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TRIESTE: «Rigassificatore, bocciati i siti alternativi»

Dal Piccolo del 18/07/13

«Rigassificatore, bocciati i siti alternativi»

di Silvio Maranzana «Non solo quella prevista di Zaule, ma anche qualsiasi altra localizzazione del rigassificatore di Gas Natural in un punto della costa all’interno del porto di Trieste andrebbe a pregiudicare lo sviluppo dei traffici dello scalo». È la perentoria conclusione alla quale è giunta la Commissione istituita dall’Autorità portuale dopo che il decreto del 18 aprile dell’ex ministro Clini ha sospeso l’efficacia della Via rilasciata nel 2009 al progetto di Gas Natural, subordinandola a un’eventuale rideterminazione delle previsioni di sviluppo del Piano regolatore del porto per renderlo appunto compatibile con il rigassificatore. Della Commissione hanno fatto parte Eric Marcone (Authority), Umberto Laureni (Comune di Trieste), Nerio Nesladek (sindaco di Muggia), Vittorio Zollia (Provincia), Giorgio Lillini (Genio civile), Natale Serrano (Capitaneria di porto), Fabrizio Zerbini (Associazione terminalisti), ed è stata inoltre aperta a rappresentanti di organizzazioni che promuovono la protezione dell’ambiente: Roberto Sasco (Italia Nostra), Carlo Franzosini (Riserva di Miramare), Dario Predonzan (Wwf) e Lucia Sirocco (Legambiente). «Alla luce dei dati di traffico attualmente in essere, delle previsioni del Piano regolatore attualmente in itinere, nonché degli scenari che si determinerebbero nei traffici portuali quali evidenziati dagli studi commissionati dall’Autorità portuale – conclude la relazione – la Commissione non ritiene né utile, né percorribile la rideterminazione del Piano regolatore portuale per renderlo compatibile con l’impianto di rigassificazione proposto dalla società Gas Natural. La Commissione è del parere che rispetto a quanto richiesto dal Decreto interministeriale, non si possa provvedere alla rideterminazione delle previsioni di sviluppo espresse dal Piano regolatore del porto senza arrecare grave nocumento allo sviluppo dei traffici e del porto medesimo. La Commissione ritiene incompatbile – è appunto la conclusione – ogni altra localizzazione del terminale Gnl di rigassificazione all’interno dell’ambito portuale di Trieste per gli stessi motivi e le stesse criticità evidenziati dal caso dell’impianto localizzato a Zaule». Nella relazione si fa presente che le sole opere previste dal Piano regolatore fanno stimare in 2900 le navi che annualmente dovrebbero percorrere il canale di accesso al porto. «In tale contesto – viene sottolineato – l’introduzione delle navi gasiere (stimate in almeno 100 unità annue sulla base delle dichiarazioni della società Gas Natural) porterebbero a delle condizioni di traffico eccessivo sul canale Sud creando disservizi (quali tempi di attesa) per gli altri terminal». Ma si entra anche nel dettaglio prefigurando che «nello scenario di lungo periodo la presenza di navi gasiere abbia quali conseguenze: un incremento del tasso di occupazione del canale fino al valore del 70% (superiore al valore massimo di funzionamento ottimale); un generale incremento dei ritardi dei tempi di arrivo e partenza delle navi; un particolare ritardo delle navi che non hanno priorità di ingresso e di uscita con conseguenti difficoltà dei traffici relativi (in particolare ro-ro e contenitori)». Dopo aver passato in rassegna i numerosi tipi di traffici presenti in porto, l’incremento fatto registrare negli ultimi anni e in particolare il pericolo di interferenze con le petroliere dirette al terminale della Siot (più di 500 all’anno), la Commissione rileva che «nei principali porti del mondo dove sono stati costruiti impianti di rigassificazione sono state introdotte da parte delle locali Autorità marittime ordinanze di accesso che hanno modificato in senso più restrittivo le priorità di ingresso e uscita delle navi, a svantaggio dei traffici più tradizionali ritenuti non prioritari da un punto di vista della sicurezza, mentre, per gli aspetti di security e safety, hanno imposto aree di rispetto che, di fatto, sotrarrebbero spazi ad altre attività in banchina, incidendo altresì sulla movimentazione delle navi all’interno dell’area portuale e, in rada, sulle superifici destinate alle navi alla fonda. La Commissione ritiene che nell’ipotesi di costruzione del terminal Gnl sarebbero introdotte anche per il proto di Trieste nuove misure in tema di priorità di ingresso e uscita delle navi, oltre a zone di rispetto in corrispondenza dell’impianto e in rada, limitando l’operatività dei terminali esistenti e pregiudicando la potenzialità di sviluppo di nuove opere».

 

RIGASSIFICATORE: aggiornamenti

25/07/13

Rigassificatore, primo sì dai tecnici di Bruxelles

 

Appena cinque giorni fa il Tar del Lazio ha bocciato la richiesta con cui la società catalana Gas Natural, che ha progettato l’impianto di Zaule, aveva chiesto lo stop al decreto con cui l’ex ministro Clini aveva sospeso per sei mesi, fino al 18 ottobre, la compatibilità ambientale già concessa all’impianto. È stata rigettata la richiesta di sospensiva, mentre nel merito i giudici decideranno appena il 19 marzo 2014. Nella motivazione dell’ordinanza che ha dato torto a Gas Natural, i giudici amministrativi hanno rilevato tra l’altro che «anche l’eventuale adozione di una misura cautelare favorevole non sarebbe in grado di tutelare appieno gli interessi della ricorrente anche con riferimento al rischio di non essere incluso tra i progetti di interesse comunitario». Un rischio che è stato comunque evitato. di Silvio Maranzana Il rigassificatore «a Zaule o in altra località dell’Alto Adriatico» (questa la denominazione con cui è stato connotato), nonostante quella che sembra ancora la conclamata opposizione da parte della Slovenia, oltre che di tutte le amministrazioni del territorio triestino a partire dalla Regione Friuli Venezia Giulia, figura nella lista dei progetti prioritari in ambito energetico approvata dal Comitato tecnico dell’Ue in cui sono rappresentati funzionari ministeriali dei 28 Stati membri che si è riunito ieri pomeriggio a Bruxelles. A nulla sembrano essere valse dunque, almeno in questa fase, le prese di posizione contrarie, né il fatto che l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini abbia sospeso con un decreto della validità di sei mesi la compatibilità ambientale già data al progetto di Gas Natural nel 2009. La notizia dell’approvazione da parte del Comitato tecnico della lista, in cui non è nemmeno sparita la parola Zaule anche se affiancata dall’ipotesi di un’ubicazione alternativa sempre in Alto Adriatico, viene dal parlamentare europeo veneto Antonio Cancian dei Popolari europei, anche ieri in stretto contatto con la rappresentanza del governo italiano a Bruxelles. Non si tratta comunque di un sì definitivo, dal momento che la lista deve ottenere il varo finale in sede politica, sembra nella prima metà di ottobre, da parte della Commissione europea sede nella quale aggiungere qualche impianto, secondo le stesse affermazioni di Cancian «risulterebbe pressoché impossibile, meno arduo però cassarne qualcuno». Non è scontato però che la volontà politica a livelli nazionali prema nella direzione della cancellazione. Da fonti slovene infatti ieri si è diffusa la voce che lo stesso ministro dell’Ambiente di Lubiana sarebbe pronto a favorire il sì politico del suo Paese, a patto che l’impianto “scivoli” verso Venezia. E sono circolate ufficiosamente anche due date: il 20 settembre, termine dato a Italia e Slovenia per accordarsi tra loro, evidentemente sull’ubicazione, e il 2 ottobre per “notificare” l’accordo raggiunto agli altri Stati membri. Ufficialmente però il braccio di ferro continua. Secondo la tabella di marcia, l’esecutivo Ue dovrebbe prendere una decisione sulla lista delle nuove infrastrutture energetiche prioritarie entro i primi di ottobre. La disputa sul progetto del rigassificatore di Zaule viene discussa nell’ambito di gruppi regionali di lavoro incaricati di selezionare le infrastrutture considerate «chiave» e «di interesse comune», che secondo le nuove regole potranno beneficiare non solo di fondi Ue, ma anche di tempi ridotti per le autorizzazioni e di realizzazione. Quella di ierii era l’ultima riunione dei rappresentanti degli Stati membri prima della pausa estiva e sembra l’ultima in assoluto per definire, sempre in chiave tecnica, l’elenco dei progetti prioritari. Quanto al progetto di Zaule, la Slovenia avrebbe ribadito il no esplicitando anche dubbi per quanto riguarda una diversa ubicazione di interesse comune, ma sono state le stesse fonti comunitarie a chiarire poi ieri che «i negoziati fra Italia e Slovenia sono in corso e la Commissione europea cerca di facilitare un accordo».

 

23/07/13

Rigassificatore: la Slovenia ci ripensa e voterà per il no

 

di Mauro Manzin “Contrordine compagni”. La Slovenia cambia idea e domani a Bruxelles nella riunione che stabilirà i progetti energetici che otterranno finanziamenti comunitari prioritari voterà contro il rigassificatore di Zaule che fa parte del “pacchetto” che sarà in discussione. E poi un altro colpo di scena. Il ministro degli esteri sloveno Karl Erjavec dichiara da Bruxelles che nella lista dei progetti prioritari di interesse comune (Pci) dell’Ue non ci sarà il rigassificatore di Zaule. Erjavec dice di «poter tranquillamente affermare che il rigassificatore di Zaule non sarà nella lista e secondo informazioni, di cui dispongo, la Commissione europea non appoggia questo progetto». Si tratta, dunque, di un nuovo risvolto nella storia sulla votazione della lista sui Pci che si terrà domani a Bruxelles. Notizia che giunge a poche ore dalla decisone del governo sloveno. La nuova decisione dell’esecutivo Bratušek è stata confermata dal ministro per le Infrastrutture Samo Omerzel che ha così di fatto preso in mano il dossier fino a ieri nelle mani del “collega” dell’Ambiente. «Voteremo contro il rigassificatore di Zaule – ha annunciato il ministro – nonostante ci sia in discussione un pacchetto di sette progetti energetici molto importanti per la Slovenia». Precedentemente si era stabilito che la Slovenia si sarebbe astenuta dal voto salvo presentare alla fine una dichiarazione politica di contrarietà al progetto di Zaule. Come ha chiarito ieri Omerzel, il governo si è consultato anche con una serie di esperti del diritto comunitario e alla fine ha deciso per votare contro. «Con questo atto – ha detto il ministro – mostreremo chiaramente in quale misura la Slovenia sia contraria al progetto». Il problema che si è posto davanti alla Slovenia è anche un problema regolamentare. I singoli Paesi dell’Unione europea, infatti, daranno il loro voto all’intera lista dei progetti e non votano progetto per progetto, quindi l’astensione seppur successivamente motivata non avrebbe avuto, secondo l’esecutivo di Lubiana, lo stesso significato di un palese “no”. Fatto confermato dallo stesso Omerzel che, a seguito della consultazione con i giurisperiti, ha ribadito che l’astensione slovena avrebbe significato un problema. Una decisione molto sofferta quella di ieri del governo sloveno proprio per quei sette progetti del valore complessivo di 1,2 miliardi che Lubiana avrebbe gradito fossero inseriti tra le opere con priorità di finanziamento da parte dell’Ue. «Noi al ministero – ha precisato Omerzel – da tempo lottiamo perché il rigassificatore a Zaule non venga costruito e ci batteremo con tutte le forze perché tale progetto non vada in porto». Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro dell’Ambiente Dejan Židan. «Siamo contro il rigassificatore a Zaule – ha detto – e questa nostra contrarietà vogliamo dimostrarla in tutti i modi possibili» e ha precisato che gli esperti di diritto comunitario hanno sostenuto che votando “no” domani a Bruxelles le possibilità di un successo in caso di causa giudiziaria aumentano e di molto. Il presidente dei socialdemocratici Igor Lukši› durante la riunione del collegio dei leader dei partiti di maggioranza alla presenza della premier Alenka Bratušek ha, da parte sua, ribadito come la contrarietà della Slovenia al rigassificatore di Zaule era stata espressa anche dal Parlamento nel 2009 per cui il governo a tale decisione è legato. Lukši› ha altresì bacchettato il governo che ha lasciato che l’Italia porti avanti il progetto fino ad arrivare a questa fase avanzata.

 

 

20/07/13

Rigassificatore, Gas Natural perde il primo round al Tar

 

di Silvio Maranzana Sarà discusso appena il 19 marzo 2014 il ricorso con cui Gas Natural ha chiesto l’annullamento del decreto ministeriale del 18 aprile con cui era stata sospesa per sei mesi l’efficacia della compatibilità ambientale rilasciata nel 2009 al rigassificatore di Zaule. Lo hanno deciso i giudici del Tar del Lazio che nel contempo hanno però rigettato la richiesta di sospensiva del decreto avenzata dalla stessa società catalana. Nel dispositivo dell’ordinanza che è stata depositata ieri, i giudici amministrativi rilevano comunque che «in caso di mancata adozione di ulteriori determinazioni da parte del Ministero dell’Ambiente, il provvedimento impugnato non potrà che perdere la sua efficacia a far data dal 18 ottobre 2013 (termine di scadenza dei 180 giorni indicati nel decreto numero 128 del 18 aprile 2013)». In sostanza, se entro il 18 ottobre il Ministero dell’Ambiente non avrà deciso un’ulteriore sospensione oppure non avrà ritirato la compatibilità ambientale, questa sarà nuovamente vigente. Nella premessa, il Tar rileva che «la vicenda, di estrema complessità, può trovare adeguata tutela solo attraverso la celere fissazione del merito» e anche che «in effetti sono già trascorsi 90 giorni dall’inizio dell’esecuzione del provvedimento impugnato tanto che, mancando solo 90 giorni di sospensione della Via (peraltro ricadenti nel periodo estivo), una tutela piena ed efficace non potrà che essere garantita attraverso la definizione del merito». Ma i giudici fanno anche riferimento alla seduta di Bruxelles di mercoledì prossimo in cui si deciderà se l’impianto verrà incluso tra quelli strategici e a livello europeo e sottolineano che «nelle more, anche l’eventuale adozione di una misura cautelare favorevole non sarebbe in grado di tutelare appieno gli interessi della ricorrente (Gas Natural, ndr.) anche con riferimento al rischio di non essere incluso tra i progetti di interesse comunitario da inserire nel primo elenco redatto ai sensi dell’articolo 3 del regolamento Ue 347/2013». I vantaggi che la società catalana avrebbe potuto trarre non sarebbero stati decisivi secondo i giudici perché «la sospensione cautelare dell’esecuzione del provvedimentto impugnato non comporta, anche in ragione della coincidenza con il periodo estivo, il conseguente (e immediato) riavvio della procedura di rilascio dell’autorizzazione da parte del ministero dello Sviluppo economico nonché la sua celere conclusione». In sostanza secondo al Tar, in attesa della sentenza nel merito, la parola ripassa al Ministero dell’Ambiente che «non potrà che adottare ulteriori determinazioni al riguardo non potendo rimanere sine die efficace il provvedimento di che trattasi, dovendo avere per la sua natura una durata temporale limitata e ben definita».  

NO RIGASSIFICATORE: lunedì nuova iniziativa

“No al rigassificatore”, lunedì prossimo nuova mobilitazione

  • CRONACA La protesta organizzata in concomitanza con la visita a Trieste del ministro Moavero e della commissaria europea Reding
  • 10.9.2013 | 14.00 – Nuova mobilitazione contro il discusso rigassificatore di Trieste-Zaule, il cui progetto non è morto, bensì più vivo che mai. E questo nonostante numerosi ambienti politici locali, nei mesi scorsi, lo abbiano dato per tramontato. Lunedì 16 settembre, in concomitanza con la visita a Trieste della commissaria europea Viviane Reding e del ministro per gli affari europei Enzo Moavero, Wwf, Legambiente, Italia Nostra e il Comitato “Trieste dice no al rigassificatore” hanno organizzato (a partire dalle 14,30 davanti alla Stazione Marittima) una nuova mobilitazione per ribadire la contrarietà al progetto. 

    Sono infatti note e documentate le conseguenze negative che l’impianto produrrebbe sull’ambiente marino, sulla sicurezza della popolazione e sui traffici portuali. Nonostante ciò il governo italiano insiste nel dichiarare il progetto della spagnola Gas Natural “strategico”, tanto da averlo inserito nell’elenco delle infrastrutture “prioritarie” della Commissione Europea. Commissione che ha successivamente invitato l’Italia ad accordarsi con Slovenia e Croazia per superare le loro obiezioni. 

RIGASSIFICATORI: aumenteranno le bollette

Con il rigassificatore le bollette energetiche aumenteranno

Con il rigassificatore, grazie al “guadagno garantito” le bollette energetiche aumentano, non diminuiscono. Qui a Trieste si sono invano sgolati per mesi a dirlo i tecnici che hanno presentato documentate argomentazioni contro il progetto del terminal.

omaggio di Geo a Jose

omaggio di Geo a Jose



Ora il dato è ufficiale: ne scrivono Repubblica e Corriere della Sera, cioé i due massimi quotidiani italiani.
A Trieste politici e media non trovano l’argomento degno d’attenzione. Un dato preoccupante, se lo si coniuga con le dichiarazioni rese a Bled dal premier Gianni Letta, il quale in sintesi ha detto che l’impianto è necessario, che la Slovenia deve lasciarlo costruire, che è ferma intenzione dell’Italia “investire” nel Nord Adriatico (grazie, siamo già stati abbastanza investiti, verrebbe da rispondere).
Non si sbandierano più gli straordinari risparmi che l’Acega avrebbe potuto applicare ai cittadini. Non è possibile, perché Gas Natural si è rifiutata di confermare le dichiarazioni rese da tanti politici locali. Si tacciono però le pesanti ricadute economiche negative, di cui, parlano, appunto, Corrierone e Repubblica (in coda a questa nota, i link per i pezzi originali).
I fatti: esiste una norma italiana, il “fattore di garanzia”, che garantisce a chi costruisce o amplia un impianto di rigassificazione ricavi pari all’80% della produzione anche se non viene richiesto e conseguentemente erogato un mc di gas. Tale garanzia ha la durata di vent’anni (con una lieve riduzione nel tempo del il ricavo certo), e a pagare è la Snam, società pubblica (ergo le tasche dei cittadini italiani).
Per un’esemplificazione banale, come se un imprenditore aprisse un ristorante sapendo che, per i 100 coperti a disposizione, dallo stato gli saranno riconosciuti quasi tre quarti di pranzi e cene, anche se nel locale non entrerà nessuno.
Un anno fa il governo Monti ha “congelato” la misura, sia perché l’Italia non ha bisogno di gas, sia perché di soldi da regalare alle multinazionali oggi in cassa ce ne sono pochi.
L’Autorità italiana per l’energia si è conseguentemente rifiutata di riconoscere corresponsioni economiche alla società che ha costruito il rigassificatore di Livorno (Olt, una joint venture italo-tedesca) quantificate dalla stessa Autorità «dai 110 ai 90 milioni all’anno per 20 anni (a decrescere) fino a pagamento dei 900 milioni dell’investimento» (secondo quanto riferito da Repubblica).
Olt si è appellata al Tar della Lombardia, sostenendo che le erano state cambiate le regole in corsa, si era mossa, cioé, alla luce della garazia in atto. E la magistratura amministrativa le ha dato ragione.
«Il mercato dell’energia si è ribaltato: con la crisi la domanda è crollata e i prezzi sono drasticamente scesi. Il gas è diventato abbondante, anche per il progressivo affermarsi della rivoluzione dello shale gas», aggiunge il Corriere della Sera (titolando «Il conto del rigassificatore – un altro aumento in bolletta»), e spiega che «alla fine, a risolvere la questione, potrebbe essere il Ministero per lo sviluppo economico, con un decreto che dichiarerebbe Olt “strategica” e le darebbe una “garanzia depotenziata”. Il caso però resta: Olt sarebbe la prima azienda ad aver deciso di rimettersi sotto l’ala del mercato regolato. Cioè dell’“aiutino” delle bollette dei consumatori».
La “strategicità” – a quanto di dice – la si cerca di ottenere anche per l’impianto di Trieste, a livello europeo (i rappresentanti triestini grandi e piccoli, così silenziosi, di questi giorni, avrebbero gioco facile poi nel sostenere: ce l’ha imposto la UE).
Da ricordare che l’impianto di Livorno ha una potenzialità di 3,7 miliardi di mc annui, Trieste è sui 6 miliardi (con proporzionale aumento del “fattore di garanzia” che però verrebbe pagato solo dagli italiani, non dalla UE).
Insomma questo impianto che avvelena il golfo, rischia di compromettere l’operatività portuale, e mette a repentaglio la sicurezza della città, lo finanzieremmo con bollette Acega più care.
Per chi volesse verificare, i due pezzi sono disponibili sul web ai seguenti indirizzi. Digitate, gente, digitate…

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/09/06/news/authority_contro_rigassificatore_di_livorno_troppi_oneri_sulle_bollette_dei_cittadini-66040198/

http://www.corriere.it/economia/13_agosto_03/rigassificatore-livorno-bolletta-conto-energia_f8e6cc96-fbf5-11e2-a7f2-259c2a3938e8.shtml

Lunedì 16 settembre, alla Stazione Marittima, ci sarà Citizens’ dialogue, la giornata d’ascolto europea che lunedì 16 settembre vedrà a Trieste la vicepresidente della Commissione Viviane Reding. E’ un’iniziativa europea di “ascolto” della città, di cui pochi sanno perché c’è stato un lack di comunicazione (perché? Come mai un’occasione del genere rischia di passare letteralmente sotto silenzio?).
E’ importante che si attivi il passaparola, e che, se sull’argomento latiteranno quanti sono stati votati per rappresentare Trieste, i cittadini siano presenti, con civiltà ma anche con forza e decisione, per far conoscere alla Reding il loro no al rigassificatore.

http://bora.la/2013/09/10/con-il-rigassificatore-le-bollette-energetiche-aumenteranno/

RIGASSIFICATORI: foto e articoli sul presidio di lunedì

DA NOTARE CHE IL PICCOLO CENSURA LA PRESENZA DEI NOTAV BEN PRESENTI CON BANDIERE,STRISCIONE E VOLANTINAGGIO PER IL PRESIDIO DI MERCOLEDI’ SOTTO IL COMUNE. SARA’ UN CASO?

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Dal Piccolo del 17/09/13

E in piazza arriva la protesta “eterogenea”

di Pierpaolo Pitich TRIESTE Sono da poco passate le 17, quando la vice presidente della Commissione europea Viviane Reding esce dal Centro Congressi della Stazione Marittima, al termine del “Dialogo con i cittadini”: ad attenderla circa duecento manifestanti che, quando si accorgono che sta lasciando l’edificio dalla porta opposta a quella prevista, scortata dal servizio d’ordine, accennano ad una contestazione, spostandosi in blocco con tanto di cori e striscioni. Reding sfreccia via in automobile, protetta dal cordone di sicurezza, mentre gli agenti in tenuta anti sommossa evitano che ci sia il minimo contatto. È stato l’unico momento di tensione nel pomeriggio di protesta organizzato nel piazzale della Stazione Marittima contro il rigassificatore. I primi striscioni compaiono già poco prima delle 14: l’area è completamente transennata ed occupata dai mezzi blindati di polizia e carabinieri, mentre all’esterno il clima rimane sostanzialmente tranquillo. In realtà sembra di assistere a due presidi distinti: da una parte le associazioni ambientaliste, con i loro interventi al microfono e con gli striscioni “Trieste dice no ai rigassificatori” e “Giù le mani dal golfo di Trieste”. Dall’altra i rappresentanti del Movimento Trieste Libera con le immancabili magliette e bandiere e con gli striscioni che inneggiano al Tlt, ma anche con un eloquente “Rigassificatore game over”. Stesso obiettivo dunque, ma motivazioni di fondo diverse. «Stiamo portando avanti una battaglia che dura da anni e dove l’aspetto più importante è quello della sicurezza – spiegano Dario Predonzan del Wwf ed Ettore Calandra di Legambiente -. L’unica strada da percorrere è quella di annullare definitivamente la Valutazione di impatto ambientale viziata da errori e ripartire da zero». Una questione che invece non si pone nemmeno per gli esponenti di Trieste Libera. «Non ha nessun senso parlare di rigassificatore, in quanto le leggi italiane non hanno alcun valore all’interno del Porto di Trieste – dice Roberto Giurastante -. Il convegno di oggi è solo una campagna elettorale dell’Ue che cerca di convincere i cittadini ad andare al voto il prossimo anno». Nel piazzale sventolano anche le bandiere di Rifondazione comunista, Sel, Comunisti Italiani e Movimento 5 Stelle. «Il rigassificatore porterebbe alla fine del Porto di Trieste, ma c’è qualcuno che non vuol rispettare la volontà popolare» il commento del consigliere comunale Marino Andolina, mentre per Stojan Spetic, segretario regionale dei Comunisti Italiani: «Siamo di fronte ad una Europa che limita la democrazia e finge di ascoltare i cittadini». Secondo Giulio Lauri di Sel è l’«attuale governo che adesso deve far valere la posizione già espressa dai cittadini e dalle istituzioni locali», mentre per il grillino Paolo Menis è «fondamentale la partecipazione dei cittadini, troppo spesso messa sotto i piedi e ignorata anche a livello europeo»

 

 

Rigassificatore, l’Ue cede la palla a Roma

La vicepresidente della Commissione Reding arriva a Trieste e assicura: «Aspettiamo la valutazione ambientale italiana»

di Giovanni Tomasin

 

TRIESTE. La Commissione europea rimette all’Italia la decisione sull’opportunità o meno di realizzare un rigassificatore a Zaule. Dopo che nei mesi scorsi Bruxelles aveva definito «strategico» un impianto nell’Alto Adriatico, senza però specificare la locazione, ieri a Trieste la vicepresidente della Commissione Viviane Reding ha aggiustato il tiro. «Prima di arrivare qui ho parlato con i colleghi della Commissione: mi hanno detto che si attende la conclusione della nuova valutazione di impatto ambientale italiana prima di pronunciarsi nel merito».

Reding è sbarcata nel capoluogo regionale per l’ultimo incontro di un tour che ha portato i rappresentanti dell’Unione a incontrare i cittadini europei: accompagnata dal ministro agli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, alla presenza della governatrice Debora Serracchiani, Reding ha risposto alle domande di ottocento italiani, sloveni e croati. Diverse le osservazioni fatte dai triestini in merito al rigassificatore, mentre fuori dalla Stazione marittima circa duecento persone protestavano contro il progetto. Moavero ha posto l’accento su come il governo italiano abbia «appositamente sospeso per sei mesi la procedura di Via per confrontarsi con il territorio e le istituzioni locali», aggiungendo poi che «la Commissione europea discuterà di questo argomento nelle prossime settimane e, come ha detto Reding, di certo starà a sentire il parere dell’Italia». Su quale sia questo parere, però, il ministro ha preferito non sbilanciarsi.

In apertura dell’incontro il sindaco di Trieste Roberto Cosolini ha colto l’occasione per ribadire la contrarietà delle istituzioni locali non tanto alle necessità strategiche di rifornimento energetico europee, quanto «a questo specifico progetto, che per la sua locazione ha sollevato criticità ben precise di carattere ambientale e in ambito di sicurezza».

Ma nel dibattito di ieri non si è parlato soltanto di rigassificatore. Prima dell’incontro con i cittadini, Reding ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Il dialogo transfrontaliero di Trieste riunisce cittadini di quattro paesi vicini e rappresenta un esempio importante di ciò che veramente significa un’Europa senza frontiere. Non dobbiamo mai dimenticare che il diritto alla libera circolazione di ogni cittadino europeo è un bene da tutelare e proteggere. Non è negoziabile. L’allarmismo populista intorno al turismo sociale non ha spazio in Europa. Dobbiamo restare fedeli ai principi che sono alla base dell’Unione europea e la libera circolazione è il nucleo di ciò che l’Ue è e rappresenta».

Il pubblico, attraverso un sistema di consultazione elettronica, ha espresso la sensazione di non essere ascoltato dalle istituzioni europee: «L’ascolto c’è in incontri come questo ma non solo – ha risposto Reding -. Le elezioni europee a cui ci stiamo avvicinando sono una tappa importantissima per il dialogo fra l’Unione e i suoi cittadini, ed è pertanto fondamentale che gli elettori scelgano i loro europarlamentari e li votino in maniera tale da veder rappresentate le loro istanze nel migliore dei modi».

Conversando con la stampa, Moavero ha parlato delle prospettive generate dai finanziamenti europei: «Penso che parlare di Europa matrigna in Italia sia particolarmente fuorviante. Siamo alla fine del periodo del bilancio europeo 2007-2013 e abbiamo ancora il 60% di fondi strutturali da spendere. Sono circa 16 miliardi. Con il cofinanziamento nazionale obbligatorio fanno circa 30 miliardi. Nel programma finanziario europeo 2014-2020 ci saranno oltre 29 miliardi per l’Italia che con il cofinanziamento nazionale fanno circa 58. Stiamo parlando quindi da adesso al 2020 di una somma pari a circa 85-90 miliardi di euro a disposizione della crescita economica e della creazione di posti di lavoro». A dar man forte, sottolineando l’importanza di far capire che «essere cittadini europei, soprattutto per le giovani generazioni, è il futuro», la governatrice ed ex europarlamentare Serracchiani.

 

ARTICOLO SUL SITO BORA.LA

RIGASSIFICATORE: La commissione UE cancella il sito di Zaule (agg.16/10)

dal Piccolo del 16/10/13

«Rigassificatore, il governo revochi l’autorizzazione a Gas Natural»

di Silvio Maranzana Il sindaco Roberto Cosolini vede il bicchiere mezzo pieno: «È indubbio che la Commissione europea ha fatto sparire la localizzazione di Zaule per il rigassificatore in Alto Adriatico comunque inserito nella lista dei progetti energetici prioritari. E questa è una notizia ampiamente positiva soprattutto per i triestini». E l’assessore regionale a Ambiente e Energia Sara Vito fin dalle ore immediatamente successive all’approvazione dell’elenco da Bruxelles è stata ancora più esplicita: «Infrastrutture che hanno un impatto ambientale e conseguenze dirette sul futuro delle attività produttive, come nel caso dell’ipotizzato rigassificatore del porto di Trieste, devono essere ponderate fin dall’inizio con attenzione e in una logica di dialogo transfrontaliero. Siamo favorevoli a una strategia europea che punti a fornire energia a costo più basso per il sistema produttivo e per i cittadini e quindi siamo disponibili a dialogare per raggiungere questi obiettivi. Ma certo non possiamo accettare che la nostra regione subisca senza discutere l’imposizione dall’alto di qualsiasi infrastruttura energetica». Ma la dichiarazione più sorprendente arriva dal deputato del Pd, Ettore Rosato: «Il progetto di Zaule è un progetto definitivamente morto anche perché secondo me, e non ho timore a dirlo apertamente, gli sloveni hanno interesse a realizzare un rigassificatore sul proprio territorio. In questo modo si spiega anche la loro strenua opposizione a Zaule e la localizzazione in Nord Adriatico approvata dall’Ue non ostacolerebbe questa possibilità». Riguardo alla nuova localizzazione il deputato del Movimento 5 stelle, Aris Prodani rileva che alcune voci prive comunque di qualsiasi ufficialità hanno affacciato l’ipotesi di Porto Nogaro del resto ben difficilmente realizzabile dal momento che si tratterebbe di dover preventivamente di dragare i fondali. Ma soprattutto ricorda la risposta a una sua specifica interrogazione data dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti che ribadì che «non compete alle amministrazioni specificare i siti dove ubicare i terminali di rigassificazione». La parola dunque, almeno per quanto riguarda la proposta di nuova localizzazione, dovrebbe tornare ai privati. Ma l’unico progetto già ben sviluppato sulla carta è quello di Zaule e Gas Natural intende continuare a farlo valere dal momento che non ha rinunciato alla causa dinanzi al Tar del Lazio prevista per il 19 marzo allorché i giudici amministrativi dovranno pronunciarsi nel merito contro la sospensione dell’Aia già concessa nel 2009. La sospensione scade venerdì per cui in tempi brevi il governo potrebbe prorogarla, magari in attesa del giudizio del Tar, oppure revocarla definitivamente come hanno chiesto Comune e Provincia di Trieste con lettere inviate ai tre ministeri interessati.

 

Dal Piccolo del 15/10/13

«Rigassificatore in Alto Adriatico» La Ue fa sparire la parola Zaule

Tra i progetti energetici strategici che potranno essere cofinanziati dall’Unione europea ce n’è anche un secondo che interessa a Trieste e riguarda il potenziamento dell’oleodotto transalpino che quest’anno batterà tutti i record con 500 petroliere al terminal della Siot e 40 milioni di tonnellate di greggio pompate. In questo caso la proposta è venuta dalla Repubblica Ceca che nel dicembre scorso ha acquistato il 5% delle azioni della società che gestisce la pipeline. Per affrancarsi dalla dipendenza russa, i cechi vogliono aumentare i propri rifornimenti via Trieste. Per fare questo è necessario, tramite una serie di lavori dell’ammontare di svariati milioni di euro, aumentare la portata della pipeline con alcuni accorgimenti tecnici mirati a eliminare una serie di strozzature della condotta e a aumentare la potenza dei motori di pompaggio. (s.m.) di Silvio Maranzana Un rigassificatore on shore, quindi sulla costa, in Alto Adriatico, «la cui precisa collocazione sarà decisa dal governo italiano in accordo con quello sloveno». È la dizione precisa con cui ieri la Commissione europea ha inserito l’impianto, originariamente previsto a Zaule, nell’elenco dei 248 progetti prioritari per le connessioni energetiche. Vero è che la località di Zaule è definitivamente sparita, il che non era accaduto fino al primo passaggio a Bruxelles in sede tecnica, ma il fatto che ieri sia stata ribadita la collocazione on shore e che si citi la necessità di un accordo solo tra Roma e Lubiana ha immediatamente ricreato un clima di incertezza facendo oltretutto supporre che siano state fuorvianti tutte le illazioni emerse nelle ultime settimane e che parlavano dell’ipotesi di un rigassificatore più o meno al largo di Pola con il coinvolgimento anche della Croazia che invece non viene nemmeno previsto. La Commissione europea ha bocciato la soluzione offshore e teoricamente potrebbe anche aver rimesso ballo la soluzione Zaule non fosse che nello stesso elenco dei progetti prioritari è stato inserito, per essere potenziato (come riferiamo a parte), anche l’oleodotto della Siot, società che si è costituita in giudizio rispetto al ricorso al Tar di Gas Natural ritenendo incompatibile l’esistenza di un impianto a Zaule con la crescita, già cominciata, del traffico di petroliere. Ieri il ministero sloveno delle Infrastrutture ha ricordato che l’accordo raggiunto con Roma prevede che l’Italia possa determinare il sito del rigassificatore solo in accordo con la Slovenia che si è opposta a Zaule. La premier slovena Alenka Bratusek ha dichiarato che la decisione riguardo al sito per il rigassificatore dovrà essere presa sulla base dell’impatto ambientale e transfrontaliero. La questione potrebbe essere sufficientemente chiara se già fra tre giorni, il 18 ottobre, non scadesse la moratoria di sei mesi decisa dall’ex ministro Corrado Clini al provvedimento di compatibilità ambientale che già nel 2009 il governo italiano aveva emesso a favore di Gas Natural per il progetto di Zaule. Da giovedì la compatibilità ambientale riprenderà vigore. A questo proposito ieri gli assessori all’Ambiente Umberto Laureni e Vittorio Zollia hanno annunciato che sindaco e presidente della Provincia stanno per inviare una lettera ai ministri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Beni culturali affinché l’autorizzazione di Via (Valutazione d’impatto ambientale) al rigassificatore di Zaule anziché rientrare in vigore venga definitivamente revocata. E per l’assessore regionale Sara Vito l’assenza del sito di Zaule premia la nuova amministrazione regionale da sempre contraria a quell’ubicazione. «È essenziale che siano rispettati i criteri di sicurezza e salvaguardia ambientale», ha sottolineato il parlamentare dei Popolari europei Antonio Cancian. Ma anche la causa al Tar di Gas Natural nel frattempo procede e appena il 19 marzo i giudici amministrativi del Lazio si pronunceranno nel merito. La battaglia dunque a Trieste dove ultimamente tutte le amministrazioni elettive e le associazioni ambientaliste, oltre all’Autorità portuale e alla maggior parte dei partiti e dei sindacati si sono detti contrari alla localizzazione di Zaule pare destinata a riprendere vigore. «Riteniamo che la stragrande maggioranza dei progetti energetici Ue d’interesse comune verrà realizzata nei prossimi anni», ha dichiarato ieri il commissario all’Energia Guenther Oettinger specificando che «nella lista adottata oggi ci sono solo quelli che riteniamo siano fattibili a breve in quanto sono stati concordati da tutti gli Stati membri e c’è quindi la certezza che i 28 sono interessati e coinvolti per la loro effettiva realizzazione». I finanziamenti europei saranno di 5,85 miliardi di euro fino alla fine del decennio. Fare parte della lista è condizione indispensabile per chiedere il cofinanziamento dei progetti. La lista sarà ora passata al vaglio formale del Parlamento e del Consiglio europei: fare emendamenti non è ammesso, l’approvazione viene data per scontata

 

 

 

Dal Piccolo del 10/10/13

«Dove il rigassificatore? Non decide Roma»

Dove, in quale località nel Nord Adriatico è prevista la realizzazione del terminale di rigassificazione incluso fra i progetti di interesse comune su cui lunedì prossimo la Commissione europea dovrà pronunciarsi definitivamente? A questa domanda, posta dal deputato triestino di M5S Aris Prodani anche alla luce della sospensione della Via decretata lo scorso aprile dal Ministero dell’Ambiente sull’ipotesi Zaule, il Ministero dello Sviluppo economico ha risposto. Ma solo riepilogando, in sintesi, lo stato delle cose. L’altro giorno, peraltro, è arrivata la notizia della cancellazione del sito di Zaule dall’elenco di possibili localizzazioni al vaglio di Bruxelles. Il Mise, per voce del sottosegretario Claudio De Vincenti, ha illustrato la risposta in commissione. Ricordando in primis come nella lista europea dei progetti energetici compaia quello «denominato come “rigassificatore in terraferma nel Nord Adriatico” proprio per tener conto di una sua possibile delocalizzazione nell’area del Nord Adriatico, come previsto dal decreto di sospensione della Via». «Tale circostanza – prosegue il ministero – sarà valutata dal Mattm (Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ndr) alla scadenza del termine 18 ottobre fissato dal decreto». L’allora ministro Clini aveva infatti dato tempo sei mesi a Gas Natural per individuare una localizzazione alternativa per l’impianto o all’Autorità portuale per modificare il proprio Piano regolatore in modo da renderlo compatibile con il progetto del terminale. Al 18 ottobre, scadenza dei sei mesi, «verosimilmente – prosegue il documento ministeriale -, nessuna delle due ipotesi presenti nel Dm di sospensiva sarà realizzata». A quel punto il Ministero dell’Ambiente si pronuncerà, confermando o revocando la Via a suo tempo adottata. In caso di revoca, il Ministero dello Sviluppo economico rigetterà la domanda di autorizzazione alla costruzione dell’impianto. Inoltre, rileva il Mise, «non compete alle amministrazioni specificare i siti dove ubicare i terminali di rigassificazione», quanto invece pronunciarsi, rispetto alle istanze di autorizzazione presentate dai privati, «sulla base del rapporto ambientale e dei piani territoriali interessati». Tutt’altro che soddisfatto Prodani: «Mi aspettavo una risposta più puntuale e precisa – afferma il parlamentare grillino -, cioè definitiva su un sito da parte del governo. Considerata la contrarietà degli enti locali e dell’Autorità portuale, e quanto affermato da Viviane Reding (vicepresidente della Commissione europea, ndr) a Trieste». Quest’ultima aveva spiegato come l’Ue stia attendendo la pronuncia dell’Italia sulla nuova valutazione d’impatto ambientale. Prodani svela infine un altro motivo di insoddisfazione, emerso a margine della seduta in commissione durante la quale ha preso la parola De Vincenti: «Verbalmente mi è stato detto che per la data del 18 ottobre sicuramente non arriverà una risposta del governo. Ci vorrà più tempo… Pensavo che alla luce del Piano regolatore del porto fosse stata messa una pietra tombale sul rigassificatore, ma – conclude il deputato del MoVimento 5 Stelle – non sembra sia così». (m.u.)

 

 

 

Dal Piccolo del 09/10/13

Rigassificatore, la Commissione Ue cancella la collocazione di Zaule

di Silvio Maranzana Lunedì prossimo, il 14 ottobre, la Commissione europea darà il via libera alla realizzazione di un rigassificatore nell’Alto Adriatico, ma non sul sito di Zaule che è stato definitivamente cancellato. L’approvazione alla realizzazione di un impianto, presumibilmente offshore, ma del quale non si conosce ancora la collocazione precisa, avverrà nell’ambito dell’approvazione della lista dei 130 progetti prioritari di interesse comune in ambito energetico che ha già passato il vaglio del Comitato tecnico dell’Ue nella seduta del 24 luglio. Successivamente, tra fine ottobre e inizio novembre, il Parlamento e il Consiglio europeo si pronunceranno su questo elenco delle priorità semplicemente con un sì (o meno probabilmente con un no), ma senza che sia previsto un dibattito e senza la possibilità di presentare emendamenti. Le notizie fresche arrivano dal parlamentare europeo veneto Antonio Cancian dei Popolari europei ieri al lavoro nel suo ufficio di Strasburgo. Nella lista passata l’estate scorsa al vaglio tecnico era inserito un impianto connotato in questo modo: «rigassificatore a Zaule o in altra località dell’Alto Adriatico». «Ora però – riferisce Cancian – la località Zaule è definitivamente scomparsa e si cita soltanto in modo generico l’Alto Adriatico». Era stata la Slovenia a presentare opposizione alla collocazione di Zaule (contro la quale hanno preso posizione contraria anche tutte le amministrazioni elettive regionali e triestine interessate oltre all’Autorità portuale e alle associazioni ambientaliste) minacciando il voto contrario che avrebbe fatto saltare l’intera lista dal momento che è necessario l’assenso di tutti i Paesi dell’Ue. La Commissione ha allora demandato agli Stati nazionali il compito di accordarsi e il 12 settembre nella Trilaterale a Venezia i capi di Governo di Italia, Slovenia e Croazia hanno convenuto di costituire un gruppo di lavoro per i progetti infrastrutturali. In un incontro successivo, Italia e Slovenia avrebbero nuovamente dibattuto la questione e sarebbero giunte a un accordo che prevederebbe la collocazione dell’impianto a una distanza minima di 16 km. dalle acque territoriali slovene. Già a luglio il ministro dell’Ambiente sloveno si sarebbe detto pronto a favorire il sì politico del suo Paese a patto che il rigassificatore “scivoli” verso Venezia. Erano circolate ufficiosamente anche due date: il 20 settembre come termine ultimo dato a Roma e Lubiana per accordarsi e il 2 ottobre per notificare l’accordo raggiunto agli altri Stati membri. Tutto ciò evidentemente sarebbe già avvenuto e qualche giorno fa la notizia dell’accordo raggiunto è stata pubblicata dal quotidiano on line sloveno Finance. Voci insistenti parlerebbero di una collocazione al largo di Pola evidentemente con il coinvolgimento anche della Croazia. La questione Zaule però potrebbe non essere definitivamente risolta. Il 18 ottobre cioé venerdì prossimo scadono infatti i sei mesi di moratoria decisi dall’ex ministro Clini sul provvedimento di compatibilità ambientale dato già nel 2009 dal Governo italiano al progetto della società catalana Gas Natural che contro questa sospensione ha fatto ricorso sul quale il Tar si pronuncerà nel merito appena il 19 marzo 2014. «In caso di mancata realizzazione dell’impianto il Governo italiano potrebbe dover pagare penali enormi a Gas Natural», commenta l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che al pari del suo collega della Provincia, Vittorio Zollia, nelle ultime settimane sul rigassificatore non ha ricevuto alcuna comunicazione né da Roma né da Bruxelles. L’impianto di Zaule deve essere cassato ufficialmente dopodiché spetterà evidentemente al Governo italiano e a Gas Natural trattare per il divorzio o per il nuovo progetto.

 

 

RIGASSIFICATORE: il ministero revoca il permesso!

La battaglia fa un passo in avanti ma occorre non abbassare la guardia e non fidarsi.

 

 

Dal Piccolo del 18/10/13

Rigassificatore, il ministero revoca il permesso ambientale per Zaule

di Silvio Maranzana Stavolta la pietra tombale sul rigassificatore di Zaule è vicinissima. Il ministero dell’Ambiente ha infatti comunicato ieri di essere sul punto di revocare a Gas Natural il decreto di compatibilità ambientale emesso il 17 luglio 2009 e sospeso per sei mesi con un ulteriore decreto che scade oggi. Alla società catalana vengono dati, in base alla legge, 10 giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni eventualmente corredate da documentazione esplicativa. La lettera, firmata dal direttore generale del Ministero, Mariano Grillo, è stata inviata direttamente a Gas Natural e per conoscenza anche a Regione, Provincia, Comune e Autorità portuale di Trieste, oltre che al ministero per i Beni culturali e al ministero dello Sviluppo economico. Immediata la soddisfazione espressa dall’assessore provinciale Vittorio Zollia, il primo a darne notizia, «per una lunga battaglia conclusasi con esito positivo che abbiamo combattuto tutti assieme» e dall’assessore comunale Umberto Laureni per come «Trieste sia riuscita a far pesare il proprio parere e probabilmente a innescare un dibattito su come certe decisioni necessitano di istruttorie approfondite e concordate e non solo di passaggi formali». Il ministero dell’Ambiente nella lettera di ieri ricorda come il decreto sospensivo prevedesse sostanzialmente due vie d’uscita: la possibilità da parte della società proponente di individuare una localizzazione alternativa oppure l’eventualità che l’Autorità portuale ridetermini le previsioni di sviluppo rendendole compatibili con l’impianto. Gas Natural non ha risposto («Alcuna comunicazione risulta pervenuta da parte della società proponente», si fa notare) mentre l’Autority ha inviato le conclusioni cui è giunta la commissione appositamente costituita e che ha rilevato che «non si può provvedere alla rideterminazione delle previsioni di sviluppo espresse dal piano regolatore del porto di Trieste senzza arrecare grave nocumento allo sviluppo dei traffici e del porto medesimo. La Commissione ritiene incompatibile – si evidenzia anche – ogni altra localizzazione del terminal Gnl di rigassificazione all’interno dell’ambito portuale di Trieste per gli stessi motivi e le stesse criticità già evidenziate dal caso dell’impianto localizzato a Zaule». Il ministero dell’Ambiente a questo punto tira in ballo addirittura la pericolosità dell’impianto proposto. «Non risultando essersi verificata nessuna delle condizioni previste dal provvedimento di sospensione – scrive Mariano Grillo – di fatto permangono gli stessi elementi di allarme ambientale, correlati all’attività potenzialmente pericolosa che hanno condotto, in attuazione del principio di precauzione, all’adozione del provvedimento di sospensione dell’efficacia della Via. Ciò posto – è la conclusione – si comunica che, allo stato, la scrivente amministrazione ha intenzione di procedere alla revoca del decreto di pronuncia di compatibilità ambientale». «Certo resta da vedere quali strumenti ha a disposizione Gas Natural per tentare di reagire», ragiona ancora Laureni. Di certo il 19 marzo il Tar dovrà pronunciarsi nel merito sul ricorso presentato dalla società catalana contro il decreto di sospensione anche se quello di revoca che dovrebbe sopraggiungere nel frattempo potrebbe portare a un superamento della questione

 

RIGASSIFICATORE: la Altran possibilista

Da Il Piccolo del 04 novembre 2013 – Pagina 16 – Gorizia-Monfalcone

Altran possibilista su un rigassificatore

 

Il sindaco Silvia Altran non dice “no” all’ipotesi che il territorio ospiti un rigassificatore, in grado di rifornire di gas la centrale termoelettrica. «E’ un’idea interessante – ha detto, rispondendo alla nuova sollecitazione del capogruppo della Lega Nord Federico Razzini nell’ultima seduta del Consiglio – come tutti i suggerimenti che potrebbero aiutare a risolvere il problema della centrale che da decenni sta devastando il nostro territorio». Il sindaco ha comunque voluto ricordare come, dopo il referendum del 1996 che vide vincere i “no” al progetto della Snam, il Consiglio comunale bocciò nel 2006 un’ipotesi analoga. «Da parte mia sono comunque assolutamente aperta a qualsiasi tipo di soluzione – ha ribadito il sindaco -. La scorsa settimana ho incontrato il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, con cui ho parlato della situazione della centrale termoelettrica che già conosce. Spero si possa arrivare a una soluzione con l’aiuto di tutti». Razzini si è detto soddisfatto della risposta del sindaco, giunta forse inattesa. «Il quadro nel 1996 era del tutto diverso – ha osservato il capogruppo della Lega Nord -. Credo si possa e si debba aprire un serio ragionamento sulle opportunità che questo tipo di investimento potrebbe rappresentare per il nostro territorio, dove la questione occupazionale non è, in questo momento, di secondaria importanza». Razzini ha avanzato a più riprese, nel corso dell’anno, la proposta di «aprire dei tavoli e individuare i percorsi corretti per cercare magari di collocare a Monfalcone il rigassificatore che altrove è stato bocciato». Già a gennaio l’allora consigliere regionale aveva suggerito una candidatura di Monfalcone come possibile sito per l’insediamento del terminale di rigassificazione che Gas Natural intendeva realizzare a Trieste. «Le opzioni sul tappeto sono del resto tre – aveva detto Razzini a gennaio – perché o ci si oppone in modo fermo alla proposta, legittima e comunque migliorativa di A2A, di creare una nuova sezione a carbone, o la si appoggia. Si possono però anche perseguire tutte le strade per cercare di metanizzare questa centrale termoelettrica». Nell’ultima seduta del Consiglio il sindaco ha dato comunque il via libera a una seduta “monfalconese” del Consiglio provinciale, che si riunisca in città per discutere proprio di questioni relative all’ambiente, come l’impatto della centrale e l’inquinamento del golfo. A chiedere se ci fosse la disponibilità dell’amministrazione, posta come pregiudiziale dal presidente della Provincia Enrico Gherghetta, è stato il capogruppo del Pdl Giuseppe Nicoli, che è anche consigliere provinciale. (l.b.)

RIGASSIFICATORE: Clini smentisce Passera

Il piccolo del 24/07/12

Clini sul rigassificatore: ancora tutto in discussione

 

di Gabriella Ziani Sì, l’approvvigionamento di gas è una questione strategica per l’Italia. Ma non per questo il rigassificatore previsto a Zaule è da considerarsi cosa fatta. Anzi. Pendono sul previsto impianto di Gas natural questioni grandi, tuttora irrisolte, e molto controverse, quindi lo spazio per discuterne c’è. All’indomani delle certezze, e del sollecito espresso al nostro giornale dal ministro per le Infrastrutture Corrado Passera, sull’urgenza indiscutibile di realizzare un rigassificatore e proprio a Trieste, è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, a declinare in dettaglio lo stato problematico delle cose. Il tema, dice, è ancora aperto. Ministro Clini, Passera è stato impositivo nel sostenere che il rigassificatore si debba realizzare e presto. A Trieste si ritiene che venga sottovalutato il capitolo delle criticità. Lei che cosa ne pensa? La posizione di Passera è assolutamente condivisa, è necessario diversificare le fonti energetiche, avere una sicurezza a livello europeo, considerare l’uscita della Germania dal nucleare che crea opportunità molto grandi, sono temi cui prestare grandissima attenzione. Ma per Trieste mancano ancora dei passaggi per una decisione, che sono ancora tutti da definire. Quali sono? Il ministero, ancora col governo Berlusconi, ha dato parere positivo alla Valutazione d’impatto ambientale, ma per esempio il rigassificatore non è inserito nel piano di sviluppo regionale. Secondo, un rigassificatore comporta vincoli e servitù per il porto, e per gli usi dell’area circostante. Ed è un altro problema. Su questo la situazione è ancora ferma, manca il parere della Regione e delle altre autorità locali. Quindi si vede come il tema sia ancora aperto, e su cose rilevanti. È allora dalla Regione che tutto dipende? Manca ancora una politica regionale in materia di portualità e in campo energetico. La Regione su questi temi deve perciò esprimersi. E una volta che la Regione lo avesse fatto? C’è un’altra questione, ben più complicata. Ed è l’opposizione manifestata dalla Slovenia, e ribadita nuovamente al presidente Napolitano nel corso della sua recente visita a Lubiana. È un tema non banale, ma sostanziale. Ci viene chiesto di rispettare procedure europee, che sarebbe stato molto opportuno già osservare in precedenza. E cioé avviare una Valutazione ambientale strategica (Vas) transfrontaliera. A settembre abbiamo un incontro fissato con la Slovenia, e questo sarà certamente uno dei primi temi. Quindi, fatto salvo che uno “hub” del gas, come dice Passera, è importante per la politica energetica nazionale, abbiamo su Trieste ancora questi problemi da risolvere. E quelli di sicurezza dell’impianto? L’approfondimento dei problemi relativi ai rapporti fra sicurezza, protezione ambientale e sviluppo portuale potrebbe essere d’aiuto per raggiungere margini di miglioramento in fatto di tecnologie e dispositivi per la sicurezza. Quindi lei non dà affatto per certo e imminente il rigassificatore di Zaule? No, perché il tema è aperto anche su altre questioni ancora. Il procedimento di Vas per il piano regolatore del porto è ancora in discussione al ministero dell’Ambiente proprio perché si stanno analizzando i diversi usi dell’area portuale e le loro compatibilità. È a causa del rigassificatore che il piano regolatore del porto non viene dunque “rilasciato”? Sì, per questo. Ma poi stiamo analizzando anche altro. Che cosa? Al ministero è stato presentato un secondo progetto per Trieste, quello per il rigassificatore “off shore”, e il procedimento di Valutazione d’impatto ambientale non è concluso. Ma un rigassificatore in Alto Adriatico non dovrebbe escludere l’altro? La domanda è di solo buon senso. Ma si può rispondere soltanto con un piano nazionale energetico e dei rigassificatori, che invece manca. Il principale punto debole procedurale è comunque che avremmo dovuto, come paese, affrontare la Valutazione strategica per situare i rigassificatori. È del resto cosa prevista dalle norme Ue. Ma in passato si è invece preferito valutare caso per caso. Ora stiamo lavorando a questo.

RIGASSIFICATORE: inizia l’iter conclusivo

Dal Piccolo del 12/11/12

Rigassificatore, il governo ha avviato l’iter conclusivo

 

Attenzione alla “complessità” dei modelli assistenziali nella sanità pubblica, ma anche e soprattutto alle buone pratiche, dal Cro di Aviano agli Ospedali Civili di Brescia: per sottolineare l’importanza dell’analisi organizzativa nell’applicazione dei modelli di complessità assistenziale e per proporre a tecnici, operatori e osservatori esperienze, criticità ma anche gli strumenti da utilizzare per un cambiamento nell’organizzazione delle strutture ospedaliere pubbliche o private. Sono queste le premesse del convegno di formazione “La complessità assistenziale: approfondimenti”, che Ipasvi Trieste propone giovedì dalle 9 alle 17 nella sede del Mib (Ferdinandeo). L’iniziativa è aperta gratuitamente agli oltre duemila infermieri professionali, assistenti e vigilatrici d’infanzia della provincia di Trieste iscritti ad Ipasvi, il Collegio infermieri. È prevista la partecipazione di vari esperti. Informazioni per iscriversi alla segreteria Ipasvi, in via Roma 17 (www.ipasvitrieste.it e collegio@ipasvitrieste.it, tel 040.370122). di Silvio Maranzana È partito il countdown per lo scontro finale sul rigassificatore di Zaule. «Il ministero per lo Sviluppo economico – fa sapere l’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia – ci ha notificato l’avvio del procedimento di Autorizzazione unica e ha chiesto a questo scopo l’acquisizione di una serie di documenti.» Ciò proprio mentre sta per partire il ricorso al Tar da parte del Comune di Trieste che si aggiunge a quello del Comune di Muggia. Sono le armi estreme, giudiziarie, usate dal “territorio” che tra breve per via amministrativa uscirà di scena per lasciare ogni potere decisionale al Governo e in second’ordine alla Regione. L’iter procedurale ora è molto chiaro. Mercoledì 14 il Comitato tecnico regionale (Comune, Provincia, Vigili del Fuoco, Capitaneria di porto) esprimerà il proprio parere sui “rischi di incidente rilevante”. «Non è obbligatorio acquisirlo, ma noi lo acquisiremo», fa sapere l’ingegner Pierpaolo Gubertini, responsabile del settore Tutela dall’inquinamento della Regione che ha convocato per giovedì 22 la Conferenza dei servizi la quale dovrà finalmente dare il parere (è già alla terza seduta) sull’Autorizzazione integrata ambientale. «Se ci sarà unanimità l’Aia sarà rilasciata direttamente dalla Conferenza dei servizi – spiega Gubertini – altrimenti la decisione spetterà alla giunta regionale». Quell’unanimità non ci sarà perché almeno la Provincia, ma non solo, voterà contro. «Spettava a noi – spiega Zollia – il parere sulle emissioni in atmosfera, gli scarichi a mare e il trattamento rifiuti. È positivo con una raccomandazione per quanto riguarda il primo punto, negativo per gli altri due. Quindi complessivamente è no.» La palla dunque arriverà alla giunta regionale. «Lo so», anticipa l’assessore regionale alla Programmazione Sandra Savino. Non solo, il parere finale spetta al Ministero, ma l’Autorizzazione unica va rilasciata «d’intesa con la Regione». Resteranno in campo dunque solo Governo e Regione, ma quali? Probabilmente i prossimi. «Ma questo non c’entra perché è ora di finirla di fare campagne elettorali sulla pelle di cittadini e lavoratori, com’è già stato fatto anche per la Ferriera», sentenzia Savino. Il governatore Tondo si è sempre detto favorevole al rigassificatore. «Ci vorrà faccia tosta perché la giunta regionale dica sì sia all’Aia che all’Autorizzazione unica, avendo tutto il territorio contro», frena l’assessore che però lancia un immediato appello. «Ma allora il territorio (Comuni, Provincia, sindacati, associazioni di categoria, ambientalisti) faccia immediatamente una proposta alternativa che porti anche occupazione – invoca Savino – perché in questa che è la più piccola provincia d’Italia stiamo perdendo quel minimo di industria manifatturiera che già ci era rimasta e che già era ai minimi sostenibili. Sul fronte dell’occupazione stiamo vivendo giornate drammatiche eppure i territori continuano a dire: no, no e no. Succede anche con l’elettrodotto Redipuglia-Udine. Forse bisognerebbe mandare anche gli operai della Danieli a mangiare a casa di chi si oppone. Dunque a chi continua a opporsi al rigassificatore dico: subito attorno a un tavolo, ma con proposte alternative concrete.» Altrimenti la giunta regionale, se a quella presente spetteranno le decisioni, quella faccia tosta potrebbe pure trovarla.