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Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
dal Messaggero del 23/03/12
Cassazione: Ogm illegali «Lo Stato può vietarli»
L’ultima parola sulle colture Ogm spetta allo Stato italiano. Lo dice la Corte di Cassazione nelle motivazioni dell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di dissequestro – l’udienza si era tenuta il 15 novembre – dell’azienda agricola In Trois di Giorgio Fidenato. Ma la Cassazione dice di più: esclude che la questione sia da sottoporre alla Corte di giustizia Europea. Coltivazioni fuorilegge. Per la Corte non è sufficiente che i semi ogm siano muniti di autorizzazione al commercio, in quanto iscritti al catalogo comunitario delle sementi geneticamente modificate. L’autorizzazione del Ministero dell’agricoltura italiana – contrariamente a quanto sostenuto da Fidenato che fa leva sul rango superiore della direttiva europea – per la Cassazione ci deve essere. La suprema Corte sottolinea infatti che «la disciplina comunitaria si occupa di tutelare l’ambiente, la vita e la salute di uomini, animali e piante, ma consente alla normativa interna la possibilità di adottare le misure più opportune per limitare gli effetti economici connessi alle potenzialità diffusive degli ogm e, quindi, non compromettere la biodiversità dell’ambiente naturale in modo da garantire la libertà di iniziativa economica, il diritto di scelta dei consumatori e la qualità e la tipicità della produzione agroalimentare nazionale». Potere allo Stato. «La normativa comunitaria, in altre parole – aggiunge – lascia alla legislazione degli Stati membri la possibilità di adottare ogni misura preventiva in grado di evitare commissioni fra prodotti individuando le modalità più idonee in grado di far convivere tra loro le tre filiere (agricoltura transgenica, convenzionale e biologica)». Per i giudici le autorizzazioni alla coltivazione ogm, richieste in Italia, tutelano «aspetti economici» e sono rivolte a «perseguire la finalità (specificamente riconosciuta dalla disciplina europea) che le colture transgeniche vengano introdotte senza pregiudizio per le attività agricole esistenti». Ecco perché secondo la Cassazione «Non si configura una questione da sottoporre alla Corte Europea di Giustizia». Giustizia infinita. Prima di mettere la parola fine alla vicenda Ogm passerà ancora molto tempo. La sentenza sulla semina 2010 messa a segno da Fidenato si avrà solamente il 12 novembre di quest’anno. Disobbedienti a giudizio. A febbraio, invece, Fidenato sarà in aula come parte offesa per la distruzione del campo sequestrato a Vivaro (il 9 agosto 2010). Citati in giudizio una quindicina di disobbedienti. (m.mi.)
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
da Il Piccolo
di Marco Ballico
TRIESTE. Giorgio Fidenato non sarebbe più solo. Altre due aziende, una pordenonese, l’altra udinese, avrebbero utilizzato mais Ogm, il Monsanto Mon 810, lo stesso del presidente degli Agricoltori Federati che nell’aprile dell’anno scorso seminò piante geneticamente modificate nei poderi di Fanna e Vivaro e che è tutt’ora sotto processo. La probabilità della presenza di mais geneticamente modificato è stata accertata in quattro campi, due a Vivaro di proprietà dell’allevamento di maiali La Rizza di Antonio Zolin e due in provincia di Udine, a Coseano e Mereto di Tomba: l’azienda appartiene all’agricoltore Stefano Midun.
Dopo lo screening effettuato su alcuni campioni prelevati dal Corpo forestale regionale, le Procure di Udine con Raffaele Tito e Pordenone con Annita Sorti hanno fatto scattare giovedì perquisizioni e sequestri, di piante e granella, che sono poi proseguiti per tutta la giornata di ieri. Nel Friuli Venezia Giulia che, per legge, non tollera i semi “frankenstein”, il Corpo forestale regionale ha effettuato controlli su 700 campi coltivati a mais. E, sulla base delle prime analisi sospette, la magistratura ha incaricato proprio i forestali di procedere al sequestro in azienda, seguito anche dal direttore centrale dell’Agricoltura Luca Bulfone. Le operazioni procedono in tempi strettissimi vista l’imminente trebbiatura del mais.
A impollinazione già avvenuta ci sarebbe pure il rischio di contaminazione delle colture circostanti. A Vivaro, tra l’altro, il prodotto che si sospetta essere contaminato è destinato all’alimentazione dei maiali allevati da La Rizza. Il rischio di un’altra guerra del mais dopo quella che per mesi mobilitò ambientalisti e cittadini nel Pordenonese? Claudio Violino, l’assessore regionale all’Agricoltura, taglia corto: «La questione riguarda la magistratura, non più la politica. Noi, attraverso l’approvazione di una legge, abbiamo già parlato chiaro».
Quella legge, approvata lo scorso aprile, vieta nel territorio regionale le coltivazioni geneticamente modificate. Tra le novità introdotte nel testo anche un articolo in cui si raccomanda la somministrazione – nella ristorazione collettiva, nelle scuole e nei luoghi di cura della regione, ma anche negli uffici degli enti locali e regionali e in quelli dei privati convenzionati – di prodotti che non contengano Ogm, preferendo quelli biologici, tradizionali, a denominazione protetta o a Indicazione geografica tipica (Igp). Il Palazzo, in mancanza di certezze proveniente dalla letteratura, ha decretato una sorta di divieto “preventivo”. Ma fissato sanzioni certe: chi non osserva il divieto va incontro a multe da 5mila e 50mila euro a ettaro. La Regione, come accaduto proprio in questo giorni, vigila sul rispetto della legge attraverso il Corpo forestale.
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Dal Messaggero Veneto del 22/11/11
Ogm, la Cassazione respinge il ricorso di Giorgio Fidenato
di Enri Lisetto L’azienda dell’imprenditore agricolo di Arba Giorgio Fidenato Introis resta sotto sequestro: la terza sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del presidente di Agricoltori federati, avverso il rigetto della stessa istanza, del 21 aprile scorso, da parte del tribunale del Riesame di Pordenone. La Corte suprema si è uniformata alla decisione del collegio del Friuli occidentale. L’imprenditore dovrà anche rifondere le spese processuali. Il sequestro preventivo dell’azienda (ovvero dei due terreni di Vivaro e Fanna, 4 ettari in tutto, dei 17 sacchi di sementi di mais transgenico, del trattore e del conto corrente) era stato disposto il 2 aprile scorso dal giudice monocratico del tribunale cittadino Rodolfo Piccin. La procura contesta la violazione del decreto legislativo 212/01 ovvero la messa a coltura di sementi mais Mon 810 senza autorizzazione. Il pubblico ministero Piera De Stefani aveva dissequestrato solo il computer di Fidenato, in quanto i dati relativi alle coltivazioni Ogm erano stati prelevati subito dopo l’attuazione del provvedimento. «Attendiamo le motivazioni», ha commentato Fidenato, non sorpreso dalla decisione: «Ero scettico, il traguardo, ho sempre pensato, sia la Corte di giustizia europea. Avevo messo in conto il percorso da effettuare, dal quale non si può deviare e pertanto, oltre la Cassazione, c’è l’Europa». E su Bruxelles Giorgio Fidenato è piuttosto fiducioso: «La Francia nel 2008 aveva bloccato la coltivazione di mais Ogm. Il 6 ottobre scorso è stata condannata dalla giustizia europea in quanto avrebbe dovuto preventivamente chiedere alla Commissione europea la possibilità di vietare semina e coltivazione». Insomma, conclude Fidenato, «tocca andare avanti». La Cassazione ha depositato il dispositivo, mentre per le motivazioni della decisione toccherà attendere qualche settimana. E attende proprio quelle il legale di Fidenato, l’avvocato Francesco Longo: «I fatti non sono contestati, Fidenato ha fatto tutto alla luce del sole. Il danno all’ambiente e alla salute è stato escluso dallo stesso consulente della procura. Ora attendiamo le motivazioni, quindi agiremo di conseguenza».
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
04/09/11 Messaggero Veneto
A Vivaro spuntano i cartelli: Comune contaminato da Ogm
A Vivaro è tornata dopo un anno la protesta dei cartelli contro la semina di alcuni campi a Ogm. Quelli che annunciano l’ingresso in paese sembrano cartelli identici a quelli normali, ma presentano una frase piuttosto insolita: “Comune contaminato da Ogm”. La si era letta nel 2010, la si è tornata a vedere ieri sotto l’indicazione “Vivar” (denominazione friulana di Vivaro). L’anno scorso una simile protesta c’era stata anche a Fanna. Uno scherzo? Forse più una protesta nei confronti delle istituzioni.
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Messaggero Veneto del 27/09/11
Restano sequestrati i campi coltivati a Ogm
Ogm, i giudici del tribunale di Pordenone hanno sciolto la riserva e respinto l’istanza di dissequestro dei terreni di Maniago, presentata da un agricoltore di Vivaro, sui quali, secondo la procura, sarebbe stato coltivato mais trangenico. La decisione è uniforme a quella dei giudici di Udine, che la scorsa settimana si erano espressi su un caso analogo. Il sequestro cautelare era stato eseguito tra il 25 e 26 agosto, su disposizione del pubblico ministero Annita Sorti, dal Corpo forestale della Regione e aveva riguardato due campi di Maniago, di proprietà del vivarese Antonio Zolin. L’accusa contestata dalla procura al proprietario degli appezzamenti è di avere seminato illegalmente mais Ogm. Per la difesa, sostenuta dall’avvocato Francesco Longo, sulla base di una sentenza del Consiglio di Stato coltivare mais Ogm è un diritto degli agricoltori. Mercoledì scorso il tribunale del Riesame (presidente Eugenio Pergola, a latere Rodolfo Piccin e Francesco Saverio Moscato) aveva discusso il ricorso col quale la difesa chiedeva il dissequestro degli appezzamenti. Analogo riesame era stato discusso a Udine, relativamente a un sequestro cautelativo disposto dal pubblico ministero Raffaele Tito, e riguardante i campi di Mereto di Tomba e Coseano di proprietà di Raffaele Midun di Campoformido. I due agricoltori erano stati indagati per avere seminato mais Ogm senza l’autorizzazione ministeriale. Ieri, dunque, il tribunale di Pordenone ha depositato la sentenza: ha rigettato la richiesta di dissequestro dei campi di Maniago. I giudici hanno dunque aderito alla tesi della pubblica accusa, secondo la quale, per coltivare mais transgenico, è necessaria un’autorizzazione del ministero dell’Agricoltura, respingendo quella sostenuta dalla difesa, che, richiamandosi a una sentenza del Consiglio di Stato, individua invece in quel tipo di coltivazione un diritto degli agricoltori. Il legale, in pratica, aveva invocato la prevalenza del Diritto comunitario su quello nazionale che, con apposita direttiva, consentirebbe la coltivazione del seme certificato, già sottoposto a una serie di controlli sanitari e di compatibilità ambientale, come appunto il Mon810. E ciò senza la necessità di ulteriori provvedimenti o autorizzazioni, come richiedono invece le norme italiane. «Il tribunale di Pordenone si era già pronunciato per una vicenda analoga. Attendiamo di leggere le motivazioni del riesame – ha detto l’avvocato Longo -, per poi decidere il da farsi. Non è escluso l’appello in Cassazione: lo vedremo con molta serenità, rispettando la sentenza dei giudici». Intanto la procura ha concesso la granella già trebbiata per esigenze di conservazione: in caso non fosse utilizzabile ai fini agricoli, potrebbe infatti essere impiegata come combustibile
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Messaggero Veneto
MARTEDÌ, 04 OTTOBRE 2011
Slow Food sugli Ogm «Campi contaminati Danni all’altro mais»
La deposizione del presidente del sodalizio e dell’esperta Coldiretti: pericolo nei terreni circostanti quelli di Fanna
di Enri Lisetto Quali sono i rischi agro-alimentari derivanti dalle coltivazioni Ogm? «La forte produzione di polline dal mais Ogm nell’ambiente produce tre effetti: la contaminazione del mais free e del terreno e il danno economico agli agricoltori no Ogm». Il polline si trova «a decine di chilometri, così come esiste il rischio di dispersione del dna non naturale nel terreno, che può persistere da alcune ore ad alcuni giorni». E’ stato questo il fulcro della deposizione della docente universitaria Paola Migliorini davanti al giudice monocratico Rodolfo Piccin, chiamata a testimoniare dall’avvocato di parte civile di Slow Food, Stefano Cavalitto, nel processo al presidente di Agricoltori federati, Giorgio Fidenato, che lo scorso anno aveva seminato mais Ogm nei suoi poderi di Fanna e Vivaro. L’imprenditore, ieri presente in aula, si era opposto al decreto penale di condanna e al relativo pagamento di una sanzione di 30 mila euro e alla distruzione del mais transgenico. Migliorini ha evidenziato che Grecia, Lussemburgo, Germania, Bulgaria, Ungheria e da poco anche la Francia non permettono la coltivazione di mais transgenico. Secondo molti studi, ha aggiunto la docente, «il mais Ogm è dannoso per la salute. In topi nutriti a Mon 810 si è evidenziata la riduzione di fertilità, feti più piccoli, 400 geni non conosciuti nel loro genoma». Durante l’udienza, ieri pomeriggio sono stati sentiti anche il direttore della Coldiretti di Pordenone Roberto Palù, il dipendente della stessa organizzazione Andrea Lugo, nonché il presidente di Slow Food Italia Roberto Burdese. I primi due hanno riferito sui prelievi di 100 pannocchie effettuati nei campi di Fanna circostanti quelli Ogm, poi consegnate all’Ersa per le analisi. Nel mais fu trovata una percentuale pari a 0,4 di contaminazione (il massimo consentito è 0,9 per etichettare un prodotto come Ogm free). Burdese, invece, ha evidenziato i rischi derivanti dalle coltivazioni Ogm in America. Prossima udienza il 19 dicembre
Marzo 17th, 2017 — General, No OGM
Messaggero Veneto del 24/06/11 Sentenza Ogm, Violino: «Il Friuli Vg è al riparo» L’assessore all’Agricoltura: si riferisce a vicende antecedenti alla legge regionale Futuragra; ma l’Europa ha stabilito che la clausola di salvaguardia è superata. di Martina Milia PORDENONE. «Stiamo facendo degli approfondimenti, ma, stando alle prime verifiche, la sentenza non avrà ripercussioni per la nostra Regione perché fa riferimento a vicende antecedenti all’approvazione della legge regionale». L’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino, è moderatamente ottimista. La sentenza del Tribunale amministrativo regionale «che va rispettata» e che cassa il decreto Zaia, con il quale fu impedito a Silvano Dalla Libera (il vicepresidente di Futuragra) di seminare mais transgenico pur in presenza di un via libera del Consiglio di Stato, non dovrebbe avere altri effetti in Friuli Venezia Giulia. In pratica, la nuova legge regionale – «che non è stata impugnata dallo Stato» – dovrebbe fare da ombrello per il futuro. Sul passato si attende ancora il verdetto del tribunale sulla vicenda di Giorgio Fidanto (processo per la semina 2010 il 19 giugno; udienza in Cassazione per il dissequestro preventivo delle sementi, avvenuta ad aprile scorso, il 15 novembre). L’assessore Violino ribadisce «che il no agli Ogm in regione non è preconcetto: siamo convinti che sia una scelta inopportuna, dal punto di vista economico, per l’agricoltura regionale». E se la Regione il suo dovere l’ha fatto, «non resta che aspettare che lo Stato legiferi. Potrebbe anche adottare la clausola di salvaguardia» ricorda Violino. A chiedere l’intervento del neo ministro delle Politiche agricole Romano in questa direzione,«per scongiurare le conseguenze nefaste per la nostra agricoltura che potrebbero derivare dalla eventuale coltivazione di Ogm nel nostro Paese», è anche il vicepresidente dei deputati della Lega Nord, Sebastiano Fogliato. Secondo Fogliato «il decreto Zaia puntava a sostenere un modello di sviluppo agroalimentare ancorato al territorio e finalizzato a valorizzare le nosre peculiarità». Invece, Legambiente Friuli Venezia Giulia, con Emilio Gottardo, invita «la Regione a vigilare sulle attività degli agricoltori che lo scorso anno si sono resi colpevoli di semina abusive» e chiede al ministro di adottare un provvedimento analogo a Zaia per «ripristinare il vuoto normativo anti Ogm, determinato dalla sentenza del Tar Lazio». Ma la risposta di Futuragra non si fa attendere. «Chi continua a evocare la clausola di salvaguardia sa bene che non è applicabile. La Commissione europea si è già pronunciata sull’uso distorto di questo strumento che può essere invocato solo a fronte di rischi provati per la salute e per l’ambiente» evidenziano i pro Ogm».
Dal Corriere on line 24 giugno
07:09 PRIMO PIANO Dopo la sentenza che annulla il divieto di coltivazione, Lega nord e ambientalisti chiedono la clausola di salvaguardia all’Ue. Assobiotec esulta: «Via libera alla ricerca»
Assobiotec esulta: «Ora via libera alla ricerca»
Tar Lazio annulla sentenza anti-Ogm
«Italia chieda clausola salvaguardia»
Bocciata la richiesta della Lega nord
e delle associazioni ambientaliste
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Manifestazione anti-Ogm di Greenpeace in Friuli |
MILANO – Dopo l’annullamento mercoledì da parte del Tar del Lazio del decreto del marzo 2010, con cui l’allora ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, aveva vietato all‘agricoltore friulano Silvano Dalla Libera di coltivare sementi Ogm, da varie parti viene chiesto al ministro Saverio Romano, che ha preso il posto di Zaia, di avanzare in sede Ue la clausaola di salvaguardia, come hanno già fatto Francia e Germania, per salvare la peculiarità agro-alimentare italiana.
LEGA – «Le Regioni hanno già deliberato all’unanimità (con l’esclusione della Lombardia di Formigoni, ndr) la scelta di richiedere al ministero delle Politiche agricole l’esercizio della clausola di salvaguardia» contro il mais Mon810 e la patata Amflora, afferma Sebastiano Fogliato, vicepresidente dei deputati della Lega Nord e componente della commissione Agricoltura della Camera. «È un errore rincorrere modelli agro-industriali che nulla hanno in comune con le nostre caratteristiche e potenzialità. Invitiamo pertanto il ministro Romano, che sugli Ogm ha mostrato di condividere la posizione della Lega nord, di adoperarsi nelle sedi e nei modi opportuni».
ASSOCIAZIONI – Anche la Fondazione diritti genetici, tramite il suo presidente Mario Capanna, chiede che il ministro Romano «invochi subito la clausola di salvaguardia sul mais transgenico, rispettando la volontà dei presidenti di tutte le regioni italiane, ma anche quella degli stessi cittadini, che più volte si sono espressi contro la coltivazione di piante transgeniche sul territorio nazionale». Legambiente chiede al ministro «di fare immediatamente ricorso al Consiglio di Stato» contro la sentenza del Tar del Lazio che «non tiene conto in alcun modo delle conseguenze irreparabili che la dispersione di Ogm nell’ambiente può provocare alla qualità del sistema agricolo italiano».
ASSOBIOTEC: «ORA VIA LIBERA A RICERCA» – Di parere opposto Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, aderente a Federchimica). «È un segnale di grande importanza, che deve far riflettere le istituzioni su talune decisioni miopi che hanno tagliato fuori l’Italia dalle biotecnologie in agricoltura», è il commento del presidente dell’associazione, Alessandro Sidoli, che ha espresso la disponbilità di Assobiotec a un confronto, ma ha ribadito la necessità di appplicare anche in Italia le norme comunitarie sulla sperimentazione delle sementi Ogm, «anche alla luce delle tante eccellenze che il nostro Paese esprime nel campo della ricerca agroalimentare».
Redazione online
23 giugno 2011(ultima modifica: 24 giugno 2011)
Marzo 17th, 2017 — No OGM
Messaggero Veneto del 05/04/11
di Enri Lisetto
PORDENONE. La magistratura stoppa la semina di mais Ogm. Il giudice monocratico del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, su richiesta del pubblico ministero Piera De Stefani, ha disposto il sequestro preventivo dell’azienda – e quindi di tutti i suoi beni strumentali – del leader di Agricoltori federati Giorgio Fidenato, che nei giorni scorsi si era autodenunciato e aveva manifestato l’intenzione di voler seminare anche quest’anno mais Ogm. Il provvedimento è stato firmato il primo aprile ed eseguito il giorno successivo, sabato mattina, dai carabinieri
della sezione di polizia giudiziaria.
I militari dell’Arma si sono presentati nell’abitazione di Fidenato, ad Arba, sede legale della sua azienda, la Introis, e posto sotto sequestro un trattore, 15 sacchi di sementi Ogm, il pc e il conto corrente dell’imprenditore. Sigilli apposti anche ai due campi, ora incolti, già coltivati lo scorso anno, ovvero quelli di Vivaro e di Fanna. Sequestrate due tipologie di sementi di mais Omg, acquistate da Fidenato recentemente per circa 3 mila euro in tutto, di marca Monsanto Dkc5874yg (prodotto negli Stati Uniti), e di marca Kws Karter (prodotto in Germania), contenenti il Mon 810 e custoditi nell’abitazione del leader di Agricoltori federati.
Al momento dell’arrivo dei carabinieri Fidenato si trovava a Lugano per un convegno ed è stato avvisato dalla moglie: «Non ho mai nascosto nulla – ha spiegato – e pertanto ho indicato immediatamente l’armadio dove erano custoditi i sacchi con le sementi». Col provvedimento del giudice, che non esclude il pericolo di reiterazione del reato, è stato nominato anche un amministratore giudiziario, nella persona di Luca Bulfone, direttore della Direzione centrale delle risorse agricole e forestali della Regione. Potrà autorizzare la coltivazione dei campi e l’utilizzo degli strumenti agricoli, ma solo per colture autorizzate.
Il sequestro preventivo è stato disposto dal giudice monocratico Rodolfo Piccin in quanto titolare del procedimento in corso: il 2 febbraio, infatti, si è aperto il dibattimento di secondo grado dopo che Fidenato si era opposto al decreto penale di condanna al pagamento di una sanzione di 30 mila euro e alla distruzione del mais transgenico coltivato nel 2010. La prossima udienza è fissata per il 29 giugno, a nuova semina già avvenuta. La procura contesta la violazione del decreto legislativo 212/01 ovvero la messa a coltura di sementi mais Mon 810 senza autorizzazione.
Ieri pomeriggio Giorgio Fidenato, accompagnato dal suo legale, l’a vvocato Francesco Longo, si è recato in procura per chiedere il dissequestro di tutti i beni aziendali, sementi Ogm comprese. «Non dovesse essere concesso – annuncia – mi rivolgerò al Riesame e alla Cassazione per una battaglia che ha il sigillo della Comunità europea». Se avesse voluto «svolgere un’attività clandestina – spiega l’avvocato Longo – non avrebbe comunicato di provvedere alla seminagione, onde evitare problemi di ordine pubblico».
All’inizio di marzo, infatti,
Fidenato si era autodenunciato alle sette autorità competenti con una lettera in cui comunicava la prossima semina. Di più: avrebbe fornito le sementi transgeniche agli agricoltori che avessero voluto imitarlo. Aveva allegato alla autodenuncia sette pagine di fitta motivazione: al ministro dell’A gricoltura, al procuratore della Repubblica, al presidente della Regione, al commissario europeo John Dalli che si occupa di Ogm, al prefetto (che sulla questione aveva convocato un vertice), al questore e al comandante provinciale dell’Arma
Messaggero veneto del 06/04/11
Ogm, dopo il sequestro controlli a tappeto in Fvg
PORDENONE Controlli a tappeto dell’Ersa, in collaborazione con gli enti preposti e le forze dell’ordine, sui terreni agricoli del Fvg per impedire la semina di mais Ogm. L’ha annunciato il direttore dell’Ersa, Mirko Bellini. Giorgio Fidenato, intanto, ha ultimato ieri la lettera che invierà alla Commissione europea per comunicare quanto accadutogli sabato scorso, ovvero il sequestro preventivo disposto dai magistrati di Pordenone per la sua azienda e, di conseguenza, per le sementi Ogm che aveva acquistato dagli Stati Uniti e dalla Germania per le coltivazioni dei suoi sei ettari di terreno tra Vivaro e Fanna. Un sequestro che blocca una seconda primavera Ogm nel Friuli occidentale, ma non altrove. Perché, come si evince dal sito del Movimento libertario che fa riferimento agli Agricoltori federati dell’imprenditore di Arba, un socio aveva già ottenuto le contestate sementi (di cui, ricordiamo, è vietata la semina, ma non la detenzione e la vendita) a quanto pare finite nel Bresciano. E questo le avrebbe già distrubuite ad alcuni agricoltori che le avrebbero piantate in diversi appezzamenti. Scrive con il nickname Maumen: «Sequestrate, sequestrate, scrivete, scrivete, venite a cercare i 64 ettari seminati fra mercoledì e venerdì scorso». Da Giorgio Fidenato un secco «no comment» sul post, riferisce solo che l’autore è un socio di Agricoltori federati.
Marzo 17th, 2017 — No OGM
Dal messaggero veneto del 17/04/11
«Ogm proibiti, a volte finiscono nel piatto»
PORDENONE Ogm sí o no? Al momento non è questa la domanda che dobbiamo porci, assodato che in Europa i prodotti transgenici non possono essere coltivati. A maggior ragione in Friuli Venezia Giulia, dove una legge del Consiglio regionale approvata il 30 marzo con voto trasversale stabilisce che non si potranno più seminare. Ma ci chiediamo, piuttosto, cosa mangiamo? Perché, se da un lato non si autorizza, dall’altro, ipocritamente, si permette il consumo e i miliardi di Ogm che girano per il mondo ce li ritroviamo nel piatto (per esempio nell`85 per cento dei mangimi che nutrono i grandi animali), anche in quei prodotti di cui l’Italia va fiera (siamo il primo Paese in Europa per i dop e gli igp) come il grana o il prosciutto di San Daniele. È l’inquietante realtà emersa dalla tavola rotonda organizzata ieri sera nella giornata in cui Le voci dell’inchiesta hanno riservato ampio spazio agli Ogm – un dibattito sempre pronto ad accendersi, memore delle feroci polemiche causate dalle semine di mais modificato in provincia di Pordenone, circa un anno fa – e alla riflessione su ciò che rappresentano: risorsa per il futuro o pericolo per la nostra salute? Condotto da Cristina Micheloni (dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica), l’incontro ha avuto quali prestigiosi protagonisti Michele Morgante, ordinario di genetica all’Università di Udine, e Simone Vieri, docente di economia e politica agraria alla Sapienza di Roma. E ha preso le mosse dalla coraggiosa, illuminante e premiatissima inchiesta Il mondo secondo Monsanto – documentario proiettato a Cinemazero prima della tavola rotonda – condotta dalla giornalista francese Marie-Monique Robin, che ha indagato in profondità sulle origini e la storia del colosso statunitense nel settore degli Ogm, una delle aziende piú controverse di tutta la storia industriale. Un impero che, grazie a una comunicazione fatta di menzogne e omissioni, a rapporti di collusione con l’amministrazione nordamericana, a pressioni e a tentativi di corruzione, è diventato primo al mondo nella produzione di semi (sue anche le piante di mais transgenico Mon810 che furono piantate a Fanna nell’aprile dello scorso anno), raggiungendo un’estensione planetaria delle colture Ogm senza che vi sia stato alcun controllo serio sui loro effetti collaterali sulla natura e sulla salute umana. «Considerando che dobbiamo aumentare la produttività perché le piante dovranno fornire anche energia oltre alimenti, la storia ci insegna che a dare i maggiori vantaggi fino a oggi è stata la genetica: il suo uso oculato e preciso è la chiave per lo sviluppo»: questa la tesi di Morgante, in un dibattito nato dalla riflessione su quale agricoltura vogliamo da qui a vent’anni. «Consapevoli del nostro modello di agricoltura – cosí Vieri -, non possiamo prescindere da uno sviluppo coerente con le nostre potenzialità e quindi dobbiamo guardare alle attività economiche che producono benessere nel nostro territorio. In prospettiva ci sarà un’agricoltura di dimensioni minori, ma, se non faremo cosí, rischia di non esserci per niente». Riprendendo poi uno dei temi presentati dal documentario e cioè la tesi secondo la quale gli Ogm possono dare risposte alla fame mondo, Vieri ha presentato numeri per smentirla: nel 1996, anno di introduzione dei semi transgenici, secondo gli obiettivi del millennio della Fao entro il 2015 il numero degli affamati nel mondo si sarebbe dovuto dimezzare. Ma dai 788 milioni di quell’anno siamo passati ai 925 milioni del 2010 e nel frattempo sono vertiginosamente aumentate le superfici Ogm. «Gli Ogm – dice Vieri – rappresentano la tappa finale di un modello di sviluppo in mano a soggetti privati ai quali è delegata la sovranità nelle scelte della politica di produzione agricola e controllo dell’alimentazione a livello mondiale. Il risultato è che tre o quattro grandi imprese (fra cui Monsanto) detengono le maggiori quote di mercato di ciò che mangiamo, vendendoci i prodotti alle loro condizioni». Rispetto – infine – alle opportunità che invece potrebbero derivare in futuro da un buon uso di Ogm, Morgante, portando l’esempio della vite e della lotta ai funghi con le armi della chimica (con il prezzo dei residui di funghicidi presenti nei vini), ha invitato a riflettere su come la tecnologia sarebbe in grado di offrire soluzioni genetiche tali da consentire di ottenere nuove varietà resistenti e dunque prodotti migliori. Oggi il festival apre una finestra sulle opere incompiute nell’Italia Paese di rovine con il film Unfinished Italy, in programma alle 15.30 in collaborazione con La città complessa, prosegue con il focus sull’immigrazione e con l’omaggio a Raitre (Report): se ne parla alle 18; poi la proiezione della videoinchiesta Il mare nero. Cristina Savi
Marzo 17th, 2017 — No OGM
Messaggero Veneto del 09/03/11
Fidenato lancia la semina Ogm 2011
di MARTINA MILIA
La campagna di semina Ogm 2011 è pronta. Giorgio Fidenato ha già inviato alle sette autorità competenti la lettera in cui autodenuncia la sua prossima semina. Di più: fornirà le sementi transgeniche agli agricoltori che vorranno imitarlo. Chiunque, inoltre, potrà chiedere e ricevere senza spese sei semi.
Giorgio Fidenato, edizione 2011, non è meno combattivo dell’agricoltore che un anno fa sfidò lo Stato italiano seminando mais Ogm avocando a sè il diritto europeo e respingendo i divieti nazionali.
Il presidente di Agricoltori Federati, insieme all’amministratore di Movimento Libertario (la sede dell’associazione di categoria è anche la sede del Movimento) ha dato il via alla nuova offensiva, nel nome del diritto, del popolo pro agricoltura biotech. In sette pagine fitte fitte di motivazioni – inviate al ministro dell’Agricoltura, al procuratore della Repubblica, al presidente della Regione, al Commissario europeo (John Dalli) che si occupa di Ogm, al prefetto, al questore e al comandante provinciale dell’Arma – comunica che nella prossima stagione procederà «alla semina di varietà di mais Ogm iscritte nel catalogo comune europeo delle varietà della specie Zea Mais, sulle superfici agricole da me condotte a diverso titolo».
L’agricoltore, in attesa di giudizio per la semina 2010, non chiede autorizzazioni ma si “autodenuncia” preventivamente e aggiunge: «E’ mia intenzione oppormi con tutte le forze a qualsiasi tentativo, sia politico, amministrativo che giudiziario, di bloccare la mia coltivazione, in quanto il diritto europeo, come ampiamente evidenziato, vieta qualsiasi atto di divieto, limitazione e impedimento della possibilità di seminare varietà autorizzate di mais Ogm». Come? Per prima cosa contrassegnando i suoi campi con l’indicazione di proprietà privata.
Fidenato è poi pronto a regalare sementi agli agricoltori che vogliano seguire le sue orme – «più di dieci mi hanno già contattato dalla regione e dal Veneto» – e tramite Facco annuncia una novità. «Intendiamo replicare l’iniziativa della messa a dimora di sei semi – dice Facco – ma questa volta su larga scala. Chiunque volesse sei semi per far crescere Ogm nel giardino di casa o nell’aiuola pubblica, ce li richieda tramite il sito di movimento libertario e glieli forniremo».
Fidenato ha allegato alla lettera la comunicazione del 18 gennaio scorso inviata dal direttore generale salute e consumatori della Commissione europea, Paola Testori Coggi, all’ambasciatore italiano a Bruxelles. Citando anche il procedimento a carico di Fidenato, il direttore ricorda all’Italia che «fin tanto che la direttiva 18 del 2001 non sarà modificata a tale effetto, non consente agli stati membri di vietare la coltivazione Ogm per motivi diversi dal sussistere di un grave rischio per la salute o l’ambiente».