanto a realizzazione sia per gestione, si vive ancora in stato di perenne emergenza».

Un allarme lanciato anche per ricordare come «l’organico e le altre risorse necessarie alla sua gestione non sono mai state adeguate. Anzi, la situazione è peggiorata di anno in anno, sino alla situazione attuale: di vera e propria emergenza permanente. Di fatto il Cie è diventata la priorità assoluta di tutta la provincia per le forze dell’ordine. Qualcuno dovrebbe spiegarci perchè regioni molto più ampie e più interessate dai flussi migratori illegali ospitano strutture molto ridotte rispetto a quella gradiscana. Di questo passo il dramma è dietro l’angolo».

È tornata a farsi sentire anche una voce simbolo delle proteste contro il centro per immigrati isontino degli anni passati, il Comitato libertario contro il Cie, che a 5 anni «dall’apertura di questa orribile e inutile struttura di coercizione, lancia una settimana di mobilitazione a partire da sabato mattina, con volantinaggio in piazza Unità, per concludersi sabato 12 marzo, pomeriggio, davanti al Cie di via Udine con una manifestazione-presidio denominata “bombardamento sonoro contro il Cie”. Il bilancio di questi 5 anni è inequivocabile: tutti i tentativi di nascondere la testa sotto la sabbia da parte degli amministratori locali e provinciali sono falliti». (m.c.)

CIE DI GRADISCA: vietati anche i cellulari

Messaggero Veneto del 04/03/11

Cie, dopo il fumo vietati anche i telefoni cellulari

 

GRADISCA. Appalto Cie e Cara: tutto rinviato a mercoledì. Mentre resta alta la tensione nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca, dove dopo il divieto di fumare la Prefettura di Gorizia ha disposto anche il sequestro dei telefoni cellulari degli ospiti (in adeguamento al regolamento del Cie di Bologna, gli ospiti potranno usufruire solo dei telefoni fissi della struttura), slitta di un’altra settimana l’assegnazione della gestione (15 milioni di euro su base triennale) delle due strutture ricettive per immigrati di via Udine, inizialmente prevista entro febbraio. A confermarlo è stata la Prefettura (ente appaltante), che ha precisato come solo tra sei giorni si procederà all’apertura delle buste con le offerte economiche e alla compilazione della classifica.

Una scadenza solo ufficiosa, tuttavia, visto che per regolamento dovranno passare altri 30 giorni per l’assegnazione a titolo definitivo. Sei in corsa: la cooperativa Minerva di Savogna (primo gestore del centro per immigrati gradiscano), il consorzio cooperativistico trapanese Connecting people (in carica dal 2008 e riammesso in gara dopo l’iniziale esclusione), la Ghirlandina di Modena, l’Albatros 1973 di Caltanissetta (che gestisce il Cie di Pian del Lago), il Supremo ordine di Malta e la cordata guidata dalla francese Gepsa (che coinvolge anche l’Aquarinto di Agrigento e altre due imprese romane). Confermata, invece, l’esclusione (per carenza di documentazione) per l’altro soggetto regionale che aveva partecipato al bando: l’udinese Invita.

Nel Cie di Gradisca, intanto, resta alta la tensione dopo la terza notte consecutiva trascorsa dai 101 ospiti in sistemazione d’emergenza, una settantina dei quali costretti a dormire con i materassi sul pavimento dei locali mensa e centralino. Impossibili, al momento, partenze o nuovi arrivi, il piano per ripristinare una situazione di almeno parziale normalità prevede il recupero di alcune delle 27 stanze (sulle 28 totali) recentemente andate a fuoco nel corso dei diversi incendi appiccati nelle ultime settimane dagli immigrati. Una soluzione ancora ufficiosa, anche se un primo preventivo parlerebbe di circa 10 mila euro come spesa necessaria per ripristinare l’agibilità di una singola stanza. Confermata per l’11 marzo, intanto, la visita al Cie di via Udine del Comitato parlamentare per il controllo sugli accordi di Shengen. Sul fronte politico, infine, il consigliere regionale Franco Codega (Pd) punta il dito anche sulla gestione della struttura gradiscana: «Si grida allo scandalo per l’ingestibilità del Cie di Gradisca. Bisognerebbe verificare se le reazioni violente degli ospiti, in una struttura che li tiene prigionieri per mesi, è dovuta solo a un tasso di particolare delinquenza di chi vi sta dentro o non anche a errori di gestione dello stesso centro».

Marco Ceci

 

Dal Piccolo del 04/03/11

Commissione Schengen venerdì 11 in visita al Cie

 

GRADISCA La Commissione parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen e di vigilanza in materia d’immigrazione visiterà venerdì 11 marzo il Cie dopo i gravi fatti degli ultimi giorni. Ne seguirà un maxi-vertice fra l’organismo presieduto dall’on. Margherita Boniver con i parlamentari regionali e gli amministratori locali, convocato a Palazzo Torriani. Appena il giorno dopo, davanti alla struttura isontina, sarà invece tempo di nuove manifestazioni anti-Cie da parte del Coordinamento Libertario degli anarchici friulani. Torna dunque a farsi rovente il dibattito attorno alla struttura di via Udine. Verrà intanto resa nota probabilmente mercoledì prossimo, all’apertura delle buste contenenti l’offerta economica delle concorrenti, la graduatoria provvisoria dell’appalto per la gestione del Cie. A renderlo noto è la Prefettura, che ipotizza da quel momento un tempo massimo di 30 giorni prima di arrivare all’affidamento definitivo della gestione, che mette in ballo 15 milioni di euro sino al 2014. In lizza vi sono 6 imprese.

 

 

Un volantinaggio per protestare e denunciare la grave situazione in cui versa il Cie di Gradisca è stato effettuato ieri mattina davanti alla Prefettura da parte di aderenti al sindacato Ugl Polizia di Stato. Secondo il segretario provinciale del sindacato Mario De Marco i poliziotti in servizio al Cie «sono stati abbandonati da Roma e il ministero degli Interni non provvede a mandare rinforzi adeguati. Ecco perchè – si legge in una nota. l’Ugl chiede: un interessamento concreto e forte da parte delle istituzioni; una celere ristrutturazione del Cie; che la sicurezza sul territorio non venga meno a causa dei continui disordini e che non vengano impiegate le volanti o il personale di altri posti di polizia sul territorio per sopperire alla mancanza di organico». Alla manifestazione ha partecipato anche il vice segretario nazionale Raffaele Padrone e il segretario regionale Ugl Maurizio Visentini. Una delegazione del sindacato è stata ricevuta dal prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu il quale ha riferito che da parte sua è stato fatto tutto il possibile, che sono stati richiesti rinforzi e che sono iniziati i lavori di recupero di alcune stanze. Verranno inoltre eseguiti restauri e miglioramenti alla struttura soprattutto per quanto riguarda l’impianto di sicurezza e di allarme della struttura. Nelle more è stato richiesto anche che non arrivino altri ospiti nell’attesa che la struttura ritorni alla normalità e che la stessa non sia chiusa bensì cambino le regole d’ingaggio del personale.

LAMPEDUSA. Il Truman Show italiano

Lampedusa. Il Truman Show italiano

Di Antonello Mangano

“L`avamposto dei disperati” dove sbarcano le carrette del mare. L`esodo biblico. L`incubo invasione. Nel corso degli anni Lampedusa è diventato un luogo dell`immaginario, anziché un posto reale. Raccontando i recenti arrivi, i media non hanno fatto altro che riproporre il solito vocabolario. Perché a Lampedusa non si racconta quello che succede realmente, ma un soggetto televisivo. Con effetti politici sempre efficaci.

Ormai è chiaro. In quei pochissimi chilometri quadrati in mezzo al Mediterraneo si giocano partite importanti. I tunisini e gli eritrei, gli abitanti dell`isola e gli uomini della capitaneria, i somali o i pescatori sono comparse, pedine di un gioco grande tra il governo italiano, i regimi africani, l`Unione Europea. Una roccia a pochi chilometri dall`Africa, a sud di Tunisi, è in grado di spostare valanghe di voti in base a una semplice ragionamento: c`è l`invasione e noi sappiamo fermarla. “Un gioco a palla tra Africa ed Europa`, disse una volta un migrante africano a Gabriele Del Grande. “E la palla siamo noi`.

La sceneggiatura è elementare. La Lega dice: l`Africa ci invade. Gli italiani, anche quelli di mente più aperta, finiscono per impaurirsi. La Lega dice: ecco, abbiamo fermato l`invasione. Il governo Berlusconi acquista consensi, personaggi di infimo livello culturale e politico arrivano ai vertici delle istituzioni. Riprendono gli sbarchi? L`opposizione rimane confinata all`interno del copione: non siete stati capaci di fermare l`invasione. Così da anni, fino all`ultima puntata.

La famosa invasione

Nell`anno di maggior afflusso giunsero a Lampedusa circa 30.000 persone (l`equivalente di un piccolo paese). I dati di maggior “allarme` diffusi da Ministero dell`Interno parlavano di un 10% di migranti che arrivano sulle coste italiane. Arriva molta più gente a Fiumicino o a Venezia, ma nessuno parla di invasione dal cielo o di assalto alla laguna. Eppure i cinesi in qualche modo arriveranno, e nessuno li ha mai visti a Lampedusa. E molti di coloro che arrivano sulle nostre coste, non hanno nessuna intenzione di fermarsi. Proseguiranno per gli altri paesi europei. In Italia, invece, i rifugiati somali arrivano a tagliarsi i polpastrelli pur di lasciare i nostri confini, vittime di un complesso inghippo burocratico che li lega a una terra ostile dove non vengono accolti, ma sfruttati fino all`inverosimile.

Anche la stessa idea degli “sbarchi` tende a confermare la sindrome dell`invasione. Nella maggior parte dei casi, si dovrebbe parlare di “soccorso in mare`, un concetto differente che produce un diverso immaginario. Nella realtà, gli uomini della Finanza e della Capitaneria pattugliano le acque dell`isola, e spesso hanno accompagnato in porto i natanti. Non è un caso che nessuno arrivi a Pantelleria. I lampedusani lamentano spesso che quell`isola rimane il ‘paradiso dei turisti`, mentre la loro è stata scelta come un gigantesco ‘centro immigrati`. Ma quello che normalmente succede nella realtà, non somiglia per niente a uno sbarco o a un assalto alle coste (le coste “prese d`assalto” è un altro orrendo luogo comune giornalistico).

Persino le famose “carrette del mare” non sono spesso tali, ma pescherecci a volte in buono stato, visibili nel cimitero delle barche di Lampedusa e destinati a essere distrutti. E pure i famosi scafisti, o le temibili “mafie internazionali” che lucrano sui sogni degli immancabili “disperati” sono spariti col passare del tempo, anche se basta una debole traccia a farli evocare. Quasi sempre, negli ultimi anni, il rapporto è tra un pescatore o in intermediario che ti vende la barca. E buona fortuna.

Ovviamente a Lampedusa arriva ed è arrivata tanta gente. Profughi politici e persone desiderose di migliore la propria condizione. Ricongiungimenti di amori e affetti e persino questioni di salute. Qualche volta, anche la semplice voglia di “vedere cosa c`è dall`altra parte” e poi tornare indietro. Un desiderio che a vent`anni è più che normale, e che i giovani europei realizzano con l`Erasmus o la tessera dell`InterRail. I ragazzi tunisini rischiando la pelle nel Mediterraneo.

La vera guerra tra poveri. Quella dei giornalisti

E poi i giornalisti. Sono i principali artefici del Truman Show. Spesso per ignoranza, ed è un`aggravante. A volte perché le regole del loro gioco sono dure per tutti. “Le donne chiudono la porta a doppia mandata e gli uomini minacciano la rivolta”. Lo riferisce l`inviato de “La Stampa` a Lampedusa, il 15 febbraio. Nell`isola sono appena arrivate migliaia di persone, ma è completamente falso che ci sia aria di rivolta. Isolani e africani giocavano a calcetto. I tunisini manifestavano nelle vie del centro, ma per ringraziare tutti: lampedusani, poliziotti, persino Maroni.

Cosa succede agli operatori dell`informazione? L`inviato arriva a Lampedusa. Guarda in cagnesco i colleghi. Deve trovare la notizia, altrimenti la prossima volta mandano un altro. Ecco la vera guerra tra poveri, altro che migranti. Magari gonfia un fatto, inventa una dichiarazione, deve trovare qualcosa che sia appetibile. Le tensioni interrazziali funzionano sempre, l`invasione degli affamati pure. Non funziona (almeno per l`immaginario corrente) provare a spiegare, tentare di capire.

Le storie incredibili

E intanto lo show nasconde le storie vere. Quelle che non saranno mai notizie. Per esempio il migrante giunto anni fa in porto allo stremo delle forze, praticamente disidratato. Che però non accettò di mangiare o bere perché era periodo di Ramadan. O il caso del cittadino italiano che stava telefonando tranquillamente, in una cabina, all`inizio del 2009. La polizia lo scambia per un ‘clandestino` e inizia a bastonarlo.

Oppure la vicenda del soccorso in mare che diventa “resistenza a pubblico ufficiale”, sicuramente la più incredibile delle vicende dell`isola, ben viva nelle menti dei sette pescatori tunisini assolti per favoreggiamento dell`immigrazione clandestina, ma condannati dal Tribunale di Agrigento perché erano entrati nelle acque territoriali italiani. Ovviamente per accompagnare in porto dei migranti che avevano salvato. I loro pescherecci sono rimasti sequestrati per anni nei pressi del porto, finché non sono diventati inservibili.

Grazie ai social network e al turismo (ovviamente unidirezionale) capita pure che nascano storie d`amore, contrastate però da leggi prive di umanità che non contemplano queste possibilità. Ed ecco che tra i sbarcati a Lampedusa c`è anche chi dice di aver rischiato di morire tra le onde per rivedere la fidanzata in Francia. Nessuno ha voglia di iniziare una procedura lunga anni che può anche concludersi con un rifiuto. C`è pure chi parte per curarsi. Come gli italiani del Sud preferiscono farsi operare negli ospedali della Lombardia, così i tunisini guardano verso Nord per le questioni di salute. Ma anche in questo caso le leggi non contemplano questa possibilità.

Storie che non saranno mai notizie da telegiornale. Arrivederci da Lampedusa, alla prossima puntata. Sicuramente sarà una replica. Le carrette, i disperati, l`invasione….

 

CIE/CARA DI GRADISCA: vogliono deportare i richiedenti asilo?

Per approfondimenti sulla vicenda dei richiedenti asilo e Mineo:

SENZAFRONTIERE

 

Piccolo 

 

Pagina 34 – Provincia

 

AL CIE

 

Tenta di ferire un agente Tunisino arrestato

 

 

 

 

 

 

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GRADISCA Autolesionismo e aggressione a un poliziotto, un arresto al Cie. Le forze dell’ordine hanno tradotto nel carcere goriziano un immigrato nordafricano con l’accusa di avere minacciato e aggredito un agente di polizia con una lametta. L’agente era intervenuto per fare desistere l’uomo dal completare un atto di autolesionismo e per poco non è stato ferito dalla furia del maghrebino. Un episodio che ben chiarisce quale sia il clima dietro il muro dell’ex Polonio. Il vicino Cara, intanto, potrebbe essere svuotato per fare fronte all’emergenza umanitaria che sta per abbattersi sulle coste siciliane. I richiedenti asilo attualmente ospitati a Gradisca potrebbero dunque essere trasferiti in Sicilia. Il piano d’emergenza varato dal ministro Maroni prevede infatti che nei Cara vengano smistati i cittadini stranieri in fuga dalla Libia. Ma torniamo alla delicatissima situazione del Cie. Nella struttura la tensione può esplodere in qualunque momento e le condizioni di vita degli immigrati “sono assurde: costretti a dormire e mangiare a terra e senza possibilità di lavarsi”. A denunciarlo senza giri di parole il Sap, sindacato autonomo di polizia, il cui segretario nazionale Dressadore ha scritto al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione per denunciare la gravità della situazione. «La struttura è caduta letteralmente a pezzi – denuncia Dressadore – senza che venissero attuati seri interventi di ripristino, diversamente da quanto accaduto in altri Cie. La situazione attuale è incandescente e non si esclude che in qualunque momento possa essere attuato, viste le condizioni di vita all’interno, un tentativo di fuga di massa. Eppure nonostante l’evidente pericolo è stato disposto un rinforzo di sole 10 unità». Relativamente allo svuotamento del Cara, invece, l’associazione Tenda per la Pace ed i diritti esprime “sconcerto” per la decisione del Consiglio dei ministri in vista del possibile esodo di migranti sulle coste siciliane. Per fare loro posto, i richiedenti asilo già presenti nelle strutture per rifugiati di tutto il Paese sarebbero trasferiti nel “Villaggio della solidarietà” di Mineo, in provincia di Caltanissetta, un maxi-Cara da 2mila posti. Tenda per la Pace denuncia anche come il divieto di fumo disposto al Cie, dopo gli incendi delle ultime settimane, sia stato allargato anche al vicino Cara. Accendini e telefoni cellulari vengono requisiti. (l.m

 

Messaggero Veneto

SABATO, 05 MARZO 2011

 

Pagina 8 – Gorizia

 

Gradisca. Il sindaco si dichiara preoccupato e auspica, in tempi brevi, la soluzione dei problemi che continuano a creare gravi disagi

 

Allarme Cie, Tommasini alza la voce

 

«I cittadini devono stare tranquilli, ma le misure di sicurezza vanno ripristinate»

 

 

 

 

 

 

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GRADISCA. «Capiamo la particolarità del momento e le difficoltà che ne conseguono, ma riteniamo doveroso che si trovi nell’immediato una soluzione che possa tranquillizzare la cittadinanza e restituire un po’ di serenità a Gradisca»: l’ha ribadito il sindaco Franco Tommasini, pronto a ricordare anche come i ripetuti disordini al Cie di via Udine abbiano insinuato quotidiana preoccupazione nella popolazione gradiscana.

Un disagio che lo stesso primo cittadino non nasconde. «Se sono preoccupato? Credo sia normale alla luce di quanto sta succedendo, anche perchè tutto questo non è normale per una cittadina di meno di 7 mila abitanti. Vedo e sento la gente preoccupata, ormai se ne parla sempre di quanto sta accadendo dietro quel muro, ma da parte mia non posso che ribadire l’invito a stare tranquilli. Che soluzione auspichiamo? Credo che per quanto riguarda Gradisca ci sia ben poco da decidere: la priorità resta ovviamente quella di svuotare il centro, di ripristinare subito gli standard di sicurezza e confidiamo che si trovi in breve tempo il modo di normalizzare il tutto. Al momento, tuttavia, non abbiamo comunicazioni in merito».

Sull’operato della politica, regionale e nazionale, invece, Tommasini precisa: «La politica non solo può, ma deve sicuramente fare di più».

Sull’alta tensione al Cie gradiscano (dove martedì si è registrata anche l’aggressione di un immigrato tunisino a un poliziotto, ferito a una mano) e sulle restrizioni varate anche al limitrofo Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo), intanto, ieri è intervenuta anche l’associazione “Tenda per la pace e per i diritti”, denunciando come proprio al Cara «si applicano le stesse regole del Cie. Dal 1° marzo è vietato fumare al Cie e le motivazioni non sono certo di carattere salutistico, ma di sicurezza.

Le ultime azioni di protesta al Cie hanno provocato un ulteriore giro di vite da parte delle forze di sicurezza. Ma non è tutto: le stesse regole anti-fumo o anti-fuoco sono state applicate nel vicino Cara. Il divieto di utilizzo e detenzione di accendini significa costanti preoccupazioni a ogni ingresso nella struttura nei confronti di richiedenti asilo che, ricordiamo, secondo la legislazione italiana e le direttive europee non possono essere trattenuti in stato detentivo.

Nel centro, poi, oltre alle perquisizioni anti-sigarette e accendini, si è inasprito anche del telefonini cellulari con foto e videocamere, con queste persone costrette a scegliere tra i sequestro e il danneggiamento volonario dell’obiettivo da parte delle autorità. Un bel colpo secco alla telecamera: modalità piuttosto strane di dimostrare accoglienza».

Azioni pericolosamente “sospette” secondo l’associazione. «Si stanno forse implementando le misure del piano del Ministero dell’Interno per far fronte all’incremento di ingressi dal nord Africa? Al termine del consiglio dei Ministri, Maroni ha annunciato che il Consiglio ha dato “il via alla realizzazione del villaggio della solidarietà a Mineo, in una struttura privata di proprietà della Pizzarotti spa. Secondo il Governo il supercentro di Mineo farà da “modello di eccellenza in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Un modello che prevede il trapianto a Mineo dei richiedenti asilo ospitati oggi nei Cara italiani. Ciò a cui stiamo assistendo è un’operazione pericolosissima, in totale disaccordo con le direttive europee sull’asilo, che vedrà la creazione di un ghetto isolato e militarizzato per i richiedenti asilo politico e la trasformazione dei Cara in ulteriori centri detentivi quali sono i Cie. Non è ammissibile che in nome di un’emergenza umanitaria, gestibile in altre modalità, si smantellino esperienze già in atto e si alimenti una cultura di ghettizzazione degli stranieri, il tutto favorendo interessi privati golosi».

Marco Ceci

GRADISCA/ Volantino distribuito sabato 5 marzo

Questo volantino è stato distribuito in 400 copie questa mattina al mercato a Gradisca d’Isonzo

 

gradisca5marzo

 

FORMATO TESTO

 

Appello per la chiusura del C.I.E

(ex C.P.T.) di Gradisca d’Isonzo

Cinque anni fa, il 7 marzo 2006, veniva rinchiuso, all’interno della

caserma Polonio di Via Udine a Gradisca d’Isonzo, il primo immigrato,

in quella struttura a quel tempo denominata C.P.T. (Centro di Permanenza Temporanea).

Il Centro-Sinistra (che aveva vinto le elezioni ) non ha mantenuto la promessa

della chiusura dei C.P.T.

Nel 2008 con il ritorno al Governo di Berluskoni e con Maroni Ministro dell’Interno

i C.P.T. sono stati trasformati in C.I.E (Centro di Identificazione ed Espulsione).

Con ciò la Lega ha inteso far sentire, anche nella denominazione,

la mano dura del “nuovo corso”.

I tempi di permanenza nei nuovi lager della democraCIE sono via via passati

da 30 giorni a 180 giorni, con costi di gestione sempre più elevati e con la prospettiva di allestirne di

nuovi.

La gestione del C.I.E di Gradisca costa oggi di 5 milioni di euro all’anno + manutenzioni.

 

Abbiamo assistito in questi 5 anni ad una escalation di rivolte fino a rendere la struttura

quasi completamente inagibile ( e ce ne compiacciamo).

Oggi, i C.I.E. di Maroni e Berluskoni dimostrano, di fronte alle rivoluzioni in Nord Africa

e alla effettiva entità dei flussi migratori, di essere semplicemente una farsa.

I C.I.E. erano soprattutto un elemento complementare in una strategia di

“collaborazione” fra il Raìs meneghino e tutto il sistema di interessi economici

che gli gira attorno, e i dittatori nord-africani Gheddafi, Mubarak, Ben Alì. In quest’ottica

bisognava innanzitutto controllare gli arrivi a Lampedusa e sgomberare velocemente

gli eventuali sbarchi troppo scomodi per il look del nuovo regime.

Ma la storia non si ferma; si doveva solo aspettare che tutto questo si sfaldasse.

 

Oggi il fallimento totale della politica del dittatorucolo del bunga bunga e dei

talebani leghisti è sotto gli occhi di tutti.

Oggi è del tutto evidente che i C.I.E. non servono proprio a niente e che l’entità

dei flussi migratori dal nord africa è imputabile a chi ha foraggiato i torturatori del popolo.

Oggi sono quindi venute a maturazione le condizioni per la chiusura in particolare

del CIE di Gradisca del quale nessuno, ma proprio nessuno, è più in grado di

giustificarne l’esistenza e che peraltro è stato istituito grazie ad un “ceto politico”

falso, venduto, e subalterno.

Pertanto lanciamo un appello a tutte le persone coscienti perché

questo problema venga risollevato

e discusso in ogni sede.

SABATO 12 MARZO,

a partire dalle ore 16.oo,

Manifestazione-Presidio davanti

al C.I.E. in via Udine

Partecipate!!

Coordinamento Libertario Regionale contro il CIE

www.info-action.net fip ud via scalo nuovo 4 marzo 2011

 

LAGER DI GRADISCA/ L’11 la commissione Schengen

Il Cie di Gradisca è inagibile:
visita di una delegazione Ue

Cie, immigrati

di Marco Ceci

La Commissione parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione sarà l’11 di marzo al Centro di identificazione ed espulsione di di Gradisca d’Isonzo dopo le ultime sommosse che di fatto lo hanno reso inagibile. Il Cie di Gradisca è quello in cui si sono avuti più disordini ed episodi di violenza rispetto agli altri ubicati in varie regioni italiane.

 

Il Cie di Gradisca è inagibile: visita di una delegazione Ue

Il Sap critica in maniera aspra le condizioni in cui sono tenuti gli extracomunitari ospiti del Centro. «Situazione vergognosa»
di Marco Ceci

GRADISCA. La Commissione parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione sarà l’11 di marzo al Centro di identificazione ed espulsione di di Gradisca d’Isonzo dopo le ultime sommosse che di fatto lo hanno reso inagibile. Lo hanno reso noto i parlamentari friulani del Pd Ivano Strizzolo e Carlo Pegorer. Prima della visita al Cie, la delegazione parlamentare si incontrerà nel municipio di Gradisca con i rappresentanti delle istituzioni locali e con i responsabili di prefettura e questura per fare il punto sulla situazione divenuta insostenibile.

Il Cie di Gradisca è il centro dove si sono avuti più disordini ed episodi di violenza rispetto agli altri ubicati in varie regioni italiane. La visita della delegazione parlamentare è ritenuta ancora più necessaria anche alla luce di possibili sviluppi circa la situazione del Nord Africa.

«Il peggiore dei serial killer ha un trattamento migliore degli immigrati detenuti nel Cie di Gradisca d’Isonzo, dove a seguito della situazione di emergenza venutasi a creare domenica scorsa vi sono condizioni di trattenimento inumane». A lanciare l’ennesimo allarme sul Centro di identificazione ed espulsione di via Udine è la segreteria provinciale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), che in una nota ricorda come «i 101 ospiti attuali per la quasi totalità vengono fatti alloggiare nei luoghi comuni (atri e corridoi) tra le due mense, da anni non funzionanti, mentre una parte è sistemata nell’unica stanza rimasta agibile, anche se si è provveduto a ripristinarne un’altra. A oggi vengono fatti dormire a terra, senza materassi e cuscini, con la luce accesa anche di notte. Non possono lavarsi nè farsi la barba (se non alcuni), visto che sono disponibili solo i bagni delle camere agibili (due docce per camera), senza considerare che gli è vietato anche l’accesso allo spazio comune all’aperto. Il rischio di malattie è elevato».

Ad aggravare ulteriormente la situazione e la tensione «ormai altissima sono le due ordinanze prefettizie riguardanti il divieto di fumare per gli ospiti e il ritiro dei telefoni cellulari, prevedendo l’utilizzo dei telefoni fissi della struttura (dei sei presenti solo tre sono in funzione, di cui due nella zona verde, attualmente oggetto di lavori di messa in sicurezza e dove gli ospiti vengono scortati dalla polizia per telefonare, ndr). Anche la somministrazione dei pasti è un momento di attrito che la Polizia deve contenere al chiuso e in spazi ristretti, con notevole pericolo. Per non parlare dei controlli personali mirati a reperire accendini, lamette da barba, vetro e lacci per le scarpe. Gli immigrati arrivano a chiedere di essere trasferiti in un carcere per poter consumare un pasto decente, lavarsi e dormire. Il sindacato si chiede come mai si permetta questa situazione “vergognosa”, costringendo le forze dell’ordine, non specializzate nel trattenimento di soggetti così detenuti, a un continuo contatto con gli immigrati. Chi si è assunto la responsabilità del trattenimento in queste condizioni? Un Paese civile quale è l’Italia non può tollerare in trattenimento in queste condizioni».

(06 marzo 2011)

CIE DI GRADISCA: articolo del messaggero sul 12 marzo

Messaggero Veneto del 07/03/11

Cie, nuovo appello per la chiusura Sabato tornano i presidi di protesta

GRADISCA. «Oggi è del tutto evidente che i Cie non servono proprio a niente e, pertanto, lanciamo un appello a tutte le persone coscienti affinché questo problema venga risollevato e discusso in ogni sede».

È quanto riportato sul volantino distribuito ieri in diverse zone di Gradisca d’Isonzo dal Coordinamento libertario regionale contro il Cie, una delle sigle più attive del movimento associazionistico che guidò le proteste prima e dopo l’apertura dell’allora Cpt (centro di permanenza temporanea) di via Udine.

«Cinque anni fa, il 7 marzo 2006, veniva rinchiuso all’interno dell’ex caserma Polonio il primo immigrato, in quella struttura al tempo denominata Cpt. Il Centro-sinistra (che aveva vinto le elezioni) non ha mantenuto la promessa di chiudere i Cpt. Nel 2008, con il ritorno al governo di Berlusconi e con Maroni ministro dell’Interno i Cpt sono stati trasformati in Cie. Con ciò la Lega ha inteso far sentire, anche nella denominazione, la mano dura del nuovo corso e i tempi di permanenza nei nuovi “lager” della democraCie sono passati da 30 a 180 giorni, con costi di gestione sempre più elevati e con la prospettiva di allestirne di nuovi».

Una denuncia accompagnata anche dai costi e dalla situazione in cui versa la struttura gradiscana. «La gestione del Cie di Gradisca costa oggi 5 milioni di euro all’anno, più manutenzioni. Abbiamo assistito in questi 5 anni a un’escalation di rivolte fino a rendere la struttura quasi compeltamente inagibile (e ce ne compiaciamo). Oggi i Cie di Maroni e Berlusconi dimostrano, di fronte alle rivoluzioni in Nord Africa e alla effettiva entità di flussi migratori, di essere semplicemente una farsa. I Cie erano soprattutto un elemento complementare in una strategia di “collaborazione” fra il Raìs meneghino e tutto il sistema di interessi economici che gli gira attorno. Ma la storia non si ferma: si doveva solo aspettare che tutto questo si sfaldasse. Oggi sono quindi venute a maturazione le condizioni per la chiusura, in particolare del Cie di Gradisca del quale nessuno è più in grado di giustificare l’esistenza e che peraltro è stato istituito grazie a un ceto politico falso, venduto e subalterno».

Coordinamento libertario regionale contro il Cie che, dopo il volantinaggio di ieri, ha organizzato per sabato pomeriggio (alle 16) una manifestazione-presidio di protesta fuori dalla struttura per immigrati di via Udine.

Marco Ceci

CIE DI GRADISCA: Immigrati sui tetti

Messaggero Veneto MARTEDÌ, 08 MARZO 2011 Pagina 2 – Attualità

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Ennesima giornata ad alta tensione al Centro di identificazione ed espulsione. Già in mattinata i primi disordini, quando un gruppo ha forzato una cancellata

La Prefettura di Gorizia ha sequestrato i cellulari e imposto di non fumare per evitare incendi

A Gradisca sei immigrati protestano sul tetto del Cie

Arrestato per danneggiamenti uno dei manifestanti. La nuova rivolta scatenata dalle condizioni di vita

 

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I DIVIETI

GORIZIA. Disordini, un arresto e un’intera giornata trascorsa per protesta sul tetto della struttura per 6 immigrati clandestini. Nuova giornata ad alta tensione, quella di ieri, al Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo, dove già in tarda mattinata si sono registrati i primi disordini, quando un gruppo di ospiti del Centro ha forzato una delle cancellate d’accesso al cortile esterno. Da lì sette di loro sono riusciti a salire sul tetto e a mettere fuori uso una delle telecamere del servizio interno.
Soltanto dopo alcune ore, uno dei sette immigrati ha abbandonato la protesta scendendo a terra, dove è stato immediatamente arrestato dalle forze dell’ordine con l’accusa di danneggiamento a struttura pubblica. Nessun segno di cedimento, invece, da parte degli altri sei immigrati, che hanno proseguito la loro protesta, costantemente monitorati dal servizio di vigilanza operante nel Cie, fino a tarda serata.
A scatenare l’ennesimo atto dimostrativo da parte degli ospiti della struttura sarebbero stati i recenti divieti disposti dalla prefettura di Gorizia (divieto di fumare nel Centro per immigrati e sequestro dei telefonini cellulari), oltre alle condizioni in cui gli stessi immigrati sono al momento trattenuti nella struttura isontina, con una settantina di loro da cinque giorni costretta a dormire a terra, sui materassi sistemati nei corridoi e nei locali normalmente adibiti a mensa e centralino. Una trentina di immigrati, invece, da domenica ha potuto nuovamente usufruire di un letto grazie al ripristino dell’agibilità di una delle stanze bruciate nel corso degli incendi delle scorse settimane. Al momento solo due (sulle 28 totali) le camere agibili, ma inevitabilmente sovraffollate visto che la loro capienza standard è di soli 8 posti.
Nonostante la nuova ondata di sbarchi sulle coste siciliane (a Lampedusa sono stati quasi 1.500 gli immigrati approdati nella sola giornata di ieri), intanto, nessuna comunicazione ufficiale dalla Prefettura di Gorizia in merito al trasferimento dei richiedenti asilo attualmente ospitati nel Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Gradisca d’Isonzo, soluzione annunciata nello scorso fine settimana dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che aveva indicato proprio nello svuotamento dei Cara italiani e nel trasferimento dei loro ospiti (circa 2 mila persone) nel villaggio di Mineo (Catania) l’operazione necessaria per far fronte a una nuova maxi-ondata di immigrati dai Paesi nordafricani.
Cara di Gradisca che, oltretutto, al momento risulta a pieno regime (tutti esauriti i 136 posti) dopo gli arrivi alla spicciolata registrati nelle ultime settimane.
Marco Ceci

 

Messaggero MARTEDÌ, 08 MARZO 2011 Pagina 2 – Attualità

In due mesi quasi 8 mila arrivi e i 31 centri sono ormai saturi

Il punto

ROMA. In poco più di due mesi sono sbarcati in Italia (la stragrande maggioranza a Lampedusa) quasi 8 mila migranti, praticamente quanti – ha notato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni – ne sono arrivati nell’intero 2010. E i centri per l’immigrazione del Viminale (31 strutture tra Centri di identificazione ed espulsione, Centri di accoglienza, Centri per richiedenti asilo e Centri di primo soccorso ed accoglienza) sono ormai al collasso. Nel 2008, comunque, uno degli anni con più sbarchi, gli arrivi furono ben 37 mila.
I Centri hanno una capienza complessiva di circa 8.500 posti; si intuisce così la fretta di Maroni di approntare quello che ha definito “Piano B”, nel caso di massicci arrivi dal Nordafrica. Finora il Viminale si è regolato così: i migranti appena sbarcati a Lampedusa vengono ospitati nel Centro di prima accoglienza dell’isola, che può contenere 800 persone, ma che è arrivato ad ospitarne anche il doppio. Viene quindi fatto un primo screening, con l’identificazione e l’eventuale presentazione della richiesta di protezione internazionale o asilo. Una scelta, quest’ultima, fatta da 2.100 tunisini. Con ponti aerei e navali, i migranti vengono poi smistati negli altri centri della penisola. Che, a questo punto, sono ormai strapieni. I Cara hanno complessivamente 3.300 posti. Una capienza analoga hanno i Centri di accoglienza e quelli di primo soccorso, mentre i Cie possono ospitare 1.800 persone. Finora le destinazioni principali dei voli da Lampedusa sono stati il Centro di Crotone, che funziona sia da Cie che da Cara e Cda e che ha una capienza di 1.300 posti e quello di Bari, che ha le stesse caratteristiche e uguale numero di posti. Entrambe le strutture sono al completo. Nei Cie vengono trattenuti i clandestini che non hanno chiesto protezione e che, secondo le indicazioni di Maroni, dovranno essere rimpatriati non appena in Tunisia la situazione si sarà stabilizzata.
Tra breve dovrebbe entrare in funzione il Villaggio della solidarietà di Mineo (Catania) – l’ex residence che ospitava gli americani di stanza nella base di Sigonella – in cui saranno trasferiti circa duemila ospiti dei Cara. Ma, il moltiplicarsi degli arrivi potrebbe rendere urgente la messa a punto del “Piano B”, cioè trovare strutture in tutta Italia, in grado di ospitare fino a 50 mila persone. Le prefetture hanno cominciato a individuare le disponibilità, ora Regioni ed enti locali dovranno scegliere le aree pronte ad essere adibite all’ospitalità. Con campi attrezzati e tendopoli se sarà necessario.

 

 

Il Piccolo 8 marzo 2011 Cronaca di Gorizia

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A Gradisca i profughi del Maghreb


Il governo vuole svuotare il Cara per accogliere i richiedenti asilo.

Cie, ancora stranieri sui tetti

 

A Gradisca i profughi del Maghreb   Il governo vuole svuotare il Cara per accogliere i richiedenti asilo. Cie, ancora stranieri sui tetti


di Luigi Murciano  GRADISCA D’ISONZO Oggi ai limiti della capienza. Domani, forse, svuotato per fare fronte all’emergenza umanitaria che continua ad abbattersi come un’onda anomala sulle coste siciliane. È la situazione al Cara (Centro assistenza richiedenti asilo) di Gradisca d’Isonzo. Dopo i gravi fatti verificatisi nell’altra struttura isontina per migranti, il Cie – dove la tensione rimane molto alta con la protesta sui tetti inscenata nella tarda mattinata di ieri da decine di migranti e da sei “irriducibili” fino a sera inoltrata e un arresto per danneggiamento – ora anche il secondo centro gradiscano finisce sotto i riflettori. Anche al Cara dunque non sta più uno spillo. Ma presto i richiedenti asilo potrebbero essere trasferiti in Sicilia. Il piano d’emergenza varato dal Consiglio dei ministri prevede infatti che, in caso di necessità, nei (presto ex?) Cara vengano smistati solo i cittadini stranieri attualmente in fuga dalla Libia e dagli altri Paesi del Maghreb. Per fare loro posto, i richiedenti asilo già presenti nelle strutture per rifugiati di tutto il Paese sarebbero invece trasferiti nel Villaggio della solidarietà di Mineo (Catania) un maxi-Cara da 2mila posti. L’associazione Tenda per la Pace e i diritti, che monitora da vicino la questione, esprime «sconcerto» per la decisione, in vista del possibile esodo di migranti sulle coste siciliane. «Una deportazione di massa – la denuncia – in una località completamente isolata e attorno alla quale già si stanno costruendo sistemi di recinzione e videosorveglianza. Un ghetto militarizzato. Si sta letteralmente smantellando il sistema di asilo di questo Paese, favorendo interessi privati». Tenda per la Pace denuncia anche come il divieto di fumo disposto al Cie di Gradisca, dopo gli incendi delle ultime settimane, sia stato allargato anche al vicino Cara. Accendini e telefoni cellulari vengono requisiti. «Ciò significa costanti perquisizioni a soggetti che secondo la legislazione italiana e per le direttive europee non si trovano in stato detentivo». Al Cara inoltre per l’associazione si è inasprito il controllo dei cellulari muniti di fotocamera. Ai richiedenti asilo è lasciata la scelta fra il sequestro dell’apparecchio o il danneggiamento dell’obiettivo da parte delle autorità, «prove generali per trasformare in carcere anche i Cara». Ieri come detto una nuova protesta sui tetti del Cie, per protestare contro condizioni per gli stessi sindacati di polizia «inumane». I migranti dormono e mangiano a terra, negli spazi comuni. Venerdì la Commissione parlamentare sull’attuazione dell’Accordo di Schengen e i migranti, presieduta dall’on. Margherita Boniver, visiterà Cie e Cara di Gradisca con alcuni parlamentari regionali. Il giorno dopo dalle 15 davanti alla struttura isontina invece nuove manifestazioni anti-Cie del Coordinamento libertario degli anarchici friulani. Domani, infine, potrebbe essere aggiudicato in via provvisoria l’appalto da 15 milioni di euro sino al 2014 per la gestione dei due centri.

 

 

CIE e STUPRI: assolto lo sbirro che tentò di violentare Joy

tratto da Noinonsiamocomplici

Qui potete leggere le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Vittorio Addesso, che si commentano da sole  compresa la ricomparsa dell’ispettore Mauro e di termini come “razza bianca”.

Ascolta l’intervista all’avvocato di Joy.

Noi diciamo soltanto che siamo state e restiamo, ora più che mai, al fianco di Joy. Perché nemmeno per un attimo abbiamo smesso di credere alle sue parole.

Ma vogliamo anche aggiungere una piccola e non marginale osservazione: per le donne, soprattutto se immigrate, è ancora una volta ribadito dalle istituzioni il diritto patriarcal-istituzionale di abuso.

E non è una questione solo italiana, come dimostra la testimonianza di una compagna di Kassel, raccolta qualche tempo fa dalle compagne di Radio Onda Rossa, a proposito della vergognosa vicenda occorsa a una donna immigrata in Germania, costretta ad un matrimonio forzato, che ha visto le istituzioni statali alleate con la famiglia del marito violento.

La liberazione delle donne può essere agita solo dalle donne stesse. Senza deleghe né mediazioni.

Continuons le combat!

Cie Milano: assolto l’ispettore accusato di violenza sessuale

Immaginatevi la scena. Parco Lambro a Milano. Adagiata su un telo in mezzo al prato, una bella ragazza in costume, magari bionda e con gli occhi azzurri, prende il sole in un pomeriggio d’agosto. E’ sdraiata a pancia in giù e non vede che da dietro le si avvicina un tipo losco. Dai tratti si direbbe marocchino, forse algerino, le si siede sopra e inizia a palpeggiarla. Lei allora si alza di botto e inizia a gridare. Lui in tutta risposta dice ma dai, stavo scherzando. Ma c’è una testimone, che vede tutto. Le due sporgono denuncia, conoscono le generalità del molestatore. Secondo voi come va a finire? 

Adesso provate a invertire i ruoli. La ragazza è un’altra. E non è al parco a prendere il sole, anche perché è nera, ma è invece dentro il centro di identificazione e espulsione di Milano. Ha tirato il materasso fuori dalla cella, nel cortile, perché dentro fa troppo caldo e non si riesce a dormire. E’ in biancheria intima e sta sdraiata a pancia in giù e non vede che da dietro le si avvicina un tipo losco. Dai tratti si direbbe italiano, e dalla divisa si direbbe un poliziotto. 
Le si siede sopra e inizia a palpeggiarla. Lei allora si alza di botto e inizia a gridare. Lui in tutta risposta dice ma dai, stavo scherzando. Ma c’è una testimone, che vede tutto. Si chiama Helen, è un’altra ragazza nigeriana detenuta in via Corelli. Le due sporgono denuncia, conoscono le generalità del molestatore. Si chiama Vittorio Adesso, è l’ispettore capo del centro espulsioni di Milano. Secondo voi come va a finire?

Ve lo diciamo noi, è andata a finire con un’assoluzione piena. Sì perché questa è una storia vera. I fatti risalgono al 13 agosto 2009. E il processo si è concluso ieri. La sentenza è stata pronunciata dal Gup di Milano, Simone Luerti, mercoledì 2 febbraio 2011. 

Ripensate all’esercizio di immaginazione di cui sopra. Non ci vuole tanto a capire che in Italia la parola di due donne nere contro quella di un poliziotto non valgono niente. Tanto più se le due donne vengono dal racket della prostituzione. Come dire che Joy non avrà mai giustizia. Qualcuno di voi forse avrà già letto della sua storia in rete . L’unica cosa positiva è che adesso sta al sicuro, fuori dal giro della mafia dello sfruttamento della prostituzione, con tutta la vita davanti per ricostruirsi un futuro. Ma questa assoluzione rimane una macchia per tutti gli uomini e le donne di questo paese. Perché è come se mandasse a dire che il corpo di certe donne è violabile e quello di altre no.

Fonte : fortresseurope.blogspot.com

03 FEBRUARY 2011

GRADISCA/ Dal CARA a Mineo???

Temiamo che presto i reclusi del CARA di Gradisca vengano deportati a Mineo…

 

Virgilio notizie: Immigrati/ 800 volontari saranno impegnati nel centro di Mineo

Della Longa: “Siamo operativi, aspettiamo via libera da Governo”

 

Saranno ottocento i volontari della Croce Rossa Italiani attivi presso il “Villaggio della solidarietà” di Mineo che ospiterà circa duemila rifugiati politici e che, secondo quanto riferito stamani dal prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, sarà reso operativo entro i prossimi due giorni. “I volontari già da diversi giorni sono all’interno della struttura per allestire il tutto al fine di poter accogliere nel miglior modo possibile gli ospiti che arriveranno, e fornire loro l’assistenza sanitaria – spiega a TMNews il portavoce del commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Tommaso Della Longa – Di fatto aspettiamo soltanto il segnale da parte del Governo che dia il via libera al trasferimento delle persone”.


(ANSA)
Immigrazione: Caruso, Centro Mineo operativo da domani
Commissario per l’emergenza, accogliera’ 2 mila richidenti asilo
LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 8 MAR – Il centro che dovra’ accogliere la quasi totalita’ degli immigrati richiedenti asilo, e che si trova a Mineo, nel catanese, nel Residence degli Aranci, un tempo usato dai militari Usa di Sigonella ”sara’ operativo da domani o da dopodomani”. L’ha detto a Lampedusa il commissario straordinario per l’emergenza immigrazione, Giuseppe Caruso. ”La struttura – ha aggiunto – ospitera’ duemila dei 2.300 richiedenti asilo finora ospitati nei vari centri del territorio nazionale”. (ANSA).
Leggi anche: Varato il piano per deportare duemila rifugiati a Mineo