Entries Tagged 'Clima e Potere' ↓

CLIMA/ Conferenza a San Giorgio di Nogaro

ulgiati-01 ulgiati-02

Oltre un centinaio di persone ha partecipato alla conferenza sui mutamenti climatici a San Giorgio di Nogaro.

Qui viene presentato il concetto di crescita percentuale e di tempo di raddoppio dell’economia capitalista | video a | video b |

il problema dell’innalzamento del livello degli oceani e dei mari conseguente alla dilatazione termica

e allo sciolglimento dei ghiacciai. Di seguito il link al sito di simulazione www.flood.firetree.net/

prima

dopo, con + 1m

 prima

dopo

 

Continue reading →

CLIMA/ In arrivo la seconda parte del rapporto IPCC

Repubblica 24 marzo 2014

Alluvioni ed ecosistemi ko prezzo del clima che cambia

Alluvioni ed ecosistemi ko
prezzo del clima che cambia

Le conseguenze del global warming descritte nella seconda parte del rapporto Ipcc, che verrà resa nota il 31 marzo.

 

 

 

Pesca crollata, vittime di inondazioni triplicate, città assediate dal caldo, rischio di un’estinzione di massa. Sono le conseguenze del global warming descritte nella seconda parte del rapporto Ipcc, che verrà resa nota il 31 marzo. Cresce la pressione dei deserti, aumentano i rifugiati ambientali

 

 

 

 

Alluvioni, ecosistemi in ginocchio. Ecco il costo del clima che cambia

 

Alluvioni, ecosistemi in ginocchio.Ecco il costo del clima che cambia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROMA  –  Gli alberi, troppo lenti nel migrare, spazzati via dalla velocità del cambiamento climatico. Le vittime delle alluvioni triplicate. La pesca negli oceani crollata fino a punte di dimezzamento. I raccolti di grano e riso che diminuiscono del 2% ogni 10 anni. Sono alcune delle conseguenze dello scenario più severo di global warming, quello che corrisponde alle scelte politiche attuali, basate su una crescita continua dell’uso di combustibili fossili. Le previsioni sono contenute nella seconda parte del quinto rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change) che sarà reso noto il 31 marzo. La prima parte, pubblicata nel settembre scorso, aveva fornito il quadro dei cambiamenti fisici. Partendo dall’analisi dei fatti – negli ultimi 30 anni ogni decennio è stato più caldo del precedente, i mari hanno accelerato la risalita, la concentrazione di CO2 in atmosfera ha superato le 400 parti per milione – lo studio aveva formulato 4 scenari. In quello coerente con le politiche energetiche attuali si ottiene un aumento di oltre 5 gradi rispetto al livello pre industriale: è quasi il triplo del limite di sicurezza.


Ora, nella seconda parte del rapporto, gli scienziati coinvolti nelle valutazioni sul futuro climatico del pianeta (209 autori principali, 50 curatori, 600 che hanno inviato contributi, 1.500 revisori) precisano gli impatti di questo cambiamento. L’analisi è centrata sulle macroregioni (il Mediterraneo è una di quelle che soffriranno di più. assieme alle coste asiatiche), ma alcune osservazioni valgono per tutti. Ecco una rapida sintesi delle conseguenze dello scenario business as usual, che si può liberamente tradurre con “andiamo avanti facendo finta di niente”.

La criosfera, il mondo del freddo, arretra ovunque in modo drammatico. In particolare l’area del permafrost, la terra tenuta assieme dal ghiaccio, a fine secolo scomparirà. E’ un cambiamento che trascina con sé altri effetti negativi. Ad esempio l’albedo, la capacità del terreno di riflettere i raggi del sole, cambierà: la terra più scura assorbirà più calore accelerando il riscaldamento.

Il ciclo idrico sarà sconvolto in larghe aree del pianeta accentuando la tendenza alla desertificazione. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati aveva già calcolato che entro il 2050 si arriverà a 200 – 250 milioni di rifugiati ambientali. Con queste proiezioni la cifra rischia di salire sensibilmente.
La biodiversità subirà un colpo durissimo: il termometro a più 5 gradi significa un’ecatombe. Le probabilità di arrivare alla sesta estinzione di massa nella storia del pianeta (la prima provocata da una singola specie) salgono. In particolare la tabella che mostra la velocità di migrazione di piante, erbe, animali paragonata alla velocità del cambiamento climatico è impressionante. Nell’ipotesi dei 5 gradi le specie arboree vengono cancellate perché non riescono a raggiungere un  habitat favorevole, solo un terzo delle piante erbacee sopravvive, una specie di primati su 6 sparisce.

Quale sarà l’effetto di questo collasso degli ecosistemi sulla vita quotidiana? “Senza entrare nel merito dei numeri, che possono essere divulgati solo il 31 marzo, posso dire che si pone un problema serio di governance”, risponde Riccardo Valentini, l’italiano che assieme a un collega inglese ha coordinato la parte sugli effetti del cambiamento climatico in Europa. “L’analisi ha portato a evidenziare un rischio sistemico. Vuol dire che si produce una catena di effetti negativi che ha bisogno di una nuova capacità di coordinamento delle risposte. Per fare un esempio pensiamo agli incendi che hanno sconvolto la Russia nel 2010: l’emissione di particolato ha fatto aumentare sensibilmente i ricoveri creando una domanda di assistenza sanitaria non prevista; la gente ha provocato ad allontanarsi e i trasporti sono andati in crisi; l’effetto sui raccolti è stato pesante. Se non fermeremo le emissioni serra dovremo prepararci a vivere in un mondo in cui questi fenomeni non sono più un’eccezione”.

 

 

CLIMA, Potere e Rivoluzione

E’ quindi arrivata la seconda parte del rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che nella sintesi pubblicata dai media riporta quanto segue

Yokohama, 31 marzo 2014 – Insicurezza alimentare, accesso all’acqua, spostamenti migratori, conflitti… L’impatto dei cambiamenti climatici, che si ripercuote già su “tutti i continenti e gli oceani”, diventerà sempre più grave nel 21esimo secolo, avvertono gli esperti dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) nella seconda parte del quinto rapporto pubblicato oggi a Yokohama, che servirà da base ai negoziati sul clima.”La probabilità di conseguenze gravi, estese ed irreversibili aumenta con l’intensificazione del riscaldamento”, si legge nel rapporto, che prevede costi per migliaia di miliardi di dollari all’ecosistema se non verranno posti limiti alle emissioni di gas a effetto serra. “Nessun abitante di questo pianeta sarà risparmiato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici”, ha detto il presiedente dell’Ipcc, Rajendra Pachauri. Secondo le previsioni dell’Ipcc la temperatura globale salirà di 0.3-4.8 gradi Celsius in questo secolo, mentre il livello del mare si innalzerà tra i 26 e gli 82 centimetri entro il 2100. Si calcola che un riscaldamento di circa 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali potrebbe costare circa lo 0.2-2.0 % del pil globale annuo. Le conseguenze si amplificano in modo quasi esponenziale con ogni grado di temperatura in più e, oltre i 4 gradi, le conseguenze potrebbero essere disastrose, con migrazioni di massa dalle zone divenute inabitali e conseguenti conflitti. Il rapporto sostiene che il rischio planetario potrebbe essere sostanzialmente contenuto solo se le emissioni di gas serra verranno ridotte nettamente.

 

Di fronte  questo scenario avremo ovviamente un intensificarsi delle strutture di controllo e repressione a livello planetario.

Dal punto di vista anarchico dobbiamo fare essenzialmente due cose.

 

1. Approfondire e diffondere l'”utopia” di una società anarchica come la più coerente, appropriata e forse unica soluzione alla catastrofe planetaria che si sta concretizzando. L’anarchismo del 21° secolo deve essere fondato oltre che sui principi classici di ablozione del Capitalismo, dello Stato e di ogni forma di Potere, anche sui principi scientifici dell’ecologia, che devono guidare le nostre scelte operative per riorganizzare una società plenatearia ( che oramai supera i 7 milardi di abitanti) affinché sia effettivamente sostenibile verso l’ecosistema e in modo che garantisca a tutt* una vita dignitosa.

 

2. Guardare da subito la realtà che ci circonda con occhi diversi, tenendo quotidianamente conto dei mutamenti climatici in atto e delle conseguenze già verificabili a livello ambientale e sociale. Se vogliamo riuscire a prospettare una società diversa dobbiamo essere in grado di sapere come agire localmente, cioè nel posto in cui viviamo, attraverso una profonda conoscenza degli ecosistemi e di come l’economia capitalista e in generale distruttiva e dissipativa, li ha modificati e deteriorati. Bisogna anche essere in grado di porre rimedio ai danni già fatti oltrechè, ovviamente, difendere il territorio da ulteriori devastazioni.

 

 

Paolo De Toni

CLIMA/ L’anarchismo di fronte alla catastrofe climatica

L’anarchismo di fronte alla catastrofe climatica

 agli sgoccioli

Vediamo una recente fotografia della

situazione sui mutamenti climatici e

sull’Anthropogenic Global Warming,

da parte della scienza ufficiale.

 

Il 9 settembre 2014 il WMO (World

Meteorological Organization) ha emesso

il comunicato stampa n. 1002

dal titolo “Record Greenhouse Gas

Levels Impact Atmosphere and Oceans”

 

http://www.wmo.int/pages/mediacentre/press_releases/pr_1002_en.html

 

Ginevra, 9 settembre 2014 (WMO) –

La quantità di gas serra nell’atmosfera

ha raggiunto un nuovo record nel 2013,

spinta da un aumento dei livelli di anidride

carbonica.

Le osservazioni della rete Global

Atmosphere Watch (GAW) del

WMO hanno mostrato che i livelli di

CO2 sono aumentati di più tra il 2012 e

il 2013 che durante ogni altro anno dal

1984. I dati preliminari hanno indicato

che questo è probabilmente legato al

ridotto assorbimento di CO2 da parte

della biosfera terrestre, oltre al costante

aumento delle emissioni di CO2.

 

Le dichiarazioni di Michel Jarraud

segretario generale del WMO contenute

nel comunicato

 

 “Sappiamo senza alcun dubbio che

il nostro clima sta cambiando

e sta diventando sempre più estremo a

causa di attività umane, come la combustione

di combustibili fossili”

 

“The Greenhouse Gas Bulletin mostra

che, lungi dal cadere, la concentrazione

di anidride carbonica nell’atmosfera

è effettivamente aumentata

lo scorso anno al tasso più veloce per

quasi 30 anni.

Dobbiamo invertire questa tendenza

riducendo le emissioni di CO2 e di altri

gas ad effetto serra su tutta la linea”

 

“Il tempo è agli sgoccioli.”

 

“L’anidride carbonica rimane nell’atmosfera

per molte centinaia di anni e

nell’oceano ancora più a lungo. Le

emissioni di CO2 del passato, presente

e futuro avranno un impatto

cumulativo sia per il riscaldamento che

l’acidificazione globale degli oceani . Le

leggi della fisica non sono negoziabili”

 

“Il Bollettino Greenhouse Gas fornisce

una base scientifica per il processo

decisionale. Abbiamo la

conoscenza, abbiamo gli strumenti

per tentare di mantenere l’aumento

della temperatura entro i 2 ° C, per dare

al nostro pianeta una possibilità e per

dare ai nostri figli e nipoti un futuro. Implorare

l’ignoranza non può più essere

una scusa per non agire”

 

Le dichiarazioni di Wendy Watson-

Wright, segretario esecutivo della Commissione

oceanografica intergovernativa

dell’UNESCO, contenute nel comunicato

 

“L’inclusione di una sezione sulla

acidificazione degli oceani in questo numero

del Bollettino gas serra del WMO

è appropriata e necessaria. Ora l’oceano,

come driver primario del clima del

pianeta e attenuatore del cambiamento

climatico, diventa un elemento centrale

delle discussioni sul cambiamento climatico

stesso”

 

“Se il riscaldamento globale non è

una ragione abbastanza forte per ridurre

le emissioni di CO2, l’acidificazione degli

oceani dovrebbe esserlo, dal momento

che i suoi effetti si fanno già sentire

e aumenteranno per molti decenni a

venire. Mi unisco preoccupazione del

WMO Segretario Generale Jarraud –

Siamo a corto di tempo”.

 

Siamo a corto di tempo??

Per quanto catastrofiche possano apparire

queste dichiarazioni provenienti della

scienza ufficiale, in realtà non lo sono

abbastanza; per quanto possano apparire

oneste, esse fanno comunque parte

della tragedia-farsa sul clima.

Esattamente trenta anni fa quando

avemmo l’occasione di fare dei seminari

con Murray Bookchin sull’ecologia

sociale,

 

http://www.ecologiasociale.org/pg/seminario.html

lo slogan caratterizzante

quel periodo era “Se non faremo

l’impossibile vedremo l’incredibile”.

Il test di sensibilità sulla percezione di

questo problema lo facemmo proprio

sul movimento anarchico che reagì in

maniera smorta, sorda, abbastanza

ignorante e, talvolta, perfino demenziale.

Assunta l’ipotesi di lavoro che

comunque l’anarchismo costituisce il

migliore dei movimenti, la conclusione

non poteva che essere “l’impossibile

non si può fare, per cui attendiamo

serenamente l’incredibile”.

Oggi, negazionisti alla Franco Battaglia

permettendo, la scienza ufficiale

dice che il tempo sta scadendo e che è

urgente agire per ridurre drasticamente

le emissioni di CO2 e gas serra in

generale.

 

Il 21 settembre è la giornata mondiale

contro i mutamenti climatici ed i capi

di stato si incontreranno a New York.

Inutile dire che, come sempre, verrà

recitata una farsa alla quale seguirà un

nulla di fatto.Agire oggi contro i mutamenti

climatici in un sistema economico

capitalista, o comunque fondato sulla

logica della crescita infinita e con uno

standard culturale diffuso che ignora le

leggi della termodinamica (quelle sì che

non sono negoziabili) è semplicemente

impossibile.

Che fare quindi? Certamente è comunque

meglio limitare il più possibile

le emissioni di gas serra, certamente è

utile cambiare gli stili di vita individuali e

collettivi, certamente rimane fondamentale

le Lotta di Classe contro il Capitalismo

e la Lotta Antiautoritaria contro il

Militarismo, lo Stato, le Religioni, e via

dicendo, ma tutto questo messo assieme

è insufficiente per fermare la catastrofe

globale che è già incominciata.

Resta una sola possibilità; sviluppare

un grande movimento, ancora prima

culturale che politico, che deve rivisitare

(almeno) gli ultimi 200 anni di storia e

ripercorrere gli errori che sono stati fatti

fino ad ora.In particolare è necessario

entrare con forza nel dibattito in corso

sulla “Sustainability Science”.

Dentro questo dibattito l’anarchismo ha molto

da dire e in linea di principio potrebbe

essere perfino in grado di orientarne lo

sviluppo, avendo già ben chiarito, grazie

a Bookchin, che esistono le “Epistemologie

del Dominio”, ma che, allo stesso

tempo, esiste una variegata e ricca

possibilità di “Razionalità Libertaria”

che oggi può trovare un’eccezionale

diffusione. Per quanto ci riguarda, andremo

nella direzione di riagganciarci

alla tradizione degli Atenei Libertari, ma

con l’intento esplicito di dare un’impostazione

direttamente legata alla crisi/

catastrofe globale e studiarne tutti gli

aspetti.

 

Paolo De Toni

Gruppo Ecologia Sociale

Friuli

CLIMA/ E’ arrivato il 5° Rapporto IPCC (+ aggiornamenti)

27 settembre Corriere

 

 

Clima: global warming, la colpa è umana al 95% 					Riscaldamento globale: al 95% 
è colpa dell’uomo

 

 

 

 

Clima: global warming, la colpa è umana al 95%

Il segretario di Stato Usa Kerry: «Ennesimo campanello d’allarme: chi nega la scienza o trova scuse sta giocando col fuoco»

La temperatura media globale crescerà in misura compresa tra 0,3 e 4,8 gradi (°C) entro il 2100 rispetto alla media 1986-2005 e questo riscaldamento è dovuto con una sicurezza del 95% a cause umane. Le ondate di calore saranno più frequenti e dureranno più a lungo, nelle regioni umide pioverà di più e quelle secche diventeranno più aride. Sono gli allarmanti dati contenuti nel primo capitolo del rapporto sui cambiamenti climatici (AR5) reso noto venerdì a Stoccolma dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), il cui testo completo sarà diffuso lunedì prossimo.

RIALZO DEI MARI – Rispetto al rapporto precedente del 2007 (AR4) viene delimitato con maggiore accuratezza l’aumento del livello dei mari, che è dovuto in parte allo scioglimento dei ghiacciai continentali e alle calotte glaciali polari, e in parte alla dilatazione termica dell’acqua dovuta al riscaldamento stesso. L’aumento entro la fine del XXI secolo sarà compreso tra 26 e 82 centimetri (nel precedente rapporto era di 18-59 cm). La «forchetta» dell’aumento del livello marino, così come per quella della temperatura, dipende dai quattro scenari identificati nel rapporto: la più bassa se si agisce fin da ora in maniera convinta per la riduzione delle emissioni dei gas serra, la più alta se non si fa nulla.

CAUSE UMANE – Nella sintesi di una trentina di pagine del rapporto Ipcc, che raggruppa oltre 9 mila studi scientifici multidisciplinari, il riscaldamento globale è da attribuire con una sicurezza del 95% a cause umane, un incremento rispetto al 2007 quando questa sicurezza era di «solo» il 90%, e nettamente maggiore rispetto al rapporto AR3 del 2001, quando l’influenza umana era stata accertata con una sicurezza del 66%.

REAZIONI – Ban Ki-moon ha ringraziato l’Ipcc per il suo lavoro «imparziale», dopo che nel 2010 era stato messo sotto accusa dai negazionisti del riscaldamento globale e delle sue cause umane per alcuni errori nel rapporto AR4, in particolare sulla velocità dello scioglimento dei ghiacciai himalayani. «Questo nuovo rapporto sarà essenziale per i governi che lavoreranno per la realizzazione nel 2015 di un accordo ambizioso e legalmente vincolante sul clima», che andrà a sostituire il Protocollo di Kyoto scaduto nel 2012, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu. A Parigi tra due anni le nazioni che fanno parte dell’Onu (110 i governi che hanno trovato una mediazione nel rapporto odierno dell’Ipcc) dovrebbero trovare un accordo per riuscire a fissare a non più di 2 °C l’aumento delle temperature medie globali rispetto all’epoca pre-industriale, oggi questo aumento è di 0,8 °C. «La verità spiacevole è confermata», hanno sottolineato in un comunicato congiunto le più importanti organizzazioni non governative ambientaliste e umanitarie tra le quali Wwf, Greenpeace, Oxfam e Amici della Terra. «I cambiamenti climatici sono un fatto reale e proseguono a velocità allarmante, e sono provocati dalle attività umane, in primo luogo dall’utilizzo di combustibili fossili».

KERRY – Il segretario di Stato americano John Kerry ha sollecitato forti azioni di contenimento dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, dopo aver ricevuto rapporto dell’Ipcc. «Questo è l’ennesimo campanello d’allarme: quelli che negano la scienza o trovano scuse all’azione stanno giocando col fuoco», ha affermato Kerry, «il costo dell’inazione va oltre a ogni altra cosa che qualsiasi essere dotato di coscienza o senso comune dovrebbe essere disposto a contemplare».

UE – «Se il tuo dottore dice che al 95% hai una malattia grave, inizieresti subito le cure oppure no?», ha concluso la commissaria europea al Clima, Connie Hedegaard.

27 settembre 2013 | 18:07

 

 

 

23 settembre Repubblica

“Solo dieci anni per salvare il pianeta”
Allarme scienziati Onu / 

 

Foto Gli scenari

 


"Solo dieci anni per salvare il pianeta" Allarme scienziati Onu /   Foto  Gli scenariLe anticipazioni sul quinto rapporto dell’IPCC che sarà reso noto il 27 settembre. Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di oltre 200 cattedratici coadiuvati da 1500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 – 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all’epoca preindustriale.

 

 

ROMA – Il conto alla rovescia è scattato. Abbiamo davanti 10 anni per evitare la catastrofe climatica. E bruceremo i primi 7 senza impegni obbligatori per metterci al sicuro: solo nel 2020 dovrebbe entrare in vigore un accordo globale, ancora da definire, per tagliare le emissioni serra. Le cifre del divorzio tra scienza e politica sono contenute nel quinto rapporto che l’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), la task force scientifica dell’Onu che ha vinto il Nobel per la pace, renderà pubblico venerdì prossimo.

Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di 209 scienziati coadiuvati da un team di 1.500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico – prendendo la media delle previsioni – i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 – 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all’epoca preindustriale, il disastro paventato dalla Banca Mondiale in un allarmato rapporto del novembre scorso.

di Antonio Cianciullo

 

 

Corriere 24 settembre

Ban Ki-moon convoca vertice straordinario sul clima 					Ban Ki-moon convoca vertice straordinario
sul clima

di Paolo Virtuani

 

 

CLIMA-Cancun/ Fra incendi, inondazioni e promesse

8 dicembre Repubblica

METEO PAZZO

In Sicilia al mare È l’Immacolata ma sembra agosto

13:56 CRONACHEA Palermo 27 gradi, a Catania 25. Pioggia
e foschia sul nordPrevisioni

 

CLIMA 7 dicembre Corriere

«L'Italia si aspetti ondate di caldo sempre più destabilizzanti»

«In Italia ondate

di caldo destabilizzanti»

19:57 SCIENZE Jarrud, capo dell’Organizzazione meteo mondiale: «Ci attendono estati sempre più bollenti»

 

6 dicembre Repubblica

Video. Viaggio nel Pakistan ferito

 Video. Viaggio nel Pakistan ferito

Nelle aree colpite dalle inondazioni dell’estate scorsa. Lo sforzo dei volontari delle ong, la distribuzione di generi di prima necessità, i programmi per prevenire l’insorgere di epidemie

 

Clima, la svolta della Cina
“Sì al taglio dei gas serra”

Settimana conclusiva del summit a Cancun. Dopo aver provocato il fallimento della conferenza di Copenaghen, oggi Pechino apre a impegni vincolanti e trascina anche l’India. Gli esperti: “Riduzioni attuali del tutto insufficienti”

Continue reading →

MUTAMENTI CLIMATICI/ Situazione in Italia; vabbé adesso vedremo …

… cosa replicheranno gli scettici e i negazionisti

 

Italia più calda, lo dicono le Alpi
E serve un piano per le foreste

Il primo Rapporto ufficiale di un centinaio di scienziati italiani: anche nel nostro paese stagioni anticipate, picchi di temperatura mai raggiunti prima. “Alterazioni anche per colpa dell’uomo”

 

IL RAPPORTO

Le Alpi soffrono il caldo

E le foreste vanno salvate

L’analisi di un centinaio di scienziati in 590 pagine: anche in Italia stagioni anticipate, picchi di temperatura mai raggiunti prima. “Alterazioni naturali anche per colpa dell’uomo”

di ANTONIO CIANCIULLO

Le Alpi soffrono il caldo E le foreste vanno salvate

Le rondini annunciano la primavera. A causa del riscaldamento, le stagioni subiranno un anticipo


ROMA – Picchi di 5 gradi di aumento della temperatura. Una diminuzione del 25 per cento delle piogge nelle regioni meridionali. Ondate di calore triplicate. Collasso dei ghiacciai alpini. Così si presenterà l’Italia a fine secolo se non fermeremo subito le emissioni di gas serra prodotte dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione.

L’analisi previsionale, con il condizionale di prudenza d’obbligo, è frutto dell’elaborazione di un centinaio di scienziati italiani coordinati dal Centro euro mediterraneo per i cambiamenti climatici. Sono 590 pagine di ricerca che contengono una messa a fuoco dei dati finora raccolti. E gli scenari futuri coincidono con l’analisi del presente e del passato. Tutti i record del caldo sono concentrati negli ultimi anni: i primi 10 anni più caldi dal 1800 ad oggi in Italia sono successivi al 1990 e, di questi, sei su 10 sono successivi al 2000. La top ten dei primati del caldo degli ultimi due secoli è la seguente: 2003, 2001, 2007, 1994, 2009, 2000, 2008, 1990, 1998, 1997.

Anche il 2009 conferma la corsa verso il riscaldamento: la primavera figura al quarto posto tra le più calde negli ultimi duecento anni (con 1,76 gradi di anomalia rispetto alla media 1961-1990), e l’estate è al quinto posto (con 1,87 gradi in più). Per le piogge invece gli ultimi mesi sono stati in controtendenza rispetto alle proiezioni che indicano una diminuzione secca sul versante Sud del Mediterraneo: le precipitazioni nel periodo novembre 2008 – aprile 2009 hanno segnato un 54% in più rispetto al periodo 1961-1990, mai negli ultimi due secoli era piovuto tanto in Italia nello stesso periodo.

Il caos climatico è ancora più visibile nei luoghi più freddi. Sulla catena alpina la superficie ghiacciata si è più che dimezzata (è scesa dai 4.474 km2 del 1850 ai 2000 km2 del 2003): nelle Alpi negli ultimi 80 anni c’è stato un incremento di temperatura quasi doppio rispetto alla media globale.

Non va meglio alle foreste. Anche se finora in Europa hanno registrato una buona avanzata, il futuro si annuncia grigio: “Nei prossimi 100 anni è da attendersi una progressiva ‘disgregazionè degli ecosistemi forestali, dei quali solo poche componenti potranno migrare in aree più adatte ai mutati scenari climatici, mentre la maggior parte di esse saranno destinate all’estinzione, almeno a livello locale”.

L’elenco delle alterazioni climatiche è lungo e comprende l’anticipo di 3 giorni ogni 10 anni per le varie stagioni (vuol dire che a metà secolo la primavera arriverà con due settimane di anticipo).

Ma il senso più generale del rapporto si coglie in questo passaggio, in stridente contrasto con la mozione piena di dubbi sui cambiamenti climatici appena votata dalla maggioranza al Senato: “La comunità scientifica internazionale è ormai unanimemente d’accordo nel considerare il cambiamento climatico del pianeta non solo in atto, ma come principalmente connesso all’alterazione degli equilibri naturali da parte dell’uomo. Tale riscaldamento avrà conseguenze anche sul mare, aumentandone il livello e la frequenza degli eventi estremi. Ciò, molto verosimilmente, potrà provocare l’accelerazione dei processi erosivi e notevoli danni, in termini economici e di qualità della vita, alle popolazioni rivierasche”.

© Riproduzione riservata (14 aprile 2010)

 

 

Clima e Potere/ Obama ha già fallito

Repubblica 15 novembre
ESTERI

Riunione urgente al vertice Apec di Singapore. A sorpersa il vertice danese
è stato declassato. “Tempi troppo stretti per arrivare alle decisioni”

Clima, accordo al ribasso tra Stati Uniti e Cina
A Copenaghen non ci sarà intesa sui tagli alla CO2

 

Continue reading →

CLIMA/ Un nuovo studio: il riscaldamento potrebbe superare le previsioni

Corriere 6 dicembre

dal 30% al 50% secondo uno studio apparso su Nature Geoscience

 

Continue reading →

Copenhagen/ In nome della Natura

IL VERTICE SUL CLIMA

Copenaghen, sale la tensione
È il giorno dei no-global


Summit super-blindato per il corteo. Attesi 80 mila manifestanti
Primi arresti tra gli attivisti

iVideo

foto1 | video

Continue reading →