IL DANNO E LA BEFFA DEGLI OGM: FRIULANI ANCORA UNA VOLTA CAVIE DA LABORATORIO | |
Fidenato & Co. una cosa l’hanno capita, in Friuli è possibile “sperimentare” ciò che si vuole visto che gli amministratori di diverso ordine e grado sono sempre stati garanti nei confronti di inquinatori, devastatori e speculatori vari: |
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NO OGM/ Comunicato di Iniziativa Libertaria
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Vivaro – Fanna/ Ancora azioni anti OGM
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
MV PN 18 agosto
Giorgio Fidenato ammette:
il campo di Vivaro è Ogm
Nessuna contaminazione di Ogm, secondo la forestale regionale e dagli ispettori del ministero, nei campi limitrofi a quello sequestrato a Vivaro e distrutto dai no global. Sono i terreni in cui ora Giorgio Fidenato ammette di aver seminato mais Ogm. Ma il ministero delle Politiche agricole mette le mani avanti: «I risultati delle analisi commissionate si avranno a giorni».
MERCOLEDÌ, 18 AGOSTO 2010
Pagina 3 – Pordenone
Mais transgenico. Nuovi atti di protesta nei confronti della diffusione degli organismi geneticamente modificati
Segnaletica stradale contro i campi Ogm
Cartelli affissi nella notte a Fanna e Vivaro. Campo recintato per evitare altri blitz
Non si arrestano le iniziative di protesta per la presenza di mais Ogm nei campi di Fanna e Vivaro. Ieri si è proceduto a un’altra forma di protesta, meno eclatante rispetto agli striscioni in viale Treviso a Pordenone o alla distruzione da parte dei disobbedienti del campo di mais di Vivaro: lungo la viabilità che da Maniago conduce a Fanna, nella strada regionale 264, i cartelli stradali sono stati imbrattati con alcune scritte che evidenziavano la presenza di mais Ogm. Quasi invisibile per chi percorreva in automobile la strada, in concomitanza con l’insegna del Comune di Fanna, era stato apposto una sorta di cartello stradale con la scritta “Comune contaminato da Ogm”, mentre poco dopo una freccia indicava “Mais Ogm” nella direzione in cui si trova l’area di quattro ettari nelle adiacenze del Santuario di Madonna di strada.
Si è trattato di una protesta “sui generis”, quasi che si volesse dare un’indicazione per segnalare il campo Ogm per eventuali, future azioni da parte di gruppi organizzati sul modello di quello che è già accaduto a Vivaro. L’attenzione delle forze dell’ordine è a 360 gradi anche alla luce dell’azione compiuta la scorsa settimana a Maniago con la distribuzione di pannocchie davanti alla sede del Nip, della piscina e della sede della Forestale a Maniagolibero. Cartelli di protesta sarebbero stati visti anche sul ponte di Montereale e in centro a Fanna. Intanto proprio in quest’ultimo comune i proprietari hanno deciso di recintare il campo e cercare di dissuadere gli eventuali oppositori del mais transgenico. (l.v.)
MERCOLEDÌ, 18 AGOSTO 2010
Pagina 3 – Pordenone
Vanno a ruba i prodotti bio
Successo per l’iniziativa nella biblioteca multimediale
A ruba torte salate, zucchine, angurie a fette e marmellate di pere e zucca, nel chiostro della biblioteca civica a Pordenone. Entusiasta Gina Bagnariol, pordenonese con la coscienza ecologica. «Ho trovato la mia bio-cena – ha detto la prima cliente del banchetto “Prima Vera”, la comunità agricola che produce bio-verdure e frutta -. Sono una fan dei prodotti naturali».
In fila al banco della bio-verdura, anche Amabile Turcatel e Rita Orecchio. «Una buona iniziativa – hanno commentato le mamme – per avere garanzie su quello che si porta in tavola e si mangia». Pomodorini e melanzane in diretta dal campo al piatto e il bio-orto comunitario fondato da Silvano Lapietra con una cinquantina di soci fa bingo sull’integrazione sociale. In settembre saranno inseriti alcuni disabili dell’associazione Agrispe, nelle fila degli agricoltori della comunità Modo che è la sorgente di “Prima Vera”.
«In settembre la nostra azienda di comunità si aprirà al sociale – ha anticipato Lapietra -. Programmeremo gli inserimenti lavorativi di alcune persone svantaggiate, perché la nostra filosofia gestionale è l’inclusione e il servizio. In agenda autunnale ci sarà anche un convegno sulla bio-agricoltura, quella che rispetta i ritmi naturali della terra e che pratichiamo negli orti biologici delle Torrate e Cordenons».
Ogni 40 famiglie di associati si crea un posto di lavoro: l’adesione alla prima azienda agricola di comunità si può inoltrare via e-mail all’indirizzo associazione modo@libero.it, oppure telefonando al numero 3389332353. L’appuntamento con gli spuntini e bio-prodotti di “Prima Vera” in biblioteca è aggiornato al 23 agosto, dalle 18 in poi.
Chiara Benotti
MERCOLEDÌ, 18 AGOSTO 2010
Pagina 3 – Pordenone
«C’è oscurantismo nelle operazioni degli ambientalisti»
Campagnolo
Il blitz contro le viti sperimentali in Alsazia da parte degli attivisti francesi dimostra che l’Italia si sta mettendo alla testa di una caccia alle streghe che rischia di contagiare l’Europa.
«Stiamo assistendo al ritorno di un oscurantismo violento e senza limiti – ha commentato Duilio Campagnolo, presidente di Futuragra – e questa situazione è anche il frutto dell’atteggiamento pilatesco della Commissione europea in materia di biotecnologie, che invece di incentivare la ricerca e l’innovazione la sta di fatto lasciando in ostaggio di pochi folli che non sanno nulla di agricoltura».
«La distruzione dei vigneti sperimentali a Kolmar – continua – è un atto contro la scienza prima che contro l’agricoltura. E’ il momento che gli scienziati parlino e prendano una posizione forte, comunque la pensino sugli Ogm. Riguardo all’Italia, la risposta più forte che si possa dare per arginare questo ritorno al Medioevo agricolo è l’avvio di una convinta campagna di sperimentazione sugli Ogm. Rinnoviamo quindi al ministro Galan la nostra richiesta di firmare i protocolli di sperimentazione lasciati nel cassetto dal suo predecessore».
No OGM/ Vivaro: e ti pare poco come contaminazione!?
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
MV SABATO, 21 AGOSTO 2010 Pagina 4 – Attualità
Ogm, ordinata la distruzione del campo
La Procura conferma il reato. Il ministero minimizza: nessuna contaminazione nei fondi vicini
IL CASO DI FANNA
GreenPeace: il ministro fa riferimento a un limite che vale per alimenti e mangimi, non per i semi Intanto Giancarlo Galan chiede altri campionamenti a supporto delle linee guida per la coesistenza
di RENATO D’ARGENIO
PORDENONE. La Procura conferma il reato, il ministero minimizza e Giorgio Fidenato, il propietario dei campi di Vivaro e Fanna coltivati a mais Ogm, esulta. Ieri la Procura della Repubblica di Pordenone ha chiuso le indagini sulla presenza di mais Ogm in un campo di Fanna. Il procuratore Luigi Delpino ha inoltrato al Gip la richiesta di un decreto penale di condanna e della distruzione del campo seminato con mais transgenico non autorizzato in Italia.
Un decreto che non sembra preoccupare Fidenato – che fino a ieri non aveva ricevuto alcuna comunicazione ufficiale («Il mio legale ha appreso in Tribunale che prima di lunedì non potrà consultare gli atti. Comunque, daremo battaglia davanti al Gip e siamo persuasi di poter essere prosciolti») – intenzionato a ricorrere e, con l’allungamento dei tempi giuridici, pronto anche a raccogliere e vendere il mais di Fanna. Il decreto penale di condanna prevede per l’imprenditore una sanzione pecuniaria e la distruzione del mais biotech. Ora, però, si attendono le decisioni del Gip, chiamato a valutare la richiesta del Pm.
Ma mentre la procura di Pordenone confermava il reato, sempre ieri il Ministero delle Politiche Agricole, con una nota, ha comunicato i risultati delle analisi di 30 campioni effettuati sui campi limitrofi a quelli coltivati a Ogm: «Nessuno dei campi di mais in Friuli vicini a quelli dove è stato seminato mais geneticamente modificato presenta quantità di mais Ogm superiore ai limiti di legge – specifica il Ministero –. Su trenta campioni effettuati, 15 risultano negativi, mentre altri quindici risultano positivi alla presenza dell’evento Mon810, ma in percentuali inferiori allo 0,9%, che costituisce il limite stabilito dal regolamento comunitario, oltre il quale gli alimenti e i mangimi sono considerati, tecnicamente e giuridicamente, geneticamente modificati». Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan ha comuqnue incaricato il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) di effettuare ulteriori campionamenti ed analisi, per acquisire gli elementi scientifici da utilizzare, in accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia e le altre Regioni, anche a supporto dell’adozione delle linee guida sulla coesistenza. In ogni caso, la produzione su cui sarà riscontrata la presenza di Ogm sarà utilizzata unicamente per la ricerca.
Una nota – quella del Ministero – che ha scatenato la reazioni di GreenPeace («In base alle norme europee il limite dello 0,9% vale per alimenti e mangimi. Non esiste nessuna soglia di tolleranza per le sementi, che devono essere Ogm-Free») e delle 27 associazioni che formano la “Task Force per un’Italia libera da Ogm”: «La conclusione delle indagini conferma che c’è stata una violazione della legge e i campi illegali vanno distrutti. Tuttavia non possiamo ancora dire che sia stata ristabilita la legalità: in primo luogo dobbiamo attendere le decisioni del Gip, che ci auguriamo accolga il decreto e ci auguriamo lo faccia al più presto; in secondo luogo non possiamo non esprimere il nostro disappunto per quanto è scritto nella nota del Ministero. Non possiamo accettare che il Ministero tenda a minimizzare questa vicenda e per di più lo faccia in contemporanea con la chiusura dell’indagine e prima della decisione del Gip».
MV SABATO, 21 AGOSTO 2010 Pagina 4 – Attualità
I tre dubbi delle 27 associazioni
Italia libera da biotech
ROMA. «Dopo le dichiarazioni equivoche del Ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, chiediamo di fare immediata chiarezza in merito ai risultati delle analisi sulla presenza di Ogm in Friuli». È quanto afferma la “Task Force per un’Italia libera da Ogm” composta da 27 organizzazioni – Acli, Adoc, Adusbef, Aiab, Amab, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, Cna alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Federparchi, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Greenpeace, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Legambiente, Movimento difesa del cittadino, Slow Food, Unci, Vas e Wwf – nel chiedere al ministro di rispondere a tre quesiti sui risultati delle analisi condotte nei campi in Friuli. Questi i tre punti sollevati dalla task force.
1) Sono Ogm o meno i campi nei quali è stata autodenunciata la semina con mais geneticamente modificato proibito dalla legge italiana?
2) La presenza nei terreni confinanti di 15 campioni contaminati su 30 è una preoccupante enormità considerando che la contaminazione è avvenuta da un solo campo ed in solo anno. È necessario chiarire se le analisi sul mais coltivato in questi terreni sono state fatte sui nuovi semi o sulle piante? Ed inoltre quante piante sono state contaminate considerato che una pianta non è modificata in percentuale, ma è tutta Ogm o non lo è?
3) Sulla base di quale norma il ministro intende destinare alla ricerca i campi di mais risultati seminati illegalmente con mais geneticamente modificato vietato in Italia? Ovvero se ritiene che la sperimentazione possa partire dall’illegalità?
MV SABATO, 21 AGOSTO 2010 Pagina 4 – Attualità
«Adesso è ufficiale: la commistione delle due colture in Fvg è possibile»
Il proprietario
di DAVIDE FRANCESCUTTI
PORDENONE. Grida vittoria Giorgio Fidenato, l’imprenditore di Arba che ha aperto la strada agli Ogm in Friuli Venezia Giulia: il ministero dell’agricoltura ha reso noto che nei campi vicini ai suoi non c’è stata contaminazione di mais geneticamente modificato. «Quindi la commistione delle due colture nella nostra regione è possibile», ha esultato Fidenato, attaccando poi l’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino che «aveva sostenuto il contrario». Il procedimento legale riguardante i suoi campi è ancora lungo, ricorda l’imprenditore (lunedì il suo legale potrà finalmente consultare la richiesta della procura di Pordenone di distruzione del campo che ha a Fanna), ma oramai siamo alla fine di agosto e tra un po’ il mais sarà da raccogliere. Intanto qualche pannocchia Ogm lui se la è già mangiata («sono sane, senza pesticidi», sottolinea), ma il grosso del raccolto è già stato prenotato: «un allevatore locale – rivela – vuole comprarlo tutto per usarlo come mangime per le sue bestie».
Quale tipo di animali? E dov’è questo allevamento? Fidenato non vuole aggiungere altro, ma mentre all’orizzonte si profila già un “caso” mangimi Ogm, meglio ripartire dai 30 campioni di mais che il ministero ha fatto prelevare nei campi contermini ai suoi: 15 sono risultati negativi, altrettanti hanno evidenziato la presenza del mais transgenico Mon 810, ma in percentuali inferiori allo 0,9 per cento, e quindi, secondo il regolamento comunitario, non sono stati contaminati. «Ma contaminazione non è un termine corretto – ribatte Fidenato –, perchè l’Ue parla sempre di commistione tra le due colture. E tale commistione è possibile anche nella nostra regione, nonostante quanto affermato dall’assessore Violino, per il quale la vicinanza di campi dalle dimensioni ridotte e il regime dei venti avrebbero portato a una generale dispersione degli Ogm. E Zaia, allora ministro dell’agricoltura, su quanto detto da Violino si era basato per il suo “no”».
Ora, però, ministro è Giancarlo Galan, il quale ha ordinato ulteriori analisi per acquisire nuovi elementi scientifici. I campi con mais Ogm, ha aggiunto il ministero, saranno utilizzati poi unicamente per la ricerca. «Sono contento che Galan allarghi le vedute alla ricerca scientifica – ha replicato Fidenato –, ma il campo è mio e avrei anche degli interessi economici da tutelare». Fidenato ha infatti intenzione di ricorrere contro la richiesta della procura di distruzione del suo campo. E con l’allungamento dei tempi giuridici, il raccolto a Fanna molto probabilmente si farà. «Andate a vedere altri campi di mais – ha concluso – invasi dalla piralide e riempiti di pesticidi. Il mio mais invece è sano, e come detto già un allevatore vuole comprarlo».
NO OGM: verso il 2 ottobre, rassegna stampa del 28 settembre
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Dal Piccolo del 28/09/10
Sarà distrutto il mais transgenico di Pordenone
di MARTINA MILIA TRIESTE Il tribunale di Pordenone sceglie la linea della Procura e condanna Giorgio Fidenato per la semina di mais Ogm. Lo fa con un decreto penale di condanna che impone 25 mila euro di sanzione, la confisca del campo di Fanna – tre ettari e mezzo dove ad aprile è stato seminato mais transgenico – e la distruzione del raccolto. Il provvedimento non è ancora stato notificato a Fidenato e al suo legale, Francesco Longo, ma l’avvocato dice di esserne a conoscenza mentre dalla procura arriva la conferma che i contenuti del provvedimento sono quelli richiesti dalla pubblica accusa. Ma con la decisione del gip del tribunale di Pordenone, Piera Binotto, la vicenda può dirsi però tutt’altro che conclusa. La battaglia di diritto prosegue così come quella politica e di principio. Sul tavolo c’è una normativa europea che contrasta con quella nazionale, ci sono i piani di coesistenza che dovrebbero far capo alle Regioni (così dice una sentenza della Corte Costituzionale) e che secondo recenti interpretazioni la normativa europea stessa starebbe rivedendo. «Naturalmente presenteremo opposizione al decreto – commenta l’avvocato Longo – fondando la nostra difesa su quello che abbiamo sempre sostenuto ovvero che la semina è avvenuta nel rispetto della normativa europea, senza contravvenire le regole. A questo punto siamo sicuramente davanti a una battaglia di forma, ma che è anche di sostanza perché sugli Ogm si è scatenata una guerra di religione sulla base di interessi importanti e diversi mentre sul tema bisognerebbe dare maggiore spazio alla scienza». E se per l’avvocato è presto per capire quali saranno le prossime tappe della battaglia legale («attendo prima di vedere il provvedimento») Fidenato spera che almeno la distruzione del mais possa essere impedita attraverso l’opposizione del decreto. «Spero che, in attesa che si concluda l’iter giudiziario, il mais possa essere raccolto e intanto stoccato in un deposito. La prima varietà dovrebbe già essere raccolta, le altre due hanno ancora bisogno di maturare». Ma a fare pressioni sulla giustizia e sull’accelerazione dell’applicazione del decreto sono i disobbedienti che, dopo aver distrutto il campo di Vivaro lo scorso 9 agosto, domani manifesteranno davanti al tribunale di Pordenone per dire: «Anch’io voglio che il campo di Fanna sia distrutto in nome dell’inammissibilità della presenza degli Ogm nei nostri territori. La terra e la vita non sono in vendita». «Con la distruzione del campo di Vivaro abbiamo affermato materialmente che non ci può essere spazio per gli Organismi Geneticamente Modificati nei nostri territori – rivendica l’associazione Ya basta che raccoglie i no global del Norsest -. Sradicare quel mais è stato un contributo alla lotta di tanti uomini e donne che in tutto il mondo si oppongono al controllo delle multinazionali come Monsanto, Basf, Syngenta, sull’agricoltura, sulla terra, su tutto il vivente attraverso la logica della proprietà e dei brevetti. È stato un modo per affermare che nessun ”apprendista stregone”, né Fidenato né altri può giocare con il nostro futuro. La discussione che si è aperta ha dimostrato quanto vasta sia la condivisione e la convinzione che non si può convivere con gli Ogm»
Dal Messaggero Veneto del 28/09/10
Ogm, multa e distruzione del raccolto
Una condanna a 25 mila euro di multa, la confisca e la distruzione del campo. Il gip Piera Binotto ha emesso il decreto penale di condanna nei confronti di Giorgio Fidenato, l’agricoltore che ha seminato mais Ogm in un campo di Fanna. «Sappiamo che il decreto è stato emesso, ma non ci è ancora stato notificato – dice l’avvocato Francesco Longo –. Siamo pronti a fare opposizione». Il giudice per le indagini preliminari ha sposato in pieno la linea dettata dal procuratore Luigi Delpino emettendo un decreto penale di condanna nei confronti di Giorgio Fidenato – agricoltore che ha scelto di seminare mais Ogm sulla base delle disposizioni europee e di quanto già deliberato dal Consiglio di Stato – al pagamento di 25 mila euro di sanzione. Un decreto che, riconoscendo il mancato rispetto della normativa nazionale, impone la confisca del campo di Fanna – tre ettari e mezzo dove ad aprile è stato seminato mais transgenico – e la distruzione del raccolto. Il provvedimento non è ancora stato notificato a Fidenato e al suo legale, Francesco Longo, ma l’avvocato dice di esserne a conoscenza, mentre dalla Procura arriva la conferma che i contenuti sono quelli richiesti dalla pubblica accusa. Con la decisione del gip del tribunale di Pordenone, però, la vicenda è tutt’altro che chiusa. «Naturalmente presenteremo opposizione al decreto – commenta l’avvocato Longo – fondando la nostra difesa su quello che abbiamo sempre sostenuto, ovvero che la semina è avvenuta nel rispetto della normativa europea, senza contravvenire le regole. A questo punto siamo davanti a una battaglia di forma, ma che è anche di sostanza perché sugli Ogm si è scatenata una guerra di religione sulla base di interessi importanti e diversi, mentre bisognerebbe dare maggiore spazio alla scienza». E se per l’avvocato è presto per capire quali saranno le prossime tappe della battaglia legale («Attendo prima di vedere il provvedimento»), Fidenato spera che almeno la distruzione del mais possa essere impedita attraverso l’opposizione del decreto. «Spero che, in attesa che si concluda l’iter giudiziario, il mais possa essere raccolto e intanto stoccato in un deposito. La prima varietà dovrebbe già essere raccolta, le altre due hanno ancora bisogno di maturare». E se con la decisione del tribunale di Pordenone si mette un primo punto a una vicenda che è tutt’altro che conclusa e definita, la politica continua a confrontarsi con posizioni molto diverse. «Il dissenso del ministro dell’Agricoltura Galan, come di molti suoi colleghi europei, riguardo alla proposta della Commissione europea di delegare agli Stati la decisione di coltivare o meno organismi geneticamente modificati in ogni singolo Paese – commenta il presidente di Futuragra, Duilio Campagnolo – è segno di equilibrio e lungimiranza, che arriva da parte di organismi istituzionali che sanno quello che dicono e rappresentano gli agricoltori. Ora speriamo soltanto che l’Unione europea non agisca in maniera irresponsabile». Martina Milia
Fidenato
Presidio davanti al palazzo di giustizia
Disobbedienti Il decreto penale di condanna del tribunale di Pordenone non ferma la protesta. I disobbedienti dell’associazione Ya Basta, quelli che lo scorso agosto hanno distrutto il campo di Vivaro che era sotto sequestro per sospetta (all’epoca) semina di mais Ogm, tornano alla carica. Stavolta lo fanno annunciando un presidio davanti al palazzo di giustizia. La manifestazione è in programma domani alle 11 e l’associazione invita tutti a partecipare per dire: «Anch’io voglio che il campo di Fanna sia distrutto in nome dell’inammissibilità della presenza degli Ogm nei nostri territori. La terra e la vita non sono in vendita». Il 9 agosto a Vivaro «abbiamo affermato materialmente che non ci può essere spazio per gli organismi geneticamente modificati nei nostri territori – rivendica l’associazione –. Sradicare quel mais è stato un contributo alla lotta di tanti uomini e donne che in tutto il mondo si oppongono al controllo delle multinazionali come Monsanto, Basf, Syngenta sull’agricoltura, sulla terra, su tutto il vivente attraverso la logica della proprietà e dei brevetti. E’ stato un modo per affermare che nessun “apprendista stregone”, né Fidenato né altri, può giocare con il nostro futuro. La discussione che si è aperta ha dimostrato quanto vaste siano la condivisione e la convinzione che non si può convivere con gli Ogm». Ma i no global non sono gli unici a muoversi. Sabato prossimo è in programma un presidio promosso dal coordinamento libertario (riconducibile al movimento anarchico e da non confondersi col movimento libertario che invece appoggia la battaglia di Fidenato), alle 16.30, in piazza Cavour. In quell’occasione sarà distribuito materiale informativo e sarà messo il microfono a disposizione di quanti vorranno dire la loro sul tema Ogm. E tra gli appuntamenti anti-Ogm spicca anche la Fiera del riso di Isola della Scala (Verona) che giovedì ospiterà un convegno sulla valorizzazione alimentare “Ogm free” al quale sono stati invitati il presidente del Veneto Luca Zaia, esponenti del mondo universitario, di Coldiretti, Slow food e Federica Ferrario di Greenpeace
NO OGM: rassegna stampa del 29 settembre
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Dal Messaggero Veneto del 29/09/10
Coldiretti: ci costituiremo parte civile
Non soltanto il campo di Fanna, ma pure quel che resta di quello di Vivaro. Anche se fosse rimasta una sola pannocchia transgenica in circolazione, il mais seminato da Giorgio Fidenato dovrà essere confiscato e distrutto. A deciderlo il decreto di condanna del gip Piera Binotto che è stato salutato dagli oppositori degli Ogm come la doverosa – per alcuni tardiva – risposta della legge a un abuso. E mentre Coldiretti annuncia che si costituirà parte civile nel processo per chiedere il rimborso degli eventuali danni procurati al patrimonio agricolo e ambientale, strada che anche la Regione è intenzionata a seguire, Fidenato si prepara al contrattacco. IN TRUBUNALE. Il gip ha recepito le richieste della Procura disponendo, oltre alla sanzione di 25 mila euro, la confisca e distruzione non solamente del campo di Fanna, ma anche di quello di Vivaro, nonostante questo sia già stato abbattuto dai no global lo scorso 9 agosto. Giorgio Fidenato, l’agricoltore che per la legge italiana è colpevole di avere seminato senza autorizzazione del ministero dell’Agricoltura, contravvenendo a una norma che però non rispetta le direttive europee (che invece consentono la semina di quella varietà di mais), non si arrende. «Per il momento – ha detto – non abbiamo potuto fare nessun passo ufficiale in quanto il procedimento si è sviluppato sulle sole indagini scientifiche e sulle richieste della Procura. Ora entriamo in gioco e tocca a noi fornire le motivazioni e la giurisprudenza che – ha affermato – ci danno ragione. Per esempio, ci dovranno spiegare come si fa a condannare qualcuno perché ha applicato la normativa europea vigente». Proprio alla Ue Fidenato si appellerà se non vedrà riconosciuti i propri diritti in Italia. «Andremo sino in fondo: se servirà – ha concluso – ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea, perché siamo persuasi della bontà delle nostre tesi». COLDIRETTI. Ma le vicende giudiziarie potrebbero non esaurirsi qui. «Abbiamo chiesto ai nostri avvocati di costituirci parte civile nel processo per chiedere il rimborso degli eventuali danni procurati al patrimonio agricolo e ambientale e fare in modo che reati come questo non si verifichino più», ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere sincero apprezzamento per la decisione del tribunale di Pordenone. Una strada, questa, che la Regione aveva annunciato di voler perseguire. La Coldiretti, però, non si limita a questo: «Occorre ricordare che dai risultati delle analisi rese note dal ministero delle Politiche agricole emerge la presenza nei terreni confinanti di 15 campioni contaminati da Ogm su 30. Una enormità considerando che – ha sostenuto Marini – la contaminazione è avvenuta da un solo campo e in solo anno. Punire i colpevoli e sanare al più presto le illegalità deve essere un obiettivo condiviso da quanti hanno a cuore il rispetto delle regole». TASK FORCE. Soddisfatta Federica Ferrario di Greenpeace, secondo la quale «finalmente si riporta la legalità in Friuli», giudizio condiviso dalle 27 realtà che aderiscono alla Task force anti-Ogm. Martina Milia
«Colpevole assenza delle istituzioni nella vicenda»
Il circolo Legambiente delle Prealpi Carniche, presieduto da Mario De Biasio, denuncia le coltivazioni illegali di mais Ogm e il comportamento delle istituzioni preposte alla salvaguardia ambientale. «Lanciati dalle associazioni ambientaliste, di categoria, dei consumatori e da gran parte della società civile – recita il documento – sono passati alcuni mesi dalle prime grida di allarme per le coltivazioni Ogm sul nostro territorio. Da allora però la questione ha assunto gli aspetti di una vergognosa telenovela». La nota di Legambiente ricostruisce come siano stati scoperti due appezzamenti coltivati a mais Ogm nei comuni di Fanna e Vivaro. Tutte le autorità preposte al controllo e all’applicazione della legge in materia furono avvisate per tempo, a maggio e giugno, e avrebbero dovuto, in tempi rapidi, verificare i fatti, distruggere le colture illegali, applicare la pena prevista per chi aveva eseguito le semine fuorilegge in quei campi. Invece, denuncia Legambiente, «il neoministro alle Politiche agricole ha voluto attuare una sperimentazione illecita in pieno campo, per verificare se il mais Ogm contaminasse davvero. Dai dati raccolti si è verificato che le colture circostanti erano state contaminate. A quella conclusione sarebbe arrivato anche un bambino delle elementari, che stava imparando i primi rudimenti di scienze». Invece che essere puniti e messi a tacere, i protagonisti delle semine illegali hanno trovato notorietà. Un gruppo di ambientalisti radicali ha deciso di «ripristinare la legalità» calpestando e tentando di asportare la coltura del campo di Vivaro: azione giudicata contraria alla tutela della proprietà privata, ma, «a nostro avviso – osserva Legambiente –, un’azione coraggiosa e doverosa a favore della tutela dell’integrità ambientale». L’autorità giudiziaria ha dichiarando la colpevolezza dei protagonisti delle semine Ogm, punendoli con una sanzione di 25 mila euro. Legambiente osserva che è «troppo poco e troppo tardi per frenare l’arroganza di chi, avendo le spalle coperte dalla Monsanto, pensa di poter fare ciò che vuole a scapito della libertà altrui. La sentenza è stata accompagnata dalla falsa affermazione dell’assoluta innocuità dei prodotti Ogm per la salute umana. Al momento questo non può essere sostenuto da nessuno. Anzi, gli ultimi studi scientifici sugli Ogm attestano esattamente il contrario. Altre clamorose bugie – denuncia Legambiente – sono circolate in questi mesi, tipo che con gli Ogm in agricoltura non si useranno più i pesticidi chimici. Ma le varietà Ogm Bt, come il mais seminato a Fanna e Vivaro, sono esse stesse un pesticida che finisce nel cibo derivato. Ci preme sottolineare – conclude Legambiente – la spaventosa, preoccupante e colpevole assenza, su questa vicenda, delle istituzioni che, non facendo il loro dovere, hanno favorito le logiche di dominio delle multinazionali a scapito del faticoso cammino di rinnovamento in atto nell’agricoltura regionale e italiana». (s.c.)
Sit-in dei disobbedienti davanti al tribunale
La decisione del tribunale di Pordenone non ferma la protesta. Oggi davanti al palazzo di giustizia i disobbedienti che fanno riferimento ai centri sociali del Nordest si riuniranno per invitare le autorità ad accelerare il processo che dovrebbe portare alla distruzione del mais transgenico. Il presidio sarà blindato: l’associazione Ya Basta lo scorso 9 agosto è riuscita a sorprendere le forze dell’ordine con un blitz a Vivaro che ha portato alla distruzione del campo di Fidenato. Il gruppo – una sessantina di persone che sono state identificate e successivamente denunciate per una serie di reati che vanno dalla manifestazione non autorizzata alla violazione di sigilli – ha più volte annunciato l’intenzione di radere al suolo anche il campo di Fanna e questo ha fatto alzare la tensione nel corso dei mesi. I disobbedienti, però, non sono gli unici che intendono ribadire con fermezza la loro contrarietà agli Ogm. Gli anarchici di Iniziativa libertaria hanno annunciato per sabato pomeriggio una manifestazione in centro a Pordenone e la presenteranno venerdì con una conferenza stampa davanti alla sede di Agricoltori federati. Intanto le reazioni alla decisione del tribunale di Pordenone non sono destinate a fermarsi. Se per il senatore del Pdl Ferruccio Saro «i pronunciamenti della giustizia stanno dimostrando che i colpi di mano in tematiche così delicate e controverse non portano a risultati produttivi, semmai a un arretramento e a un irrigidimento delle posizioni sul campo», per Susanna Cenni, deputata del Partito democratico in commissione Agricoltura, «le decisioni assunte dal giudice a Pordenone, che prevedono una multa di 25 mila euro e la distruzione del raccolto, ristabiliscono finalmente, dopo mesi di attesa e di tensioni, una situazione di legalità». Secondo Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica, «la condanna ricorda a tutti che le leggi in Italia esistono e richiama le istituzioni a compiere ancora meglio l’azione di vigilanza». (m.mi.)
NO OGM: distrutto il campo di Fanna, rassegna stampa
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
La lotta continua….
30/09/10
Il Piccolo
Raccolto e subito nascosto il mais ogm di Pordenone
di MARTINA MILIA PORDENONE Erano pronti a una nuova incursione, ma sono stati battuti sul tempo. Ieri sera gli uomini della forestale della Regione hanno raccolto il mais transgenico seminato a Fanna impedendo ai no global di distruggerlo. «Il tribunale, con il decreto penale di condanna, ha riconosciuto che quello che abbiamo fatto distruggendo il campo di Vivaro era giusto. A questo punto vogliamo che il campo di Fanna sia distrutto o ci dovremo pensare ancora noi» aveva dichiarato ieri mattina Luca Tornatore, attivista dell’associazione Ya Basta che raccoglie i disobbedienti del Nordest. La giustizia, però, per una volta è stata più rapida. Ieri sera prima delle 19, uomini della forestale regionale con una trebbiatrice e due carri per la raccolta – il tutto sotto l’occhio vigile di polizia e carabinieri – hanno provveduto a mietere i tre ettari di mais ogm seminato da Giorgio Fidenato a Fanna. Il granoturco è stato trasferito in un luogo top secret e rimarrà al sicuro in attesa che la sentenza diventi definitiva. Il giudice Piera Binotto, dopo aver emesso il decreto penale di condanna nei confronti di Fidenato (che prevede confisca e distruzione del raccolto nonché una sanzione da 25 mila euro), ieri ha nominato Luca Bulfone, direttore centrale alle risorse agricole, naturali e forestali della Regione, custode giudiziario. «Ho l’incarico di provvedere alla raccolta del mais e di conservarlo in un luogo adatto in attesa che si concluda l’iter giudiziario» confermava nel pomeriggio Bulfone. Quando? I fatti, in questo caso, hanno preceduto anche le parole. Intono alle 19 personale della forestale, lo stesso Bulfone e il direttore dell’Ersa – braccio operativo della Regione -, Mirko Bellini, hanno raggiunto il campo incriminato e provveduto alle operazioni di trebbiatura e raccolta. Sul posto anche carabinieri e polizia – che fin dalla mattina presidiavano il campo per il timore di incursioni da parte dei disobbedienti – che hanno seguito le operazioni. «Affidare la custodia alla Regione e all’Ersa è come dare il sangue a Dracula. Questi enti non hanno avuto una posizione neutra nella vicenda» tuonava nel primo pomeriggio Fidenato. Ma lo stesso agricoltore poche ore dopo si è ricreduto. «Mi hanno assicurato che il mais, raccolto in granella – spiega -, sarà essiccato. Questo consentirà al raccolto di mantenere le sue proprietà inalterate».
«Sono il futuro, ma in Italia manca una legge di garanzia»
TRIESTE Ne ha discusso la politica e si è espressa la magistratura. Ma della vicenda del mais Ogm di Vivaro parla anche il mondo della ricerca. «Gli Ogm sono da prendere con cautela, perché come tutte le tecnologie comportano dei rischi che vanno valutati con attenzione dalla comunità scientifica», dice Giuliano de Grassi, ricercatore dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (Icgeb) di Trieste, dove proprio in questi giorni si svolge un corso sul rischio derivante dal rilascio ambientale di Ogm. «Per un uso sicuro e sostenibile delle biotecnologie l’analisi del rischio in tutte le sue declinazioni (valutazione, gestione, comunicazione) è fondamentale – sostiene De Grassi -. Ma nel caso dell’agricoltore di Vivaro bisognerebbe anche chiedersi cosa l’ha portato a scegliere di piantare mais geneticamente modificato. Ci sono altri motivi oltre all’evidente vantaggio economico». Per esempio? Una maggiore facilità di coltivazione: gli OGM di prima generazione resistono agli insetti, ai virus, agli erbicidi. Facendo risparmiare all’agricoltore tempo e denaro. Quelli di seconda generazione hanno qualità nutrizionali migliori. C’è per esempio il golden rice, il riso arricchito con vitamina A, ideato per attenuare le carenze alimentari in alcuni paesi in via di sviluppo. Ma ci sono anche Ogm resistenti a fattori abiotici, come la siccità o gli ambienti salini. E gli Ogm di terza generazione, alcuni in avanzato stato di sperimentazione, sono fabbriche per la produzione di vaccini. Ma come essere certi che non nuocciano alla salute? È come in automobile: il rischio di fare un incidente esiste, ma non per questo ci muoviamo a piedi. La valutazione va fatta con strumenti scientifici. Ma in Italia c’è un vuoto legislativo. Giulia Basso
Messaggero Veneto
I no global: «Distruggeremo gli Ogm» Ma nel pomeriggio li precede il giudice
La svolta. Il giudice del tribunale cittadino Piera Binotto ha affidato la custodia giudiziaria alla direzione regionale delle risorse agricole e forestali L’antefatto. Ieri mattina l’associazione Ya Basta ha annunciato l’intenzione di distruggere il campo di Fanna sei i giudici non avessero provveduto L’epilogo. Ieri sera uomini della Forestale e dell’Ersa hanno trebbiato il mais transgenico portandolo in un luogo top secret. Sarà stoccato ed essiccato. «Il tribunale, con il decreto penale di condanna, ha riconosciuto che quello che abbiamo fatto distruggendo il campo di Vivaro era giusto. A questo punto vogliamo che il campo di Fanna sia distrutto o ci dovremo pensare ancora noi». Quando? Luca Tornatore, attivista dell’associazione Ya Basta che raccoglie i disobbedienti del Nordest lancia la sfida: «Anche domani». Ma questa volta la giustizia ha reagito subito: ieri sera, intorno alle 18.30, uomini della forestale regionale con una trebbiatrice e due carri per la raccolta hanno provveduto a mietere i tre ettari di mais ogm seminato da Giorgio Fidenato a Fanna. Il granoturco è stato trasferito in un luogo top secret e rimarrà al sicuro in attesa che la sentenza diventi definitiva. Tutto in una giornata. Dopo mesi di lentezza e polemiche, ieri si è messo un primo punto alla storia dei campi di mais geneticamente modificato. Mentre in mattinata – in una provincia blindata per evitare incursioni no global – il movimento “Ya Basta” annunciava di essere pronto a una nuova incursione per abbattere anche il mais seminato a Fanna, il tribunale era al lavoro per accelerare le procedure. Il giudice Piera Binotto, dopo aver emesso il decreto penale di condanna nei confronti di Giorgio Fidenato (che prevede confisca dei campi, distruzione del mais e sanzione da 30 mila euro), intorno all’ora di pranzo ha nominato Luca Bulfone, direttore centrale alle risorse agricole, naturali e forestali della Regione, custode giudiziario. «Ho l’incarico di provvedere alla raccolta del mais e di conservarlo in un luogo adatto in attesa che si concluda l’iter giudiziario» ha confermato nel pomeriggio Bulfone. Quando? I fatti, in questo caso, hanno preceduto anche le parole. Intorno alle 18.30 personale della guardia forestale, lo stesso Bulfone e il direttore dell’Ersa – braccio operativo della Regione -, Mirko Bellini, hanno raggiunto il campo incriminato e provveduto alle operazioni di trebbiatura e raccolta. «Affidare la custodia alla Regione e all’Ersa è come dare il sangue a Dracula. Questi enti non hanno avuto una posizione neutra nella vicenda» ha tuonato nel primo pomeriggio Fidenato. Ma lo stesso agricoltore poche ore dopo si è ricreduto: «Mi hanno assicurato che il mais, raccolto in granella – ha spiegato -, sarà essiccato. Questo consentirà al raccolto di mantenere le sue proprietà inalterate». E visto che i tempi del procedimento sono tutt’altro che certi, il mais transgenico potrebbe “riposare” ancora per mesi. Dove? Il luogo naturalmente resta top secret, per evitare incursioni. Nel frattempo lo stesso Fidenato e l’avvocato Francesco Longo, che ne tutela gli interessi legali, presenteranno opposizione al decreto (hanno 15 giorni di tempo dalla notifica del provvedimento, avvenuta martedì scorso). La raccolta tempestiva rompe anche i piani del no global, ma nello stesso tempo garantisce loro una seconda vittoria: quella di aver tolto di mezzo – anche se non distrutto – il mais transgenico. «Quella degli Ogm è una guerra contro il sistema vivente – ha affermato ieri mattina con calore, davanti al tribunale, Luca Tornatore -. Aziende come la Monsanto o la Bayer hanno cominciato come industrie di guerra e gli Ogm vengono dalla filiera della guerra». I disobbedienti non smetteranno di combattere il transgenico e per farlo stanno lavorando in sinergia con le popolazioni indigene dell’America Latina, «che conoscono bene gli effetti degli Ogm». I primi di novembre, ha anticipato Tornatore, in Friuli Venezia Giulia arriverà anche Luis Evelis, presidente del Fondo Indigeno Latinoamericano. Martina Milia
Intanto Slow food pronta a costituirsi parte civile
Per la questione Ogm, «quella in corso è una settimana cruciale che evidenzia come la situazione sia in rapida evoluzione tra luci e ombre, mentre diventa sempre più indispensabile assumere posizioni chiare». È la valutazione di Slow food, che in una nota sottolinea che la decisione del tribunale di Pordenone, «è un provvedimento giusto che ripristina la legalità, ma arriva tardivamente e in caso di opposizione al decreto penale di condanna Slow food si costituirà parte civile». «In questo quadro, Slow Food ritiene che un’Italia libera da Ogm sia la scelta migliore: sul piano economico, ambientale, scientifico e delle garanzie sulla sicurezza alimentare – ha dichiarato il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese –. Crediamo che l’Italia debba confermare la sua vocazione per un’agricoltura libera da Ogm
«Introiti a rischio»
I vicini Se il mais geneticamente modificato ha trovato “casa” ed è stato raccolto seguendo procedure delicate per evitare ogni forma di contaminazione con altri terreni, gli effetti della “vicinanza” con le colture tradizionali difficilmente si potranno evitare. Non solo effetti reali, ma soprattutto mediatici. In questi giorni, infatti, anche nei campi vicini a quelli di Giorgio Fidenato, finiti nel mirino della procura, si sta raccogliendo il mais arrivato a maturazione. Alcuni agricoltori, però, avrebbero avuto problemi nel conferire il granoturco perché i proprietari dei silos non vorrebbero rischiare di raccogliere un raccolto che potrebbe essere entrato in contatto con il mais transgenico. Rischi reali di contaminazione? Difficile dirlo. Per appurarlo – le analisi fatte dai consulenti della Procura e dagli ispettori ministeriali sui terreni limitrofi escludevano un pericolo conclamato – andrebbero fatti accertamenti ad hoc, ma da chi e soprattutto chi paga? Nel dubbio, intanto, qualcuno si è dovuto tenere il mais e rischia di perdere il raccolto se non sarà trovata una soluzione diversa. La psicosi da Ogm potrebbe costare cara e potrebbe trasferirsi nelle aule della giustizia civile per quantificare eventuali “danni” economici. (m.m.)
NO OGM: rassegna stampa del 1 ottobre
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Da Il Piccolo del 01/10/10
Già arato il campo di mais ogm di Fanna
PORDENONE Dopo la raccolta – trebbiati 450 quintali di mais transgenico – ieri mattina l’Ersa, sotto l’occhio vigile della direzione regionale alle politiche agricole, ha provveduto ad arare il campo di Fanna. Qualcuno è riuscito, durante le operazioni di raccolta a “rubare” una pannocchia come cimelio, ma il raccolto vero e proprio si trova sotto chiave in un luogo to secret e vi rimmarà fino alla conclusione del processo. Poi sarà distrutto – se il verdetto sarà confermato – o potrà essere commercializzato se la giustizia darà ragione a Giorgio Fidenato che rivendica tempi brevi da parte dei tribunali proprio perché la granella dovrà essere essiccata. Sparito il campo, però, non sparisce il problema Ogm. Ieri in Parlamento è tornato a parlarne anche Giancarlo Galan, ministro per le politiche agricole, torna rispondendo durante il question time, a Benedetto Della Vedova (deputato del Fli). La posizione di Roma è chiara: se le Regioni non provvederanno ai piani di coesistenza, ”qualcuno lo dovrà fare almeno per quella Regione (il Friuli Venezia Giulia) per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice che occorre provvedere”, ha detto Galan. Il ministro ha ribadito che protocolli non possono essere effettuati ”perchè mancano le linee guida sulle quali le Regioni devono ancora decidere”, linee guida nelle quali devono essere individuati i siti. «L’urgenza di arrivare a una soluzione – ha proseguito – è determinata da almeno due fatti: il contenzioso che sale enormemente e la necessità di ottemperare alla Sentenza del Consiglio di Stato che chiede impone di attuare, almeno per il Friuli Venezia Giulia quelle linee». Ad oggi, quindi, le sperimentazioni su piante geneticamente modificate non possono essere effettuate proprio perchè i protocolli di sperimentazione, previsti dal decreto del 19 gennaio 2005, non sono stati emanati e ”le Regioni non hanno ancora individuato i siti sui quali effettuarli. Ad oggi nessuna Regione – ha aggiunto Galan in aula – ha comunicato formalmente al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l’individuazione dei siti per la sperimentazione. Ciò non toglie, però, l’urgenza di uscire da questa situazione di stallo, dovuta principalmente al fatto che la Conferenza Stato – Regioni non ha ancora adottato le Linee guida sulla coesistenza”
Dal Messaggero Veneto del 01/10/10
Ogm fobia, rifiutato il mais dei vicini
Il campo di Fanna è stato arato ieri mattina. Dopo le operazioni di trebbiatura completate mercoledì sera – tra gruppi di curiosi che hanno tentato di “rubare” qualche pannocchia Ogm come ricordo – e l’aratura avvenuta ieri mattina, la storia dei campi transgenici sembra destinata a proseguire solo nelle aule dei tribunali. Ma non è così, almeno non per chi ha seminato mais in quell’area. Sarebbero già cinque i casi di agricoltori che si sono visti rifiutare il mais coltivato nella zona in prossimità ai campi transgenici per paura che – in assenza di certezze sulla qualità del prodotto – della granella geneticamente modificata possa mescolarsi con granella tradizionale. Alcuni conferitori, interpellati, preferiscono non commentare, nessuno vuole essere associato al pericolo biotech. Da Coldiretti, però, arriva la conferma: «Ci sono anche nostri associati che si sono visti rifiutare il mais dai centri di raccolta. Credo che il problema non riguardi solo le persone che hanno i campi nelle immediate vicinanze del campo di Fanna e Vivaro, ma l’intera area. Quello che dicevamo mesi fa non era per creare allarmismo, ma per evitare la situazione che si sta creando». In realtà al momento non ci sono certezze – le uniche analisi ufficiali sono quelle fatte dalla forestale per conto della procura e dagli ispettori ministeriali – sulla presenza di geni modificati, ma proprio per questo i conferitori guardando con sospetto il mais proveniente da quelle aree. «Come associazione abbiamo già provveduto a fare campionamenti – spiega Bertoia – e ora attendiamo i risultati. Affianchiamo le aziende in questa delicata fase. Se si fossero rispettate le regole da subito non ci troveremmo in questa situazione. Questo deve far capire che seminare Ogm non è senza conseguenze per gli altri, non si può fare quel che si vuole». Intanto la trebbiatura – richiesta dall’avvocato Francesco Longo, che difende Giorgio Fidenato, e prontamente disposta dal gip del tribunale di Pordenone – si è conclusa anche se, nonostante le varietà seminate avessero maturazioni diverse, è avvenuta con un’unica operazione. Il personale dell’Ersa, sotto l’occhio vigile della direzione regionale all’agricoltura, in circa tre ore ha ultimato la raccolta: 450 quintali. Ieri mattina, infine, il campo di Fanna è stato arato. Il prodotto sarà essiccato e depositato in un magazzino custodito. «Avevo appuntamento con una ventina di agricoltori per far vedere il campo – ha raccontato Fidenato in un’intervista su www.movimentolibertario.it – ma ho dovuto disdire». Ai curiosi non resta che una speranza: le sei pannocchie della semina dimostrativa, la cui ultima foto comparirà nei prossimi giorni sul sito del movimento libertario. La difesa di Fidenato ha già presentato opposizione e farà riferimento alla normativa europea, che non è stata citata nel decreto penale e al fatto, spiega sempre Fidenato nell’intervista «che il decreto legge italiano che vieta la semina non è mai stato notificato alla commissione europea». E ancora, «la sentenza deve avvenire entro limiti di tempo – dice l’agricoltore – perché il prodotto possa essere commercializzato. Quindi chiederemo, attraverso l’avvocato, di fare il processo penale in tempi rapidi». L’obiettivo è «che molti più agricoltori possano seminare liberamente Ogm nella campagna del prossimo anno». Martina Milia
Ogm, le Regioni: «L Italia resti free» Ma il ministro: fate le linee guida
ROMA. Sugli organismi geneticamente modificati, ieri si è sfiorato uno scontro istituzionale in sedicesimo. Da un lato gli assessori dell’agricoltura delle Regioni che, rivendicando le proprie competenze costituzionali in materia di agricoltura, danno mandato al ministro dell’agricoltura Galan di esercitare la clausola di salvaguardia e non decidono sulle linee di coesistenza. Dall’altro il ministro Galan che dallo scranno del Governo alla Camera, rispondendo al question time, lanciava il suo avvertimento. «Se le Regioni non emanano le linee guida di coesistenza fra ogm e non-ogm qualcuno dovrà pur farlo» e si suppone che a farlo potrebbe essere proprio il suo ministero. La decisione degli assessori all’Agricoltura è stata unanime e quasi certamente sarà ratificata il prossimo 7 ottobre dalla Conferenza Stato-Regioni, quando sarà licenziato l’ordine del giorno proposto dal coordinatore Dario Stefàno (Puglia), dove appunto si chiede a Galan di procedere «con l’esercizio della clausola di salvaguardia» di cui si sono già avvalsi Paesi come Austria, Ungheria, Francia, Grecia, Germania e Lussemburgo vietando la coltivazione del Mais Mon810 e della patata Amflora. Nella stessa seduta gli assessori hanno poi deciso di non esprimersi sulle linee guida di coesistenza tra coltura convenzionali, biologiche e geneticamente modificate in quanto «superate dai nuovi orientamenti proposti dalla Commissione Europea che prevedono libertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colture geneticamente modificate». Non decidendo sulle linee guida di coesistenza le Regioni impediscono di fatto la coltivazione degli ogm. Un voto unanime delle Regioni non era scontato, visto che una regione importante come la Lombardia è sempre stata più possibilista verso il biotech. Poche ore dopo la decisione, rispondendo durante il question time alla Camera Galan ha fatto un intervento che è sembrato piuttosto un avvertimento: se le regioni non deliberano sulle linee guida di coesistenza (in particolare sulla parte relativa alla sperimentazione) «qualcuno lo dovrà fare. Almeno – ha specificato – per quella Regione per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice che occorre provvedere». La Regione è il Friuli Venezia Giulia, dove l’altro ieri il Gip di Pordenone ha deciso di far arare. raccogliere e stoccare il prodotto del campo di Fanna dove si era seminato abusivamente mais ogm. La decisione delle Regioni ha trovato il plauso delle organizzazioni agricole anti-ogm Coldiretti e Cia-Confederazione italiana agricoltori. «A questo punto il ministro Galan dovrebbe aver ben chiara la posizione da tenere, anche in sede comunitaria», afferma Sergio Marini, presidente Coldiretti. Mentre sull’altro fronte Confagricoltura chiede proprio a Galan «di fare quello che le Regioni non hanno ancora fatto». Il fronte anti-ogm ha poi segnato un altro punto mercoledì sera, quando la commissione Agricoltura del Senato ha espresso, anche qui all’unanimità, il parere favorevole sullo schema di regolamento comunitario che introduce la possibilità per gli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio.
NO OGM/ Questo pomeriggio la manifestazione
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Questo pomeriggio sabato 2 ottobre si è svolta in Piazza Cavour a Pordenone la manifestazione-presidio contro gli OGM. Oltre un centinaio dipersone hanno partecipato all’iniziativa con molti interventi ai microfoni. Invece del corteo si è scelta la soluzione del presidio comunicativo che in effetti ha avuto un’ottima riuscita, anche per la distribuzione del Dossier elaborato autonomamente dal Coordinamento Libertario Regionale.
DOSSIER NO OGM
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
SCARICA IL DOSSIER NO OGM: TERRA E LIBERTA?
distribuito alla manifestazione di PN sabato 2/10/2010
NO OGM/ Rassegna stampa e commento sulla manifestazione di Pordenone
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Un momento della manifestazione (foto MV), si contano solo qui un centinaio di persone