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NO OGM: arrivano le denunce per gli attivisti

Messaggero Veneto del 15/03/11

Ogm, irruzione da Fidenato: 40 decreti penali e 5 imputati

 

Rischiano di pagare in media 20 mila euro per aver fatto irruzione nella sede di Agricoltori Federati. Il pm del tribunale di Pordenone, Piera De Stefani, ha avviato l’azione penale nei confronti della quarantina di manifestanti che fecero irruzione nella sede di Agricoltori federati (in corso Lino Zanussi) lo scorso 30 aprile. Ad altri cinque soggetti arriverà invece l’atto con cui sarà notificata la richiesta di rinvio a giudizio.

Dopo aver organizzato un presidio in piazza a Vivaro, contro le coltivazioni geneticamente modificate, i partecipanti, guidati dall’ex consigliere regionale Alessandro Metz decisero per un fuori programma e riuscirono a entrare nella sede, aggirando anche le forze dell’ordine, con spray, megafono e semi (biologici) che lanciarono contro Giorgio Fidenato.

I manifestanti, oltre a gettare semi all’interno della sede, avevano messo all’angolo il presidente dell’associazione gridandogli «vergogna, “chi semina Ogm raccoglie m…», «venduto alle multinazionali». Lui aveva reagito a suon di «siete nazi-comunisti» e dagli insulti si era passati agli strattoni. Poi l’intervento delle forze dell’ordine, la divisione delle fazioni opposte, il defilarsi dei manifestanti, le denunce di Fidenato, il filmato che aveva fatto il giro della rete internet.

Ieri la procura ha inviato all’ufficio del giudice per le indagini preliminare la quarantina di decreti penali di condanna che prevedono sanzioni pecuniarie di 20 mila euro per l’incursione non autorizzata nella sede dell’associazione.

Ma l’azione della procura non è destinata a fermarsi: i medesimi rischi li hanno i volontari di Greenpeace che sono entrati senza autorizzazione nel campo di Fidenato a Fanna (era fine luglio) e i disobbedienti del collettivo Ya basta che il 9 agosto hanno raso al suolo il campo di Vivaro. Anche per loro si profila un decreto penale di condanna.

Ma la “guerra” dei pro e contro Ogm non si fermerà con l’azione giudiziaria. La nuova stagione della semina è alle porte e con essa le polemiche. Domani il prefetto Pierfrancesco Galante ha convocato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza proprio per affrontare la situazione. (m.mi.)

NO OGM: Fidenato torna alla carica

Dal Messaggero Veneto del 03/02/11 Mais Ogm, processo a giugno. Fidenato: «Seminerò ancora» Accolta la costituzione di sei parti civili. Il leader di Agricoltori federati: per coltivare basta una comunicazione di Enri Lisetto PORDENONE. Dopo l’udienza filtro, è entrato nel vivo ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, il processo a Giorgio Fidenato, l’a gricoltore ribelle accusato di avere seminato mais Ogm Mon 810 (in un campo di tre ettari a Fanna il 30 aprile scorso e in uno di Vivaro la stessa primavera) senza le autorizzazioni di legge. Sei le parti civili che si sono costituite; il procedimento è stato rinviato a giugno: «Ma io seminerò di nuovo, la legge è chiara». Il presidente di Agricoltori federati, assistito dall’avvocato Francesco Longo, si oppone al decreto penale di condanna firmato dal gip la scorsa estate, che ordina il pagamento di 30 mila euro di sanzione oltre alla distruzione delle pannocchie transgeniche. Il giudice ha ammesso, nonostante la contrarietà della difesa (carenza di legittimazione), tutte le richieste di costituzione di parte civile: la Regione con l’avvocato Mauro Cossina, la Provincia di Pordenone con Andrea De Col, la Coldiretti con Sergio Gerin, il Codacons nazionale con Vitto Claut, quello regionale con Alessandro Magaraci e Slow Food con l’avvocato Alessandro La Macchia. Ammessi anche tutti i mezzi di prova presentati dal pubblico ministero Vania Marinello tra cui testi, documenti e indagini scientifiche. La procura contesta la violazione del decreto legislativo 212/01, ovvero la messa a coltura di sementi di mais Mon 810 senza autorizzazione. La difesa ribatte che il seme è autorizzato dal “ Registro europeo dei mangimi ed alimenti geneticamente modificati” e pertanto, se la semina è consentita nell’Ue non occorre chiedere autorizzazione in Italia, che dell’istituzione comunitaria fa parte. Il giudice ha rinviato l’udienza al 29 giugno quando saranno sentiti i carabinieri che hanno effettuato l’indagine, gli agenti del Corpo forestale e il personale della Direzione regionale delle risorse agricole. La “battaglia” legale verterà non solo sulla presunta violazione della legge nazionale, ma anche sulla ipotetica contaminazione dei campi circostanti, sulla base delle risultanze del consulente della procura Serena Varotta dell’Università di Padova, che si è avvalsa dell’ausilio di Gianluca Governatori (secondo la qui relazione la contaminazione dei vicini appezzamenti sarebbe avvenuta). «Ma quale contaminazione – ribatte Fidenato –. Si tratta di un mescolamento. Le analisi si riferiscono a campioni con tracce ben al di sotto dei limiti di legge per l’etichettatura no Ogm, ovvero inferiore allo 0,9 per cento. E questo non significa che le contaminazioni arrivino dai miei campi: la purezza in natura non esiste, potrebbe essere un’autopresenza nei sacchi delle sementi». Il processo riprenderà a semina primaverile avvenuta: «Vado avanti, riseminerò e questa volta non farò più domande, ma comunicazioni. Lo Stato – ha concluso Fidenato – non ha diritto ad impedire, ostacolare o limitare le semine autorizzate dall’Ue, se non attivando la clausola di salvaguardia, se supportata da dati scientifici che dimostrino la pericolosità degli Ogm»

NO OGM: la partita in regione si riaccende

Dal Messaggero Veneto del 09/02/11

Mais transgenico, Coldiretti mobilitata: «Le semine incitano alla disobbedienza»

«Continuare con le provocazioni di seminare Ogm è un comportamento che incita a non rispettare la legge. Chi lo fa, forse, ha altri obiettivi e rappresenta qualcun altro e tutto questo dovrebbe essere messo in luce».

La Coldiretti di Pordenone replica così a chi ha in programma iniziative che hanno solo lo scopo di illudere gli imprenditori agricoli di risolvere un problema economico con la semina di Ogm che tra l’altro sono vietati.

«È’ puro populismo – rileva Cesare Bertoia presidente della Coldiretti di Pordenone -. Noi siamo per la legalità e crediamo nelle istituzioni che la fanno rispettare. Gli Ogm non sono la soluzione al problema dell’agricoltura italiana e tanto meno di quella della nostra regione. L’esempio – prosegue Bertoia – viene dalla Germania e dalla Francia, quest’ultima grande produttrice di cereali europea, che hanno deciso di chiudere l’esperienza degli ogm. Non si capisce – conclude Bertoia – perché dovremmo cominciare da Pordenone, sarebbe una grande contraddizione».

Su questo ragionamento entra nel merito anche il direttore Roberto Palù che afferma: «E’ curiosa la velocità con la quale l’Unione europea si è attivata nei confronti della legge regionale sull’etichettatura dei prodotti non ogm e la lentezza per non parlare di boicottaggio con i quali invece sta affrontando la legge approvata a livello nazionale in maniera bipartisan sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta. Quando si tratta – spiega Palù – di mettere in trasparenza un settore, di difendere i consumatori, di garantire la sicurezza alimentare e di tutelare gli imprenditori agricoli italiani dalla concorrenza sleale tutto diventa difficile».

Sulle prossime semine Bertoia lancia un altro messaggio: «Seminare ogm è vietato e – continua il presidente – c’è da chiedersi anche chi procura le sementi vietate. C’è un commercio illegale di un prodotto illegale e tra l’altro – affonda il presidente – chi lo fa perde anche il diritto a percepire gli aiuti comunitari previsti per i cereali perché il seme non è certificato esente da ogm. L’auspicio è – conclude Bertoia – che ci siano i controlli su tutto questo e soprattutto un’adeguata prevenzione affinché quanto successo lo scorso anno non si ripeta e perché non si continui a raccontare bugie agli agricoltori».

 

Domenica assemblea di Futuragra

Futuragra sferra l’offensiva. Domenica alle 10, a Villa Cigolotti (Basaldella di Vivaro) si riunirà l’assemblea dell’associazione che da anni «si batte per poter seminare liberamente in Italia anche le piante Ogm – ricorda la lettera di invito spedita ai soci –, che garantiscono, al di là di quello che dicono i loro detrattori, maggiore produttività, più benefici per l’ambiente e per la salute».

Con la nuova semina alle porte e una causa nei confronti di Giorgio Fidenato che non si concluderà prima dell’estate, l’associazione invita gli agricoltori a decidere le strategie da adottare, senza fare sconti.

All’ordine del giorno c’è proprio la campagna della semina del mais Ogm, ragione per cui all’assemblea parteciperanno anche un avvocato e uno scienziato. L’assemblea è rivolta ai soci ma anche ai simpatizzanti e a quanti vogliono iscriversi.

VIVARO: BLITZ ANTI OGM + rassegna stampa

noogmbis-07Un gruppo di attivisti anarchici di Iniziativa Libertaria ha bloccato con del nastro per cantieri le due entrate della Villa Hotel di Basaldella di Vivaro dove erano riuniti Futuragra, Fidenato e i pro-ogm per fare il punto e decidere la nuova semina del mais contaminante.


 

Attrezzati con facsimili di maschere da gas hanno poi graffettato il nastro caratteristico di pericolo con decine di fogli simboleggianti la Monsanto col teschio, stessa cosa è stata fatta per l’entrata del parcheggio. Continue reading →

OGM: Fidenato all’attacco

Dal Messaggero Veneto del 16/02/11

«Chi semina Ogm non perde contributi»

 

«Coldiretti cerca in tutte le maniere di incutere terrore negli agricoltori». Secondo il presidente di Agricoltori federati, Giorgio Fidenato, l’appello ai controlli fiscali per stanare chi semina mais geneticamente modificato è il segnale che «Coldiretti non ha altre armi per contrastare la voglia di libertà che sta esprimendo il mondo agricolo».

E ancora, «Non ha più idee, non sa più cosa dire per contrastare la volontà della sua base di poter seminare mais Ogm sulle sue proprietà, arriva a “minacciare” le visite della finanza nel vano tentativo di contrapporsi a una piena che sta sormontando» tuona Fidenato.

Il presidente di Agricoltori Federati controbatte che non c’è alcun rischio di perdere il contributo sui cereali (Pac) per chi sceglie di seminare il granturco transgenico. «Ci risulta – scrive in una nota Fidenato – che gli agricoltori della Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Portogallo e Spagna, pur seminando mais Ogm, non hanno mai perso il contributo (ndr in gergo tecnico pac). Per questo chiediamo alla Coldiretti che, dalle sue alte conoscenze, ci illumini e ci citi l’articolo e la legge in cui è previsto che coloro che seminano mais Ogm non possono ricevere la pac».

Le dichiarazioni della più importante associazione di categoria, sono inaccettabili per Fidenato. «Pur sapendo bene che il mais Mon 810 è già commercializzato liberamente in tutta Europa e che le sementi possono liberamente circolare su tutto il territorio della comunità europea – insiste l’agricoltore pro Ogm –, Coldiretti chiede agli organi della repressione di intervenire e controllare. Invece di preoccuparsi di altre questioni ben più gravi ed importanti, come i redditi delle aziende agricole italiane che sono bassi, informa coloro che volessero seminare mais Ogm che ci sarebbe il rischio di perdere il contributo Pac».

Nemmeno questo deve fermare, per Fidenato, quella che vuole essere soprattutto una «battaglia di libertà». Per questa ragione il presidente di Agricoltori federati ribadisce che «resta valida la mia offerta: chiunque voglia seminare mais Ogm – rilancia – mi chiami. A norme vigenti, l’Italia non può vietare agli agricoltori di seminare mais Ogm già autorizzato sulle proprie proprietà».

NO OGM: Fidenato chiede il dissequestro

Messaggero Veneto del 01/03/11

Mais, Fidenato chiede il dissequestro

E’ sotto chiave ormai da sei mesi, con tanto di impianto d’allarme – pagato dalla Regione – per custodirlo. E’ il mais Mon 810 raccolto dai campi di Fanna e Vivaro di Giorgio Fidenato. Il proprietario del mais Ogm, però, è pronto a presentare istanza di dissequestro «perché parliamo di una varietà che si può commercializzare in Europa e perché il sequestro è un costo inutile per la comunità». Se il processo a carico di Fidenato è stato rinviato a fine giugno, l’agricoltore non ha alcuna intenzione di attendere il giudizio per chiedere possesso del granturco. Da qui la presentazione dell’istanza. Sul fronte dei pro Ogm si muove anche l’oncologo Umberto Tirelli spiegando che l’atrazinza, erbicida comunemente usato in agricoltura, favorisce l’insorgere dei tumori alla prostata.Un pericolo che, secondo Tirelli, «potrebbe essere eliminato attraverso la tecnologia Ogm in Italia tanto osteggiata» . Da uno studio americano appena presentato al Simposio sul Cancro delle vie urinarie, si evince – come riporta il direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’Istituto nazionale tumori di Aviano –, che gli erbicidi e i defoglianti utilizzati dagli Stati Uniti in quantità enormi durante la guerra del Vietnam, tra il 1962 e il 1971, aumentarono l’incidenza di tumori della prostata nei veterani del Vietnam esposti all’agente arancio, un derivato della diossina che fa parte degli erbicidi, rispetto ai veterani non esposti allo stesso agente. La ricerca è stata condotta su 2.270 veterani, di cui 869 con cancro alla prostata, e ha evidenziato che coloro che sono entrati in contatto con l’agente arancio presentano il doppio di incidenza di tumore della prostata, in età di 5 anni più giovane alla diagnosi e in forme più aggressive e spesso metastatiche. «Questo dato – commenta Tirell – si aggiunge a quanto già si sapeva sull’incremento di linfomi e sulle malformazioni congenite che l’agente arancio aveva già evidenziato in passato. E’ importante rilevare che l’atrazina, un erbicida che oggi si impiega ancora comunemente nella nostra agricoltura e come diserbante, appartiene allo stesso gruppo di erbicidi dell’agente arancio, potenzialmente cancerogeno, e potrebbe essere eliminato attraverso la tecnologia Ogm».

NO OGM: alcune novità in regione

Dal Piccolo del 25/02/11

In FVG due su tre rispondono no alla sfida Ogm

 

Due cittadini su tre non raccolgono la “sfida” degli Ogm. Lo rivela un sondaggio della Swg. Il Palazzo si blocca: la legge sul transgenico subisce una nuova battuta d’arresto

di Gianpaolo Sarti

TRIESTE. Tradizione, qualità e ambiente. La popolazione del Friuli Venezia Giulia chiude la porta all’innovazione: per lo sviluppo dell’agricoltura la gente pretende innanzitutto rispetto dei valori. Chiede di coltivare «prodotti di eccellenza, legati al territorio». Il tassello che mancava al dibattito sugli Ogm arriva da un’indagine Swg, commissionata dalla Coldiretti di Udine che, tra luglio 2009 e dicembre 2010, ha sondato l’opinione di 600 residenti e 850 imprenditori specializzati nel settore.

 

A far emergere il rapporto con il passato e il senso di tradizionalità locale è ben il 64% del campione. L’innovazione è segnalata come fattore importante solo dal 12%. E la connessione tra agricoltura e sviluppo è presa in considerazione appena dal 23%.

«L’opinione pubblica friulana sembra avere una visione difensiva dell’agricoltura o per lo meno non propriamente associata alla crescita e alla modernizzazione» tira le somme Coldiretti.

«Non c’è un automatismo assoluto tra quanto documentato dalla ricerca e gli Ogm – avverte l’assessore alle Risorse agricole Claudio Violino – ma sono dati indicativi che ci danno l’idea di una tendenza.

Tuttavia vanno a confermare una ricerca della Regione, da cui risulta che il 65% della popolazione è contrario agli organismi geneticamente modificati». Sulla questione – che l’estate scorsa aveva infiammato le cronache nazionali in seguito al tentativo di semina abusiva di mais transgenico in un campo di Vivaro – si sta scatenando ora anche una guerra di numeri. Un altro sondaggio ribalterebbe le tesi di Coldiretti e Violino. Futuragra, associazione di agricoltori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie in Italia, ha diffuso un’indagine di Demoskopea del 2009: il 55% dei coltivatori di mais in Veneto e in Friuli sarebbe favorevole.

 

Il quadro, confuso e contraddittorio, incombe sulla legge che presto sarà esaminata in Consiglio regionale. Il Palazzo stesso non ha una linea politica definita e il voto slitta. La commissione ha deciso di portare il testo in aula a fine mese, depennando così la seduta straordinaria fissata per giovedì 10 marzo.

La giornata sarà interamente dedicata a un’ulteriore commissione in cui saranno invitati tecnici, docenti universitari e rappresentanti del settore. I consiglieri si prendono ancora tempo perché ritengono la materia «troppo delicata per essere trattata con urgenza». Era stata la Lega Nord a chiedere una veloce approvazione del provvedimento, temendo ritardi sul periodo di semina ormai vicino

La commissione ha dovuto congelare la richiesta dopo un lungo botta e risposta tra l’assessore Violino e le forze politiche presenti, orientate comunque verso un sostanziale divieto alle coltivazioni Ogm.

La legge è bipartisan ma non tutti invocano un no assoluto: «Dobbiamo valutare con prudenza se è possibile la coesistenza tra agricoltura convenzionale e transgenica» è stato detto, nella consapevolezza che «una legge è indispensabile per dare un segnale politico preciso».

L’assessore, leghista, a quanto pare apre uno spiraglio alle coltivazioni “moderne”: «Non dico no a sperimentazioni utili a capire quale potrebbe essere in futuro l’Ogm migliore per la nostra agricoltura. Ma non dobbiamo guardare ai prodotti geneticamente modificati come a una soluzione economica per il nostro territorio, dobbiamo puntare sulla qualità, sul made in Italy che ci contraddistingue, anzi – si è subito corretto Violino – sul tipicamente friulano».

 

L’agricoltore “biotech” fa proseliti

Martina Milia PORDENONE La semina Ogm è “contagiosa”. Sono più di una decina gli agricoltori di diverse province del Nord Italia, che hanno chiesto al presidente di Agricoltori Federati, Giorgio Fidenato, di procurare loro le sementi di mais Ogm. Fidenato, che nel corso dell’assemblea di Futuragra aveva annunciato la disponibilità a fornire le sementi a quanti fossero interessati, con tutta la discrezione del caso, conferma che le richieste stanno arrivando. Non dice di più, per tutelare quanti sceglieranno la strada che a lui è costata un processo ancora in corso. E sull’azione normativa della Regione, l’agricoltore “dissidente” avverte: «Se quel testo di legge non è stato notificato prima all’Unione europea, e non mi risulta che lo sia stato, non può essere approvato». Qualora la linea restrittiva del Consiglio regionale passasse, «chiederemo venga disapplicata dalla magistratura proprio per la mancata notifica alla Ue, come avviene per la normativa sull’immigrazione ritenuta in contrasto con quella europea»

 

Dal Messaggero Veneto del 25/02/11

«Più di 10 agricoltori del Norditalia interessati a seminare mais Ogm»

La semina Ogm è “contagiosa”. Sono più di una decina gli agricoltori, provenienti da diverse province del Nord Italia, che hanno chiesto al presidente di Agricoltori Federati, Giorgio Fidenato, di procurare loro le sementi di mais Ogm. Fidenato, che nel corso dell’assemblea di Futuragra aveva annunciato la disponibilità a fornire le sementi a quanti fossero interessati, con tutta la discrezione del caso, conferma che le richieste stanno arrivando. Non vuole comunque dire di più, per tutelare quanti sceglieranno di seguire il suo esempio.

«Se tutti quelli che mi hanno detto che intendono seminare Ogm lo facessero – commenta – la prossima stagione potremmo avere campi di mais biotech in tutte le regioni del Nord Italia. Vista la pressione che c’è, però, preferisco essere prudente. Comunque l’interesse è tanto credo che potrebbero esserci delle sorprese».

E alla Regione che sta spingendo sull’acceleratore per approvare in aula la norma che si propone di regolamentare, in forma restrittiva, le coltivazioni transgeniche – se ne parlerà il 29 marzo – Fidenato risponde per le rime.

«Se quel testo di legge non è stato notificato prima all’Unione europea, e non mi risulta che lo sia stato – dice – non può essere approvato».

Qualora la linea portata avanti in consiglio regionale dalle forze politiche, sostenute anche dalla gran parte delle associazioni di categoria e dalle associazioni ambienaliste, passasse, «chiederemo che venga disapplicata dalla magistratura proprio per la mancata notifica alla Ue – aggiunge Fidenato –. I magistrati hanno iniziato a disapplicare la norma sull’immigrazione perché in contrasto con quella europea. Ritengo che la strada sia la stessa». (m.mi.)

LA ZAIA TERRA

10 agosto

La Repubblica

Le critiche del Carroccio. L’attacco arriva dai senatori della Lega Nord in commissione Agricoltura del Senato, Gianpaolo Vallardi ed Enrico Montani,

che annunciano un ddl sulla  moratoria totale agli organismi geneticamente modificati. “Noi siamo con Zaia”, precisano i due senatori della Lega,

“perché stiamo andando incontro a una situazione che compromette sicuramente la fiducia e anche la salute dei consumatori e

non è assolutamente ammissibile

 

che un ministro dell’ Agricoltura

 

faccia finta di niente

 

o si schieri a difendere i coltivatori di ogm

 

perché delle persone come i no global hanno


finalmente avuto il coraggio di riportare la legalità

 

in quella coltivazione che era illegale”.

 

 

Il Corriere

BLITZ CONTRO IL MAIS

Zaia-Galan, lite sugli Ogm friulani

 


E il presidente elogia i centri sociali

 

09:39 CRONACHE Un gruppo di «No blobal» ha invaso un campo a Vivaro.

Il ministro contrario, il presidente del Veneto favorevole

Blitz dei gruppi «No blobal» a Vivaro

con il plauso del presidente della Regione Veneto

VIVARO/ Blitz dei Disobbedienti

MV 10 agosto

Vivaro, blitz dei no-global Abbattuto il mais ogm

Ogm, mais transgenico

Incursione di una sessantina di giovani dei centri sociali in un campo di mais a Vivaro: hanno distrutto tutto, calpestando completamente le piante. Rasi al suolo 3.500 metri quadrati di coltivazioni, già sotto sequestro della Procura di Pordenone. Scoppia la polemica politica, per il ministro Galan è “squadrismo”. Mentre per il leghista Luca Zaia: “E’ stata ripristinata la legalità”

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MARTEDÌ, 10 AGOSTO 2010 Pagina 1 – Pordenone

Vivaro invasa dai disobbedienti in tuta bianca

Il referente del movimento no global: «Tutte le comunità dovrebbero fare come noi»

LOTTA AGLI OGMx

A essere preso di mira è stato un terreno di 3.500 metri quadrati coltivato da Giorgio Fidenato Pannocchie tagliate e infilate in sacchetti da una sessantina di attivisti dei centri sociali del Nordest

Le hanno abbattute come birilli. In poco più di dieci minuti una sessantina di ragazzi dei centri sociali del Nordest (l’azione promossa da Trieste ha avuto molti partecipanti che arrivavano dal Veneto), con le tute bianche che ricordavano quelle utilizzate per le disinfestazioni, ha raso al suolo le pannocchie cresciute nel campo di  Vivaro coltivato da Giorgio Fidenato. Pannocchie transgeniche secondo Greenpeace, pannocchie da esaminare per la magistratura che, il 4 agosto, aveva sequestrato il campo e condotto analisi a campione sui terreni circostanti. In pochi minuti i disobbedienti che fanno riferimento al movimento yabasta hanno distrutto un campo di 3.500 metri quadri.
L’ARRIVO. Intorno alle 11.20 una decina di auto provenienti dalle province di Trieste, Gorizia, Venezia, Padova ha attraversato il centro di Vivaro. Il paese è piccolo e quella comitiva di giovani “foresti”, molti coi capelli rasta, non è passata inosservata. Dopo avere posteggiato le automobili davanti all’agriturismo di Gelindo, i disobbedienti hanno recuperato il materiale nelle auto – tute bianche da disinfestazione, adesivi yabasta e un mega-striscione – per quello che sembrava un presidio come gli altri. Non appena è arrivata un’auto in borghese della polizia, la comitiva ha accelerato e si è diretta a piedi verso il campo che risulta in conduzione a Giorgio Fidenato, il campo che sei giorni fa era stato messo sotto sequestro dalla magistratura e aveva ricevuto la visita degli ispettori del ministero delle Politiche agricole.
IL BLITZ. Indossata la tuta, nonostante la temperatura segnasse 30 gradi, i disobbedienti sono entrati in azione. Con lo striscione “Dall’Italia a Cancun. No Ogm” – per ricordare «uno degli scenari più sfregiati dalle logiche di devastazione ambientale dell’intero Messico», nonché la sede del vertice Cop16 (conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico e i diritti della madre terra) che si terrà a fine novembre – alcuni no global hanno costeggiato la strada su cui si affaccia il campo. Gli altri, formando alcune file ordinate, sono partiti all’assalto del mais al grido di “Ya basta!”. Con la sola forza dei piedi, hanno calpestato e abbattuto le piante che, ogm o no, sono cadute progressivamente come nel gioco del domino. Arrivati in fondo al campo, dopo avere piegato metà filari, i disobbedienti sono ripartiti alla carica e hanno completato l’opera. Alle 11.51 le piante erano tutte accasciate al suolo. Alcuni ragazzi hanno cominciato a tagliare le pannocchie e infilarle in sacchetti neri con la scritta “pericolo Ogm”. Il materiale raccolto in forma dimostrativa (gran parte delle pannocchie è rimasta al suolo) è stato lasciato nel campo. Il cartello “Campo sequestrato dalle comunità indigene di tutto il mondo” a certificare il gesto.
EFFETTO SORPRESA. Il blitz è stato deciso senza preavviso per non dare tempo alle forze dell’ordine di intervenire. I rinforzi, chiamati dai primi agenti e carabinieri giunti sul posto, sono arrivati quando ormai le piante erano state distrutte. A guardare lo spettacolo incuriositi sono stati alcuni residenti. Tra il piccolo pubblico anche un attonito Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra e sostenitore della sperimentazione biotech. Alle forze dell’ordine sopraggiunte in un secondo momento non è rimasto che identificare – non senza difficoltà visto che i giovani hanno cercato di sottrarsi alla procedura – i partecipanti all’azione.
LE RAGIONI. «Oggi siamo qui con le nostre facce alla luce del sole – ha rimarcato Luca Tornatore, referente triestino del movimento no global – per un atto di disobbedienza civile pubblica, un atto che dovrebbero compiere tutte le comunità». Un atto, secondo i disobbedienti, rimasto l’ultimo possibile visto che «il 28 aprile abbiamo consegnato un esposto alla Procura di Pordenone. Che cosa è stato fatto in questi mesi? Perché è dovuta intervenire Greenpeace per fare le analisi?». Domande che arrivano da più parti e che si aggiungono alle polemiche di un’inchiesta sempre più complicata. Il campo raso al suolo, infatti, era comunque stato sequestrato dalla magistratura.
Martina Milia

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Pericolo contaminazione OGM: ecco le prove!

11 agosto

La canola ogm diventa “selvatica” e fa paura


Aiuto, mi è scappata la canola
Se l’ogm si riproduce in natura

Per la prima volta una pianta geneticamente modificata è stata osservata allo stato selvatico. Accade in North Dakota. Gli scienziati temono che possano minacciare la biodiversità. L’esperto italiano Rosellini: “Geni vagliati e considerati sicuri, nessun pericolo” di JACOPO PASOTTI

Piante di canola OGM si stanno propagando dai terreni agricoli del Nord Dakota, negli Stati Uniti, invadendo aree incoltivate. Le piante transgeniche possono dunque abbandonare i campi ed invadere le zone naturali circostanti. Lo sostengono alcuni scienziati statunitensi che hanno osservato, per la prima volta, la presenza di piante geneticamente modificate che si sono riprodotte in aree naturali, e che sono quindi una minaccia per la biodiversità. La scoperta, secondo gli esperti, avrà “implicazioni importanti” nelle politiche agricole degli Stati Uniti.

In luglio i ricercatori hanno raccolto, fotografato ed analizzato 406 piante di canola cresciute fuori dai terreni coltivati lungo un transetto di 5.400 chilometri che attraversa vaste regioni agricole. Di queste, ben 347 (l’86%) sono risultate positive ai test sulla presenza di proteine che le rendono più resistenti ad alcuni erbicidi (la CP4 EPSPS e la PAT).

Un segnale d’allarme, dunque, che non giunge da associazioni ambientaliste ma da Meredith Schafer, ricercatrice presso Università dell’Arkansas, insieme a colleghi della Environmental Protection Agency (Epa, l’agenzia federale che si occupa della protezione dell’ambiente). Secondo lei queste piante “scappate” dai campi potrebbero influenzare la biodiversità della regione. Meredith Schafer ha presentato i risultati delle sue analisi alla conferenza annuale della Società Ecologica Americana (ESA) tenutasi nei giorni scorsi a Pittsburgh. Gli scienziati non sanno se questo possa essere accaduto anche ad altre colture OGM.

Secondo Daniele Rosellini, biologo presso l’Università di Perugia, la scoperta dei ricercatori statunitensi è una conferma di un fenomeno già noto. “Che i geni introdotti mediante ingegneria genetica persistano nell’ambiente in piante coltivate presenti fuori dai campi o in piante spontanee di specie affini che possono incrociarsi con loro è indesiderato da molti. Questo non è comunque pericoloso per l’ambiente e la salute, perché quei geni sono stati vagliati e considerati sicuri prima di autorizzare la coltivazione delle piante OGM che li contengono”, conclude Rosellini.

Ma c’è di più. I ricercatori hanno anche trovato “due casi di modificazioni multiple all’interno di singoli individui”. Un fatto che, secondo gli scienziati, “indica che alcune colture si sono inselvatichite, cioè oltre ad essersi stabilite al di fuori dei campi coltivati, si stanno riproducendo in natura”.
Niente di male per le piante di canola, che sono in questo modo più resistenti e di maggior produttività. Ma la scoperta potrebbe essere l’indizio che il controllo esercitato dai biotecnologi sugli organismi OGM ha maglie più larghe di quanto si pensasse. “I nostri risultati hanno conseguenze rilevanti sulla ecologia e la gestione sia per le piante native che per i prodotti OGM del paese”, dicono gli scienziati.

La scoperta non può passare inosservata in Europa. La commissione europea ha infatti appena dato il via libera alle prime colture OGM, ponendo fine a un embargo in vigore dal 1998. Dalla primavera di quest’anno il gruppo tedesco Basf è autorizzato a produrre la patata transgenica Amflora per usi industriali e come mangimi.

La canola è una varietà della colza, prodotta inizialmente in Canada (il suo nome deriva appunto da Canada e olio). È impiegata nell’alimentazione degli animali da allevamento e per la produzione di biocarburanti. Attualmente i campi di canola ricoprono 2 milioni di ettari del territorio statunitense, ma l’estensione delle coltivazioni è destinata a crescere a causa del continuo aumento dell’impiego dei bio-combustibili.

(10 agosto 2010) Repubblica