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NO OGM: la regione apre a Fidenato

Da Messaggero Veneto del 04/10/13

Ogm, la Regione “apre” 30 associazioni in rivolta

Il mondo anti Ogm si riunisce oggi a Pordenone nella sede della Regione. Alle 14 tocca alla task force per un’Italia libera da Ogm, rete consolidata di 30 associazioni e alcuni parlamentari da anni impegnati sul fronte della valorizzazione della biodiversità e del made in Italy contro il rischio di contaminazione da Ogm. Alle 16.30 tre delle associazioni, (Coldiretti, Aiab e Legambiente) presenteranno la 14a edizione della Biodomenica che si svolgerà domenica anche in regione. Alle 17.30 presentazione della proposta di legge promossa dagli Ecologisti democratici (primo firmatario Susanna Cenni, “regia” di Giorgio Zanin) sulla tutela della biodiversità. (m.m.) L’affaire Ogm scoppiato in provincia si sta tramutando in uno scontro istituzionale con principale imputato il governo del Fvg. E per ragioni diverse. Se le 30 associazioni che afferiscono alla task force «per un’agricoltura libera da Ogm» – oggi a Pordenone – denunciano mancanza di chiarezza, Leonardo Facco in un video postato sul sito di Movimento libertario, attacca i funzionari regionali accusandoli di aver insabbiato i dati scientifici che riconoscono la biodiversità nel campo di Giorgio Fidenato. E anche la magistratura non fa sconti circa il comportamento tenuto dalla Regione. La task force. Aiab, Legambiente e WWf riferiscono di aver incontrato sul tema la presidente Debora Serracchiani che «ha confermato l’indirizzo politico contrario a consentirne la coltivazione futura, motivando la propria convinzione dell’impossibilità giuridica a impedirne ora la coltivazione sugli appezzamenti già seminati». Le associazioni «hanno invitato comunque Serracchiani a valutare ulteriormente le possibilità di azione legale e richiamato il rischio che si profilerà a breve di una immissione anche sul mercato di mais Ogm». Appreso poi del via libera alla trebbiatuta per Dalla Libera e al riconoscimento, in ordinanza, della “libertà di semina”, chiedono chiarezza perché «queste sono le considerazioni della magistratura europea e non quelle del governo che, pur tardivamente, si è pronunciato per il divieto di coltivazione. Non sono affermazioni compatibili con le dichiarazioni di netta volontà politica di avviare politiche agricole e filiere No Ogm in Fvg». Dati scientifici. Ben più pesanti le accuse di Leonardo Facco (da sempre vicino alla causa di Giorgio Fidenato) che, in un video, attacca la Regione – non risparmiando dalle ingiurie il direttore di area – per aver “oscurato” la relazione di un tecnico Ersa sulla biodiversità riscontrata nel mais Ogm seminato da Giorgio Fidenato. Il sopralluogo del tecnico, sollecitato da un biologo amico di Fidenato, avrebbe prodotto una relazione mai diffusa perché scomoda, è la tesi di Facco. La sentenza. Il giudice Rodolfo Piccin, che ha assolto l’agricoltore di Arba, evidenzia che la legge regionale 5/2011 (assessore Claudio Violino) «oltre che posteriore ai fatti in giudizio – scrive il giudice – si rivela anche inapplicabile: i regolamenti di attuazione previsti, e adottati con delibera del 13 dicembre 2012, non sono mai entrati in vigore, poiché tale delibera non è mai stata pubblicata in Bur». E aggiunge: «Vi sarebbe in ogni caso da dubitare seriamente della compatibilità tra la normativa regionale e quella comunitaria» posto che la prima è «in palese contrasto con la disciplina dettata dall’Unione europea».

 

 

 

Dal messaggero Veneto del 03/10/13

Ogm, la Regione “apre” a quelli ammessi in Europa

 Riconosce, alla luce del “processo Fidenato”, che «la messa in coltura di varietà di mais iscritto nel catalogo comune europeo sia da considerarsi libera», che la normativa «consente l’impiego di prodotti geneticamente modificati» e che «la messa in coltura di varietà di mais Ogm autorizzate e iscritte al catalogo comune non può essere assoggettata ad una procedura nazionale di autorizzazione». Allo stesso tempo, però, detta prescrizioni stringenti per la trebbiatura del Mais mon 810. La Regione, con l’ordinanza del direttore di servizio del Corpo forestale, Massimo Stroppa, indirizzata a Silvano Dalla Libera, rompe il silenzio e i tabù di questi anni. Riconosce il diritto europeo alla semina di una varietà ogm stabilita dal catalogo europeo e traccia in modo chiaro la linea entro la quale un agricoltore che ha seminato mais transgenico – e il vicepresidente di Futuragra ha seminato complessivamente 1,09 ettari – deve muoversi. Una linea che anticipa il regime di coesistenza mai sancito fino a oggi. Il documento, richiamando la raccomandazione della commissione europea del 13 luglio 2010 sulla coesistenza, la sentenza della Corte Costituzionale del 7 febbraio 2006, la legge regionale 5 del 2011 e la nota dell’Ersa inviata a Dalla Libera a settembre, evidenzia che l’agricoltore deve «osservare gli accorgimenti necessari a evitare che le colture di mais Mon 810 nei citati appezzamenti di Vivaro possano determinare la presenza involontaria di mais Ogm in altre colture convenzionali o biologiche». Stabilisce poi 14 punti operativi per evitare la contaminazione, a partire dal fatto che la raccolta del mais dovrà avvenire entro il 10 ottobre. Chiarisce anche che, se tutte le prescrizioni date «non dovessero risultare sufficienti a evitare la nascita di piante erratiche derivanti da semi accidentalmente caduti a terra, nella primavera 2014, anteriormente alla successiva semina, si dovrà procedere al diserbo dell’appezzamento a mezzo di erbicida ad azione sistemica». La nota, seppure tecnica, ha un alto valore politico per Dalla Libera e Futuragra perché «è la prima volta che la Regione dichiara apertamente di riconoscere e rispettare la norma europea. E’ una vittoria del diritto e della libertà d’impresa», ha proseguito Dalla Libera. «Siamo finalmente a una svolta che apre per il settore agricolo una nuova opportunità per risollevarsi da una crisi che non ha precedenti nella storia del nostro Paese», evidenzia l’agricoltore. L’ordinanza rischia invece di essere una doccia fredda per la task force per un’Italia libera da ogm, rete consolidata di 30 associazioni che proprio domani sarà a Pordenone assieme a parlamentari che sostengono la causa e a esponenti di associazioni del Veneto, per riportare l’attenzione sul caso di Vivaro e denunciare il rischio contaminazione. Martina Milia

 

NO OGM: rassegna stampa dal 5 al 10 ottobre

 Dal Piccolo del 10/10/13

Roma scarica sulla Regione la mina Ogm

di Gianpaolo Sarti TRIESTE Richiamo del governo sugli Ogm. Con una lettera firmata dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e indirizzata alla presidente Debora Serracchiani, l’esecutivo Letta esorta il Fvg ad assicurare «una completa attuazione» del divieto di coltivazione del mais Mon 810. Un appello a cui segue a poche ore di distanza l’annuncio della prima trebbiatura Ogm in Italia, organizzata da Futuragra sabato a Vivaro. La tensione si alza: per scongiurare disordini le forze dell’ordine stanno già intensificando i controlli. A surriscaldare il clima ci pensa la lettera di Orlando, che innesca il botta e risposta con la governatrice. «Cara Debora – scrive – il 10 agosto scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale che vieta la coltivazione sul territorio nazionale del Mon 810 fino all’adozione dei provvedimenti comunitari per un periodo di 18 mesi. Il termine massimo di efficacia del decreto – ricorda il ministro – è stato fissato con l’obiettivo di costruire le condizioni per l’adozione di misure regionali di gestione finalizzate alla massima tutela dell’agrobiodiversità e dell’ambiente. Allo scopo di garantire una completa attuazione del divieto imposto dal decreto del 12 luglio 2013 nella Regione Fvg, ove il mais in questione è coltivato» (a Vivaro, ndr), il governo chiede di conoscere con quali modalità la Regione intende procedere. Anche perché, fa notare il ministro, per il Fvg esiste l’eventualità di applicare le sanzioni previste dal decreto del 2003, la bonifica, il ripristino ambientale e al risarcimento, «qualora sia accertato un effettivo danno». Ma nello stesso momento in cui il Fvg riceveva la strigliata da Roma, il ministro all’Agricoltura rispondendo a un question time in Commissione alla Camera, rilevava l’inapplicabilità del decreto a causa della mancanza di sanzioni. «L’incompletezza del quadro giuridico dovuto all’assoluta novità della situazione di fatto non ancora disciplinata in modo sistematico – viene riportato nella risposta – è una lacuna con riflessi operativi che rende necessario un intervento normativo in materia di sanzioni per violazione ambientale». In serata la replica di Serracchiani. «Oltre all’impossibilità di irrogare una sanzione – premette la presidente – non vi è alcuna base normativa che renda legittimo un provvedimento regionale finalizzato a distruggere le colture, anche in considerazione che il decreto del 10 agosto è di competenza dello Stato». Precisando che «appena emesso il decreto, la Regione si è attivata per darvi applicazione», anche Serracchiani evidenzia che le lacune della normativa nazionale sono state ricordate in Commissione alla Camera. «La Regione – afferma la governatrice – ha monitorato la situazione dei campi coltivati con mais Ogm, ma non ha allo stato elementi per procedere penalmente contro i conduttori dei fondi dal momento che dovrebbe dimostrare l’esistenza di un pericolo per la salute pubblica». L’accertamento del danno ambientale «compete al ministero» e le Regioni «possono semplicemente prestare la propria collaborazione». «Si rimandano la palla», sentenzia da parte sua l’imprenditore pordenonese Giorgio Fidenato che nel 2010, a Vivaro, aveva seminato mais Ogm e che per questo aveva subito un provvedimento di sequestro e di procedimento penale, per poi ottenere l’assoluzione in Tribunale nel luglio scorso. Dal Parlamento Sel, intanto, lancia l’allarme. La senatrice Loredana De Petris punta l’indice su Pordenone dove i campi di mais convenzionale limitrofi alle coltivazioni di mais Ogm Mon 810 risulterebbero già contaminati “fino al 10%”. Ma a Vivaro si fa sul serio. Sabato mattina si terrà la “Festa della prima trebbiatura di mais Ogm italiano” di Futuragra, l’associazione favorevole alle biotecnologie. «Un evento storico», lo definisce il vice presidente Silvano Dalla Libera. Domani mattina Futuragra presenterà i risultati di uno studio: secondo Dalla Libera, «le ricerche sul campo hanno permesso di raccogliere dati scientifici per sopperire all’assenza della ricerca pubblica alla quale da anni viene impedito di lavorare»

 

Dal Messaggero Veneto del 10/10/13

Il ministro a Serracchiani: stop alle coltivazioni Ogm

UDINE «Procedere nel divieto alla coltivazione del mais geneticamente modificato Mon 810». Lo chiede al presidente della Regione Friuli Venezia, Debora Serracchiani, il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, in una lettera, di cui è stato reso noto oggi il testo. «Cara Debora – scrive il ministro –, come è noto il 10 agosto scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il decreto interministeriale che vieta la coltivazione sul territorio nazionale del mais geneticamente modificato Mon810 – fino all’adozione di misure comunitarie – per un periodo di diciotto mesi dalla data di pubblicazione. Il termine massimo di efficacia del decreto è stato fissato in diciotto mesi principalmente allo scopo di costruire le condizioni per l’adozione di misure regionali di gestione finalizzate alla massima tutela dell’agrobiodiversità e dell’ambiente». «Allo scopo – continua il ministro – di assicurare una completa attuazione del divieto di coltivazione del mais Mon810 imposto dal decreto di luglio dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ove il mais geneticamente modificato in questione è coltivato, chiedo di conoscere con quali modalità la Regione intenda procedere, stante l’eventualità di dover anche dar seguito all’applicazione alle sanzioni previste e alla bonifica, al ripristino ambientale e al risarcimento, qualora sia accertato un effettivo danno ambientale». Secca la risposta della presidente Serracchiani: «Oltre all’impossibilità di irrogare una sanzione, non vi è alcuna base normativa che renda legittimo un qualunque provvedimento amministrativo regionale finalizzato a distruggere le colture Ogm in atto, anche in considerazione del fatto che il decreto interministeriale del 10 agosto, in quanto rivolto alla tutela dell’ambiente, è di esclusiva competenza dello Stato». Di danni accertati, invece, parla la senatrice di Sel, e capogruppo del Misto, Loredana De Petris, già evidenzia: «I campi di mais convenzionale in provincia di Pordenone limitrofi alle coltivazioni di mais Ogm Mon810 risultano già contaminati fino al 10% dal dna transgenico. È indispensabile un intervento di sequestro e messa in sicurezza dei raccolti prima che il danno divenga irreversibile». De Petris ha reso noti i dati, del Corpo Forestale dello Stato e dall’Istituto Zooprofilattico, sul livello di contaminazione riscontrato nelle coltivazioni di mais nell’area del Comune di Vivaro. «È un ulteriore conferma – dichiara la senatrice – della pericolosità dei semi modificati e del rischio che ne deriva per l’agricoltura».

 

Messaggero Veneto del 09/10/13

Nuove analisi sul mais ogm presentate da Fidenato

Una lotta a colpi di ricerca per dimostrare che il Mon 810 non genera danni alla salute. Oltre a Futuragra, che domani presenterà gli esiti delle analisi e delle ricerche sui campi seminati da Silvano Dalla Libera, anche Giorgio Fidenato continua a raccogliere dati scientifici sul campo seminato a Mereto di Tomba, proprio con finalità scientifiche. Il biologo che sta monitorando le pannocchie di mais ha fatto ulteriori scoperte. Non ultima la presenza di farfalle all’ombra del Mon 810. «Da tempo sto alimentando larve di zanzara con residui di Mon 810 ma per ora non sono morte – ha scritto a Fidenato per aggiornarlo -. Nonostante il Bacillus thuringensis, che esprime la stessa tossina del Mon 810, trovi largo impiego nella lotta biologica alle zanzare. Forse nell’infuso di Mon 810 che sto utilizzando la concentrazione della tossina è troppo bassa. Cinque bruchi raccolti sulla macchia di ortiche presente a pochi metri dal Mon 810 di Tomba hanno generato cinque bellissime farfalle (Vanessa atalanta). Secondo gli ambientalisti se il polline del Mon 810 cade sulle ortiche uccide i bruchi di questa farfalla. Sta di fatto però che una generazione di Vanessa atalanta si è sviluppata all’ombra di una piantagione di Mon 810». (m.mi.)

 

 

Dal Messaggero Veneto del 09/10/13

La task force anti Ogm «Intervenga il ministro»

La Task force nazionale “Per un’Italia libera da Ogm” non molla la presa. E dopo aver minacciato azioni a Pordenone, davanti alla Regione stessa, è passata ai fatti chiedendo l’intervento del Ministro dell’Ambiente. Parte delle associazioni che fanno parte della Task force, inoltre, hanno chiesto alla Regione di rendere trasparente il rispetto delle raccomandazioni emanate dall’ente da parte di Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra, che si prepara a rendere note le scoperti fatte dagli scienziati sui suoi campi seminati a Mon 810. Pressing su Orlando. La Task Force (di cui fanno parte Cia, Coldiretti, Confartigianato, Cna, Legambiente, Federconsumatori, Adiconsum, Movimento Consumatori, Codacons, GreenPeace, LegaCoop, Slow Food, Vas, Wwf) nazionale, dopo la riunione della scorsa settimana fatta in città alla presenza del vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, ha bussato direttamente alla porta del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ritenendo illegittima la messa a coltura del mais transgenico a Vivaro e ancor più la sua raccolta perché non rispettosa, secondo la task force, del decreto interministeriale dello scorso luglio. «Un provvedimento regionale, infatti, autorizza non solo l’attività di coltivazione ma pure la commercializzazione del materiale vegetale frutto di una procedura non consentita» è quanto sostiene lo schieramento delle forze sociali, economiche e ambientali lanciando l’allarme sulla contaminazione quasi certa per le campagne limitrofe, non solo friulane. Pericolo evidenziato tra l’altro dal Corpo Forestale dello Stato incaricato del monitoraggio ambientale. Da Orlando la task force vorrebbe sapere «quali misure intende adottare per assicurare la salvaguardia della biodiversità anche tenuto conto che la Regione contesta l’applicazione del decreto in forza di una pretesa omissione di sanzioni che possono essere facilmente rintracciate nell’ordinamento penale». La mancanza del regime sanzionatorio (ndr può essere sanzione anche la previsione della distruzione delle colture) nel provvedimento nazionale, ha spiegato Bolzonello alla task force, lega le mani alla Regione che, in caso contrario, avrebbe dovuto rispondere penalmente della propria azione. La procedura. Alcune associazioni, però, non si sono accontentate di questo. Aiab, Aprobio, Isde, Legambiente e Wwf hanno inviato una richiesta alla Presidente Serracchiani e all’assessore Bolzonello «per appurare se e come sia stata verificata l’ottemperanza, da parte del signor Dalla Libera, delle raccomandazioni per la raccolta del mais Mon 810 contenute nell’ordinanza del 23 settembre a firma del Direttore del servizio del Corpo forestale regionale e per chiedere aggiornamenti sulla procedura sanzionatoria a carico di Dalla Libera per tardata segnalazione semina». La festa pro Ogm. Intanto venerdì alle 11 da Gelindo a Vivaro, Futuragra celebrerà la propria festa. «Le ricerche sul campo – annunciano Dalla Libera e il presidente di Futuragra Duilio Campagnalo, che terranno una conferenza stampa assieme all’agronomo Tommaso Maggiore e al ricercatore del Cnr Roberto Defez – hanno permesso di raccogliere dati scientifici per sopperire all’assenza della ricerca pubblica alla quale da 10 anni viene impedito di lavorare». Martina Milia

 

 

Messaggero veneto del 08/10/13

Futuragra: sabato daremo i dati sugli Ogm

Questo sabato a Vivaro ci sarà la trebbiatura con la scienza, un evento al quale Silvano Della Libera, vicepresidente di Futuragra, intende invitare la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, e il suo vice Sergio Bolzonello. «Siamo gli unici a essere in possesso di dati sulle colture Ogm e siamo molto felici perché abbiamo fatto delle scoperte davvero importanti per l’agricoltura, scoperte che saranno rese note dagli scienziati stessi». Dalla Libera, intestatario dell’ordinanza della Regione che ha fatto scatenare la reazione della Task force nazionale “Per un’Italia libera da Ogm”, ha inviato una lettera alla Regione nella quale ha ribadito la propria disponibilità a collaborare «in un clima di trasparenza – rimarca l’agricoltore – perché questa contrapposizione non nasce dagli agricoltori. Da sempre le colture diverse convivono e da sempre l’uomo interviene sulle colture per migliorarne la resa: anche il biologico è frutto dell’intervento dell’uomo. Non sono per tanto gli agricoltori a non volere gli Ogm perché gli agricoltori sono abituati alla coesistenza». Dopo le polemiche di questi anni, dopo gli scontri pesanti anche nelle ultime settimane «speriamo che ci sia la voglia di confrontarsi senza pregiudizi, senza dire “Al lupo al lupo” perché gli Ogm non sono il lupo». E se l’auspicio rischia di rimanere tale, perché la contrapposizione tra favorevoli e contrari è radicale, Dalla Libera puntualizza: «Sono le lobby a creare divisioni non certo gli agricoltori. Non c’è stato nessun agricoltore, nemmeno coltivatore bio, che si sia lamentato con me per la scelta di aver seminato Mon 810. L’agricoltura da che mondo e mondo si confronta con la tecnologia e cerca di migliorare sé stessa attraverso l’innovazione». Martina Milia

 

Messaggero Veneto del 06/10/13
Sel presenta una mozione per eliminare le piante Ogm

 
UDINE Una mozione per chiedere l’eliminazione delle coltivazioni Ogm già piantate in Fvg. Il documento è stato presentato da Sel in consiglio regionale, dal capogruppo Giulio Lauri e dal vice Alessio Gratton. «Il Fvg – spiega Lauri – non vuole coltivazioni Ogm sul suo territorio ed è importante che il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello lo abbia ribadito alla riunione della task force nazionale. Anche per questo abbiamo presentato una mozione in cui si chiede che l’amministrazione emani un’ordinanza a tutela della salute – cpnclude Lauri –, facendo valere il principio di precauzione e rimediando al danno ambientale espiantando le coltivazioni di mais Ogm dal territorio regionale». Lo scontro sugli Ogm, però, non si placa. La mozione dovrà essere discussa e votata in Aula, mentre Futuragra, per voce del vicepresidente Silvano Dalla Libera, chiede collaborazione. «Rispettiamo le posizioni politiche della Regione, tuttavia esse vanno distinte dalla realtà della normativa che consente le semine biotech, non solo in Friuli ma in tutta Italia. Diamo atto alla Regione di avere agito nel rispetto della legge – afferma Dalla Libera – senza nascondersi, come in questi anni è stato fatto da tante parti, dietro a provvedimenti privi di qualsiasi fondamento giuridico. Ma chiediamo di essere parte attiva nel tavolo che dovrà definire le linee di coesistenza regionali». Dal Corpo forestale dello Stato arriva invece una precisazione. Perché su alcuni siti on line sono comparsi articoli nei quali vengono fornite informazioni su un provvedimento in materia di Ogm, che indica le modalità di raccolta del mais transgenico in Friuli, in cui veniva riportato quale direzione responsabile del provvedimento anche il Corpo forestale dello Stato. «Il Corpo forestale dello Stato sta svolgendo, attraverso il Comando regionale del Veneto e il Nucleo agroalimentare forestale di Roma – è scritto in una nota –, delegati dalla Procura della Repubblica di Udine, l’attività di monitoraggio delle piantagioni Ogm in provincia di Udine, finalizzata a prevenire i danni all’ambiente e la diffusione a distanza del polline Ogm, oltre che perseguire eventuali reati connessi.

 

 

 

Messaggero Veneto del 05/10/13

Friuli Venezia Giulia senza Ogm Associazioni contro la Regione

PORDENONE Alla fine è stata confermata la volontà comune di arrivare a un Friuli Venezia Giulia senza Ogm e la Regione, con Sergio Bolzonello e il direttore Francesco Miniussi in veste di tecnico, ha aperto al contributo della Task force nazionale – quella che riunisce 30 associazioni contrarie alle colture transgeniche – nella stesura dell’ordinanza destinata a Giorgio Fidenato (ndr l’agricoltore che ha seminato Mon 810 a Vivaro e Mereto di Tomba). Un’ordinanza che però non servirà più perché ieri – mentre a Pordenone volavano parole e accuse –, i campi di Fidenato sono stati trebbiati sotto il controllo delle forze dell’ordine. Già raccolto anche il granturco di Silvano Dalla Libera, che con Futuragra ha presentato ieri un video della trebbiatura a Firenze, suscitando le critiche dell’ex Ministro dei Verdi Pecoraro Scanio. E il fuoco amico che ieri è piovuto sulla giunta Serracchiani è stato tale che a fine serata la presidente ha inviato una nota respingendo la “disinformazione” bacchettando Pecoraro Scanio e la Task force: «Sarebbe stato più utile se avesse preso posizione sull’inadeguatezza del decreto interministeraiale che non prevede nessuna norma sanzionatoria». Nella sala della Regione – che ironia della sorte ha dato ospitalità alla Task force – le posizioni delle associazioni, capitanate dal direttore nazionale di Coldiretti Stefano Masini, e quelle dei parlamentari di Sel (presente con la senatrice Loredana De Petris e i parlamentari Serena Pellegrino e Franco Brodo, oltre che con i consiglieri Giulio Lauri e Alessio Gratton) sono state invece contro la presidente e il suo vice, non senza imbarazzi del Pd (presente con Giorgio Zanin e Susanna Cenni, ma c’erano anche Eleonora Frattolin del 5 Stelle ed esponenti della Lega Nord pordenonese). Critiche sono arrivate anche dalle associazioni (da Coldiretti regionale a Legambiente, dal Wwf, all’Aiab, da Slow food a Greenpeace) ma erano centrate sulla paura per lo svilimento di un settore e per la salute dell’ambiente e dei consumatori. Perché le associazioni in questi anni hanno seguito il problema in prima linea. Masini è partito in quarta contro l’ordinanza diretta dalla Regione (per firma del direttore di servizio del Corpo forestale Massimo Stroppa) all’agricoltore Dalla Libera e parlando addirittura di «atto illegittimo e sul piano politico eversivo» perché non cita il decreto interministeriale (dello scorso luglio) con il quale i Ministri di Agricoltura, Ambiente e Salute hanno vietato le coltivazioni Ogm. Masini non ha fatto riferimento alle sentenze – della Corte di giustizia europea e del tribunale ordinario – che hanno dato ragione a Giorgio Fidenato per l’assenza di una norma nazionale e regionale che regolamenti il fenomeno e ha però attaccato la magistratura locale: «Altre procure dicono che si può intervenire». De Petris ha aggiunto il carico da novanta chiedendo la testa di Stroppa e ventilando una denuncia del funzionario regionale “per abuso d’atti d’ufficio” mentre il collega Bordo ha annunciato un’interrogazione parlamentare per capire perché la Regione Fvg non sia intervenuta chiedendo l’applicazione del decreto Di Girolamo. A spiegare perché le colture non potevano essere fermate né bruciate, ci ha provato il funzionario della Forestale dello Stato Elisabetta Tropea che ha fatto intendere come il decreto dello Stato sia una scatola vuota: manca completamente del regime sanzionatorio. Nonostante questo la Forestale, su autorizzazione di Fidenato, è riuscita a fare dei campionamenti. «Le analisi sono in corso, ma abbiamo ragione di credere che ci sia stata contaminazione». Sergio Bolzonello, arrivato durante l’incontro con il direttore d’area Miniussi, ha rilanciato: «Il decreto è una bufala, perché non sono state previste le sanzioni?». Attaccato da più parti l’assessore ha spiegato di aver cercato invano un intervento del Ministro dell’Agricoltura e ha ribadito che «siamo tutti dalla stessa parte, anche se ci comportiamo in modo diverso. Se avessimo impedito la trebbiatura – ancora Bolzonello – ci sarebbe arrivata una denuncia penale». Denuncia che secondo le associazioni avrebbe dovuto accogliere come atto di responsabilità. A chiarire perché la clausola di Salvaguardia non sia ancora diventata realtà è stata la senatrice 5 stelle Elena Fattori in collegamento skype: «Abbiamo chiesto un incontro ai Ministri ma non ci hanno mai ricevuto». Più facile, forse, fare la voce grossa contro la Regione. Martina Milia

NO OGM: Fidenato denuncia lo stato al tar

Messaggero Veneto del 19/10/13

Continua la battaglia Ogm Fidenato cita lo Stato al Tar

PORDENONE Continua la battaglia di Davide contro Golia. Giorgio Fidenato, l’agricoltore che ha sfidato i vari governi italiani e regionali seminando mais Ogm in Friuli, in virtù del diritto europeo, dopo essere uscito vincitore nella sua battaglia personale avendo dalla sua la Corte di Giustizia europea e una sentenza del tribunale ordinario di Pordenone, sfida lo Stato citandolo davanti al Tar. In una trentina di pagine redatte dall’avvocato Francesco Longo, Fidenato cita davanti al Tar del Lazio i Ministeri della Salute, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per chiedere l’annullamento – con contestuale istanza cautelare – del decreto interministeriale del 12 luglio 2013. Quello che a oggi difetta anche del regime sanzionatorio e che quindi non ha permesso alla Regione di vietare le trebbiature di mais transgenico. L’aspetto su cui si concentra buona parte del ricorso e che rappresenta un passo in avanti nel percorso che Fidenato ha iniziato da diversi anni, riguarda la commercializzazione del mais Ogm. «I semi delle varietà di mais Mon810 in questione – si legge in un passo del ricorso – sono tutti iscritti nel Catalogo comune europeo delle varietà di piante agricole e, come tali, sono liberamente utilizzabili in tutti gli Stati membri della Unione Europea, direttamente da quanto propone il Decreto impugnato. In virtù delle norme, di cui agli artt. 19 e 22 della direttiva 2001/18/CE, tali semi sono utilizzabili senza necessità di un’ulteriore notifica e, per il principio della libera circolazione, non può esserne vietata, limitata o impedita l’immissione in commercio. A meno che non sia attivata la cosiddetta clausola di salvaguardia di cui all’art. 23 cit. di cui non ricorrono gli estremi, né la stessa è stata efficacemente attivata». Una delle domande, senza risposta, che solleva infatti da tempo anche il movimento d’opinione contrario agli Ogm, è perché lo Stato non abbia attivato la clausola di salvaguardia. Martina Milia

 

 

NO OGM: rassegna stampa 23-24

Messaggero Veneto

24/10/13
Terreni a Tramonti per gli Ogm L’assessore difende la biodiversità

TRAMONTI DI SOTTO E’ soltanto «l’ennesima burlesca operazione mediatica del fantomatico circolo Bettino Craxi (da oggi geneticamente modificato) in quanto non si sa né dove abbia sede né se annoveri tramontini iscritti, visto e considerato che il suo presidente (unico affiliato?) non risiede nemmeno nel nostro comune». L’assessore alle attività produttive Gregorio Piccin risponde con ironia alla proposta-provocazione di Piero Crozzoli: quella di mettere a disposizione terreni per la coltivazione di mais Ogm. Al di là delle battute, quel che sta cuore all’amministrazione è ribadire una posizione già espressa con la delibera che definisce Tramonti di Sotto Comune libero da Ogm. «Difendiamo la nostra scelta di prendere una posizione netta e precisa sul tema Ogm: esclusa una astensione, il consiglio comunale si è espresso unitariamente a favore del principio di precauzione, della difesa della biodiversità e per la sovranità alimentare gravemente e scientificamente minacciate da multinazionali come la Monsanto – analizza Piccin –. Senza considerare che gli sbandierati aumenti di produttività agricola sono una colossale balla, le già precarie condizioni degli agricoltori schiacciati dalla grande distribuzione e dalla monocoltura si aggraveranno ulteriormente con le sementi Ogm». Il 9 novembre il Comune parteciperà all’iniziativa del Coordinamento per la biodiversità del Friuli Venezia Giulia con la quale sarà ufficialmente lanciata la campagna “Comune antitransgenico” «nella speranza che il nostro esempio possa essere ripreso anche da altri Comuni affinché sia rimarcato agli enti superiori, dalla Regione al governo, che almeno l’80 per cento della popolazione italiana è diffidente se non contraria agli Ogm in tavola. Se esistono, come riferisce il ministro Orlando, i riferimenti di legge con cui rendere attuativo il decreto interministeriale che impedisce la semina Ogm – è l’appello dell’assessore –, la presidente Serrachiani deve agire nel nome e nell’interesse dei suoi amministrati. Altrimenti si faccia chiarezza sull’eventuale vuoto legislativo per giungere a una conclusione chiara in tempi brevi».(m.mi.)

24/10/13
Seminò Ogm, spese legali risarcite a Dalla Libera

 

Ha tentato fino alla fine di bloccare la trebbiatura del mais Mon 810 – con il famigerato decreto interministeriale di luglio 2013 anti Ogm – ma alla fine ha dovuto desistere. E ora deve pure pagare 2 mila euro a causa del primo decreto interministeriale, quello di tre anni fa. Lo Stato italiano risarcirà infatti le spese legali – di 2.000 euro per l’appunto – all’agricoltore Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra, per il caso del 2010. Nel marzo di tre anni fa infatti i Ministri Zaia, Prestigiacomo e Fazio firmarono un decreto per vietare a Dalla Libera di seminare sul suo campo mais transgenico. Quindici mesi dopo il Tar del Lazio condannò il Ministero delle politiche agricole a risarcire Dalla Libera, per avergli impedito di coltivare sementi Ogm nei suoi terreni nonostante una sentenza del Consiglio di Stato avesse riconosciuto il suo diritto. «Dopo oltre due anni il Ministero rispetta le leggi, ha dichiarato Dalla Libera. Il risarcimento delle spese legali è solo il primo dei rimborsi – annuncia Dalla Libera – che aspettiamo per i danni economici subiti. Riteniamo giusto però che a rimborsarci siano proprio quei Ministri che volutamente non hanno rispettato le leggi europee e non lo Stato sotto forma di tasse pagate dai cittadini». (m.m.)

 

23/10/13

Terreni della Val Tramontina concessi per seminare mais Ogm

L’associazione Lis Aganis, il Comune di Clauzetto e l’università di Ferrara, in collaborazione con l’Asd Semiperdo orienteering, l’Associazione culturale Pradis e il Gruppo speleologico Pradis promuovono il “Paleorienteering”, una giornata che coniuga l’aspetto storico-culturale-ambientale della valle di Pradis a quello sportivo, in programma domenica nel sito delle grotte di Pradis. Chiunque – ma in particolare i ragazzi delle scuole primarie provenienti da tutta la regione – avrà la possibilità di cimentarsi, condotto da archeologi, ricercatori e studenti universitari, in un laboratorio che riprodurrà le attività dell’archeologo nel cantiere di scavo archeologico, scoprire la valle di Pradis, visitare la forra e il museo della grotta. Si inizierà alle 10. Prenotazioni allo 0427-764425 oppure inviando una mail a info@ecomuseolisaganis.it. TRAMONTI DI SOTTO Giorgio Fidenato, protagonista della prima semina transgenica italiana a Vivaro, ad aprile potrebbe cominciare a coltivare mais Ogm anche in Val Tramontina. Piero Crozzoli, del Circolo della libertà Bettino Craxi, metterà a disposizione del coltivatore, anche a titolo gratuito, alcuni lotti di terreno a Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto (l’assemblea civica di quest’ultimo municipio ha deliberato contro il biotech). A inizio 2014, saranno definiti i dettagli dell’operazione. «Ho colto al volo la proposta di Crozzoli – ha spiegato Fidenato – e sono pronto a sbarcare in Val Tramontina. A febbraio andranno programmati gli acquisti dei semi, così da essere pronti per la coltivazione ad aprile». Che Fidenato non avesse intenzione di fermare la propria attività, nonché battaglia, è cosa nota, tant’è che a settembre aveva pure chiamato a raccolta duemila agricoltori nel Nord Italia, per una semina di massa. L’agricoltore sta ricevendo proposte da vari comuni della regione per effettuare coltivazioni Ogm: quella avanzata da Crozzoli non rappresenta un caso isolato, ma è comunque destinata a fare discutere. Diversi residenti in valle non hanno accolto la notizia di buon grado. Al di là della contrarietà, però, le amministrazioni municipali non potranno impedire a Fidenato di coltivare. Il consiglio comunale di Tramonti di Sotto ha detto no agli Ogm, con un ordine del giorno, ma questo atto non ha valore a livello giuridico: spetta agli enti superiori disciplinare la materia. «Fidenato venga pure in valle a coltivare – ha affermato il sindaco Giampaolo Bidoli –. Non spetta a noi vietare la semina, nonostante la nostra contrarietà al biotech». L’assemblea civica di Tramonti di Sopra, invece, ha preferito non esprimersi al riguardo. «Affronteremo la discussione in consiglio – ha detto il primo cittadino Antonino Titolo –. Non abbiamo ancora preso posizione in merito». Tanti sostengono che la proposta avanzata da Crozzoli a Fidenato vada letta come una provocazione, ma il leader del Cdl Craxi ha subito smentito. «Nessuna provocazione: gli Ogm rappresentano il futuro – ha precisato –. Inoltre, sono noti i vantaggi delle colture transgeniche dal punto di vista ambientale, sanitario ed economico». Il fronte del no agli Ogm è comunque più forte a Tramonti di Sotto, dove l’esecutivo sta pensando pure di concedere la cittadinanza onoraria a Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, famosa per la battaglia contro le colture transgeniche. Giulia Sacchi

NO OGM: rassegna stampa del 31 ottobre

dal messaggero veneto del 31/10/13

No agli Ogm, pressing sul governo

 

PORDENONE La guerra di religione sulle colture Ogm riparte dal consiglio regionale. Se l’aula oggi pomeriggio cercherà di mettere una “pezza” alle maglie larghe della normativa nazionale – attraverso la discussione della mozione di Sel, alla quale è abbinata la proposta di voto al Governo e alle Camere del gruppo 5 stelle, per spingere l’adozione della clausola di salvaguardia –, Futuragra ieri ha lanciato la controffensiva. L’associazione, che riunisce gli agricoltori che vogliono poter seminare mais, soia e colture arboree biotech in Friuli Venezia Giulia, ha avviato una petizione rivolta al presidente del Consiglio regionale per chiedere che la Regione si adegui alla sentenza della Corte di Giustizia europea in materia di coltivazione di mais transgenico. Il fronte dei contrari agli Ogm, però, è compatto. Sempre ieri Coldiretti regionale, Aiab e Legambiente hanno a loro volta messo a punto delle proposte per la Regione. La palla ora alla politica. Dopo le contestate trebbiature avvenute a Vivaro a inizio ottobre (sui campi di Silvano Dalla Libera e di Giorgio Fidenato, agricoltori che si sono visti riconoscere il diritto alla semina dai tribunali e quello alla trebbiatura dalla Regione stessa, che non ha potuto fare altro che imporre delle prescrizioni per la fase di raccolta del mais), il tema approda in consiglio regionale. A riportare l’attenzione, cercando di colmare i vuoti del decreto interministeriale dello scorso luglio, saranno Sel e M5S. Con la mozione promossa da Giulio Lauri e Alessio Gratton, si impegna la giunta regionale (oltre allo smaltimento del mais trebbiato come rifiuto speciale) a emanare in fretta il regolamento alla legge 5/2011 (come emendata lo scorso anno), a dare corso alla regione Ogm free e a fare pressing sul governo per promuovere la clausola di salvaguardia. Su questo specifico punto i consiglieri 5 stelle hanno elaborato una proposta di voto al Governo e alle Camere che presentano al consiglio. E proprio il pressing sul governo e un maggior coordinamento tra istituzioni (leggasi Stato e Regione in primis) è quello che si attendono Coldiretti, Legambiente e Aiab. Contrarie alla coesistenza tra colture tradizionali e Ogm, le organizzazioni chiedono alla Regione di: predisporre il regolamento e inviarlo alla Unione europea, rendere pubblico il registro delle semine, incentivare le filiere Ogm free attraverso il nuovo piano di sviluppo rurale. Ma Futuragra, con la raccolta firme, viaggia in direzione opposta: «Vogliamo ricordare alla Regione che nelle nostre campagne – annuncia il presidente Duilio Campagnolo – esiste una prassi ormai consolidata di coltivazioni diversificate che hanno permesso la coesistenza senza commistioni e senza che si sia mai creato nessun contenzioso giudiziario tra gli imprenditori che perseguono diversi obiettivi economici. Chiediamo quindi che vengano rispettate le sentenze europee e che l’ignoranza colpevole della politica non ostacoli più i diritti degli agricoltori che si rifiutano di restare ancorati al Medioevo agricolo». Martina Milia

OGM: contaminazione del 10% (agg.al l11/11)

Piccolo del 11/11/13

«Dimostrata la falsità dei dati di Futuragra»

TRIESTE Da un lato la preoccupazione per la pericolosità dei campi Ogm presenti in regione. Dall’altra la soddisfazione per il fatto che tali rischi vengano finalmente allo scoperto. Ad esprimerle sono le associazioni ambientaliste attive in Fvg che, prendendo spunto proprio dai risultati contenuti nella relazione del Corpo Forestale, per far ripartire il pressing sulle istituzioni. «Con grave ritardo, ma finalmente il Corpo Forestale dello Stato ha reso pubblico ciò che era ineludibile: le improvvide semine di Mon 810 a Vivaro e a Mereto di Tomba hanno lasciato un inquinamento che arriva al 10% sul mais dei terreni vicini – scrivono in una nota Aiab, Aprobio, Isde, Legambiente e Wwf -. Questa però è solo la contaminazione sulla coltura, nulla si sa su quella avvenuta verso specie spontanee. E c’è il problema del miele, conclamatamente contaminato dal polline Ogm». E tutto questo, sostengono, poi, è avvenuto «in barba alle rassicurazioni degli “scienziati” assoldati dalla Monsanto, che negli ultimi mesi hanno infestato le campagne friulane, dimostrandoci quanto siamo retrogradi ed informandoci di quanto male ci può fare la polenta. Ha infine dell’incredibile – concludono Aiab, Aprobio, Isde, Legambiente e Wwf, che nei prossimi giorni avvieranno una serie di incontri pubblici per illustrare le ragioni del no agli Ogm – il fatto che il ministro dell’Ambiente Orlando riproponga il palleggio, invitando le Regioni all’ormai superata emanazione dei piani di coesistenza». Ma oltre a governo e Regione ad accendere i riflettori sul caso mais geneticamente modificate è anche Bruxelles, che prova di nuovo ad ingranare la marcia sulle coltivazioni transgeniche, e spera in un colpo di vento favorevole per portare il dibattito fuori dalle secche in cui si è arenato negli anni. Lo scontro, però, è dietro l’angolo. Anche perchè la posta in gioco è alta: l’Europa è chiamata ad autorizzare dopo il mais della Monsanto 801 (quello piantato a Vivaro)anche una seconda “coltivazione Frankentein”, il mais TC 1507. Sotto la spinta di una sentenza del Tribunale Ue, che l’ha condannata per la lentezza nel trattare la richiesta presentata dalla Pioneer nel 2001, per la coltivazione del TC 1507, la Commissione ha investito del caso il Consiglio Ue. I ministri dei 28 Paesi hanno tre mesi per prendere posizione sull’autorizzazione. E l’ok potrebbe arrivare se non ci sarà una maggioranza qualificata a sbarrarle il cammino. In parallelo però l’esecutivo Ue prova anche ad offrire una via d’uscita a quegli Stati membri che non vogliono colture hi-tech sul proprio territorio. La Commissione rilancia infatti nel campo del Consiglio anche la palla della cosiddetta «proposta di coltivazione»: la direttiva che prevede la possibilità per ciascun Paese di decidere in modo autonomo. Una normativa destinata a sostituire le clausole di salvaguardia, che piace al ministro italiano Orlando.

 

mv on line 7 novembre 2013

 

 

  • Ue, scontro sugli Ogm:  caso contagi in Friuli

     

    Ue, scontro sugli Ogm:
     caso contagi in Friuli

    Bruxelles prova di nuovo a ingranare la marcia sulle coltivazioni transgeniche. In regione nei campi confinanti rilevata una contaminazione del 10 per cento

     

     

     

    BRUXELLES. Bruxelles prova di nuovo a ingranare la marcia sulle coltivazioni transgeniche, e spera in un colpo di vento favorevole per portare il dibattito fuori dalle secche in cui si è arenato negli anni. Ma lo scontro è dietro l’angolo. E sarà battaglia per introdurre la seconda coltivazione Frankentein, il mais TC 1507, (dopo quella Monsanto 801) sul suolo del Vecchio continente.

    Per capire che aria tira, basta guardare all’Italia dove, a distanza di un mese, non si arresta la polemica per la prima trebbiatura di mais Mon 810, a Vivaro (Pordenone), dove il vicepresidente di Futuragra (associazione favorevole alle biotecnologie) ha messo in pratica i suoi propositi, in barba all’altolà del ministro all’Ambiente Andrea Orlando e di un decreto che vieta la coltivazione sul territorio nazionale. È notizia di ieri che nei campi confinanti è stata rilevata una contaminazione fino 10%.

    Dal canto suo, sotto la spinta della sentenza del Tribunale Ue, che l’ha condannata per la lentezza nel trattare la richiesta presentata dalla Pioneer nel 2001, per la coltivazione del TC 1507, la Commissione ha investito del caso il Consiglio Ue. I ministri dei 28 hanno tre mesi per prendere posizione sull’autorizzazione.

    E l’ok potrebbe arrivare se non ci sarà una maggioranza qualificata a sbarrarle il cammino. In parallelo però l’esecutivo Ue prova anche ad offrire una via d’uscita a quegli Stati membri che non vogliono colture hi-tech sul proprio territorio. La Commissione rilancia infatti nel campo del Consiglio anche la palla della cosiddetta «proposta di coltivazione»: la direttiva che prevede la possibilità per ciascun Paese di decidere in modo autonomo.

    Una normativa destinata a sostituire le clausole di salvaguardia, che piace al ministro Orlando. In merito a questa proposta di legge, in ballo dal 2010, e che di fatto introduce flessibilità per le capitali, l’Europarlamento aveva già espresso parere positivo nel 2011, ma la legge si era incagliata su un blocco di minoranza esercitato da Gran Bretagna, Francia e Germania.

    La prima occasione per dibattere delle due questioni sarà il consiglio Ambiente del 13 dicembre. E la richiesta di autorizzazione per il TC 1507, che arriverà sul tavolo dei ministri accompagnato da sei pareri positivi rilasciati negli anni dall’Autorità europea per il controllo alimentare (Efsa), potrebbe spianare la strada ad altre sei richieste di autorizzazione.

    Tra le pendenze c’è anche quella di rinnovo presentata da Monsanto per il mais 810, ora coltivato in cinque Stati membri, con estensioni importanti in Spagna e Portogallo: unica coltivazione Ogm attualmente condotta in Europa, dopo che la Basf ha gettato la spugna per la patata «monstre» Amflora. Critiche le posizioni degli ambientalisti, con Greenpeace che accusa la Commissione di «agire in modo irresponsabile» raccomandando l’approvazione di una coltura Ogm «già nota per i danni a farfalle e falene e che incoraggia l’uso dilagante di un erbicida così tossico che è già in fase di eliminazione nella Ue».

    E l’apertura di Bruxelles sul TC 1507 non piace alla Cia-Confederazione italiana agricoltori «deve essere respinta», dicono. «Rappresenterebbe l’ennesima sconfitta per l’Europa, per i suoi cittadini, per i suoi produttori agricoli».

NO OGM: il caso Fidenato all’unione europea

Dal Messaggero Veneto del 13/11/12

«Perso un anno per la semina» La Provincia voleva i danni

«E’ un buon risultato. Grazie all’avvocato Francesco Longo. Abbiamo smosso il monolite». Prima adirato per essere stato espulso dall’aula, dopo la lettura dell’ordinanza del giudice esce dal tribunale e “brinda” con bicchieri di plastica e prosecco assieme ai supporters. Giorgio Fidenato incassa la richiesta di assoluzione chiesta dalla pubblica accusa e il rinvio della materia alla Corte di giustizia europea: «Lo chiedevamo da due anni». L’imprenditore agricolo diventa un fiume in piena: «Perdiamo un altro anno. Se oggi ci fosse stata la sentenza entro gennaio, a febbraio avremmo già potuto seminare. Invece perderemo un’altra raccolta. Era lo scopo di Slow food. A noi servono i tempi della natura, non i loro». Non è escluso, però, che se i chiarimenti chiesti dal giudice alla corte di giustizia europea arrivassero prima (ma quelli formulati dalla Pioneer sono stati esauriti in un anno e mezzo) le parti chiederanno l’anticipazione dell’udienza. Fidenato non considera l’esito dell’udienza di ieri una vittoria: «Non sono stato assolto, anche se l’accusa l’ha chiesto. E, soprattutto, si perde tempo». Spiega quanto accade l’avvocato Francesco Longo: «La sentenza della corte di giustizia europea del 6 settembre scorso risolve il problema: non si può subordinare la semina di mais ogm ad ulteriori autorizzazioni, oltre a quella, che c’è dell’Ue. Sarebbe come esercitare un doppio controllo sulla stessa cosa». Aveva puntualizzato durante l’arringa: «La Regione non ha fatto i piani di coesistenza. E’ come se il Comune non avesse approvato un piano regolatore». La Provincia di Pordenone, infine, aveva chiesto un risarcimento dei danni per avere vista lesa la sua immagine in materia di politiche agricole.

 

Ogm, il giudice espelle Fidenato

di Enri Lisetto La contestata semina di mais ogm in provincia di Pordenone approda davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Così ha deciso ieri il giudice monocratico del tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin, che ha sospeso il processo (e i termini di prescrizione) a Giorgio Fidenato, 51 anni, imprenditore agricolo accusato di avere seminato mais transgenico Mon 810 in due appezzamenti, il 30 aprile 2010 a Fanna e nella primavera dello stesso anno a Vivaro. La decisione è giunta dopo due ore di camera di consiglio al termine di un’udienza molto tesa, durante la quale Fidenato è stato espulso dall’aula. Per più volte l’imprenditore – con al seguito una trentina di supporters – era stato richiamato, nel corso delle sue dichiarazioni spontanee non concordate col difensore, ad attenersi all’argomento. Lui, però, aveva attaccato a testa bassa la giustizia italiana e chi la esercita. Davanti alle sollecitazioni del giudice non ha desistito ed è scattato il cartellino rosso. Alla lettura dell’ordinanza Fidenato è tornato in aula. Il giudice si è richiamato al pronunciamento della Cassazione secondo la quale per seminare mais ogm è necessaria l’autorizzazione nazionale per tutelare la convivenza delle coltivazioni transgeniche, biologiche e tradizionali. A monte di questo vi è una motivazione economica: sapere prima chi fa che cosa nel territorio nazionale e chi paga in caso di contaminazioni. La Corte di giustizia europea, però, il 6 settembre scorso, pronunciandosi su un ricorso della Pioneer, aveva sancito che se il seme ogm è inserito nel catalogo dei prodotti che a livello comunitario si possono commercializzare – e quindi non dannosi per la salute –, non serve l’autorizzazione a tutela della coesistenza. La domanda che il giudice rivolge all’Ue, in sostanza, è la seguente: il mais ogm può essere seminato senza autorizzazione anche vicino ad un campo a coltivazione biologica o tradizionale? La palla passa al massimo organo di giustizia comunitario. Il giudice ha quindi sospeso il processo, posticipando l’udienza all’8 luglio 2013 quando avrà tutti gli elementi per poter pronunciare la sentenza. Nel corso della discussione il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non costituisce reato proprio sulla base della sentenza della Corte europea del 6 settembre scorso. Le parti civili avevano invece invocato la condanna dell’imputato con tanto di richiesta di risarcimento danno: 25 mila euro la Regione, 20 mila la Provincia, 15 mila Slow food, 10 mila la Coldiretti, 5 mila il Codancons regionale e nazionale. EnriLisetto

NO OGM: la UE da ragione a Fidenato?

Messaggero Veneto del 22/01/13

Mais ogm, indagine dell’Ue Regione e Stato nel mirino

 

L’Unione europea potrebbe aprire una procedura di infrazione contro l’Italia sulle coltivazioni Ogm. E’ quanto paventa il presidente di Agricoltori federati Giorgio Fidenato, sotto processo a Pordenone per avere coltivato mais geneticamente modificato, che ha inviato una denuncia alla Direzione generale per la salute e i consumatori dell’Ue, la quale ha inoltrato una richiesta di informazioni all’Italia. «La Commissione europea – si legge nella lettera inviata al ministro delle Politiche agricole, della Salute, dell’Ambiente e alla Regione – ha ricevuto una denuncia in base alla quale certe disposizioni della legislazione italiana in tema di coltivazione di sementi geneticamente modificate non sarebbero in linea con le normative Ue. Per accertare gli aspetti di fatto e di diritto in gioco, saremmo grati se le autorità italiane potessero fornirci una risposta completa e accurata entro 70 giorni». I quesiti sono sei. Fidenato – che ha coltivato mais ogm Mon210 autorizzato dall’Ue senza autorizzazione dell’Italia e per questo condannato a 30 mila euro dal tribunale di Pordenone con confisca e distribuzione del mais, con successivo sequestro dell’azienda – mette in discussione il decreto legislativo 212/01 (non sarebbe conforme alle direttive Ue e mai sarebbe stato notificato) sull’emissione deliberata nell’ambientedi ogm e la legge regionale 5/11 del Friuli Venezia Giulia, che non sarebbe conforme all’articolo 22 della stessa direttiva. Sono sei le domande che la Commissione europea rivolge all’Italia. L’articolo 1 del decreto legislativo 212/01 (per il quale Fidenato è sotto processo) è ancora in vigore, e perché non è stato notificato all’Ue? Le autorità italiane continuano ad applicarlo nonostante la sentenza del 2011 (che ha permesso alla Pioneer di coltivare ogm, ndr)? A seguito della sentenza, l’Italia intende modificare la sua legislazione per assicurare l’ottemperanza della sentenza? Il decreto legislativo 23/03 è ancora in vigore ed è stato notificato all’Ue? La legge regionale del Friuli Venezia Giulia è ancora in vigore, è stata notificata all’Ue? La sesta domanda è un invito a fornire commenti sulle argomentazioni inviate da Giorgio Fidenato. Il presidente di Agricoltori federati attacca: «Sono ben 16 i giudici attraverso i quali sono passato per poter fare ciò che l’Unione europea consente. Sono stato accusato di essere fuori legge, ora dai quesiti si evince che i provvedimenti normativi non sono stati notificati». Il processo a Fidenato è sospeso fino a luglio, proprio perché il giudice ha inviato una serie di quesiti all’Unione europea. EnriLisetto

NO OGM: ancora campi contaminati

Dal Messaggero Veneto del 24/12/11

Ogm, 4 campi sequestrati E’ rischio contaminazione

 

 

MANIAGO La legge e i controlli non frenano il diffondersi del mais Ogm nei campi del Friuli Venezia Giulia. Giorgio Fidenato non è più solo: a fine agosto 2011, il Corpo forestale regionale ha sequestrato quattro terreni in cui sarebbe stata riscontrata, da una prima analisi, la presenza di Mon 810, la varietà di mais transgenico della Monsanto, autorizzata da una direttiva europea, ma ritenuta fuori legge da Stato e Regione. Il blitz estivo ha evitato di fatto la trebbiatura, non i possibili effetti di contaminazione nei campi circostanti. L’impollinazione potrebbe aver diffuso la presenza di Ogm su altri appezzamenti. La Forestale ha censito a tappeto circa 700 campi del Friuli Venezia Giulia, dei quali quattro sono risultati positivi ai test Ogm. I terreni, intestati a due agricoltori (uno dei quali iscritto a Futuragra, l’associazione che da anni rivendica la libertà di coltivare Ogm e che ha tra i suoi fondatori Giorgio Fidenato), sono stati sequestrati in due operazioni differenti. Nell’Udinese, a vedersi sigillare per primo due appezzamenti, uno a Mereto di Tomba e un altro a Coseano, è stato un agricoltore di Campoformido, indagato per aver seminato senza autorizzazione del ministero. La legge italiana, infatti, prevede che il ministero dell’Agricoltura debba esprimersi sulla richiesta dell’imprenditore e lo Stato in questi anni o non ha risposto o ha rigettato le richieste. Una posizione controversa, avversata anche da una sentenza del consiglio di Stato, che nel 2009 diede ragione a un agricoltore di Vivaro, riconoscendo il suo diritto alla semina in base a direttiva europea. Ma in Italia per ora prevale la legge nazionale, che nega e prevede conseguenze penali per chi semina senza autorizzazione. Anche la Regione, nel 2011, si è dotata di una legge restrittiva che ricalca la volontà di non favorire l’insediamento di colture Ogm in campo aperto. In provincia di Pordenone, i due campi sequestrati si trovano a Maniago (al confine con Vivaro) e sono proprietà di Antonio Zolin, titolare dell’azienda agricola La Rizza di Vivaro, allevamento di maiali tra i più importanti in provincia e ora indagato per semina illegale di Ogm. L’azienda già da anni importa soia transgenica – quella è consentita – per alimentare il bestiame e la granella coltivata a Maniago era finalizzata all’insilato per i maiali. Zolin non ha mai nascosto le sue convinzioni: è infatti socio di Futuragra oltre che associato di Agricoltori federati, l’associazione di categoria presieduta da Giorgio Fidenato. Uno degli aspetti che ha fatto e fa maggiormente discutere è la commistione tra i campi sequestrati e i terreni vicini. Il mais, infatti, era pronto per la trebbiatura e l’impollinazione era già avvenuta. Questo potrebbe portare al riscontro della presenza di Mon 810 anche in terreni circostanti

NO OGM: arrivano le condanne per le azioni no-ogm del 2010

dal Messaggero Veneto del 14/01/12

Ogm e tafferugli arriva il conto per i “disobbedienti”

di Enri Lisetto Per le invasioni dei campi di proprietà dell’imprenditore Giorgio Fidenato e della sede di Agricoltori federati, a Pordenone, all’epoca delle manifestazioni anti Ogm nell’estate del 2010, è in arrivo una raffica di decreti penali di condanna, le cui notifiche sono in corso di esecuzione attraverso le varie questure d’Italia e polizie estere nelle cui circoscrizioni risiedono i destinatari. Sono tre i fascicoli dove sono ricompresi altrettanti eventi a seguito dei quali sono scaturiti tre filoni di inchiesta del pubblico ministero Piera De Stefani: riguardano l’invasione del terreno di Fidenato a Vivaro il 30 luglio 2010, l’invasione dello stesso appezzamento il 9 agosto 2010 e la manifestazione nella sede di Agricoltori federati il 30 aprile 2010. Fascicolo chiuso per quest’ultimo episodio: il giudice per le indagini preliminari di Pordenone ha emesso 34 decreti penali di condanna a carico di altrettanti manifestanti “disobbedienti” residenti tra le province di Pordenone, Udine, Belluno, Padova, Trento, Treviso, Venezia e Vicenza. Gli indagati sono stati identificati dal personale della Digos di Pordenone attraverso l’analisi di filmati e foto. In concorso e a vario titolo sono contestate le ipotesi di reato di violazione di domicilio, violenza privata, ingiuria, danneggiamento, imbrattamento e deturpamento di cose altrui. Le condanne ammontano a due mesi e 15 giorni di reclusione, convertiti in 18 mila 750 euro di multa ciascuna, con la sospensione condizionale della pena. Per i rimanenti 13 indagati, tutti con recidiva specifica infraquinquennale, è stato chiesto il giudizio. L’ipotesi di reato di lesioni personali viene contestata solo a un manifestante in quanto una segretaria di Agricoltori federati, nel tentativo di chiudere la porta della sede di via Lino Zanussi per evitare l’occupazione, rimase ferita. In fase poi di emissione i decreti penali di condanna per 40 manifestanti (tra cui alcuni attivisti di Greenpeace) a Vivaro: a vario titolo vengono contestati perlopiù le ipotesi di reato di violazione di domicilio e invasione di terreni, il 30 luglio 2010 quando il mais venne tagliato. Un’altra trentina di decreti penali sono in corso di emissione nei confronti dei dimostranti “disobbedienti” che manifestarono nello stesso appezzamento il 9 agosto 2010. In questi casi alcune notifiche saranno effettuate all’estero in quanto alcuni dimostranti provenivano da Germania, Ungheria e Austria. «Io sono stato subito condannato, per loro è passato più di un anno – ha rilevato il presidente di Agricoltori federati Giorgio Fidenato – ma finalmente comincio ad avere un po’ di giustizia: i violenti cominciano a pagare». L’imprenditore – del quale sono ancora sotto sequestro sia l’azienda sia il conto corrente – ha infine reso noto di avere intrapreso una causa civile nei confronti dell’ex consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz e di Gianni Cavallini, nelle sue funzioni di presidente dell’Arci Cral di San Vito al Tagliamento.