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Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Trieste martedi 28 ottobre Boicottaggio del CONCERTO DI NOA come mezzo di pressione per una vera pace in Palestina PRESIDIO all’esterno del Ticket-point in Via S.Niccolò dalle 16.30 alle 19.30
Gorizia martedì 28 ottobre ore 17.30 conferenza ‘Per una storia degli anarchici a Monfalcone’
San Giorgio di Nogaro martedì 28 ottobre ore 20.30 Riunione Coordinamento Biodiversità per iniziative No Ogm
Pordenone venerdì 31 ottobre ore 19.30 Djset a cura di PN REBEL al Prefabbrikato
Udine sabato 1° novembre Presidio di solidarietà al Popolo Kurdo Piazza Libertà dalle ore 16.00 alle ore 19.00
San Giorgio di Nogaro domenica 2 novembre ore 17.00 Conferenza dibattito sull’antispecismo
Pordenone mercoledì 5 novembre serata su Federico Tavan
Trieste venerdì 7 novembre ore 18 assemblea pubblica verso lo sciopero generale
Staranzano martedì 11 novembre ore 21 proiezione di “An anarchist life” al Dobialab
Udine venerdì 14 novembre Sciopero e corteo studentesco
Trieste venerdì 14 novembre Presidio e corteo per lo Sciopero sociale
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
La gioia della vita contro la tristezza dell’oscurantismo
Considerazioni sull’iniziativa di ieri delle “Sentinelle in piedi” e sulla contestazione
Ieri pomeriggio in piazza Ponterosso fra le 17 e le 18 alla veglia delle ormai famose “Sentinelle in piedi”, come già accaduto la volta scorsa (ma questa volta con molte più persone), in modo totalmente spontaneo ed autoorganizzato, senza un gruppo o associazione a promuovere la mobilitazione, tantissime persone diverse per età, orientamento sessuale e idee politiche si sono ritrovate per esprimere il proprio dissenso (e anche per molti e molte la propria rabbia) contro l’iniziativa omofoba delle sentinelle.
A volte, leggendo i giornali, si ha la sensazione che fatti raccontati avvenuti nello stesso luogo e nello stesso momento appartengano a universi paralleli. Questo è quello che abbiamo provato leggendo gli articoli dei giornali (Il Piccolo in primis) e siti informativi su quello che è accaduto.
Temiamo che al di là di tutti i discorsi e dichiarazioni pubbliche dei portavoce, vi sia questo: una paura che trasuda odio verso chi viene sentito come diverso. Un odio e un disprezzo non urlati, ma non per questo meno violenti e insidiosi.
Non ci interessano le leggi che contrastano l’omofobia perché crediamo che le forme di discriminazione non si combattano con leggi e tribunali ma con pratiche quotidiane che costruiscono relazioni sociali orizzontali basate sul rispetto, sulla diversità e sulla solidarietà, e con l’azione diretta popolare e collettiva contro chi semina odio.
Ieri è successo questo: un’azione collettiva ha invaso letteralmente la piazza delle sentinelle fino a sovrastarle del tutto. Bandiere arcobaleno, musica, balli, trenini, glitter colorati ma anche slogan, candele spente e insulti: ognuno ha espresso a suo modo lo sdegno contro chi vorrebbe imporre la propria totalizzante visione di “normalità”.
Ci teniamo anche a puntualizzare alcune cose:
– nessuno/a di chi ha scelto forme di contestazione più dirette e meno ironiche ha messo le mani addosso alle sentinelle o ai loro guardiaspalle se non per difendersi da questi. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire;
– la polizia non è riuscita a impedire in nessun modo che la contestazione invadesse lo spazio delle sentinelle (come sembrerebbe leggendo Il Piccolo): eravamo in troppe, molto gioiosi e determinate!
Di fatto la piazza è diventata la piazza delle diversità in cui chi leggeva il libro in piedi era solo un elemento di contorno.
Infine pensiamo che le forme migliori per sbugiardare e disturbare manifestazioni di questo tipo siano l’ironia e il sarcasmo che possono essere espressi in molte forme creative e gioiose.
Alcuni anarchici presenti ieri in piazza ponterosso
Qui sotto il link al terrificante articolo del Piccolo:
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/11/22/news/confronto-tra-gli-attivisti-dei-centri-sociali-e-le-sentinelle-in-piedi-1.10358491
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Martedì 26 Trieste accoglierà il vertice Letta-Putin.
A questo proposito riceviamo e diffondiamo il comunicato di Arcigay/Arcilesbica che indice un presidio per quel giorno dalle 11 alle 13 in piazza Ponterosso.
All'iniziativa parteciperanno altre realtà e persone che porteranno in piazza altri contenuti di critica al vertice e alle politiche governative sia russe che italiane.
Tutti conoscono Putin. Forse non tutti sanno che in Russia, soprattutto grazie a Putin e alla Chiesa ortodossa, ci sono ora delle leggi lesive della dignità umana. Due ragazze, due ragazzi non possono nemmeno tenersi per mano. Perchè? Per il DIVIETO di PROPAGANDA OMOSESSUALE.
Questa legge è ormai presente da mesi in Russia, e c'è stata un'enorme crescita delle violenze omofobiche. Nel silenzio delle istituzioni.
NOI desideriamo con forza continuare a denunciare queste violazioni dei DIRITTI UMANI LGBT. Per lesbiche, gay, bisessuali, transgender. Per tutti coloro che non hanno voce.
E NON SOLO PER LORO.
Per le Pussy Riots, Greenpeace, tutti gli attivisti e coloro che si oppongono alla sopressione e agli abusi dei diritti.
Dal Il piccolo online
Maxi arcobaleno anti Zar a Ponterosso
Sulle note di ‹ajkovskij gli attivisti gay srotoleranno un’enorme bandiera. Luxuria ospite vip. Greenpeace scegli il silenzio
di Stefano Bizzi
TRIESTE. Cosa c’entrano il compositore ‹ajkovskij e il ballerino Nureyev con il vertice intergovernativo italio-russo di domani a Trieste? Saranno loro i personaggi simbolo della protesta a favore dei diritti umani in programma in piazza Sant’Antonio domani mattina alle 11. Sull’aria del “Lago dei cigni” le associazioni Arcigay Arcilesbica Fvg, Certi diritti, Iris, Uaar e Jotassassina srotoleranno di fronte alla fontana di Ponterosso una grande bandiera arcobaleno di 100 metri quadrati per contestare le leggi omofobe varate da Mosca. «Politica ed istituzioni non dimentichino ad arte la questione dei diritti umani in Russia a favore dei meri interessi economici», è il messaggio degli organizzatori che per questo gay-pride in salsa giuliana potranno contare sul sostegno dell’ex parlamentare di Rifondazione comunista Vladimir Luxuria. La comunità Lgbt farà sentire la propria voce per sostenere lesbiche, gay e transessuali vittime in Russia di un regime omofobo e transfobico.
«Tutti conoscono Putin – spiega il presidente di Arcigay Trieste e Gorizia Andrea Tamaro -. Forse non tutti sanno che in Russia, soprattutto grazie a lui e alla Chiesa ortodossa, ci sono ora delle leggi lesive della dignità umana. Due ragazze, due ragazzi non possono nemmeno tenersi per mano perché vige il subdolo divieto di “propaganda omosessuale”. Questa legge è ormai presente da mesi in Russia, devo si registra un’enorme crescita delle violenze ai danni di omosessuali. Nel silenzio delle istituzioni». Il timore è che il vento discriminatorio possa varcare i confini della Russia e accrescere l’intolleranza anche all’interno dell’Unione europea.
Chi non scenderà in piazza è Greenpeace. Per evitare di nuocere ai 30 attivisti accusati di pirateria dopo il blitz che nell’Artico aveva portato all’assaltato di una piattaforma petrolifera di Gazprom, l’associazione ambientalista sceglie la via diplomatica. «I nostri ragazzi sono liberi su cauzione e in attesa di processo – osserva il coordinatore triestino Francesco Tominich -. È stato valutato, a livello internazionale, più opportuno non attaccare in maniera frontale per evitare ritorsioni nei loro confronti. Greenpeace fa pressione a livello istituzionale. Nei giorni scorsi è stato chiesto ai sindaci del Friuli Venezia Giulia di sottoscrivere un documento per far capire che a chiedere il ritiro delle accuse non è l’associazione, ma è l’Italia. «Mentre il sindaco di Udine Honsel ha firmato, Cosolini non lo ha fatto», precisa Tominich.
Dal Piccolo del 21/11/13
Stretta omofoba a Mosca Arriva l’onda della protesta
di Marco Ballico TRIESTE Non proprio lo staliniano articolo 121 del codice penale dell’Urss che prevedeva nel secolo scorso, prima della caduta del muro, cinque anni di detenzione per gli omosessuali. Ma il recente varo della legge che vieta la propaganda nei media o davanti ai minori dei rapporti sessuali non tradizionali diventa un caso a pochi giorni dalla visita di Vladimir Putin a Trieste. Al punto che ieri al Senato, le associazioni Certi diritti, Agedo, Arcigay, Famiglie arcobaleno, Equality Italia e Arcilesbica, hanno rivolto al premier Enrico Letta un appello a porre «la questione della violazione dei diritti umani in Russia» proprio in occasione dell’incontro bilaterale del prossimo 26 novembre. La referente regionale di Certi diritti Clara Comelli cita non pochi casi di cittadini russi perseguitati per il loro orientamento sessuale che chiedono asilo all’estero, soprattutto in Germania. E anticipa una manifestazione di protesta proprio il 26, «conseguenza di una ripetuta serie di attacchi». Ma già domani, all’Università, è in programma un convegno sui diritti umani nella Federazione, appuntamento che si inserisce nella campagna “Sos Russia” lanciata dalle associazioni italiane lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Nel corso della presentazione a Palazzo Madama, Yuri Guaiana di Certi diritti ha elencato vari provvedimenti approvati di recente nella patria di Putin contro i diritti umani, mentre Aurelio Mancuso, presidente di Equality ricorda: «Dopo che negli anni Novanta la Federazione russa abolì il reato di sodomia, questo e altri reati stanno rientrando con leggi surrettizie. E l’atteggiamento omofobo del governo si allarga a tutta la popolazione, grazie anche all’influenza della chiesa ortodossa, scatenata contro i gay. Ma il tema della Russia è centrale perché sta in Europa dove non devono nascere di nuovo sentimenti come omofobia, antisemitismo o xenofobia». In attesa di una risposta a Trieste di Letta, non manca l’adesione della politica. «La questione dell’orientamento sessuale rappresenta uno dei fondamenti essenziali dell’identità umana – dichiara il senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani del Senato –. Un tema essenziale che in tutti i paesi del mondo, nonostante enormi differenze, costituisce il cuore di formidabili conflitti politici». Un altro senatore democratico, Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell’Arcigay, ricorda che la richiesta al governo «era già stata fatta in occasione del G8 a San Pietroburgo, ma non andò a buon fine». Poca attenzione? «No, ma nel governo non si riesce a superare la realpolitik. Non ci stancheremo quindi di sollecitare le istituzioni italiane ed europee in questa direzione».
Dal Piccolo del 20/11/13Trieste, piazza Unità blindata per l’arrivo di Putin
Martedì 26 novembre potranno accedere all’area solo i componenti delle due delegazioni, e con il pass esercenti e residenti. Alle 11.20 il saluto fra il presidente russo e il premier Letta
di Matteo Unterweger
Piazza Unità e piazza Verdi blindate, off-limits. Tranne che per i protagonisti del vertice intergovernativo bilaterale italo-russo. E potranno accedere alla cosiddetta “zona rossa” anche gli esercenti e loro dipendenti che lavorano nei locali dell’area (che probabilmente saranno in ogni caso chiusi al pubblico per disposizione della polizia) e i cittadini che abitano nei palazzi della stessa: per passare i posti di blocco dovranno però avere tutti quanti, ed esibire, il pass da ritirare appositamente in Questura. Inoltre le Rive saranno chiuse al traffico veicolare nel tratto fra piazza Tommaseo e piazza Venezia dalle 8 del mattino.
Si avvicina l’appuntamento di martedì, il 26 novembre, quando il presidente della Federazione russa Vladimir Putin e il premier italiano Enrico Letta – scortati da un certo numero di ministri ciascuno e dalle rispettive delegazioni – si incontreranno nel summit programmato a Trieste per discutere di gas, ricerca scientifica, investimenti e portualità, ma non solo. E man mano che i giorni passano, emergono i dettagli dell’apparato di sicurezza che verrà approntato. Con almeno 200 effettivi delle forze dell’ordine (rinforzi in arrivo anche da Gorizia e da Padova) pronti a vigilare. Controlli scatteranno sulle auto parcheggiate nelle vicinanze di piazza Unità e dintorni, a cassonetti delle immondizie, ai tombini; e anche l’area a mare del bacino San Giusto verrà bonificata.
Ieri mattina si è tenuta una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, allargata a tutti gli enti a vario titolo coinvolti. «Il dispositivo è stato ulteriormente rafforzato – riassume il prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi -. È molto complesso, ci saranno altri incontri specifici. Nei giorni scorsi dei sopralluoghi sono stati già effettuati con una delegazione russa e con gli incaricati di palazzo Chigi».
Nella serata di ieri – ha fatto sapere la Questura – si è poi svolto un incontro dedicato fra i responsabili delle forze dell’ordine e sabato è in programma il tavolo tecnico per definire gli ultimi dettagli sulla sicurezza, che confluiranno nell’ordinanza del questore Giuseppe Padulano. Oggi il Comune dovrebbe intanto completare l’ordinanza di sua competenza, relativa ai provvedimenti di chiusura dell’area off-limits per pedoni e mezzi e delle strade su cui i veicoli non potranno circolare. La “zona rossa” abbraccerà piazza Unità e piazza Verdi. Pare inoltre che – a meno di modifiche – su via Cadorna e via Diaz nei tratti da via del Mercato vecchio sino a via Venezian non potranno transitare né sostare i veicoli dalle 16 di lunedì 25 novembre fino alle 18 circa – e comunque sino a cessate necessità collegate all’evento – del 26. E che dalle 8 di martedì stesso le Rive non saranno percorribili da piazza Tommaseo (non si potrà accedere a corso Italia da via Canalpiccolo) a piazza Venezia. Verranno inoltre chiusi gli uffici municipali di piazza Unità solitamente aperti al pubblico.
Il governo ha ufficializzato la partecipazione al vertice di Trieste, oltre che di Letta, dei ministri Angelino Alfano (Interno), Emma Bonino (Affari esteri), Mario Mauro (Difesa), Fabrizio Saccomanni (Economia e Finanze), Nunzia De Girolamo (Politiche agricole), Maurizio Lupi (Infrastrutture e trasporti), Enrico Giovannini (Lavoro e politiche sociali), Maria Chiara Carrozza (Istruzione, università e ricerca), Beatrice Lorenzin (Salute), Flavio Zanonato (Sviluppo economico) e Massimo Bray (Beni e attività culturali, turismo). Si confronteranno con i loro omologhi russi. «I saluti tra Letta e Putin avverranno – recita la nota diffusa da palazzo Chigi – alle 11.20, in piazza dell’Unità d’Italia». Dopo i colloqui privati in Prefettura e nel palazzo della Regione sempre in piazza Unità, alle 14.30 circa è prevista in Regione una conferenza stampa congiunta. Non è escluso, infine, che il capo del governo italiano e il presidente russo facciano un veloce passaggio – prima di lasciare Trieste – al Ridotto del Teatro Verdi, dove parallelamente al vertice bilaterale si terrà il Business forum economico italo-russo, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal ministero degli Affari esteri.
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
TROPPE CASE SENZA GENTE, TROPPA GENTE SENZA CASE!
A Pordenone e nella provincia ci sono almeno 30.000 case vuote secondo uno studio fermo al 2011. Nella sola città di Pordenone vi sono circa 5.000 unità immobiliari abitative catastali non occupate. Negli ultimi 5 anni, a causa della crisi che sta mettendo in ginocchio sempre più persone e famiglie, l’indice di morosità è raddoppiato, le procedure sono in aumento del 79%.
Le richieste di esecuzione degli sfratti erano 365 nel 2008, sono arrivate a 687 nel 2012, con un incremento percentuale dell’88,2%. Siamo in piena emergenza abitativa se pensiamo che con la dismissione dell’industria pordenonese e l’indotto che ne deriva migliaia di persone si ritroveranno senza più stipendio o con un reddito da fame. Eppure la speculazione edilizia continua senza sosta, con un lieve ribasso, ma con concessioni di cubature per cementificare ancora al limite della follia.
Per questi motivi abbiamo voluto lanciare una vertenza per una moratoria degli sfratti in città e per la redistribuzione dei locali sfitti a chi ne ha e ne avrà bisogno.
Questa mattina, domenica 15 dicembre, abbiamo monitorato due palazzine, in viale Marconi e Via Montereale, di 10 e 12 appartamenti completamente sfitte! lasciate al degrado eppure ancora perfettamente in grado di accogliere nuclei famigliari.
Una vertenza senza alcuna distinzione fra nazionalità, senza foraggiare la guerra fra poveri, senza alimentare stupidi nazionalismi quando a patire la crisi siamo tutti mentre a lucrarci sopra sono quelli che l’han creata!
Invece che inginocchiarci nei presidi confidando in istituzioni ignave o peggio, illudendosi che nuovi governi dispenseranno prebende come un tempo, tra l’altro ai soliti noti, preferiamo mostrare l’unica strada percorribile qui ed ora: l’autorganizzazione e l’autogestione sociale. Riprendiamoci ciò che ci serve per vivere degnamente, ricreiamo legami di solidarietà sociale!
La rivoluzione si costruisce dal basso e abbatte la cause alla radice, è una forza progressiva ed evolutiva MAI regressiva e reazionaria, indietro non si torna!
VERTENZA CASE PER TUTTI
Dal Messaggero Veneto del 16/12/13
Blitz di Iniziativa libertaria Striscioni contro le case sfitte
«A Pordenone e provincia ci sono almeno 30 mila case vuote, secondo uno studio del 2011. Nella sola città vi sono circa 5 mila unità immobiliari abitative catastali non occupate. Negli ultimi cinque anni, a causa della crisi che sta mettendo in ginocchio sempre più persone e famiglie, l’indice di morosità è raddoppiato, le procedure sono in aumento del 79 per cento». Dati resi noti da Iniziativa Libertaria: alcuni suoi esponenti ieri hanno monitorato due palazzine, in viale Marconi e via Montereale, di 10 e 12 appartamenti, completamente sfitte, «lasciate al degrado eppure ancora perfettamente in grado di accogliere nuclei famigliari». Davanti a quei due immobili hanno esposto uno striscione. Le richieste di esecuzione degli sfratti erano 365 nel 2008, sono arrivate a 687 nel 2012, con un incremento dell’88,2 per cento. «Siamo in piena emergenza abitativa se pensiamo che con la dismissione dell’industria e dell’indotto che ne deriva, migliaia di persone si ritroveranno senza più stipendio o con un reddito da fame. Eppure la speculazione edilizia continua senza sosta, con un lieve ribasso, ma con concessioni di cubature per cementificare ancora al limite della follia», recita una nota. Per questo, il movimento ha voluto «lanciare una vertenza per una moratoria degli sfratti in città e per la redistribuzione dei locali sfitti a chi ne ha e ne avrà bisogno. Una vertenza senza alcuna distinzione fra nazionalità, senza foraggiare la guerra fra poveri, senza alimentare nazionalismi quando a patire la crisi siamo tutti mentre a lucrarci sono quelli che l’hanno creata». Il movimento, infine, invita a «riprenderci ciò che ci serve per vivere degnamente».
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Dal messaggero Veneto online del 23/12/13
Oltre 11 mila case sfitte,
minacce di occupazioni
Pordenone, nel conurbamento crescono alloggi abbandonati e domande di abitazioni. Collettivo affigge altri striscioni. «Spazi da rioccupare per chi non ha un tetto»
PORDENONE. Sono circa 11 mila le case sfitte nel conurbamento allargato pordenonese (Pordenone, Cordenons, Porcia, Roveredo e San Quirino). I dati provengono dall’osservatorio per le politiche abitative del Friuli occidentale, redatto dalla Provincia, che ha censito 30 mila case vuote dal Tagliamento al Livenza, con un’offerta in grado di poter soddisfare la domanda da qui al 2020.
L’eccessiva cementificazione del passato, accompagnata dalla crisi, ha alterato l’equilibrio di mercato, con l’effetto che molti proprietari, pur di non svendere o concedere in affitto a prezzi considerati da loro troppo bassi, preferiscono pagare pegno della tassazione fiscale sulla seconda casa pur di non adeguarsi all’andamento del settore. Una situazione che si accompagna alla crescita degli sfratti (più 79 per cento) e a una emergenza abitativa legata alla riduzione dei posti di lavoro. In più l’Ater non ha fondi pubblici per realizzare nuove case popolari.
Un quadro che innesca la risposta estrema da parte del collettivo “Case e spazi per tutti” che minaccia di dare corso a occupazioni attraverso il meccanismo delle autogestioni sociali. Una protesta che, per il momento, vive di atti simbolici quali l’affissione di striscioni su palazzi ed edifici totalmente o in gran parte vuoti. Ieri le scritte sono apparse in viale Martelli, all’interno della galleria San Marco, e in vial Rotto, nei pressi dell’incrocio tra la Pontebbana e via Montereale. Nel primo caso si tratta, secondo gli antagonisti, di un palazzo con 40 appartamenti vuoti, mentre nella zona dell’ospedale ci sono almeno una decina di locali lasciati al degrado da trent’anni.
«Dopo quelli denunciati la settima scorsa in via Montereale e viale Marconi – sottolinea il comitato – questa ingiustizia stride con le difficoltà delle famiglie. Proseguiremo la mappatura di questi luoghi fantasma, mentre costruiamo un percorso che porti a rioccupare spazi e locali da chi non ha un tetto o rischia di perderlo. La crisi si supera con l’autorganizzazione, l’azione diretta e l’autogestione sociale».
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
PER UN RILANCIO DELL’EDILIZIA POPOLARE
Non si fermano i blitz per inchiodare i fautori e gli approfittatori della “crisi” alle proprie responsabilità. Oggi lunedì 6 gennaio del nuovo anno la befana ha portato in dono all’ATER uno striscione che recitava “+ case popolari – spese militari”! In anni di sperpero di denaro pubblico in armamenti, spese di guerra e occupazioni militari di decine di paesi disgraziati ma ricchi di risorse da sfruttare, i governi italiani di varia casacca mai si sono preoccupati di investire sull’edilizia popolare, soprattutto recuperando le migliaia di edifici e strutture pubbliche e private lasciate al degrado e alla speculazione edilizia.
A Pordenone esistono diverse sedi di demanio pubblico che potrebbero essere riassegnate alle famiglie e alle persone sempre più in difficoltà ed esistono ettari di spazi e strutture del demanio militare completamente in disuso da decenni in tutta la provincia pordenonese e che i comuni potrebbero acquisire per ristrutturare a favore della popolazione più sofferente. Invece si preferisce la politica delle concessioni per la cementificazione di mega centri commerciali o per gli interassi privati delle solite imprese, spesso in odor di mafia (vedasi l’ecomostro di P.zza Costantini) lasciando migliaia di abitazioni sfitte (11.000 solo in città).
Il “Collettivo Case e Spazi per Tutti” con questo ennesimo blitz all’ATER e in Via Spilimbergo, ennesima palazzina completamente disabitata, vuole continuare il percorso cominciato la fine dell’anno appena trascorso per rilanciare una riappropriazione delle case e degli spazi da parte di chi ne ha bisogno, costruendo sul territorio vertenze di giustizia sociale e di equa redistribuzione delle ricchezze che tutti, senza discriminazione alcuna, creiamo e di cui in pochi, i soliti padroni della città, godono.
TROPPE CASE SENZA GENTE, TROPPA GENTE SENZA CASE!
“Collettivo Case e Spazi per Tutti”
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Buona riuscita dei due presidi solidali di martedì (oltre una settantina di partecipanti) e mercoledì (oltre 200). In entrambe le occasioni ci sono stati numerosi interventi al megafono e un massiccio volantinaggio. |
Entrambe le iniziative avrebbero dovuto svolgersi nei dintorni di piazza Unità ma la questura ha imposto lo spostamento a causa della mostra “Israele nel cuore” che si svolge in una sala comunale dietro la piazza.
Alle due iniziative hanno partecipato anche var* compagn* anarchic* e libertar* di Trieste, Udine e Isontino.
I compagni e le compagne del Germinal di Trieste hanno diffuso il volantino che riportiamo più in basso con il comunicato della Cdc della Federazione Anarchica Italiana e un appello di sostegno ad anarchici contro il muro.
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Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
Marzo 18th, 2017 — General, Ultime
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Trieste, martedì 7 ottobre, su iniziativa di alcune individualità, si è svolto un presidio improvvisato in solidarietà a coloro che nella città di Kobane continuano a resistere all’avanzata delle milizie dell’Isis.
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Pordenone Presidio il 17 Ottobre
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Marzo 18th, 2017 — Ultime
da La Repubblica
Le mani dei boss sui cantieri navali del Nord
Arrestato Corradengo, il re delle coibentazioni
Da semplice operaio era diventato un affermato manager: secondo la Dia avrebbe potuto contare sui capitali di una delle cosche mafiose più potenti di Palermo. In manette anche la moglie. Sigilli a tre società. Il direttore della Dia, De Felice: “Lotta incessante alle infiltrazioni mafiose nell’economia legale del nostro paese”
Nel giro di pochi anni, aveva fatto una carriera senza precedenti: da operaio dei Cantieri navali di Palermo era diventato un facoltoso imprenditore, a capo di alcune aziende leader nel settore delle costruzioni navali. Giuseppe Corradengo, 49 anni, sembrava non avere rivali nel settore della coibentazione, le sue società ottenevano appalti fra i bacini di La Spezia, Marghera, Monfalcone e Ancona. Alcuni anche per conto di Fincantieri. Corradengo è stato arrestato questa mattina dagli investigatori del centro operativo Dia di Palermo, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: le indagini della Procura antimafia del capoluogo siciliano sostengono che l’ex operaio diventato manager abbia potuto contare sui capitali di una delle più antiche cosche mafiose di Palermo, quella dell’Acquasanta. Corradengo sarebbe stato un prestame del clan Galatolo, una dinastia di mafia che dagli anni Ottanta è stata sempre legata al capo di Cosa nostra, Salvatore Riina.
Il provvedimento di arresto, firmato dal gip di Palermo Piergiorgio Morosini su richiesta del pm Pierangelo Padova, riguarda anche altre cinque persone: la moglie di Corradengo, Rosalia Viola, pure lei accusata di aver fatto da prestamome ai mafiosi dell’Acquasanta. In carcere è finito il boss Vito Galatolo, il figlio dello storico capomafia della cosca. Indagata a piede libero è invece la moglie del boss, Maria Concetta Matassa. In carcere sono altri tre prestanome del clan, anche loro impegnati nel settore dei lavori navali: Domenico Passarello, Vincenzo Procida
e Rosario Viola.
E’ stato un pentito, Angelo Fontana, un tempo anche lui esponente di punta del clan Acquasanta a svelare il ruolo di Corradengo. Gli investigatori della Dia, coordinati dal colonnello Giuseppe D’Agata, hanno poi seguito per mesi le attività dell’imprenditore, scoprendo che poteva contare su un ambasciatore davvero particolare, la moglie. Era lei ad incontrare la moglie di Vito Galatolo, intanto finito in carcere. Le due donne avrebbero così costituito un canale riservato di comunicazione fra il mafioso e il suo prestanome, con l’obiettivo di riciclare al meglio nel settore navale i proventi delle attività illecite di Cosa nostra.
Sotto sequestro sono finite le società “Nuova Navalcoibent srl”, con sede a La Spezia, “Eurocoibenti srl” e “Savemar srl”, entrambe con sede in Palermo. Dice il direttore della Dia, Arturo De Felice, oggi a Palermo: “Continuiamo senza sosta, in sinergia con le direzioni distrettuali antimafia, nella complessa opera di disarticolazione di tutte le infiltrazioni mafiose all’interno dell’economia legale, che purtroppo sono presenti non solo sul territorio siciliano, ma anche a livello nazionale”.
da La Nuova Venezia
Mestre, mafia e riciclaggio nei cantieri navali
Tre imprese nelle mani delle cosche che investivano nel settore. Arrestato a Mestre il figlio di un boss di Palermo
Una carriera fulminante quella del 49enne palermitano Giuseppe Corradengo: da semplice operaio dei Cantieri navali del capoluogo siciliano a imprenditore, alla guida di tre aziende leader nel settore delle costruzioni navali, con appalti anche alla Fincantieri di Marghera e Monfalcone. E’ stato arrestato per concorso esterno in associazione mafioso e con lui sono finiti dietro le sbarre altre sei persone, tra cui il 40enne Vito Galatolo, figlio del boss della cosca di Acquasanta di Palermo. Galatolo è stato arrestato a Mestre, nel suo appartamento di via San Pio X, dove risiedeva da tempo: lavorava in un cantiere navale veneziano.
Stando alle accuse della Procura antimafia palermitana, Corradengo controllava la «Nuova Navalcoibent srl» di La Spezia, la «Eurocoibenti srl» e la «Savemar srl» di Palermo, aziende che sarebbero state fondate con capitali mafiosi e sarebbero state rette da soggetti vicini alle cosche. Corradengo e i suoi sarebbero riusciti a condizionare il settore delle costruzioni navali e le attività dell’indotto in Liguria e nei due maggiori porti dell’Adriatico, Marghera e Monfalcone.
È partita dalle dichiarazioni dei pentiti Angelo Fontana, Gioacchino Basile e Francesco Onorato l’operazione della Dia che ha portato a sei ordinanze di arresto per presunti esponenti del clan mafioso di Resuttana e dell’Acquasanta che si era infiltrato da anni nella cantieristica navale.
Le indagini sono state avvalorate da intercettazioni ambientali che hanno fornito riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori così come le indagini sulle variazioni societarie. «Spiccano i nomi di Vito Galatolo e Angelo Fontana», ha spiegato il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi, « per la loro costante ingerenza nella cantieristica navale di Palermo. Le famiglie agivano in regime di monopolio gestendo le commesse per lavori particolarmente remunerativi e qualificati. C’erano due metodi paralleli (corruzione vertici Fincantieri e intimidazioni) per avere controllo totale di questi lavori non facendo partecipare altre ditte agli appalti». «Alla fine degli anni Novanta», ha proseguito, «i cantieri entrano in crisi e decidono di delocalizzare aggredendo sia le zone di Trapani e Messina che la zona adriatica e tirrenica. La prima era affidata ai Galaltolo, con Giuseppe Corradengo a Monfalcone, mentre la gestione area tirrenica è andata ai Fontana che lavorano a La Spezia». Le indagini hanno evidenziato inoltre l’importante ruolo delle mogli di Galatolo e Corradengo che erano parte integrante del sistema di gestione e di spartizione dei lavori. Per il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo ad aiutare la mafia è anche la cattiva congiuntura economica, che consente «di distorcere più agevolmente il mercato, piegando le imprese più bisognose di capitale alle sue esigenze, anche quelle delle regioni settentrionali». L’organizzazione mafiosa sta abbandoando la Sicilia per la forte pressione investigativa , diversificando i suoi investimenti e rivolgendosi al Nord.