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Marzo 18th, 2017 — Ultime
Come spesso accade in questi casi i media (tv, radio ecc) fanno confusione e disinformazione nominando senza scopo la Federazione Anarchica Italiana.(www.federazioneanarchica.org)
Dal messeggero veneto
VENERDÌ, 19 APRILE 2013
Pagina 27 – Gorizia
STRADE CHIUSE
Caos a Monfalcone per un doppio allarme-bomba
di Fabio Malacrea Doppio allarme bomba a Monfalcone. Per oltre due ore, dalle 6.30 alle 9. Centro cittadino paralizzato, strade chiuse, bus e pullman deviati, inquilini costretti a restarsene chiusi in casa per il ritrovamento di due pacchi-bomba con “firma” anarchica (“Fai”) sotto la redazione del “Piccolo” in via Fratelli Rosselli e davanti alla sede di via 9 Giugno della Carisparmio Fvg. L’allarme è rientrato attorno alle 9, quando gli artificieri hanno accertato che i due ordigni erano finti e quindi innocui. Le indagini, assunte dalla Dia di Trieste, stanno ora cercando di capire se si tratti di un “avvertimento”, di una protesta, di un tentativo di inquinare il clima preelettorale o semplicemente di uno “scherzo” di pessimo gusto. Al momento le forze dell’ordine stanno valutando anche se ci sia una connessione tra i due finti pacchi-bomba e una scritta (“Morte all’imperialismo”) apparsa ieri mattina su un muro di via del Rosario. Nel frattempo gli agenti hanno “campionato” un liquido contenuto nei due pacchi, cercato tracce e impronte sugli “ordigni”. Il primo allarme-bomba è scattato attorno alle 6.30. È stata una guardia giurata al rientro del turno di notte a scoprire il pacco delle dimensioni di una scatola da scarpe, avvolto con del mastro adesivo, con due fili sporgenti e la sigla “Fai”, a ridosso del portoncino esterno del condominio di via Fratelli Rosselli in cui si trova la sede monfalconese del “Piccolo”. Gli agenti del Commissariato hanno provveduto alla chiusura al traffico di via Fratelli Rosselli tra viale San Marco e largo Arena, mentre ai residenti del condominio al civico 20 è stato chiesto di non uscire. All’interno dell’involucro c’erano una grossa busta di plastica contenente un liquido trasparente, inodore e oleoso e due fili elettrici ma senza alcun innesco. «Un lavoro scenografico», ha rilevato uno degli artificieri. Un’”imitazione” di una bomba fatta ad arte, quindi. Il secondo allarme è scattato solo alcuni minuti dopo in via 9 Giugno. Le due strade sono state riaperte al traffico attorno alle 8.30.
Marzo 18th, 2017 — Ultime
Un risveglio non da poco quello udinese di giovedì 18 aprile e Il berluska ha fatto veramente una gran brutta figura. Non si aspettava certo che nella tranquilla Udine si risvegliasse un antiberlusconismo così agguerrito e allo stesso tempo spontaneo. Un’ottima performance quella di Piazza Matteotti (San Giacomo) che fa ben sperare per il futuro.
Berlusconi visibilmente sofferente per le contestazioni ad Udine
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Raccolta di link
Messaggero Veneto
Berlusconi apre il comizio a Udine,
dalla piazza fischi e contestazioni
L’ex premier è salito sul palco davanti a tremila persone in piazza San Giacomo. «Siete invidiosi, noi siamo i più belli»
Berlusconi contestato durante il comizio / VIDEO 1– 2
E c’è chi canta “Bella ciao” / VIDEO
Le immagini della manifestazione in piazza / FOTO
Repubblica
Corriere della Sera
FRIULI
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Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
News 9 agosto Come sempre manganelli contro i manifestanti
News 18 luglio L’istituto Superiore di Sanità è filoamericano
Questa settimana due importanti appuntamenti di confronto e scambio con due esperienze di lotte popolari molto lontane da noi ma allo stesso tempo vicine nella volontà di opporsi alla devastazione ambientale e alla sopraffazione statale e militarista.
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Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Da domani fino a domenica tre giorni pieni di iniziative promosse dalle realtà anarchiche di Pordenone, Friuli e Trieste. Di seguito il calendario completo con i links:
VENERDI Pordenone: inizio della seconda edizione della tre giorni sull’autogestione
Udine: proiezione di “Affari sporchi” e cena vegan
SABATO Pordenone: seconda giornata sull’autogestione
Udine: presidio sotto il carcere
Trieste: concerto di Alessio Lega a San Giacomo IN PIAZZA PUECHER
DOMENICA Pordenone: terza e ultima giornata sull’autogestione
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
http://www.triesteallnews.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2142:benzene-a-servola-superati-i-livelli-di-attenzione&catid=2:cronaca&Itemid=104
- CRONACA Lo dice uno studio dell’Università di Trieste presentato insieme al Wwf. Questa sera assemblea cittadina del Circolo Miani
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31.7.2012 | 18.16 – Dopo il caso dell’Ilva di Taranto l’attenzione sulle emissioni di sostanze nocive prodotte dalla Ferriera di Servola è alle stelle. L’impianto siderurgico di Trieste è, come quello pugliese, a ciclo integrale e quindi i rischi sono potenzialmente gli stessi.
Ora, uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste, conferma che nel rione di Servola la concentrazione di benzene, sostanza cancerogena, raggiunge e supera i livelli di attenzione.
Lo “studio osservazionale sulle concentrazioni di benzene nell’aria ambiente e in case di cittadini non fumatori a Servola” è stato effettuato da Sabina Licen, Arianna Tolloi, Davide Baldo e Pierluigi Barbieri del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche. Le rilevazioni, a cadenza settimanale, sono scattate a maggio e hanno preso in esame sei abitazioni a differenti distanze dall’impianto, misurando le concentrazioni delle sostanze sia all’esterno che all’interno delle case.
«Lo studio – ci dice il professor Pierluigi Barbieri, componente del Comitato scientifico del Wwf Trieste – è una libera iniziativa di ricerca fatta con poche risorse disponibili nelle università pubbliche, e competenze e lavoro di giovani ricercatrici e ricercatori di valore, volta a capire l’estensione di un fenomeno sul territorio. Originerà tesi e comunicazioni a congressi scientifici».
Barbieri stesso ha illustrato i dati raccolti nel corso di un’incontro nella sede triestina del Wwf. Ecco i risultati dello studio: “In considerazione delle segnalazioni di anomalie nella concentrazione di benzene nell’aria rilevate dall’organo istituzionale di controllo (ovvero l’Arpa Fvg) nella stazione RFI a Servola, deputata al monitoraggio delle emissioni diffuse da un impianto siderurgico a ciclo integrale, si è impostato uno studio osservazionale sulla presenza di benzene e toluene nell’aria ambiente dell’abitato e in case di cittadini non fumatori. Il campionamento dell’aria viene effettuato con campionatori diffusivi a simmetria radiale, economici ed accurati poi analizzati con desorbimento termico e gas cromatografia accoppiata a spettrometria di massa”.
“Sono considerate sei abitazioni a diverse distanze dalla sezione da cui potenzialmente originano le emissioni di benzene in atmosfera, la cokeria; presso di esse si campiona l’aria ambiente (outdoor), mentre cinque sono le abitazioni di residenti non fumatori nel cui interno (indoor) si è campionata l’aria. I campionamenti hanno cadenza settimanale e sono iniziati ai primi di maggio del 2012; per ogni settimana e per ogni sito i campionatori rimangono esposti all’aria per 4-6 giorni, con durata e temperatura d’esposizione opportunamente registrate”.
“I risultati ottenuti per il campionatore posizionato sulla facciata di un condominio in via San Lorenzo in Selva, a meno di 200 metri dalla cokeria, sono risultati superare il valore limite (indicato come media annua da rispettare pari a 5 mg/m3) in 8 settimane su 11. Il campionatore posizionato in via Pitacco, a circa 240 metri, mostra valori che mediamente sono meno della metà di quelli di Via San Lorenzo in Selva, e solo sporadicamente superano il limite annuale. Si è verificato che in questi due siti il rapporto tra benzene e toluene è maggiore a uno, cosa che non accade quando la sorgente dell’inquinamento è il traffico. Nei campionatori più distanti dalla cokeria risultano concentrazioni progressivamente più basse. Nelle case infine, le concentrazioni del benzene sono inferiori ma correlate a quelle dell’aria ambiente”.
“I risultati preliminari raccolti in 11 settimane confermano quindi nell’abitato la presenza di dati anomali per le concentrazioni di benzene, con massimi registrati sulla facciata del condominio di via San Lorenzo in Selva e una rapida diminuzione fino a via Pitacco, che poi procede lentamente con la distanza verso via Praga. Un dettaglio sui gradienti di concentrazione in ambienti sia aperti che confinati, in prossimità di una sorgente attiva di inquinamento, può essere utile a valutare l’esposizione della popolazione a inquinanti, costi sanitari e economici per lo scenario ambientale e socio-economico attuale e per valutare possibili scenari alternativi“. Ricordiamo che proprio in via San Lorenzo in Selva è posizionata una centralina di rilevamento della qualità dell’aria, i cui risultati, spesso sopra i limiti, sono stati sempre contestati dalla Lucchini, tanto da renderli inutilizzabili per le indagini della Procura scaturite dalle denunce degli abitanti del rione.
Alla presentazione di questo studio era presente, tra gli altri, anche Umberto Laureni, Assessore all’Ambiente del Comune di Trieste, ente controllore della salute pubblica. Lo stesso Assessore alla luce dei dati dello studio si è impegnato a fare tutto il possibile per far riammettere i dati della centralina di via San Lorenzo in Selva nei procedimenti della Procura. Laureni ha promesso anche che verificherà quali sono le azioni che il Comune può intraprendere nei confronti della Lucchini, affinchè questi sforamenti non si verifichino più.
Intanto, questa sera alle 20, è prevista un’assemblea cittadina presso la sede del circolo Miani di via Valmaura, realtà che da sempre si fa portavoce delle esigenze dei cittadini di Servola nella loro forzata convivenza con lo stbilimento siderurgico. L’incontro, dal titolo “Per non morire di Ferriera-Sertubi” vuole essere l’occasione per organizzare la risposta della cittadinanza alla possibilità che la Ferriera prosegua la sua attività anche dopo il 2015, data che era stata decisa per l’avvio della sua riconversione. Questa possibilità è emersa a Roma il 23 luglio scorso nel corso della riunione del tavolo governativo per il salvataggio della ex Lucchini/Severstal oggi guidata dalle banche creditrici.
Ilaria Bagaccin
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
MOVIDA SI, MOVIDA NO, MOVIDA UN CAZ!
Nei mesi estivi abbiamo assistito ad una noiosa e patetica polemica sulla Movida pordenonese in un braccio di ferro tra qualche residente disturbato dai suoni, il comune in difesa della sobrietà (sigh!) e commercianti in crisi che chiedono un po’ più di “tunz tunz” per animare pomeriggi, serate e scontrini.
In questa non esaltante polemica estiva sfugge il fatto che il problema è ben più consistente e riguarda una città che, se non si può definire morta, certamente è accomunabile allo stato di letargo comatoso interrotto da qualche risveglio pilotato, solitamente concordato tra istituzioni e ASCOM.
A noi della Movida poco interessa, se non nell’ottica che ci sembrano normali i bar o ritrovi con musiche anche all’aperto e in tarda serata, figuriamoci il contrario.
Quello che ci interessa è la riappropriazione di luoghi, tempi e spazi di una città che qualcuno vorrebbe gestire con un telecomando mentre altri la vivono con la massima aspirazione di uno spritz e sky-sport nei teleschermi in compagnia di amici e soprattutto fottendosene di tutto il resto. Riprendersi una città significa partire dai quartieri, dalle vie e non solo dalle piazze centrali, significa portare la musica fuori dalle botteghe, creare momenti di aggregazione senza mediazioni commerciali o istituzionali, significa concordare regole comuni di partecipazione e rispetto dei luoghi che si vivono senza bisogno di preti, padrini e gendarmi con o senza divisa. Pordenone s’è scrollata di dosso una decina d’anni fa il deserto democristiano prima e leghista poi per accontentarsi di qualche oasi artificiale di palme e pozzanghere. Non è pensabile che tutta la questione sulla/della cultura a 360° sia improntata a chi innaffia le pianticelle di queste oasi, con quali soldi e per conto di chi. Pordenone deve lasciare germogliare ovunque piante, fiori e alberi, deve essere luogo di partecipazione artistica, musicale, sociale e politica dal basso. Non bastano qualche vetrina calata dall’alto e un po’ di migliaia di euro di finanziamenti per lavarsi la coscienza, così come certamente non basta accondiscendere ai volumi di musica più alta per risolvere il problema della “vita” serale dei giovani e non, figuriamoci mettersi a fare i guardiapesca dentro e fuori i locali come ha fatto il comune: “ma ci faccino il piacere” avrebbe detto Totò!
Ci sono associazioni, realtà, singoli, gruppi formali e informali che fanno e vorrebbero fare attività di ogni tipo e che non possono neppure affiggere una locandina per strada: i negozi sono stracolmi, molti non le vogliono e fuori nelle colonne e nei muri è vietato e scattano multe salatissime, ci rendiamo conto? La gran parte dei luoghi dove vengono appesi i manifesti sono saturi di pubblicità commerciale. I luoghi in città dove fare iniziative sono pochissimi e costano, gli spazi pubblici per realizzare iniziative all’aperto necessitano di iter burocratici assurdi, con tasse e richieste indecenti. L’unico luogo “organizzato” in città per l’aggregazione musicale e poco più è il Giordani, struttura comunque eterodiretta dal comune e che rischia pure di chiudere nel giro di qualche mese. Non c’è nulla, camminando un giorno della settimana dopo le 21.00 di sera per la città non c’è neppure l’alba dei morti viventi, sono proprio tutti morti morti. E secondo voi dovremmo perdere tempo sul contenzioso Movida si Movida no? Anni fa si poteva leggere nei muri di Pordenone: un po’ qua un po’ la occupiamo la città! Non è mai troppo tardi…
Iniziativa Libertaria
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Da Il piccolo del 11/09/12
E in Consiglio scoppia la bagarre
La tensione va crescendo di minuto in minuto all’interno del Consiglio comunale convocato nel tardo pomeriggio per dibattere la crisi del Polo siderurgico. La quarantina di operai di Ferriera e Sertubi che riescono a prendere posto nello spazio riservato al pubblico, unitamente anche ad alcuni rappresentanti delle associazioni rionali e ambientaliste incominciano a rumoreggiare già mentre il sindaco Cosolini e l’assessore Savino fanno le relazioni su quanto accaduto al Tavolo della mattina oltre a riepilogare i provvedimenti presi negli ultimi anni. La bagarre vera e propria scoppia a una frase di Maurizio Bucci (Pdl): «Dal 1945 a oggi non ricordo a Trieste nemmeno un morto per fame, ma ricordo migliaia di morti per cancro». «Vergogna», «Buffone», «Veniamo a mangiare a casa tua», «Ti aspettiamo fuori», le urla che giungono dagli operai. Bucci ricorda di essere stato favorevole alla chiusura della Ferriera nel 2009 e addossa alla giunta regionale guidata da Riccardo Illy che ha voluto rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale la responsabilità della situazione attuale. «Ora invito il sindaco ad agire (nel senso di ingiungere all’azienda di ridurre l’attività) – tuona – come gli impone la legge.» Altri strali contro il grillino Paolo Menis che invoca: «Sindaco, lei deve agire perché il diritto alla salute viene prima del diritto al lavoro». Anche lui viene accolto con fischi e urla del tipo: «Sei pazzo». «Ho già comunicato anche all’azienda – aveva riferito prima Cosolini – che il Comune ha l’obbligo di intervenire. Gli interventi sono in fase di definizione e richiedono prima un parere dell’Azienda sanitaria». Interviene anche l’ex sindaco Roberto Dipiazza: «Anch’io ero favorevole alla chiusura nel 2009, poi mi sono ritrovato gli operai con i figli in braccio che mi chiedevano: chi gli darà da mangiare. Ho cambiato opinione, solo i paracarri non lo fanno. Ora bisogna creare una task force, ma attenti a non dare in mano tutto a un manager non triestino come aveva fatto Illy con Gambardella. E poi non si può sempre dire no a tutto, compreso il rigassificatore». I lavoratori chiedono di parlare e se la prendono anche con un comunista, il presidente Iztok Furlanic che vuole far rispettare il regolamento e minaccia di far sgombrare l’aula. «Siamo cittadini, non siamo schiavi – urla Franco Palman (Uilm) – vogliamo rispetto.» Dopo una mozione di Franco Bandelli (Un’altra Trieste) che chiede di aprire agli interventi del pubblico cominciano a parlare sindacalisti e cittadini, ma sono già quasi le nove e sotto il municipio altre decine di operai urlano e fischiano. Al rompete le righe, poco prima delle dieci, in piazza ci vorranno i carabinieri a tenere separati da una parte i lavoratori, dall’altra i residenti, venuti quasi alle mani inun crescendo di insulti.(s.m.)
Ferriera, alla Lucchini l’onere delle bonifiche
Il megatavolo rinvia la decisione sulle ipotesi di riconversione a Servola Proposto un manager che vada a caccia di imprenditori disposti a investire
«Anche all’inteno dello stabilimento servolano si registra una forte escalation di malattie professionali, un dipendente è deceduto per una patologia correlabile alle emissioni proprio il mese scorso e ora una diagnosi terribile legata a patologie bronco polmonari è stata fatta a un lavoratore che fa anche militanza sindacale». La denuncia è arrivata stavolta, nel pieno del Tavolo di ieri mattina, da un rappresentante dei lavoratori, il segretario provinciale Failms-Cisal Giulio Frisari. Lo stesso assessore Sandra Savino al termine ha tolto residue illusioni: «Una siderurgia pulità è pressoché impossibile a causa dei costi altissimi neccessari per gli investimenti e della crisi che attraversa il settore.
di Silvio Maranzana Fare pressioni più forti sul Governo per un intervento immediato e non solo finanziario, mettere spalle al muro la Lucchini per indurla a pagare la bonifica perlomeno dell’area demaniale, identificare un manager consulente della riconversione che faccia il cacciatore di imprenditori disposti a investire sull’area di Servola. È il topolino partorito dalla montagna di rappresentanti di istituzioni, associazioni di categoria e forze sindacali che hanno partecipato ieri mattina al megatavolo sulla Ferriera che si è riunito nel palazzo della Regione e che doveva stringere sul lavoro fatto da 27 tavoli precedenti. La convocazione era stata fatta perché tutti si esprimessero a favore di uno dei quattro possibili scenari futuri delineati dalla Regione: ferriera con cokeria, ferriera senza cokeria, nuove industrie, terminal logistico. Quasi nessuno ha scelto nulla. «Mi aspettavo qualcosa di più – ha concluso amaramente l’assessore a Programmazione e Ambiente Sandra Savino che più tardi si è detta contraria a pagare un consulente esterno – una delle quattro opportunità doveva emergere sulle altre». Il tutto mentre fuori il mondo stava franando. Quattro rappresentanti del Consiglio di fabbrica di Sertubi, dov’è stato allestito un presidio esterno e dove 180 dei 208 dipendenti sono in cassa integrazione, hanno fatto pacifica irruzione alla riunione, i lavoratori della Ferriera preannunciavano un’assemblea in piazza Unità per le 18 e il sindaco Roberto Cosolini informava di essere stato convocato dal Procuratore della repubblica facendo apparire come imminente una sua ingiunzione alla Lucchini per la riduzione dell’attività. Del resto solo il forte senso di democrazia proprio di Savino e Cosolini ha fatto sì che i lavori del Tavolo, in precedenza a porte chiuse, potesse svolgersi alla presenza della stampa, nella massima trasparenza. È stato lo stesso sindaco a fare un’efficace sintesi della situazione dopo lunghi interventi dispersivi. «Oggi ci troviamo di fronte a due gravi crisi di eguale gravità, ma ben distinte – ha affermato – La situazione drammatica di Sertubi non è causata dalla Ferriera, ma dalla mancanza di chiarezza nella strategia industriale di Sertubi. Dal canto suo la Lucchini soffre di precarietà industriale ed è fonte di problemi di salute. Si tratta di vedere se riusciamo a diluire la precarietà e a ridurre il danno ambientale. Serve un serrato confronto con l’azienda che deve bonificare l’area in terreno demaniale prima di restituirla perché non può mollarci con il cerino in mano. Poi è indispensabile coinvolgere appieno nella partita il Governo perché da soli non ce la faremo mai, infine identificare un manager della riconversione che faccia da tramite tra le istituzioni e il mercato». Adriano Sincovich, segretario provinciale Cgil, ha improvvisamente alzato la voce: «È inaccettabile che il presidente Razeto di Confindustria affermi che sarà un soggetto privato come la Lucchini a decidere quando chiudere. Chiediamo uno sforzo di ideazione, intimiamo ai rappresentanti degli imprenditori: fate il vostro mestiere». «Non ho detto che la Lucchini può fare ciò che vuole – ha replicato il presidente degli industriali – dobbiamo colloquiare con l’azienda». «Un sistema debole come il nostro è facile preda di imprenditori sciacalli», ha ammonito Franco Palman (Uilm) e secondo Marco Stolfa (Ugl metalmeccanici) accade che «qualche filibustiere venga qui e ci strizzi come un limone, com’è avvenuto con la Stock». Luciano Bordin, segretario provinciale Cisl ha detto di aver preso atto che l’ad di Sertubi, Leonardo Montesi vuole fare il commerciante perché ha affermato che a Trieste non si fonderanno più tubi, ma qui potrà essere insediato un centro per la distribuzione dei tubi. «Nel complesso della Ferriera c’è un capannone di 27mila metri quadrati con 4 accessi ferroviari e 2 gru che era l’acciaieria, inutilizzato da 15 anni. Forse un imprenditore potrebbe essere interessato per una fase di transizione», ha suggerito Stefano Borini (Fiom). Conclusioni: il Tavolo è aggiornato al 2 ottobre, ma si apre un altro tavolo sulla crisi Sertubi, mentre un ennesimo tavolo per l’approfondimento tecnico delle quattro ipotesi di riconversione si riunirà il 20 settembre.
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
C’è nè per tutti i gusti….
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Dal Piccolo
MARTEDÌ, 16 OTTOBRE 2012
Pagina 25 – Cronaca Trieste
Caso Alina, indagato anche il vice di Baffi
Blitz in Questura, il commissario capo dell’ufficio stranieri Panasiti
deve rispondere di sequestro di persona e arresto illegale
La Procura: non è un episodio isolato
LE REAZIONI DEL POLIZIOTTO Ho la coscienza tranquilla, ma viste le
indagini mi aspettavo questo provvedimento. Ho eseguito gli ordini dei
miei superiori
Dietro il suicidio di Alina Bonar Diachuk (nella foto) «decine e decine
di altri casi» di detenzioni illegali». Le parole del procuratore capo
Michele Dalla Costa risalgono allo scorso 15 maggio e tornano di
attualità. Infatti dopo il blitz messo a segno l’altro giorno in
Questura dal pm Massimo De Bortoli e dalla sua squadra, hanno trovato
una nuova ulteriore conferma. Altri 128 casi che si aggiungono ai 49
accertati in maggio. In tutto 179 vicende di arresti illegali prima
dell’espulsione. È questa la direzione in cui si stanno muovendo le
indagini scaturite dal suicidio della cittadina ucraina all’interno
della cosiddetta camera di “controllo” del commissariato di Opicina. Nei
prossimi giorni gli investigatori effettueranno altri accertamenti. Lo
scopo è anche quello di acquisire, se possibile, testimonianze dirette.
Qualche “detenuto” che racconti ai giudici il suo calvario.
di Corrado Barbacini Caso Alina: nuovi sviluppi dell’inchiesta della
procura sull’ufficio immigrazione della Questura nella quale è finito
sotto indagine l’ex dirigente Carlo Baffi. Sotto accusa è ora il vice.
Si chiama Vincenzo Panasiti e ha 56 anni. Il blitz in Questura è stato
messo a segno l’altra mattina. Ma la notizia, tenuta riservata, è
trapelata solo ieri. Il pm Massimo De Bortoli è tornato negli uffici al
terzo piano con una decina tra finanzieri e poliziotti della procura. È
stato perquisito l’ufficio di Panasiti. Sono stati sequestrati altri 128
fascicoli in originale relativi ad altrettanti cittadini extracomunitari
anch’essi, in attesa di espulsione, e detenuti anche per giorni
all’interno del commissariato di Opicina. Integrano i 49 faldoni che
erano stati acquisiti nel corso della perquisizione effettuata il 9
maggio sempre da De Bortoli e dalla sua squadra di finanzieri e
poliziotti. In quell’occasione gli investigatori avevano trovato
nell’ufficio di Carlo Baffi prima e poi nella sua abitazione una serie
di libri dal contenuto antisemita. Ma anche in un cassetto della
scrivania un foglio stampato con il computer con la scritta «Ufficio
epurazione». Il commissario capo Panasiti è indagato di sequestro di
persona e arresto illegale. Si tratta delle stesse contestazioni
(escluso l’omicidio colposo) che in maggio erano state mosse nei
confronti di Carlo Baffi. In pratica il vice dirigente è finito nei guai
per i periodi in cui ha gestito l’ufficio in assenza del titolare. I
fascicoli sequestrati dalla procura riguardano il periodo che va da
gennaio ad agosto 2011. «Siamo tranquilli e sereni e a disposizione
dell’Autorità giudiziaria», ha dichiarato il questore Giuseppe Padulano
gettando acqua sul fuoco. E ha aggiunto: «Continueremo con impegno il
nostro difficile lavoro a tutti i livelli». Altro non ha voluto
aggiungere. Il commissario capo Vincenzo Panasiti ieri era regolarmente
al suo posto di lavoro nel suo ufficio al terzo piano della questura.
«Ho la coscienza tranquilla», ha detto. Poi si è lasciato sfuggire: «Me
lo aspettavo dopo quanto accaduto al dottor Baffi». Quindi è entrato nel
merito dell’indagine: «Ho sempre rispettato le disposizioni che erano
state impartite dai dirigenti. Non comando, sono un mero esecutore e
sono convinto che in breve la mia posizione sarà chiarita. Sono
fiducioso nell’esito delle indagini». La bufera dell’Ufficio
immigrazione della Questura era clamorosamente esplosa nello scorso mese
di aprile come conseguenza del suicidio di Alina Bonar Diachuk, una
donna ucraina di 32 anni che era stata scarcerata due giorni prima in
attesa di essere allontanata dall’Italia. Invece era stata portata a
forza al commissariato di Opicina. Era accaduto a cavallo di un week
end. Nei fine settimana infatti non era in servizio un giudice che
potesse convalidare i decreti di espulsione. In quelle ore, secondo la
Questura, gli stranieri non possono essere liberati. Ma per la Procura
non possono essere nemmeno trattenuti. Un limbo, insomma, che si traduce
però per gli stranieri in attesa di espulsione in una vera e propria
detenzione. Praticamente il suo suicidio aveva fatto emergere, nel corso
delle indagini coordinate dal pm Massimo De Bortoli, non solo la sua
detenzione illegale, ma anche, che di arresti fuorilegge ce ne erano
stati decine anzi centinaia. Detenzioni gestite dall’ufficio
immigrazione della Questura che fino ad allora era stato gestito da
Carlo Baffi. Ora nei guai è finito il suo vice.
Marzo 17th, 2017 — Ultime
Riportiamo la mail da un compagno sloveno che ci informa sulle forti proteste che stanno avendo luogo in tutto il paese.
La scintilla che le ha fatte scatenare è stata la minaccia di arrivo di multe per eccesso di velocità nel centro di Maribor (il comune insieme a una compagnia privata ha messo 30 radar in città e il 92% del denaro delle multe andra a questa compani privata), ( Maribor ha centomila abitanti, la seconda città del paese): dopo aver bruciato gli autovelox, però, una folla di diecimila persone ha iniziato a contestare il sindaco, accusato da più parti di corruzione, ed infine a protestare per il complesso della situazione del paese. Pubblicizzata come “Svizzera dei Balcani” la Slovenia è passata di colpo all’incubo default: come al solito in questi casi gli stipendi dei dipendenti pubblici hanno subito tagli (attorno all’ 8%), la sanità e la scuola sono sotto attacco e quasi il 14% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, molte fabbriche stanno chiudendo. Manifestazioni di solidarietà e di protesta si sono svolte o sono in programma a Lubiana, Kranj, Novo Mesto, Nova Gorica, Capodistria. Vi terremo informati. Di seguito la lettera:
Compagni/e,
non so se avete gia ricevuto delle info sulla situazione in Slovenia – specialmente a Maribor dove la polizia due giorni fa ha agito in modo violento contro circa 10.000 manifestanti. È la prima volta dal 1991 che la polizia abbia mai usato tali mezzi repressivi (gas, cani, cavalli, bastonate e la reclusione di 31 persone – rilasciate il giorno dopo, e una decina di feriti al ospedale – al momento penso che siano tutti gia a casa). Il grido principale delle persone era “che se ne vadano! Il sindaco e tutto il consiglio comunale che lo sosteneva.” e poi anche “Quando liberiamo Maribor veniamo a Lubiana.” ect.
Ieri sera a Lubiana in solidarietà con Maribor hanno organizzato una protesta di circa 1.000 persone (in un giorno). E anche a Lubiana la polizia ha usato i lacrimogieni.
Negli ultimi giorni la situazione generale sta scaldandosi al punto che il ministro degli interni ieri sera ha tenuto una riunione con il capo generale dela polizia e con il COMANDANTE DELL’ ESERCITO!
Per sabato a Lubiana sono indette nuove proteste. Per come è messa la situazione sembra che in poche settimane o giorni inizieranno delle proteste anche in altre città. Siccome la polizia slovena ha gia più volte detto che non può reagire in più di tre punti di protesta entro lo stato, sembra che si stiano preparando a mandare in strada i militari.
Stiamo in una sitazione molto tesa. I politici locali e statali + i ministri + il governo in generale, non vogliono andarsene. Ma prima o poi dovrano andarsene tutti perche almeno a Maribor la gente gli ha gia detto che per noi sono finiti!
Per delle info piu o meno o.k. e dettagliate in inglese leggete qui:
Salud y GOTOFI SO!
p.s.:”Gotofi so” è un gioco di parole e dialetto che allude allo slogan Serbo contoro Milosevic, e in questa version slovenia vuole dire “sono finiti”.